martedì 1 Ai confini dell’immagine Luigi Ontani e Pappi Corsicato «Come si può filmare un’opera? È possibile interpretare l’arte attraverso la macchina da presa? E, soprattutto, può un autore/artista riprendere un’opera, fare un’opera sull’opera? Nella sua indagine sul “corpo a corpo” fra arte e cinema, Art/Trevi ospita sul tema due testimoni d’eccellenza: un regista-autore di potenza visionaria come Pappi Corsicato e un maestro che, nella coerenza del suo segno, è un instancabile sperimentatore: Luigi Ontani. Corsicato e Ontani hanno più volte collaborato nella creazione di film che danzano intorno a un’opera, raccontandola e animandola in inedite prospettive. Entrambi lontani dalla oggettività del documento/documentario, ci hanno regalato grazie a corti e mediometraggi, visioni e moltiplicazioni di senso di un lavoro artistico. Sculture, installazioni e intere mostre nei loro video o pellicole attraversano lo specchio, avventurandosi in un altro mondo. Quel mondo che mostreremo attraverso film (di cui molti rarissimi) e soprattutto una conversazione tra due forti personalità dalla creatività pirotecnica» (Alessandra Mammì). Si ringrazia per la collaborazione GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea. Rassegna a cura di Alessandra Mammì ore 19.00 La favola impropriata di Luigi Ontani (1970, 39’) Il punto di partenza è lo spazio rettangolare televisivo sottolineato dalla ripresa fissa di un fazzoletto bianco posto sul pavimento, ma tra quello spazio bianco rettangolare, la sua suddivisione per diagonali (tanto consonante alle ricerche di altri artisti concettuali italiani) e l’obiettivo della telecamera, Ontani ritrova il luogo espressivo della memoria e il desiderio di seguire le diverse curve dei racconti che la percorrono. Ne La Favola Impropriata fa la sua comparsa nel video d’artista il colore, portando con la sua carica evocativa una nuova esigenza di dire e di mostrare, diversa da quella del guardare. Un nuovo narcisismo fa scorrere sotto i nostri occhi le storie che gli oggetti portano con sé. Al vuoto spinto dello studio di Nauman si contrappone il pieno del baule. Ontani vi estrae i coloratissimi giocattoli della sua infanzia, dai quali il corpo dell’artista si lascia raccontare, mimando i gesti di vecchi giochi. Nel video l’artista costruisce una sorta di presepe e scrive su un foglio: «Sono assolutamente presente spero l’impossibile». a seguire Girotondo di capriccio. Un ritratto di Luigi Ontani di Pappi Corsicato (1999, 30’) Mostra di Luigi Ontani alla Galleria No Code di Bologna e intervista a casa dell’artista. a seguire Maschere sonanti di Pappi Corsicato (2012, 4’) Maschere Sonanti è un video d’arte per la regia di Pappi Corsicato. Il dialogo tra l’opera del visionario artista Luigi Ontani e il museo Andersen di Roma. ore 20.30 Incontro moderato da Alessandra Mammì con Pappi Corsicato e Luigi Ontani Nel corso dell’incontro verranno proiettati: Art Break di Luigi Ontani (1985, 14’), Lombrofago di Luigi Ontani (2009, 2’), I colori della città celeste di Pappi Corsicato (1998, 4’), Around di Pappi Corsicato (2000, 6’), Capo Dio Monte di Pappi Corsicato (2009, 11’), Alnus naga khon siam muay aurea saga di Luigi Ontani (2006, 18’) Incontro con prenotazione obbligatoria: [email protected] mercoledì 2 Omaggio a Valeria Moriconi Il grande amore è stato il teatro. Ma il cinema di Valeria Moriconi, a dieci dalla sua scomparsa (1931-2005), è una fonte di sorprese continue. Tanti film, oggi dimenticati, dove si rivela la qualità speciale del neorealismo rosa e dove brilla la personalità fuori misura dell’attrice marchigiana. A scoprirla sul grande schermo è Alberto Lattuada che la vuole ne Gli italiani si voltano, episodio