OSSERVATORIO ASTRONOMICO GALILEO GALILEI 28019 SUNO

OSSERVATORIO ASTRONOMICO GALILEO
GALILEI
28019 SUNO (NO) - Tel. 032285181 - 032285210
apansuno @ tiscalinet.it
www.apan.it
BOLLETTINO N. 246
Mercoledì 7 luglio 2010, dopo le ore 21, in osservatorio, per i tradizionali incontri del primo mercoledì
di ogni mese, vi sarà una serata di osservazioni al telescopio.
La Luna sarà di tre giorni dopo l’ultimo quarto. Sorgerà tardi e pertanto in prima serata si potranno
osservare gli oggetti del cielo profondo del cielo estivo quali gli ammassi di Ofiuco e dello Scorpione,
M13 in Ercole, la nebulosa anulare della Lira.
Venere sarà visibile al tramonto nella costellazione del Leone bassa all’orizzonte ovest.
Giove sorgerà poco prima di mezzanotte nella costellazione dei Pesci in congiunzione con Urano.
Mercurio tramonterà poco dopo il Sole nei Gemelli.
Saturno sarà visibile tutta sera nella costellazione della Vergine. Appare con gli anelli posti quasi di
taglio. Saranno visibili anche i suoi principali satelliti.
Marte sarà visibile on prima sera est nella costellazione del Leone. È luminoso ma con un diametro
apparente di soli 5 secondi d’arco in quanto si trova ad una distanza di 275 milioni di chilometri dalla
Terra. Si potranno scorgere difficilmente dei particolari della sua superficie.
MERIDIANE E QUADRANTI SOLARI
Sempre in comune di
Miasino,
in
frazione
Carcegna e nelle vicinanze
del precedente quadrante,
sopra un porticato al primo
piano, vi è una piccola sfera
armillare
(a cura di Salvatore Trani)
RECENSIONI
Giovanni Virginio Schiaparelli
Scritti sulla Storia dell'Astronomia antica
Tomo I – pag. 467 - Tomo II – pag. 441
Tomo III – pag. 364 - Tratti dalle ed. 1925/26
Lo studio dell’astronomia antica, costituisce un capitolo
importante per la conoscenza di aspetti fondamentali di civiltà
lontane nello spazio e nel tempo. Inoltre, offre elementi essenziali
per la comprensione dei rapporti e degli scambi culturali avvenuti
nell’Antichità e nel Medioevo.
Le grandi conoscenze matematiche e astronomiche maturate nel
mondo mesopotamico ebbero un influsso diretto su molte civiltà,
come quelle greca, ebraica, indiana e iranica. Tali dottrine
saranno di volta in volta rielaborate dalle singole civiltà,
attraverso le sistematizzazioni geometrizzanti del mondo greco e
l’apporto teorico del modello fisico aristotelico, gli influssi ermetici
ed egizi (si pensi soltanto ai decani), le rielaborazioni indiane
relative alla dottrina dell’anno cosmico o il ciclo Giove-Saturno
dell’Iran sasanide.
In questo senso lo studio del pensiero scientifico antico e delle
forme di predizione ad esso inerenti ci mostra uno degli aspetti più
chiari dell’unità culturale del mondo antico, dove Oriente e Occidente non sono separati da un confine
marcato, ma operano come due poli di scambio nel contesto del grande continente eurasiatico.
Giovanni Schiaparelli (1834-1910), astronomo di fama mondiale, nonché direttore della Specola di
Milano, è stato anche uno dei più eminenti storici dell’astronomia antica. I suoi tre volumi di Scritti
sulla Storia della astronomia antica sono tuttora una delle opere imprescindibili per chiunque voglia
occuparsi dell’origine dell’astronomia. Disponibili in internet agli indirizzi:
http://www.liberliber.it/biblioteca/s/schiaparelli/scritti_sulla_storia_1/pdf/schiaparelli_scritti_1.pdf
http://www.liberliber.it/biblioteca/s/schiaparelli/scritti_sulla_storia_2/pdf/schiaparelli_scritti_2.pdf
http://www.liberliber.it/biblioteca/s/schiaparelli/scritti_sulla_storia_3/pdf/schiaparelli_scritti_3.pdf
segnalazione: team Gruppo M1 Astrofili Castiglionesi
(a cura di Silvano Minuto)
COMETE
1811,1843 e 1858 : La più grande, la più lunga e la più bella.
Sto parlando di comete. Io ne ho osservate, ad oggi, 75 nei miei anni dedicati all'astronomia; di
queste ben 13 erano visibili ad occhio nudo.
