Anno 5 - n°53 - dicembre 2016 - € 0,00 Distribuzione gratuita esclusivamente in formato digitale senza pubblicità www.lineatrad.com - italia: www.lineatrad.it - internazionale: www.lineatrad.eu augura Buon Natale e Felice Anno Nuovo i r o n o S i Alber o rezz iA d a r o r u A al circolo Pifferi, muse e zampogne La Pasquella di Montecarotto Spello splendens Te Vaka “reloaded 2004” Festival Cornouaille Kemper Erica Boschiero Vincenzo Spera Jean Guichard Pupi di Surfaro Valeria Caucino Sommario n. 53 - Dicembre 2016 Contatti: [email protected] - www.lineatrad.com - www.lineatrad.it - www.lineatrad.eu —04 04 Festival Pifferi, muse e zampogne —20 20 La rassegna della Pasquella —26 26 Vincenzo Spera: A un metro dal palco 08 Festival Cornouaille a Quimper —22 22 Festival Spello splendens —31 31 Valeria Caucino: The beating of life —08 Eventi Cronaca Interviste ASCOLTATE SU RADIO CITTA’ BOLLATE www.radiocittabollate.it la trasmissione An Triskell Recensioni Argomenti di Loris Böhm riprende a gennaio, ogni GIOVEDÌ alle ore 21:30 U n anno davvero complicato per Lineatrad, questo 2016 che sta per finire, pieno di sorprese, ricco di novità, con la nostra testata giornalistica che finalmente può fare un passo in avanti davvero notevole. Troppi cambiamenti hanno caratterizzato il 2015, per il sottoscritto, e alla fine in quell’anno si è raccolto poco. Quest’anno siamo partiti subito forte, festeggiando anniversari pesanti in ambito festivaliero. Proprio in ambito folk festival, quest’anno abbiamo quasi raddoppiato i partner: ben tredici, e altri si aggiungeranno nel 2017. Lineatrad ha sempre curato la promozione dei migliori festival italiani: quest’anno siamo stati presenti e abbiamo fatto la cronaca di quasi tutti i festival gemellati con noi. Solo alcune concomitanze di eventi ci hanno inevitabilmente imposto una scelta. Non solo festival: questa estate è partita e si è regolarizzata la televisione Lineatrad, che avevamo annunciato già a inizio anno. Abbiamo attivato davvero un numero considerevole di con- 22 53/2016 tatti... questo mese, a “Pifferi Muse e Zampogne” di Arezzo c’è stato il primo incontro (casuale) con il direttore di Blogfoolk Salvatore Esposito, che ha messo le basi per una futura collaborazione. Effettivamente siamo i due media di riferimento per la musica folk in Italia, e non sarebbe davvero una brutta idea quella di unire le forze per dare più voce allo scopo comune. Accantonato il 2016, ci attende un 2017 davvero pieno di aspettative: già i primi giorni di gennaio il festival Spello splendens di cui siamo nuovi partner, ci aspetta. In questi ultimi giorni ci è giunta la voce che forse non si effettuerà la fiera Music Inside Rimini cui abbiamo partecipato quest’anno; dipenderebbe dal cambio di gestione della fiera stessa. Se fosse vero ci dispiacerebbe molto, perchè in Italia, con la fine del Medimex, davvero non abbiamo più fiere dedicate alla musica folk (lasciamo perdere il MEI di Faenza, dal quale la nostra musica è quasi scomparsa). Va a finire che dovremo andare all’estero Music Inside Rimini Editoriale per assistere a showcase e presentazioni, ovviamente soldi permettendo. Questa situazione altalenante, di cui abbiamo parlato anche nell’editoriale del mese scorso, non accenna a smorzarsi. La precarietà dovuta a scarsità di risorse finanziarie si fa sempre più pesante e opprimente. Ciononostante cercheremo di dare un assetto definitivo a Lineatrad Television, e potete scommetterci che il 2017 sarà l’anno della consacrazione definitiva. Un’altro progetto che sarà consolidato è il Premio Lineatrad. Nel 2017 verrà scelto un festival partner in cui avverrà la premiazione, come si è verificato quest’anno, ma lo decideremo con largo anticipo per consentire agli organizzatori di quel festival di inserirlo nel programma ufficiale. In questo ultimo numero dell’anno abbiamo una intervista-fiume con Vincenzo Spera, promoter tra i più noti in Italia, raccolta durante la presentazione del suo libro “A un metro dal palco”. Su Lineatrad Television si possono ascoltare le note introduttive. —33 33 Pupi di Surfaro: Nemo profeta —36 36 Jean Guichard —38 38 David Riondino e Giovanni Seneca 34 Te Vaka (reloaded 2004) —37 37 Trelilu —39 39 Erica Boschiero Alberi Sonori Arbitri Elegantiae —34 Prove tecniche di trasmissione sulla piattaforma La lettura della guida è realizzata sulla piattaforma Siamo stati autentici pionieri editoriali, occorre ribadire, e a tal proposito mi fa piacere ricordare la testata editoriale “Traditional Arranged” che dal 2002 tirava e distribuiva in tutta Italia ben 3.000 copie, a colori su carta pregiata... tutta votata alla musica folk. Abbene nel 2004 abbiamo pubblicato una sensazionale intervista di Maurizio Torretti al leader dei Te Vaka: Opetaia Foa’i... che ripubblichiamo su questo numero in occasione dell’imminente uscita del film “Oceania” della Walt Disney, di cui curano la colonna sonora; davvero un grande veicolo promozionale della loro musica e naturalmente della tradizione polinesiana. Lineatrad è nata da solide fondamenta e con chiari obiettivi; se soltanto non fosse subentrata questa spietata recessione che ha quasi mandato in malora tutto il progetto, chissà dove saremmo arrivati! Le recriminazioni non servono a nulla, il desiderio di andare avanti, fino a che le forze e la salute mi accompagneranno, è tanta... se mai il problema sussisterà quando qualcuno dovrà prendere il mio posto; ecco, sinceramente per ora nessuno scalpita per raccogliere un fardello di oneri e responsabilità così pesante, ma gli anni passano velocemente, e l’informazione non potrà mai essere monopolizzata dalla globalizzazione dei social network, incapaci di garantire la più elementare base di attendibilità della notizia e di sicurezza sulla privacy. Su questo tema Lineatrad si batterà sempre: il vero nemico della cultura musicale è proprio facebook, soprattutto se la cultura è di nicchia come il folk: dovremmo farci una riflessione. ❖ www.lineatrad.com www.womex.com/virtual/lineatrad ANNO 5 - N. 53 Dicembre 2016 via dei Giustiniani 6/1 - 16123 Genova Direttore Editoriale: Loris Böhm - [email protected] Consulente alla Direzione: Giovanni Floreani - [email protected] Responsabile Immagine e Marketing: Annamaria Parodi - [email protected] Responsabile Ufficio Stampa: Agostino Roncallo - [email protected] Hanno collaborato in questo numero: Agostino Roncallo, Giustino Soldano, Muriel Le Ny, Maurizio Torretti Pubblicazione in formato esclusivamente digitale a distribuzione gratuita completamente priva di pubblicità. Esente da registrazione in Tribunale (Decreto legislativo n. 70/2003, articolo 7, comma 3) 53/2016 3 3 Cronaca PIFFERI, MUSE E ZAMPOGNE Un festival di qualità ad Arezzo, per finire l’anno nel migliore dei modi. Lineatrad Television trasmetterà due serate durante il periodo natalizio di Loris Böhm Q uando si va a vedere Pifferi, muse e zampogne ad Arezzo, si va da amici, forse ancor più che da partner; prima ancora di arrivare sai già che starai bene, sai già che non ci saranno sorprese negative, perchè il direttore artistico Silvio Trotta sa risolvere ogni situazione. Quest’anno arrivo un giorno prima perchè mi interessa partecipare come giurato alla selezione di Suonare@Folkest. A onor del vero mi sarebbe piaciuto incontrare Andrea Del Favero, che per vari motivi non vedo da diversi anni, ma un 44 53/2016 problema in auto lo ha costretto a fare dietro-front prima ancora di arrivare ad Arezzo: una maledizione. In compenso ho modo di conoscere il direttore editoriale di Blogfoolk, Salvatore Esposito, che si dimostra da subito persona socievole di grande cultura; con lui, il discografico Aldo Coppola Neri e Fedora d’Anzeo, giornalista de La Nazione. Mancando il rappresentante di Folkest siamo in quattro, un numero molto pericoloso per pianificare una votazione. Dopo tutti i convenevoli e i cerimoniali d’uso, iniziano a suonare gli Arbitri Elegantiae, formazione di Senigallia improntata ad un melodico stile folk cantautorale con l’inusuale aggiunta di una tromba. I brani proposti fanno parte del loro secondo disco: Canto da un pezzo di storia, di cui facciamo recensione in altra pagina. Si vede che sono emozionati, sentono l’importanza del momento e sanno benissimo che Suonare@Folkest rappresenta il primo trampolino per iniziare una carriera... loro sono tutti piuttosto giovani e volenterosi. Il pubblico risponde positivamente ma la giuria è un po’ Cronaca Con Salvatore Esposito, direttore di Blogfoolk, tanti argomenti “folk” di cui parlare... perplessa causa alcuni svarioni strumentali e gaffe dovute ad inesperienza. Personalmente non mi interessano i peccati di gioventù, preferisco concentrarmi sulle potenzialità. Adesso è la volta del chitarrista Matteo Chiaruzzi, in arte Coffee. Esibizione davvero convincente: riesce a produrre una quantità incredibile di suoni con il suo strumento, anche in maniera poco ortodossa se vogliamo, ma comunque assai efficace. Chiaramente di derivazione busker, nessuna produzione discografica all’attivo, ma per lui il pubblico nutre genuina Arbitri Elegantiae Alessia Arena ammirazione, e questo non va sottovalutato. Ora è il turno di Alessia Arena: insieme ad Andrea Demontis alla chitarra avrebbe dovuto proporre il suo Cantabestiario... ma Andrea non è potuto venire al contest, per cui Alessia, con la sua sola voce e una base preregistrata, si è esibita ugualmente. Una sorta di celebrazione di Sergio Endrigo, molto teatraleggiante, molto enfatica, ha espresso doti vocali e mimiche davvero notevoli, 53/2016 5 5 Cronaca Matteo Chiaruzzi, in arte Coffee vincitore delle selezioni Suonare@Folkest 2017 Due momenti dell’esibizione di Alberi Sonori ma obbiettivamente, per quanto mi riguarda, il progetto andrebbe sviluppato ulteriormente, e onestamente allo stato attuale non riesco proprio a dargli una collocazione all’interno di un folkfestival come Folkest, a reggere un palco di fronte a centinaia di spettatori. È tempo di riunire i giurati in “conclave” per emettere una sentenza che, considerando l’estrema diversità delle tre proposte, ognuna con diversi titoli di merito, si preannuncia combattuta. Ricordiamo: il primo classificato oltre a suonare a Folkest, ha occasione di partecipare ad una ul- 66 53/2016 teriore selezione per suonare sul palco principale di Udine, spalla di una star di livello internazionale, con gran pubblicità di media e grossa platea di pubblico; il secondo classificato suona semplicemente ad una data in Friuli, il terzo è eliminato. Per il primo posto vince all’unanimità Coffee, per il secondo posto iniziano i problemi: siamo quattro giurati e i voti si dividono tra gli altri due ensemble... lo spareggio, piut- tosto lungo e laborioso, indica gli Arbitri Elegantiae. Finalmente si torna in sala per annunciare al pubblico il verdetto finale, con comprensibile gioia dei vincitori e lodevole trattenuto sconforto della pur brava Alessia Arena: le facciamo gli auguri consapevoli che non le mancheranno altre occasioni per emergere. La seconda serata offre il “piatto forte” del festival: i De Calamus, presentati da Salvatore Esposito, e a seguire Alberi Sonori, presentati da Aldo Coppola Neri. Due formazioni solide, attente alla tradizione, oserei dire intrise di tradizione, di talento puro nell’espressività unito ad una innegabile maestria nel suonare una quantità di strumenti. Dei “De Calamus” e dell’associazione cui fanno parte, abbiamo ampiamente parlato recentemente su Lineatrad, mentre per gli “Alberi Sonori”, rappresentano per me una lietissima sorpresa. Presentano nell’occasione il loro secondo album, freschissimo di stampa: Mondi Stropicciati, di cui faccio recensione a parte. Tutto il resto è lavoro: pernottare in un ex convento può servire a ritrovare l’equilibrio spirituale ma anche (come ho fatto io) a passare la notte a sbobinare i filmati sul portatile... così come la durata del viaggio può servire a scrivere, relazionare via wi-fi, e infine crollare in un sonno ristoratore prima dell’arrivo, perchè dopo sarà una settimana in cui il riposo è quasi bandito. L’ultima serata, che non siamo riusciti a seguire, sabato 10 dicembre, si sono esibiti Donatello Pisanello in Sospiri e Battiti (organetto solo) e l’Orchestrabottoni. Il comunicato stampa così recita: Donatello Pisanello è poli-strumentista, ricercatore di tradizione popolare salentina e compositore di colonne sonore condivide tuttora la sua esperienza artistica e musicale con Officina Zoè. Come solista si dedica costantemente alla ricerca e alla sperimentazione musicale, è conosciuto e apprezzato per il contributo dato alla riscoperta dell’organetto nel Salento e per aver creato uno stile personale basato sulla tradizione popolare aperta alla musica moderna e contemporanea. Infine ha suonato l’Orchestrabottoni, nata dall’evoluzione della Piccola Orchestra La Viola e dall’incontro di musicisti delle province di Roma, Frosinone, Latina e Napoli. l’Orchestrabottoni, formazione di Cronaca Due momenti dell’esibizione di De Calamus ispirazione popolare con influenze mediterranee, è considerata uno dei gruppi più innovativi nel panorama della