Anno 5 - n°53 - dicembre 2016 - € 0,00
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A
al circolo
Pifferi, muse e zampogne
La Pasquella di Montecarotto
Spello splendens
Te Vaka “reloaded 2004”
Festival Cornouaille Kemper
Erica Boschiero
Vincenzo Spera
Jean Guichard
Pupi di Surfaro
Valeria Caucino
Sommario
n. 53 - Dicembre 2016
Contatti: [email protected] - www.lineatrad.com - www.lineatrad.it - www.lineatrad.eu
—04
04
Festival
Pifferi, muse e zampogne
—20
20
La rassegna
della Pasquella
—26
26
Vincenzo Spera:
A un metro dal palco
08
Festival Cornouaille
a Quimper
—22
22
Festival
Spello splendens
—31
31
Valeria Caucino:
The beating of life
—08
Eventi
Cronaca
Interviste
ASCOLTATE SU RADIO CITTA’ BOLLATE
www.radiocittabollate.it
la trasmissione An Triskell
Recensioni
Argomenti
di Loris Böhm
riprende a gennaio, ogni GIOVEDÌ alle ore 21:30
U
n anno davvero complicato per
Lineatrad, questo 2016 che sta
per finire, pieno di sorprese,
ricco di novità, con la nostra testata
giornalistica che finalmente può fare
un passo in avanti davvero notevole.
Troppi cambiamenti hanno caratterizzato il 2015, per il sottoscritto, e alla
fine in quell’anno si è raccolto poco.
Quest’anno siamo partiti subito forte,
festeggiando anniversari pesanti in
ambito festivaliero. Proprio in ambito
folk festival, quest’anno abbiamo quasi
raddoppiato i partner: ben tredici, e altri si aggiungeranno nel 2017.
Lineatrad ha sempre curato la promozione dei migliori festival italiani:
quest’anno siamo stati presenti e abbiamo fatto la cronaca di quasi tutti i
festival gemellati con noi. Solo alcune
concomitanze di eventi ci hanno inevitabilmente imposto una scelta.
Non solo festival: questa estate è
partita e si è regolarizzata la televisione
Lineatrad, che avevamo annunciato
già a inizio anno. Abbiamo attivato davvero un numero considerevole di con-
22
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tatti... questo mese, a “Pifferi Muse e
Zampogne” di Arezzo c’è stato il primo
incontro (casuale) con il direttore di
Blogfoolk Salvatore Esposito, che ha
messo le basi per una futura collaborazione. Effettivamente siamo i due
media di riferimento per la musica folk
in Italia, e non sarebbe davvero una
brutta idea quella di unire le forze per
dare più voce allo scopo comune.
Accantonato il 2016, ci attende un
2017 davvero pieno di aspettative: già i
primi giorni di gennaio il festival Spello
splendens di cui siamo nuovi partner,
ci aspetta.
In questi ultimi giorni ci è giunta la
voce che forse non si effettuerà la fiera
Music Inside Rimini cui abbiamo partecipato quest’anno; dipenderebbe dal
cambio di gestione della fiera stessa.
Se fosse vero ci dispiacerebbe molto,
perchè in Italia, con la fine del Medimex, davvero non abbiamo più fiere
dedicate alla musica folk (lasciamo
perdere il MEI di Faenza, dal quale la
nostra musica è quasi scomparsa). Va
a finire che dovremo andare all’estero
Music Inside Rimini
Editoriale
per assistere a showcase e presentazioni, ovviamente soldi permettendo.
Questa situazione altalenante, di cui
abbiamo parlato anche nell’editoriale
del mese scorso, non accenna a smorzarsi. La precarietà dovuta a scarsità
di risorse finanziarie si fa sempre più
pesante e opprimente. Ciononostante
cercheremo di dare un assetto definitivo a Lineatrad Television, e potete
scommetterci che il 2017 sarà l’anno
della consacrazione definitiva.
Un’altro progetto che sarà consolidato è il Premio Lineatrad. Nel 2017
verrà scelto un festival partner in cui
avverrà la premiazione, come si è verificato quest’anno, ma lo decideremo
con largo anticipo per consentire agli
organizzatori di quel festival di inserirlo
nel programma ufficiale.
In questo ultimo numero dell’anno
abbiamo una intervista-fiume con Vincenzo Spera, promoter tra i più noti
in Italia, raccolta durante la presentazione del suo libro “A un metro dal
palco”. Su Lineatrad Television si possono ascoltare le note introduttive.
—33
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Pupi di Surfaro:
Nemo profeta
—36
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Jean Guichard
—38
38
David Riondino e
Giovanni Seneca
34
Te Vaka (reloaded 2004)
—37
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Trelilu
—39
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Erica Boschiero
Alberi Sonori
Arbitri Elegantiae
—34
Prove tecniche di trasmissione sulla piattaforma
La lettura della guida è realizzata sulla piattaforma
Siamo stati autentici pionieri editoriali, occorre ribadire, e a tal proposito
mi fa piacere ricordare la testata editoriale “Traditional Arranged” che dal
2002 tirava e distribuiva in tutta Italia
ben 3.000 copie, a colori su carta pregiata... tutta votata alla musica folk.
Abbene nel 2004 abbiamo pubblicato una sensazionale intervista di
Maurizio Torretti al leader dei Te Vaka:
Opetaia Foa’i... che ripubblichiamo su
questo numero in occasione dell’imminente uscita del film “Oceania” della
Walt Disney, di cui curano la colonna
sonora; davvero un grande veicolo promozionale della loro musica e naturalmente della tradizione polinesiana.
Lineatrad è nata da solide fondamenta e con chiari obiettivi; se soltanto
non fosse subentrata questa spietata
recessione che ha quasi mandato in
malora tutto il progetto, chissà dove saremmo arrivati!
Le recriminazioni non servono a
nulla, il desiderio di andare avanti, fino
a che le forze e la salute mi accompagneranno, è tanta... se mai il problema
sussisterà quando qualcuno dovrà
prendere il mio posto; ecco, sinceramente per ora nessuno scalpita per
raccogliere un fardello di oneri e responsabilità così pesante, ma gli anni
passano velocemente, e l’informazione
non potrà mai essere monopolizzata
dalla globalizzazione dei social network, incapaci di garantire la più elementare base di attendibilità della notizia e di sicurezza sulla privacy.
Su questo tema Lineatrad si batterà
sempre: il vero nemico della cultura
musicale è proprio facebook, soprattutto se la cultura è di nicchia come il
folk: dovremmo farci una riflessione. ❖
www.lineatrad.com
www.womex.com/virtual/lineatrad
ANNO 5 - N. 53 Dicembre 2016
via dei Giustiniani 6/1 - 16123 Genova
Direttore Editoriale:
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Consulente alla Direzione:
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Hanno collaborato in questo numero:
Agostino Roncallo,
Giustino Soldano, Muriel Le Ny,
Maurizio Torretti
Pubblicazione in formato esclusivamente
digitale a distribuzione gratuita
completamente priva di pubblicità.
Esente da registrazione in Tribunale
(Decreto legislativo n. 70/2003,
articolo 7, comma 3)
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3
Cronaca
PIFFERI, MUSE E ZAMPOGNE
Un festival di qualità ad Arezzo,
per finire l’anno nel migliore dei modi.
Lineatrad Television trasmetterà due serate
durante il periodo natalizio
di Loris Böhm
Q
uando si va a vedere Pifferi, muse e zampogne ad
Arezzo, si va da amici, forse
ancor più che da partner; prima
ancora di arrivare sai già che starai bene, sai già che non ci saranno
sorprese negative, perchè il direttore artistico Silvio Trotta sa risolvere ogni situazione.
Quest’anno arrivo un giorno
prima perchè mi interessa partecipare come giurato alla selezione di
Suonare@Folkest. A onor del vero
mi sarebbe piaciuto incontrare Andrea Del Favero, che per vari motivi
non vedo da diversi anni, ma un
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problema in auto lo ha costretto a
fare dietro-front prima ancora di arrivare ad Arezzo: una maledizione.
In compenso ho modo di conoscere il direttore editoriale di
Blogfoolk, Salvatore Esposito, che
si dimostra da subito persona socievole di grande cultura; con lui,
il discografico Aldo Coppola Neri e
Fedora d’Anzeo, giornalista de La
Nazione. Mancando il rappresentante di Folkest siamo in quattro,
un numero molto pericoloso per
pianificare una votazione.
Dopo tutti i convenevoli e i cerimoniali d’uso, iniziano a suonare
gli Arbitri Elegantiae, formazione di
Senigallia improntata ad un melodico stile folk cantautorale con l’inusuale aggiunta di una tromba.
I brani proposti fanno parte del
loro secondo disco: Canto da un
pezzo di storia, di cui facciamo recensione in altra pagina. Si vede
che sono emozionati, sentono l’importanza del momento e sanno
benissimo che Suonare@Folkest
rappresenta il primo trampolino
per iniziare una carriera... loro sono
tutti piuttosto giovani e volenterosi.
Il pubblico risponde positivamente ma la giuria è un po’
Cronaca
Con Salvatore Esposito, direttore di Blogfoolk,
tanti argomenti “folk” di cui parlare...
perplessa causa alcuni svarioni
strumentali e gaffe dovute ad inesperienza. Personalmente non mi
interessano i peccati di gioventù,
preferisco concentrarmi sulle potenzialità.
Adesso è la volta del chitarrista
Matteo Chiaruzzi, in arte Coffee.
Esibizione davvero convincente:
riesce a produrre una quantità incredibile di suoni con il suo strumento, anche in maniera poco
ortodossa se vogliamo, ma comunque assai efficace. Chiaramente di
derivazione busker, nessuna produzione discografica all’attivo, ma
per lui il pubblico nutre genuina
Arbitri Elegantiae
Alessia Arena
ammirazione, e questo non va sottovalutato.
Ora è il turno di Alessia Arena:
insieme ad Andrea Demontis alla
chitarra avrebbe dovuto proporre
il suo Cantabestiario... ma Andrea
non è potuto venire al contest, per
cui Alessia, con la sua sola voce e
una base preregistrata, si è esibita
ugualmente.
Una sorta di celebrazione di Sergio Endrigo, molto teatraleggiante,
molto enfatica, ha espresso doti
vocali e mimiche davvero notevoli,
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Cronaca
Matteo Chiaruzzi, in arte Coffee
vincitore delle selezioni Suonare@Folkest 2017
Due momenti dell’esibizione di Alberi Sonori
ma obbiettivamente, per quanto
mi riguarda, il progetto andrebbe
sviluppato ulteriormente, e onestamente allo stato attuale non riesco
proprio a dargli una collocazione
all’interno di un folkfestival come
Folkest, a reggere un palco di
fronte a centinaia di spettatori.
È tempo di riunire i giurati in
“conclave” per emettere una sentenza che, considerando l’estrema
diversità delle tre proposte, ognuna
con diversi titoli di merito, si preannuncia combattuta.
Ricordiamo: il primo classificato
oltre a suonare a Folkest, ha occasione di partecipare ad una ul-
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teriore selezione per suonare sul
palco principale di Udine, spalla
di una star di livello internazionale, con gran pubblicità di media
e grossa platea di pubblico; il secondo classificato suona semplicemente ad una data in Friuli, il terzo
è eliminato.
Per il primo posto vince all’unanimità Coffee, per il secondo posto
iniziano i problemi: siamo quattro
giurati e i voti si dividono tra gli altri
due ensemble... lo spareggio, piut-
tosto lungo e laborioso, indica gli
Arbitri Elegantiae.
Finalmente si torna in sala per
annunciare al pubblico il verdetto
finale, con comprensibile gioia dei
vincitori e lodevole trattenuto sconforto della pur brava Alessia Arena:
le facciamo gli auguri consapevoli
che non le mancheranno altre occasioni per emergere.
La seconda serata offre il “piatto
forte” del festival: i De Calamus,
presentati da Salvatore Esposito, e
a seguire Alberi Sonori, presentati
da Aldo Coppola Neri.
Due formazioni solide, attente
alla tradizione, oserei dire intrise
di tradizione, di talento puro nell’espressività unito ad una innegabile
maestria nel suonare una quantità
di strumenti.
Dei “De Calamus” e dell’associazione cui fanno parte, abbiamo
ampiamente parlato recentemente
su Lineatrad, mentre per gli “Alberi
Sonori”, rappresentano per me una
lietissima sorpresa.
Presentano nell’occasione il loro
secondo album, freschissimo di
stampa: Mondi Stropicciati, di cui
faccio recensione a parte.
Tutto il resto è lavoro: pernottare
in un ex convento può servire a ritrovare l’equilibrio spirituale ma anche (come ho fatto io) a passare la
notte a sbobinare i filmati sul portatile... così come la durata del viaggio può servire a scrivere, relazionare via wi-fi, e infine crollare in un
sonno ristoratore prima dell’arrivo,
perchè dopo sarà una settimana in
cui il riposo è quasi bandito.
L’ultima serata, che non siamo
riusciti a seguire, sabato 10 dicembre, si sono esibiti Donatello Pisanello in Sospiri e Battiti (organetto
solo) e l’Orchestrabottoni.
Il comunicato stampa così recita:
Donatello Pisanello è poli-strumentista, ricercatore di tradizione
popolare salentina e compositore di
colonne sonore condivide tuttora la
sua esperienza artistica e musicale
con Officina Zoè. Come solista si
dedica costantemente alla ricerca
e alla sperimentazione musicale, è
conosciuto e apprezzato per il contributo dato alla riscoperta dell’organetto nel Salento e per aver creato uno stile personale basato sulla
tradizione popolare aperta alla musica moderna e contemporanea.
Infine ha suonato l’Orchestrabottoni, nata dall’evoluzione della
Piccola Orchestra La Viola e dall’incontro di musicisti delle province di
Roma, Frosinone, Latina e Napoli.
l’Orchestrabottoni, formazione di
Cronaca
Due momenti dell’esibizione di De Calamus
ispirazione popolare con influenze
mediterranee, è considerata uno
dei gruppi più innovativi nel panorama della world-music italiana.
Attiva dal 1994, l’ensemble filtra,
attraverso l’originale suono che da
anni la identifica, il suo lavoro di
ricerca e si fa protagonista di una
contaminazione continua. Le armonie e le melodie polifoniche della
numerosa sezione di organetti sono
sorrette da un inedito organetto
basso (bassoon) e il collante ritmico tenuto dalla batteria percussiva, insieme al timbro “teatrale”
della voce di Antonella Costanzo
e ai fraseggi del solista Alessandro
D’Alessandro sono l’espressione
di questa particolare sperimentazione.