Voglio ricordare tre comete spettacolari e con tre record:
Quella del 1811 scoperta il 25 marzo 1811 da H.Flaugergues (Francia) e più nota come la Grande
Cometa del 1811 (C/1811 F1) ed era grande tanto "DA SUPERARE IL SOLE" e presentava una coda
di circa chilometri 160.000.000. Fu tanto osservata che è stata citata da L.Tolstoi nel suo romanzo
Guerra e Pace; inoltre Napoleone Buonaparte la ritenne un buon auspicio per la sua campagna di
Russia (!).
Quella del 1843 scoperta il 6 febbraio 1843 nota come la Grande Cometa di Marzo (C/1843 D1) ha il
record "DELLA CODA PIÙ LUNGA" di circa 330.000.000 pari a circa 2.2 la distanza Terra-Sole.
Questa cometa fu visibile di giorno ad occhio nudo(!), la coda si presentava rettilinea in modo
particolare quando si trovava proiettata in cielo sotto alla costellazione di Orione.
Infine quella del 1858 scoperta a Firenze da G.B. Donati (C/1858 L1) a detta di molti "LA PIÙ BELLA
DELLE COMETE". Il 4 ottobre 1858 apparentemente si trovava vicino ad Arturo (Alfa Bootes)
presentava due code semplicemente spettacolari ,composte da una coda di polveri a forma di
scimitarra ed una coda finemente rettilinea di gas.
Classiche sono le immagini storiche con la cometa Donati vicino ad Arturo con molti e vari panorami
(Firenze, Parigi ecc.)
URANIO
DIARIO ASTRONOMICO – LUGLIO 2010
Data
1
1
3
Ora (TT)
02 37
12 11
01 00
Fenomeno
Luna 3.9° a nord di Nettuno
Luna all’apogeo (405 036 Km)
La Luna occulta la stella Kappa Piscium, di mag. 5.0; la scomparsa avviene
dietro il bordo illuminato, la riapparizione dal lembo oscuro (01 16). Occultazione
visibile dall’Italia centro-meridionale, radente per parte di Toscana, Umbria e Marche
3
21 08
Luna 5.7° a nord di Urano. Migliori condizioni di osservabilità dopo la levata della
Luna attorno alle 0 10 del giorno seguente
4
01 31
Luna 6.3° a nord di Giove
4
15 00
Massima librazione lunare in latitudine. Visibile il polo sud
4
16 35
Luna: Ultimo Quarto
6
02 31
Urano stazionario in Ascensione Retta
6
13 30
La Terra all’Afelio (1.016 UA)
7
16 00
Massima librazione lunare in longitudine. Visibile il lembo orientale
8
09 16
Luna 56’ a sud di M 45 (Pleiadi). Occultazione non visibile dall’Italia. Migliori
condizioni di osservabilità poco prima dell’alba, attorno alle 5 10
9
04 09
Luna 7.6° a nord di Alfa Tauri (Aldebaran). Si verifica con astri bassi all’orizzonte
11
21 40
Luna Nuova
11
21 51
Eclissi totale di Sole. Visibile nell’Oceano Pacifico, Polinesia, America meridionale
13
13 22
Luna al perigeo (361.115 Km)
13
15 38
Mercurio 11’ a nord di M 44 (Presepe)
14
18 54
Luna 5.7° a sud di Alfa Leonis (Regolo). Migliori condizioni di osservabilità poco
dopo il tramonto, attorno alle 21 20
15
03 23
Luna 6.8° a sud di Venere. Migliori condizioni di osservabilità prima che la Luna
tramonti, attorno alle 22 20 del giorno precedente
16
06 17
Luna 6.7° a sud di Marte. Migliori condizioni di osservabilità prima che la Luna
tramonti, attorno alle 22 50 del giorno precedente
16
22 32
Luna 9.2° a sud di Saturno
17
12 00
Massima librazione lunare in latitudine. Visibile il polo nord
18
10 17
Luna 3.6° a sud di Alfa Virginis (Spica). Migliori condizioni di visibilità prima che
la Luna tramonti, attorno alle 23 40 del giorno precedente
18
12 10
Luna: Primo Quarto
20
08 00
Massima librazione lunare in longitudine. Visibile il lembo occidentale
21
18 56
Luna 1° a nord di Alfa Scorpii (Antares). Migliori condizioni di osservabilità poco
dopo il tramonto, attorno alle 21 10
24
02 51
La Luna occulta la stella 24 Sagittarii, mag. 5.5. La scomparsa avviene dietro il
lembo oscuro. L’occultazione non è visibile da parte del Piemonte e della Valle
d’Aosta dove per alcune zone è radente
24
05 53
Giove stazionario in Ascensione REtta
24
22 20
La Luna occulta al stella SAO 187992 di mag. 5.6. La scomparsa avviene dietro
il lembo oscuro. Occultazione visibile in tutto il Paese ma con il chiarore del
tramonto ancora evidente nel Settentrione
25
02 31
La Luna occulta la stella 50 Sagittarii di mag. 5.6. La Scomparsa avviene dietro
il lembo oscuro. Occultazione visibile in tutto il Paese
26
03 36
Luna Piena
28
01 14
Mercurio 19’ a sud di Alfa Leonis (Regolo)
28
09 45
Massimo dello sciame meteorico delle Delta Aquaridi Sud, osservabili dal 12
luglio al 19 agosto
28
10 21
Luna 4.4° a nord di Nettuno. Migliori condizioni di osservabilità poco prima
dell’alba, attorno alle 5 30
29
01 48
Luna all’apogeo (405 955 Km)
31
04 30
Luna 5.9° a nord di Urano
31
12 26
Luna 6.9° a nord di Giove. Migliori condizioni di osservabilità nelle ore che
precedono l’alba, che inizia attorno alle 5 30
31
21 00
Massima librazione lunare in latitudine. Visibile il polo sud
TT – 1 minuto = TU (TT tempo terrestre – TU tempo universale)
Tempo civile = TU più 1 ora o 2 ore (nel periodo di ora legale)
MANUALE AAVSO – PARTE DECIMA
Pensando di fare cosa gradita a tutti, proseguiamo la pubblicazione della traduzione del manuale
AAVSO con le indicazioni per l’osservazione delle stelle variabili. Le prime quattro parti del manuale
sono state pubblicate in precedenti bollettini.