world-music italiana. Attiva dal 1994, l’ensemble filtra, attraverso l’originale suono che da anni la identifica, il suo lavoro di ricerca e si fa protagonista di una contaminazione continua. Le armonie e le melodie polifoniche della numerosa sezione di organetti sono sorrette da un inedito organetto basso (bassoon) e il collante ritmico tenuto dalla batteria percussiva, insieme al timbro “teatrale” della voce di Antonella Costanzo e ai fraseggi del solista Alessandro D’Alessandro sono l’espressione di questa particolare sperimentazione. Dobbiamo ripeterlo? Siamo stati bene, molto bene; Arezzo è una città incantevole e questo festival, amato dalla popolazione, ne è la ciliegina, risplende insieme alle migliaia di luci natalizie, incastonata com’è in un centro storico tra i più belli del mondo. Auguriamo lunga vita a loro perchè sentiamo che di loro ce n’è veramente bisogno, il popolo della musica folk non ne può fare a meno. ❖ 53/2016 7 7 Cronaca FESTIVAL CORNOUAILLE 19-24 LUGLIO 2016 A QUIMPER Novantatreesima edizione del Festival dalle profonde radici nella cultura e nella musica bretone di Giustino Soldano e Muriel Le Ny (foto © Giustino Soldano) N ovantatré anni e non li dimostra. È passato quasi un secolo dalla prima edizione di questo Festival, che vide la luce a Quimper nel 1923 col nome di “Fête des Reines” e ancora una volta è riuscito a mantenere la sua formula di festival urbano, molto gradita al pubblico, con una partecipazione di circa duecentomila visitatori nei se i giorni di programmazione. Anche quest’anno, infatti, le attese non sono state deluse: parecchi concerti hanno segnato il tutto esaurito già alcuni giorni prima dell’inizio del Festival. Inoltre i vari spazi per i concerti serali all’aperto sono stati parecchio frequentati da gente appassionata di danze bretoni o di musica rock, fino alle due di notte. Le vie di Quimper poi, sono state sempre affollate grazie anche a un tempo meraviglioso, soleggiato di giorno e mite la sera, a dispetto degli stereotipi che dipingono la Bretagna come regione piovosa. È stata anche un’occasione per rivedere alcuni amici italiani appassionati di questo Festival e di incontrarne di nuovi. Igor Gardes, direttore artistico del Festival, anche per questa edizione ha utilizzato una formula tradizionale e territoriale del Cornouaille, invitando soprattutto artisti bretoni o residenti in Bretagna. Ha però anche aperto le porte a vari tipi di musica moderna, folk, rock, pop, sperimentale e ad altri orizzonti esterni alla Bretagna, proponendo gruppi come i Doolin di Tolosa o artisti come Gabriela del Quebec, Jo Van Bouwel del Belgio, Diana Saliceti della Corsica, Gaël Sieffert dell’Alsazia, Philippe De Ezcurra dei Paesi Baschi, Coralie Nazabal Dall’alto al basso e da sx a dx Michel Kerveillant, Julien Tymen, Gwylan Meneghin, Kentin Juillard, Thibault Niobe 88 53/2016 dell’Occitania e altri ancora. Ha inoltre concesso numerosi spazi a gruppi emergenti per promuovere la loro musica. Oltre ai luoghi tradizionali in cui da anni si tengono i vari spettacoli, come il Théâtre de Cornouaille, l’Espace Pierre Jakez Hélias, l’Espace Saint-Corentin, tutti nei pressi della Cattedrale e il Village Gradlon, ai piedi del Frugy, la collina che domina la città, è stato aggiunto quest’anno un nuovo sito, il Novomax, in cui ci sono studi di registrazione e una sala concerti con circa trecento posti, che si trova vicino allo storico Théâtre Max Jacob. Cronaca Colline Hill Questi i principali artisti annunciati in cartellone: Al Théâtre de Cornouaille con prezzi variabili da 23 a 30 Euro Ronan Le Bars, Bagad Cap Caval, Gabriella, Alan Stivell e lo spettacolo di danze tradizionali “Kement Tu”. Al Novomax biglietti a 12 Euro Lina Bellard, Marie-Aline Lagadic e Klervi Rivière, Sylvain Girault, Dañs er Jeko e gli Ars’ys. All’Espace Pierre Jakez Hélias biglietti a 12 Euro Colline Hill, i Dremmwel, i Doolin, i Red Cardell e il trio EDF. Numerosi come sempre sono stati gli spettacoli gratuiti: All’Espace Saint-Corentin: i concerti di mezzogiorno; alle ore 19 quelli denominati “Apéro St-CO” e, per finire, dalle ore 22 in poi, le fest-noz dedicate alle danze bretoni. Gli spettacoli al Village Gradlon, a mezzogiorno quelli con i gruppi corali di canti marinai e, dalle ore 22:30, i concerti soprannominati “Les rendez-vous du Frugy”. Parecchi sono stati anche gli spettacoli di strada, le animazioni per grandi e bambini e le dimostrazioni di cucina tradizionale. È stato impossibile, da parte nostra, vedere interamente tutti gli spettacoli, soprattutto quelli serali, data la loro contemporaneità. Come in altre occasioni abbiamo quindi seguito parzialmente i vari concerti, per avere un’idea ed esprimere un giudizio su quanto visto. Queste le nostre impressioni. Martedì 19 luglio La prima esibizione alla quale abbiamo assistito è stata alle ore 19 all’Espace Saint-Corentin con il Tymen Kerveillant Quintet, gruppo formato da cinque giovani musicisti, tutti di altissimo livello: Michel Kerveillant al biniou e Julien Tymen alla bombarda, vincitori per tre anni consecutivi dal 2013 al 2015 dei Campionati Bretoni di suonatori in coppia; Gwylan Meneghin al basso; Thibault (Tibo) Niob è al bouzouki e Kentin Juillard alle percussioni. È stato un concerto molto bello, con tutti i musicisti ben affiatati tra loro e che hanno suonato con parecchia energia e brio brani a ballo tipici delle fest-noz. La sera alle 21 all’Espace Pierre Jakez Hélias abbiamo visto una parte del concerto con Colline Hill, una cantante di origini bretoni, nata a Plumelec, attualmente residente in Belgio. L’avevamo già apprezzata al Festival Interceltique nel 2013, per cui ci tenevamo a rivederla. Nello spettacolo ha proposto brani tratti dal suo ultimo album“Skimmed”, uscito a fine 2015 e grazie al quale ha vinto il “Grand Prix du disque” del giornale Le Télégramme. La cantante era accompagnata da musicisti di valore: Chris Cerri alla chitarra e tastiere; Ben Devlieghere alle percussioni; Anthony Marcon al basso e Benoît Gaudiche alla tromba. La musica è stata molto piacevole e orecchiabile, sul genere folk americano, con qualche influenza rock e blues. Abbiamo proseguito col concerto al Théâtre de Cornouaille con Ronan Le Bars, virtuoso suonatore di uillean-pipes e del suo gruppo di Ronan Le Bars 53/2016 9 9 Cronaca musicisti molto noti sulle scene bretoni: Nicolas Quemener alla chitarra; Pierre Stephan al violino; Pierrick Tardivel al contrabbasso; Aymeric Le Martelot alle tastiere e Sylvain Barou ai flauti. Tra i vari brani sono stati suonati anche quelli appartenenti all’ultimo album di Ronan: “An erc’h kentañ – The first snow”. Durante lo spettacolo è salito sul palco Dan Ar Braz, che ha suonato, visibilmente emozionato, a fianco di Ronan. Moltissimi sono stati gli applausi del pubblico. Mercoledì 20 luglio Al Novomax alle 21, spettacolo con Marie-Aline Lagadic e Klervi Rivière, un duo formato da madre e figlia, appartenenti a una famiglia di cantanti e musicisti bretoni, che hanno tramandato soprattutto per linea materna vecchi brani tradizionali. È stata per noi anche l’occasione di vedere per la prima volta il Novomax, una struttura moderna, Marie-Aline Lagadic Il gruppo dei Dremmwel da sx René Marchand, Dominique Le Guichaoua, Rob Gibson. Daniel Cadiou 1010 53/2016 Klervi Rivière Cronaca Da sx Ronan Pinc e Morwenn Le Normand Gli Aroze. Dall’alto al basso Antoine Rozé e Andrey Fedosov a dire il vero un po’ impersonale e fredda, con prevalenza del colore nero degli arredamenti, ma con le file dei sedili della platea molto vicine al palco, quasi come in un cabaret. Fortunatamente ci hanno pensato a scaldare l’ambiente, le due cantanti con la loro verve. Accompagnate da Alain Trévarin alla fisarmonica; Yvonnig Penven alla chitarra e Kevin Ruellan al sassofono e al clarinetto, hanno alternato danze tradizionali cantate nel modo kan ha diskan, con canzoni risalenti al periodo tra le due guerre, valzer e altre danze, ricreando, anche come abbigliamento utilizzato, l’atmosfera degli anni “30. I brani sono stati tratti dal loro album “Tout le monde sur le Pont!” In seguito siamo andati all’Espace Pierre Jakez Hélias per ve- Jo van Bouwel dere il concerto dei Dremmwel, che hanno festeggiato quest’anno i loro trent’anni di carriera. Il gruppo, originario di Quimper, è formato da Dominique La Guichaoua, uno dei fondatori del gruppo, al biniou, organetto e low whistle; René Mar- chand alla bombarda; Daniel Cadiou alla chitarra; Marin Lhopiteau all’arpa celtica; Marie Coince al contrabbasso e Fabrice Carré alla batteria. Durante il loro concerto sono stati invitati: Ismael Ledesma, arpista paraguaiano; Marco Cam- Da sx Yann Fanch Kemener, Heikki Bourgault, Erwann Tobie 53/2016 11 11 Cronaca Jañlug er Mouel del gruppo Dañs er Jeko pana, cantante corso; Rob Gibson, chitarrista scozzese; René Goaer, sassofonista e pianista: Patrice Marzin chitarrista che avevamo già visto l’anno scorso a fianco della cantante Gwennyn. Il concerto è stato molto elettrizzante e tutti i musicisti hanno pro- digato parecchia energia coinvolgendo tutta la platea. Parecchio apprezzata è stata anche l’esibizione come solista di Ismael Ledesma all’arpa. Verso la fine del concerto è salita sul palco la cantante Louise Ebrel, un’istituzione nella cultura e nella musica bretone. Energia da vendere anche per lo spettacolo degli Aroze che abbiamo visto più tardi al Village Gradlon poco prima di mezzanotte. È stato uno show all’insegna del techno estremo, con luci ed effetti speciali a profusione, capitanato da un indiavolato Antoine Rozé al violino che ha suonato diversi brani di stile irlandese. Suo complice in scena Andrey Fedosov, al comando del mixer e del programmatore mediante il quale ha proiettato sullo sfondo del palco dei video in sincronia con la musica. Entrambi gli artisti vestivano delle maschere fosforescenti che hanno contribuito a rendere fantasmagorico lo spettacolo. La serata è finita più tardi all’Espace Saint-Corentin con l’esibizione di Yann Fanch Kemener, famoso cantante bretone, in trio con Heikki Bourgault alla chitarra ed Erwann Tobie all’organetto che hanno fatto danzare i presenti fino alle due della notte. Il gruppo dei Doolin 1212 53/2016 Giovedì 21 luglio Giornata intensa. I nostri tour musicali sono iniziati a mezzogiorno all’Espace Saint-Corentin con lo spettacolo “Vañjet‘vo MariLouiz”del duo Morwenn Le Normand, voce e Ronan Pinc al violino e al violoncello, nel quale hanno raccontato musicalmente la vita e le peripezie di una ragazza bretone dallo spirito ribelle: Mari-Louiz. Spettacolo gradevole in cui il duo ha alternato canzoni spiritose e brani a ballo che hanno fatto danzare il pubblico. Nel medesimo posto, alle 19, abbiamo visto il concerto della cantante e arpista belga Jo van Bouwel, accompagnata dalle cantanti Karine Saint Louis Augustin e Suzon Tempéreau, dal chitarrista Tangi Boulic e dall’organettista Erwan Tanguy. Il quintetto ha proposto brani di vari stili dall’irlandese al bretone, passando per il jazz e le danze tradizionali. Ci è molto piaciuta Jo, sia all’arpa sia al canto, sia come solista sia in trio con Karine e Suzon, quando hanno cantato qualche brano “a cappella” con un’interpretazione degna delle migliori polifoniche. Cronaca La serata è iniziata alle 21 al Novomax col concerto del gruppo Dañs er Jeko, formato dal cantante Jañlug er Mouel, dal chitarrista Tibo Niobé, dal bassista Gwylan Meneghin e dal percussionista Marcelo Costa. Il quartetto ha entusiasmato il pubblico con una musica dai toni molto caldi, tra cui alcuni con ritmi caraibici ricordanti la samba, ma cantati in lingua bretone. La loro è stata un’esibizione abbastanza insolita nel panorama bretone, complici strumenti etnici come sanzas e pandeiro suonati da Jañlug, le origini brasiliane del percussionista e le escursioni nel jazz dei chitarristi. Sicuramente una bella e riuscita miscela di artisti, che tra l’altro avevamo già visto in altre occasioni e in contesti diversi, come Jañlug che canta anche in trio brani del repertorio delle danze bretoni e Tibo e Gwylan che suonano anche brani tradizionali nel Tymen Kerveillant Quintet. Musica d’altro genere quella che abbiamo ascoltato più tardi all’Espace Pierre Jakez Hélias dove si è esibito il gruppo dei Doolin. Originari di Tolosa, i Doolin propongono da una decina d’anni musica irlan- Gli Amieva. Dall’alto al basso e da sx a dx Clara Diez Márquez,Yann Le Nay, Fañch Loric, Erwan Ganier Sylvère Morisson del gruppo dei Tanaw dese. Li avevamo conosciuti nel 2013 a Lorient in occasione di una loro serie di concerti al cosiddetto Festival Off che si svolge, durante il Festival Interceltique, nei bar del centro città. Ci erano subito piaciuti per la capacità e la passione che utilizzano nel suonare e, in occasione di questo Cornouaille, hanno dimostrato ancora una volta la loro bravura entusiasmando oltre a noi il numeroso pubblico. Il gruppo è formato attualmente da Nicolas Besse alla chitarra, da suo fratello Wilfried all’organetto, dai fratelli Fournel: Jacob ai flauti irlandesi e Josselin al bodhrán, da Guilhem Cavaillé al violino e Sébastien Saunié al