Progetto “A scuola nei parchi” IL MONTELLO classe 3^ Scuola primaria “San Martino” Lovadina IL MONTELLO Il Montello è un rilievo collinare che si eleva isolato nell’alta pianura trevigiana. E’ delimitato a Nord e ad Est dall’alveo del fiume Piave e sugli altri lati dall’alta pianura veneta . Ha la forma di un’ampia cupola schiacciata, allungata per circa 13 Km in senso Ovest- Est e dalla larghezza di circa 5 Km. Il punto più alto è di 371 metri s.l.m. La superficie del Montello è caratterizzata da numerosi declivi e da vari tipi di doline alcune grandi e altre piccole, con profondità che varia da 10 a 25/30 metri. Nel versante Sud vi sono alcune piccole valli, non più lunghe di 2 Km caratterizzate da piccoli brevi corsi d’acqua sotterranei alimentati da piccoli bacini. Sessanta milioni di anni fa non c’era né il Montello né la pianura, ma solo il mare. Questo rilievo collinare è formato da una roccia chiamata conglomerato. Si tratta di ciottoli levigati dall’acqua cementati insieme da bicarbonato di calcio. Il deposito di conglomerato si è formato grazie all’azione di trasporto e di sedimentazione dei fiumi che scendevano dalle montagne. Il Montello si è poi sollevato a causa della placca africana che si muoveva e si muove tuttora verso l’Europa. Al tempo dell’uomo primitivo l’ambiente era formato da un bosco molto fitto di querce, faggi e carpini. Anche al tempo della Repubblica veneziana il bosco fu mantenuto perché forniva il legname necessario alla costruzione della chiglia delle navi e dell’albero maestro (dalla fine del XIV secolo al 1797). Era sorvegliato da guardie a cavallo che punivano severamente chi abbatteva le piante senza il permesso delle autorità. Verso la fine del 1800 fu emanata una legge che divideva il Montello in tanti piccoli terreni che furono dati alle famiglie dei cittadini più poveri; essi erano chiamati i “bisnent”. Per poter coltivare la terra essi disboscarono i loro terreni abbattendo a poco a poco quasi tutto il bosco autoctono ed infine, durante la prima guerra mondiale, si completò il disboscamento anche per motivi di difesa. Dopo la guerra in molte parti del Montello furono piantati di nuovo gli alberi e quindi i boschi più vecchi hanno circa 80 anni. Attualmente della vegetazione originale costituita da roveri e farnie rimane poco, la specie predominante è la robinia, un pianta infestante di origine americana . Il 5 novembre 2013, noi alunni delle classi terza e quarta della scuola primaria “ San Martino” di Lovadina insieme alle maestre, ci siamo recati sul Montello, una dolce collina che si trova a pochi chilometri dal nostro paese. La nostra guida, Daniela, ci aspettava lì per un’uscita in ambiente. Appena giunti sul posto ci siamo divisi in due gruppi e Daniela ci ha ricordato di non alzare la voce per non spaventare gli animali. Per prima cosa abbiamo guardato la cartina e la guida ci ha detto che eravamo proprio al centro del Montello. Ai nostri piedi c’era un tappeto di foglie di castagno di colore marrone e rosso mattone, bagnate, frantumate e mescolate a legnetti piccoli che rendevano i nostri passi un po’ incerti e scivolosi. Tanti erano anche i ricci aperti e vuoti e i funghi di varie forme, dimensioni e colori che la pioggia insistente dei giorni scorsi ha fatto spuntare nella terra scura e bagnata. L’aria era fresca e umida e guardando in alto si vedevano le fronde lunghe e sottili delle robinie che ogni tanto venivano cullate dal vento e il sole che brillava nel cielo terso. La luce, in alcuni punti, filtrava fra gli alberi facendo brillare il terreno e le foglie pulite dalla pioggia. L’odore dei funghi, fresco e gradevole, sprigionava il tipico profumo del bosco autunnale che con i