Relazione di fine corso - Ordine Architetti Siena

…chi disfà un muro è morso da una serpe (ecclesiaste 10.8)
Relazione di fine corso
Il corso di aggiornamento Conoscere per (non) intervenire, organizzato
dall’Ordine degli Architetti di Siena e svoltosi a Siena nelle giornate di venerdì 27
settembre, 4-5-11-12 ottobre 2013, è stato caratterizzato dalla presenza di circa 280
professionisti1 e 15 relatori per un totale di 32 ore formative.
Il corso, come stabilito dal nuovo regolamento per la formazione continua dei professionisti, ha previsto
la concessione di crediti formativi a cui tutti gli iscritti ai vari albi professionali dovranno assoggettarsi in
futuro. Tralasciando i dubbi e le numerose criticità che tale regolamento impone a tutti noi professionisti,
con la presente relazione si riassumeranno a grandi linee, le varie tematiche che sono emerse durante le
giornate formative, rimandando alla documentazione dei relatori (in allegato alla presente) gli
approfondimenti necessari.
Come è stato evidenziato negli obiettivi formativi, il corso si proponeva di ridurre
la forbice tra l’aspetto storico-critico (proprio degli architetti) e quello tecnico
(proprio degli ingegneri) attraverso l’approfondimento di tematiche relative al
Restauro degli edifici storici in muratura; come recita l’art. 29 del Codice dei Beni
Culturali e del Paesaggio: nel caso di beni immobili situati nelle zone dichiarate a
rischio sismico (cioè in tutto il territorio nazionale) il Restauro comprende
l’intervento di miglioramento strutturale. Lo scopo era quindi quello di approfondire
tale aspetto dal momento che il consolidamento, per troppo tempo, è stato
considerata una disciplina separata dal Restauro.
La prima giornata, non a caso, è stata caratterizzata dalla lectio magistralis del
Prof. Enzo Siviero2 che ci ha dimostrato l’importanza del dialogo tra architettura e
ingegneria attraverso la sua esperienza professionale nella realizzazione di ponti.
Alla sua lectio è seguita la mostra itinerante Ponteggiando-Bridging che accompagna
le conferenze del Prof. Siviero.
Il Prof. Michele Paradiso3 ha fin da subito evidenziato alcune criticità quando si
affronta il problema del recupero edilizio; la prima riguarda la normativa tecnica che
nel corso degli ultimi anni piu’ volte si è contraddetta come dimostra l’eccessivo uso
1
In una della giornate del corso abbiamo avuto la gradita presenza della classe IV dell’Istituto d’Arte “Duccio di Boninsegna” Sezione Architettura e Ambiente - accompagnata dalla prof.ssa Annarita Bianchini.
2 Professore Ordinario di Tecnica delle Costruzioni presso l’Università IUAV di Venezia, dove è titolare anche del corso di Teoria e
Progetto di Ponti e del Laboratorio di Sintesi Finale di Architettura Strutturale: Ponti e Viadotti. Inoltre è Direttore del Dipartimento
di Costruzione dell’Architettura (da lui fondato, insieme ad altri colleghi, nel 1994) e membro del Senato Accademico. Dirige la
collana «Architettura e Strutture», edita dalla casa editrice Libreria Cortina di Padova; dirige inoltre la collana «Strutture in
Architettura», Città Studi Edizioni, Milano.
3
Professore di Statica, Scienza delle Costruzioni e Stabilità delle Costruzioni Murarie e Monumentali presso l’Università di Firenze;
un suo progetto di restauro e consolidamento (Capilla de Nuestra Senora de Los Dolores in Bayamo, Cuba), nell'ambito delle attività
di cooperazione allo sviluppo umano ha vinto, nel 2008, il premio di Architettura Vernacola e la Menzione Speciale del Premio
Nazionale di Restauro del Ministero della Cultura del governo Cubano. Membro del Comitato Scientifico del corso “conoscere per
(non) intervenire”.
del << c.a. che è stato considerato per tanti anni un elemento strutturale riparatore
definitivo: la storia ha dimostrato il contrario; la normativa, il piu’ delle volte, è stata
usata per insicurezza>>.
