Le malattie veneree

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Titolo del Libro:
Le malattie veneree
di: Mary Whitless
Indice
Introduzione Pag.2
Batteri
Sifilide o Lue Pag. 2
Gonorrea Pag. 4
Ulcera molle Pag. 5
Linfugranuloma inguinale Pag. 6
Micoplasmi
Infezioni da clamidia Pag. 7
Virus
Aids Pag. 8
Epatite virale B Pag. 10
Importante:
Il seguente materiale appartiene a Federica.
Le informazioni riportate sono basate su avvenimenti reali storicamente documentabili.
Le uniche informazioni false sono l’autore del documento (necessario per il gioco) e il titolo del
documento.
Vi auguriamo buona lettura.
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Le Malattie veneree
Introduzione
In medicina, per malattia venerea (o malattia sessualmente trasmissibile - MST o MTS) si intende una
malattia infettiva il cui modo di trasmissione o diffusione è principalmente per contagio diretto in
occasione di attività sessuali. Sono in genere causate dalla trasmissione di batteri, virus, parassiti o
funghi che passano da un corpo all'altro attraverso il contatto della pelle (o delle mucose genitali) o con
liquidi organici infetti (in alcune malattie anche la saliva). Alcune malattie si trasmettono infine dalla
madre al feto, durante la gravidanza, o dalla madre al neonato con l'allattamento. Sebbene la via di
contagio sia eminentemente sessuale, alcune patologie di questo genere colpiscono anche altri organi
oltre a quelli genitali. Alcune possono risultare nella morte dell'individuo affetto, altre possono
cagionare lesioni permanenti. Le malattie veneree sono state fonte, soprattutto in epoche passate, di
forte riprovazione sociale, essendo non inattendibilmente state considerate prova, scandalosa evidenza,
di attitudini comportamentali considerate immorali; soprattutto per quanto riguarda la donna, il rischio
potenzialmente connesso all'eventuale "notizia" dell'infezione (eventualmente consistente
nell'isolamento o anche l'emarginazione del soggetto coinvolto), limitava fortemente il ricorso alla
stessa terapia, che quando praticata si svolgeva in forme prossime alla clandestinità. Insieme alla scarsa
informazione in materia (di intuibili conseguenze nel fenomeno della prostituzione), tali comportamenti
"prudenziali" hanno di fatto consentito espansioni talvolta gravissime di tali malattie. In epoche recenti,
si è perciò riservata maggiore attenzione all'informazione su queste materie, rendendo al contempo più
praticamente facile dotarsi dei mezzi meccanici di prevenzione (ad esempio il profilattico), mentre si è
operato per combattere cause di ostacolo alla prevenzione ed alla cura anche in termini di psicologia
(sull'individuo affetto), o di morale generale, nell'intento di abbattere il pregiudizio ed avvicinare con
maggiore naturalezza il paziente al medico ed arginare l'ulteriore espansione della patologia. Le più
frequenti malattie trasmissibili sessualmente sono qui di seguito classificate secondo la causa:
BATTERI
Sifilide o Lue
MODALITA' DI CONTAGIO
Il contagio avviene, (possibile fin dalle primissime fasi della malattia), nella maggior parte dei casi
attraverso i rapporti sessuali o attraverso trasfusioni non controllate. Si parla di sifilide congenita nel
caso di trasmissione della malattia durante la gravidanza al feto (normalmente attraverso la placenta) o,
più raramente, attraverso contatto con lesioni infette durante il passaggio nel canale del parto, oppure
con lesioni del capezzolo durante l'allattamento. L'infezione del feto può avvenire ad ogni stadio della
gravidanza e in qualunque fase dell'infezione materna e avviene in assenza di terapia nel caso di madre
affetta da sifilide primaria o secondaria, scende al 40% durante lo stadio di latenza precoce e al 6-14%
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durante lo stadio latente tardivo. Con un'infezione precoce e in assenza di terapia si possono verificare
aborto, nascita di un feto morto, parto prematuro. Alla nascita l'infezione può essere clinicamente
manifesta o silente (fino al 50% dei casi); se non trattata i sintomi possono manifestarsi dopo mesi o
anni. Anche in questo caso la terapia di elezione è la penicillina, alla stessa stregua delle pazienti non
gravide
DIAGNOSI & SINTOMATOLOGIA:
Periodo primario:
Il periodo primario della sifilide è caratterizzato dalla comparsa del sifioma e di una linfoadenite
satellite. Il sifiloma si presenta come un nodulo indolente di colore rosso-scuro il quale presenta una
superficie rosa con un fondo rosso vivo dal quale fuoriesce un essudato sieroso contenente i treponemi.