basso. Finale di serata al Village Gradlon dove si è esibito il gruppo dei Tanaw: dodici musicisti capitanati da Sylvère Morisson, cantante, chitarrista e tastierista originario di Lorient. Il concerto è stato molto interessante, con musica molto eterogenea: alcuni brani strumentali alternati ad altri cantati in inglese 53/2016 13 13 Cronaca I Red Cardell, da sx Jean Michel-Moal, Jean-Pierre Riou, Pierre Sangra I Groove Boys 1414 53/2016 Cronaca Da sx il sindaco di Quimper Ludovic Jolivet e il presidente del Festival Jean-Michel Le Viol e bretone; un sottile mix di stili differenti, che hanno spaziato dal folk irlandese al melodico, all’evocativo, con un abbozzato riferimento alla new age e qualche incursione nei ritmi mediorientali. L’esibizione dei Tanaw ha entusiasmato la platea, molto numerosa nonostante l’ora tarda e la concomitanza di altri spettacoli all’Espace Saint-Corentin. Venerdì 22 luglio La serata è iniziata alle 19 all’Espace Saint-Corentin col concerto degli Amieva, un quartetto composto da Clara Diez Márquez, cantante originaria di Amieva, piccolo paese asturiano che ha dato nome al gruppo e dai tre musicisti bretoni Yann Le Nay al violino, Fañch Loric all’organetto diatonico e Erwan Ganier alle percussioni. Conoscevamo già il gruppo avendo ascoltato più volte il loro EP che ci era molto piaciuto per le sonorità miste bretoni asturiane ben amalgamate tra loro e abbiamo approfittato dell’occasione per vederli dal vivo e la loro esibizione ha confermato le nostre impressioni positive. Alle 21 all’Espace Pierre Jakez Hélias il concerto molto atteso di uno dei più famosi gruppi bretoni, sulle scene dal 1992, i Red Cardell, con il ritorno, dopo una pausa di circa cinque anni, del fisarmonicista Jean-Michel Moal, cofondatore del gruppo insieme al chitarrista e cantante Jean-Pierre Riou. Quest’ultimo l’avevamo visto l’anno scorso al Cornouaille col gruppo The Celtic Social Club e volevamo rivederlo esibirsi con la sua formazione originale e ascoltare i brani del diciassettesimo e ultimo album “Un monde tout à l’envers”. Le nostre aspettative non sono state deluse; la voce graffiante e l’energia incontenibile di Jean-Pierre Riou, accompagnate dalla bravura di Jean Michel-Moal e dagli altri musicisti: il polistrumentista Pierre Sangra e il percussionista Hibu Corbel, ci hanno molto entusiasmato. La presenza poi sul palco degli invitati Dan Ar Braz e Dave Pegg, bassista dei Fairport Convention, ha mandato in visibilio il numeroso pubblico. Dopo il concerto ci siamo recati al Village Gradlon a vedere l’esibizione dei Groove Boys, un gruppo originario di Brest, composto da quindici elementi, che hanno suonato cornamuse, bombarde, trombe, sassofoni e altri vari strumenti. I musicisti, vestiti in modo stravagante e un po’ clownesco, hanno proposto in modo allegorico, Costumi tradizionali bretoni 53/2016 15 15 Cronaca Hervé Lesvenan degli Ars’ys Loïc Bléjean degli Ars’ys Armel an Héjer degli Ars’ys Ronan Baudry degli Ars’ys 1616 53/2016 alcuni brani musicali francesi che hanno avuto successo negli anni ottanta e alcune colonne sonore tratte da serie televisive. È stata un’esibizione abbastanza insolita, kitsch quanto basta, comunque energica e coloratissima, che ha in ogni modo conquistato la platea. Sabato 23 luglio Verso le 11, nel Salone del Municipio di Quimper, abbiamo assistito alla tradizionale presentazione delle candidate all’elezione della “Reine de Cornouaille”, preceduta dai discorsi del sindaco Ludovic Jolivet e dal presidente del Festi- val Jean-Michel Le Viol, che hanno presentato un sunto del Festival in corso e illustrato le proposte per quello futuro. È stata un’ottima occasione per conoscere da vicino le pretendenti al titolo di regina e poter vedere nei particolari i costumi tradizionali che indossavano sia le “damigelle” sia i loro cavalieri. Inizio di serata alle 21 al Novomax col concerto “Bro-oadow” degli Ars’ys, gruppo diretto da Hervé Lesvenan, compositore e pianista, al cui fianco si sono esibiti Loïc Bléjean alla cornamusa irlandese: “ uillean pipe”, Ronan Baudry al Cronaca Il trio EDF da sx Gerard Delahaye, Patrick Ewen, Melaine Favennec sassofono e il cantante Armel an Héjer, che conoscevamo già come membro di altre formazioni bretoni. Avevamo visto gli Ars’ys, per la prima volta alcuni anni fa al Festival Interceltique di Lorient, quando Alcuni momenti del Défilé en Fête nel gruppo c’era Marta Gliozzi, organista originaria di Torino ma residente in Bretagna e avevamo apprezzato la loro musica. Eravamo quindi curiosi di rivedere gli Ars’ys nella nuova formazione e ascoltare dal vivo i brani dell’ultimo album Bro-oadow. L’esibizione è stata interessante, con sonorità e stili tra il jazz e l’intimista, che hanno ben reso l’intento del compositore di far viaggiare gli spettatori in luoghi remoti e diversi tra loro. Abbiamo prestato particolare attenzione al brano “Cinque Terre” poiché riferente a luoghi a noi conosciuti. Veramente bravi sono stati i musicisti; perfette come sempre l’interpretazione pianistica di Hervé Lesvenan e la voce di Armel an Héjer, con la sua timbrica caratteristica e unica nel panorama dei cantanti bretoni da noi conosciuti. In seguito abbiamo assistito, all’Espace Pierre Jakez Hélias, allo spettacolo del trio EDF, composto dai polistrumentisti bretoni, ultrasessantenni, Patrick Ewen, Gerard Delahaye e Melaine Favennec, che hanno scelto le iniziali dei loro cognomi E D F per attribuire il nome al loro gruppo, forse giocando 53/2016 17 17 Cronaca Alcuni momenti del Défilé en Fête Alcune candidate all’elezione della Reine de Cornouaille 1818 53/2016 sull’equivoco che EDF è anche la sigla di una nota Compagnia Energetica francese. La loro musica è sempre stata molto allegra, fisica e trascinante e, anche in quest’occasione non si sono smentiti. I testi delle loro canzoni prevalentemente in francese, ma alcuni anche in bretone e in inglese, raccontano in modo spiritoso, allegorico, sarcastico e, a volte anche critico, storie vissute da loro o fatti di cronaca; i ritmi variano dal rock al folk statunitense, con sapiente utilizzo del banjo e dell’armonica, ma sfociano spesso nel tradizionale bretone e celtico. Lo spettacolo è molto piaciuto sia a noi sia al numeroso pubblico, composto, da quanto ab- Cronaca Al centro Nolwenn Peuron, Reine de Cornouaille 2016; a sx Clara Guillemot a dx Floriane Boulc’h damigelle d’onore biamo appurato, a fine concerto, da parecchi fan. Domenica 24 luglio Giornata conclusiva del Festival, denominata tradizionalmente “Kemper en Fête” e caratterizzata principalmente da tre momenti: il “Défilé en Fête”: la sfilata per le vie Un momento del Triomphe des Sonneurs della città, dalle 10:30 alle 13, dei musicisti e dei ballerini in costume, membri rispettivamente delle bagadoù e dei circoli di danza appartenenti prevalentemente alla Cornouaille; alle 18:30 il momento tanto atteso della proclamazione della “Reine de Cornouaille”, che come abbiamo detto in altre occasioni è una miss che, oltre alla propria avvenenza deve dare prova di conoscenza dei costumi e della cultura della Cornouaille, presentando una tesi in merito; a seguire, verso le 19, il “Triomphe des Sonneurs”, in cui una parte dei musicisti e dei ballerini convergono insieme alla Reine e le sue damigelle al Village Gradlon, per esibirsi alla “Danse des 1000”, una danza collettiva che ha coinvolto anche il pubblico. Regina di quest’anno è stata eletta la ventenne Nolwenn Peuron, che fa parte del “Cercle Brug Ar Menez” di Spézet, cittadina del Finistère, nota anche per essere sede storica della Coop Breizh, casa editrice e discografica bretone, conosciuta in tutto il mondo. Nolwenn, studentessa universitaria in Economia, aveva presentato una tesi sulla vita e le opere delle sorelle Goadec, famose cantanti del passato, fautrici della tradizione orale delle canzoni bretoni. La giornata è poi andata avanti con numerosi spettacoli fino alle due di notte, tra cui le classiche fest-noz all’Espace Saint-Corentin e i concerti al Village Gradlon dei Soldat Louis, storico gruppo rock bretone e di Miss Blue, alias Bleunienn Jegou-Louarn, molto amata dai giovanissimi, che ha inventato il remix tra la musica tradizionale bretone e il funk, il dubstep, l’hiphop e altri generi moderni. In conclusione, è stato un Festival ben riuscito, al quale abbiamo partecipato con molto piacere e che ricorderemo ancora a lungo. Non ci resta quindi che attendere la prossima edizione del Cornouaille, prevista dal 18 al 23 luglio 2017, sempre a Quimper, e invitare i lettori a partecipare al prossimo Festival, certi che ne rimarranno incantati. ❖ Si ringraziano: Igor Gardes, Direttore del Festival e Claude Pengam ed Hervé Hugo, dell’équipe Relations presse du Festival Cornouaille, per la loro disponibilità e per le informazioni forniteci. 53/2016 19 19 Eventi LA RASSEGNA DELLA PASQUELLA Il 6 gennaio a Montecarotto (AN) la trentatreesima rassegna nazionale della “pasquella”, la prima e più importante del genere nelle Marche Comunicato Stampa L a Rassegna della Pasquella, questa ormai “storica” manifestazione fondata sul recupero e sulla rivitalizzazione di una delle testimonianze vive della nostra comune cultura popolare, legata ai rituali di questua del solstizio d’inverno ed alle sue forme di propiziazione legate a credenze pre-cristiane ed antichi riti di fertilità, fortemente voluta dall’Amministrazione Comunale di Montecarotto, e curata dal Centro Tradizioni Popolari e dal Gruppo “La Macina” ,con la collaborazione , della locale Pro-Loco, e della Protezione Civile Comunale, con l’alto patrocinio della Regione Marche e della Provincia di Ancona, arrivata alla trentatresima edizione si svolgerà, venerdì 6 Gennaio 2017 (Giorno dell’Epifania), con il seguente tradizionale Programma. Nel corso dell’intera mattinata, gruppi di autentici portatori della tradizione, provenienti da tutte le Marche e da altre regioni italiane, arriveranno sin dalle otto del mattino, accolti e “presi in carico” da altrettanti accompagnatori locali e da loro “presentati” casa par casa, in tutte le zone della campagna e del paese di Montecarotto, dove porteranno, alla maniera di una volta, secondo l’antico rito, il canto augurale della Pasquella. La gente, come al solito, accoglierà con simpatia tutti i Gruppi, “ripagandoli” con generose offerte di denaro e soprattutto con abbondanti libagioni. Così per tutta la mattinata, Montecarotto, sarà letteralmente inondato di musiche, di canti e di suoni, che renderanno ancora più magica e surreale, questa incredibile festa popolare di inizio anno. Dopo la questua del mattino, i Gruppi presenti alla Rassegna, si ritroveranno in Piazza del Teatro, dove da mezzogiorno e trenta all’una (prima del pranzo comunitario di ringraziamento offerto a tutti gli “artisti” popolari e ai loro collabo- 2020 53/2016 ratori, dall’Amministrazione Comunale) daranno vita al solito, spontaneo, gioioso “concerto popolare”, per la gioia di tutti i presenti. Nel pomeriggio, dalle ore 15,30, nel Teatro Comunale, Gastone Pietrucci, coordinato da Giorgio Cellinese e Paola Ricci, presenterà: “La Pasquella a teatro” Rassegna di canti e danze della tradizione popolare) con la presenza e l’esibizione di tutti i Gruppi presenti alla Rassegna. Coordinamento: Giorgio Cellinese, Paola Ricci e Filippo Paolasini. Cura e presentazione: Gastone Pietrucci. rapporti sociali e culturali condivisi. Un paese in musica, ricco di interessi e di suggestioni, che ogni anno coinvolge sempre più il pubblico, in una festa popolare, che per la “libertà” e la spontaneità con cui viene vissuta, si distingue nettamente dall’attuale sconfortante panorama di falsificazione e di massificazione operate sulla cultura tradizionale e sulla civiltà popolare. La foto del manifesto ufficiale di quest’anno: è opera di Iorio Sebastianelli, Il sorriso dell’anno nuovo, uno scatto della Pasquella di Montecarotto, 2015. ❖ Ingresso libero sino ad esaurimento dei posti. All’uscita dei Gruppi dal Teatro (dalle ore 16,00, sino alle ore 20,00), ci sarà l’Esibizione estemporanea dei gruppi popolari tra la gente, in piena libertà, riscaldati da caldarroste e “vin-brulè”. Questo momento comunitario e “libero” dei pasquellari darà modo al pubblico di poterli ascoltare nelle condizioni ideali, dal vivo, senza l’ausilio di nessuna amplificazione, in un’atmosfera molto serena, divertente e coinvolgente di festa e di musica di strada. Attualmente, grazie a questa Rassegna ed al lavoro continuo e costante di Gastone Pietrucci e de La Macina sul territorio, assistiamo da alcuni anni, ad una nuova “rinascenza” del fenomeno ed al crescere e proliferare inevitabile, di iniziative, più o meno spontanee, per lo più imitative, più o meno valide, ma comunque attestante un certo interesse o perlomeno curiosità per il fenomeno. Quindi davvero importante e meritoria questa Rassegna della Pasquella di Montecarotto, perché fa rivivere una tradizione, che altrimenti la civiltà tecnologica rischia di far dimenticare per sempre. Ma l’annuale appuntamento di Montecarotto è anche un modo per ritrovarsi e rinnovare, anno dopo anno, legami di PROGRAMMA