suoi caldi colori ci ha sorpresi e incantati. Con la mente abbiamo cercato di “fotografare” lo spettacolo che la natura offriva ai nostri occhi : la terra coperta da foglie umide rosse,arancioni, marroni e gialle, gli alberi fitti di robinie, castagni, roveri e faggi dalle foglie variopinte e dal tronco di varie grandezze, in lontananza lo scuro delle montagne e in alto il chiaro del cielo di una mattina serena. A tratti si sentiva il dolce canto del codibugnolo della cincia e del fringuello che richiamavano la nostra attenzione. Poi Daniela ci ha parlato dei funghi e delle loro ife, delle felci, dei muschi, delle galle e dei danni che provocano le incisioni sulla corteccia dei tronchi. Ad un certo punto, camminando in un sentiero in mezzo al bosco, abbiamo trovato un terreno argilloso e lo abbiamo raccolto facendone palline. Era una terra rossiccia e morbida che ci ha colorato le mani. Poi abbiamo osservato un boschetto piantato dall’uomo e un altro naturale. Abbiamo capito che la natura è molto più saggia dell’uomo e che le piante del bosco naturale sono più forti e sane. Qui abbiamo anche raccolto vari campioni di terreno che esamineremo a scuola. Quel bosco, una volta, era della Serenissima ( Repubblica di Venezia ) che sfruttava il legno di rovere per la costruzione delle navi. Più tardi siamo giunti in una grande e soleggiata radura dall’erba verde e morbida. Qui ci siamo scaldati e abbiamo corso sul prato in discesa che formava un’ampia dolina. Successivamente, ai margini del bosco, abbiamo trovato una vigna molto vasta con i suoi filari di viti da colori gialli e verdi. Infine abbiamo percorso una strada sterrata in mezzo al bosco e siamo ripartiti felici di aver partecipato ad una lezione all’aperto, immersi nella natura. 5/11/2013 nel bosco del Montello classe 3^ LE “GALLE” La nostra guida Daniela ci fa notare le “ galle” formatesi sulla pagina inferiore di una foglia di quercia. Si tratta di uno dei più comuni casi di simbiosi. Un piccolo invertebrato depone un uovo su una foglia. L’uovo si sviluppa e diventa una larva, questa secerne delle sostanze che hanno il potere di stimolare le cellule vegetali. Intorno e sopra alla larva comincia a formarsi una sostanza resistente come un guscio, che l’avvolge e la protegge. Chiusa nella sua casetta costruitale dalla pianta la larva è al riparo dagli assalti degli uccelli e assorbe un nutrimento dalle pareti interne della galla stessa ,inoltre continua a secernere la sostanza che stimola la foglia a far crescere sempre più in volume la galla perché possa contenerla. Quando ha raggiunto il suo completo sviluppo, l’insetto fora le pareti della galla e vola via. Cessato lo stimolo della sostanza prodotta dalla larva, la galla si secca e cade; la foglia rimane viva e sana come prima. Nel bosco della “Serenissima” Dopo l’uscita al bosco del Montello la stessa esperta ha tenuto in classe un laboratorio sulla microfauna del suolo forestale che ci ha offerto lo spunto per costruire un lombricaio che ci ha permesso di osservare da vicino il comportamento di un prezioso amico del suolo. Il lombrico: un amico della terra 5 aprile 2014 - I nostri lavori esposti alla “Giornata della scienza” presso la scuola secondaria di 1°Grado "Lovarini" a Spresiano Insieme ai nostri “amici” Successivamente abbiamo svolto alcune attività di ricerca relative alla fauna e alla vegetazione tipica del luogo. In particolare, abbiamo approfondito lo studio degli alberi del bosco. Dall’osservazione delle foglie raccolte sul suolo forestale durante il percorso naturalistico si è passati all’identificazione degli alberi e alla successiva ricerca su vari testi delle loro caratteristiche principali. Abbiamo quindi elaborato