Ha forma tondeggiante od ovalare, margini nettissimi e regolari, bordi dolcemente declinati verso il
fondo. Compare nel punto di penetrazione del batterio (in genere attraverso cute o mucose lese od
escoriate) tre settimane dopo il contagio. Nel maschio la localizzazione più frequente è al solco balanoprepuziale. Nella donna invece è al collo dell'utero, quindi asintomatica e spesso ignorata. In genere, il
sifiloma scompare spontaneamente nel giro di 7-20 giorni. Dopo circa una settimana dalla sua
comparsa si sviluppa un'adenopatia satellite locoregionale: i linfonodi aumentano di volume e di
consistenza e risultano in genere non dolenti. La diagnosi sospettabile può essere confermata dalla
ricerca dei treponemi nell'essudato e dalla positività della sierologia (FTA-ABS). Va differenziato
dall'ulcera molle, dall'herpes simplex e dall'aftosi.
Periodo secondario:
Il periodo secondario inizia circa sei settimane dopo la scomparsa della lesione primaria. È
caratterizzato da un’"eruzione cutanea", dove per eruzione si intende la comparsa di piccole macchie
chiamate sifilodermi, che si estendono su diverse parti del corpo. Possono essere color fior di pesco
(roseola) o rosso rameico con collaretto desquamativo (sifiloderma papuloso). Anche queste
manifestazioni scompaiono spontaneamente dopo qualche settimana. In più è frequente il riscontro di
ragadi linguali e alopecia del terzo distale del sopracciglio. La malattia può entrare in uno stadio latente
(assenza di sintomatologia) che può durare anche anni (5-20 anni), le spirochete che continuano ad
albergare nell'organismo possono dare inizio allo stadio terziario della sifilide. Si considera che tale
evento avvenga nel 25% dei casi non sottoposti a terapia antibiotica.
L'acne sifilitica è una manifestazione di tale periodo, caratterizzata da una localizzazione del processo
luetico ai tessuti peri- e sottofollicolari.
Periodo terziario:
Durante il periodo terziario, che inizia dopo la regressione della fase secondaria, la sifilide entra in una
fase di latenza clinica. La sua durata può essere di qualche anno o indefinita. Al termine di questo
periodo di apparente "calma", l'agente infettante si "riattiva" e può causare danni al sistema nervoso
centrale, agli occhi, al sistema cardiocircolatorio, al fegato, alle ossa e alle giunture. I danni interni
possono manifestarsi anche anni dopo la comparsa dei primi sintomi. A questo punto la sifilide può
dirsi entrata a pieno titolo nel terzo stadio, anche se danni neurologici possono manifestarsi già nel
corso del periodo secondario. Nel corso di quest'ultima fase il malato perde progressivamente la
capacità di controllare i movimenti muscolari, possono verificarsi delle paralisi, confusione mentale,
cecità graduale e demenza. Il danno può essere tanto serio da portare alla morte.
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CURA:
La terapia è a base di penicillina G benzatina (farmaco di elezione); solo nei pazienti allergici a
questo farmaco si ricorre ad altri antibiotici a largo spettro come tetracicline, macrolidi e
all'eritromicina. La terapia è più efficace se iniziata negli stadi precoci. Gli schemi terapeutici variano
in rapporto alla durata della malattia, al termine del trattamento tutti i pazienti devono sottoporsi a
periodici controlli per almeno un anno. Oltre a seguire il trattamento farmacologico, il paziente dovrà
astenersi dall'avere rapporti sessuali finché non si sia verificata la completa guarigione delle lesioni
causate dall'infezione.