ANALITICO DELLA “PASQUELLA” 2017 (Montecarotto, venerdì 6 gennaio 2017) VENERDI’’ 6 GENNAIO Mattino: Ore 8,00 - Riunione dei Gruppi partecipanti in Piazza del Teatro Ore 8,30-12,00 - Il canto rituale di questua viene portato casa per casa, in tutte le contrade del Comune e dei paesi vicini. Ore 12,00-12,30 - Concerto spontaneo e comunitario dei Gruppi in Piazza del Teatro Ore 13,00 - Colazione di saluto e di ringraziamento offerta a tutti i cantori e suonatori Popolari ed ai collaboratori della “Pasquella” dall’Amministrazione Comunale Pomeriggio: Ore 15, 30 - Teatro Comunale “LA PASQUELLA A TEATRO” Rassegna di canti e danze della tradizione popolare con il coordinamento di Giorgio Cellinese, Paola Ricci e Filippo Paolasini. Cura e e presentazione di Gastone Pietrucci Ingresso Libero sino ad esaurimento dei posti Ore 16,00-20,00- Piazza del Teatro – In uscita dal Teatro, a conclusione della Rassegna: Esibizione estemporanea dei Gruppi tra la gente in piena libertà riscaldati da caldarroste vin brulè. Per informazioni: LA MACINA Telef. e Fax.: 0731-4263 e-mail: [email protected] Eventi 53/2016 21 21 Eventi 7° FESTIVAL SPELLO SPLENDENS Gli antichi suoni della musica in festa 4-7 Gennaio 2017 Centro Studi Europeo di Musica Medievale “Adolfo Broegg” Associazione Musicale Micrologus Comune di Spello - Assessorato alla Cultura Comunicato Stampa I l Festival “spello splendens” vi invita a riscoprire la bellezza di particolari musiche, poco conosciute ma importanti per la festa del Natale, attraverso concerti di musica Medievale e Tradizionale. Inoltre, si intende valorizzare le sonorità di antichi strumenti, una volta ben conosciuti, e che sono oggi considerati “minori”: parliamo di zampogne, ciaramelle e cornamuse, che durante il Natale hanno svolto un importante ruolo nell’annunciare il Rito e la Festa, insieme a tanti altri strumenti musicali che oggi si stanno riscoprendo. In questa Settima Edizione si intende porre attenzione alla musica del territorio di Amatrice, particolare zona del centro Italia che ha vissuto di nuovo il tragico evento del terremoto. Non tutti sanno che questa zona ha conservato un’antica zampogna, chiamata ciaramelle, capace di riportarci alla musica strumentale tra le più arcaiche della nostra Penisola. Con le ciaramelle, il tamburello e la danza del saltarello si passerà insieme la giornata di sabato 7 gennaio e, per comprendere meglio il tutto, ci sarà una conferenza e la presentazione di un libro su queste tradizioni. Sempre dalla zona di Amatrice verranno due eccezionali poeti a braccio, ovvero improvvisatori di ottava rima, la forma poetica più alta e antica che ci sia rimasta con musica: il canto degli antichi aedi! Non mancano i concerti con i migliori solisti e gruppi italiani che utilizzano in special modo zampogne e cornamuse, insieme ad altri momenti come masterclass, stage di 2222 53/2016 danza, presentazione di CD e libri. E poi c’è “Zampogne e Lenticchie”, la passeggiata musicale con raduno libero dei musicisti, che rinnova la tradizione dell’offerta propiziatoria del cibo, grazie alla collaborazione dei ristoratori del centro storico di Spello: con la sempre gradita partecipazione del cantautore Piero Brega e della polistrumentista Oretta Orengo ed altri ospiti a sorpresa. In questo periodo di crisi, economica ma anche sociale e di valori, con conseguente smarrimento culturale, il nostro Festival cerca di salvaguardare e promuovere una parte preziosa, troppo spesso bistrattata, della nostra storia, andando contro la moderna tendenza “spettacolare” del quotidiano uso della cultura musicale. I concerti si terranno principalmente nella Sala dell’Editto dell’Antico Palazzo Comunale e le altre iniziative nell’ Auditorium del Centro Studi “Adolfo Broegg”. I musicisti, nei loro concerti, ci presenteranno le caratteristiche dei repertori e degli strumenti usati. I Direttori Artistici Goffredo Degli Esposti - Gabriele Russo “Spello Splendens” GLI ANTICHI SUONI DELLA MUSICA IN FESTA Mercoledì 4 gennaio Ore 21,15 - Sala dell’Editto, Palazzo Comunale CONCERTO: FIOR DI DOLCEZZA - Francesco Landini e l’Ars Nova fiorentina MICROLOGUS (musica medievale) Giovedì 5 gennaio ore 21,15 - Sala dell’Editto, Palazzo Comunale CONCERTO: U vérbe de Dìe - cantata sacra e profana per voce e strumenti popolari UARAGNAUN (musica tradizionale delle Murge) Venerdì 6 gennaio Ore 10,00-13,00/15,00-18,00 - Auditorium del Centro Studi “Adolfo Broegg” MASTERCLASS: LE CORNAMUSE E LE ZAMPOGNE ITALIANE STORICHE 1° GIORNO: cornamusa medievale, zampogna e sordellina rinascimentale. Docente: Goffredo Degli Esposti ore 21,15 - Sala dell’Editto, Palazzo Comunale CONCERTO: CONFINI, CONFLITTI & CONFETTI Alla ricerca delle diversità che uniscono VERBANUS TRIO (musica tradizionale con zampogna, ciaramella e corno delle alpi) Sabato 7 gennaio Ore 10,00-13,00 - Auditorium del Centro Studi “Adolfo Broegg” MASTERCLASS: LE ZAMPOGNE ITALIANE TRADIZIONALI E MODERNE 2° GIORNO: zampogna tradizionale, presentazione della zampogna elettronica; la costruzione della ance di plastica per ciaramella. Docenti: Ilario Garbani Marcantini, Carlo Bava e Goffredo Degli Esposti Ore 11,00-13,00 - Sala dell’Editto, Palazzo Comunale STAGE DI DANZA: LA SALTARELLA DI AMATRICE con Franco Moriconi Ore 15,00/16,30 - Auditorium del Centro Studi “Adolfo Broegg” CONFERENZA/PRESENTAZIONE LIBRO: LA SPOSA LAMENTAVA E L’AMATRICE (libro-CD) Incontro con gli autori, Giancarlo Palombini e Piero Arcangeli; a seguire CONCERTO: LE CIARAMELLE E I POETI DELL’OTTAVA RIMA DI AMATRICE Ore 17,00-20,00 - per le strade di Spello PASSEGGIATA: “ZAMPOGNE & LENTICCHIE” Passeggiata musicale-culinaria per il centro storico, con raduno libero dei musicisti e degustazione dei piatti offerti dai ristoratori della città. Partenza da Piazza della Repubblica alle ore 17,00. ore 21,15 - Sala dell’Editto, Palazzo Comunale CONCERTO: CANTATA DI NATALE LAMORIVOSTRI (musica tradizionale del Natale del centro-Sud Italia) I CONCERTI Mercoledì 4 gennaio Ore 21,15 - Sala dell’Editto FIOR DI DOLCEZZA - Francesco Landini e l’Ars Nova fiorentina MICROLOGUS (musica medievale) Patrizia Bovi - canto, arpa, tamburello, buccina Goffredo Degli Esposti - flauto dritto, flauto bicalamo, cornamusa Gabriele Russo - viola, ribeca, buccina Simone Sorini - canto, liuto, cimbali Enea Sorini - canto, tamburello, naccharoni FIOR DI DOLCEZZA - Francesco Landini e l’Ars Nova fiorentina (XIV secolo) Il fiorentino Francesco Landini (1325-1397) è stato il più famoso e prolifico compositore dell’Ars Nova italiana; di lui ci sono rimaste 140 ballate, 12 madrigali, una caccia e un virelai. Landini trascorse la maggior parte della vita a Firenze dove, se pur legato all’ambiente religioso come organista e cappellano nella chiesa di San Lorenzo, ricevette e praticò l’arte musicale non disgiunta da un’educazione umanistica ampia ed eclettica. In questo concerto si va alla scoperta delle sue bellissime polifonie a 2 e 3 voci, tra stile italiano e francese, insieme a varie musiche strumentali. MICROLOGUS (Umbria) Fondato nel 1984, è uno dei gruppi più importanti al mondo per la musica medievale, con numerose collaborazioni con il teatro, il cinema e la danza. Ha registrato 28 CD (alcuni premiati con importanti riconoscimenti internazionali) ed è attivo con concerti in tutta Europa e Americhe. Giovedì 5 gennaio ore 21,15 - Sala dell’Editto U vérbe de Dìe - cantata sacra e profana per voce e strumenti popolari UARAGNAUN (musica tradizionale delle Murge) Maria Moramarco - voce e chitarra Luigi Bolognese - chitarra, mandoloncello Silvio Teot - percussioni, voce Michele Bolognese - mandolino, percussioni Nanni Teot - flicorno, tromba U vérbe de Dìe - cantata sacra e profana per voce e strumenti popolari Un concerto di canti sacri e liturgici della tradizione popolare pugliese e, più in generale, dell’Italia Meridionale, insieme alla musica profana delle Murge (dal loro ultimo CD, Primitivo). Un viaggio suggestivo attraverso “il canto dello spirito”: pastorali, liriche devozionali, canti liturgici, preghiere arcaiche e litanie ancestrali. Maria Moramarco, pur tenendo fede alle sue scrupolose ricerche filologiche, riesce a raggiungere livelli di comunicazione col pubblico di grande fascinazione spirituale grazie alla sua particolare maniera di “cantare la voce”. Al resto ci pensano i suoi musicisti e il singolare modo di “manipolare” la musica che contraddistingue gli Uaragniaun. UARAGNIAUN (Puglia) Uaragniaun è un progetto musicale per raccontare le ancestrali storie del popolo delle pietre, le miserie e le nobiltà dei “cafoni all’inferno”: uomini, bestie ed eroi della civiltà contadina pugliese. Maria Moramarco è il cuore del progetto; con il chitarrista Luigi Bolognese e il percussionista Silvio Teot il trio altamurano percorre dal 1978 un lungo percorso di rivisitazione di un immenso patrimonio di canti e musiche della tradizione immateriale. Repertori mai esplorati vengono alla luce e il “progetto Uaragniaun” si propone di rivitalizzare, attraverso una lettura critica, i canti inediti della musica popolare pugliese e, in particolare, della Murgia barese. Eventi Attraverso il recupero degli strumenti tradizionali, il gruppo elabora soluzioni musicali di grande respiro che valorizzano ulteriormente le straordinarie capacità vocali della Moramarco, una delle voci più originali del sud Italia. Venerdì 6 gennaio ore 21,15 - Sala dell’Editto CONFINI, CONFLITTI & CONFETTI - Alla ricerca delle diversità che uniscono VERBANUS TRIO (musica tradizionale con zampogna, ciaramella e corno delle alpi) Carlo Bava - ciaramella Ilario Garbani Marcantini - zampogna Andrea Passoni - corno delle Alpi con Maria Cristina Pasquali - narrazione CONFINI, CONFLITTI & CONFETTI - Alla ricerca delle diversità che uniscono Le montagne dividono o uniscono? La natura conosce confini? L'identità è un valore in evoluzione? L’identità si arricchisce attraverso l'incontro tra culture oppure è un alibi dietro il quale nascondersi per giustificare la chiusura in se stessi? Ripensare alle vicende di una terra di confine, ascoltare antiche melodie popolari, canti di emigrazione, lavoro e contrabbando può aiutare a costruire una comunità nuova? Narrazioni e testimonianze si alternano a musiche della tradizione popolare e d’autore. Confini, conflitti & confetti nasce con il desiderio di divertire il pubblico e, nello stesso tempo, invitarlo a voler leggere ed affrontare le trasformazioni in atto con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro… e far dialogare tra loro strumenti che abitualmente non si ascoltano insieme. VERBANUS TRIO (Piemonte/Lombardia/Canton Ticino) Andrea Passoni, diplomato in corno al Conservatorio Verdi di Milano nel 1987. Con AlpHorn Group ha partecipato a importanti festival e rassegne. E’ direttore di Bandalpina. Ilario Garbani Marcantini, con il gruppo Mea d’ora, ha salvato e rivitalizzato antichi canti e melodie del Canton Ticino. Costruisce zampogne, ciaramelle e l’antica piva ticinese. Carlo Bava si definisce medico e musico. Porta la sua ciaramella in giro per l’Europa e la costringe ad affrontare repertori inconsueti per un arcaico strumento pastorale. M.Cristina Pasquali lavora nel campo della formazione e divulgazione culturale e ambientale. Un breve saggio di Maria Cristina Pasquali, tratto dallo spettacolo, ha vinto la seconda edizione del premio letterario “Salviamo la montagna” di Toceno, Valle Vigezzo. Sabato 7 gennaio Ore 15,00 - Auditorium del Centro Studi “Adolfo Broegg” LE CIARAMELLE E I POETI DELL’OTTAVA RIMA DI AMATRICE Pietro De Acutis (poeta), Donato De Acutis (poeta), Andrea Delle Monache (ciaramelle), Alessio Di Fabio (ciaramelle), Franco Moriconi (tamburello) La musica per il rito del matrimonio nella zona di Amatrice (la Piagnereccia/Lamento della sposa, la Camminareccia e la Crellareccia/saltarella), i canti sulle ciaramelle e i poeti a braccio che improvvisano su temi proposti al momento dal pubblico. Un’emozionante incontro con un mondo arcaico che, ancora oggi, viene salvaguardato dal passaggio di generazione in generazione. Sabato 7 gennaio ore 21,15 - Sala dell’Editto CANTATA DI NATALE LAMORIVOSTRI (musica tradizionale del Natale del centro-Sud Italia) Lavinia Mancusi - voce, chitarra, violino, tamburelli Monica Neri - ciaramella, organetto, lira calabrese Rita Tumminia - voce, organetto, tamburelli ospite: Mauro Bassano - zampogne, chitarra battente, flauti CANTATA DI NATALE Concerto dedicato al repertorio di tradizione orale dei canti, novene e pastorali per il Natale. Sonorità di struggente bellezza che riportano al cuore e alla mente il senso della tradizione della natività. Il repertorio viene eseguito con strumenti della tradizione: ciaramella, zampogna, organetto e tamburello accompagnati dalla sonorità profonda del violino e della lira calabrese. I canti sono dedicati alle composizioni di Sant’Alfonso Maria De Liquori che compose la più famosa “Tu scendi dalle Stelle”. Un viaggio musicale nella tradizione che rivive nei canti della poesia popolare. LAMORIVOSTRI (Lazio) Lamorivostri, impegnato nella promozione del primo Lavoro discografico “Rosabella”, ha