Italia Donati, maestra

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SANTIBRIGANTI TEATRO PRESENTA
STAGIONE TEATRALE 2015/2016 - “SOTTO UN CIELO DI FERRO E DI GESSO”
TEATRO CIVICO GARYBALDI
DI SETTIMO TORINESE - VIA PARTIGIANI 4
venerdì 18 e sabato 19 marzo 2016 ore 21.30
“Italia Donati, maestra”
scritto da Claudio Vittone
Liberamente ispirato al romanzo
Prima della Quiete
di Elena Gianini Belotti
con: Giuseppe Caradonna , Valentina Cardinali, Renato Cavallero, Mariagrazia Cerra, Marco Intraia, Roberto
Padoan, Fabiana Pilotto, Federica Vurchio
scenografia Yasmin Pochat
regia Massimiliano Giacometti
teatrovillaggioindipendente
Lo spettacolo è liberamente ispirato al romanzo di Elena Gianini Belotti (Rizzoli 2003) “Prima della Quiete”. È la
storia di Italia Donati maestrina della campagna pistoiese giovane e bella che vessata dalle pressioni del sindaco che per l'occasione è anche il suo datore di lavoro - e dalle malelingue del popolino che la accusa di avere
abortito, viene spinta verso l'unico gesto che possa nettare la sua anima agli occhi di tutti. Italia si getta nel
serbatoio dell'acqua di un mulino e si lascia morire.
Martire, vittima dell'ignoranza, schiava per l'appartenenza ad un genere, quello femminile, che contava niente e
che quindi non poteva essere istruito, intrappolata in una classe sociale, quella contadina, a cui poco importava
delle cose, tolta la sopravvivenza, Italia viene celebrata dal Corriere della Sera e il suo caso va ad aggiungersi ad
una lunga lista di casi di donne la cui emancipazione si è scontrata contro il sistema maschile.
Italia attraverso i personaggi racconterà al pubblico la sua piccola grande tragedia ricreando i luoghi, gli affetti, le
facce che l'anno accompagnata sino al suicidio.
Inutile parlare dell'urgenza di raccontare ancora una volta una storia di donne non a lieto fine; inutile dire quanto
sia attuale e quanto non sia cambiato molto dall'epoca; inutile dire quanto sia importante far conoscere questa
storia.
Utilissimo e prezioso il testo della Gianini Belotti e il famosissimo articolo di Matilde Serao sul Corriere di Roma del
25 giugno 1886, poche settimane dopo la morte di Italia Donati, intitolato “Come muoiono le maestre” senza il
quale tutto ciò non sarebbe stato nemmeno pensato.
La solitudine di una giovane e bella ragazza, maestra, in un paese che le diventa ostile per le insinuazioni della gente, le
vengono attribuiti vari amanti, dal sindaco al brigadiere dei carabinieri per finire al figlio del padrone di casa. La
povera maestrina è oggetto di sorrisetti, allusioni, insinuazioni e anche insulti aperti.
Al tempo dell’unità d’Italia l’analfabetismo era altissimo. I vari governi del tempo si erano proposti di stroncarlo
istituendo scuole rurali in ogni frazione, ma i comuni lesinavano e non avevano fondi disponibili. Le insegnanti
erano malpagate, maltrattate, confinate in aule indecenti, private di materiale didattico e persino del gesso e
dell’inchiostro, erano giovani ragazze isolate tra la gente diffidente e ostile all’intrusa e all’istruzione, sopratutto
perché sottraeva i bambini al lavoro dei campi. Le maestre hanno avuto il grande merito di insegnare a leggere e
a scrivere, tra enormi disagi e difficoltà, a generazioni di scolari dell’Italia unitaria. La storia personale della Donati
si inserisce nella storia del nostro paese: un paese chiuso, arretrato, misogino e pieno di pregiudizi.
Solitudi e maldicenza è l’atmosfera che regna in questo testo.
TEATRO CIVICO
GARYBALDI DI SETTIMO TORINESE - VIA PARTIGIANI 4
BIGLIETTI: INTERO € 12 / RIDOTTO € 10 / RIDOTTO EXTRA € 8
RIDOTTO: FINO AI 25 ANNI, STUDENTI UNIVERSITARI, OLTRE 65 ANNI, ASSOCIAZIONE CULTURALE FORAVIA, RESIDENTI COMUNI SBAM AREA NORD EST, SOCI ARCI, SOCI SBAM, ALLIEVI
SCUOLE DI TEATRO, MUSICA, DANZA E CIRCO , RESIDENTI DI SETTIMO TORINESE E STUDENTI UNIVERSITARI
RIDOTTO EXTRA: ALLIEVI DI TEATRANZA/SANTIBRIGANTI TEATRO, RAGAZZE/I FINO AI 18 ANNI /
APERTURA CASSA TEATRO UN’ORA PRIMA DELLO SPETTACOLO.
ABBONAMENTO COME TU MI VUOI € 80 PER 10 SPETTACOLI
CON IL SOSTEGNO DELLA REGIONE PIEMONTE, DELLA CITTÀ DI SETTIMO TORINESE - ASSESSORATO ALLA CULTURA-FONDAZIONECM
CON IL SOSTEGNO DELLA COMPAGNIA DI SAN PAOLO NELL’AMBITO DELL’EDIZIONE 2015 DEL BANDO “ARTI SCENICHE”
CON IL CONTRIBUTO DELLA FONDAZIONE CRT “BANDO NOTE & SIPARI”
E’ uno spettacolo sulla calunnia, sul fango gettato, alle volte, solo perché si è belle e istruite come Italia Donati.
Una vicenda d’altri tempi, quella d’Italia, in cui la condotta morale di una fanciulla, aveva, in ogni senso rispetto ad
oggi, un altro peso … ma non fino in fondo: non sta ad esempio riaffiorando ultimamente, con l’estendersi del
precariato, il problema del ricatto sul posto di lavoro?
Ci sono sempre più donne che muoiono dentro, attraverso la lapidazione, a causa di mariti e padri padroni, altre
che patiscono soprusi come l'infibulazione. Donne senza diritti che subiscono in silenzio le angherie di presunti
esseri che sono tutto fuorché umani. Lo spettacolo è anche una importante opportunità per riflettere su questa
condizione umana.
Condizione che per certi aspetti non è cambiata dalla fine dell’Ottocento, quando la storia di Italia Donati avviene.
Nello spettacolo era importante dar voce a Italia che, voce non ne ha mai avuta nella vicenda, e visitare i
personaggi che l’anno attraversata. Quasi un’orazione funebre che precede la sua morte, un riaffiorare alla
memoria attraverso il suo desiderio di riportare alla luce, quella luce che si è spenta sul fondo del bacino del
mulino. Italia assiste i personaggi quasi come uno spettro vagante, nella confessione per restituirla alla storia.
… crediamo che questa storia ci debba “muovere” qualcosa nelle nostre coscienze e non sia solo emozione, non sia
solo pietà per ciò che è accaduto un tempo, ma farci riflettere, che lì dietro l’angolo tutto ciò può ancora succedere.
Claudio Vittone - Massimiliano Giacometti
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6 giugno 1886
Povera Italia
In un paesino sui monti attorno a Pistoia un corteo funebre si avvia al cimitero. In testa due preti, poi la bara con
una corona di rose e ginestre, poi una decina di bambine. Nessun altro, né uomini, né donne né ragazze. L’intero
paese di Porciano, l’infame Porciano, è rimasto in casa per desiderio della morta.
La morta è la maestrina Italia Donati. E’ arrivata in paese un paio d’anni prima, guadagna quarantacinque lire al
mese con cui mantiene, oltre a se stessa, tutta la famiglia che abita a pochi chilometri. Prende alloggio in casa del
sindaco dove. Ha 20 anni, ha entusiasmo, è gentile e affabile. Ma ha un difetto fatale: è bella.
Immediatamente cominciano i pettegolezzi. Al sindaco, bell’uomo con barbetta bionda, che vive disinvoltamente
con la moglie e un’amante, viene attribuita anche la conquista della maestrina. Poi si mormora del figlio del
sindaco. Poi si sussurra del brigadiere dei carabinieri. La povera Italia è oggetto continuo di sorrisetti, allusioni,
insinuazioni, talvolta di insulti aperti.
La ragazza chiede il trasferimento; le assegnano una scuola in un paesino vicinissimo che comunque, per bocca
del sindaco, rifiuta “lo scarto di Porciano”. Italia non ha amici, nessuno che la difenda e allora chiede lei stessa un
esame clinico ufficiale sulla propria verginità. Medico e ostetrica confermano e la cosa viene annunciata in
consiglio comunale.
Non siamo in uno sperduto villaggio africano, non siamo nel Medioevo, ma nella civilissima Toscana, culla del
Rinascimento, terra di grandi personaggi che hanno dato gloria e fama all’Italia. Ma Italia, la maestrina, non esce
dal cerchio infernale del gossip. Ricominciano le voci, i sospetti, le certezze assolute che stavolta sia incinta.
Troppo pallida, troppo sciupata e trasandata.
La ragazza è alla disperazione. Scrive alcune lettere, poi si allontana dal paese verso il mulino, raggiunge una
specie di piccolo stagno fangoso tra due pareti di roccia, lascia in terra il grembiule rosso e si getta nell’acqua.
Una donna di passaggio riconosce il grembiule, sospetta il peggio e quando lo stagno viene lentamente
svuotato, appare infatti la sagoma nera della maestrina, morta per difendere il suo onore.
In una delle lettere chiede un’altra perizia sulla propria illibatezza e di essere sepolta nel malandato cimitero,
senza la partecipazione degli infami. Sulla lapide, in vernice rossa, le sole iniziali ID. Non c’è una vera inchiesta,
nessuno è indagato, tutti giurano di essere stati suoi amici, il parroco ammette di aver sentito quelle maldicenze e
di non avergli dato peso: erano solo voci di paese.
Massimo Gramellini
TEATRO CIVICO
GARYBALDI DI SETTIMO TORINESE - VIA PARTIGIANI 4
BIGLIETTI: INTERO € 12 / RIDOTTO € 10 / RIDOTTO EXTRA € 8
RIDOTTO: FINO AI 25 ANNI, STUDENTI UNIVERSITARI, OLTRE 65 ANNI, ASSOCIAZIONE CULTURALE FORAVIA, RESIDENTI COMUNI SBAM AREA NORD EST, SOCI ARCI, SOCI SBAM, ALLIEVI
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RIDOTTO EXTRA: ALLIEVI DI TEATRANZA/SANTIBRIGANTI TEATRO, RAGAZZE/I FINO AI 18 ANNI /
APERTURA CASSA TEATRO UN’ORA PRIMA DELLO SPETTACOLO.
ABBONAMENTO COME TU MI VUOI € 80 PER 10 SPETTACOLI
CON IL SOSTEGNO DELLA REGIONE PIEMONTE, DELLA CITTÀ DI SETTIMO TORINESE - ASSESSORATO ALLA CULTURA-FONDAZIONECM
CON IL SOSTEGNO DELLA COMPAGNIA DI SAN PAOLO NELL’AMBITO DELL’EDIZIONE 2015 DEL BANDO “ARTI SCENICHE”
CON IL CONTRIBUTO DELLA FONDAZIONE CRT “BANDO NOTE & SIPARI”
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