Gonorrea (blenorragia)
Malattia infettiva a trasmissione sessuale che interessa le mucose dell'apparato urogenitale. La
gonorrea, o blenorragia, è causata da un batterio, il gonococco Neisseria gonorrhoeae e ha un periodo
d'incubazione di circa 3-7 giorni.
SINTOMATOLOGIA
Bisogna ricordare che in più della metà delle donne infette il morbo risulta asintomatico. Fra i vari
sintomi che caratterizzano la gonorrea si riscontrano:
•
bruciore (anche vaginale),
•
perdite vaginali con toni giallastri,
•
minzioni frequenti,
•
gonfiore delle parti genitali,
•
rossore accompagnato da prurito.
L'infezione può diffondersi soprattutto nelle donne e possono manifestarsi episodi di febbre,
tachicardia, vomito, nausea, ovarite, peritonite.
MODALITA' DI CONTAGIO
Nell'uomo la malattia, se contratta attraverso rapporti sessuali attivi, si manifesta dopo un periodo di 27 giorni di incubazione, dopo i quali si mostrano soprattutto sintomi quali disuria (nell'emissione di
urine con difficoltà, non necessariamente accompagnata da dolore) e stranguria (nell'emissione di
urine con difficoltà accompagnata da dolore). Con assenza di trattamento i sintomi possono durare
anche mesi prima di normalizzarsi. In caso di contrazione in seguito a rapporti anali si può riscontrare
l'infezione a livello rettale.
DIAGNOSI
La diagnosi della gonorrea viene eseguita rapidamente grazie a un metodo di colorazione specifico che
evidenzia la presenza dei batteri responsabili in uno striscio di secrezione. Nel maschio i sintomi
precoci possono regredire spontaneamente; l'affezione, tuttavia, se non viene curata con tempestività,
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può diffondersi ai testicoli, causando sterilità. Analogamente, nella femmina che non si sottopone ad
alcuna terapia, l'infezione si estende generalmente dalla cervice all'utero, alle tube di Falloppio e alle
ovaie, raggiungendo eventualmente anche la cavità addominale; i dolori possono essere forti oppure del
tutto assenti e l'infezione può causare anche sterilità. Se il batterio entra nella circolazione sanguigna,
può provocare artrite infettiva, endocardite e altre malattie. I neonati possono essere contagiati dalla
madre infetta al momento del parto, con manifestazioni a livello dei tessuti dell'occhio.
CURA
La gonorrea viene normalmente curata con antibiotici, anche se negli ultimi anni molti ceppi di
gonococco hanno sviluppato resistenze ad alcuni di questi composti; il tipo di antibiotico più adatto,
pertanto, deve essere scelto con molta attenzione dal medico curante. La terapia è tanto più efficace
quanto più la malattia viene diagnosticata precocemente.
Ulcera molle
L'ulcera venerea (o cancroide), conosciuta come ulcera molle, è una delle malattie veneree minori, non
solo perché si verifica di rado ma anche perché le manifestazioni sono locali e non sistemiche e quindi
non costituiscono alcuna minaccia per la vita. Il 90% dei casi è ad appannaggio del sesso maschile.
Essa è causata dal 'Hemophilus Ducreyi , un piccolo bacillo (streptobacillo) gram-negativo.
SINTOMATOLOGIA:
Nell'uomo le lesioni sono particolarmente tipiche e compaiono 3-5 giorni dopo il contatto sessuale e lo
stadio vescicolare è così leggero che spesso non è riconosciuto. Poi compare una sola ulcera visibile in
un qualsiasi punto del pene, anche se il più delle volte si trova nel glande. Nella donna il quadro è
molto meno caratteristico dal momento che le donne presentano lesioni minori passeggere, vengono
viste solo quelle ulcere più estese. Sono comuni ulcere multiple nella zona del clitoride, sulle labbra e
sulla fornice della vagina. La lesione tipica, indipendentemente dal sesso del paziente, è costituita da
un'ulcera molle non indurita con essudato sporco alla base, dolorosa e molto tenera al tatto. Il contatto
con l'urina è particolarmente doloroso a causa della loro acidità. Per questo il paziente può presentare
ritenzione urinaria. Il bubbone compare di solito entro una settimana dalla lesione genitale, e continua a
suppurare per circa mezza settimana, mentre il resto si risolve spontaneamente. Poi il più delle volte
cicatrizzano subito, lasciando soltanto una piccola cicatrice.