una scheda scientifica per ogni albero osservato. Nome scientifico : Famiglia: PORTAMENTO Acer pseudoplatanus Aceraceae E’ il più grande acero europeo, può raggiungere i 35 metri. Ha una forma massiccia e a cupola, con fitto fogliame e rami inferiori pesanti, produce una fitta ombra. La corteccia grigia e fessurata diventa bruno-rosata. FOGLIE Le foglie, a cinque lobi dentati , sono opposte e hanno un picciolo lungo 5-15 cm. La pagina superiore è verde scuro, quella inferiore verde-grigiastro. FIORI I fiori giallo-verdastri riuniti in infiorescenze a grappolo compaiono dopo le foglie. Fiorisce da aprile a giugno. FRUTTI Il frutto è una samara ad ali divaricate, ristrette alla base, dilatate verso l’apice, lunghe 3-6 cm. HABITAT E’ un albero autoctono che vive nei boschi montani di latifoglie insieme con il faggio, che è in genere la specie dominante, il frassino maggiore, l’acero riccio… Predilige i terreni freschi e profondi. UTILIZZO In passato veniva spesso piantato attorno alle case coloniche per fornire ombra e per mantenere al fresco i prodotti caseari. Intaccando il tronco, dalla pianta esce la linfa, ritenuta un tempo idonea a combattere lo scorbuto e utilizzata, dopo la fermentazione per la produzione di una bevanda alcolica. Di rapida crescita, l’acero di monte può essere abbattuto quando ha circa 60 anni per il legno molto apprezzato, benché possa vivere fino a 200 anni. Il legno bianco-crema, per la facilità di lavorazione viene utilizzato nell’industria dei mobili; i pezzi con belle venature vengono usati per gli strumenti musicali. In passato veniva usato per molti utensili della casa e per i piani di lavoro della cucina. Le foglie forniscono ottimo foraggio per pecore e capre. Nome scientifico: Famiglia: Carpinus betulus Betulaceae PORTAMENTO Albero alto fino a 24 metri con chioma arrotondata e rami espansi. Il tronco eretto e scanalato è rivestito da una corteccia liscia , grigio-cinerea. FOGLIE Le foglie appuntite sono alterne, con piccioli rossastri e margini doppiamente dentati. Hanno 10-15 paia di nervature parallele. Il colore è verde intenso nella pagina superiore e più chiaro in quella inferiore. FIORI I fiori maschili sono disposti in amenti penduli lunghi fino a 5 cm, di color giallo; quelli femminili, con stimmi cremisi nelle brattee verdi, sono raggruppati in amenti più corti. Fioritura in aprile-maggio. FRUTTI Gli acheni, in grappoli pendenti, crescono in gruppi di circa otto paia, ciascuno protetto da una brattea fogliacea trilobata. UTILIZZO E’ adatto a formare siepi, ornare viali e giardini perché sopporta bene il taglio in ogni stagione. Viene usato per formare barriere frangivento a protezione delle colture ortive per la sua caratteristica: trattenere le foglie morte così la chioma rimanere folta in inverno. Il suo legno compatto trova impiego nella fabbricazione dei manici di martello e delle asce. Si producono oggetti di piccole dimensioni come birilli, scacchi e componenti di strumenti musicali : viene impiegato nella meccanica dei pianoforti e per bacchette da percussione. CURIOSITA’ Una leggenda legata all’albero: Astolfo, re dei Longobardi, era solito andare a caccia con il suo fedele falcone tra foreste intricate e umide paludi. Un giorno lanciò il suo falco, ma dopo poco l’animale scomparve nel fitto del bosco. Lo cercò in ogni luogo ma senza successo. Decise, allora di fare un voto: se lo avesse ritrovato avrebbe fondato una città e una chiesa dedicata alla Madonna. Dopo numerose ricerche lo vide appollaiato sul ramo di un albero di carpino. Fu allora che il re decise che avrebbe chiamato la città Carpi, dal nome dell’albero e lì avrebbe costruito la Pieve di Santa Maria in Arce, conosciuta