Fà balà l’oecc Obiettivo della giornata: Riflettere sul proprio modo di vedere il mondo, le relazioni, le azioni, lo stile di vita. Offrire l'occasione per un esame di coscienza che faccia interrogare su quale Verità si segue. la Strega cattiva dell'Ovest “La perfida Strega dell'Ovest aveva un occhio solo, ma questo era potente come un telescopio e riusciva a vedere dappertutto” - Qual è la strada che conduce alla Perfida Strega dell'Ovest?- chiese Doroty. - Non esiste una strada che conduca fino a lei, - rispose il Guardiano della Città; - nessuno ha mai desiderato di andare a trovarla. - Ma allora come faremo a scoprirla?- domandò la bambina. - Non vi sarà difficile, - le spiegò il Guardiano, - perché quando saprà che siete arrivati nel regno dei Martufi, lei stessa saprà acciuffarvi e vi farà suoi schiavi. (...) Ora la perfida strega scoppiava dalla voglia di avere per sé le scarpette d'argento che Doroty teneva sempre ai piedi. Se soltanto le fosse riusciti di impadronirsi delle scarpette d'argento, queste le avrebbero dato un potere infinitamente più grande che non tutte le altre cose che aveva perdute. Sorvegliò attentamente Doroty per vedere di rubargliele, quando se le fosse levate. Ma la bambina ne era così orgogliosa che non se le levava mai, tranne la sera per andare a dormire, e quando faceva il bagno. La strega aveva troppo paura del buio per entrare nella stanza della bambina durante la notte, e il suo terrore dell'acqua era ancora superiore alla paura del buio, così che non si avvicinava mai mentre la bambina faceva il bagno. Anzi, la vecchia Strega non toccava mai l'acqua, né lasciava mai che una goccia d'acqua la sfiorasse. Ma quella malvagia creatura ricorse a uno stratagemma: mise una sbarra di ferro al centro della cucina e, con le sue arti magiche, al rese invisibile ad occhio umano. Quando Doroty entrò in cucina, inciampò nella sbarra e cadendo una delle sue scarpette d'argento le sfuggì dal piede e, prima che potesse rimettersela, la Strega se n'era impadronita e se l'era infilata nel piede ossuto… La bimba vedendo che aveva perduto una delle scarpette andò in collera e gridò alla stizzita alla Strega: - Restituiscimi la mia scarpa! - No!- replicò la strega, - questa scarpa è mia non è tua! E un giorno o l'altro ti porterò via anche l'altra, vedrai! A queste parole Doroty perdette proprio la pazienza: afferrò il secchio d'acqua che le stava vicino e lo scaraventò addosso alla Strega, inzuppandola da capo a piedi. Nello stesso istante la megera lanciò un urlo di spavento, poi, mentre Doroty la fissava sbalordita, la Strega cominciò a consumarsi e a liquefarsi. - Guarda un po' quel che hai fatto!- gridò la vecchia. Pochi minuti e sarò completamente liquefatta! - Mi rincresce proprio, - le rispose Doroty che era davvero spaventata nel vedere la Strega che si sitava sciogliendo davanti a lei, come zucchero caramellato sul fuoco. - Non sapevi che l'acqua m'avrebbe fatto morire?- domandò la Strega con un gemito disperato. - No, certo!- rispose Doroty. - Ebbene, ancora qualche minuto e io sarò completamente squagliata, e tu resterai padrona del castello! Sono stata molto cattiva finché ero in vita, ma non avrei mai immaginato che una bambinuccia come te potesse farmi morire e metter fine alle mie cattive azioni! È finita! E sentendosi finalmente libera corse fuori nel cortile ad avvisare il Leone che la Perfida Strega dell'Ovest era morta e che la loro prigionia a in quel paese sconosciuto era finita per sempre. Il tema ben si presta ad associare questa scheda alla giornata di “deserto”, o dedicata a una celebrazione penitenziale o alle confessioni. “Il male ti raggiungerà e ti renderà schiavo…” così farà la Strega con i protagonisti della storia. La caratteristica della Strega cattiva dell'Ovest è quella di avere un occhio solo che ha però il potere di vedere dappertutto. Scorge da lontano la comitiva in cammino e tenta in tutti i modi di eliminare i personaggi della storia prima che arrivino al suo castello, ma dovrà arrendersi. Riuscirà però ad imprigionare Doroty e a renderla schiava solo perché la bambina non ha la consapevolezza delle proprie armi, delle proprie capacità e degli strumenti che le permetteranno di vincere il male. Doroty riuscirà a sconfiggere