di Amore in città, e ne La spiaggia. Per il teatro, nel 1957, Eduardo De Filippo le affida la parte della protagonista in De Pretore Vincenzo. Malgrado i riconoscimenti ottenuti con il cinema (la Grolla d’oro vinta come migliore attrice per Le soldatesse), il debutto sul palcoscenico con De Filippo le fece capire che il suo posto era in teatro. Fu però agli inizi degli anni Sessanta l’incontro con Franco Enriquez a promuoverla prima attrice della Compagnia dei Quattro, a fianco di Glauco Mauri, Mario Scaccia e lo scenografo Emanuele Luzzati. Una formazione che ebbe successo, tanto da lasciare un bel ricordo, in cui ebbe modo di distinguersi, tra l’altro, come interprete de Il rinoceronte di Ionesco, Edoardo II di Brecht-Marlowe, Le dame di chez Maxim di Feydeau. Nel 2000, in un intervista che rilasciò ad “Avvenire” per ricordare i vent’anni dalla morte di Diego Fabbri, raccontò la sua idea di teatro. «Credo che il teatro – disse – rispecchi sempre l’epoca nella quale è inserito. Ormai i grandi temi sembrano far paura, non essere più di moda, non interessare più. Oggi si fa il remake di tutto, si preferisce dire cose già sentite piuttosto che scriverne delle nuove. Forse c’è anche la disperazione, la convinzione che non si è più all’altezza di affrontare tali argomenti». Per la proiezione del film Le soldatesse si ringraziano Lanterna editrice e Minerva Pictures. Programma a cura di Valeria Paniccia ore 17.00 Gli innamorati di Mauro Bolognini (1955, 95’) Piccole e intime vicende amorose di alcune giovani coppie nella Roma popolana teatralizzate dal regista in un’unica piazza (piazza Navona e dintorni, ma anche piazza Montevecchio). Il risultato è un esempio originale di neorealismo rosa interpretato da grandi attori. «Intrighi d’amore e di gelosie in un quartiere popolare di Roma: un piccolo mondo di bibitari, parrucchieri, ostesse, bulli e “bbone”. Insomma, di poveri ma belli. Commedia briosamente giovanile sui giovani, di taglio goldoniano nonostante l’ambientazione romanesca […]. Recitato con garbo, è scaltro e piacevole» (Morandini). ore 19.00 Che notte quella notte! di Ghigo De Chiara (1977, 97’) «Maurizio, ingegnere di mezz’età, ben sistemato al servizio di un grosso affarista e speculatore, si sveglia nel cuore delle ore buie, nella sua nuova casa dall’arredamento modernissimo quanto disagevole, con un gran peso sullo stomaco» (Savioli). In questa notte insonne il protagonista (uno straordinario Turi Ferro) coinvolge la moglie (Valeria Moriconi), un medico che vive nello stesso palazzo (Adolfo Celi) e un vecchio amico (Enrico Maria Salerno). Superlativo gioco di attori in una pochade travolgente, orchestrata dall’autore Ghigo De Chiara, alla prima e ultima regia cinematografica. ore 20.45 Incontro moderato da Oreste De Fornari con Carlo Infante, Sandra Infascelli, Italo Moscati, Valeria Paniccia e ospiti a sorpresa del cast de Le soldatesse a seguire Le soldatesse di Valerio Zurlini (1965, 120’) Fronte greco, 1942. Il tenente di fanteria Gaetano Martino viene incaricato di scortare un gruppo di prostitute destinate alle sedi militari. Dapprima offeso nella sua dignità di combattente, il giovane tenente sviluppa gradualmente un senso di solidarietà nei confronti di quella povera umanità degradata e si rende conto che molte di quelle donne hanno scelto il “mestiere” spinte dalla miseria e dalla fame» (Zurlini). Copia proveniente dall’Istituto Luce Cinecittà giovedì 3 Gli 80 anni del Centro Sperimentale di Cinematografia (seconda parte) Il Centro Sperimentale di Cinematografia compie quest’anno 80 anni. La Cineteca Nazionale non poteva esimersi nell’unirsi ai festeggiamenti, attraverso la proiezione del film tv I ragazzi di