Dobbiamo ripeterlo? Siamo stati
bene, molto bene; Arezzo è una
città incantevole e questo festival,
amato dalla popolazione, ne è la
ciliegina, risplende insieme alle migliaia di luci natalizie, incastonata
com’è in un centro storico tra i più
belli del mondo. Auguriamo lunga
vita a loro perchè sentiamo che di
loro ce n’è veramente bisogno, il
popolo della musica folk non ne
può fare a meno. ❖
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Cronaca
FESTIVAL CORNOUAILLE
19-24 LUGLIO 2016 A QUIMPER
Novantatreesima edizione del Festival
dalle profonde radici nella cultura
e nella musica bretone
di Giustino Soldano e Muriel Le Ny (foto © Giustino Soldano)
N
ovantatré anni e non li dimostra. È passato quasi un
secolo dalla prima edizione
di questo Festival, che vide la luce
a Quimper nel 1923 col nome di
“Fête des Reines” e ancora una
volta è riuscito a mantenere la sua
formula di festival urbano, molto
gradita al pubblico, con una partecipazione di circa duecentomila
visitatori nei se i giorni di programmazione.
Anche quest’anno, infatti, le attese non sono state deluse: parecchi concerti hanno segnato il tutto
esaurito già alcuni giorni prima
dell’inizio del Festival. Inoltre i vari
spazi per i concerti serali all’aperto
sono stati parecchio frequentati da
gente appassionata di danze bretoni o di musica rock, fino alle due
di notte.
Le vie di Quimper poi, sono state
sempre affollate grazie anche a
un tempo meraviglioso, soleggiato
di giorno e mite la sera, a dispetto
degli stereotipi che dipingono la
Bretagna come regione piovosa. È
stata anche un’occasione per rivedere alcuni amici italiani appassionati di questo Festival e di incontrarne di nuovi.
Igor Gardes, direttore artistico del
Festival, anche per questa edizione
ha utilizzato una formula tradizionale e territoriale del Cornouaille,
invitando soprattutto artisti bretoni
o residenti in Bretagna. Ha però
anche aperto le porte a vari tipi di
musica moderna, folk, rock, pop,
sperimentale e ad altri orizzonti
esterni alla Bretagna, proponendo
gruppi come i Doolin di Tolosa o
artisti come Gabriela del Quebec,
Jo Van Bouwel del Belgio, Diana
Saliceti della Corsica, Gaël Sieffert
dell’Alsazia, Philippe De Ezcurra
dei Paesi Baschi, Coralie Nazabal
Dall’alto al basso e da sx a dx Michel Kerveillant, Julien Tymen, Gwylan Meneghin, Kentin Juillard,
Thibault Niobe
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dell’Occitania e altri ancora. Ha
inoltre concesso numerosi spazi a
gruppi emergenti per promuovere
la loro musica.
Oltre ai luoghi tradizionali in cui
da anni si tengono i vari spettacoli, come il Théâtre de Cornouaille, l’Espace Pierre Jakez Hélias,
l’Espace Saint-Corentin, tutti nei
pressi della Cattedrale e il Village
Gradlon, ai piedi del Frugy, la collina che domina la città, è stato
aggiunto quest’anno un nuovo
sito, il Novomax, in cui ci sono
studi di registrazione e una sala
concerti con circa trecento posti, che si trova vicino allo storico
Théâtre Max Jacob.
Cronaca
Colline Hill
Questi i principali artisti annunciati in cartellone:
Al Théâtre de Cornouaille con
prezzi variabili da 23 a 30 Euro
Ronan Le Bars, Bagad Cap Caval,
Gabriella, Alan Stivell e lo spettacolo
di danze tradizionali “Kement Tu”.
Al Novomax biglietti a 12 Euro
Lina Bellard, Marie-Aline Lagadic e Klervi Rivière, Sylvain Girault,
Dañs er Jeko e gli Ars’ys.
All’Espace Pierre Jakez Hélias biglietti a 12 Euro
Colline Hill, i Dremmwel, i Doolin,
i Red Cardell e il trio EDF.
Numerosi come sempre sono
stati gli spettacoli gratuiti:
All’Espace Saint-Corentin: i concerti di mezzogiorno; alle ore 19
quelli denominati “Apéro St-CO”
e, per finire, dalle ore 22 in poi, le
fest-noz dedicate alle danze bretoni.
Gli spettacoli al Village Gradlon,
a mezzogiorno quelli con i gruppi
corali di canti marinai e, dalle ore
22:30, i concerti soprannominati
“Les rendez-vous du Frugy”.
Parecchi sono stati anche gli
spettacoli di strada, le animazioni
per grandi e bambini e le dimostrazioni di cucina tradizionale.
È stato impossibile, da parte nostra, vedere interamente tutti gli
spettacoli, soprattutto quelli serali,
data la loro contemporaneità. Come
in altre occasioni abbiamo quindi
seguito parzialmente i vari concerti,
per avere un’idea ed esprimere un
giudizio su quanto visto.
Queste le nostre impressioni.
Martedì 19 luglio
La prima esibizione alla quale abbiamo assistito è stata alle ore 19
all’Espace Saint-Corentin con il
Tymen Kerveillant Quintet, gruppo
formato da cinque giovani musicisti, tutti di altissimo livello: Michel
Kerveillant al biniou e Julien Tymen
alla bombarda, vincitori per tre anni
consecutivi dal 2013 al 2015 dei
Campionati Bretoni di suonatori in
coppia; Gwylan Meneghin al basso;
Thibault (Tibo) Niob è al bouzouki
e Kentin Juillard alle percussioni. È
stato un concerto molto bello, con
tutti i musicisti ben affiatati tra loro
e che hanno suonato con parecchia energia e brio brani a ballo tipici delle fest-noz.
La sera alle 21 all’Espace Pierre
Jakez Hélias abbiamo visto una
parte del concerto con Colline Hill,
una cantante di origini bretoni,
nata a Plumelec, attualmente residente in Belgio. L’avevamo già
apprezzata al Festival Interceltique
nel 2013, per cui ci tenevamo a
rivederla. Nello spettacolo ha proposto brani tratti dal suo ultimo
album“Skimmed”, uscito a fine
2015 e grazie al quale ha vinto il
“Grand Prix du disque” del giornale Le Télégramme. La cantante
era accompagnata da musicisti di
valore: Chris Cerri alla chitarra e
tastiere; Ben Devlieghere alle percussioni; Anthony Marcon al basso
e Benoît Gaudiche alla tromba. La
musica è stata molto piacevole e
orecchiabile, sul genere folk americano, con qualche influenza rock
e blues.
Abbiamo proseguito col concerto
al Théâtre de Cornouaille con Ronan Le Bars, virtuoso suonatore di
uillean-pipes e del suo gruppo di
Ronan Le Bars
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Cronaca
musicisti molto noti sulle scene
bretoni: Nicolas Quemener alla
chitarra; Pierre Stephan al violino;
Pierrick Tardivel al contrabbasso;
Aymeric Le Martelot alle tastiere
e Sylvain Barou ai flauti. Tra i vari
brani sono stati suonati anche
quelli appartenenti all’ultimo album
di Ronan: “An erc’h kentañ – The
first snow”. Durante lo spettacolo è
salito sul palco Dan Ar Braz, che ha
suonato, visibilmente emozionato,
a fianco di Ronan. Moltissimi sono
stati gli applausi del pubblico.
Mercoledì 20 luglio
Al Novomax alle 21, spettacolo
con Marie-Aline Lagadic e Klervi
Rivière, un duo formato da madre
e figlia, appartenenti a una famiglia
di cantanti e musicisti bretoni, che
hanno tramandato soprattutto per
linea materna vecchi brani tradizionali. È stata per noi anche l’occasione di vedere per la prima volta il
Novomax, una struttura moderna,
Marie-Aline Lagadic
Il gruppo dei Dremmwel da sx René Marchand, Dominique Le Guichaoua,
Rob Gibson. Daniel Cadiou
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Klervi Rivière
Cronaca
Da sx Ronan Pinc e Morwenn Le Normand
Gli Aroze. Dall’alto al basso Antoine Rozé e Andrey Fedosov
a dire il vero un po’ impersonale e
fredda, con prevalenza del colore
nero degli arredamenti, ma con
le file dei sedili della platea molto
vicine al palco, quasi come in un
cabaret.
Fortunatamente ci hanno pensato a scaldare l’ambiente, le due
cantanti con la loro verve. Accompagnate da Alain Trévarin alla fisarmonica; Yvonnig Penven alla chitarra e Kevin Ruellan al sassofono e
al clarinetto, hanno alternato danze
tradizionali cantate nel modo kan
ha diskan, con canzoni risalenti
al periodo tra le due guerre, valzer e altre danze, ricreando, anche come abbigliamento utilizzato,
l’atmosfera degli anni “30. I brani
sono stati tratti dal loro album “Tout
le monde sur le Pont!”
In seguito siamo andati all’Espace Pierre Jakez Hélias per ve-
Jo van Bouwel
dere il concerto dei Dremmwel, che
hanno festeggiato quest’anno i loro
trent’anni di carriera. Il gruppo,
originario di Quimper, è formato
da Dominique La Guichaoua, uno
dei fondatori del gruppo, al biniou,
organetto e low whistle; René Mar-
chand alla bombarda; Daniel Cadiou alla chitarra; Marin Lhopiteau
all’arpa celtica; Marie Coince al
contrabbasso e Fabrice Carré alla
batteria. Durante il loro concerto
sono stati invitati: Ismael Ledesma,
arpista paraguaiano; Marco Cam-
Da sx Yann Fanch Kemener, Heikki Bourgault, Erwann Tobie
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Cronaca
Jañlug er Mouel
del gruppo Dañs er Jeko
pana, cantante corso; Rob Gibson,
chitarrista scozzese; René Goaer,
sassofonista e pianista: Patrice
Marzin chitarrista che avevamo già
visto l’anno scorso a fianco della
cantante Gwennyn.
Il concerto è stato molto elettrizzante e tutti i musicisti hanno pro-
digato parecchia energia coinvolgendo tutta la platea. Parecchio apprezzata è stata anche l’esibizione
come solista di Ismael Ledesma
all’arpa. Verso la fine del concerto
è salita sul palco la cantante Louise
Ebrel, un’istituzione nella cultura e
nella musica bretone.
Energia da vendere anche per lo
spettacolo degli Aroze che abbiamo
visto più tardi al Village Gradlon
poco prima di mezzanotte. È stato
uno show all’insegna del techno
estremo, con luci ed effetti speciali
a profusione, capitanato da un indiavolato Antoine Rozé al violino
che ha suonato diversi brani di stile
irlandese. Suo complice in scena
Andrey Fedosov, al comando del mixer e del programmatore mediante
il quale ha proiettato sullo sfondo
del palco dei video in sincronia con
la musica. Entrambi gli artisti vestivano delle maschere fosforescenti
che hanno contribuito a rendere
fantasmagorico lo spettacolo.
La serata è finita più tardi all’Espace Saint-Corentin con l’esibizione di Yann Fanch Kemener,
famoso cantante bretone, in trio
con Heikki Bourgault alla chitarra
ed Erwann Tobie all’organetto che
hanno fatto danzare i presenti fino
alle due della notte.
Il gruppo dei Doolin
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Giovedì 21 luglio
Giornata intensa. I nostri tour
musicali sono iniziati a mezzogiorno all’Espace Saint-Corentin
con lo spettacolo “Vañjet‘vo MariLouiz”del duo Morwenn Le Normand, voce e Ronan Pinc al violino
e al violoncello, nel quale hanno
raccontato musicalmente la vita e
le peripezie di una ragazza bretone
dallo spirito ribelle: Mari-Louiz.
Spettacolo gradevole in cui il duo
ha alternato canzoni spiritose e
brani a ballo che hanno fatto danzare il pubblico.
Nel medesimo posto, alle 19, abbiamo visto il concerto della cantante e arpista belga Jo van Bouwel,
accompagnata dalle cantanti Karine Saint Louis Augustin e Suzon
Tempéreau, dal chitarrista Tangi
Boulic e dall’organettista Erwan
Tanguy. Il quintetto ha proposto
brani di vari stili dall’irlandese al
bretone, passando per il jazz e le
danze tradizionali. Ci è molto piaciuta Jo, sia all’arpa sia al canto, sia
come solista sia in trio con Karine
e Suzon, quando hanno cantato
qualche brano “a cappella” con
un’interpretazione degna delle migliori polifoniche.
Cronaca
La serata è iniziata alle 21 al Novomax col concerto del gruppo
Dañs er Jeko, formato dal cantante
Jañlug er Mouel, dal chitarrista Tibo
Niobé, dal bassista Gwylan Meneghin e dal percussionista Marcelo
Costa. Il quartetto ha entusiasmato
il pubblico con una musica dai toni
molto caldi, tra cui alcuni con ritmi
caraibici ricordanti la samba, ma
cantati in lingua bretone. La loro è
stata un’esibizione abbastanza insolita nel panorama bretone, complici strumenti etnici come sanzas
e pandeiro suonati da Jañlug, le
origini brasiliane del percussionista
e le escursioni nel jazz dei chitarristi. Sicuramente una bella e riuscita miscela di artisti, che tra l’altro
avevamo già visto in altre occasioni
e in contesti diversi, come Jañlug
che canta anche in trio brani del
repertorio delle danze bretoni e
Tibo e Gwylan che suonano anche
brani tradizionali nel Tymen Kerveillant Quintet.
Musica d’altro genere quella che
abbiamo ascoltato più tardi all’Espace Pierre Jakez Hélias dove si
è esibito il gruppo dei Doolin. Originari di Tolosa, i Doolin propongono
da una decina d’anni musica irlan-
Gli Amieva. Dall’alto al basso e da sx a dx Clara Diez Márquez,Yann Le Nay, Fañch Loric, Erwan Ganier
Sylvère Morisson del gruppo dei Tanaw
dese. Li avevamo conosciuti nel
2013 a Lorient in occasione di una
loro serie di concerti al cosiddetto
Festival Off che si svolge, durante
il Festival Interceltique, nei bar del
centro città. Ci erano subito piaciuti
per la capacità e la passione che
utilizzano nel suonare e, in occasione di questo Cornouaille, hanno
dimostrato ancora una volta la loro
bravura entusiasmando oltre a noi
il numeroso pubblico. Il gruppo è
formato attualmente da Nicolas
Besse alla chitarra, da suo fratello
Wilfried all’organetto, dai fratelli
Fournel: Jacob ai flauti irlandesi e
Josselin al bodhrán, da Guilhem Cavaillé al violino e Sébastien Saunié
al basso.