La luce delle stelle nei vostri occhi – tratto dall’AAVSO Hand-On Astrophysics Manual
L’occhio umano assomiglia ad una macchina fotografica. L’occhio è dotato di un sistema incorporato
di pulizia e lubrificazione, di un esposimetro, di un puntatore automatico, e di una scorta continua di
pellicola. La luce proveniente da un oggetto entra nella cornea, un rivestimento trasparente sulla
superficie dell’occhio, e passa attraverso una lente trasparente, il cristallino, sorretto dai muscoli ciliari.
L’iride, di fronte al cristallino, si apre o si chiude come il diaframma di una macchina fotografica per
regolare la quantità di luce che entra nell’occhio, mediante contrazione o dilatazione involontaria della
pupilla. L’iride si rimpicciolisce gradualmente con l’età: i bambini e gli adulti giovani hanno pupille che
possono dilatarsi fino a un diametro di 7 o 8 mm o maggiore, ma giunti ai 50 anni di solito il diametro
massimo della pupilla si riduce a 5 mm, riducendo fortemente la capacità di raccolta di luce
dell’occhio. La cornea e il cristallino, insieme, funzionano come un obiettivo di lunghezza focale
variabile, che concentra la luce proveniente da un oggetto per formare un’immagine reale sulla
superficie posteriore dell’occhio, chiamata retina. Dato che la pupilla si rimpicciolisce con l’età, la
retina di una persona di 60 anni raccoglie circa un terzo della luce rispetto a quella di un trentenne.
La retina funziona come la pellicola di una macchina fotografica. Essa contiene circa 130 milioni di
cellule fotosensibili chiamate coni e bastoncelli. La luce assorbita da queste cellule innesca reazioni
fotochimiche nei nervi collegati a coni e bastoncelli. I segnali dei singoli coni e bastoncelli vengono
combinati in una complessa rete di cellule nervose e trasferiti dall’occhio al cervello tramite il nervo
ottico. Ciò che vediamo dipende da quali coni e bastoncelli vengono eccitati assorbendo la luce e dal
modo in cui i segnali elettrici dai diversi coni e bastoncelli vengono combinati ed interpretati dal cervello. I
nostri occhi “ragionano” molto su quali informazioni vengono inviate e quali vengono scartate.
I coni sono concentrati in una parte della retina detta
fovea. La fovea ha un diametro di circa 0.3 mm e
contiene 10000 coni e nessun bastoncello. Ogni cono
in questa zona ha una fibra nervosa separata che
porta al cervello lungo il nervo ottico. A causa del
gran numero di nervi provenienti da questa piccola
area, la fovea è la zona migliore della retina per
risolvere dettagli minuti di un oggetto luminoso. Oltre
a fornire una regione di grande acutezza visiva, i coni
nella fovea e in altre parti della retina sono
specializzati per captare i diversi colori della luce. La
capacità di “vedere” i colori delle stelle è molto ridotta
poiché l’intensità dei colori non è abbastanza grande
per stimolare i coni. Un’altra ragione è che la
trasparenza del cristallino diminuisce con l’età per
l’aumentare dell’opacità. I bambini hanno cristallini
molto trasparenti che trasmettono luce a lunghezze
d’onda fino a 3500 Ängstrom, nel profondo violetto.