Un altro aspetto importante che il Prof. Paradiso ha rilevato attraverso la sua
relazione sulla corretta lettura del quadro fessurativo, è che <<spesso la lesione, che
è un linguaggio tipico dell’edificio murario, non è sempre un indice patologico ma
rappresenta un cambio di equilibrio; l’importante è valutare se tale cambio di
equilibrio denota una patologia o meno e quanto una diminuzione del grado di
sicurezza dell'edificio, soprattutto a fronte di azioni esterne con carattere di
eccezionalità (vedi eventi sismici)>>. Ecco quindi l’importanza della conoscenza
dell’edificio attraverso i suoi numerosi aspetti (analisi storico-critica, evoluzione
costruttiva, ecc.).
Le comunicazioni dei vari relatori che si sono succeduti hanno, infatti, posto in
evidenza le diverse complessità che il progettista deve affrontare per svolgere
adeguatamente un buon progetto di Restauro; l’atteggiamento è lo stesso che il
medico ha con il malato; si inizia con il “visitare” il malato-monumento; si prendono
informazioni sulla sua storia clinica (indagine storico-critica); si cerca di interpretare i
sintomi visibili (corretta lettura della lesioni); laddove molte informazioni non sono
accessibili si usano i moderni mezzi della tecnologia come hanno evidenziato sia
l’Ing. Bernardino Chiantini4 ,con la corretta applicazione delle indagini in situ, che la
Prof.ssa Grazia Tucci5, con la geomatica applicata ai beni culturali. Solo cosi’ si puo’
procedere ad una corretta diagnosi che molte volte può consentirci di limitare gli
interventi di Restauro inizialmente previsti ed evitare che, in nome della cosiddetta
“sicurezza”, si compiano interventi invasivi come purtroppo la storia recente ha
dimostrato senza peraltro raggiungere i livelli di sicurezza prefissati .
Un importante esempio di giusta applicazione di queste nuove tecnologie per la
conoscenza dei monumenti lo abbiamo visto con la relazione dell' Arch. Valerio
TESI6 che ci ha mostrato le fasi del Restauro della cupola del Vasari della Basilica
della Madonna dell'Umiltà di Pistoia, del cui intervento è stato Direttore dei Lavori.
4
Architetto e ingegnere , direttore responsabile del laboratorio prove materiali Geotec.
5
Professore associato di Scienze Geodetiche e Topografiche presso l’Università di Firenze.
6
Funzionario BAPSAE di Firenze, Prato e Pistoia.
L’eterogeneità e la specificità dei modi di costruire sull’edilizia storica ci
restituisce un repertorio differenziato di soluzioni tecniche che solo studi mirati
possono fornire puntuali indicazioni. Sia il Prof. Fabio Gabbrielli7 che il Prof.
Roberto Parenti8 hanno illustrato tale problematica attraverso i loro studi;
Gabbrielli, in particolare, ha preso in considerazione uno dei monumenti piu’
importanti e conosciuti al mondo: l’abbazia cistercense di San Galgano; nella sua
relazione ci ha fatto vedere come durante le fasi costruttive si siano succedute
diverse maestranze (provenienti da diverse aree geografiche) ma soprattutto c’è
stato una diverso modo di realizzare elementi costruttivi quali gli archi ogivali delle
navate della Chiesa. Tali conoscenze risultano essere di fondamentale importanza
nell’ambito di un progetto di Restauro su un bene storico cosi’ complesso e
affascinante allo stesso tempo.