Finale di serata al Village Gradlon
dove si è esibito il gruppo dei Tanaw: dodici musicisti capitanati da
Sylvère Morisson, cantante, chitarrista e tastierista originario di Lorient. Il concerto è stato molto interessante, con musica molto eterogenea: alcuni brani strumentali
alternati ad altri cantati in inglese
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Cronaca
I Red Cardell, da sx Jean Michel-Moal,
Jean-Pierre Riou, Pierre Sangra
I Groove Boys
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Cronaca
Da sx il sindaco di Quimper Ludovic Jolivet e il presidente del Festival Jean-Michel Le Viol
e bretone; un sottile mix di stili differenti, che hanno spaziato dal folk
irlandese al melodico, all’evocativo,
con un abbozzato riferimento alla
new age e qualche incursione nei
ritmi mediorientali. L’esibizione dei
Tanaw ha entusiasmato la platea,
molto numerosa nonostante l’ora
tarda e la concomitanza di altri
spettacoli all’Espace Saint-Corentin.
Venerdì 22 luglio
La serata è iniziata alle 19 all’Espace Saint-Corentin col concerto
degli Amieva, un quartetto composto da Clara Diez Márquez, cantante originaria di Amieva, piccolo
paese asturiano che ha dato nome
al gruppo e dai tre musicisti bretoni
Yann Le Nay al violino, Fañch Loric
all’organetto diatonico e Erwan Ganier alle percussioni. Conoscevamo
già il gruppo avendo ascoltato più
volte il loro EP che ci era molto piaciuto per le sonorità miste bretoni
asturiane ben amalgamate tra loro
e abbiamo approfittato dell’occasione per vederli dal vivo e la loro
esibizione ha confermato le nostre
impressioni positive.
Alle 21 all’Espace Pierre Jakez
Hélias il concerto molto atteso di
uno dei più famosi gruppi bretoni,
sulle scene dal 1992, i Red Cardell,
con il ritorno, dopo una pausa di
circa cinque anni, del fisarmonicista Jean-Michel Moal, cofondatore del gruppo insieme al chitarrista e cantante Jean-Pierre Riou.
Quest’ultimo l’avevamo visto l’anno
scorso al Cornouaille col gruppo
The Celtic Social Club e volevamo
rivederlo esibirsi con la sua formazione originale e ascoltare i brani
del diciassettesimo e ultimo album
“Un monde tout à l’envers”. Le
nostre aspettative non sono state
deluse; la voce graffiante e l’energia incontenibile di Jean-Pierre
Riou, accompagnate dalla bravura
di Jean Michel-Moal e dagli altri
musicisti: il polistrumentista Pierre
Sangra e il percussionista Hibu Corbel, ci hanno molto entusiasmato.
La presenza poi sul palco degli
invitati Dan Ar Braz e Dave Pegg,
bassista dei Fairport Convention,
ha mandato in visibilio il numeroso
pubblico.
Dopo il concerto ci siamo recati
al Village Gradlon a vedere l’esibizione dei Groove Boys, un gruppo
originario di Brest, composto da
quindici elementi, che hanno
suonato cornamuse, bombarde,
trombe, sassofoni e altri vari strumenti. I musicisti, vestiti in modo
stravagante e un po’ clownesco,
hanno proposto in modo allegorico,
Costumi tradizionali bretoni
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Cronaca
Hervé Lesvenan degli Ars’ys
Loïc Bléjean degli Ars’ys
Armel an Héjer degli Ars’ys
Ronan Baudry degli Ars’ys
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alcuni brani musicali francesi che
hanno avuto successo negli anni
ottanta e alcune colonne sonore
tratte da serie televisive. È stata
un’esibizione abbastanza insolita,
kitsch quanto basta, comunque
energica e coloratissima, che ha in
ogni modo conquistato la platea.
Sabato 23 luglio
Verso le 11, nel Salone del Municipio di Quimper, abbiamo assistito alla tradizionale presentazione
delle candidate all’elezione della
“Reine de Cornouaille”, preceduta
dai discorsi del sindaco Ludovic
Jolivet e dal presidente del Festi-
val Jean-Michel Le Viol, che hanno
presentato un sunto del Festival in
corso e illustrato le proposte per
quello futuro. È stata un’ottima occasione per conoscere da vicino le
pretendenti al titolo di regina e poter vedere nei particolari i costumi
tradizionali che indossavano sia le
“damigelle” sia i loro cavalieri.
Inizio di serata alle 21 al Novomax col concerto “Bro-oadow” degli Ars’ys, gruppo diretto da Hervé
Lesvenan, compositore e pianista,
al cui fianco si sono esibiti Loïc
Bléjean alla cornamusa irlandese:
“ uillean pipe”, Ronan Baudry al
Cronaca
Il trio EDF da sx Gerard Delahaye, Patrick Ewen, Melaine Favennec
sassofono e il cantante Armel an
Héjer, che conoscevamo già come
membro di altre formazioni bretoni. Avevamo visto gli Ars’ys, per la
prima volta alcuni anni fa al Festival Interceltique di Lorient, quando
Alcuni momenti del Défilé en Fête
nel gruppo c’era Marta Gliozzi, organista originaria di Torino ma residente in Bretagna e avevamo apprezzato la loro musica. Eravamo
quindi curiosi di rivedere gli Ars’ys
nella nuova formazione e ascoltare
dal vivo i brani dell’ultimo album
Bro-oadow. L’esibizione è stata interessante, con sonorità e stili tra
il jazz e l’intimista, che hanno ben
reso l’intento del compositore di
far viaggiare gli spettatori in luoghi
remoti e diversi tra loro. Abbiamo
prestato particolare attenzione al
brano “Cinque Terre” poiché riferente a luoghi a noi conosciuti. Veramente bravi sono stati i musicisti;
perfette come sempre l’interpretazione pianistica di Hervé Lesvenan
e la voce di Armel an Héjer, con la
sua timbrica caratteristica e unica
nel panorama dei cantanti bretoni
da noi conosciuti.
In seguito abbiamo assistito,
all’Espace Pierre Jakez Hélias, allo
spettacolo del trio EDF, composto
dai polistrumentisti bretoni, ultrasessantenni, Patrick Ewen, Gerard
Delahaye e Melaine Favennec, che
hanno scelto le iniziali dei loro cognomi E D F per attribuire il nome
al loro gruppo, forse giocando
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Cronaca
Alcuni momenti del Défilé en Fête
Alcune candidate all’elezione della Reine de Cornouaille
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sull’equivoco che EDF è anche la
sigla di una nota Compagnia Energetica francese. La loro musica è
sempre stata molto allegra, fisica
e trascinante e, anche in quest’occasione non si sono smentiti. I testi
delle loro canzoni prevalentemente
in francese, ma alcuni anche in
bretone e in inglese, raccontano in
modo spiritoso, allegorico, sarcastico e, a volte anche critico, storie
vissute da loro o fatti di cronaca; i
ritmi variano dal rock al folk statunitense, con sapiente utilizzo del
banjo e dell’armonica, ma sfociano
spesso nel tradizionale bretone
e celtico. Lo spettacolo è molto
piaciuto sia a noi sia al numeroso
pubblico, composto, da quanto ab-
Cronaca
Al centro Nolwenn Peuron, Reine de Cornouaille 2016; a sx Clara Guillemot a dx Floriane Boulc’h
damigelle d’onore
biamo appurato, a fine concerto,
da parecchi fan.
Domenica 24 luglio
Giornata conclusiva del Festival, denominata tradizionalmente
“Kemper en Fête” e caratterizzata
principalmente da tre momenti: il
“Défilé en Fête”: la sfilata per le vie
Un momento del Triomphe des Sonneurs
della città, dalle 10:30 alle 13, dei
musicisti e dei ballerini in costume,
membri rispettivamente delle bagadoù e dei circoli di danza appartenenti prevalentemente alla Cornouaille; alle 18:30 il momento tanto
atteso della proclamazione della
“Reine de Cornouaille”, che come
abbiamo detto in altre occasioni
è una miss che, oltre alla propria
avvenenza deve dare prova di conoscenza dei costumi e della cultura della Cornouaille, presentando
una tesi in merito; a seguire, verso
le 19, il “Triomphe des Sonneurs”,
in cui una parte dei musicisti e dei
ballerini convergono insieme alla
Reine e le sue damigelle al Village
Gradlon, per esibirsi alla “Danse
des 1000”, una danza collettiva
che ha coinvolto anche il pubblico.
Regina di quest’anno è stata eletta
la ventenne Nolwenn Peuron, che fa
parte del “Cercle Brug Ar Menez”
di Spézet, cittadina del Finistère,
nota anche per essere sede storica
della Coop Breizh, casa editrice e
discografica bretone, conosciuta in
tutto il mondo. Nolwenn, studentessa universitaria in Economia,
aveva presentato una tesi sulla vita
e le opere delle sorelle Goadec, famose cantanti del passato, fautrici
della tradizione orale delle canzoni
bretoni.
La giornata è poi andata avanti
con numerosi spettacoli fino alle
due di notte, tra cui le classiche
fest-noz all’Espace Saint-Corentin
e i concerti al Village Gradlon dei
Soldat Louis, storico gruppo rock
bretone e di Miss Blue, alias Bleunienn Jegou-Louarn, molto amata
dai giovanissimi, che ha inventato
il remix tra la musica tradizionale
bretone e il funk, il dubstep, l’hiphop e altri generi moderni.
In conclusione, è stato un Festival ben riuscito, al quale abbiamo
partecipato con molto piacere e
che ricorderemo ancora a lungo.
Non ci resta quindi che attendere
la prossima edizione del Cornouaille, prevista dal 18 al 23 luglio
2017, sempre a Quimper, e invitare
i lettori a partecipare al prossimo
Festival, certi che ne rimarranno
incantati. ❖
Si ringraziano: Igor Gardes, Direttore del
Festival e Claude Pengam ed Hervé Hugo,
dell’équipe Relations presse du Festival
Cornouaille, per la loro disponibilità e per le
informazioni forniteci.
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Eventi
LA RASSEGNA
DELLA PASQUELLA
Il 6 gennaio a Montecarotto (AN)
la trentatreesima rassegna nazionale
della “pasquella”, la prima e più importante
del genere nelle Marche
Comunicato Stampa
L
a Rassegna della Pasquella, questa
ormai “storica” manifestazione fondata sul recupero e sulla rivitalizzazione di una delle testimonianze vive della
nostra comune cultura popolare, legata
ai rituali di questua del solstizio d’inverno
ed alle sue forme di propiziazione legate
a credenze pre-cristiane ed antichi riti di
fertilità, fortemente voluta dall’Amministrazione Comunale di Montecarotto, e
curata dal Centro Tradizioni Popolari e
dal Gruppo “La Macina” ,con la collaborazione , della locale Pro-Loco, e della
Protezione Civile Comunale, con l’alto
patrocinio della Regione Marche e della
Provincia di Ancona, arrivata alla trentatresima edizione si svolgerà, venerdì 6
Gennaio 2017 (Giorno dell’Epifania), con
il seguente tradizionale Programma.
Nel corso dell’intera mattinata, gruppi
di autentici portatori della tradizione,
provenienti da tutte le Marche e da altre regioni italiane, arriveranno sin dalle
otto del mattino, accolti e “presi in carico” da altrettanti accompagnatori locali
e da loro “presentati” casa par casa, in
tutte le zone della campagna e del paese
di Montecarotto, dove porteranno, alla
maniera di una volta, secondo l’antico
rito, il canto augurale della Pasquella.
La gente, come al solito, accoglierà con
simpatia tutti i Gruppi, “ripagandoli” con
generose offerte di denaro e soprattutto
con abbondanti libagioni. Così per tutta
la mattinata, Montecarotto, sarà letteralmente inondato di musiche, di canti e di
suoni, che renderanno ancora più magica e surreale, questa incredibile festa
popolare di inizio anno.
Dopo la questua del mattino, i Gruppi
presenti alla Rassegna, si ritroveranno
in Piazza del Teatro, dove da mezzogiorno e trenta all’una (prima del pranzo
comunitario di ringraziamento offerto a
tutti gli “artisti” popolari e ai loro collabo-
2020
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ratori, dall’Amministrazione Comunale)
daranno vita al solito, spontaneo, gioioso
“concerto popolare”, per la gioia di tutti i
presenti.
Nel pomeriggio, dalle ore 15,30, nel
Teatro Comunale, Gastone Pietrucci,
coordinato da Giorgio Cellinese e Paola Ricci, presenterà: “La Pasquella a
teatro” Rassegna di canti e danze della
tradizione popolare) con la presenza e
l’esibizione di tutti i Gruppi presenti alla
Rassegna. Coordinamento: Giorgio Cellinese, Paola Ricci e Filippo Paolasini.
Cura e presentazione: Gastone Pietrucci.
rapporti sociali e culturali condivisi. Un
paese in musica, ricco di interessi e di
suggestioni, che ogni anno coinvolge
sempre più il pubblico, in una festa popolare, che per la “libertà” e la spontaneità con cui viene vissuta, si distingue
nettamente dall’attuale sconfortante panorama di falsificazione e di massificazione operate sulla cultura tradizionale e
sulla civiltà popolare.
La foto del manifesto ufficiale di
quest’anno: è opera di Iorio Sebastianelli,
Il sorriso dell’anno nuovo, uno scatto
della Pasquella di Montecarotto, 2015. ❖
Ingresso libero sino ad esaurimento dei posti.
All’uscita dei Gruppi dal Teatro (dalle
ore 16,00, sino alle ore 20,00), ci sarà
l’Esibizione estemporanea dei gruppi popolari tra la gente, in piena libertà, riscaldati da caldarroste e “vin-brulè”.
Questo momento comunitario e “libero” dei pasquellari darà modo al pubblico di poterli ascoltare nelle condizioni
ideali, dal vivo, senza l’ausilio di nessuna
amplificazione, in un’atmosfera molto
serena, divertente e coinvolgente di festa
e di musica di strada.
Attualmente, grazie a questa Rassegna ed al lavoro continuo e costante di
Gastone Pietrucci e de La Macina sul
territorio, assistiamo da alcuni anni, ad
una nuova “rinascenza” del fenomeno
ed al crescere e proliferare inevitabile,
di iniziative, più o meno spontanee, per
lo più imitative, più o meno valide, ma
comunque attestante un certo interesse
o perlomeno curiosità per il fenomeno.
Quindi davvero importante e meritoria
questa Rassegna della Pasquella di Montecarotto, perché fa rivivere una tradizione, che altrimenti la civiltà tecnologica
rischia di far dimenticare per sempre.
Ma l’annuale appuntamento di Montecarotto è anche un modo per ritrovarsi
e rinnovare, anno dopo anno, legami di
PROGRAMMA ANALITICO DELLA
“PASQUELLA” 2017
(Montecarotto, venerdì 6 gennaio 2017)
VENERDI’’ 6 GENNAIO
Mattino:
Ore 8,00 - Riunione dei Gruppi partecipanti in
Piazza del Teatro
Ore 8,30-12,00 - Il canto rituale di questua
viene portato casa per casa, in tutte le contrade
del Comune e dei paesi vicini.