MODALITA' DI CONTAGIO:
Si pensa che l'H. Ducreyi entri attraverso una minuscola soluzione di continuo della cute o attraverso la
membrana mucosa, il più delle volte in conseguenza di un trauma coitale minore.
DIAGNOSI:
La diagnosi di ulcera venerea è essenzialmente una diagnosi differenziale dall'ulcera genitale. Si deve
sempre tenere presente la possibilità che si tratti di Sifilide; tuttavia l'ulcera della Sifilide è compatta e
dura ed ha una base chiara; il test sierologico per la Sifilide dovrebbe essere sempre eseguito. Il
bubbone dell'ulcera venerea è unilaterale e va facilmente incontro a suppurazione
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LA CURA:
La terapia in molti casi non è necessaria, può bastare una accurata pulizia con acqua e sapone oppure
sulfamidici alla dose di 1 grammo 4 volte al giorno per 10-14 giorni. La tetraciclina è consigliata nei
pazienti che si mostrano allergici ai sulfamidici.
Linfogranuloma inguinale
Il momento del contagio può non essere compreso all'inizio. La causa che comporta tale malattia è un
batterio, il Chlamydia trachomatis è più precisamente da uno dei suoi tre tipi di immunoptitpi (che si
chiamano L1 -L2 e L3).
SINTOMATOLOGIA:
Si formano lesioni che con il passare del tempo diventano dolenti. Altra patologia che si associa al
linfogranuloma venereo è la lombalgia, diffuso soprattutto nelle donne se la lesione riguarda la cervice
uterina Altre manifestazioni sono:
•
cefalea.
•
meningite asettica.
•
febbre mialgie.
•
artralgie.
•
congiuntivite.
•
eritema nodoso.
•
anoressia.
•
dolore alle articolazioni.
•
vomito.
DIAGNOSI:
Una corretta diagnosi avviene tramite studio sui sieri raccolti, con la colorazione di Giemsa e
l'elaborazione al microscopio. Altri esami prevedono l'utilizzo dello strumento diagnostico chiamato
ELISA.
CURA:
Il trattamento prevede la somministrazione di farmaci quali la tetracicline, doxiciclina (100mg 2 volte
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al giorno per 3 settimane) in alternativa una dose combinata di due principi attivi: trimetoprim e
sulfametoxazolo nella misura complessiva di 800 mg (2 volte al giorno per 3 settimane).
MICOPLASMI
Infezioni da clamidia
Con il termine infezioni da clamidia si indicano una varietà di quadri clinici causati nell'uomo da un
batterio gram-negativo trasmesso sessualmente, Chlamydia trachomatis.Si stimano a livello nazionale
circa 1 milione di casi di infezione all'anno. Al contrario delle altre malattie a trasmissione sessuale, la
sua prevalenza è maggiore nel sesso femminile rispetto a quello maschile.
SINTOMATOLOGIA:
Le infezioni sessuali presentano un decorso silente in circa il 30% dei casi.
Se invece evolve in malattia, questa si manifesta come una classica sindrome essudativa, con uretrite
nel maschio e cervicite nella donna. In una seconda fase l’infezione può estendersi al tratto genitale.
Nella donna si può arrivare anche a salpingite e malattia pelvica infiammatoria, con conseguenze anche
gravi quali infertilità, poliabortività o gravidanza ectopica.
L’infezione neonatale, contratta durante il passaggio del feto nel canale del parto infetto, insorge con
una frequenza del 30-70%. Fino alla metà dei neonati infetti presenta segni di patologia oculare
(congiuntivite purulenta) e circa il 10-20% sviluppa una grave pneumopatia interstiziale infantile.
DIAGNOSI:
Le caratteristiche del batterio rendono chiaro come la raccolta e la manipolazione appropriata del
campione sia una fase estremamente delicata.