celluloide del mai troppo compianto Sergio Sollima. In questa seconda parte presentiamo la seconda serie, andata in onda su Raidue nel 1984, con Massimo Ranieri, Daniela Poggi, Alfredo Pea, Leo Gullotta, Massimo De Rossi, William Berger. A seguire Al centro del cinema, il documentario realizzato per gli ottant’anni del Centro Sperimentale, supervisionato da Gianni Amelio e Roberto Perpignani e presentato all’ultima edizione della Mostra del Cinema di Venezia. ore 16.30 I ragazzi di celluloide 2 di Sergio Sollima (1984, 260’) Tra guerra e dopoguerra, il sogno del grande schermo coltivato con tenacia e passione da parte di un gruppo di allievi del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. ore 21.00 Incontro moderato da Flavio De Berardinis con Gianni Amelio, Roberto Perpignani e Stefano Rulli a seguire Al Centro del Cinema di Gianandrea Caruso, Chiara Dainese, Davide Minotti, Bernardo Pellegrini, Maria Tilli (2015, 57’) Al Centro del Cinema racconta ottant’anni di vita e attività del Centro Sperimentale di Cinematografia attraverso gli occhi di coloro che nel corso del tempo sono passati per le sue aule. 4-5 dicembre I set della realtà I film di Daniele Incalcaterra «Una donna che urla la sua protesta, un gruppo di detenuti che canta un inno alla coca, un teschio che liberato dalla terra rivela la sua forma. E ancora, l’immagine del Che, quella di Forlani, quella di Raul che guida i compagni della Zanon. E infine, la sua, alla guida di un 4x4 che lo porta nel Chaco. Il cinema di Daniele Incalcaterra è pieno di volti che si fissano nella memoria, perni di storie da raccontare ma anche icone, simboli a volte inconsapevoli di piccole e grandi mitologie. Nei suoi documentari il termine “rappresentazione” è pieno di significato: i corpi diventano soggetti e agenti di una scena che è allo stesso tempo – e a volte nello stesso modo – sociale e filmica. Da vedere e da abitare. Incalcaterra è convinto che bisogna vivere prima di filmare e che per filmare bene ci si deve fare attraversare dalla realtà. Il suo cinema non è mai solo osservazione; la cosiddetta giusta distanza viene percorsa avanti e indietro continuamente, strattonata, a volte, ma mai ignorata. Filmare è un atto creativo e quando la macchina da presa parte, la realtà inizia a trovare la sua forma. Il mondo che viene organizzato sullo schermo esiste davvero e si confronta con la vita di chi ha fatto il film e di chi l’ha visto. Niente è come prima: qualcosa è cambiato. Incalcaterra da sempre impugna politicamente questa consapevolezza e con i suoi film costruisce relazioni tra le persone che sfidano la contingenza e, a volte, partecipano alla Storia. Trovare il volto dei genitori desaparecidos per permettere a Karina di continuare a vivere, dare una forma all’autogestione operaia di una fabbrica perché possa diventare un esempio, o, ancora, filmare il proprio tentativo di restituire ai nativi una terra mal posseduta significa credere nella capacità del cinema di essere un agente attivo nel mondo» (Luca Mosso). Retrospettiva a cura di Filmmaker venerdì 4 ore 17.00 Contr@site di Fausta Quattrini e Daniele Incalcaterra (2003, 87’) A Vallegrande, sulle montagne boliviane, un piccolo gruppo di documentaristi europei segue le ricerche di un team di antropologi cubani, decisi a ritrovare il luogo dove sono sepolte le spoglie del rivoluzionario argentino Ernesto Che Guevara. In Contr@site il regista abbandonano il territorio del documentario tradizionale, aprendosi alla contaminazione e alla sperimentazione dei linguaggi del web. Sottotitoli in italiano ore 19.00 Terre d’Avellaneda di Daniele Incalcaterra (1993, 84’) Nella fossa comune clandestina nel cimitero di Avellaneda, dove