Ore 12,00-12,30 - Concerto spontaneo e comunitario dei Gruppi in Piazza del Teatro
Ore 13,00 - Colazione di saluto e di ringraziamento offerta a tutti i cantori e suonatori Popolari
ed ai collaboratori della “Pasquella” dall’Amministrazione Comunale
Pomeriggio:
Ore 15, 30 - Teatro Comunale
“LA PASQUELLA A TEATRO”
Rassegna di canti e danze della tradizione popolare con il coordinamento di Giorgio Cellinese,
Paola Ricci e Filippo Paolasini.
Cura e e presentazione di Gastone Pietrucci
Ingresso Libero sino ad esaurimento dei posti
Ore 16,00-20,00- Piazza del Teatro – In uscita
dal Teatro, a conclusione della Rassegna: Esibizione estemporanea dei Gruppi tra la gente in
piena libertà riscaldati da caldarroste vin brulè.
Per informazioni: LA MACINA
Telef. e Fax.: 0731-4263
e-mail: [email protected]
Eventi
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Eventi
7° FESTIVAL
SPELLO SPLENDENS
Gli antichi suoni della musica in festa
4-7 Gennaio 2017
Centro Studi Europeo di Musica Medievale “Adolfo Broegg”
Associazione Musicale Micrologus
Comune di Spello - Assessorato alla Cultura
Comunicato Stampa
I
l Festival “spello splendens” vi
invita a riscoprire la bellezza di
particolari musiche, poco conosciute ma importanti per la festa del
Natale, attraverso concerti di musica Medievale e Tradizionale. Inoltre, si intende valorizzare le sonorità
di antichi strumenti, una volta ben
conosciuti, e che sono oggi considerati “minori”: parliamo di zampogne, ciaramelle e cornamuse, che
durante il Natale hanno svolto un
importante ruolo nell’annunciare il
Rito e la Festa, insieme a tanti altri strumenti musicali che oggi si
stanno riscoprendo.
In questa Settima Edizione si intende porre attenzione alla musica
del territorio di Amatrice, particolare zona del centro Italia che ha
vissuto di nuovo il tragico evento del
terremoto. Non tutti sanno che questa zona ha conservato un’antica
zampogna, chiamata ciaramelle,
capace di riportarci alla musica
strumentale tra le più arcaiche della
nostra Penisola. Con le ciaramelle,
il tamburello e la danza del saltarello si passerà insieme la giornata
di sabato 7 gennaio e, per comprendere meglio il tutto, ci sarà una
conferenza e la presentazione di un
libro su queste tradizioni. Sempre
dalla zona di Amatrice verranno due
eccezionali poeti a braccio, ovvero
improvvisatori di ottava rima, la
forma poetica più alta e antica che
ci sia rimasta con musica: il canto
degli antichi aedi!
Non mancano i concerti con i migliori solisti e gruppi italiani che utilizzano in special modo zampogne
e cornamuse, insieme ad altri momenti come masterclass, stage di
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danza, presentazione di CD e libri.
E poi c’è “Zampogne e Lenticchie”,
la passeggiata musicale con raduno
libero dei musicisti, che rinnova la
tradizione dell’offerta propiziatoria
del cibo, grazie alla collaborazione
dei ristoratori del centro storico di
Spello: con la sempre gradita partecipazione del cantautore Piero
Brega e della polistrumentista Oretta
Orengo ed altri ospiti a sorpresa.
In questo periodo di crisi, economica ma anche sociale e di valori,
con conseguente smarrimento culturale, il nostro Festival cerca di salvaguardare e promuovere una parte
preziosa, troppo spesso bistrattata,
della nostra storia, andando contro
la moderna tendenza “spettacolare”
del quotidiano uso della cultura
musicale.
I concerti si terranno principalmente nella Sala dell’Editto dell’Antico Palazzo Comunale e le altre iniziative nell’ Auditorium del Centro
Studi “Adolfo Broegg”. I musicisti,
nei loro concerti, ci presenteranno
le caratteristiche dei repertori e degli strumenti usati.
I Direttori Artistici
Goffredo Degli Esposti - Gabriele Russo
“Spello Splendens”
GLI ANTICHI SUONI DELLA MUSICA
IN FESTA
Mercoledì 4 gennaio
Ore 21,15 - Sala dell’Editto, Palazzo Comunale
CONCERTO: FIOR DI DOLCEZZA - Francesco Landini e l’Ars Nova fiorentina
MICROLOGUS (musica medievale)
Giovedì 5 gennaio
ore 21,15 - Sala dell’Editto, Palazzo Comunale
CONCERTO: U vérbe de Dìe - cantata sacra e profana per voce e strumenti popolari
UARAGNAUN (musica tradizionale delle Murge)
Venerdì 6 gennaio
Ore 10,00-13,00/15,00-18,00 - Auditorium del
Centro Studi “Adolfo Broegg”
MASTERCLASS: LE CORNAMUSE E LE ZAMPOGNE
ITALIANE STORICHE
1° GIORNO: cornamusa medievale, zampogna e
sordellina rinascimentale.
Docente: Goffredo Degli Esposti
ore 21,15 - Sala dell’Editto, Palazzo Comunale
CONCERTO: CONFINI, CONFLITTI & CONFETTI Alla ricerca delle diversità che uniscono
VERBANUS TRIO (musica tradizionale con zampogna, ciaramella e corno delle alpi)
Sabato 7 gennaio
Ore 10,00-13,00 - Auditorium del Centro Studi
“Adolfo Broegg”
MASTERCLASS: LE ZAMPOGNE ITALIANE TRADIZIONALI E MODERNE
2° GIORNO: zampogna tradizionale, presentazione della zampogna elettronica; la costruzione
della ance di plastica per ciaramella.
Docenti: Ilario Garbani Marcantini, Carlo Bava e
Goffredo Degli Esposti
Ore 11,00-13,00 - Sala dell’Editto, Palazzo Comunale
STAGE DI DANZA: LA SALTARELLA DI AMATRICE
con Franco Moriconi
Ore 15,00/16,30 - Auditorium del Centro Studi
“Adolfo Broegg”
CONFERENZA/PRESENTAZIONE LIBRO: LA SPOSA
LAMENTAVA E L’AMATRICE (libro-CD) Incontro con
gli autori, Giancarlo Palombini e Piero Arcangeli;
a seguire
CONCERTO: LE CIARAMELLE E I POETI DELL’OTTAVA RIMA DI AMATRICE
Ore 17,00-20,00 - per le strade di Spello
PASSEGGIATA: “ZAMPOGNE & LENTICCHIE”
Passeggiata musicale-culinaria per il centro storico, con raduno libero dei musicisti e degustazione dei piatti offerti dai ristoratori della città.
Partenza da Piazza della Repubblica alle ore
17,00.
ore 21,15 - Sala dell’Editto, Palazzo Comunale
CONCERTO: CANTATA DI NATALE
LAMORIVOSTRI (musica tradizionale del Natale
del centro-Sud Italia)
I CONCERTI
Mercoledì 4 gennaio
Ore 21,15 - Sala dell’Editto
FIOR DI DOLCEZZA - Francesco Landini e l’Ars
Nova fiorentina
MICROLOGUS (musica medievale)
Patrizia Bovi - canto, arpa, tamburello, buccina
Goffredo Degli Esposti - flauto dritto, flauto bicalamo, cornamusa
Gabriele Russo - viola, ribeca, buccina
Simone Sorini - canto, liuto, cimbali
Enea Sorini - canto, tamburello, naccharoni
FIOR DI DOLCEZZA - Francesco Landini e l’Ars
Nova fiorentina (XIV secolo)
Il fiorentino Francesco Landini (1325-1397) è stato
il più famoso e prolifico compositore dell’Ars Nova
italiana; di lui ci sono rimaste 140 ballate, 12 madrigali, una caccia e un virelai. Landini trascorse
la maggior parte della vita a Firenze dove, se pur
legato all’ambiente religioso come organista e cappellano nella chiesa di San Lorenzo, ricevette e praticò l’arte musicale non disgiunta da un’educazione
umanistica ampia ed eclettica. In questo concerto si
va alla scoperta delle sue bellissime polifonie a 2 e
3 voci, tra stile italiano e francese, insieme a varie
musiche strumentali.
MICROLOGUS (Umbria)
Fondato nel 1984, è uno dei gruppi più importanti
al mondo per la musica medievale, con numerose
collaborazioni con il teatro, il cinema e la danza.
Ha registrato 28 CD (alcuni premiati con importanti
riconoscimenti internazionali) ed è attivo con concerti in tutta Europa e Americhe.
Giovedì 5 gennaio
ore 21,15 - Sala dell’Editto
U vérbe de Dìe - cantata sacra e profana per voce
e strumenti popolari
UARAGNAUN (musica tradizionale delle Murge)
Maria Moramarco - voce e chitarra
Luigi Bolognese - chitarra, mandoloncello
Silvio Teot - percussioni, voce
Michele Bolognese - mandolino, percussioni
Nanni Teot - flicorno, tromba
U vérbe de Dìe - cantata sacra e profana per voce
e strumenti popolari
Un concerto di canti sacri e liturgici della tradizione
popolare pugliese e, più in generale, dell’Italia Meridionale, insieme alla musica profana delle Murge
(dal loro ultimo CD, Primitivo). Un viaggio suggestivo attraverso “il canto dello spirito”: pastorali, liriche devozionali, canti liturgici, preghiere arcaiche
e litanie ancestrali. Maria Moramarco, pur tenendo
fede alle sue scrupolose ricerche filologiche, riesce
a raggiungere livelli di comunicazione col pubblico
di grande fascinazione spirituale grazie alla sua
particolare maniera di “cantare la voce”. Al resto
ci pensano i suoi musicisti e il singolare modo di
“manipolare” la musica che contraddistingue gli
Uaragniaun.
UARAGNIAUN (Puglia)
Uaragniaun è un progetto musicale per raccontare
le ancestrali storie del popolo delle pietre, le miserie e le nobiltà dei “cafoni all’inferno”: uomini,
bestie ed eroi della civiltà contadina pugliese. Maria Moramarco è il cuore del progetto; con il chitarrista Luigi Bolognese e il percussionista Silvio
Teot il trio altamurano percorre dal 1978 un lungo
percorso di rivisitazione di un immenso patrimonio
di canti e musiche della tradizione immateriale. Repertori mai esplorati vengono alla luce e il “progetto
Uaragniaun” si propone di rivitalizzare, attraverso
una lettura critica, i canti inediti della musica popolare pugliese e, in particolare, della Murgia barese.
Eventi
Attraverso il recupero degli strumenti tradizionali,
il gruppo elabora soluzioni musicali di grande respiro che valorizzano ulteriormente le straordinarie
capacità vocali della Moramarco, una delle voci più
originali del sud Italia.
Venerdì 6 gennaio
ore 21,15 - Sala dell’Editto
CONFINI, CONFLITTI & CONFETTI - Alla ricerca
delle diversità che uniscono
VERBANUS TRIO (musica tradizionale con zampogna, ciaramella e corno delle alpi)
Carlo Bava - ciaramella
Ilario Garbani Marcantini - zampogna
Andrea Passoni - corno delle Alpi
con Maria Cristina Pasquali - narrazione
CONFINI, CONFLITTI & CONFETTI - Alla ricerca
delle diversità che uniscono
Le montagne dividono o uniscono? La natura conosce confini? L'identità è un valore in evoluzione?
L’identità si arricchisce attraverso l'incontro tra culture oppure è un alibi dietro il quale nascondersi per
giustificare la chiusura in se stessi? Ripensare alle
vicende di una terra di confine, ascoltare antiche
melodie popolari, canti di emigrazione, lavoro e
contrabbando può aiutare a costruire una comunità
nuova?
Narrazioni e testimonianze si alternano a musiche
della tradizione popolare e d’autore.
Confini, conflitti & confetti nasce con il desiderio di
divertire il pubblico e, nello stesso tempo, invitarlo
a voler leggere ed affrontare le trasformazioni in
atto con un piede nel passato e lo sguardo dritto e
aperto nel futuro… e far dialogare tra loro strumenti
che abitualmente non si ascoltano insieme.
VERBANUS TRIO (Piemonte/Lombardia/Canton Ticino)
Andrea Passoni, diplomato in corno al Conservatorio Verdi di Milano nel 1987. Con AlpHorn Group ha
partecipato a importanti festival e rassegne. E’ direttore di Bandalpina.
Ilario Garbani Marcantini, con il gruppo Mea d’ora,
ha salvato e rivitalizzato antichi canti e melodie del
Canton Ticino. Costruisce zampogne, ciaramelle e
l’antica piva ticinese.
Carlo Bava si definisce medico e musico. Porta la
sua ciaramella in giro per l’Europa e la costringe
ad affrontare repertori inconsueti per un arcaico
strumento pastorale. M.Cristina Pasquali lavora nel
campo della formazione e divulgazione culturale e
ambientale. Un breve saggio di Maria Cristina Pasquali, tratto dallo spettacolo, ha vinto la seconda
edizione del premio letterario “Salviamo la montagna” di Toceno, Valle Vigezzo.
Sabato 7 gennaio
Ore 15,00 - Auditorium del Centro Studi “Adolfo
Broegg”
LE CIARAMELLE E I POETI DELL’OTTAVA RIMA DI
AMATRICE
Pietro De Acutis (poeta), Donato De Acutis (poeta), Andrea Delle Monache (ciaramelle), Alessio
Di Fabio (ciaramelle), Franco Moriconi (tamburello)
La musica per il rito del matrimonio nella zona di
Amatrice (la Piagnereccia/Lamento della sposa, la
Camminareccia e la Crellareccia/saltarella), i canti
sulle ciaramelle e i poeti a braccio che improvvisano su temi proposti al momento dal pubblico.
Un’emozionante incontro con un mondo arcaico
che, ancora oggi, viene salvaguardato dal passaggio di generazione in generazione.
Sabato 7 gennaio
ore 21,15 - Sala dell’Editto
CANTATA DI NATALE
LAMORIVOSTRI (musica tradizionale del Natale
del centro-Sud Italia)
Lavinia Mancusi - voce, chitarra, violino, tamburelli
Monica Neri - ciaramella, organetto, lira calabrese
Rita Tumminia - voce, organetto, tamburelli
ospite: Mauro Bassano - zampogne, chitarra battente, flauti
CANTATA DI NATALE
Concerto dedicato al repertorio di tradizione orale
dei canti, novene e pastorali per il Natale. Sonorità di struggente bellezza che riportano al cuore e
alla mente il senso della tradizione della natività.