L’intervento del Prof. Antonio Borri9 ha evidenziato come lo studio delle tecniche
delle costruzioni murarie sia oggi meno consolidato rispetto alle altre fondamentali
moderne tecniche costruttive quali il cemento armato e l’acciaio; sono, infatti, molti
i fattori di incertezza che la ricerca scientifica deve ancora dimostrare. In questi casi,
ai fini della definizione di sicurezza strutturale dell’edificato storico risultano decisivi
i criteri di valutazione qualitativa; e a tal proposito ci ha illustrato un semplice
metodo per definire l’indice di qualità muraria (IQM)10 attraverso il quale è possibile
ottenere una stima dei parametri meccanici della muratura necessari per effettuare
le verifiche di sicurezza e di conseguenza formulare una corretta ipotesi di Restauro.
Un altro tema posto in evidenza dal Prof. Borri è la difficoltà nel prevedere gli
effetti di un sisma sul costruito storico; uno strumento valido potrebbe essere
l'attribuzione di una classe di prestazione dell'edificio nei confronti di un sisma : <<il
metodo di certificazione sismica degli edifici esistenti => una scheda di valutazione
che attribuisce all'edificio una classe da A ad E, come per la certificazione energetica.
È la prevenzione dunque la strada indicata, percorribile però solo con il supporto di
strumenti fiscali che rendano fattibili gli investimenti>>.
7
Professore di Storia dell’Architettura presso l’Università di Siena.
8
Professore di Archeologia dell’Architettura presso l’Università di Siena.
9
Professore di Scienza delle Costruzioni presso l’Università di Perugia, Presidente del Centro Studi “Sisto
Mastrodicasa”
10
Tale metodo è specificato in dettaglio in "Manuale delle murature storiche", di Borri, Donà, De Maria, DEI editrice.
Con il Prof. Sergio Lagomarsino11 abbiamo ripercorso la cronologia delle norme
tecniche sugli edifici esistenti che si sono succedute negli ultimi anni dove << troppo
spesso gli interventi vengono decisi sulla base di soluzioni predefinite per i diversi
elementi della costruzione, desunte da manuali per il consolidamento>>. La sua
relazione si è incentrata poi sulle corrette procedure per la valutazione della
sicurezza (evidenziando il fondamentale contributo di Edoardo Benvenuto, Salvatore
Di Pasquale e Antonino Giuffrè) e la redazione di progetti di restauro secondo
quanto specificato nelle nuove Linee Guida alla cui stesura il Prof. Lagomarsino ha
dato un importante contributo. Di grande interesse sono state le conclusioni alla sua
relazione dove ha posto l’accento <<sull’uso di modelli meccanici, purchè basati su
una attenta conoscenza della costruzione e affiancati da interpretazioni qualitative,
risultano essenziali nella valutazione del giusto equilibrio tra sicurezza e
conservazione>>.
Anche l’Ing. Giovanni Cangi12 ha evidenziato l’importanza dell’analisi qualitativa
che rappresenta il nodo cruciale della nuova normativa tecnica e ci ha mostrato il
comportamento statico dei singoli elementi costituenti il manufatto storico in
relazione alle sue possibili vulnerabilità in caso di sisma; illuminanti un questo senso
sono <<i flussi delle tensioni che in una muratura storica seguono percorsi che
dipendono dai contatti puntiformi fra le pietre, dalla consistenza della malta, da
eventuali discontinuità dovute alla presenza di vuoti>>. Con queste premesse ci ha
illustrato il “modello ad archi virtuali” che rappresenta un modo di risposta delle
murature alle azioni sismiche e ci consente anche di capire come e perché si
generano alcune lesioni tipiche post-sisma. Inoltre << la forma e le dimensioni degli
inerti e l’andamento dei filari sono fondamentali tanto per l’innesco dei meccanismi
resistenti, quanto per il danneggiamento che si manifesta nelle pareti quando
vengono superati i limiti di resistenza a compressione, taglio o trazione>>. Cio’ porta
alla definizione dei cinematismi tipici da esaminare ai fini della valutazione della
sicurezza e perdono significato i numeri e l’affinamento maniacale del metodo di
calcolo; quando è possibile è molto meglio affidarsi a schemi semplici e chiari
analizzando i meccanismi locali attraverso << l’analisi limite dell’equilibrio che
modellano la porzione di struttura in esame come una serie di elementi murari rigidi
11
Professore di Tecnica delle Costruzioni presso l’Università di Genova, coordinatore del progetto europeo
PERPETUATE per lo sviluppo di linee guida europee per la valutazione e la mitigazione del rischio sismico di beni del
patrimonio culturale. Ha contribuito alla redazione delle ultime normative sismiche (OPCM 3274 e NTC 2008)
relativamente alle parti riguardanti le costruzioni in muratura.