La concentrazione dei coni diminuisce all’esterno della fovea. In queste regioni periferiche
predominano i bastoncelli. La loro densità sulla retina è all’incirca la stessa di quella dei coni nella
regione della fovea. Tuttavia, i segnali luminosi captati da un centinaio di bastoncelli adiacenti sono
convogliati insieme in una singola cellula nervosa che giunge al cervello. Questa combinazione dei
segnali dei bastoncelli riduce la nostra capacità di distinguere dettagli minuti di un oggetto, ma ci aiuta
a vedere oggetti debolmente illuminati, poiché tanti piccoli segnali vengono combinati per produrre un
segnale intenso. Questo è il motivo per cui è più facile stimare la magnitudine di una stella variabile
debole guardando non direttamente la stella, ma lateralmente a questa.
Un occhio normale può mettere a fuoco un oggetto in un intervallo di distanze da circa 8 cm all’infinito.
Questa capacità di mettere a fuoco su oggetti a diverse distanze è detta accomodamento.
Diversamente dalla macchina fotografica, che usa un obiettivo a lunghezza focale fissa ed una
distanza dell’immagine variabile per accomodare diverse distanze dell’oggetto, l’occhio ha una
distanza dell’immagine fissa di 2.1 cm (la distanza da cornea e cristallino alla retina) e un obiettivo a
lunghezza focale variabile. Quando l’occhio guarda oggetti distanti, il muscolo ciliare attaccato al
cristallino dell’occhio si rilassa, e la lente diventa meno curva, la lunghezza focale aumenta e
l’immagine si forma sulla retina. Se il cristallino rimane appiattito e l’oggetto si sposta più vicino al
cristallino stesso, l’immagine si muove all’indietro al di là della retina, generando un fascio di luce
confuso sulla retina. Per evitare questo, i muscoli ciliari si contraggono e producono un aumento della
curvatura del cristallino, riducendone la lunghezza focale. Con una lunghezza focale ridotta, l’immagine si
sposta nuovamente in avanti formandosi nitidamente sulla retina. Se i vostri occhi si stancano dopo molte
ore di lettura, è perché i muscoli ciliari sono stati contratti per mantenere curvi i cristallini dei vostri occhi.
Il punto remoto dell’occhio è la maggior distanza di un oggetto che un occhio rilassato può mettere a
fuoco. Il punto vicino dell’occhio è la minor distanza di un oggetto che un occhio contratto può mettere
a fuoco. Per un occhio normale, il punto remoto è in effetti all’infinito (noi possiamo mettere a fuoco la
Luna e le stelle lontane), mentre il punto vicino è a circa 8 cm. Questo “obiettivo zoom” variabile si
modifica con l’età, e la minima distanza di messa a fuoco cresce fino a quando non diventa difficile
mettere a fuoco su oggetti distanti anche 40 cm, rendendo mappe e strumenti più difficili da leggere.
L’occhio che invecchia altera gradualmente il modo in cui percepiamo l’universo.
Capitolo 3 – SULLE STELLE VARIABILI
La denominazione delle stelle variabili
Il nome di una stella variabile consiste in generale di una o due lettere maiuscole o una lettera greca,
seguita dalla sigla di tre lettere della costellazione. Ci sono però anche variabili con nomi come V746
Oph e V1668 Cyg. Queste sono stelle appartenenti a costellazioni per le quali sono state usate tutte le
possibili combinazioni di due lettere (V746 Oph è la 746esima variabile scoperta in Ophiuchus). Si
veda il riquadro apposito per una spiegazione più dettagliata sui nomi delle stelle variabili.
Esempi: SS Cyg Z Cam - Alfa Ori V2134 Sgr
Apposita tabella elenca le abbreviazioni ufficiali dei nomi di tutte le costellazioni.
Ci sono anche alcuni tipi speciali di nomi di stelle. Per esempio, a volte alle stelle vengono dati dei
nomi temporanei fino a quando i curatori del General Catalogue of Variable Stars non assegnano alla
stella un nome definitivo. Un esempio di ciò è N Cyg 1998 – una nova nella costellazione del Cigno
scoperta nel 1998. Un altro caso è quello di stelle di variabilità sospetta ma non confermata. A queste
stelle si danno nomi come NSV 251 o CSV 3335. La prima parte di questi nomi indica il catalogo nel
quale la stella viene pubblicata, mentre la seconda è il numero di catalogo per quella stella.
Designazione delle stelle variabili
Oltre al nome proprio, una stella variabile è contraddistinta dalla relativa Designazione di Harvard.
Questa designazione è semplicemente un’indicazione delle coordinate della stella, date in ore e minuti
di ascensione retta (AR) più o meno i gradi di declinazione (Decl.) della stella per l’epoca 1900.
Esempi: 2138+43 1405-12A - 0214-03 1151+58
Notate che, in uno degli esempi, la designazione è seguita dalla lettera “A”. Questo avviene perché c’è
un’altra variabile nelle vicinanze, designata come 1405-12B, scoperta più tardi.