Il repertorio viene eseguito con strumenti della
tradizione: ciaramella, zampogna, organetto e tamburello accompagnati dalla sonorità profonda del
violino e della lira calabrese. I canti sono dedicati
alle composizioni di Sant’Alfonso Maria De Liquori
che compose la più famosa “Tu scendi dalle Stelle”.
Un viaggio musicale nella tradizione che rivive nei
canti della poesia popolare.
LAMORIVOSTRI (Lazio)
Lamorivostri, impegnato nella promozione del primo
Lavoro discografico “Rosabella”, ha già avuto numerosi riconoscimenti (Premio Folkest, Premio Targhe Tenco sezione dialetto, Premio Andrea Parodi),
tutte selezioni che hanno dato alle tre musiciste
la possibilità di essere apprezzate all’interno del
panorama folk e world. Provenienti da esperienze
artistiche con musicisti di rilievo, Ambrogio Sparagna, Roberto Billi, Acquaragia Drom, Piero Pelù,
Nando Citarella, Alessandro Mannarino, Tackadum
Orchestra, Med Free Orchestra, svolgono con questo
progetto attività artistica sia in Italia che all’estero.
Mostra PERMANENTE di “Liuti e strumenti a
corda dal Medioevo ai nostri giorni” (collezione
Broegg)
Luogo: Centro Studi “Adolfo Broegg”
Apertura: 6 e 7 gennaio (Ore 10,00-13,00/15,0017,00)
PARTECIPANO A “ZAMPOGNE & LENTICCHIE”
Osteria Da Dadà, Caffè Cavour, Bar Bonci, Drinking Wine, Pasticceria Tullia, Ristorante Il Pinturicchio, Julia Ristoro, Antonini Prodotti Tipici,
Ristorante il Buchetto
TUTTI I CONCERTI SONO AD INGRESSO GRATUITO.
Info e prenotazioni: 3488722314
Per lo STAGE e la MASTERCLASS sono necessari
un’Iscrizione e una Quota di Partecipazione.
Info e iscrizioni: 3488722315
e-mail [email protected]
Centro Studi europeo di MuSiCa Medievale
“Adolfo Broegg”
presso: Chiesa di Santa Maria della Consolazione
del Prato
Via Fonte del Mastro II, Spello (Pg)
www.centrostudiadolfobroegg.it
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Eventi
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Argomenti
Micrologus
Uaragniaun
Verbanus trio
Le ciaramelle e i poeti
dell’ottava rima di Amatrice
Lamorivostri
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Interviste
VINCENZO SPERA:
PRESENTAZIONE-INTERVISTA
“A UN METRO DAL PALCO”
Il 4 dicembre alla Sala del Maggior Consiglio
di Palazzo Ducale, a Genova
di Renato Tortarolo
Renato Tortarolo:
È un riconoscimento per tutte
quelle persone che fanno un lavoro
oscuro ma per noi importantissimo
nel senso che quando sali su un palco
il fatto che sotto a quel palco tutto sia
tranquillo e tutto sia ben organizzato
è un bellissimo punto di partenza.
Non succede sempre, ma con Vincenzo Spera è sempre successo. Ho
letto il libro per cui mi ha fatto molto
piacere essere stato invitato ad essere
qua... sono poco in confronto alle
persone che lui ha citato nel suo libro, che ha conosciuto e con cui ha
lavorato, per cui grazie, sono curioso
di ascoltare alcune di queste storie
raccontate dal suo protagonista. Dopo
la notte, la vostra parola d’ordine è
il sogno. Volevo sapere da Vincenzo
Spera se è meglio realizzare un sogno
o per realizzare un sogno bisogna vendere tanti biglietti Vincenzo Spera:
Questa definizione non mi appartiene, odio i soldi e odio doverne
avere a che fare per le dinamiche
contrattuali, quindi mi sono barcamenato e in qualche modo c’è un
intervento di David Zard che pur di
fargli fare uno spettacolo a Genova
ho sempre provato a dimostrare
che la matematica non è perfetta,
ma i miei conti lo sarebbero stati se
gli artisti venivano a Genova, quindi
è stata un po’ una lotta ma chiaramente con i soldi non compri i sogni perchè i sogni sono qualcosa
che sta dentro e lì dentro non c’è
un juke box quindi se ce li hai ce li
hai e se li riesci a fare è meglio, se
non riesci a farli ma riesci a viverteli
è ancora meglio.
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Interviste
RT: Se non vendi abbastanza biglietti non puoi comprare altri spettacoli e non saresti arrivato a quarant’anni.
VS: Beh, qui dovrei arrivare a dei
discorsi attualissimi ma non è il
momento di farli perchè io personalmente sto vivendo un momento
di crisi proprio legata alla concezione che molti dei miei colleghi
hanno della musica. E’ chiaro che
la musica per farla esprimere c’è
bisogno di soldi ma a tutto ci dovrebbe essere un limite e tutti dovrebbero pensare che la musica
non è solo quella che si può mercificare ma anche quella che milioni
di persone fanno quotidianamente
ed è un peccato che non ci sia la
possibilità di fargli sviluppare questa loro attitudine.
RT: Apprezzo l’applauso ma siamo
genovesi, e senza soldi non si va da
nessuna parte. Stiamo parlando della
polemica dei biglietti a prezzo alto.
VS: Però non mi sembra né il momento né il luogo per fare questa
discussione.
RT: Vi ricordo che Vincenzo Spera
è per il secondo mandato anche presidente di Assomusica che è un’associazione italiana di tutti i promoter.
VS: Può darsi che dopodomani
non lo sarò più ma non cambia:
i sogni restano anche di fronte a
questo.
RT: Quando Vincenzo Spera ha iniziato a fare spettacoli nel 1974 Luca
Bizzarri aveva tre anni. Non ti chiedo
cosa ascoltavi a tre anni ma cosa hai
ascoltato dopo.
Luca Bizzarri:
Io ho avuto la fortuna di avere un
fratello più grande con cui vado
d’accordissimo per cui non abbiamo mai avuto nessun momento
di crisi tranne forse quando avevo
sette-otto anni e gli dissi che volevo diventare sampdoriano e lui mi
tolse il saluto per un paio di giorni
quindi mi obbligò a diventare genoano, e di questo non finirò mai
di maledirlo, (applausi) però lui mi
fece ascoltare i primi 33 giri che
Da sinistra: Renato Tortarolo, giornalista - Luca Bizzarri, attore - Vincenzo Spera, promoter
c’erano allora e il primo in assoluto
fu “Radici” di Guccini, poi mi fece
ascoltare i Genesis e Gabriel che ho
trovato nel libro e ho trovato molti
di quelli che mi ha fatto ascoltare e
ho capito che mi ha fatto ascoltare
della buona musica e che abbiamo
gusti molto simili con Vincenzo.
RT: Senti Vincenzo, il primo spettacolo te lo ricordi?
VS: Il primo non si scorda mai. Fu
al teatro Aliseo dove adesso c’è il
teatro della Tosse, un concerto con
Giorgio Gaslini e il gruppo Latte e
Miele, il 12 dicembre del 1974,
però non fatemi sentire vecchio
perchè non lo sono.
RT: Due anni dopo, nel 1976 fai
il secondo spettacolo a Genova di
Franco Battiato che all’epoca non si
filava nessuno, è vero che eravate poveri in canna tutti e due?
VS: All’epoca eravamo nella zona
via dei Giustiniani, san Bernardo
ecc. e credo che allora eravamo a
fare il concerto in via Archimede
dove era il mercatino, ma siamo
andati a mangiare in una di quelle
trattorie in fondo a via san Donato
e mangiavamo pane olio e sale. In
quei tempi un concerto di Battiato
era di 30.000 lire, se pensate che
nel 1971, quindi quattro o cinque
anni prima, il costo di un biglietto
poteva essere di 10.000 lire potete
rendervi conto della esigua differenza.
RT: Voglio farvi notare che qualsiasi
ragazzo ammesso a X Factor oggi ha
una scenografia che vale un milione
di euro a puntata, Franco Battiato e
Vincenzo Spera nel ‘76 mangiavano
pane e olio. Questo mi sembra un
buon inizio di una lunga carriera.
In quei tempi esistevano venti teatri
che oggi non esistono più. LB: Molti di voi ricorderanno il
teatro Universale, il teatro Verdi,
l’Alcione, l’Eliseo... ce n’erano venti
che ora non esistono più.
VS: Nonostante la nostra attività
e la nostra azione non c’è stata
nessuna riunione delle amministrazioni di qualsiasi tipo, in cui si
discutesse su una idea programmatica per quello che è il nostro
lavoro, e questo la fa capire lunga...
LB: (omissis)...mi piacerebbe
fare i film a Genova, credo che sia
uno dei migliori posti in Italia ma
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si girano pochissimi film: io credo
che la città debba ripartire, perchè
adesso è totalmente ferma, anche
da persone come Vincenzo Spera,
cioè da quelli che promuovono la
cultura. Non credo che ci siano
altre possibilità oltre la cultura,
per salvare questa città, visto che
è una città gonfia di cultura e che
può produrre cultura... se solo pensate quanti fanno il mio mestiere e
provengono da questa città. Sono
tantissimi: io faccio una trasmissione nazionale di comici in cui la
maggior parte sono genovesi e non
lo dico per campanilismo ma i più
bravi sono genovesi perchè Genova ha una scuola di teatro forte
in questo momento, che però è in
difficoltà pure lei e secondo me è
da lì che dobbiamo ripartire: la cultura che questa città può offrire e le
opportunità di lavoro che la cultura
può dare a questa città.
VS: Non voglio attribuirmi il merito di qualcosa che per me è stato
realizzato al 50%. Senza Renato e
il suo paravento mi sarei incasinato
tranquillamente.
RT: Allora, tu che sei sopra, e noi
che siamo sotto: quanto è alto un
palco? Perchè il mondo visto da un
palco e quello visto da sotto è completamente diverso. Un pianoforte
suonato da un palco dal più grande
musicista del mondo, ha un suono
che è diverso da quello che sente il
musicista. Stare a un metro di distanza, sotto il palco o a mille metri
dal palco produce molte diversità di
ascolto.
VS: Le misure sono diverse secondo lo spettacolo che fai, e dove
lo fai, per cui sarebbe stato complicato dare un titolo al libro sull’altezza di un palco...
RT: Abbiamo visto palchi talmente
alti che quelli che stavano in prima
fila non vedevano la rock star, abbiamo visto palchi che erano inclinati
con il rischio che la rock star quando
pioveva, colasse sul pubblico... ne
abbiamo visti di tutti i colori.
Una volta Vincenzo ha fatto uno
spettacolo al palasport con un nu-
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Interviste
Luca Bizzarri e Vincenzo Spera
mero di spettatori tale per cui oggi
lo arresterebbero solo per un quarto
di quel pubblico. Peter Gabriel ha
iniziato lo spettacolo arrivando dal
fondo del palasport, attraversò passando in mezzo al pubblico per salire
sul palco dal lato opposto. Quando
Vincenzo anni dopo chiese a Peter se
si ricordava di aver fatto una cosa simile, Gabriel, che è un uomo strano e
fantasioso ha detto: “ma sei sicuro?
Ricordavo di essermi calato con una
fune dall’alto”. Vincenzo ha rischiato
un infarto perchè i Clash, famoso
gruppo punk, non voleva più suonare,
voleva mollare lo spettacolo. Tu Luca
che rapporti avevi con il punk?
LB: Non potevo permettermelo,
ero troppo povero per seguire il
punk, non è un tipo di musica che
mi attirava. Avevo una mentalità
vecchia, seguivo altri nomi, come
Gabriel, e cantautori italiani. Volevo
fare una domanda a Vincenzo, cattiva: leggendo il libro ho visto tanta
passione ma mi sono chiesto se in
qualche occasione, indipendentemente dal valore dell’artista, ti sei
pentito di aver organizzato qualche concerto, avresti preferito non
averlo dovuto organizzare.
VS: Non mi sono mai posto questo problema, mi sono posto invece un problema di tipo opposto,
ovvero non proporre mai quello
che piaceva a me, ma soprattutto
quello che poteva piacere al pubblico, diversificando tra chitarristi
semisconosciuti con 100 persone
di pubblico, o Paolo Conte con 58
spettatori al teatro stabile.
Questa situazione mi ha portato
spesso a non lavorare con soggetti
pubblici che non riescono a capire
l’importanza di creare un evento
che piaccia a più gente possibile o
che possa coprire un tipo di pubblico che non ha accesso a quello
spazio.
Questa è una funzione pedagogica dell’organizzatore di concerti.
RT: Posso confermare che Vincenzo ha investito tanti soldi, e tanti
ne ha anche guadagnati. Tempo fa
si inventò un teatro tenda e per realizzarla perse una cifra spaventosa
che ripianò ma non completamente.
Questo nel mondo dello spettacolo è
stato fondamentale, perchè fidarsi e
onorare gli impegni è importante. In
Interviste
quel caso fu tanto alta la perdita che
anch’io mi preoccupai per lui. VS: Questa città credo di amarla
molto e credo di essere riuscito a
starci dentro in maniera forte: non
riesco a distaccarmene. Sono infiniti pregi ma anche difetti strutturali. Nella tensostruttura Marina
Fiera di Genova ci ho lasciato il
sangue, e anni dopo l’area è stata
realizzata con una struttura ancora
più grande.
All’epoca chiesi di gestire quell’area, di dargli un valore visto che
non avevano idea di cosa farci: non
fu possibile. Ora in questi giorni mi
cercano dalla Fiera per chiedermi
se ho intenzione di gestire questa
area, ma ormai sono passati troppi
treni e i treni non aspettano i nostri
comodi. Questo è uno dei problemi
del mio lavoro qui.
RT: Pare abbastanza chiaro che fare
spettacoli non è mai stato una cosa
semplice qui. Noi italiani avevamo
una dote particolare: gli stranieri arrivavano e prendevano i soldi che
dovevano prendere, poi si trovavano
una montagna di spese. Diciamo che
era un modo come un altro per equilibrare le richieste abbastanza alte: dal
1976 al 1981 dopo gli scontri durante gli spettacoli dei Led Zeppelin,
Santana, Lou Reed, De Gregori, gli
stranieri non vollero più venire. Tornarono solo dal 1981 con i Rolling Stones grazie a Umberto Agnelli. Ad un
certo punto gli stranieri si stufarono
di vedere queste spese che andavano
su e giù, arrivavano col computer e
dissero: “da domani la tua spettanza
è “x”. Quindi questo mestiere è diventato meno romantico ma quello
per cui si fanno 20, 30, 40, 60 o 100
spettacoli all’anno negli stadi. Ho
detto bene oppure male?