gli oppositori politici del regime venivano sepolti, un gruppo di ricercatori – l’Equipo Argentino de Antropología Forense – lavora senza sosta, cerca di dare un nome e un’identità ai corpi di tanti desaparecidos, leggendo gli scheletri come fossero libri, identificando ferite, segni, fori di proiettili. Karina Manfil ha vent’anni e vuole ritrovare i suoi genitori, militanti peronisti, spariti nel 1976. Sopravvissuta al massacro della famiglia, si apre a un dialogo con gli anatomo-patologi nella speranza di seppellire i suoi morti e tornare così alla vita. Sottotitoli in italiano ore 21.00 Repubblica nostra di Daniele Incalcaterra (1995, 78’) Due magistrati del pool di Mani pulite: Piercamillo Davigo e Antonio Di Pietro; due candidati alle elezioni: Gianni Pilo, direttore dell’istituto di sondaggi Diakron, l’uomo che con le sue analisi fu una delle figure-chiave del successo berlusconiano, e un operaio ex comunista dell’Alfa Romeo, Alvaro Superchi. Quattro attori di una tragicommedia che racconta le elezioni del marzo 1994, il crollo della Prima repubblica e la nascita di una nuova concezione della politica. Sottotitoli in italiano sabato 5 ore 16.30 FaSinPat - Fábrica sin patrón di Daniele Incalcaterra (2004, 65’) Provincia di Neuquén, Patagonia argentina. La Zanon, fabbrica di ceramiche creata durante gli anni della dittatura, usando fondi pubblici, e cresciuta sotto gli auspici del governo Menem, chiude i battenti nel 2000, adducendo la crisi del mercato come causa principale. Nel 2001 gli operai decidono di occupare la fabbrica, riavviando la produzione, creando nuovi posti di lavoro e garantendo a tutti uno stesso salario. La loro esperienza diventerà emblematica per l’intero movimento operaio latinoamericano. Sottotitoli in italiano a seguire Chapare di Daniele Incalcaterra (1990, 60’) Bolivia, Centro di detenzione La Granja. Un folto gruppo di giovani schierati in fila intona un canto sulla vita da detenuto. Sono ex tossici costretti a lavorare per i grandi coltivatori di coca. Chapare parte da questo frammento di realtà per raccontare il legame perverso tra la gestione del territorio e la coltivazione della coca, che, foglia sacra destinata a un consumo tradizionale, è diventata il fulcro del narcotraffico. Sottotitoli in italiano ore 19.00 Incontro con Daniele Incalcaterra ore 21.00 El Impenetrable di Daniele Incalcaterra (2012, 92’) Alla morte del padre, Daniele Incalcaterra eredita 5000 ettari di terreno in uno degli ultimi luoghi al mondo che abbiano resistito alla conquista dell’uomo, il Chaco paraguayano, e decide di restituire la terra ai nativi che lì vivono da sempre. Ma le compagnie petrolifere, i coltivatori di soia transgenica e gli allevatori che operano nel territorio non sono dello stesso parere. Sottotitoli in italiano domenica 6 (In)visibile italiano Sergio Grieco Si potrà storcere il naso nel ritrovare il nome di un regista molto popolare negli anni Sessanta (soprattutto per i suoi stupefacenti film spionistici) tra gli “invisibili”, ma il nome di Sergio Grieco è caduto da tempo nel dimenticatoio. A nulla è valsa la citazione tarantiniana dell’efferato La belva col mitra in Jackie Brown: Grieco, scomparso nel 1982, non ha potuto godere del vento della rivalutazione che ha addolcito la pensione di molti suoi colleghi, votati, come lui, al cinema di genere. Ma la vita (era figlio di Ruggero, fratello di Bruno e zio di David: una famiglia tra cinema e politica) e la sua carriera (cominciata nel 1950 con un film drammatico, Il sentiero dell’odio, interpretato da Carla Del Poggio e Andrea Checchi) sono ancora tutte da (ri)scoprire… ore 17.00 Il sergente Klems di Sergio Grieco (1971) «Uno dei migliori film in assoluto