Convenzioni nella nomenclatura delle stelle variabili
I nomi delle stelle variabili vengono definiti da una commissione nominata dalla Unione Astronomica
Internazionale (International Astronomical Union, IAU). Le assegnazioni vengono fatte nell’ordine in
cui le varie stelle variabili vengono scoperte in una data costellazione. Se si trova che una delle stelle
già indicate con una lettera greca è variabile, questa stella sarà ancora indicata con lo stesso nome.
Altrimenti, la prima variabile scoperta in una costellazione verrà indicata con la lettera R, la successiva
con la S, e via via fino alla Z. La stella successiva viene chiamata RR, l’altra ancora RS, e via via fino
ad RZ; poi da SS fino ad SZ, e via via fino a ZZ. Proseguendo, la denominazione ricomincia dall’inizio
dell’alfabeto: AA, AB, e via via fino a QZ. Questo sistema (nel quale la lettera J è omessa) permette di
definire 334 nomi. Tuttavia ci sono talmente tante variabili in alcune costellazioni attraversate dalla Via
Lattea, che è stato necessario espandere la nomenclatura. Dopo la QZ, le variabili vengono chiamate
V335, V336, e così via. Le lettere che rappresentano ciascuna stella vengono poi seguite dal genitivo
latino del nome della costellazione. Per tutti gli scopi, eccetto i più formali, e nei rapporti inviati
all’AAVSO, si dovrebbero usare le abbreviazioni di tre lettere.
Questo sistema di nomenclatura venne introdotto a metà dell’800 da Friedrich Argelander. Egli iniziò
con una R maiuscola per due ragioni: le lettere minuscole e la prima parte dell’alfabeto erano già stati
assegnati ad altri oggetti, lasciando inutilizzate le maiuscole verso la fine dell’alfabeto. Argelander
pensava inoltre che la variabilità stellare fosse un fenomeno raro e che non più di 9 variabili sarebbero
state scoperte in ciascuna costellazione (cosa che è certamente non vera!).
GIOVANNI VIRGINIO SCHIAPARELLI
Quest’anno ricorre il primo centenario della morte 1910-2010 di
Giovanni Virginio Schiaparelli, uno dei più grandi astronomi
italiani del XIX secolo.
Egli nacque a Savigliano (Cuneo) il 14 marzo 1835. Si laureò
giovanissimo in ingegneria idraulica e architettura all’università di
Torino ma dedicò la sua vita all’astronomia. Negli anni 1857-1860
si perfezionò negli osservatori di Berlino e di Pulkovo a sud di
San Pietroburgo. Nominato astronomo all’osservatorio di Brera
(1860) ne divenne direttore (1862) sino all’anno del suo
pensionamento (1900).
Scoprì l’asteroide Hesperia (1861), dal nome con cui i greci
denominavano l'Italia. Scoprì la connessione tra gli sciami
meteorici e le comete, effettuò osservazioni di stelle doppie e sui
pianeti soprattutto di Marte cui scoprì i famosi canali dando
origine a un lungo dibattito nella comunità scientifica dell’epoca.
Possedeva una preparazione che spaziava nei più vasti campi,
dalla matematica alla geografia, dalla storia della scienza alla
conoscenza di numerose culture e lingue moderne e antiche.
Senatore del Regno d’Italia (1889) e accademico dei Lincei fu membro di molte accademie
scientifiche sia italiane sia straniere. Per il suoi studi e scoperte ricevette innumerevoli onorificenze.
Si spense a Milano il 4 luglio 1910 all’età di settantacinque anni. Il corpo riposa nel Cimitero
Monumentale milanese dove si trova anche la tomba di famiglia.
Michele T. Mazzucato
ARCHELOGIA STELLARE NELLA VIA LATTEA
Molte delle più antiche stelle della nostra galassia sono residui di galassie più piccole andate distrutte
in violente collisioni circa cinque miliardi di anni fa
Molte delle più antiche stelle della Via Lattea sono residui di
galassie più piccole andate distrutte in violente collisioni galattiche
circa cinque miliardi di anni fa, lo afferma un articolo pubblicato sulla
rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society.
I ricercatori dell'Institute for Computational Cosmology della Durham
University, del Max Planck Institut per l'astrofisica e della Groningen
University, nei Paesi Bassi, hanno utilizzato simulazioni al computer
per ricostruire gli inizi della nostra galassia.
Ciò ha rivelato come le stelle più antiche, trovate nell'alone stellare
di frammenti che circondano la Via Lattea, sono stati strappati da
galassie più piccole per effetto della gravità generata da collisioni.
Com'è noto infatti l'uno per cento delle stelle della Via Lattea
appartiene all'alone stellare, che è più grande della spirale della
galassia. Proprio queste stelle sono antiche quasi quanto l'universo.