VS: Benissimo. Hai preso dei
treni veloci, a volte l’aereo. Negli
anni ‘70 fino agli inizi degli anni ‘80
il nostro era un lavoro pionieristico,
più che altro nasceva come azione
culturale, infatti la maggior parte di
noi era il braccio armato di qualche
circolo culturale normalmente della
sinistra perchè dagli altri lati non
c’era niente, e poi piano piano ha
cominciato a diventare un’industria
con delle regole portate da quello
che gli americani già facevano da
anni.
RT: Chi è che aveva detto di no al
concerto di Frank Sinatra con Pavarotti al teatro Carlo Felice? Voglio il
nome di quel pazzo a cui hai proposto il concerto e ha detto che non gli
sembrava una buona idea, l’amministratore di Genova di quell’epoca?
VS: C’era il Comune, non ricordo,
credo che l’assessore fosse Ferrari.
Ma anche il teatro non aveva voluto! Anche nel 1992 il concerto di
Joan Baez con Sting per le celebrazioni Colombiane... avrebbero fatto
volentieri una la principessa Isabel
e l’altro Cristoforo Colombo, non si
fece perchè ci doveva essere Gassman.
RT: Nel 1992 durante le Colombiane ricorderete che venne Gassman
e ha fatto una meravigliosa edizione
di Moby Dick, e venne detto no a
Sting e Baez insieme, senza nulla togliere a Gassman... però è curioso.
VS: E’ un poì come con gli spazi,
con i teatri e le strutture, non si realizza uno spazio, non lo si mette
a disposizione per qualcosa ma
viene fatto per qualcuno... quello
dobbiamo farlo per Tizio, quello per
Caio, è evidente che poi si perde il
valore che può avere quello spazio,
(applausi), perchè oltre a Tizio e
Caio potrebbero darlo anche a me,
ma decidiamolo prima.
RT: La richiesta più curiosa che
hai avuto da un cantante inglese nel
2004.
VS: Peter Gabriel?
RT: No, Elton John, che voleva?
VS: Penso che sono state diverse
però fondamentalmente mentre
era in aereo che veniva da Londra
sul suo jet privato mi chiamano e
mi dicono: “guarda, bisogna che gli
facciamo trovare dei Rolex, vuole
dei Rolex quando arriva”, allora nasce tutto un turbinio legato a questi
Rolex anche perchè la richiesta era
che dovevamo prenderlo sotto l’aereo con una scorta e questa scorta
non doveva fermarsi neanche ai
semafori rossi. Queste erano le
stranezze di certi tipi. A quel punto
nasce il problema di andare nel negozio; ne trovammo tre e tu salvasti
la situazione. La polizia disse che
ci pensavano loro a scortarlo, il negozio aveva le assicurazioni legate
agli orologi sui percorsi prestabiliti,
non dal negozio alla Fiera per cui
se rubavano gli orologi erano problemi del gioielliere, quindi Elton si
recò presso un gioielliere e comprò
un orologio da 12.000 euro.
RT: Un altro aneddoto curioso riguarda Ella Fitzgerald. Voi pensate
che è la più grande cantante jazz mai
esistita. Vincenzo vuole fare lo spettacolo ma ha un piccolo problema: non
ha i soldi, allora chiede aiuto a chi?
VS: Credo sia qui un caro amico,
Mauro Piana che all’epoca aveva
un negozio in piazza Paolo da Novi,
fu che la Banca Popolare di Novara
doveva erogare questo anticipo ma
perdeva tempo.
Il manager di Ella Fitzgerald ad
un certo punto dice che se ne parla
un’altra volta, non c’era problema,
ma io avevo un impegno con il teatro dell’opera, e non mi andava
che saltasse il concerto. A questo
punto parlando con gli amici del
bar in via della Libertà loro si resero
disponibili a fare da banca senza
interessi chiaramente (forse sarebbe da usare più spesso questo
metodo bancario) e quindi il concerto si fece grazie a loro. Credo di
aver restituito i soldi... Mauro era
un idraulico.
RT: Gli attori come i promoter sono
soggetti a stress, e magari organizzano lo spettacolo più bello della loro
carriera ma finiscono sul lettino del
pronto soccorso. Parlo del concerto di
Vasco Rossi.
VS: La pressione mi è andata non
so dove e mi ha tenuto due ore
fermo su una brandina allo stadio,
non ricordo se nel 2004 o il concerto precedente, però ho iniziato
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a prendere le medicine per l’ipertensione.
RT: Pensate che lo staff di Vasco
sale sul palco, lo stadio è pieno e
l’organizzatore è sparito anche dagli occhi dei suoi assistenti.
RT: Tu racconti nel libro che quando
Fabrizio de André si è ammalato e hai
saputo che aveva un tumore non hai
avuto più il coraggio di contattarlo.
A quel tempo era impossibile per
chiunque per un problema di riservatezza di Fabrizio e Dori.
VS: Non vivo di pentimenti né di
rancore. Credo che ogni cosa accade in un momento storico e ragionare dopo già cambia le regole
del gioco che c’erano in quel momento. E’ chiaro che per me Fabrizio era una persona che ora manca
e per cui ho sofferto più per la sua
morte che per quella di mio padre.
Con tutti i suoi difetti Fabrizio parlava poco ma comunque ti trasmetteva il vissuto, non te lo raccontava.
Il motivo vero per cui mi sono imbarcato in questa avventura è per
trasmettere qualcosa. Sono andato
a Santa Teresa di Gallura per convincerlo a esibirsi in televisione. A
lui non piaceva la televisione ma si
è stabilito che avrebbe fatto quattro
canzoni e la cifra ridicola rispetto a
quelle che chiedono gli altri artisti
per cose del genere in televisione,
64 milioni di lire, fece iniziare un
rapporto molto più intenso, dieci
giorni in casa sua durante i mondiali di calcio.
L’ultimo viaggio che ha fatto a
Genova lo ha fatto per vedere una
casa in cui io sono residente, in
piazza san Matteo, perchè lo incuriosiva. Venendo al momento della
malattia, il penultimo concerto che
fece fu a La Spezia, e lo organizzai
io, poi ci fu un altro ad Arenzano
e il 18 agosto doveva suonare ad
Aosta. Il suo accompagnatore mi
chiamò dicendomi che Fabrizio
aveva una metastasi. Da quel momento non ho avuto più il coraggio
di chiamarlo. Ho sentito la moglie e
gli amici che mi aggiornavano sulla
3030
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Interviste
malattia. Il giorno del suo funerale
annullai il viaggio in Thailandia per
seguire la cerimonia in piazza Carignano.
RT: Se gli attori sono menzogneri
perchè devono farlo, i promoter devono esserlo per far contento l’artista,
come quando si inventano che una
grande festa popolare in realtà è in
loro onore.
VS: Ero reduce da un concerto
dei Rolling Stones a Torino, nel
1982, epoca dei mondiali di calcio,
io lavoravo per i Rolling Stones a
Torino l’11 e 12, il 14 avevamo un
concerto a Palermo e il 16 a Napoli. Arrivato a Palermo mi trovo
che montavano un palco tipo circo
Togni, con le cupole rotonde che
ora non esistono più.
L’avevano montato girato dalla
parte sbagliata rispetto a dove doveva stare il pubblico… erano stranieri e non sapevano come risolvere
questo problema; dopo diverse
telefonate riuscii a convincerli, pagando il lavoro extra, a smontare il
palco la notte e rimontarlo affinchè
Luca Bizzarri intervistato da RAI3 Regione
fosse pronto in tempo per lo spettacolo, e per fortuna si risolse, ma
il thrilling durò ancora a lungo perchè non c’erano le autorizzazioni
per far stare il pubblico sul prato,
che doveva restare immacolato e
quindi dovevano stare nella gradinata. Durante il concerto Frank
Zappa era convinto che, tornando
nella terra di origine, al termine del
concerto avrebbero sparato i fuochi
artificiali in suo onore. Per ricambiare aveva addirittura preparato
una canzone in dialetto siciliano. Il
caso ha voluto che fosse il giorno di
santa Rosalia, patrona di Palermo,
e i fuochi c’erano davvero, ma nessuno ebbe il coraggio di dirgli che
non erano per lui.
Poi il concerto fu sospeso perchè
qualche spettatore invase il terreno
di gioco e per questo scoppiò un
parapiglia per cui intervenne addirittura il generale Dalla Chiesa.
Zappa non seppe mai quale
fosse stata la causa che gli aveva
rovinato la festa.
In quel momento avevo rischiato
grosso. ❖
Argomenti
Un’esortazione ad affrontare
gli ostacoli della vita con
determinazione e perseveranza
VALERIA CAUCINO: “THE BEATING OF LIFE”
È IL SECONDO SINGOLO ESTRATTO
DALL’ALBUM “AT THE BREAK OF DAWN”
Comunicato stampa
E
stratto dall’album “At the break
of dawn”, “The Beating of life”
è un brano che incita ad affrontare gli ostacoli che la vita ci
pone e che ci fanno dubitare di noi
stessi e del nostro modo di vivere
il quotidiano. Il testo racconta del
timore che una nuova relazione
possa naufragare, della sensazione
di sentirsi fuori posto in particolari
situazioni; consiglia di essere decisi nell’affrontare problemi grandi
e piccoli, esorta a reagire alla tristezza che talvolta ci attanaglia,
sancisce che meritiamo il perdono
per gli errori commessi. Il ritornello
ci invita a catturare il senso spirituale del nostro essere, ad apprezzare il “miracolo della vita” riflettendo sulla nostra unicità e sul rimpianto di non aver fatto esperienze
quando ne avevamo l’opportunità.
Questo brano dunque, ci sprona
a riconsiderare in modo positivo e
consapevole il legame tra il nostro
io interiore e il nostro destino.
“At the break of dawn” (Al sorgere
del sole) è il primo album solista in
cui Valeria si propone esclusivamente con brani d’autore inediti.
Registrato nel 2015 presso lo studio Lavorisonori, di Biella, racchiude
11 brani, alcuni composti da Valeria
e altri dai suoi stretti collaboratori,
autori e compositori, il cui filo conduttore è rappresentato dagli strumenti acustici e dalla voce.
La matrice a cui Valeria si è ispirata per interpretare e arrangiare le
canzoni di “At the break of dawn”
è il folk, nella sua più ampia accezione.
Si è voluto infatti mettere in risalto
il suono della chitarra acustica e
della voce mantenendole il più
possibile al naturale, cercando di
valorizzare le radici musicali a cui
Valeria ha da sempre attinto per
costruire il proprio repertorio live
e per realizzare i precedenti lavori
discografici.
DICONO DI LEI:
“At the break of Dawn mantiene
alto un fascino particolare e soprattutto è un disco che raramente
viene prodotto da una cantautrice
italiana; da ascoltare con attenzione.” Pietro Bizzini, Meliterraneo
“Ed è dalle radici e dal vissuto
che Valeria Caucino pesca con
mani appassionate tutte le ispirazioni per le sue creazioni sonore.
Un album particolare con atmosfere inusuali, da esplorare con golosità da chi è profano del genere,
per aprire nuovi orizzonti sul filo
della musica.” Alberto Quadri, Quadriproject
“Prendiamoci del tempo per dialogare con l’anima di Valeria Caucino e con una musica che dolcemente plana per poggiarsi sulle
sensazioni più intime di ognuno di
noi.” Sound36
“Bel sentire con Valeria Caucino.” Paolo Mosca, Fullsong
“Il disco di Valeria Caucino è
un concentrato di belle emozioni,
liquide, sottili, acustiche di chitarra,
piano, voce e poi tutto il resto a
farne da corona e arredamento.
Brani in un inglese che piace,
maturi e lontani, brani evocativi,
brani surreali di poesia e
romanticismo.” Alessandro Riva,
Musicletter
“Album più che consigliato
per gli appassionati del folk e di
un certo tipo di atmosfere acustiche che merita veramente, ma
veramente, tanti ascolti.” Vanni
Versini, Onda Musicale
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“Si tratta di un’opera
estremamente piacevole, che muove da intenti chiarissimi per arrivare esattamente dove
s’era proposta.
Non è, forse, un’opera
fruibile su larga scala
(soprattutto in quest’epoca dominata dai vari
talent show...), ma ciò
nulla toglie alla bontà
di un prodotto che lascia prefigurare ottime
cose anche per quanto
riguarda il futuro.”
Piergiuseppe Lippolis,
MusicMap
“Valeria Caucino riesce in questo album
a evocare musicalità
irlandesi, inglesi, con
una forte componente
folk, ma internazionale. Una voce
intensa e incantevole e un sound
che affascina sin dalla prima
nota. Un disco da ascoltare, un
viaggio che emoziona. Una bellissima voce.” Daniele Mosca, Causa
ed Effetto
BIO
Nata a Biella nel 1966, Valeria
Caucino intraprende lo studio della
chitarra finger-picking con Guido
Aragnetti nel 1987, collaborando
nel contempo con varie formazioni
biellesi in qualità di cantante.
Nel 1990 approfondisce lo studio del canto lirico sotto la guida
di Sandra Cordero ed esordisce in
ambito letterario con la raccolta di
poesie intitolata Nero di Seppia,
edita da L’Autore Libri.
L’anno seguente partecipa a pubblicazioni discografiche di artisti
vari tra cui Luciano Angeleri ed il
gruppo rock progressivo Eris Pluvia.
Nel 1995 inizia lo studio dell’arpa
celtica con Elena Straudi. Dopo
un periodo trascorso a Galway (Irlanda) per approfondire lo studio
della tradizione musicale celtica,
nel 1997 torna in Italia come voce
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Argomenti
solista del gruppo di musica irlandese Shamrock.
Nel 2000 intraprende il Training
Funzionale della voce presso l’ Istituto Mod.A.I. ed inizia a svolgere
attività concertistica come solista
per voce e chitarra sviluppando il
repertorio tradizionale dei Paesi
celtici e Americano degli anni ‘60.
Dal 2003 al 2014 frequenta l’Accademia di
Arte Moderna per cantanti Green Music, collabora con il gruppo di
musica irlandese Lazy
Bed in qualità di cantante,
partecipa alle produzioni
discografiche A Room of
Fair Queen’s dei Narrow
Pass e Maramanch degli Arbej, collabora con
i Catweasle come cantante e pubblica gli album
In This World And Beyond
(2009), Acoustic Tales
(2013) e Iside (2014).
Sempre nel 2014 partecipa alla XVIa edizione del
Biella Festival, aggiudicandosi il 2° posto in classifica.
Nel 2015 pubblica il suo
primo lavoro discografico di brani
inediti, At the break of dawn, in cui
è presente anche come autrice e
compositrice di alcuni brani.
A corredo dell’album, viene realizzato contemporaneamente il videoclip del singolo Over the pain.