la Strega cattiva quasi per caso, rovesciandole addosso una secchiata d'acqua: uno degli elementi più semplici è inaspettatamente ciò che sconfigge il male e permette di andare avanti. L'acqua è simbolo di purezza e trasparenza, di vita. Questo elemento richiama il Battesimo: sacramento attraverso il quale, purificati dal peccato originale, rinasciamo a vita nuova ed entriamo a far parte della Chiesa, corpo di Cristo. La Strega dell'Ovest non può, quindi, che rappresentare un aspetto della nostra personalità che va affrontato e sconfitto con atteggiamento puro. Sconfitto il male che rende schiavi, con l'acqua che depura, si torna alla libertà. Rinnovati come l'omino di stagno che viene aggiustato e rimesso a nuovo, e lo Spaventapasseri. Da questa avventura Doroty acquisisce un nuovo strumento magico che le permetterà di superare le difficoltà che le si presenteranno. Ogni volta che ci lasciamo rinnovare dalla Grazia della misericordia del Padre, permettiamo a noi stessi di aprire gli occhi sulla Verità che rende liberi, di riprendere il cammino verso la realizzazione della nostra vocazione, con maggiore consapevolezza dei nostri limiti e delle nostre doti. ATTIVITÀ - “Vedo non vedo” OBIETTIVI: con quest'attività gli adolescenti sperimentano: wche non tutti abbiamo lo stesso sguardo; wche ognuno può coglierne un aspetto che potrebbe non aver colto l'altro; wche lo sguardo dell'altro, se condiviso, ci può arricchire; wche ciò che noi vediamo, altri potrebbero non vedere mai e viceversa; wche ciò che non vedo non è detto che non sia vero; wche ciò che appare a prima vista potrebbe essere molto diverso da com'è; wche ciò che appare a prima vista potrebbe essere addirittura impossibile. MATERIALE: Immagini di diverso tipo (facilmente reperibili nel web): figure impossibili, illusioni ottiche, figure ambigue, illusioni 3D, immagini a doppio senso, immagini capovolte, ecc. MODALITÀ: distribuire almeno due immagini a testa che poi ruoteranno nel corso del gioco. Nei primi dieci minuti le immagini vengono osservate singolarmente, possibilmente in silenzio. Poi ci si confronta su ogni immagine e gli adolescenti dovranno dire cosa hanno colto e, nel caso non avessero riconosciuto dei particolari, dovrebbero osservare nuovamente le immagini, cercando di vedere quanto non hanno visto, aiutati dalle indicazioni degli altri. L'educatore, che dovrebbe conoscere ogni immagine nelle sue particolarità, dovrà poi mettere in evidenza quanto il gruppo non è riuscito a rilevare. Domande sSai considerare il punto di vista dell'altro? sPensi che il confronto con gli altri possa arricchirti? sHai mai cambiato opinione dopo che qualcuno ti ha spiegato le sue ragioni? sTi è mai accaduto di essere certo di qualcosa per poi scoprire che era molto diverso da ciò che credevi? O di dover convincere qualcuno che le cose non erano come apparivano? Ci sei riuscito • si propone di cercare immagini di illusioni ottiche: ce ne sono di famosissime ed è semplicissimo reperirle su internet. Fanno ben capire come “da che punto guardi il modo tutto dipende”… • F. Battiato, Niente è come sembra http://www.youtube.com/watch?v=jBwb4ECVlEg : il video associato alla canzone mostra un susseguirsi di immagini illusorie, ognuno coglie dei particolari diversi a seconda del proprio punto di vista • proposta di una celebrazione in cui fare memoria del Battesimo. Magari a termine della giornata, a conclusione del tempo dedicato alle confessioni e alla riconciliazione. Dal Catechismo della Chiesa cattolica 1849 Il peccato è una mancanza contro la ragione, la verità, la retta coscienza; è una trasgressione in ordine all'amore vero, verso Dio e verso il prossimo, a causa di un perverso attaccamento a certi beni. [..] 1850 Il peccato è un'offesa a Dio. Il peccato si erge contro l'amore di Dio per noi e allontana da lui i nostri cuori. Il peccato pertanto è “amore di sé fino al disprezzo di Dio”. 1423 È chiamato sacramento della Conversione poiché realizza sacramentalmente l'appello di Gesù alla conversione, il cammino di ritorno al Padre da cui ci si è allontanati con il peccato. È chiamato sacramento della Penitenza poiché consacra un cammino personale ed ecclesiale di conversione, di pentimento e di soddisfazione del cristiano peccatore. 