d Circolare danni storno 09/09/2016 Indicazioni

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Impatto e danni da Storno in viticoltura
Indagine su alcune aree campione nel Veneto
Premessa
Lo storno (Sturnus vulgaris) è un passeriforme ampiamente diffuso a livello mondiale essendo presente
occupa quasi il 30 % delle terre emerse con una popolazione stimata, a livello mondiale, di circa 600 milioni
di individui.
In Italia la situazione dello storno è piuttosto complessa con differenze sostanziali tra nord, centro e sud sia
a livello di consistenze che di flussi migratori. Al nord vi è la principale popolazione nidificante in Italia la
quale in inverno migra più a sud lasciando spazio all’arrivo delle popolazioni svernante del centro-nord
Europa. Modeste sono invece le popolazioni nidificanti nel centro Italia e del tutto rade e sporadiche nel sud.
Difficile risulta fare una stima delle popolazioni in Italia soprattutto per la mescolanza tra popolazioni
migranti e nidificanti e la sostanziale irregolarità degli spostamenti di popolazione. I dati più recenti sono
riferiti al Progetto Atlante Italiano della fine anni ’80, dove si stimavano da 1 a 3 milioni di esemplari, ed al
rapporto BirdLife International (2004) che da la specie in netta tendenza di aumento. Non si hanno dati più
recenti al riguardo ma in considerazione del loro facile rinvenimento e diffusione si può tranquillamente
affermare che lo storno in Italia sia ben rappresentato e non corre nessun rischio.
Per quanto riguarda l’habitat, questa specie, frequenta sia le zone agricole sia le urbane ma lo si può trovare
anche nelle aree boscate e nelle zone umide. E’ inoltre specie da un punto di vista alimentare, lo Storno è una
specie onnivora ed estremamente adattabile alle risorse dei vari habitat frequentati nelle diverse stagioni. Si
nutre cosi in prevalenza di insetti, semi, bacche e frutta come anche resti di cibo vario gettati dall’uomo.
Lo storno, sia per il fatto di essere specie molto plastica e sia per il fatto di formare gruppi spesso molto
numerosi, può purtroppo causare impatti notevoli alle attività antropiche sia in aree agrarie e sia in aree urbane.
Anche in questi casi però i dati sui danni sono tuttavia molto controversi in quanto variabili localmente e
stagionalmente.
Per quanto riguarda l’agricoltura i danni sono relativi al prelievo su alberi da frutta (come uva, ciliegie,
olive, fichi) e diversi cereali (quali mais, grano, orzo, segale). Nella zootecnia vi sono danni invece sul prelievo
ed imbrattamento dei mangimi mentre, a livello urbano, vi sono danni di carattere igienico-sanitario causati da
dormitoi e posatoi per accumulo di deiezioni.
Nel Veneto si sono registrate tutte queste tipologie di impatto ma è probabile che sia il settore vinicolo
quello che lamenta maggiori danni da storno. Vi sono infatti seri rischi per le raccolte di uve tardive in quanto
soggette ad attacchi di storni migranti che sovente si muovono in gruppi di migliaia o decine di migliaia di
esemplari
Per le motivazioni sopra esposte, su volontà dell’Assessorato Regionale all’Agricoltura, Caccia e Pesca si
è deciso di intraprendere un monitoraggio degli impatti della specie nel settore ritenuto più a rischio per
l’attività antropica e pertanto nella viticoltura. Fino a questo momento infatti non c’è mai stata una iniziativa
di monitoraggio dell’impatto della specie in agricoltura effettuata in modo standardizzato.
Operatività per il 2016
Per l’imminente stagione si è già attivi per l’avvio del monitoraggio dei danni da storno nelle 4 zone
campione individuate.
Presso Veneto Agricoltura sono individuati due recapiti telefonici a disposizione dei referenti dei consorzi
e cantine sociali per segnalare i danni da storni subiti dai loro associati.
Le segnalazioni di danni verranno trasmesse ai periti individuati da Veneto Agricoltura che contatteranno
direttamente l’azienda interessata per concordare il sopralluogo.
Le perizie verranno effettuate da tecnici agronomi esperti in perizie danni su vigneti individuati da Veneto
Agricoltura
Tutti i danni periziati verranno elaborati e trasmessi, congiuntamente con relazione tecnica, alla Regione
del Veneto – Direzione AdG FEASR, Caccia e Pesca.
Costi
Per il 2016 i costi richiesti e necessari sono relativi ai sopralluoghi dei periti che ammontano a 30 euro
all’ora più spese viaggio.
Tali costi sono pertanto variabili con il numero di perizie da eseguire ed anche dal dislocamento territoriale
delle aziende che subiscono il danno.
A titolo prettamente indicativo una perizia potrà pertanto avere un costo medio di 250-300 euro.
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