Le attuali teorie cosmologiche prevedono che l'universo primordiale fosse pieno di piccole galassie
con vite brevi e violente. Queste galassie collidevano le une con le altre lasciando detriti che infine
hanno costituito i mattoni elementari per la costruzione di galassie più grandi.
"In effetti, ci comportiamo come archeologi galattici, alla ricerca dei siti più probabili in cui le antiche
galassie potrebbero essere state disseminate in tutta la Via Lattea”, ha commentato Andrew Cooper,
coautore dello studio. “Le nostre simulazioni mostrano come differenti resti presenti nella nostra
galassia, come le stelle antiche, sono correlate agli eventi nel passato distante”.
Le simulazioni sono state rese possibili dai supercomputer dell'Aquarius Project del Consorzio Virgo e
sono partite dal Big Bang, intorno a 13 miliardi di anni fa, e hanno utilizzato le leggi della fisica per
ricostruire l'evoluzione della materia oscura e delle stelle.
Fonte: Rivista Le Scienze
UN OSSERVATORIO ASTRONOMICO NAZIONALE UAI
Di un Osservatorio Astronomico Nazionale UAI a Forca Canapine (PG) se ne è parlato al convegno
pubblico lo scorso 12 giugno nella Sala dei Quaranta a Norcia alla presenza del Presidente del Parco
dei Monti Sibillini e del Vicesindaco di Norcia.
Perché un Parco delle Stelle in questa località? Le domande e le risposte:
Disponibilità degli Amministratori, centralità
geografica del sito, condizioni osservative e basso
inquinamento luminoso, necessità di una riqualificazione
scientifico culturale e ambientale del Parco
Primo progetto presentato nel Marzo 2003;
coinvolgeva tutto il Parco con 8 punti osservativi di
cui il maggiore a Forca Canapine.Canapine
Il Parco dei Monti Sibillini lo fece proprio e lo propose
al finanziamento regionale;la proposta non va avanti.
Nel febbraio 2008 il progetto viene rimodulato su
richiesta del nuovo Presidente del Parco.Unico punto
di osservazione: Forca Canapine.
Primavera 2010: il progetto viene approvato sui fondi
POR Umbria.
Collocazione nella struttura già esistente del Rifugio
Monti del Sole (1600 m slm) per minimizzare
l’impatto ambientale e ridurre i costi di infrastruttura
edilizia.
Gran parte del finanziamento è dedicato alla costruzione del telescopio (1 metro di diametro) che
verrà realizzato con montatura altazimutale con configurazione Naysmith.
Obiettivo: Uno strumento che garantisca un reale interesse per tutti gli astrofili italiani connessi con
gruppi Professionali più vicini e possibilità di remotizzare la gestione del telescopio.
Attività: Animazione turistico ‐ culturale con scuole, università, gruppi di astrofili locali, cittadini
Tempi e costi (tentativo) Siamo in attesa di una delibera di maggiore dettaglio tenendo conto delle
caratteristiche del telescopio e tenendo conto delle caratteristiche del telescopio e compatibilmente
con la disponibilità dei fondi. Auspicabile accordo di programma tra le diverse Istituzioni coinvolte.
Entro fine anno probabile disponibilità del finanziamento. Entro la primavera 2011 esecuzione delle
gare. Nel frattempo trattative con la Provincia di Perugia Per utilizzare il Rifugio Monti del Sole. Primi
lavori nell’estate 2011.
Fonte: UAI
LA VERA MASSA DELLA VIA LATTEA
Deve superare i 1800 miliardi di masse solari, un valore simile a quello di altre galassie vicine, ma
doppio di quello stimato sulla base dell'effetto Doppler per le stelle nell'alone galattico.
La Via Lattea contiene centinaia di miliardi di stelle, ma quale sia la sua
massa complessiva - buona parte della quale si trova dispersa in un
enorme alone oscuro che circonda il luminoso disco galattico a cui
appartiene anche il Sole - è difficile da stabilire. Le stime attualmente
oscillano fra i mille e duemila miliardi di masse solari.
Ora una ricerca condotta da astronomi dell'Osservatorio di Bamberg, e
dell'Istituto di astrofisica di Potsdam, in Germania, in corso di
pubblicazione su The Astrophysical Journal, ha consentito di stabilire un
limite inferiore calcolato sulla base della velocità di una stella dell'alone,
nota con la sigla SDSS J1539+0239: se la massa galattica fosse inferiore
a quel limite, la stella, che appare molto vecchia, sarebbe da tempo
sfuggita alla Via Lattea. L'età della stella è stata determinata grazie al suo
spettro: mentre il Sole produce energia convertendo idrogeno in elio, questa stella è arrivata a al
punto in cui l'elio viene convertito in carbonio e ossigeno. La stella che dista circa 39.000 anni luce, si
trova nella direzione della costellazione del Serpente.