come La Sagra. Città di Carpi HABITAT E’ un albero autoctono. Vive nei boschi di latifoglie, si trova nei querceti e nelle faggete, dove riesce a sopravvivere perché tollera anche abbondante ombra. Nome scientifico: Castanea sativa Famiglia: Fagacee PORTAMENTO L’albero può raggiungere l’altezza di 30 m e sviluppa un grosso fusto colonnare con corteccia liscia , lucida e argentea; con l’età si scurisce ed è attraversata da profondi solchi a spirale. La chioma è espansa e di forma rotondeggiante. FOGLIE Sono alterne con un breve picciolo. La lamina è grande, lunga anche fino a 2022 cm e larga fino a 10 cm; di forma lanceolata, acuminata all’apice e con margine seghettato. Le nervature in rilievo corrono parallele e ognuna si prolunga in un dentello acuminato al margine. Di color verde scuro e lucida sopra , più pallida e opaca sotto, la foglia diventa gialla e poi bruna in autunno. FIORI I fiori maschili sono piccoli disposti in amenti eretti lunghi 10-20 cm, di color giallo. I fiori femminili , isolati o riuniti in gruppi di 2-3, sbocciano alla base degli amenti maschili, avvolti da un involucro verde destinato a costituire la cupola (riccio) FRUTTI Il frutto è una cupola spinosa e pungente, simile ad un riccio. A maturazione avvenuta, in autunno, si apre per liberare da uno a tre frutti commestibili ( le castagne). Le castagne sono acheni con buccia bruno-scura, nella parte alta è presente un prolungamento frangiato, detto torcia. HABITAT E’ un albero alloctono antico naturalizzato. Il castagno predilige terreni neutri o leggermente acidi ; è un albero tipico degli ambienti boschivi collinari e montuosi di bassa quota. Forma boschi puri ( castagneti) o misti con querce, frassini, carpini... UTILIZZO E CURIOSITA’ Il legno è duro e resistente all’umidità, Botte in legno di castagno pertanto si presta ad essere usato nella costruzione di edifici, per produrre botti, pali di sostegno, infissi e anche mobili. I frutti, che sono commestibili, sono usati dall’industria dolciaria per marmellate e marrons glaces. Le castagne, ricche di amido e di zuccheri sono nutrienti e digeribili e hanno costituito fino ad alcuni decenni fa l’alimento base delle popolazioni rurali di zone collinari e montane,in inverno. Le foglie secche erano usate per fare il” letto” delle mucche nelle stalle e i ricci vuoti e secchi servivano per accendere il fuoco. Secondo alcuni autori il suo nome “Castagno”deriverebbe da Kastanis, città del Ponto, dove, a detta di Plinio, era particolarmente abbondante Nome scientifico: Fagus sylvatica Famiglia: Fagaceae PORTAMENTO E’ un albero maestoso che può raggiungere i 40 metri d’altezza. Ha una grande chioma con grossi rami, molto robusti. Il tronco diritto è ricoperto da una corteccia liscia e grigia che può rompersi in squame. FOGLIE Sono alterne, ovali, a margine ondulato. Lucide su entrambe le pagine, di color verde scuro sopra, più pallide sotto possiedono 6-7 paia di nervature parallele. Le foglie che nascono dalle gemme sono rivestite da leggerissimi peli, che le proteggono dal sole e dalla notte ; quando diventano robuste perdono questo rivestimento peloso. Le foglie in autunno diventano inizialmente gialle quindi arancione o rosso- brune. FIORI I fiori crescono assieme alle foglie. I fiori maschili , lungamente peduncolati, sono tondeggianti; quelli femminili sono circondati da un involucro, le cui squamette assumono una forma allungata. Queste hanno un aspetto carnoso e sono pelose. L’involucro avvolge il frutto al tempo della sua maturazione. Fiorisce in aprile-maggio. FRUTTI Il frutto a cupola a 4 valve, ornata da brevi aculei , protegge uno o due acheni (faggiole) HABITAT Predilige terreni ben drenati, calcarei e