A gennaio 2016 viene nominata
testimonial per LILT Biella. ❖
Contatti & social:
Sito web:
www.valeriacaucino.it
Profilo Facebook:
https://www.facebook.com/valeria.caucino
Pagina artistica Facebook:
https://www.facebook.com/caucinovaleria/
Pagina dell’album Facebook:
https://www.facebook.com/atthebreakofdawn2015/
Gruppo/fan club Facebook:
https://www.facebook.com/groups/1494004557566440/
Soundcloud:
https://soundcloud.com/stream
Youtube:
https://www.youtube.com/channel/UCVAZzjlr6cXDvRAtvW8jOEw
Spotify:
https://play.spotify.com/album/2TxJI7K4ziJd95FMdcvelT
Argomenti
“Nemo profeta” è l’album che simboleggia l’ultima
trasformazione del progetto musicale.
Un disco di rottura, senza orpelli, che affronta
l’impossibilità di trovare una verità assoluta e che
condanna i falsi profeti
PUPI DI SURFARO:
NEMO PROFETA
Comunicato stampa
“N
emo Profeta” è uno slogan
contro la verità. Contro la verità di chi ha bisogno della verità. Di chi dalla verità dipende, per manipolare o per essere manipolato.
“Nemo Profeta” è un colpo di stato.
Un atto insurrezionale. Un tentativo di
sovvertire tutte le strutture e le sovrastrutture che sorreggono la società postcolonialista.
“Nemo Profeta” è l’ultima trasformazione del progetto Pupi-di-Surfaro. L’ennesima.
«Abbandoniamo la forma, l’estetica
del folk. Ne manteniamo e ne esaltiamo
l’anima. Rinunciando agli strumenti e gli
stilemi della musica popolare tradizionale,
acquisiamo una maggiore consapevolezza delle nostre radici culturali. Attraverso un viaggio fatto di sperimentazione,
contaminazione, evocazioni e nette prese
di posizione, approdiamo ad un prodotto
moderno, dove le forti tinte rivelano spiccatamente il nostro carattere. La commistione di suoni e rumori, antico e moderno, acustico ed elettronico dichiarano
la nostra intenzione cosmopolita e metropolitana». Pupi di Surfaro
«Giuro di dire la vanità, tutt’altro che la verità».
«Difficile definire il sound del nuovo
disco. Noi ci abbiamo messo tutto quello
che abbiamo e tutti possono trovaci
quello che vogliono. Folk/Elettro/Rock
potrebbe essere, a nostro avviso, un’etichetta capace di contenere una buona
percentuale di tutto quello che il disco
promette di essere. Elemento centrale
è il testo e l’uso della parola pregnante,
originale, graffiante, ironica, spregiudicata, cattiva, dissacrante, provocatoria.
L’uso del dialetto, prettamente siciliano,
che però, prontamente si apre a contaminazioni della lingua italiana, ma
anche inglese, americana, oppure del
mandingo-senegalese (di Jali Diabate in
“’Gnanzou”) e addirittura sardo-ligure (in
“Ruzaju” di Andrea Parodi), si apre ad
uno scenario decisamente World-Music.
La parola d’ordine è: Confondere. La
scommessa è: sorprendere. Il rischio è:
piacere troppo all’ascoltatore superficiale
e distratto». Pupi di Surfaro
TRACK BY TRACK
1) LI ME’ PAROLI. Il primo singolo. È un brano
schierato, di parte che lancia il messaggio de non
aderire a quegli ideali di mediocrità, di banalità, di
identicità, che la società moderna ci vuole imporre.
2) QUANNU DIU FICI A TIA… Questo brano nasce
come uno studio ed un omaggio all’opera di Bernardino Giuliana (poeta della Sicilia).
3) KICKING THE DONKEY STYLE. Sancisce la bella
amicizia che lega il nostro progetto a Davide Urso
dei Beddi. È unesperimento linguistico sulla lingua
inglese accostata onomatopeicamente al suono del
marranzano (schiacciapensieri).
4) ‘GNANZOU. Con la collaborazione straordinaria
del musicista senegalese Jali Diabate. È il verso
della “Cialoma”, il canto che accompagnava e guidava la pesca del tonno rosso nelle tonnare della
Sicilia, quella che viene chiamata la “Mattanza”. Un
brano che tratta il tanto delicato tema dell’immigrazione e delle stragi nelle acque del Mediterraneo.
5) RUZAJU. È l’unica cover del disco. Un brano di
Andrea Parodi, grande interprete della terra e il
mare di Sardegna.
6) SOLDATINO. La follia della guerra, in questo
brano, è trattata con estrema semplicità intellettuale ed emotiva. Rievocando uno schema di canti
fanciulleschi molto ricorrente nella tradizione popolare, ironicamente è affrontato un tema tanto scabroso e delicato.
7) PER AMORE, PER LA LIBERTÀ. Una ballad in italiano, scritta insieme al musicista, arrangiatore del
disco, Aldo Giordano. Un brano che racconta la
guerra dal punto di vista di decide di ribellarsi alla
guerra, all’invasore… e combatte per resistere…
per la libertà.
8) L’ARCA DI MOSÈ. Con la parte introduttiva scritta
da Rosario Palazzolo. Un brano dall’atmosfera surreale. Citando alcuni brani della Genesi, racconta
un’umanità fragile ed imperfetta.
9) SOFFIO DELL’ANIMA. Il brano che chiude l’album
è una preghiera e una dedica. È un’apertura verso
una dimensione più alta, spirituale.
Il disco è stato arrangiato, registrato e mixato da
Aldo Giordano.
BIO
I Pupi di Surfaro nascono un decennio
fa, spontaneamente, come i fiori di campo.
Per la voglia di divertirsi, di suonare. Con la
particolare intenzione di riscoprire la musica
popolare siciliana e del sud Italia. Di scoprire
le radici del folk. Subito, ci si rende conto,
che il progetto è molto più complesso di una
semplice rispolveratina di vecchie canzoni
per far divertire e ballare la gente. L’impegno
sociale, storico e politico è sempre stato
imprescindibile nel percorso artistico della
band. La sperimentazione, la chiave del
progetto. Nel 2010 partecipano all’XI Festival della Nuova Canzone Siciliana. Vengono
subito apprezzati dal pubblico e dagli addetti
ai lavori. Aprono i concerti dei Modena City
Ramblers in Sicilia. Suonano sui palchi del
Taranta Sicily Fest, Forum Antimafia a Cinisi,
Maggio Sermonetano, BasulaFest, Carovana
Antimafia, MedFest, Festival dello Scorpione
a Taranto, Milano Expò, Milano Ex Polis…
Da anni sono sempre in giro a portare la
loro musica in lungo e in largo per l’Italia, riscuotendo sempre consensi e successo. Nel
2013 sono semifinalisti a “Musicultura”. Nel
2014 incontrano Daniele Grasso e comincia la proficua collaborazione con l’etichetta
DCave, che porterà alla luce il disco “Suttaterra”. Il produttore e musicista catanese
dà una spinta ed un’impronta decisiva per
l’evoluzione artistica e professionale della
band. Con “Cantu d’amuri” vincono Il premio
“Musica contro le Mafie”. Sono selezionati al
“Premio Tenco 2014”. Nel giugno 2016 producono, con Aldo Giordano, il nuovo singolo
“Li me’ paroli”. In autunno saranno finalisti al “Premio Fabrizio De Andrè” e al “Tour
Music Fest”. Hanno vinto il “Premio Andrea
Parodi”. ❖
Band:
Totò Nocera (voce e percussioni), Peppe
Sferrazza (basso), Pietro Amico (batteria).
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INTERVISTE
Interviste
INTERVISTA
A
OPETAIA FOA’I
Opetaia Foa’i, leader dei Te Vaka, la band
polinesiana più famosa del mondo, racconta
come il linguaggio della musica riesce ad aprire
ogni porta, a rendere comprensibili i piccoli
segnali di un incontro tra mondi lontani.
di Maurizio Torretti
Quando è iniziata l’attività artistica
dei Te Vaka?
La band è nata nel 1996 ed è
composta da undici elementi, può
succedere però che in tour se ne aggiungano degli altri. La band risiede
in Nuova Zelanda ma tutti noi proveniamo dalle lontane isole del Sud Pacifico: Tokelau, Tuvalu, Samoa, Niue,
Rarotonga, soltanto per citarne qualcuna, ma anche dalla stessa Aoteratoa (Nuova Zelanda).
Come sono in Nuova Zelanda i
rapporti tra la popolazione bianca,
quella Maori e quella proveniente
dalle altre isole del Sud Pacifico?
La popolazione bianca neozelandese è formata da 4 milioni di persone dunque è quella culturalmente
predominante. I Maori sono i nostri
cugini polinesiani con i quali condividiamo profonde affinità culturali.
Cosa pensi delle diverse definizioni
che sono state date alla vostra musica? Si può parlare di world music?
Gli altri hanno bisogno sempre di
dare un nome a tutto. Abbiamo suonato a più di dodici Womad, ormai
siamo abituati alle etichette. Per me,
world music significa tutto e niente,
però se può aiutare la gente a capire
quello che facciamo, allora mi sta
bene. Dovendo proprio scegliere definirei la nostra musica Contemporary
Pacific Music, un sound fortemente
influenzato dalla tradizione ma con
tratti decisamente moderni.
Tu sei autore dei testi, quali sono
state le tue influenze musicali ?
La musica tradizionale polinesiana
ha avuto una particolare influenza su
di me. Ascolto Jimi Hendrix, Joan Armatrading e altri. Sebbene queste influenze abbiano alimentato il mio desiderio di scrivere non sono presenti
nelle canzoni dei Te Vaka.
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Da dove trai l’ispirazione per comporre?
Dalla tradizione. I Te Vaka raccontano la storia, la cultura, i miti, la
religione dei popoli dell’Oceania, ma
anche le ingiustizie e le sofferenze
patìte con la colonizzazione prima e
con la globalizzazione poi. Attraverso
le nostre canzoni intendiamo portare
all’attenzione dell’opinione pubblica
le tematichei che affliggono i popoli
dell’Oceania, mi riferisco alle questioni ambientali, alla violazione dei
diritti umani. L’idea di fondo è condividere gli antichi valori della nostra cultura perché crediamo che la musica
possa aiutare la comprensione tra i
popoli, quindi portarli a conoscenza
delle nuove generazioni affinchè possano farli propri e trasmetterli a loro
volta. Purtroppo, viaggiando spesso
in Oceania constatiamo che la nostra storia non viene insegnata nelle
scuole, e il rischio che si corre è che
scompaiano per sempre saperi millenari, valori di riferimento locali.
Le vostre canzoni sono in tokelau,
perché la scelta di cantare in polinesiana?
E’ naturale per me scrivere in polinesiano e farlo in tokelau, la mia lingua, è senza dubbio più facile. Ma ho
anche scritto canzoni in samoano e
in tuvaluan e recentemente in inglese
per la colonna sonora di un film.
Crescendo in un’isola del Pacifico
hai assorbito profondamente musica e tradizioni locali. Come questi
elementi convergono nell’attività di
composizione?
Vengono fuori spontaneamente,
non c’è nessuno sforzo cosciente da
parte mia. Attualmente sto lavorando
al quarto album dove ancora una
volta è forte la presenza di questi elementi. Sono fiero delle conoscenze
che derivano dalle mie radici isolane.
Oggigiorno come è cambiata la musica nelle isole del Pacifico?
Come in ogni altro luogo nel
mondo. Le frequenze americane dominano anche il Pacifico, e la maggior
parte dei giovani artisti sono attratti
da quelle rotte musicali come il rap
e il r&b.
Siete una band impegnata politicamente?
Siamo una band molto sensibile ai
problemi delle nostre isole. La risposta è si.
Dov’è che vi piace di più suonare?
In Europa, negli Usa, in Oceania?
Noi pensiamo che la nostra musica
abbia una precisa funzione e qualcosa da offrire agli altri, quindi suoniamo ovunque ci chiamino. Sebbene
ci piace molto fare tournèe in Europa
e negli Usa, dove abbiamo un vasto
pubblico che ci segue, devo confessare che suonare nelle isole del Sud
Pacifico è un’esperienza unica, qualcosa di veramente speciale, perché è
bellissimo vedere moltissimi giovani
cantare orgogliosi le nostre canzoni,
che sono poi le loro storie.
La scorsa estate siete stati in Italia ospiti del Folkest Festival. Cosa
ricordi di quel concerto?
INTERVISTE
Interviste
Una manifestazione bellissima con un pubblico molto attento e competente. Conserviamo un prezioso ricordo del concerto e di
tutte le persone che abbiamo incontrato. E poi
al Folkest ho incontrato Joan Armatrading.
Progetti discografici?
L’ultimo album, Nukukehe, riflette interamente il nostro lavoro dal vivo. In esso abbiamo riportato l’esperienza fatta nel corso di
lunghe tournèe. E’ stato un lavoro come sempre ricco di elementi tradizionali e moderni,
con basi ritmiche molto forti, sostenute da percussioni tradizionali e moderne. Sto lavorando
al nuovo disco, il quarto dei Te Vaka, che avrà
molte innovazioni e segnerà nuovi percorsi musicali, pur restando fedeli alla tradizione. 
Intervista a Opetaia Foa’i, fondatore del gruppo Te Vaka, raccolta nel 2004 da Maurizio Torretti
per conto della rivista di musica folk Traditional Arranged, stampata in 3.000 copie a diffusione
nazionale, del quale Lineatrad ha raccolto l’eredità.
S
ono passati dodici anni da
quel momento, ma per me
sembra ieri, si parlava di un
gruppo giovane ma già celebre a livello internazionale. Tanti successi
discografici, e infine quest’anno, il
film di animazione per la Walt Disney atteso a Natale.
La colonna sonora di questo film
è opera dei Te Vaka. Le bellissime
melodie tradizionali polinesiane
che loro riescono a cantare con
tanta passione, impreziosiscono
una trama avventurosa e divertente, in perfetto stile Disney.
Un film per il Natale con le musiche dei nostri beniamini, cos’altro potevamo chiedere di più? Le
parole di Opetaia, anche se sono
passati dodici anni, sono sempre
attuali, perché i Te Vaka non hanno
mai tradito la loro missione, incentrata sull’impegno sociale verso il
loro popolo e la diffusione della loro
cultura musicale nel mondo.