12
Ingegnere civile-edile, ha partecipato alla redazione dei manuali del recupero di Città di Castello (1992), del centro
storico di Palermo (1997), del Comune di Roma (1997), del Manuale per la Riabilitazione e la Ricostruzione postsismica in Umbria (1999). Nella sua attività professionale e di ricerca ha collaborato con Antonino Giuffre’, Francesco
Giovannetti, Paolo Marconi e Antonio Borri.
che, sottoposti alle sollecitazioni statiche e sismiche, possono formare una catena
cinematica>>. Riprendendo gli stessi concetti precedentemente espressi, l’Ing.
Francesco PUGI 13, ha ribadito come anche l’uso dei moderni software per le
opportune verifiche (sia dello stato attuale che di quello di progetto), è sempre
conseguente alla buona conoscenza del fabbricato che puo' portare ad una corretta
modellazione e quindi ad un risultato piu' attendibile: <<qualunque procedura il
software debba processare, bisogna farlo attraverso metodi adeguati e dati di input
attendibili per ottenere risultati attendibili; l'analisi numerica da un contributo
fondamentale alla comprensione dell'edificio ma non è l'unico aspetto da tenere in
considerazione (es. altri aspetti: esame visivo, interpretazione dei dissesti, storia
dell'edificio)>>. In conclusione della sua relazione e a dimostrazione di quanto
precedentemente affermato, l'Ing. Pugi ha mostrato come una valutazione di
vulnerabilità di un edificio può giungere a valutazioni diverse utilizzando modelli di
calcolo differenti.
Un aspetto che non poteva passare in secondo piano è la problematica relativa
all’attualità del restauro in Italia in relazione sia alla conservazione del costruito ma
soprattutto alla sua valorizzazione, un tema fondamentale nel futuro della nostra
professione. L’Arch. Emanuela Carpani 14 ci ha illustrato gli aspetti culturali ed
economici derivanti da una politica della conservazione che forse in un momento
come questo meriterebbe una corretta pianificazione con <<politiche fiscali che
incentivino veramente gli interventi conservativi>>. Il tema della fiscalità di vantaggio
per i beni storici è sempre attuale ma mai piu' sentito come in questo momento
storico. Ma parlare di conservazione non <<significa "musealizzare">> come molto
spesso viene inteso, ma <<gestire la trasformazione attraverso alcuni principi quali il
minimo intervento, la tendenza alla reversibilità, l'autenticità, la durabilità e la
compatibilità>>. Molti di questi principi sono << temi ricorrenti>> nelle varie Carte
del Restauro ma non sempre sono stati applicati correttamente.
L'Arch. Carpani ha inoltre ricordato quale importante contributo al dibattito
culturale nel novecento abbia dato il senese Cesare Brandi15, forse troppo presto
dimenticato, le cui formulazioni sono state riconosciute nella Carta del Restauro del
1972.
13
AEDES, Software per Ingegneria Civile.
14
Soprintendente per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Siena e Grosseto, Professore di Restauro presso il
Politecnico di Milano fino al 2008; componente del Comitato Scientifico del corso “conoscere per non intervenire”.
15
Storico e critico d'arte senese, fondatore dell'Istituto Centrale del Restauro (1938).