•
Il metodo diagnostico classico di riferimento è l’infezione di una coltura cellulare pura,
cercando successivamente le inclusioni citoplasmatiche, che possono essere evidenziate o per
visualizzazione diretta o mediante marcatura con anticorpi monoclonali fluorescenti. Tale
metodica tuttavia presenta una certa difficoltà tecnica e ha tempi di attesa di 3-7 giorni.
•
Con l'immunofluorescenza diretta si ricercano antigeni proteici di membrana dei corpi
elementari direttamente nel campione, tramite anticorpi monoclonali marcati con fluoresceina.
Il campione viene esaminato al microscopio a fluorescenza e il risultato si ottiene in meno di
un'ora.
•
ELISA, sia diretta, con la ricerca dell’antigene lipopolisaccaridico nelle urine (LPS), che
indiretta.
•
Ci sono poi le più moderne metodiche di biologia molecolare tra le quali PACE (Probe Assay
Chemioluminescent Enhanced) che impiega sonde genetiche per il riconoscimento dell'rRNA
con rilevazione chemioluminescente.
CURA:
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Gli antibiotici più usati sono doxiciclina ed eritromicina o le più recenti azitromicina e ofloxacina.La
doxiclina è efficace con cicli di 15-21 giorni (200 mg/die). Durante la terapia si sconsiglia l'assunzione
di latticini, in quando assorbono e depotenziano l'antibiotico.
VIRUS
Aids
DIGNOSI & SINTOMATOLOGIA
I primi sintomi dell'AIDS sono simili a quelli che si sviluppano in soggetti con un normale sistema
immunitario. La maggior parte sono infezioni causate da batteri, virus, funghi, parassiti e altri
organismi .Negli individui affetti da AIDS sono comuni le infezioni opportunistiche, e aumenta il
rischio di sviluppare varie forme di tumore come il Sarcoma di Kaposi, tumori del cervello e linfomi.
Sintomi comuni sono:
•
febbre
•
sudorazione specie notturna
•
ingrossamento ghiandolare
•
tremore
•
debolezza e perdita di peso
La sopravvivenza media con terapia antiretrovirale è di 4-5 anni dal momento della diagnosi di AIDS
conclamato Senza il supporto terapeutico la morte sopravviene entro un anno. La maggior parte dei
pazienti muore per infezioni opportunistiche dovute al progressivo indebolimento del sistema
immunitario
MODALITA' DI CONTAGIO
Dagli inizi dell'epidemia, sono state individuate principalmente tre vie di trasmissioni dell'HIV:
•
Sessualmente. La maggior parte delle infezioni del virus dell'HIV avvennero, e avvengono
tuttora, attraverso rapporti sessuali non protetti. La trasmissione sessuale può insorgere quando
c'è contatto fra le secrezioni sessuali di un partner infetto con le mucose di retto, genitali o
bocca dell'altro. Nonostante la probabilità di trasmissione non sia elevata, il grande numero di
esposizioni di questo tipo fa sì che sia la causa prevalente della diffusione del virus.
•
Sangue e suoi derivati. Questa via di trasmissione è particolarmente importante per gli
utilizzatori di droghe introvenose, emofiliaci e riceventi di trasfusioni di sangue e suoi derivati.
Gli operatori del settore sanitario (infermieri, tecnici di laboratorio, dottori etc) sono anche
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coinvolti, sebbene più raramente. Sono interessati da questa via di trasmissione anche chi
pratica o si fa praticare tatuaggi e piercing.
•
Madre-figlio. La trasmissione del virus da madre a figlio può accadere in utero durante le
ultime settimane di gestazione e alla nascita. Anche l'allattamento al seno presenta un rischio di
infezione per il bambino. In assenza di trattamento, il tasso di trasmissione tra madre e figlio è
del 25%. Tuttavia, dove un trattamento è disponibile, combinandolo con la possibilità di un
parto cesareo, il rischio è stato ridotto all'1%.
L'HIV è stato trovato nella saliva, lacrime e urina di individui infetti, ma vista la bassa concentrazione
del virus in questi liquidi biologici, il rischio di trasmissione è considerato trascurabile.