Relativamente al centro galattico la stella corre nello spazio a circa 694 chilometri al secondo, ossia
tre volte più velocemente del Sole e ad almeno 60 chilometri al secondo in più rispetto alla stella
dell'alone che finora deteneva il record di velocità.
Di fatto le uniche stelle più veloci sono le cosiddette stelle "iperveloci", che per una sorta di effetto
fionda vengono espulse dal centro della galassia a causa dell'interazione gravitazionale con il buco
nero supermassiccio che vi si trova al centro e raggiungono velocità che permettono loro di sfuggire
all'azione gravitazionale della galassia. La stella studiata da Norbert Przybilla, Alfred Tillich, Ulrich
Heber e Ralf-Dieter Scholz non sta invece allontanandosi dalla Via Lattea ma, al contrario, come osserva
Przybilla "si sta dirigendo verso di noi, e quindi la probabilità che appartenga alla Via Lattea è elevata".
Dalla velocità della stella i ricercatori hanno potuto calcolare che la Via Lattea deve avere una massa
minima di 1800 miliardi di masse solari, un valore che collima con quello di altre galassie che si
trovano nelle nostre vicinanze, ma doppio di quello che era stato stimato sulla base dello studio
dell'effetto Doppler per le stelle dell'alone.
Fonte: Rivista Le Scienze
IL SOLE IL 28/06/2010
Il Sole sembra sempre in cassa
integrazione, più di qualche rara e
piccola macchiolina non produce.
Foto di Oreste Lesca del 28 6 2010,
ore 9 solare ca. 50D zoom a 400
filtro polimero m.l.
UN ESOPIANETA INOSPITALE
Osservata una super-tempesta su un pianeta extrasolare. Fra la faccia illuminata e quella oscura di
HD209458b soffiano venti che raggiungono velocità comprese tra i 5.000 e i 10.000 chilometri orari.
Per la prima volta è stata rilevata una super-tempesta nell'atmosfera di un
pianeta extrasolare, un "Giove caldo" noto con la sigla HD209458b.
L'altissima precisione nella rilevazione di monossido di carbonio nella sua
atmosfera mostra come questo gas si sposti a grandissima velocità dalla
zona rovente del pianeta, quella illuminata dalla sua stella, a quella della
fredda notte. Le osservazioni hanno anche permesso di ottenere un'altra
"prima", la misurazione della velocità orbitale dell'esopianeta, che rende
possibile determinarne direttamente la massa.
I risultati - in corso di pubblicazione su Nature - sono stati ottenuti da un
gruppo di astronomi dell'Università di Leida, dello SRON e del MIT grazie
al Very Large Telescope dell'ESO e al suo potente spettrografo CRIRES.
"CRIRES è il solo strumento al mondo che può analizzare lo spettro con una
precisione tale da determinare la posizione delle linee di monossido,di carbonio con una risoluzione di
uno su centomila"dice Remco de Kok, che ha partecipato alla ricerca. "Questa alta precisione ci permette
di misurare per la prima volta la velocità del monossido di carbonio gassoso usando l'effetto Doppler."
"HD209458b non è un posto per deboli di cuore. Dallo studio accurato dell'atmosfera velenosa fatta di
monossido di carbonio del pianeta abbiamo trovato prove della presenza di un super-vento, che soffia a una
velocità compresa tra i 5.000 e i 10.000 chilometri orari", dice Ignas Snellen, che ha guidato il team di astronomi.
HD209458b è un esopianeta con una massa pari al 60 per cento di quella di Giove e orbita intorno
alla sua stella, che si trova a 150 anni luce dalla Terra in direzione della costellazione di Pegaso.
Orbitando a una distanza pari ad appena un ventesimo di quella che separa il Sole dalla Terra, il
pianeta è scaldato intensamente dalla sua stella, tanto che nella parte calda la temperature alla
superficie raggiunge i 1000 °C. Ma poiché il pianeta offre sempre la stessa "faccia" al suo sole, una
parte è estremamente calda, mentre l'altra è molto più fredda. "Sulla Terra, le grandi differenze di
temperature producono forti venti e, come le nostre nuove rilevazioni mostrano, la situazione non è
differente su HD209458b," dice Simon Albrecht, membro del team.
HD209458b è stato il primo esopianeta a essere scoperto con la metodologia detta "del transito": ogni
3-5 giorni il pianeta passa davanti alla sua stella, bloccando una piccola parte della sua luce per circa
tre ore. L'esigua quantità di luce che filtra attraverso l'atmosfera del pianeta durante questo periodo,
lascia una debole "impronta digitale" della sua composizione chimica.