sabbiosi. UTILIZZO E CURIOSITA’ Il legno si usa per la fabbricazione di mobili rustici e moderni, per traverse ferroviarie, per liste da pavimento, per la produzione di vasi, rastrelli. Il legno, per distillazione, dà il “creosoto” medicinale per la cura delle affezioni bronchiali. Le faggiole sono commestibili e da queste si può estrarre un olio alimentare e industriale; è ancora utilizzato per le fabbriche di sapone. Le faggiole sono apprezzate dallo scoiattolo che si impadronisce dei semi caduti a terra e li sotterra. Il naturalista latino Plinio racconta come, nel bosco sacro che circondava il tempio di Diana sui colli Albani, esistesse un faggio che il sacerdote, custode del tempio, venerava quasi fosse la personificazione della dea di cui egli era lo sposo. Lo baciava, l'abbracciava, dormiva sotto la sua ombra e gli versava vino sul tronco come a una vera moglie. Nome scientifico: Platanus acerifolia Famiglia: Platanaceae PORTAMENTO L’albero raggiunge i 30 metri d’altezza. Ha una chioma a cupola e grossi rami contorti. La corteccia, di color grigio, si stacca in grandi placche. FOGLIE Sono caduche, semplici, alterne, a cinque lobi, larghe circa 15 cm, con margine dentato e apice acuminato. FIORI Sono riuniti in capolini sferici, portati da un comune asse fiorale. I fiori femminili crescono all’estremità dell’asse fiorale, quelli maschili alla base. FRUTTI A maturità i grossi capolini sferici si disfano liberando gli acheni pelosi. HABITAT Predilige i terreni freschi, anche umidi e profondi. UTILIZZO E CURIOSITA’ E’ pianta ornamentale nei parchi e nei giardini ,sopporta bene anche le potature energiche a forme obbligate. Il platano viene utilizzato soprattutto per alberature stradali in quanto è uno dei pochi alberi in grado di sopravvivere all’atmosfera inquinata delle città. Le foglie lucide sono facilmente pulite dalla pioggia e l’albero si spoglia regolarmente della corteccia, ciò gli consente di non rimanere soffocato da uno strato di fuliggine solforosa. l legno del platano viene usato in falegnameria per tavolame,per farne mobili e lavori da tornio e intaglio. Nell’industria cartaria si può utilizzare anche per la produzione di cellulosa al solfato. Nome scientifico: Quercus Rubra Famiglia: Fagaceae PORTAMENTO L’albero , alto fino a 25-30 metri, ha un fusto diritto e una chioma di forma conica nei giovani esemplari, poi assume aspetto globoso in età adulta. La corteccia è sottile, grigia e liscia , con l’età diventa bruna e fessurata. FOGLIE Le foglie sono caduche,semplici, alterne, di color verde intenso sopra e più chiaro sotto; in autunno assumono un colore rosso intenso nelle piante giovani fino a diventare giallo-bruno in quelle adulte. Hanno forma obovata e sono lunghe circa 10-30 cm e larghe 10-20 cm con lobi profondi e dentati che arrivano fino a metà del lembo. FIORI I fiori maschili sono raccolti in lunghi amenti penduli di color giallo-verdognolo. I fiori femminili sono solitari o portati a piccoli gruppi all’attaccatura delle foglie. Fioritura all’inizio di maggio. FRUTTI Sono ghiande ovali lunghe fino a 3 cm, con cupola piatta o poco avvolgente, portate da corti peduncoli, maturano in due anni. HABITAT E’ una pianta alloctona recente, originaria del Nord-America, vive nei boschi di montagna. Cresce bene nei suoli profondi e ben drenati, dove diventa in breve tempo un albero di grandi dimensioni. UTILIZZO E CURIOSITA’ Introdotta in Europa per abbellire parchi e giardini, ha trovato impiego come specie forestale per la facilità di adattamento e crescita rapida. Viene usata non solo come pianta ornamentale, dato il suo gradevole aspetto, ma anche per la produzione di legname. Viene impiegata per la realizzazione