1424 È chiamato sacramento della Confessione poiché l'accusa, la confessione dei peccati davanti al sacerdote è un elemento essenziale di questo sacramento. In un senso profondo esso è anche una " confessione ", riconoscimento e lode della santità di Dio e della sua misericordia verso l'uomo peccatore. È chiamato sacramento del Perdono poiché, attraverso l'assoluzione sacramentale del sacerdote, Dio accorda al penitente " il perdono e la pace ". È chiamato sacramento della Riconciliazione perché dona al peccatore l'amore di Dio che riconcilia: " Lasciatevi riconciliare con Dio " (2 Cor 5,20). Colui che vive dell'amore misericordioso di Dio è pronto a rispondere all'invito del Signore: " Va' prima a riconciliarti con il tuo fratello " (Mt 5,24) Papa Francesco, dall'ANGELUS di Domenica, 17 marzo 2013 Fratelli e sorelle, buongiorno! Dopo il primo incontro di mercoledì scorso, oggi posso rivolgere di nuovo il mio saluto a tutti! E sono felice di farlo di domenica, nel giorno del Signore! Questo è bello è importante per noi cristiani: incontrarci di domenica, salutarci, parlarci come ora qui, nella piazza. Una piazza che, grazie ai media, ha le dimensioni del mondo. In questa quinta domenica di Quaresima, il Vangelo ci presenta l'episodio della donna adultera (cfr Gv 8,1-11), che Gesù salva dalla condanna a morte. Colpisce l'atteggiamento di Gesù: non sentiamo parole di disprezzo, non sentiamo parole di condanna, ma soltanto parole di amore, di misericordia, che invitano alla conversione. “Neanche io ti condanno: va e d'ora in poi non peccare più!”. Eh!, fratelli e sorelle, il volto di Dio è quello di un padre misericordioso, che sempre ha pazienza. Avete pensato voi alla pazienza di Dio, la pazienza che lui ha con ciascuno di noi? Quella è la sua misericordia. Sempre ha pazienza, pazienza con noi, ci comprende, ci attende, non si stanca di perdonarci se sappiamo tornare a lui con il cuore contrito. “Grande è la misericordia del Signore”, dice il Salmo. In questi giorni, ho potuto leggere un libro di un Cardinal -, il Cardinale Kasper, un teologo in gamba, un buon teologo - sulla misericordia. E mi ha fatto tanto bene, quel libro, ma non crediate che faccia pubblicità ai libri dei miei cardinali! Non è così! Ma mi ha fatto tanto bene, tanto bene … Il Cardinale Kasper diceva che sentire misericordia, questa parola cambia tutto. E' il meglio che noi possiamo sentire: cambia il mondo. Un po' di misericordia rende il mondo meno freddo e più giusto. Abbiamo bisogno di capire bene questa misericordia di Dio, questo Padre misericordioso che ha tanta pazienza … Ricordiamo il profeta Isaia, che afferma che anche se i nostri peccati fossero rossi scarlatti, l'amore di Dio li renderà bianchi come la neve. E' bello, quello della misericordia! Ricordo, appena Vescovo, nell'anno 1992, è arrivata a Buenos Aires la Madonna di Fatima e si è fatta una grande Messa per gli ammalati. Io sono andato a confessare, a quella Messa. E quasi alla fine della Messa mi sono alzato, perché dovevo amministrare una cresima. E' venuta da me una donna anziana, umile, molto umile, ultraottantenne. Io l'ho guardata e le ho detto: “Nonna - perché da noi si dice così agli anziani: nonna - lei vuole confessarsi?”. “Sì”, mi ha detto. “Ma se lei non ha peccato …”. E lei mi ha detto: “Tutti abbiamo peccati …”. “Ma forse il Signore non li perdona …”. “Il Signore perdona tutto”, mi ha detto: sicura. “Ma come lo sa, lei, signora?”. “Se il Signore non perdonasse tutto, il mondo non esisterebbe”. Io ho sentito una voglia di domandarle: “Mi dica, signora, lei ha studiato alla Gregoriana?”, perché quella è la sapienza che dà lo Spirito Santo: la sapienza interiore verso la misericordia di Dio. Non dimentichiamo questa parola: Dio mai si stanca di perdonarci, mai! “Eh, padre, qual è il problema?”. Eh, il problema è che noi ci stanchiamo, noi non vogliamo, ci stanchiamo di chiedere perdono. Lui mai si stanca di perdonare, ma noi, a volte, ci stanchiamo di chiedere perdono. Non ci stanchiamo mai, non ci stanchiamo mai! Lui è il Padre amoroso che sempre perdona, che ha quel cuore di misericordia per tutti noi. E anche noi impariamo ad essere misericordiosi con tutti. Invochiamo l'intercessione della Madonna che ha avuto tra le sue braccia la Misericordia di Dio fatta uomo. (...) Che il Signore vi benedica, che la Madonna vi custodisca. Non dimenticate questo: il Signore mai si stanca di perdonare! Siamo noi che ci stanchiamo di chiedere il perdono. Buona domenica e buon pranzo! Lc 24, 13-32 Due discepoli di Gesù erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino?» . Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: «Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò: «Che cosa?» . Gli risposero: «Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l'hanno visto» . Ed egli disse loro: «Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?» . E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino» . Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Come i discepoli di Emmaus, anche a noi accade di fare tratti di strada senza accorgerci della presenza di Gesù, senza cogliere il bene che ci sta attorno, senza gratitudine per i doni che continuamente riceviamo. Camminiamo tristi e delusi, troppo concentrati sulle nostre aspettative per lasciarci sorprendere da quanto non osiamo neppure attendere. Senza la fede i nostri occhi non vedono: cogliamo solo la superficie delle cose, ma non riusciamo a scendere in profondità fino a coglierne l'essenziale, spesso celato al nostro sguardo distratto. E' solo la fede, alimentata dalla preghiera, dall'Eucaristia e dalla Parola di Gesù, che può aprire il nostro cuore e il nostro sguardo ad orizzonti nuovi, mostrandoci una bellezza inattesa; è la fede che ci consente di riconoscere Gesù vivo e presente tra noi, di percepire quell'amore travolgente che ci fa ardere il cuore in petto! Gaudium et Spes n. 13 Il peccato. Costituito da Dio in uno stato di giustizia, l'uomo però, tentato dal Maligno, fin dagli inizi della storia abusò della libertà, erigendosi contro Dio e bramando di conseguire il suo fine al di fuori di lui. Pur avendo conosciuto Dio, gli uomini « non gli hanno reso l'onore dovuto... ma si è ottenebrato il loro cuore insipiente »... e preferirono servire la creatura piuttosto che il Creatore (11). Quel che ci viene manifestato dalla rivelazione divina concorda con la stessa esperienza. Infatti l'uomo, se guarda dentro al suo cuore, si scopre inclinato anche al male e immerso in tante miserie, che non possono certo derivare dal Creatore, che è buono. Spesso, rifiutando di riconoscere Dio quale suo principio, l'uomo ha infranto il debito ordine in rapporto al suo fine ultimo, e al tempo stesso tutta l'armonia, sia in rapporto a se stesso, sia in rapporto agli altri uomini e a tutta la creazione. Così l'uomo si trova diviso in se stesso. Per questo tutta la vita umana, sia individuale che collettiva, presenta i caratteri di una lotta drammatica tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre. Anzi l'uomo si trova incapace di superare efficacemente da sé medesimo gli assalti del male, così che ognuno si sente come incatenato. Ma il Signore stesso è venuto a liberare l'uomo e a dargli forza, rinnovandolo nell'intimo e scacciando fuori « il principe di questo mondo » (Gv12,31), che lo teneva schiavo del peccato (12). Il peccato è, del resto, una diminuzione per l'uomo stesso, in quanto gli impedisce di conseguire la propria pienezza. Nella luce di questa Rivelazione trovano insieme la loro ragione ultima sia la sublime vocazione, sia la profonda miseria, di cui gli uomini fanno l'esperienza. Il Concilio ci aiuta subito a comprendere che il peccato mette in campo la libertà. È rifiuto di Dio, prima che essere trasgressione di una regola. Il peccato mette in discussione la nostra relazione filiale. È il tentativo di fare come se Dio non esistesse, di fare a meno di Lui. Scegliere la creatura piuttosto del Creatore: ecco il peccato. È un ripiegarsi su se stessi, mettersi al centro, porsi come criterio del bene e del male. Il peccato sconvolge l’armonia e riporta le relazioni nel caos, porta squilibrio. Solo uno sguardo che si innalza nuovamente a Dio e solo il desiderio di farsi liberare nuovamente può permettere all’uomo di vincere nella lotta contro il male. L’esperienza della vita cristiana si configura dunque come uno scontro, nel quale usciamo vincitori non in virtù della nostra forza bensì per l’accoglienza della grazia che salva.