DIAGNOSI:
Il test comunemente utilizzato come test HIV è il test "HIV Ab" che rivela la presenza nel sangue di
anticorpi "anti-HIV". Poiché il test HIV Ab, spesso, viene eseguito con il metodo ELISA, esso viene
comunemente indicato come "test ELISA". Precisamente, quando si parla di test ELISA riferendosi al
comune test dell'HIV, ci si riferisce al test che ricerca nel sangue anticorpi diretti contro gli antigeni
gp41 e gp120 per l'HIV-1, gp36 e gp105 per l'HIV-2. Tali antigeni sono delle glicoproteine presenti
nell' envelope del virus, cioè nella sua parte esterna.
LA CURA
Al momento non si guarisce dall'HIV o dall'AIDS e non esistono vaccini. L'infezione da HIV porta
all'AIDS ed, alla fine, al decesso. Tuttavia nei paesi occidentali la maggior parte dei pazienti
sopravvive per molti anni dopo la diagnosi grazie alla disponibilità sul mercato della terapia
antiretrovirale ad elevata attività (Highly Active Antiretroviral Therapy o HAART .In mancanza della
HAART, il passaggio dall'infezione da HIV all'AIDS si verifica in un arco di tempo che va dai 9 ai
dieci anni e il tasso medio di sopravvivenza dopo che si sviluppa l'AIDS è di 9.2 mesi . La HAART
aumenta notevolmente il tempo che intercorre dalla diagnosi alla morte mentre continua la ricerca volta
allo sviluppo di nuovi farmaci e di vaccini. Le migliori possibilità offerte attualmente dalla HAART
consistono in combinazioni o "cocktail" di farmaci in gruppi di almeno tre medicinali appartenenti ad
almeno due famiglie, o "classi" di agenti antiretrovirali. I regimi tipici consistono in due analoghi
nucleosidici della trascrittasi inversa (nucleoside analogue reverse transcriptase inhibitors, NRTI)
insieme a un inibitore della proteasi oppure un analogo non nucleosidico della trascrittasi inversa
(non nucleoside reverse transcriptase inhibitor, NNRTI).Le medicine possono avere seri effetti
collaterali I regimi possono essere complessi, e imporre al paziente di assumere pillole diverse volte al
giorno. Se il paziente non assume la terapia correttamente, può svilupparsi una certa resistenza al
farmaco . Inoltre, i farmaci retrovirali sono costosi e la maggior parte degli individui infetti nel mondo
non hanno accesso alle medicine e ai trattamenti per l'HIV e l'AIDS.
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Epatite virale B
SINTOMATOLOGIA:
I quadri clinici di infezione da HBV sono abbastanza variegati:
1) l'ammalato può non presentare una sintomatologia conclamata pur essendo infetto e potenzialmente
in grado di trasmettere la malattia, in questo caso il soggetto assume il profilo clinico di un "portatore
sano";
2) l'esordio può essere rappresentato da un'alterazione della colorazione cutanea, quale l'ittero
(colorazione giallastra della cute e della mucosa, dovuta ad un aumento della bilirubina nel sangue oltre
valori di 3mg/100ml) che si evidenzia inizialmente come subittero (quando la bilirubina non ha ancora
raggiunto i 3mg/100ml ma si attesta intorno ai 1,5mg/100ml) valutabile a livello della mucosa
congiuntivale e sottolinguale.
I sintomi che possono essere presentati dal paziente sono:
•
Astenia (facile affaticabilità)
•
Febbre
•
Prurito con lesioni da grattamento (dovuto alla deposizione dei pigmenti emoglobinici a livello
cutaneo ed articolare)
•
Nausea e vomito
•
Dolore proiettato all'ipocondrio destro (sede di proiezione del fegato) ed eventualmente alla
spalla destra
•
Feci acoliche (chiare)
•
Urine color marsala
L'infezione da virus dell'epatite B evolve in tre situazioni correlate con la risposta immunitaria del
soggetto infetto:
•
decorso acuto con completo recupero e acquisizione della immunità dall'infezione (89% dei
casi)
•
epatite fulminante con mortalità del 90%: può richiedere il trapianto di fegato (1% dei casi)
•
infezione cronica: persistenza del virus nell'organismo con danno epatico (5-10% dei casi); in
questo caso la malattia ha un andamento cronico e può compromettere la funzionalità epatica
nel giro di 10-30 anni con l'insorgenza di cirrosi epatica o di carcinoma epatocellulare primitivo
(di solito dopo che è già presente la cirrosi)
•
stato di portatore inattivo (5% dei casi): il virus persiste nel fegato ma non provoca danno
epatico; può rimanere in questo stato anche tutta la vita, senza arrecare danni nemmeno a lungo
termine. È anche poco contagioso per gli altri.