Speriamo di rivederli presto in
Italia, magari proprio a Folkest, e
intanto andremo a vedere il film. ❖
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Recensioni
JEAN GUICHARD:
LA TRILOGIA DELLA CANZONE ITALIANA
di Loris Böhm
V
ive a Lione, Jean Guichard, e ha insegnato l’italiano per 36 anni (dal 1957 al 1983) alle scuole
superiori di quella città prima di andare a insegnare all’Università di Lione. Nominato docente e più
tardi professore di lingua e civiltà italiana, ha superato
con successo nel 1991 una tesi di Stato sulla canzone
nella cultura italiana, le origini popolari nei primi giorni
del rock. Poi ha iniziato a suonare, nel 2001, al momento del pensionamento. Ha anche collaborato con
Lineatrad. È stato presidente dell’associazione INIS
(Italia-nord-Isère) che ha celebrato il suo 20° anniversario nel 2009, e si propone di sviluppare gli scambi
con l’Italia, soprattutto sul piano culturale. Oltre alle
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informazioni sulle novità e la realtà storica dell’Italia
(attraverso pubblicazioni, programmi radiofonici, incontri e viaggi) INIS offre corsi di lingua italiana. Novanta persone, divisi in sei gruppi, ne fanno parte.
I due volumi (il primo di 62 pagine, il secondo di 164
pagine), sono scritti in francese, dunque rivolti prevalentemente a studiosi residenti in Francia che abbiano
desiderio o necessità di conoscere a fondo la cultura
musicale italiana.
Questi volumi in formato A4 racchiudono ricerche
molto complete, si possono acquistare contattando
l’associazione INIS sul sito www.italienordisere.com,
oppure telefonicamente +33 04 74934128. ❖
Argomenti
“Baciamoci i gomiti”, 25 anni son volati!
TRELILU
Comunicato stampa
A
due anni da “El Cico Latino”, l’album
che ‘aggiusta la bocca’ in qualsiasi
momento della giornata, i Trelilu tornano per festeggiare il primo quarto di secolo di attività: venticinque anni trascorsi
scorrazzando in lungo e in largo portando
musica ed allegria. Ed ecco “Baciamoci i
gomiti!”, il sedicesimo album, quello che
unisce assolute ‘primizie’ ad una ‘bella
carrettata’ di canzoni indimenticabili.
Ben diciassette tracce per celebrare un
cammino, avviato nel 1992, che lunedì 13
marzo 2017 verrà ufficialmente celebrato
con una grande festa in programma al Teatro Alfieri di Torino (biglietti disponibili www.
ticketone.it). Uno spettacolo unico, con
tantissimi ospiti, perché «tanto lo sappiamo
che in Brasile non ci andiamo e allora le
Olimpiadi ce le facciamo qui come ci piace
a noi; le conoscete le sane discipline del
pentuthlon antico? Mettere le gambe sotto
il tavolo, alzare il gomito, prendersi la pancia in mano e tante altre. Corriamo al botteghino per guadagnare i migliori posti al
sedere e… baciamoci i gomiti».
Dalla storia del ‘diversamente udente’
“Giuanin d’la siula” alle proposte di ‘new
business’ del “Parcheggio della luna”
e dell’“Autoveloss”, sino alla lettera di
Franco agli “Egregi Rolling Stones” ed alla
ballata “Land endaran”: cinque inediti che
risaltano all’interno di una track list che
vede anche intramontabili ‘evercrin’, tra
cui “Tere”, “Biscotti d’la salute” e “La Cavala”, tutti riarrangiati e riproposti con una
nuova veste musicale.
Venticinque anni di attività dei Trelilu,
un traguardo decisamente altisonante per
il gruppo che ad oggi rappresenta a pieno
titolo la tradizione popolare piemontese.
Un gruppo di amici, dal genere Pop: il
Maestro Spiegazza, Bertu, Peru e Franco,
sono abituati a palcoscenici d’ogni tipo, da
San Clemente di Rimini a Cantù, sino al
concerto di Conthey (Svizzera), passando
per l’esordio teatrale al fianco di Alessandro Perissinotto, scrittore, prima appassionato poi amico, divertendosi nel raccontare la sua ‘Busiarda’, sino alla più recente
collaborazione con le “Blue Dolls”.
I Trelilu, nati nelle Langhe oggi patrimonio Unesco, portano in giro per l’Italia la
più vera e genuina tradizione del territorio
natìo, ricoprendo il ruolo di ambasciatori
di un territorio in loro personificato. I Trelilu festeggiano il traguardo con un album
tra ‘primizie’ e canzoni indimenticabili.
D’altronde… “Tuti suma ‘n poc Lilu!”
Baciamoci i gomiti
distribuzione Egea (www.egeamusic.com)
Tracklist
1. Mi e Nicola; 2. Giuanin d’la siula; 3. La cavala;
4. Parcheggio della luna; 5. Tripe; 6. Pallino; 7.
Autoveloss; 8. La funtana; 9. Beata; 10. Egregi
Rolling Stones; 11. Dialet; 12. La truva Gina; 13.
Fa caud; 14. Tere; 15. Biscotti d’la salute; 16.
Ven che ‘nduma; 17. Land endaran.
I Trelilu sono un gruppo nato nel 1992
(il secolo scorso) nelle Langhe, in provincia di Cuneo. Hanno all’attivo più di mille
concerti, 16 cd e 2 dvd. Suonano con lo
stesso impegno in un teatro o in un cortile,
al festival internazionale e alla sagra del
panino imbottito, fondendo musica e cabaret. Fanno concerti di beneficenza, anche se, vendendo un carro armato, se ne
farebbe tanta ma tanta di più. Se trovate
uno di quei bar col dehors fuori potete ve-
dere un gruppo di amici intorno al tavolo,
sono loro: Maestro Spiegazza (Beccaria)
-voce; Roberto ’Bertu’ Bella -chitarra e
voce; Piero ’Peru’ Ponzo - clarinetto percussioni e voce; Francesco ’Franco’ Bertone - contrabbasso e voce. Il gruppo si
propone di continuare la tradizione dei
cantastorie: melodie originali, di vario genere ”popolare”, testi che miscelano comicità e riflessione, attualità e tradizione,
uso della lingua piemontese e di un italiano maccheronico. Strumenti tradizionali
affiancati ad altri autocostruiti usando materiali di recupero. I Trelilu hanno suonato
con (in ordine sparso) Il Banco, Lucio
Dalla, Giorgio Conte, Omar Pedrini, Fabio
Treves, Banda Osiris e Gipo Farassino. Tra
le partecipazioni più importanti ‘Clarinette
Populaire’ (Glomel-Francia 2005), Festival ‘Piteros’ (Santander-Spagna 2009), Vignale Danza, Collisioni e Festival Le Gru.
Già ospiti del ‘Salone del Libro’ e ‘Salone
del Gusto’ nel 2004, “Festival Nazionale
del Cabaret” Torino (2002) e presenza
fissa ogni anno al Teatro Erba di Torino.
Con l’album “El Cico Latino”, i Trelilu sono
stati nominati alle Targhe Tenco 2015
della sezione ‘dialetto’. ❖
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Eventi
DAVID RIONDINO
in
IL CORSARO NERO
A scenografia proiezione di 20 tavole originali
disegnate da Milo Manara
Con David Riondino voce,
Giovanni Seneca chitarre e composizioni
Francesco Savoretti percussioni mediterranee
Fabio Battistelli Clarinetti
Comunicato Stampa
U
n personaggio mitizzato
dalle fantastiche scorribande
mentali della nostra infanzia,
abile nel dividersi fra navigazioni,
spedizioni, imboscate notturne,
duelli, fughe rocambolesche e
amori fiammeggianti tra filibustieri
diventa l’emblema dell’avventuriero senza sosta.
Come un vento d’uragano, la vita
gonfia le vele della sua imbarcazione mentre il Corsaro affronta le
onde alte del mare delle Antille, o
mette le ali ai piedi dei suoi uomini
quando si immergono nel folto fitto
di pericoli della foresta vergine.
Nello scenario sempre movimentato lungo la rotta della «Folgore»,
ecco fare capolino, con tenera
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violenza, il mondo dei sentimenti.
Nulla ferma l’audacia del Corsaro;
così come gli eventi vorticosi nel
loro incessante sviluppo non possono mai placare la sua intima e
solitaria malinconia.
Il poliedrico Davide Riondino interpreta un avventuroso connubio
tra letteratura popolare e musica,
un’esplorazione alla riscoperta
dell’epica romanzesca, capace ancora di creare immagini ed emozioni. «Uno spettacolo semplice ed
emozionante – dice David Riondino
-. La narrazione del capolavoro
salgariano è a due voci, un botta
e risposta senza ruoli definiti... la
musica e le tavole di Manara faranno il resto, probabilmente Sal-
gari pensava a Wagner mentre scriveva, aveva in mente il suo furore,
la stessa passione».
Le avventure di Salgari sono ricche di passioni, lotte, duelli, tempeste e l'elemento che forse affascina di più è il suo linguaggio,
allusivo e talvolta indecifrabile, con
nomi esotici, e quel velo di mistero
che avvolge avventure lontane d'altri tempi.
Le musiche originali composte
da Giovanni Seneca ed eseguite
dallo stesso Seneca alle chitarre
con Francesco Savoretti alle percussioni mediterranee e Fabio
Battistelli ai clarinetti faranno da
contrappunto alla lettura e alle immagini. ❖
Recensioni
01 - Erica Boschiero
Caravanbolero
Bradilogo DSLCD020 - (2015)
Questa cantastorie veneta presenta Caravanbolero, che è il suo secondo disco ed ha già quasi
due anni di vita. Naturalmente ne parliamo solo
ora, perchè ora ce l’abbiamo davanti, e lo facciamo con la consapevolezza di rendere merito ad
una artista, rara tra le cantautrici nostrane, che ha
messo da parte gli effetti speciali, intesi in chiave
sonora, per dedicarsi all’espressività e alla poetica
delle sue composizioni. Sul palco, come sul disco,
sono aboliti quegli effetti elettronici tanto amati
e abusati dalle cantautrici contemporanee. Sul
palco spesso in duo, con l’incredibile scenografia
del vignettista Paolo Cossi che illustra su schermo
paesaggi onirici nello spettacolo “E tornerem a
baita”, su disco invece è attorniata da una marea
di collaboratori e invitati, impossibile elencarli
tutti, che danno un pizzico di suono qua e là.
Melodie sognanti che ti entrano in testa, ti ammaliano, per non lasciarti più… questo è Caravanbolero: undici gemme sussurrate dalla dolcissima voce di Erica. Da “Galassia express” a “Souvenir”, passando dalla title-track, meritano una
citazione uno per uno. Denominatore comune
è il desiderio dell’autrice di lasciare un segno indelebile nell’animo di chi ascolta, soavemente,
insistentemente, sistematicamente; e tutto ciò di
cui dispone, dalla voce all’atmosfera intimistica
creata dagli strumenti che flebilmente si alternano
nei brani, concorre per catturare l’attenzione. La
strada difficile e piena di insidie che sceglie Erica
per coinvolgere, è quella della pacatezza e dell’incanto. Lontana anni luce dagli urlacci scomposti,
dalle stridule schitarrate e dal sensazionalismo
fine a se stesso che ha contagiato molte altre cantautrici a secco di idee. Per lei ogni nota è musica,
ogni sospiro è emozione, ogni sussurro è un urlo.
02 - Alberi Sonori
Mondi stropicciati
Radici Music Records RMR-177 - (2016)
“Ricerca, valorizzazione e diffusione di musiche,
canti, danze e ritualità tradizionali”, così recita la
didascalia del loro sito. Questo secondo album,
dopo “D’amur e santi”, li vede ancora ferventi
sostenitori della fratellanza etnica derivata dallo
scambio culturale delle tradizioni musicali. Il titolo “Mondi stropicciati” sembra un manifesto di
intenti, in cui si cerca di dare uno spaccato omnicomprensivo della bellezza dei suoni di ogni popolo. Sono sicuramente in buona compagnia…
oggi troviamo davvero tante formazioni intente ad
avvicinare le popolazioni, attraverso difficoltà soprattutto di carattere cognitivo ed espositivo non
indifferenti: un conto sono i propositi, un conto
è l’effettiva conoscenza di tutti gli stili e gli strumenti utilizzati da questi popoli… nota dolente
in cui molti cadono fragorosamente, vanificando i
bei propositi. Alberi Sonori non si fanno cogliere
impreparati o peggio approssimativi, con la scusa
di voler filtrare necessariamente le tradizioni attraverso la loro ispirazione interpretativa. Sono una
decina di musicisti provenienti da diverse regioni
del sud Italia, che riuniscono in Alberi Sonori le
loro conoscenze ed esperienze, e un assortimento
di strumenti così vario da poter tranquillamente
creare un museo. Non è un caso se insegnano
danze e sono liutai loro stessi. Tutti i quattordici brani proposti, per la durata di quasi un’ora,
provenienti da tutte le tradizioni del centro-sud
italiano, e dai paesi balcanici, sono eseguiti con
rigore e destrezza, con passione e concretezza anche dal punto di vista linguistico, tanto da non far
minimamente rimpiangere la versione originale.
Dal vivo sono davvero irresistibili, con l’artista
Chiara Scarpone che esibisce le sue tele (in stile picassiano) con lo spettacolo visivo Mo-Li-Canto e
“Le chiacchiere du lu paese”. Nel finale comunque
abbiamo un ottimo brano di loro composizione,
tanto per suggellare un lavoro come sempre curato artigianalmente in modo impeccabile dall’etichetta Radicimusic Records, che crea autentici oggetti da collezione in formato audio. Per maggiori
info: www.alberisonori.it
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03 - Arbitri Elegantiae
Canto da un pezzo di storia
Autoproduzione - (2014)
Un disco non recentissimo, datato 2015, così si
presentano gli Arbitri Elegantiae, formazione di
quattro elementi su CD. Vi troviamo trentotto
minuti per undici canzoni pulite, appassionate.
Loro si armano di voce, chitarra acustica ed elettrica, basso, fisarmonica, clarinetto, cajon, flauto
e (udite udite) tromba… un mix interessante insomma. “Canto da un pezzo di storia” nasce così,
come secondo lavoro discografico dopo il primo
“…prese le lettere e partì…” stampato in poche
copie. Sul loro sito leggo che la critica specializzata stima questo secondo album sia su riviste che
su quotidiani, e non mancano opinioni lusinghiere di noti musicisti come Gastone Pietrucci.
I critici li considerano a cavallo tra Guccini e De
André, ma non condivido; condivido il fatto che
sono abili a comporre testi per costruirci una
melodia appropriata, con personalità e consapevolezza, senza effetti speciali, senza quei decibel
di troppo cui troppo spesso i cantautori moderni
fanno cieco affidamento. Il disco ti scivola via,
lasciandoti una sensazione di appagamento: a
volte la semplicità è sinonimo di convinzione dei
propri mezzi, e gli Arbitri Elegantiae con la loro
personalità sono arbitri del loro futuro, ci propongono questo CD autoprodotto; per svuotare
la mente e goderne del contenuto. Per ulteriori
info: www.arbitrielegantiae.it
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Nord-Isère
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