Con l'Arch. Edoardo MILESI16 sono stati oggetto di discussione alcuni suoi progetti
di restauro e ristrutturazione su importanti edifici esistenti (i castelli di Colle Massari
e Vicarello) che hanno messo in risalto l'importante questione su come intervenire e
come reinterpretare i luoghi (<< saper leggere la poesia del luogo>>) per adattare
strutture esistenti alle nuove esigenze. Nella sua relazione è emerso il fondamentale
ruolo che gli architetti hanno in tutto questo e sopratutto l'importanza del dialogo
con le Soprintendenze per giustificare e spiegare al meglio le scelte progettuali: <<la
prossimità delle opere di architettura, la loro stratificazione nel tempo, le fa vivere
come voci e suoni in uno stato di coralità, conferendo all'architettura un potere di
sfida nei confronti del tempo che nessuna arte possiede, ma che obbliga l'architetto
ad assumere la dimensione storica, dunque del tempo,come limite e come
ispirazione>>.
Così come nel campo medico sono importanti le figure professionali dei cosiddetti
“informatori scientifici” che hanno lo scopo di aggiornare il medico dei nuovi
prodotti, anche nel campo del Restauro assume importanza la conoscenza delle
nuove tecnologie e le ultime due giornate del corso hanno visto, infatti, la presenza
di professionisti provenienti dal campo della ricerca e delle aziende che ci hanno
mostrato le nuove tecnologie applicabili agli interventi di Restauro. In tal senso sono
stati utili gli interventi dell’Ing. Elena Poverello17 che ci ha mostrato un nuovo
metodo per ancorare le murature storiche attraverso la cosiddetta “calza bossong”
e l’Ing. Enrico Zanello18 che ci ha spiegato l’importanza dell’uso dei materiali pultrusi
(già usati nella Basilica di San Domenico a Siena) che a mio parere saranno i
materiali del futuro applicati nel campo del Restauro Strutturale. Sta poi ai
progettisti valutare e saper scegliere tali novità facendo molta attenzione anche alle
controindicazioni che spesso vengono taciute o sottovalutate. Come ha spiegato
bene il Prof. Paradiso, nell’ultima delle sue tre relazioni, in cui ha posto in evidenza
l’importanza degli interventi minimamente invasivi (<<consolidamento
omeopatico>>), bisogna fare molta attenzione alle nuove tecnologie e ai nuovi
materiali che ci vengono proposti: <<i nuovi materiali devono garantire le
prestazioni richieste e indicare (in maniera chiara) anche le controindicazioni cosi’
come avviene nel campo dei medicinali proposti al malato>>.
16
libero professionista, Studio Archos srl.
17
Responsabile dell’Ufficio Tecnico dell’azienda Bossong s.p.a.
18
Consulente dell’azienda Fibrenet srl, sponsor tecnico del corso “conoscere per non intervenire”
In conclusione si possono fare le seguenti considerazioni:
I.
il corso ha evidenziato che nell'ambito del Restauro Strutturale non si può
prescindere dal fattore conoscenza19. Indubbiamente le varie tematiche
affrontate dai relatori sono state limitate dal poco tempo concesso ma in un
corso cosi' strutturato non poteva essere altrimenti; l'obiettivo primario era
quello di evidenziare tutte le sfaccettature e complessità che caratterizzano
tale argomento; sta poi ai singoli professionisti approfondirle
sistematicamente. Su questo aspetto molti relatori quali Paradiso, Borri,
Cangi, Siviero e Pugi, hanno dato la loro disponibilità per approfondire
attraverso seminari specifici i vari argomenti toccati durante le loro relazioni.
L'ing. Cangi in particolare ha dato la sua disponibilità a coordinare un gruppo
di lavoro per la realizzazione di un Manuale del Recupero per la città di Siena,
cosi' come ha già fatto nella stesura dei manuali di recupero per Città di
Castello (a seguito del sisma del 1997),Roma e Palermo.
Cogliamo tale opportunità!
II.