di Sergio Grieco. Visivamente bellissimo grazie alla fotografia di Stelvio Massimo, assolutamente credibile, bella storia di legionari, un ottimo protagonista (quello di Soldato blu [Peter Strauss], stelle come Tina Aumont e Luciana Paluzzi. Klems è un sergente tedesco nel 1918 si ritrova la divisa di un francese morto in battaglia e finisce nella legione straniera in Marocco. Poi si allea con i marocchini per combattere gli spagnoli» (Giusti). ore 19.00 Il signor ministro li pretese tutti e subito di Sergio Grieco (1976) «Piccola produzione Bertuccioli style con il suo solito cast di attori, Ardisson lo scopatore-truffatore, Vargas il cornuto e Orchidea De Santis come cameriera mignotella. Stavolta siamo in un paesino, Rovignano, dove il sindaco Vargas si fa fregare da un finto assicuratore scambiandolo per un ispettore del ministero delle finanze» (Giusti). Fatti e strafatti «Questa rassegna intende compiere una ricognizione nello “sfasciacarrozze” della settima arte rovistando tra i pezzi originali dei più acclamati modelli, quasi tutti “assemblati” durante l’era del Muto e, più che “rifatti”, successivamente “strafatti”. Diciamo che è una rassegna vagamente polemica, ma come sempre spinta dalla più appassionata e divertita curiosità. Buona visione e buon ascolto» (Antonio Coppola). ore 20.45 Greed di Erich Von Stroheim (Greed, 1924, 130’) «Massimo esempio di film “maledetto” e uno dei capolavori mutilati del muto. Spinto dal suo impeto visionario (sei mesi di riprese, quasi tutte in esterni), E. von Stroheim fece di questo suo primo film di ambiente americano una prima edizione di circa 4 ore (da proiettare in 2 parti) che, attraverso successivi montaggi, ridusse a 3. Affidato alla sceneggiatrice June Mathis il film fu compresso, con la supervisione di I. Thalberg, a 100 minuti. “Credo di aver fatto un solo film nella mia vita e nessuno l’ha visto. I suoi poveri resti, mutilati, furono proiettati col titolo di Greed” (E. von Stroheim)» (Morandini). Accompagnamento musicale del M° Antonio Coppola martedì 8 Il cinema e il Giubileo In occasione dell’apertura della Porta Santa, la Cineteca Nazionale propone una breve rassegna sul cinema sacro. Aprono il programma tre documentari sull’Anno Santo, realizzati in occasione dei Giubilei del 1950 e del 1975, in un momento quindi di passaggio tra l’esclusiva testimonianza diretta degli eventi e la loro riproducibilità attraverso l’occhio delle telecamere (e in questo caso della macchina da presa). Prosegue con gli intensi ritratti di due straordinarie donne e sante: Edith Stein e Teresa di Lisieux. ore 18.00 Anno Santo di Giorgio Walter Chili (1950, 16’) Documentario sulle celebrazioni dell’Anno Santo. Versione in lingua tedesca a seguire Anno Domini - Anno Santo 1975 di Luigi Scattini (1975, 10’) Documentario sull’apertura della Anno Santo. a seguire L’anno della riconciliazione - Anno Santo 1975 di Ettore Masina (18’) Documentario sulla storia dei Giubilei realizzato da un celebre vaticanista. ore 19.00 La settima stanza di Marta Meszaros (1995, 113’) «A Breslavia nel 1922, la brillante allieva del filosofo Husserl, la docente di filosofia Edith Stein, appena battezzata con il nome di Theresia Hedwig, deve affrontare le rimostranze della madre Auguste, che l’accusa di aver tradito la religione ebraica. Agli inizi degli anni ’30, durante una conferenza a Munster, viene attaccata dal professore Franz Heller, ex collega di studi e innamorato respinto, che l’accusa di opportunismo. Intanto il nazismo dilaga ed Edith viene sospesa dall’insegnamento. Heller, entrato nelle file naziste, la consiglia di espatriare. Le sorelle Elsa ed Erna con le famiglie sono in procinto di emigrare negli Stati