già avuto numerosi riconoscimenti (Premio Folkest, Premio Targhe Tenco sezione dialetto, Premio Andrea Parodi), tutte selezioni che hanno dato alle tre musiciste la possibilità di essere apprezzate all’interno del panorama folk e world. Provenienti da esperienze artistiche con musicisti di rilievo, Ambrogio Sparagna, Roberto Billi, Acquaragia Drom, Piero Pelù, Nando Citarella, Alessandro Mannarino, Tackadum Orchestra, Med Free Orchestra, svolgono con questo progetto attività artistica sia in Italia che all’estero. Mostra PERMANENTE di “Liuti e strumenti a corda dal Medioevo ai nostri giorni” (collezione Broegg) Luogo: Centro Studi “Adolfo Broegg” Apertura: 6 e 7 gennaio (Ore 10,00-13,00/15,0017,00) PARTECIPANO A “ZAMPOGNE & LENTICCHIE” Osteria Da Dadà, Caffè Cavour, Bar Bonci, Drinking Wine, Pasticceria Tullia, Ristorante Il Pinturicchio, Julia Ristoro, Antonini Prodotti Tipici, Ristorante il Buchetto TUTTI I CONCERTI SONO AD INGRESSO GRATUITO. Info e prenotazioni: 3488722314 Per lo STAGE e la MASTERCLASS sono necessari un’Iscrizione e una Quota di Partecipazione. Info e iscrizioni: 3488722315 e-mail [email protected] Centro Studi europeo di MuSiCa Medievale “Adolfo Broegg” presso: Chiesa di Santa Maria della Consolazione del Prato Via Fonte del Mastro II, Spello (Pg) www.centrostudiadolfobroegg.it 53/2016 23 23 Eventi 2424 53/2016 Argomenti Micrologus Uaragniaun Verbanus trio Le ciaramelle e i poeti dell’ottava rima di Amatrice Lamorivostri 53/2016 25 25 Interviste VINCENZO SPERA: PRESENTAZIONE-INTERVISTA “A UN METRO DAL PALCO” Il 4 dicembre alla Sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale, a Genova di Renato Tortarolo Renato Tortarolo: È un riconoscimento per tutte quelle persone che fanno un lavoro oscuro ma per noi importantissimo nel senso che quando sali su un palco il fatto che sotto a quel palco tutto sia tranquillo e tutto sia ben organizzato è un bellissimo punto di partenza. Non succede sempre, ma con Vincenzo Spera è sempre successo. Ho letto il libro per cui mi ha fatto molto piacere essere stato invitato ad essere qua... sono poco in confronto alle persone che lui ha citato nel suo libro, che ha conosciuto e con cui ha lavorato, per cui grazie, sono curioso di ascoltare alcune di queste storie raccontate dal suo protagonista. Dopo la notte, la vostra parola d’ordine è il sogno. Volevo sapere da Vincenzo Spera se è meglio realizzare un sogno o per realizzare un sogno bisogna vendere tanti biglietti Vincenzo Spera: Questa definizione non mi appartiene, odio i soldi e odio doverne avere a che fare per le dinamiche contrattuali, quindi mi sono barcamenato e in qualche modo c’è un intervento di David Zard che pur di fargli fare uno spettacolo a Genova ho sempre provato a dimostrare che la matematica non è perfetta, ma i miei conti lo sarebbero stati se gli artisti venivano a Genova, quindi è stata un po’ una lotta ma chiaramente con i soldi non compri i sogni perchè i sogni sono qualcosa che sta dentro e lì dentro non c’è un juke box quindi se ce li hai ce li hai e se li riesci a fare è meglio, se non riesci a farli ma riesci a viverteli è ancora meglio. 2626 53/2016 Interviste RT: Se non vendi abbastanza biglietti non puoi comprare altri spettacoli e non saresti arrivato a quarant’anni. VS: Beh, qui dovrei arrivare a dei discorsi attualissimi ma non è il momento di farli perchè io personalmente sto vivendo un momento di crisi proprio legata alla concezione che molti dei miei colleghi hanno della musica. E’ chiaro che la musica per farla esprimere c’è bisogno di soldi ma a tutto ci dovrebbe essere un limite e tutti dovrebbero pensare che la musica non è solo quella che si può mercificare ma anche quella che milioni di persone fanno quotidianamente ed è un peccato che non ci sia la possibilità di fargli sviluppare questa loro attitudine. RT: Apprezzo l’applauso ma siamo genovesi, e senza soldi non si va da nessuna parte. Stiamo parlando della polemica dei biglietti a prezzo alto. VS: Però non mi sembra né il momento né il luogo per fare questa discussione. RT: Vi ricordo che Vincenzo Spera è per il secondo mandato anche presidente di Assomusica che è un’associazione italiana di tutti i promoter. VS: Può darsi che dopodomani non lo sarò più ma non cambia: i sogni restano anche di fronte a questo. RT: Quando Vincenzo Spera ha iniziato a fare spettacoli nel 1974 Luca Bizzarri aveva tre anni. Non ti chiedo cosa ascoltavi a tre anni ma cosa hai ascoltato dopo. Luca Bizzarri: Io ho avuto la fortuna di avere un fratello più grande con cui vado d’accordissimo per cui non abbiamo mai avuto nessun momento di crisi tranne forse quando avevo sette-otto anni e gli dissi che volevo diventare sampdoriano e lui mi tolse il saluto per un paio di giorni quindi mi obbligò a diventare genoano, e di questo non finirò mai di maledirlo, (applausi) però lui mi fece ascoltare i primi 33 giri che Da sinistra: Renato Tortarolo, giornalista - Luca Bizzarri, attore - Vincenzo Spera, promoter c’erano allora e il primo in assoluto fu “Radici” di Guccini, poi mi fece ascoltare i Genesis e Gabriel che ho trovato nel libro e ho trovato molti di quelli che mi ha fatto ascoltare e ho capito che mi ha fatto ascoltare della buona musica e che abbiamo gusti molto simili con Vincenzo. RT: Senti Vincenzo, il primo spettacolo te lo ricordi? VS: Il primo non si scorda mai. Fu al teatro Aliseo dove adesso c’è il teatro della Tosse, un concerto con Giorgio Gaslini e il gruppo Latte e Miele, il 12 dicembre del 1974, però non fatemi sentire vecchio perchè non lo sono. RT: Due anni dopo, nel 1976 fai il secondo spettacolo a Genova di Franco Battiato che all’epoca non si filava nessuno, è vero che eravate poveri in canna tutti e due? VS: All’epoca eravamo nella zona via dei Giustiniani, san Bernardo ecc. e credo che allora eravamo a fare il concerto in via Archimede dove era il mercatino, ma siamo andati a mangiare in una di quelle trattorie in fondo a via san Donato e mangiavamo pane olio e sale. In quei tempi un concerto di Battiato era di 30.000 lire, se pensate che nel 1971, quindi quattro o cinque anni prima, il costo di un biglietto poteva essere di 10.000 lire potete rendervi conto della esigua differenza. RT: Voglio farvi notare che qualsiasi ragazzo ammesso a X Factor oggi ha una scenografia che vale un milione di euro a puntata, Franco Battiato e Vincenzo Spera nel ‘76 mangiavano pane e olio. Questo mi sembra un buon inizio di una lunga carriera. In quei tempi esistevano venti teatri che oggi non esistono più. LB: Molti di voi ricorderanno il teatro Universale, il teatro Verdi, l’Alcione, l’Eliseo... ce n’erano venti che ora non esistono più. VS: Nonostante la nostra attività e la nostra azione non c’è stata nessuna riunione delle amministrazioni di qualsiasi tipo, in cui si discutesse su una idea programmatica per quello che è il nostro lavoro, e questo la fa capire lunga... LB: (omissis)...mi piacerebbe fare i film a Genova, credo che sia uno dei migliori posti in Italia ma 53/2016 27 27 si girano pochissimi film: io credo che la città debba ripartire, perchè adesso è totalmente ferma, anche da persone come Vincenzo Spera, cioè da quelli che promuovono la cultura. Non credo che ci siano altre possibilità oltre la cultura, per salvare questa città, visto che è una città gonfia di cultura e che può produrre cultura... se solo pensate quanti fanno il mio mestiere e provengono da questa città. Sono tantissimi: io faccio una trasmissione nazionale di comici in cui la maggior parte sono genovesi e non lo dico per campanilismo ma i più bravi sono genovesi perchè Genova ha una scuola di teatro forte in questo momento, che però è in difficoltà pure lei e secondo me è da lì che dobbiamo ripartire: la cultura che questa città può offrire e le opportunità di lavoro che la cultura può dare a questa città. VS: Non voglio attribuirmi il merito di qualcosa che per me è stato realizzato al 50%. Senza Renato e il suo paravento mi sarei incasinato tranquillamente. RT: Allora, tu che sei sopra, e noi che siamo sotto: quanto è alto un palco? Perchè il mondo visto da un palco e quello visto da sotto è completamente diverso. Un pianoforte suonato da un palco dal più grande musicista del mondo, ha un suono che è diverso da quello che sente il musicista. Stare a un metro di distanza, sotto il palco o a mille metri dal palco produce molte diversità di ascolto. VS: Le misure sono diverse secondo lo spettacolo che fai, e dove lo fai, per cui sarebbe stato complicato dare un titolo al libro sull’altezza di un palco... RT: Abbiamo visto palchi talmente alti che quelli che stavano in prima fila non vedevano la rock star, abbiamo visto palchi che erano inclinati con il rischio che la rock star quando pioveva, colasse sul pubblico... ne abbiamo visti di tutti i colori. Una volta Vincenzo ha fatto uno spettacolo al palasport con un nu- 2828 53/2016 Interviste Luca Bizzarri e Vincenzo Spera mero di spettatori tale per cui oggi lo arresterebbero solo per un quarto di quel pubblico. Peter Gabriel ha iniziato lo spettacolo arrivando dal fondo del palasport, attraversò passando in mezzo al pubblico per salire sul palco dal lato opposto. Quando Vincenzo anni dopo chiese a Peter se si ricordava di aver fatto una cosa simile, Gabriel, che è un uomo strano e fantasioso ha detto: “ma sei sicuro? Ricordavo di essermi calato con una fune dall’alto”. Vincenzo ha rischiato un infarto perchè i Clash, famoso gruppo punk, non voleva più suonare, voleva mollare lo spettacolo. Tu Luca che rapporti avevi con il punk? LB: Non potevo permettermelo, ero troppo povero per seguire il punk, non è un tipo di musica che mi attirava. Avevo una mentalità vecchia, seguivo altri nomi, come Gabriel, e cantautori italiani. Volevo fare una domanda a Vincenzo, cattiva: leggendo il libro ho visto tanta passione ma mi sono chiesto se in qualche occasione, indipendentemente dal valore dell’artista, ti sei pentito di aver organizzato qualche concerto, avresti preferito non averlo dovuto organizzare. VS: Non mi sono mai posto questo problema, mi sono posto invece un problema di tipo opposto, ovvero non proporre mai quello che piaceva a me, ma soprattutto quello che poteva piacere al pubblico, diversificando tra chitarristi semisconosciuti con 100 persone di pubblico, o Paolo Conte con 58 spettatori al teatro stabile. Questa situazione mi ha portato spesso a non lavorare con soggetti pubblici che non riescono a capire l’importanza di creare un evento che piaccia a più gente possibile o che possa coprire un tipo di pubblico che non ha accesso a quello spazio. Questa è una funzione pedagogica dell’organizzatore di concerti. RT: Posso confermare che Vincenzo ha investito tanti soldi, e tanti ne ha anche guadagnati. Tempo fa si inventò un teatro tenda e per realizzarla perse una cifra spaventosa che ripianò ma non completamente. Questo nel mondo dello spettacolo è stato fondamentale, perchè fidarsi e onorare gli impegni è importante. In Interviste quel caso fu tanto alta la perdita che anch’io mi preoccupai per lui. VS: Questa città credo di amarla molto e credo di essere riuscito a starci dentro in maniera forte: non riesco a distaccarmene. Sono infiniti pregi ma anche difetti strutturali. Nella tensostruttura Marina Fiera di Genova ci ho lasciato il sangue, e anni dopo l’area è stata realizzata con una struttura ancora più grande. All’epoca chiesi di gestire quell’area, di dargli un valore visto che non avevano idea di cosa farci: non fu possibile. Ora in questi giorni mi cercano dalla Fiera per chiedermi se ho intenzione di gestire questa area, ma ormai sono passati troppi treni e i treni non aspettano i nostri comodi. Questo è uno dei problemi del mio lavoro qui. RT: Pare abbastanza chiaro che fare spettacoli non è mai stato una cosa semplice qui. Noi italiani avevamo una dote particolare: gli stranieri arrivavano e prendevano i soldi che dovevano prendere, poi si trovavano una montagna di spese. Diciamo che era un modo come un altro per equilibrare le richieste abbastanza alte: dal 1976 al 1981 dopo gli scontri durante gli spettacoli dei Led Zeppelin, Santana, Lou Reed, De Gregori, gli stranieri non vollero più venire. Tornarono solo dal 1981 con i Rolling Stones grazie a Umberto Agnelli. Ad un certo punto gli stranieri si stufarono di vedere queste spese che andavano su e giù, arrivavano col computer e dissero: “da domani la tua spettanza è “x”. Quindi questo mestiere è diventato meno romantico ma quello per cui si fanno 20, 30, 40, 60 o 100 spettacoli all’anno negli stadi. Ho detto bene oppure male? VS: Benissimo. Hai preso dei treni veloci, a volte l’aereo. Negli anni ‘70 fino agli inizi degli anni ‘80 il nostro era un lavoro pionieristico, più che altro nasceva come azione culturale, infatti la maggior parte di noi era il braccio armato di qualche circolo culturale normalmente della sinistra perchè dagli altri lati non c’era niente, e poi piano piano ha cominciato a diventare un’industria con delle regole portate da quello che gli americani già facevano da anni. RT: Chi è che aveva detto di no al concerto di Frank Sinatra con Pavarotti al teatro