di pavimenti, serramenti e come combustibile. Vive fino a cento anni. Nome scientifico: Robinia pseudoacacia Famiglia: Leguminose PORTAMENTO L’albero può raggiungere l’altezza di 25 m. La chioma è aperta con i rametti contorti. La corteccia bruna o grigia è solcata e nodosa. FOGLIE Le foglie sono composte, pennate, lunghe fino a 35 cm, con 11-15 foglioline, picciolate, ovali, di color verde sopra, più pallide sotto. Il ramo spesso porta due spine alla base di ogni foglia. FIORI I fiori , a forma di pisello, sono riuniti in racemi pendenti. Sono bianchi e profumati ; si schiudono a metà giugno. FRUTTI Sono a baccello, lisci, di color marrone scuro, lunghi 5-10 cm. In autunno si aprono liberando i semi neri . I legumi pendono dall’albero in racemi per tutto l’inverno. HABITAT E’un albero alloctono, originario dell’America settentrionale. La Robinia si è largamente diffusa con la coltivazione e si è naturalizzata diventando una specie infestante a scapito delle specie spontanee. Si trova in boschi cedui puri e si adatta a qualsiasi tipo di terreno . UTILIZZO E CURIOSITA’ La Robinia prende il nome dal francese Jean Robin , botanico e farmacista del re di Francia, che nel 1601ne ottenne i semi dall’America settentrionale. In Italia venne introdotta nel 1800 ed è da un secolo che questa pianta ha assunto una certa importanza forestale. Col suo ampio apparato radicale è efficace nelle opere di consolidamento delle pendici franose . Con il suo legno duro e resistente si costruiscono pali per vigneti, doghe per botti e liste da pavimento. I fiori profumati attirano le api che ne producono un miele chiaro e fluido molto apprezzato. I fiori hanno anche un uso culinario : quando non sono ancora completamente sbocciati vengono preparati in frittata o in frittelle. Inoltre hanno un’azione medicinale calmante. Nome scientifico: Quercus petraea Famiglia: Fagaceae PORTAMENTO La Rovere è un albero alto fino a 30-40 metri. La chioma ampia e verde occupa gran parte dei 30 metri che la pianta può raggiungere. I rami sono molto nodosi e si dipartono a livelli differenti dal tronco formando una chioma a ventaglio. Il tronco è eretto, robusto e slanciato, ramificato solo nella parte superiore. La corteccia è grigia e fessurata verticalmente. FOGLIE Sono semplici, alterne, di forma ellittica, lunghe fino a12 cm ,con margine lobato e 5-8 paia di lobi arrotondati e poco profondi. Le basi fogliari sono cuneiformi, senza i lobi presenti nella farnia e con piccioli ben distinti. La pagina superiore è verde lucido, quella inferiore è più chiara e coperta da una sottile peluria. FIORI I fiori maschili formano amenti cilindrici lunghi fino a 6 cm di color giallognolo ; quelli femminili, a forma di gemma, con stimmi rossi, sono solitari, sessili o a gruppi di 2-5 inseriti in un breve peduncolo. FRUTTI Sono ghiande ovali , lunghe da 1,5 a 3 cm, protette per un terzo della lunghezza da una cupola a squame piccole. Il colore varia dal verde chiaro al marrone quando giunge a maturazione, crescono a gruppi di 2-6, sessili o con un peduncolo molto corto. Fiorisce in aprile-maggio. HABITAT E’ una pianta autoctona . Predilige terreni leggeri, acidi e sassosi. Partecipa a boschi misti, specialmente con il carpino e il faggio. UTILIZZO Il legno, più pesante di quello della Farnia, è pregiato e viene usato per travature, costruzioni edili e navali, liste da pavimento, mobili e doghe per botti. CURIOSITA’ Il nome specifico “ petraea”indica che la pianta ama i luoghi pietrosi, ben drenati. E’ la specie che si vede spesso negli emblemi araldici come quello della famiglia Della Rovere. Il picchio cerca insetti e larve nella corteccia delle querce. Stemma della famiglia Della Rovere