19
L'importanza delle indagini sulle murature e dell’evoluzione storica degli edifici
storici nell’ambito degli interventi di Restauro è da tutti riconosciuta ma di
difficile attuazione nella prassi professionale per tutta una serie di ragioni. Gli
interventi di restauro strutturale dovrebbero essere definiti solo dopo
un’attenta e rigorosa anamnesi che è la parte fondamentale per poi
formulare una diagnosi. Non a caso la maggior parte delle giornate del corso
sono state dedicate a tale argomento. Purtroppo gli interventi di
consolidamento molte volte vengono impostati sulla base di scelte
precostituite, il piu' delle volte tratti dalla manualistica, senza capire che ogni
edificio presenta caratteristiche tecniche e strutturali uniche.
Il corso aveva lo scopo di dimostrare tutto questo e durante le relazioni che si
sono succedute tali aspetti sono emersi in tutta la loro chiarezza.
Come ho già avuto modo di spiegare nel mio intervento di presentazione del
corso, analizzare i vari aspetti strutturali delle murature non significa che
l'architetto debba cimentarsi nei calcoli strutturali e sostituirsi
necessariamente ad altre figure professionali, ma risulta necessario che abbia
le conoscenze adeguate per indirizzare tutte le altre professionalità che
intervengono nel corretto approccio progettuale al bene storico (tutelato e
Importanti studiosi, piu’ volte citati dai vari relatori durante il corso, quali Di Pasquale , Benvenuto e Giuffrè hanno
profondamente contribuito in tal senso, studiando le specificità del costruito in muratura e sottolineandone
l’importanza della conoscenza.
non). Sappiamo bene che ormai le progettazioni complesse prevedono la
compresenza di numerosi professionisti quali i rilevatori, gli impiantisti, i
geologi, gli strutturisti, ecc. E' pertanto fondamentale che la figura
dell'Architetto, quale coordinatore e a cui per legge è riconosciuta l’esclusiva
competenza sugli edifici di interesse monumentale, abbia la corretta
conoscenza multidisciplinare per svolgere adeguatamente tale compito. La
formazione di professionisti qualificati, capaci di intervenire nel rispetto delle
caratteristiche storiche, sia con gli approcci del cantiere storico che con il
sapiente uso dei materiali moderni, appare un passaggio fondamentale per
promuovere competenze aggiornate compatibili con i nuovi orientamenti
espressi dalla cultura del Restauro e con i dettami della nuova normativa 20.
E in questo contesto che la figura dell’Architetto deve inserirsi con autorevolezza
e professionalità!
III.
Chi si aspettava un corso di aggiornamento rivolto al Restauro, inteso come
recupero di finiture e di elementi non strutturali probabilmente sarà rimasto
deluso. Negli ultimi anni il Restauro è sempre stato inteso come un qualcosa di
diverso dal consolidamento e dal recupero strutturale degli edifici storici. Uno
degli scopi del corso è stato proprio quello di eliminare questa dicotomia
riportando il consolidamento all’interno della piu' nobile Teoria del Restauro
che dovrà costituire una sintesi ottimale fra esigenza della sicurezza e quella
della conservazione, come peraltro la storia ci insegna.
Come scriveva il Prof. Antonino Giuffre', “ …restaurare non è tale se non conserva
e non conserva se non assicura” 21.
Confidiamo che il corso abbia fornito un utile contributo in tal senso.
Nicola Valente
Organizzatore e componente del Comitato Scientifico
del corso Conoscere per (non) intervenire.
Per negligenza il soffitto crolla e per l'inerzia delle mani piove in casa
(ecclesiaste10.18)
20
Le Linee Guida riconoscono l’importanza dell’anamnesi storica della fabbrica, tanto che il livello di conoscenza
raggiunto influenza anche la valutazione numerica del rischio e la consistenza degli interventi.
21
Antonino Giuffre’, Sicurezza e conservazione dei centri storici. Il caso di Ortigia, Editori Laterza.