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MODALITA' DI CONTAGIO:
Le modalità di trasmissione della malattia sono le seguenti:
•
Via Parenterale: per scambio di siringhe infette, contatti con sangue e liquidi infetti e
trasfusioni di sangue o emoderivati infetti;
•
Via Parenterale Inapparente: ossia tramite l'uso di rasoi e forbici da unghie infetti;
•
Sessuale: per rapporti vaginali ed anali;
•
Transplacentare e Perinatale: al neonato da parte di madre infetta.
L'infezione può essere portata dai malati con infezione acuta, ma anche da un serbatoio di portatori
cronici del virus
I portatori cronici sono soggetti che presentano nel sangue l'antigene di superficie del virus (HBsAg)
per un periodo superiore ai sei mesi. Si stima che il 3% della popolazione italiana sia portatore cronico
dell'infezione, mentre circa il 40% possieda anticorpi anti-epatite B, ed è stato quindi infettato dal
virus, anche in tempi passati oppure si è vaccinato.
DIAGNOSI:
Poiché non tutti i sintomi dell’epatite B possono rivelarsi distintamente il segno di laboratorio comune
è tuttavia l'aumento delle transaminasi epatiche ALT e AST da valori di qualche centinaio a più di 2000
UI/l con rapporto AST/ALT inferiore ad 1 (inversione del rapporto AST/ALT). Il livello di enzimi
come la fosfatasi alcalina, la γGT e l'LDH, risulta generalmente poco mosso tranne che nelle forme
colestatiche di epatite. La bilirubinemia, sia quella coniugata che quella non coniugata, è aumentata. Il
tempo di protrombina rimane sostanzialmente stabile, tranne che nelle forme fulminanti dove si ha un
notevole incremento.
Sierologicamente, si può porre diagnosi di epatite B dosando i marker
•
HBsAg: antigene Australia o di superficie, presente in fase acuta e nel portatore cronico sia
attivo che inattivo;
•
HBsAb: anticorpi contro l'antigene di superficie, compaiono dopo la risoluzione della fase
acuta e permangono a vita indicando la protezione contro il virus; infatti questo è anche
l'anticorpo presente nei vaccinati
•
HBcAb: anticorpi contro l'antigene del core virale, la classe IgM è dosabile in fase acuta mentre
la classe IgG lo è per tutta la vita;
•
HBeAg: antigene non corpuscolato del core virale; indica attività della malattia e della
replicazione virale, è presente in fase acuta e nel portatore cronico attivo
•
HBeAb: anticorpo contro l'antigene non corpuscolato del core virale, compare nell'epatite acuta
quando comincia a risolversi; può essere presente anche nel portatore cronico sia attivo che
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inattivo.
CURA:
La terapia si attua in due situazioni:
-in caso di presunta infezione entro 48h si può eseguire una profilassi passiva con iniezioni di
Immunoglobuline anti-HBV ovvero anticorpi diretti contro il virus ed iniziare la vaccinazione
completa
-in caso di infezione cronica la terapia consiste o nell'utilizzo di PEG-interferone α (tentativo di
terapia eradicante, può portare anche alla stabilizzazione della malattia) oppure con farmaci
antivirali (es. lamivudina, adefovir, entecavir) che sono inibitori della trascrittasi inversa,
ovvero impediscono al virus di replicarsi (terapia soppressiva, non eradicante: deve essere
continuata a lungo termine, spesso a vita).
L’epatite B è l’unica malattia sessualmente trasmittibile contro cui ci si può vaccinare!
Mary Whitless
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