Carlo Felice? Voglio il nome di quel pazzo a cui hai proposto il concerto e ha detto che non gli sembrava una buona idea, l’amministratore di Genova di quell’epoca? VS: C’era il Comune, non ricordo, credo che l’assessore fosse Ferrari. Ma anche il teatro non aveva voluto! Anche nel 1992 il concerto di Joan Baez con Sting per le celebrazioni Colombiane... avrebbero fatto volentieri una la principessa Isabel e l’altro Cristoforo Colombo, non si fece perchè ci doveva essere Gassman. RT: Nel 1992 durante le Colombiane ricorderete che venne Gassman e ha fatto una meravigliosa edizione di Moby Dick, e venne detto no a Sting e Baez insieme, senza nulla togliere a Gassman... però è curioso. VS: E’ un poì come con gli spazi, con i teatri e le strutture, non si realizza uno spazio, non lo si mette a disposizione per qualcosa ma viene fatto per qualcuno... quello dobbiamo farlo per Tizio, quello per Caio, è evidente che poi si perde il valore che può avere quello spazio, (applausi), perchè oltre a Tizio e Caio potrebbero darlo anche a me, ma decidiamolo prima. RT: La richiesta più curiosa che hai avuto da un cantante inglese nel 2004. VS: Peter Gabriel? RT: No, Elton John, che voleva? VS: Penso che sono state diverse però fondamentalmente mentre era in aereo che veniva da Londra sul suo jet privato mi chiamano e mi dicono: “guarda, bisogna che gli facciamo trovare dei Rolex, vuole dei Rolex quando arriva”, allora nasce tutto un turbinio legato a questi Rolex anche perchè la richiesta era che dovevamo prenderlo sotto l’aereo con una scorta e questa scorta non doveva fermarsi neanche ai semafori rossi. Queste erano le stranezze di certi tipi. A quel punto nasce il problema di andare nel negozio; ne trovammo tre e tu salvasti la situazione. La polizia disse che ci pensavano loro a scortarlo, il negozio aveva le assicurazioni legate agli orologi sui percorsi prestabiliti, non dal negozio alla Fiera per cui se rubavano gli orologi erano problemi del gioielliere, quindi Elton si recò presso un gioielliere e comprò un orologio da 12.000 euro. RT: Un altro aneddoto curioso riguarda Ella Fitzgerald. Voi pensate che è la più grande cantante jazz mai esistita. Vincenzo vuole fare lo spettacolo ma ha un piccolo problema: non ha i soldi, allora chiede aiuto a chi? VS: Credo sia qui un caro amico, Mauro Piana che all’epoca aveva un negozio in piazza Paolo da Novi, fu che la Banca Popolare di Novara doveva erogare questo anticipo ma perdeva tempo. Il manager di Ella Fitzgerald ad un certo punto dice che se ne parla un’altra volta, non c’era problema, ma io avevo un impegno con il teatro dell’opera, e non mi andava che saltasse il concerto. A questo punto parlando con gli amici del bar in via della Libertà loro si resero disponibili a fare da banca senza interessi chiaramente (forse sarebbe da usare più spesso questo metodo bancario) e quindi il concerto si fece grazie a loro. Credo di aver restituito i soldi... Mauro era un idraulico. RT: Gli attori come i promoter sono soggetti a stress, e magari organizzano lo spettacolo più bello della loro carriera ma finiscono sul lettino del pronto soccorso. Parlo del concerto di Vasco Rossi. VS: La pressione mi è andata non so dove e mi ha tenuto due ore fermo su una brandina allo stadio, non ricordo se nel 2004 o il concerto precedente, però ho iniziato 53/2016 29 29 a prendere le medicine per l’ipertensione. RT: Pensate che lo staff di Vasco sale sul palco, lo stadio è pieno e l’organizzatore è sparito anche dagli occhi dei suoi assistenti. RT: Tu racconti nel libro che quando Fabrizio de André si è ammalato e hai saputo che aveva un tumore non hai avuto più il coraggio di contattarlo. A quel tempo era impossibile per chiunque per un problema di riservatezza di Fabrizio e Dori. VS: Non vivo di pentimenti né di rancore. Credo che ogni cosa accade in un momento storico e ragionare dopo già cambia le regole del gioco che c’erano in quel momento. E’ chiaro che per me Fabrizio era una persona che ora manca e per cui ho sofferto più per la sua morte che per quella di mio padre. Con tutti i suoi difetti Fabrizio parlava poco ma comunque ti trasmetteva il vissuto, non te lo raccontava. Il motivo vero per cui mi sono imbarcato in questa avventura è per trasmettere qualcosa. Sono andato a Santa Teresa di Gallura per convincerlo a esibirsi in televisione. A lui non piaceva la televisione ma si è stabilito che avrebbe fatto quattro canzoni e la cifra ridicola rispetto a quelle che chiedono gli altri artisti per cose del genere in televisione, 64 milioni di lire, fece iniziare un rapporto molto più intenso, dieci giorni in casa sua durante i mondiali di calcio. L’ultimo viaggio che ha fatto a Genova lo ha fatto per vedere una casa in cui io sono residente, in piazza san Matteo, perchè lo incuriosiva. Venendo al momento della malattia, il penultimo concerto che fece fu a La Spezia, e lo organizzai io, poi ci fu un altro ad Arenzano e il 18 agosto doveva suonare ad Aosta. Il suo accompagnatore mi chiamò dicendomi che Fabrizio aveva una metastasi. Da quel momento non ho avuto più il coraggio di chiamarlo. Ho sentito la moglie e gli amici che mi aggiornavano sulla 3030 53/2016 Interviste malattia. Il giorno del suo funerale annullai il viaggio in Thailandia per seguire la cerimonia in piazza Carignano. RT: Se gli attori sono menzogneri perchè devono farlo, i promoter devono esserlo per far contento l’artista, come quando si inventano che una grande festa popolare in realtà è in loro onore. VS: Ero reduce da un concerto dei Rolling Stones a Torino, nel 1982, epoca dei mondiali di calcio, io lavoravo per i Rolling Stones a Torino l’11 e 12, il 14 avevamo un concerto a Palermo e il 16 a Napoli. Arrivato a Palermo mi trovo che montavano un palco tipo circo Togni, con le cupole rotonde che ora non esistono più. L’avevano montato girato dalla parte sbagliata rispetto a dove doveva stare il pubblico… erano stranieri e non sapevano come risolvere questo problema; dopo diverse telefonate riuscii a convincerli, pagando il lavoro extra, a smontare il palco la notte e rimontarlo affinchè Luca Bizzarri intervistato da RAI3 Regione fosse pronto in tempo per lo spettacolo, e per fortuna si risolse, ma il thrilling durò ancora a lungo perchè non c’erano le autorizzazioni per far stare il pubblico sul prato, che doveva restare immacolato e quindi dovevano stare nella gradinata. Durante il concerto Frank Zappa era convinto che, tornando nella terra di origine, al termine del concerto avrebbero sparato i fuochi artificiali in suo onore. Per ricambiare aveva addirittura preparato una canzone in dialetto siciliano. Il caso ha voluto che fosse il giorno di santa Rosalia, patrona di Palermo, e i fuochi c’erano davvero, ma nessuno ebbe il coraggio di dirgli che non erano per lui. Poi il concerto fu sospeso perchè qualche spettatore invase il terreno di gioco e per questo scoppiò un parapiglia per cui intervenne addirittura il generale Dalla Chiesa. Zappa non seppe mai quale fosse stata la causa che gli aveva rovinato la festa. In quel momento avevo rischiato grosso. ❖ Argomenti Un’esortazione ad affrontare gli ostacoli della vita con determinazione e perseveranza VALERIA CAUCINO: “THE BEATING OF LIFE” È IL SECONDO SINGOLO ESTRATTO DALL’ALBUM “AT THE BREAK OF DAWN” Comunicato stampa E stratto dall’album “At the break of dawn”, “The Beating of life” è un brano che incita ad affrontare gli ostacoli che la vita ci pone e che ci fanno dubitare di noi stessi e del nostro modo di vivere il quotidiano. Il testo racconta del timore che una nuova relazione possa naufragare, della sensazione di sentirsi fuori posto in particolari situazioni; consiglia di essere decisi nell’affrontare problemi grandi e piccoli, esorta a reagire alla tristezza che talvolta ci attanaglia, sancisce che meritiamo il perdono per gli errori commessi. Il ritornello ci invita a catturare il senso spirituale del nostro essere, ad apprezzare il “miracolo della vita” riflettendo sulla nostra unicità e sul rimpianto di non aver fatto esperienze quando ne avevamo l’opportunità. Questo brano dunque, ci sprona a riconsiderare in modo positivo e consapevole il legame tra il nostro io interiore e il nostro destino. “At the break of dawn” (Al sorgere del sole) è il primo album solista in cui Valeria si propone esclusivamente con brani d’autore inediti. Registrato nel 2015 presso lo studio Lavorisonori, di Biella, racchiude 11 brani, alcuni composti da Valeria e altri dai suoi stretti collaboratori, autori e compositori, il cui filo conduttore è rappresentato dagli strumenti acustici e dalla voce. La matrice a cui Valeria si è ispirata per interpretare e arrangiare le canzoni di “At the break of dawn” è il folk, nella sua più ampia accezione. Si è voluto infatti mettere in risalto il suono della chitarra acustica e della voce mantenendole il più possibile al naturale, cercando di valorizzare le radici musicali a cui Valeria ha da sempre attinto per costruire il proprio repertorio live e per realizzare i precedenti lavori discografici. DICONO DI LEI: “At the break of Dawn mantiene alto un fascino particolare e soprattutto è un disco che raramente viene prodotto da una cantautrice italiana; da ascoltare con attenzione.” Pietro Bizzini, Meliterraneo “Ed è dalle radici e dal vissuto che Valeria Caucino pesca con mani appassionate tutte le ispirazioni per le sue creazioni sonore. Un album particolare con atmosfere inusuali, da esplorare con golosità da chi è profano del genere, per aprire nuovi orizzonti sul filo della musica.” Alberto Quadri, Quadriproject “Prendiamoci del tempo per dialogare con l’anima di Valeria Caucino e con una musica che dolcemente plana per poggiarsi sulle sensazioni più intime di ognuno di noi.” Sound36 “Bel sentire con Valeria Caucino.” Paolo Mosca, Fullsong “Il disco di Valeria Caucino è un concentrato di belle emozioni, liquide, sottili, acustiche di chitarra, piano, voce e poi tutto il resto a farne da corona e arredamento. Brani in un inglese che piace, maturi e lontani, brani evocativi, brani surreali di poesia e romanticismo.” Alessandro Riva, Musicletter “Album più che consigliato per gli appassionati del folk e di un certo tipo di atmosfere acustiche che merita veramente, ma veramente, tanti ascolti.” Vanni Versini, Onda Musicale 53/2016 31 31 “Si tratta di un’opera estremamente piacevole, che muove da intenti chiarissimi per arrivare esattamente dove s’era proposta. Non è, forse, un’opera fruibile su larga scala (soprattutto in quest’epoca dominata dai vari talent show...), ma ciò nulla toglie alla bontà di un prodotto che lascia prefigurare ottime cose anche per quanto riguarda il futuro.” Piergiuseppe Lippolis, MusicMap “Valeria Caucino riesce in questo album a evocare musicalità irlandesi, inglesi, con una forte componente folk, ma internazionale. Una voce intensa e incantevole e un sound che affascina sin dalla prima nota. Un disco da ascoltare, un viaggio che emoziona. Una bellissima voce.” Daniele Mosca, Causa ed Effetto BIO Nata a Biella nel 1966, Valeria Caucino intraprende lo studio della chitarra finger-picking con Guido Aragnetti nel 1987, collaborando nel contempo con varie formazioni biellesi in qualità di cantante. Nel 1990 approfondisce lo studio del canto lirico sotto la guida di Sandra Cordero ed esordisce in ambito letterario con la raccolta di poesie intitolata Nero di Seppia, edita da L’Autore Libri. L’anno seguente partecipa a pubblicazioni discografiche di artisti vari tra cui Luciano Angeleri ed il gruppo rock progressivo Eris Pluvia. Nel 1995 inizia lo studio dell’arpa celtica con Elena Straudi. Dopo un periodo trascorso a Galway (Irlanda) per approfondire lo studio della tradizione musicale celtica, nel 1997 torna in Italia come voce 3232 53/2016 Argomenti solista del gruppo di musica irlandese Shamrock. Nel 2000 intraprende il Training Funzionale della voce presso l’ Istituto Mod.A.I. ed inizia a svolgere attività concertistica come solista per voce e chitarra sviluppando il repertorio tradizionale dei Paesi celtici e Americano degli anni ‘60. Dal 2003 al 2014 frequenta l’Accademia di Arte Moderna per cantanti Green Music, collabora con il gruppo di musica irlandese Lazy Bed in qualità di cantante, partecipa alle produzioni discografiche A Room of Fair Queen’s dei Narrow Pass e Maramanch degli Arbej, collabora con i Catweasle come cantante e pubblica gli album In This World And Beyond (2009), Acoustic Tales (2013) e Iside (2014). Sempre nel 2014 partecipa alla XVIa edizione del Biella Festival, aggiudicandosi il 2° posto in classifica. Nel 2015 pubblica il suo primo lavoro discografico di brani inediti, At the break of dawn, in cui è presente anche come autrice e compositrice di alcuni brani. A corredo dell’album, viene realizzato contemporaneamente il videoclip del singolo Over the pain. A gennaio 2016 viene nominata testimonial per LILT Biella. ❖ Contatti & social: Sito web: www.valeriacaucino.it Profilo Facebook: https://www.facebook.com/valeria.caucino Pagina artistica Facebook: https://www.facebook.com/caucinovaleria/ Pagina dell’album Facebook: https://www.facebook.com/atthebreakofdawn2015/ Gruppo/fan club Facebook: https://www.facebook.com/groups/1494004557566440/ Soundcloud: https://soundcloud.com/stream Youtube: https://www.youtube.com/channel/UCVAZzjlr6cXDvRAtvW8jOEw Spotify: https://play.spotify.com/album/2TxJI7K4ziJd95FMdcvelT Argomenti “Nemo profeta” è l’album che simboleggia l’ultima trasformazione del progetto musicale. Un disco di rottura, senza orpelli, che affronta l’impossibilità di trovare una verità assoluta e che condanna i falsi profeti PUPI DI SURFARO: NEMO PROFETA Comunicato stampa “N emo Profeta” è uno slogan contro la verità. Contro la verità di chi ha bisogno della verità. Di chi dalla verità dipende, per manipolare o per essere manipolato. “Nemo Profeta” è un colpo di stato. Un atto insurrezionale. Un tentativo di sovvertire tutte le strutture e le sovrastrutture che sorreggono la società postcolonialista. “Nemo Profeta” è l’ultima trasformazione del progetto Pupi-di-Surfaro. L’ennesima. «Abbandoniamo la forma, l’estetica del folk. Ne manteniamo e ne esaltiamo l’anima. Rinunciando agli strumenti e gli stilemi della musica popolare tradizionale, acquisiamo una maggiore consapevolezza delle nostre radici culturali. Attraverso un viaggio fatto di sperimentazione, contaminazione, evocazioni e nette prese di posizione, approdiamo ad un prodotto moderno, dove le forti tinte rivelano spiccatamente il nostro carattere. La commistione di suoni e rumori, antico e moderno, acustico ed elettronico dichiarano la nostra intenzione cosmopolita e metropolitana». Pupi di Surfaro «Giuro di dire la vanità, tutt’altro che la verità». «Difficile definire il sound del nuovo disco. Noi ci abbiamo messo tutto quello che abbiamo e tutti possono trovaci quello che vogliono. Folk/Elettro/Rock potrebbe essere, a nostro avviso, un’etichetta capace di contenere una buona percentuale di tutto quello che il disco promette di essere. Elemento centrale è il testo e l’uso della parola pregnante, originale, graffiante, ironica, spregiudicata, cattiva, dissacrante, provocatoria. L’uso del dialetto, prettamente siciliano, che però, prontamente si apre a contaminazioni della lingua italiana, ma anche inglese, americana, oppure del mandingo-senegalese (di Jali Diabate in “’Gnanzou”) e addirittura sardo-ligure (in “Ruzaju” di Andrea Parodi), si apre ad uno scenario decisamente World-Music. La parola d’ordine è: Confondere. La scommessa è: sorprendere. Il rischio è: piacere troppo all’ascoltatore superficiale e distratto». Pupi di Surfaro TRACK BY TRACK 1) LI ME’ PAROLI. Il primo singolo. È un brano schierato, di parte che lancia il messaggio de non aderire a quegli ideali di mediocrità, di banalità, di identicità, che la società moderna ci vuole imporre. 2) QUANNU DIU FICI A TIA… Questo brano nasce come uno studio ed un omaggio all’opera di Bernardino Giuliana (poeta della Sicilia). 3) KICKING THE DONKEY STYLE. Sancisce la bella amicizia che lega il nostro progetto a Davide Urso dei Beddi. È unesperimento linguistico sulla lingua inglese accostata onomatopeicamente al suono del marranzano (schiacciapensieri). 4) ‘GNANZOU. Con la collaborazione straordinaria del musicista senegalese Jali Diabate. È il verso della “Cialoma”, il canto che accompagnava e guidava la pesca del tonno rosso nelle tonnare della Sicilia, quella che viene chiamata la “Mattanza”. Un brano che tratta il tanto delicato tema dell’immigrazione e delle stragi nelle acque del Mediterraneo. 5) RUZAJU. È l’unica cover del disco. Un brano di Andrea Parodi, grande interprete della terra e il mare di Sardegna. 6) SOLDATINO. La follia della guerra, in questo brano, è trattata con estrema semplicità intellettuale ed emotiva. Rievocando uno schema di canti fanciulleschi molto ricorrente nella tradizione popolare, ironicamente è affrontato un tema tanto scabroso e delicato. 7) PER AMORE, PER LA LIBERTÀ. Una ballad in italiano, scritta insieme al musicista, arrangiatore del disco, Aldo Giordano. Un brano che racconta la guerra dal punto di vista di decide di ribellarsi alla guerra, all’invasore… e combatte per resistere… per la libertà. 8) L’ARCA DI MOSÈ. Con la parte introduttiva scritta da Rosario Palazzolo. Un brano dall’atmosfera surreale. Citando alcuni brani della Genesi, racconta un’umanità fragile ed imperfetta. 9) SOFFIO DELL’ANIMA. Il brano che chiude l’album è una preghiera e una dedica. È un’apertura verso una dimensione più alta, spirituale. Il disco è stato arrangiato, registrato e mixato da Aldo Giordano. BIO I Pupi di Surfaro nascono un decennio fa, spontaneamente, come i fiori di campo. Per la voglia di divertirsi, di suonare. Con la particolare intenzione di riscoprire la musica popolare siciliana e del sud Italia. Di scoprire le radici del folk. Subito, ci si rende conto, che il progetto è molto più complesso di una semplice rispolveratina di vecchie canzoni per far divertire e ballare la gente. L’impegno sociale, storico e politico è sempre stato imprescindibile nel percorso artistico della band. La sperimentazione, la chiave del progetto. Nel 2010 partecipano all’XI Festival della Nuova Canzone Siciliana. Vengono subito apprezzati dal pubblico e dagli addetti ai lavori. Aprono i concerti dei Modena City Ramblers in Sicilia. Suonano sui palchi del Taranta Sicily Fest, Forum Antimafia a Cinisi, Maggio Sermonetano, BasulaFest, Carovana Antimafia, MedFest, Festival dello Scorpione a Taranto, Milano Expò, Milano Ex Polis… Da anni sono sempre in giro a portare la loro musica in lungo e in largo per l’Italia, riscuotendo sempre consensi e successo. Nel 2013 sono semifinalisti a “Musicultura”. Nel 2014 incontrano Daniele Grasso e comincia la proficua collaborazione con l’etichetta DCave, che porterà alla luce il disco “Suttaterra”. Il produttore e musicista catanese dà una spinta ed un’impronta decisiva per l’evoluzione artistica e professionale della band. Con “Cantu d’amuri” vincono Il premio “Musica contro le Mafie”. Sono selezionati al “Premio Tenco 2014”. Nel giugno 2016 producono, con Aldo Giordano, il nuovo singolo “Li me’ paroli”. In autunno saranno finalisti al “Premio Fabrizio De Andrè” e al “Tour Music Fest”. Hanno vinto il “Premio Andrea Parodi”. ❖ Band: Totò Nocera (voce e percussioni), Peppe Sferrazza (basso), Pietro Amico (batteria). 53/2016 33 33 INTERVISTE Interviste INTERVISTA A OPETAIA FOA’I Opetaia Foa’i, leader dei Te Vaka, la band polinesiana più famosa del mondo, racconta come il linguaggio della musica riesce ad aprire ogni porta, a rendere comprensibili i piccoli segnali di un incontro tra mondi lontani. di Maurizio Torretti Quando è iniziata l’attività artistica dei Te Vaka? La band è nata nel 1996 ed è composta da undici elementi, può succedere però che in tour se ne aggiungano degli altri. La band risiede in Nuova Zelanda ma tutti noi proveniamo dalle lontane isole del Sud Pacifico: Tokelau, Tuvalu, Samoa, Niue, Rarotonga, soltanto per citarne qualcuna, ma anche dalla stessa Aoteratoa (Nuova Zelanda). Come sono in Nuova Zelanda i rapporti tra la popolazione bianca, quella Maori e quella proveniente dalle altre isole del Sud Pacifico? La popolazione bianca neozelandese è formata da 4 milioni di persone dunque è quella culturalmente predominante. I Maori sono i nostri cugini polinesiani con i quali condividiamo profonde affinità culturali. Cosa pensi delle diverse definizioni che sono state date alla vostra musica? Si può parlare di world music? Gli altri hanno bisogno sempre di dare un nome a tutto. Abbiamo suonato a più di dodici Womad, ormai siamo abituati alle etichette. Per me, world music significa tutto e niente, però se può aiutare la gente a capire quello che facciamo, allora mi sta bene. Dovendo proprio scegliere definirei la nostra musica Contemporary Pacific Music, un sound fortemente influenzato dalla tradizione ma con tratti decisamente moderni. Tu sei autore dei testi, quali sono state le tue influenze musicali ? La musica tradizionale polinesiana ha avuto una particolare influenza su di me. Ascolto Jimi Hendrix, Joan Armatrading e altri. Sebbene queste influenze abbiano alimentato il mio desiderio di scrivere non sono presenti nelle canzoni dei Te Vaka. 34 3410 10 53/2016 Da dove trai l’ispirazione per comporre? Dalla tradizione. I Te Vaka raccontano la storia, la cultura, i miti, la religione dei popoli dell’Oceania, ma anche le ingiustizie e le sofferenze patìte con la colonizzazione prima e con la globalizzazione poi. Attraverso le nostre canzoni intendiamo portare all’attenzione dell’opinione pubblica le tematichei che affliggono i popoli dell’Oceania, mi riferisco alle questioni ambientali, alla violazione dei diritti umani. L’idea di fondo è condividere gli antichi valori della nostra cultura perché crediamo che la musica possa aiutare la comprensione tra i popoli, quindi portarli a conoscenza delle nuove generazioni affinchè possano farli propri e trasmetterli a loro volta. Purtroppo, viaggiando spesso in Oceania constatiamo che la nostra storia non viene insegnata nelle scuole, e il rischio che si corre è che scompaiano per sempre saperi millenari, valori di riferimento locali. Le vostre canzoni sono in tokelau, perché la scelta di cantare in polinesiana? E’ naturale per me scrivere in polinesiano e farlo in tokelau, la mia lingua, è senza dubbio più facile. Ma ho anche scritto canzoni in samoano e in tuvaluan e recentemente in inglese per la colonna sonora di un film. Crescendo in un’isola del Pacifico hai assorbito profondamente musica e tradizioni locali. Come questi elementi convergono nell’attività di composizione? Vengono fuori spontaneamente, non c’è nessuno sforzo cosciente da parte mia. Attualmente sto lavorando al quarto album dove ancora una volta è forte la presenza di questi elementi. Sono fiero delle conoscenze che derivano dalle mie radici isolane. Oggigiorno come è cambiata la musica nelle isole del Pacifico? Come in ogni altro luogo nel mondo. Le frequenze americane dominano anche il Pacifico, e la maggior parte dei giovani artisti sono attratti da quelle rotte musicali come il rap e il r&b. Siete una band impegnata politicamente? Siamo una band molto sensibile ai problemi delle nostre isole. La risposta è si. Dov’è che vi piace di più suonare? In Europa, negli Usa, in Oceania? Noi pensiamo che la nostra musica abbia una precisa funzione e qualcosa da offrire agli altri, quindi suoniamo ovunque ci chiamino. Sebbene ci piace molto fare tournèe in Europa e negli Usa, dove abbiamo un vasto pubblico che ci segue, devo confessare che suonare nelle isole del Sud Pacifico è un’esperienza unica, qualcosa di veramente speciale, perché è bellissimo vedere moltissimi giovani cantare orgogliosi le nostre canzoni, che sono poi le loro storie. La scorsa estate siete stati in Italia ospiti del Folkest Festival. Cosa ricordi di quel concerto? INTERVISTE Interviste Una manifestazione bellissima con un pubblico molto attento e competente. Conserviamo un prezioso ricordo del concerto e di tutte le persone che abbiamo incontrato. E poi al Folkest ho incontrato Joan Armatrading. Progetti discografici? L’ultimo album, Nukukehe, riflette interamente il nostro lavoro dal vivo. In esso abbiamo riportato l’esperienza fatta nel corso di lunghe tournèe. E’ stato un lavoro come sempre ricco di elementi tradizionali e moderni, con basi ritmiche molto forti, sostenute da percussioni tradizionali e moderne. Sto lavorando al nuovo disco, il quarto dei Te Vaka, che avrà molte innovazioni e segnerà nuovi percorsi musicali, pur restando fedeli alla tradizione. Intervista a Opetaia Foa’i, fondatore del gruppo Te Vaka, raccolta nel 2004 da Maurizio Torretti per conto della rivista di musica folk Traditional Arranged, stampata in 3.000 copie a diffusione nazionale, del quale Lineatrad ha raccolto l’eredità. S ono passati dodici anni da quel momento, ma per me sembra ieri, si parlava di un gruppo giovane ma già celebre a livello internazionale. Tanti successi discografici, e infine quest’anno, il film di animazione per la Walt Disney atteso a Natale. La colonna sonora di questo film è opera dei Te Vaka. Le bellissime melodie tradizionali polinesiane che loro riescono a cantare con tanta passione, impreziosiscono una trama avventurosa e divertente, in perfetto stile Disney. Un film per il Natale con le musiche dei nostri beniamini, cos’altro potevamo chiedere di più? Le parole di Opetaia, anche se sono passati dodici anni, sono sempre attuali, perché i Te Vaka non hanno mai tradito la loro missione, incentrata sull’impegno sociale verso il loro popolo e la diffusione della loro cultura musicale nel mondo. Speriamo di rivederli presto in Italia, magari proprio a Folkest, e intanto andremo a vedere il film. ❖ 53/2016 1/2004 35 11 35 11 Recensioni JEAN GUICHARD: LA TRILOGIA DELLA CANZONE ITALIANA di Loris Böhm V ive a Lione, Jean Guichard, e ha insegnato l’italiano per 36 anni (dal 1957 al 1983) alle scuole superiori di quella città prima di andare a insegnare all’Università di Lione. Nominato docente e più tardi professore di lingua e civiltà italiana, ha superato con successo nel 1991 una tesi di Stato sulla canzone nella cultura italiana, le origini