Uniti: a sorpresa, Edith annuncia la decisione di farsi carmelitana. La famiglia è costernata» (www.cinematografo.it). ore 21.00 Thérèse di Alain Cavalier (1986, 91’) «1887: una graziosa quindicenne francese di Aleçon, nella Normandia, Thérèse Martin, orfana di madre, ma allegra, vivace, sensibile e attaccatissima alla famiglia borghese benestante e in particolare al padre, affettuoso e religiosissimo, esprime il desiderio di entrare al più presto nel Carmelo, dove l’hanno preceduta le due sorelle Pauline e Marie. Non potendo essere accettata per la troppo giovane età, ricorre dapprima al Vescovo del luogo e infine allo stesso pontefice Leone XIII, ricevendo da lui in risposta un evasivo: “Se Dio vorrà”. Superate le riserve, entra nel Carmelo di Lisieux, col consenso dell’anziano genitore» (www.cinematografo.it). 9-10 dicembre La quiete (prima) dell’attesa Il cinema di Mario Brenta Dopo la breve rassegna ad aprile, prosegue l’omaggio a Mario Brenta. Lo sguardo sul suo cinema, rigorosamente (e lucidamente) appartato, si estende ai documentari, che prolungano il lavoro sul tempo (l’attesa…) e sulla memoria, perché «fare un film è nostalgia, un altro patetico tentativo di fuggire la morte». mercoledì 9 ore 17.00 Vermisat di Mario Brenta (1974, 86’) «Disperato, crudele ritratto di un emarginato, un ex contadino che vive di espedienti: caccia i vermi nelle rogge o nei fossati (vermi da esca per pescatori: da cui il titolo del film) e poi, scacciato da questo suo habitat naturale dall’inquinamento, vende il sangue a disinvolte cliniche private. Atipico esordio del veneziano Brenta, premiato a Saint-Vincent come migliore opera prima. Parabola sommessamente tragica sulla violenza delle istituzioni, realizzata con una ruvida capacità di osservazione e con lucidità impietosa, ma anche con rispetto e pudore profondi: non una concessione alla violenza, non un compiacimento del laido, non un’esasperazione polemica e predicatoria» (Morandini). ore 19.00 Corpo a corpo di Mario Brenta e Karine de Villers (2014, 90’) Dalla scena allo schermo non c’è che lo spessore di una tela. Ma su questa tela bianca molteplici universi s’intrecciano e si giustappongono dando vita ad uno spettacolo cinematografico autonomo, a sé stante che trae origine, senza bisogno di un testo scritto, dalle improvvisazioni degli attori durante le prove di Orchidee di Pippo Delbono. ore 21.00 Maicol di Mario Brenta (1989, 80’) «Una ragazza sgallettata dimentica il figlio Maicol su un vagone della metropolitana milanese, ma non se ne preoccupa più di tanto. La mattina dopo il bambino le viene riportato dalla polizia. I bambini non si perdono mai. È un film duro, sgradevole, senza indulgenza per i buoni sentimenti. Parla di abbandono, disamore, solitudine, emarginazione a Milano. Brenta ha uno stile ruvido, ascetico. Non giudica: constata. E va a segno» (Morandini). giovedì 10 ore 17.00 Barnabo delle montagne di Mario Brenta (1994, 124’) «Da un racconto lungo (1933) di Dino Buzzati. 1920: in un frangente di pericolo un guardaboschi armato ha paura. Perde la faccia e il posto. Va a fare il contadino, mentre gli anni passano, macerati nel senso di colpa, nell’espiazione. Quando torna in montagna, gli si presenta l’occasione del riscatto […]. Film lento e ascetico, dominato dal silenzio con rari dialoghi. L’azione cede il posto alla riflessione e alla contemplazione. Oltre all’amore per la montagna, il tema è conradiano (Lord Jim), quello della seconda occasione, ma ribaltato in positivo. Un’orgia di ascetismo al rallentatore. Esige attenzione agli incanti minimi e alle minacce della natura, ai trasalimenti del cuore» (Morandini). ore 19.30 Robinson in laguna di Mario Brenta (1985, 