IL DIRITTO ALLA FILOSOFIA Quale filosofia nel terzo

IL DIRITTO ALLA FILOSOFIA
Quale filosofia nel terzo millennio?
Venezia, Università Ca’ Foscari, 19-20 ottobre 2015
Ripensare il futuro: la filosofia oltre l’ideologia della crisi
Marco Bastianelli
Abstract
La crisi, insegna Ippocrate, è il momento migliore per krinein, per giudicare e valutare lo stato di
salute di un organismo malato e farlo guarire. Facendo propria la semantica medica, l’intervento è diviso in
quattro sezioni: 0. La Malattia; 1. La Diagnosi; 2. La Prognosi; 3. La Terapia.
I giovani che oggi hanno tra i 14 e i 18 anni, nel 2008 ne avevano appena tra 6 e 10. Questo significa
che, da quando, nel 2008, è cominciata la cosiddetta crisi economico-finanziaria, essi sono di fatto cresciuti
nell’ottica di un futuro che ha cambiato segno: da speranza e promessa è diventato minaccia.
Per tutti gli operatori culturali, filosofi compresi, si tratta di un dato di fatto che va meditato. I media
hanno veicolato l’idea che, dal 2008, il mondo sia cambiato in peggio: disoccupazione, suicidi, fallimenti,
tristezza, inadeguatezza, paura e, soprattutto, ansia, sono le parole d’ordine di queste generazioni cresciute
nell’ideologia della crisi. Ansia ha la stessa etimologia di angolo: messi spalle al muro da un futuro che
minaccia, si è subdolamente instaurata l’idea che prima si stava meglio e che bisogna tornare a quel mondo
che ora è distrutto.
L’effetto più grave di questa mentalità è che i giovani, che dovrebbero essere il futuro, appaiono
spesso sfiduciati e, quel che è più grave, sempre più disposti a mettere in discussione i diritti di cui godono,
senza essere in grado di giustificarli, compreso il diritto a pensare.
Le sfide del mondo globale ci sollecitano a riappropriarci dei fondamenti filosofici su cui è costruito
il mondo libero. Al tempo stesso, però, i delicati equilibri religiosi e culturali del presente ci impongono di
ripensare tali fondamenti a partire dall’universalità della ragione e della benevolenza umana, senza cedere
alla tentazione di attaccare etichette più o meno scomode al mondo di domani.
Come insegna Bauman, l’etimologia stessa della parola “crisi” significa giudizio, valutazione del
presente per prendere posizione sul futuro. La crisi non si oppone dunque alla normalità, ma è essa stessa lo
stato normale della condizione umana. Se l’ansia ci mette all’angolo, il pensiero critico inverte la prospettiva
e ripensa il futuro.
In tal senso, ritenere che, prima del 2008, le cose andassero bene è come pensare che, prima di un
infarto, avessimo uno stile di vita e un cuore perfetti. È come se stessimo andando a tutta velocità contro un
muro e, ora che abbiamo sterzato, d’improvviso sentissimo nostalgia di quel muro. Il mondo di prima non
funzionava, per questo è entrato in crisi.
Superare l’ideologia della crisi significa risemantizzare e ricontestualizzare il passato, rimettendo al
centro il pensiero sul futuro. Una volta individuata la malattia, operata la diagnosi e formulata la prognosi, si
può sperare di delineare una terapia.
A tale scopo, abbiamo già alcuni elementi per ripensare il futuro: la formulazione di nuovi indicatori
del benessere che superino i limiti del PIL (ad esempio, per l’Italia, il BES – Benessere Equo e Sostenibile);
l’istituzione, da parte dell’ONU, nel 2012, della giornata mondiale della felicità, come punto di partenza per
proporre una nuova idea di sviluppo sostenibile; la diffusione di comportamenti che mirano a rivalutare il
tessuto relazionale piuttosto che l’accumulo e il consumo dei beni; nuovi modelli educativi; una cultura della
condivisione basata anche sulle logiche di Rete.
Sono solo alcuni esempi di come è possibile ripensare il futuro a partire da semi che già sono presenti;
ebbene, spetta soprattutto a quei giovani cresciuti col pessimismo dei vecchi lasciarli germogliare. La
filosofia, come disciplina rigorosa di studio scolastico e universitario, ma anche come pratica filosofica
attraverso i laboratori, i caffè, gli spazi di discussione pubblica, può contribuire a smuovere il terreno
spirituale dei nostri giovani, spesso inaridito dal cinismo di tempi scuri o impantanato nella melma di parole
in libertà.
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