popolari nei primi giorni del rock. Poi ha iniziato a suonare, nel 2001, al momento del pensionamento. Ha anche collaborato con Lineatrad. È stato presidente dell’associazione INIS (Italia-nord-Isère) che ha celebrato il suo 20° anniversario nel 2009, e si propone di sviluppare gli scambi con l’Italia, soprattutto sul piano culturale. Oltre alle 3636 53/2016 informazioni sulle novità e la realtà storica dell’Italia (attraverso pubblicazioni, programmi radiofonici, incontri e viaggi) INIS offre corsi di lingua italiana. Novanta persone, divisi in sei gruppi, ne fanno parte. I due volumi (il primo di 62 pagine, il secondo di 164 pagine), sono scritti in francese, dunque rivolti prevalentemente a studiosi residenti in Francia che abbiano desiderio o necessità di conoscere a fondo la cultura musicale italiana. Questi volumi in formato A4 racchiudono ricerche molto complete, si possono acquistare contattando l’associazione INIS sul sito www.italienordisere.com, oppure telefonicamente +33 04 74934128. ❖ Argomenti “Baciamoci i gomiti”, 25 anni son volati! TRELILU Comunicato stampa A due anni da “El Cico Latino”, l’album che ‘aggiusta la bocca’ in qualsiasi momento della giornata, i Trelilu tornano per festeggiare il primo quarto di secolo di attività: venticinque anni trascorsi scorrazzando in lungo e in largo portando musica ed allegria. Ed ecco “Baciamoci i gomiti!”, il sedicesimo album, quello che unisce assolute ‘primizie’ ad una ‘bella carrettata’ di canzoni indimenticabili. Ben diciassette tracce per celebrare un cammino, avviato nel 1992, che lunedì 13 marzo 2017 verrà ufficialmente celebrato con una grande festa in programma al Teatro Alfieri di Torino (biglietti disponibili www. ticketone.it). Uno spettacolo unico, con tantissimi ospiti, perché «tanto lo sappiamo che in Brasile non ci andiamo e allora le Olimpiadi ce le facciamo qui come ci piace a noi; le conoscete le sane discipline del pentuthlon antico? Mettere le gambe sotto il tavolo, alzare il gomito, prendersi la pancia in mano e tante altre. Corriamo al botteghino per guadagnare i migliori posti al sedere e… baciamoci i gomiti». Dalla storia del ‘diversamente udente’ “Giuanin d’la siula” alle proposte di ‘new business’ del “Parcheggio della luna” e dell’“Autoveloss”, sino alla lettera di Franco agli “Egregi Rolling Stones” ed alla ballata “Land endaran”: cinque inediti che risaltano all’interno di una track list che vede anche intramontabili ‘evercrin’, tra cui “Tere”, “Biscotti d’la salute” e “La Cavala”, tutti riarrangiati e riproposti con una nuova veste musicale. Venticinque anni di attività dei Trelilu, un traguardo decisamente altisonante per il gruppo che ad oggi rappresenta a pieno titolo la tradizione popolare piemontese. Un gruppo di amici, dal genere Pop: il Maestro Spiegazza, Bertu, Peru e Franco, sono abituati a palcoscenici d’ogni tipo, da San Clemente di Rimini a Cantù, sino al concerto di Conthey (Svizzera), passando per l’esordio teatrale al fianco di Alessandro Perissinotto, scrittore, prima appassionato poi amico, divertendosi nel raccontare la sua ‘Busiarda’, sino alla più recente collaborazione con le “Blue Dolls”. I Trelilu, nati nelle Langhe oggi patrimonio Unesco, portano in giro per l’Italia la più vera e genuina tradizione del territorio natìo, ricoprendo il ruolo di ambasciatori di un territorio in loro personificato. I Trelilu festeggiano il traguardo con un album tra ‘primizie’ e canzoni indimenticabili. D’altronde… “Tuti suma ‘n poc Lilu!” Baciamoci i gomiti distribuzione Egea (www.egeamusic.com) Tracklist 1. Mi e Nicola; 2. Giuanin d’la siula; 3. La cavala; 4. Parcheggio della luna; 5. Tripe; 6. Pallino; 7. Autoveloss; 8. La funtana; 9. Beata; 10. Egregi Rolling Stones; 11. Dialet; 12. La truva Gina; 13. Fa caud; 14. Tere; 15. Biscotti d’la salute; 16. Ven che ‘nduma; 17. Land endaran. I Trelilu sono un gruppo nato nel 1992 (il secolo scorso) nelle Langhe, in provincia di Cuneo. Hanno all’attivo più di mille concerti, 16 cd e 2 dvd. Suonano con lo stesso impegno in un teatro o in un cortile, al festival internazionale e alla sagra del panino imbottito, fondendo musica e cabaret. Fanno concerti di beneficenza, anche se, vendendo un carro armato, se ne farebbe tanta ma tanta di più. Se trovate uno di quei bar col dehors fuori potete ve- dere un gruppo di amici intorno al tavolo, sono loro: Maestro Spiegazza (Beccaria) -voce; Roberto ’Bertu’ Bella -chitarra e voce; Piero ’Peru’ Ponzo - clarinetto percussioni e voce; Francesco ’Franco’ Bertone - contrabbasso e voce. Il gruppo si propone di continuare la tradizione dei cantastorie: melodie originali, di vario genere ”popolare”, testi che miscelano comicità e riflessione, attualità e tradizione, uso della lingua piemontese e di un italiano maccheronico. Strumenti tradizionali affiancati ad altri autocostruiti usando materiali di recupero. I Trelilu hanno suonato con (in ordine sparso) Il Banco, Lucio Dalla, Giorgio Conte, Omar Pedrini, Fabio Treves, Banda Osiris e Gipo Farassino. Tra le partecipazioni più importanti ‘Clarinette Populaire’ (Glomel-Francia 2005), Festival ‘Piteros’ (Santander-Spagna 2009), Vignale Danza, Collisioni e Festival Le Gru. Già ospiti del ‘Salone del Libro’ e ‘Salone del Gusto’ nel 2004, “Festival Nazionale del Cabaret” Torino (2002) e presenza fissa ogni anno al Teatro Erba di Torino. Con l’album “El Cico Latino”, i Trelilu sono stati nominati alle Targhe Tenco 2015 della sezione ‘dialetto’. ❖ 53/2016 37 37 Eventi DAVID RIONDINO in IL CORSARO NERO A scenografia proiezione di 20 tavole originali disegnate da Milo Manara Con David Riondino voce, Giovanni Seneca chitarre e composizioni Francesco Savoretti percussioni mediterranee Fabio Battistelli Clarinetti Comunicato Stampa U n personaggio mitizzato dalle fantastiche scorribande mentali della nostra infanzia, abile nel dividersi fra navigazioni, spedizioni, imboscate notturne, duelli, fughe rocambolesche e amori fiammeggianti tra filibustieri diventa l’emblema dell’avventuriero senza sosta. Come un vento d’uragano, la vita gonfia le vele della sua imbarcazione mentre il Corsaro affronta le onde alte del mare delle Antille, o mette le ali ai piedi dei suoi uomini quando si immergono nel folto fitto di pericoli della foresta vergine. Nello scenario sempre movimentato lungo la rotta della «Folgore», ecco fare capolino, con tenera 3838 53/2016 violenza, il mondo dei sentimenti. Nulla ferma l’audacia del Corsaro; così come gli eventi vorticosi nel loro incessante sviluppo non possono mai placare la sua intima e solitaria malinconia. Il poliedrico Davide Riondino interpreta un avventuroso connubio tra letteratura popolare e musica, un’esplorazione alla riscoperta dell’epica romanzesca, capace ancora di creare immagini ed emozioni. «Uno spettacolo semplice ed emozionante – dice David Riondino -. La narrazione del capolavoro salgariano è a due voci, un botta e risposta senza ruoli definiti... la musica e le tavole di Manara faranno il resto, probabilmente Sal- gari pensava a Wagner mentre scriveva, aveva in mente il suo furore, la stessa passione». Le avventure di Salgari sono ricche di passioni, lotte, duelli, tempeste e l'elemento che forse affascina di più è il suo linguaggio, allusivo e talvolta indecifrabile, con nomi esotici, e quel velo di mistero che avvolge avventure lontane d'altri tempi. Le musiche originali composte da Giovanni Seneca ed eseguite dallo stesso Seneca alle chitarre con Francesco Savoretti alle percussioni mediterranee e Fabio Battistelli ai clarinetti faranno da contrappunto alla lettura e alle immagini. ❖ Recensioni 01 - Erica Boschiero Caravanbolero Bradilogo DSLCD020 - (2015) Questa cantastorie veneta presenta Caravanbolero, che è il suo secondo disco ed ha già quasi due anni di vita. Naturalmente ne parliamo solo ora, perchè ora ce l’abbiamo davanti, e lo facciamo con la consapevolezza di rendere merito ad una artista, rara tra le cantautrici nostrane, che ha messo da parte gli effetti speciali, intesi in chiave sonora, per dedicarsi all’espressività e alla poetica delle sue composizioni. Sul palco, come sul disco, sono aboliti quegli effetti elettronici tanto amati e abusati dalle cantautrici contemporanee. Sul palco spesso in duo, con l’incredibile scenografia del vignettista Paolo Cossi che illustra su schermo paesaggi onirici nello spettacolo “E tornerem a baita”, su disco invece è attorniata da una marea di collaboratori e invitati, impossibile elencarli tutti, che danno un pizzico di suono qua e là. Melodie sognanti che ti entrano in testa, ti ammaliano, per non lasciarti più… questo è Caravanbolero: undici gemme sussurrate dalla dolcissima voce di Erica. Da “Galassia express” a “Souvenir”, passando dalla title-track, meritano una citazione uno per uno. Denominatore comune è il desiderio dell’autrice di lasciare un segno indelebile nell’animo di chi ascolta, soavemente, insistentemente, sistematicamente; e tutto ciò di cui dispone, dalla voce all’atmosfera intimistica creata dagli strumenti che flebilmente si alternano nei brani, concorre per catturare l’attenzione. La strada difficile e piena di insidie che sceglie Erica per coinvolgere, è quella della pacatezza e dell’incanto. Lontana anni luce dagli urlacci scomposti, dalle stridule schitarrate e dal sensazionalismo fine a se stesso che ha contagiato molte altre cantautrici a secco di idee. Per lei ogni nota è musica, ogni sospiro è emozione, ogni sussurro è un urlo. 02 - Alberi Sonori Mondi stropicciati Radici Music Records RMR-177 - (2016) “Ricerca, valorizzazione e diffusione di musiche, canti, danze e ritualità tradizionali”, così recita la didascalia del loro sito. Questo secondo album, dopo “D’amur e santi”, li vede ancora ferventi sostenitori della fratellanza etnica derivata dallo scambio culturale delle tradizioni musicali. Il titolo “Mondi stropicciati” sembra un manifesto di intenti, in cui si cerca di dare uno spaccato omnicomprensivo della bellezza dei suoni di ogni popolo. Sono sicuramente in buona compagnia… oggi troviamo davvero tante formazioni intente ad avvicinare le popolazioni, attraverso difficoltà soprattutto di carattere cognitivo ed espositivo non indifferenti: un conto sono i propositi, un conto è l’effettiva conoscenza di tutti gli stili e gli strumenti utilizzati da questi popoli… nota dolente in cui molti cadono fragorosamente, vanificando i bei propositi. Alberi Sonori non si fanno cogliere impreparati o peggio approssimativi, con la scusa di voler filtrare necessariamente le tradizioni attraverso la loro ispirazione interpretativa. Sono una decina di musicisti provenienti da diverse regioni del sud Italia, che riuniscono in Alberi Sonori le loro conoscenze ed esperienze, e un assortimento di strumenti così vario da poter tranquillamente creare un museo. Non è un caso se insegnano danze e sono liutai loro stessi. Tutti i quattordici brani proposti, per la durata di quasi un’ora, provenienti da tutte le tradizioni del centro-sud italiano, e dai paesi balcanici, sono eseguiti con rigore e destrezza, con passione e concretezza anche dal punto di vista linguistico, tanto da non far minimamente rimpiangere la versione originale. Dal vivo sono davvero irresistibili, con l’artista Chiara Scarpone che esibisce le sue tele (in stile picassiano) con lo spettacolo visivo Mo-Li-Canto e “Le chiacchiere du lu paese”. Nel finale comunque abbiamo un ottimo brano di loro composizione, tanto per suggellare un lavoro come sempre curato artigianalmente in modo impeccabile dall’etichetta Radicimusic Records, che crea autentici oggetti da collezione in formato audio. Per maggiori info: www.alberisonori.it 01 03 - Arbitri Elegantiae Canto da un pezzo di storia Autoproduzione - (2014) Un disco non recentissimo, datato 2015, così si presentano gli Arbitri Elegantiae, formazione di quattro elementi su CD. Vi troviamo trentotto minuti per undici canzoni pulite, appassionate. Loro si armano di voce, chitarra acustica ed elettrica, basso, fisarmonica, clarinetto, cajon, flauto e (udite udite) tromba… un mix interessante insomma. “Canto da un pezzo di storia” nasce così, come secondo lavoro discografico dopo il primo “…prese le lettere e partì…” stampato in poche copie. Sul loro sito leggo che la critica specializzata stima questo secondo album sia su riviste che su quotidiani, e non mancano opinioni lusinghiere di noti musicisti come Gastone Pietrucci. I critici li considerano a cavallo tra Guccini e De André, ma non condivido; condivido il fatto che sono abili a comporre testi per costruirci una melodia appropriata, con personalità e consapevolezza, senza effetti speciali, senza quei decibel di troppo cui troppo spesso i cantautori moderni fanno cieco affidamento. Il disco ti scivola via, lasciandoti una sensazione di appagamento: a volte la semplicità è sinonimo di convinzione dei propri mezzi, e gli Arbitri Elegantiae con la loro personalità sono arbitri del loro futuro, ci propongono questo CD autoprodotto; per svuotare la mente e goderne del contenuto. Per ulteriori info: www.arbitrielegantiae.it 02 03 53/2016 39 39 Media Partner: Italie Nord-Isère Spello splendens