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RIMANDO IN GUIDA PAG. 130
L’energia elettrica
Materiale informativo per presentare ai bambini l’invenzione della pila e della lampadina.
L’invenzione della pila
La pila, oggetto che tutti gli alunni avranno sicuramente visto e utilizzato più volte, è
un generatore di corrente elettrica, ossia elettricità in movimento.
Ma chi l’ha inventata?
La pila è stata inventata dallo scienziato Alessandro Volta, un esponente della società colta italiana che tra il Settecento e l’Ottocento diede vari importanti contributi alla cultura scientifica.
Già alla fine del liceo, a Como, Volta iniziò a interessarsi dei fenomeni elettrici, studiando i testi di tre tra i maggiori scienziati del tempo nel campo dell’elettricità.
Tuttavia l’invenzione della pila ebbe luogo piuttosto tardi (l’inventore aveva già 54
anni), in quanto seguì a un lungo lavoro di ricerca e sperimentazione come professore di Fisica all’Università di Pavia dal 1778 (per una biografia scientifica e la descrizione delle invenzioni, vedere al sito http://ppp.unipv.it/Volta/).
Questo scienziato aveva compreso che alcuni metalli potevano essere sorgenti di
elettricità. Costruì allora una colonna (una pila) di dischetti di rame e di zinco, separati da pezzi di tessuto che era stato immerso in acqua contenente una sostanza acida. Collegando il primo e l’ultimo disco con un filo metallico, Volta scoprì che in questo filo passava corrente elettrica. Dal cognome dello scienziato ha preso il nome l’unità di misura di una grandezza elettrica: il volt. L’invenzione della pila (nel 1800) rivoluzionò per sempre il campo dell’elettrologia.
Com’è fatta una lampadina?
Essa è formata da un bulbo di vetro contenente un filamento fatto di un metallo, il
tungsteno, che oppone resistenza al passaggio della corrente elettrica. Quando la
corrente percorre il filo questo diventa incandescente ed emette energia luminosa.
Per evitare che il filo bruci dentro al bulbo non c’è ossigeno, ma il vuoto.
L’invenzione della lampadina
Oggi non riusciamo neppure più a immaginare una città completamente buia: per
riscoprire con sgomento che cosa sia l’oscurità ci vogliono i blackout.
Ma fino a poco più di un secolo fa l’uomo lottava ancora contro le tenebre con scarso successo. Tracce di torce e di lampade a olio si trovano già nelle caverne dell’età
della pietra. Egiziani e Fenici inventarono candele costituite di sostanze fibrose impregnate di sego o di cera, che i Romani riuscirono a perfezionare introducendo il lucignolo. Il lume a petrolio, che si diffuse a partire dal 1860, segnò un passo avanti in
luminosità e durata. Anche il gas portò un progresso. Tuttavia la svolta decisiva arrivò soltanto con l’elettricità e con la lampadina, da tutti abitualmente collegata al nome dello scienziato americano Thomas Edison. Ma a contendergli l’invenzione c’è
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un italiano, Alessandro Cruto, nato a Piossasco, vicino Torino. Edison accese la sua
lampadina il 21 ottobre 1879, Cruto cinque mesi dopo, il 4 marzo 1880. La lampadina di Cruto però aveva un filamento migliore: faceva luce per 500 ore contro le 40
ore della lampadina di Edison. Nonostante la maggiore efficienza della sua lampadina, il merito di Cruto non fu riconosciuto e una sua fabbrica di lampadine sorta nella cintura di Torino fu assorbita dalla Philips.
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