24’) Tutte le mattine, all’alba, da quasi cinquant’anni, Gildo Scarpi attraversa a remi la laguna di Venezia per andare a coltivare la terra in un’isola abbandonata. Se ne sta lì, con i suoi cani; ogni tanto il fratello Luigi lo va trovare. Spesso, la nebbia li costringe a passare la notte sull’isola. Venezia è lì, a due passi, eppure lontana nella sua confusione di turisti, di vaporetti, di piccioni... In passato sede di un ospedale, l’isola di Poveglia è ora abbandonata. a seguire Agnus Dei di Mario Brenta e Karine de Villers (2012, 27’) «Forse per un oscuro presentimento, prima di essere ricoverato all’ospedale per un’operazione che non sarebbe riuscita, mio padre mi ha raccontato, perché ne facessi un film, una storia rimasta sepolta per più di cinquant’anni. Era la storia di un collegio, di un monaco, di un giovane adolescente, di un abuso sessuale. Quell’adolescente era mio padre» (de Villers). ore 20.30 Incontro moderato da Italo Moscati con Mario Brenta, Karine de Villers, Fabio Ferzetti a seguire Black Light di Mario Brenta e Karine de Villers (2014, 6’) Oscurità, istante che non esiste, giusto l’attimo fuori dal tempo e dallo spazio prima che la Luce crei l’Universo. L’artista danza nel buio della sala teatrale creando con il suo corpo di luce figure che si incalzano sullo schermo in una fantasmagorica storia dell’evoluzione della vita. Agnus Dei a seguire Calle de la Pietà di Mario Brenta (2010, 60’) Calle de la Pietà è la cronaca reale e immaginaria dell’ultimo giorno di vita di Tiziano Vecellio, ventiquattr’ore tra il mattino del 26 agosto 1576 e il mattino successivo, e dell’ultimo suo quadro, la Pietà. venerdì 11 Incontro con il Cinema Sardo a Roma La Cineteca Nazionale continua la programmazione degli incontri sul cinema sardo in collaborazione con Il Gremio, la FASI (Federazione delle Associazioni Sarde in Italia) e la Cineteca Sarda. È la volta di Enrico Pau. Il regista cagliaritano, oltre a insegnare materie letterarie nelle scuole superiori e Storia del Teatro all’Università di Cagliari, si dedica al teatro anche come attore e regista. Realizza e conduce, inoltre, numerose trasmissioni radiofoniche per la sede Rai di Cagliari. Dal 1985 collabora con il quotidiano di Sassari «La Nuova Sardegna», scrivendo recensioni teatrali e cronache sportive. Programma a cura di Franca Farina ore 17.00 Pesi leggeri di Enrico Pau (2001, 85’) «In una palestra di boxe alla periferia di Cagliari si allenano due ragazzi. Nino, buon talento, e Giuseppe, ragazzo anch’egli ben dotato ma chiuso e violento. Entrambi sono rappresentati da Claudio – un procuratore ex promessa della boxe che ora, per vivere, affitta appartamenti – ed allenati da Melis, ex campione d’Europa. Col passare del tempo fra i due non tarda a scoppiare la rivalità, acuita anche dal comportamento della ragazza di Nino, Maddi, che per ripicca inizia a farsi corteggiare da Giuseppe» (www.cinematografo.it). ore 19.00 Jimmy della collina di Enrico Pau (2006, 90’) «Jimmy ha quasi diciotto anni e non ha ancora ben chiaro come sarà il suo futuro. Nato in una famiglia di operai, è cresciuto nella cittadina industriale di Sarroch, in Sardegna, ma non è certo un lavoro in fabbrica quello che vuole dalla vita. A causa del suo temperamento ribelle, finisce in un carcere minorile dove è costretto ad affrontare angosce e violenze, ma dove, nel corso di una lunga notte, cercherà riscatto» (www.cinematografo.it). Tratto dall’omonimo romanzo di Massimo Carlotto, il film ha vinto il premio C.I.C.A.E./Arte & Essai al festival di Locarno 2006. ore 20.30 Incontro introdotto da Antonio Maria Masia moderato da Alessandra Peralta con Enrico Pau, Valentina Carnelutti, Vanni Fois, Lorenzo Luccarini, