Recensione al libro Il cuore invisibile di Nancy Folbre

Recensione al libro Il cuore invisibile di Nancy Folbre
Edizioni Egea, Milano 2006
A cura di Luisa Sassu
Ho scoperto il libro di Nancy Folbre in modo del tutto casuale, frugando fra i banchi di una libreria
e soffermandomi sulla suggestione del suo titolo “Il cuore invisibile”.
Copertina bianca e un cuore stilizzato rosso:un piacevole accostamento di colori.
Incuriosita da aspetti che normalmente trascuro quando scelgo di acquistare un libro, ho letto la sua
breve presentazione e il profilo biografico dell’autrice, ho inquadrato gli argomenti, ne ho
“assaggiato” lo stile letterario e ho deciso di acquistarlo.
E’ stata una buona scelta.
Nancy Folbre è un’economista americana democratica che con questo libro (ma non solo con questo
libro) ha proposto una seria riflessione sul valore economico di tutte quelle attività ascrivibili alla
categoria dell’assistenza alle persone, un valore finora disconosciuto in quanto non riconducibile ad
un prezzo di mercato.
Quindi, pur constatando la difficoltà di assegnare un valore monetario al lavoro di assistenza,
l’autrice propone di fornirne una stima attraverso un criterio “rovesciato”: quale prezzo si dovrebbe
pagare per il tempo dedicato al lavoro di cura se non ci fosse chi vi provvede gratuitamente o per
compensi irrisori?
Riflettendo su questo interrogativo, si può apprendere il valore economico del lavoro di cura.
Il percorso della riflessione ha come punto di partenza una (approfondita) considerazione storicosociale: l’assistenza alle persone, il cosiddetto lavoro di cura, è stato garantito, per secoli, dalla
fatica e dalla generosità delle donne. Si è trattato, quasi sempre, di un lavoro non retribuito,
espressione di un cuore invisibile.
Il richiamo storico-sociale è efficacemente sintetizzato dall’autrice con queste parole: ”Forse, tanto
tempo fa, qualcuno ha spiegato agli uomini quale fosse il costo del prendersi cura degli altri.
Questo aiuterebbe a spiegare perché lo abbiano affidato alle donne”.
La metafora del cuore invisibile richiama, pur differenziandosene consapevolmente, la metafora
assai più nota della mano invisibile: quel meccanismo di equilibrio tra il perseguimento del bene
individuale e raggiungimento del bene collettivo che, nella teoria economica di Adam Smith,
assegnava al capitalismo la connotazione ottimistica e positiva di un modello (non soltanto
economico, ma) anche sociale, capace di autoregolarsi .
L’approdo della riflessione proposta da Nancy Folbre è che entrambe le metafore esprimano
meccanismi di equilibrio destinati (se non a smentirsi, come nel caso della mano invisibile) ad
esaurire le loro potenzialità proprio nel luogo in cui dovrebbero agire: il mercato, cioè quel luogo in
cui il prezzo (risultato della dinamica tra domanda e offerta) è l’unico vero parametro sul quale
viene misurato il valore economico dei beni e delle attività.
La mano invisibile non ha protetto il modello capitalistico da un egoismo totalmente disinteressato
al benessere collettivo; il cuore invisibile ha difficoltà a reggere l’urto, dirompente, delle istanze di
libertà delle donne, le quali, entrando massicciamente nel mercato del lavoro, hanno scoperto il
significato (il prezzo) del lavoro retribuito e la problematicità (l’intrinseca ingiustizia) di quello
gratuito.
Questa problematicità ha rivelato ai sistemi tradizionali/patriarcali il rischio di dover “pagare” il
lavoro di cura; e ha consegnato alle donne, oltre che il valore della loro fatica, la consapevolezza
che l’Amore Per Gli Altri non può essere imposto , perché al cuore non si comanda.
Nonostante la strenua resistenza delle religioni, l’accresciuta consapevolezza delle donne è un
processo irreversibile, come lo è stato il ripudio della schiavitù, ed è davvero difficile replicare
pedantemente il modello dell’angelo del focolare totalmente dedito al benessere altrui.
Col criterio rigoroso dell’economista, Nancy Folbre, sottolinea che il cuore invisibile ha cessato di
agire come un bene inesauribile, e perciò preme verso il giusto riconoscimento del suo valore
economico e sociale.
Tutti gli esseri umani, in alcune fasi della loro vita (talvolta per tutta la vita), hanno bisogno di cura
e assistenza: le attività che soddisfano tale bisogno non possono essere relegate nel ghetto del
lavoro gratuito o sottopagato, del lavoro affidato a coloro che lo svolgono finché non ne trovano
uno migliore. Eppure, questo è ciò che accade quasi ovunque nel mondo.
L’economia del lavoro di cura (dentro la famiglia e nel mercato) è ancora prevalentemente rivolta
alle donne e, quasi sempre, non conosce il principio della condivisione (tra uomini e donne, ma
anche tra le famiglie e i sistemi sociali) delle responsabilità che ne derivano.
L’altruismo insito nel lavoro di cura diventa un alibi per non compensarlo adeguatamente: alcuni
economisti americani hanno definito l’appagamento emotivo di questo lavoro con la categoria del
“reddito psicologico”, basato sulla presunzione che “la bontà si paga da sé”.
Ma questo ragionamento ignora il fatto incontrovertibile che ogni cuore, per continuare ad amare
davvero e per esprimere una generosità che non sia soggezione , esige rispetto e consapevolezza di
sé.
Compensare adeguatamente l’assistenza, apprezzarne il valore, è l’unico modo per salvare quel
cuore invisibile che rende una società più giusta e più solidale.
Luisa Sassu