Fonte: Rivista Le Scienze
ETA AQUILAE
Eta η Aquilae (nota anche con i nomi Ebraici: Bezek o
Bazak, che significa "luminoso"), è una Cefeide
dell'estate e dell'autunno, molto simile a delta Cephei
nella variazione di magnitudine, da 3,5 a 4,4 nella curva
di luce.
Il periodo però è di 7,18 giorni. A circa metà strada nella
diminuzione, c'è un temporanea inversione di tendenza,
visibile come un piccolo rilievo. Con Delta Cephei, Zeta
Geminorum e Beta Doradus e visibile ad occhio nudo
durante tutto il suo percorso.
Ci sono altre cefeidi visibili senza l’ausilio di ottiche ma
hanno una variazione molto ridotta (es. Polare).
Si trova a circa 1200 anni luce dalla Terra. È una
supergigante giallo-bianca circa 3000 volte più luminosa
del Sole, con un diametro quasi 60 volte maggiore
FLY ME TO THE MOON
Il cratere Bettinus
Vicino al bordo Sud-Sud Ovest della Luna osserviamo il cratere "Bettinus", un cratere di 73Km di
diametro che potrebbe risalire al periodo Nectariano (da -3.92 miliardi di anni a -3.85 miliardi di anni).
E' una cratere circolare con versanti abbastanza scoscesi su cui si trovano Bettinus A a Sud-Ovest. Le
sue pareti sono piuttosto alte e sono sormontate da due piccoli crateri a Nord-Ovest. Il fondo risulta
piatto con un piccolo cratere a Nord-Est e una montagna leggermente decentrata a Nord-Ovest. Il
periodo migliore per l’osservazione è 4 giorni dopo il Primo Quarto oppure 3 giorni dopo l'Ultimo
Quarto.
Alcuni dati:
Longitudine: 44.8° Ovest
Latitudine: 63.4° Sud
Quadrante: Sud-Ovest
Area: Bordo Sud-Sud-Ovest della Luna
Origine del nome:
Dettagli: Mario Bettini
Filosofo. matematico ed astronomo italiano del 17° secolo nato in Italia
Nato a: nel 1582
Morto a: nel 1657
Autore del nome: Riccioli (1651)
Nome dato da Langrenus: Martinitzi
Nome dato da Hevelius: Mons Meridionalis
Nome dato da Riccioli: Bettinus
Nelle foto una ripresa del cratere "Bettinus" e il frontespizio di "Aerarium Philosophiae Mathematicae"
pubblicato nel 1648.
Lo strumento minimo per poter osservare questo cratere è un rifrattore da 60mm.
Davide Crespi
LA COSTELLAZIONE DEL CIGNO
Le stelle del Cigno disegnano un asterismo, chiamato spesso Croce del Nord.
L'identificazione di queste stelle con un uccello ebbe inizio nell'antichità in Medio Oriente ed è forse
da mettere in relazione alla leggenda del Roc, il grosso uccello che Simbad il marinaio incontrò nelle
Mille e una notte. In Grecia e a Roma la costellazione era comunemente conosciuta come l'Uccello. Il
nome attuale fu dato nella mitologia classica per commemorare diversi giovani, che si chiamano tutti
Cycnus [sic] e che vennero trasformati in cigni.
Gli arabi solitamente chiamavano questa costellazione la Gallina, mentre la linea trasversale della
Croce del Nord veniva detta i Cavalieri.
l Rok (o Roc) secondo i persiani era un favoloso uccello, tanto possente da artigliare uomini e animali.
Con il passare del tempo il mitico Rok passò nelle favole arabe.
A cura di Barbara Soldà
LE GRANDI COMETE DEL PASSATO
C/1861 J1 (Grande Cometa del 1861)
Scoperta da John Tebbutt
(Windsor, New South Wales)
il 13 maggio del 1861
Disegno
del
30.6.1861
quando la cometa passava
vicino alla Terra
La cometa è stata ampiamente osservata nell'emisfero sud durante il mese di giugno. Anche se è
passato il perielio il 12 giugno la cometa ha continuato ad aumentare in luminosità a a sviluppare una
coda spettacolare in quanto continuava ad essere vicina alla Terra. Emmanuel Liais (Rio de Janeiro)
ha visto la cometa il 12 e ha detto che il nucleo eguagliato una stella di magnitudine 2 o 3, mentre la
coda era lunga 40 gradi.
Il 20 Edward John White (Williamstown, Victoria, Australia) riporta che il nucleo era luminoso come
una stella di magnitudine 2. Ha aggiunto che la coda era doppia, la parte occidentale si estende oltre i
40° e la coda orientale si estende per circa 5°, separate da un angolo di 34°. La coda orientale è
anche leggermente curva.
Hanno collaborato
Silvano Minuto
Salvatore Trani
Davide Crespi
Barbara Soldà
Oreste Lesca
Michele T. Mazzucato
Sandro Baroni
Vittorio Sacco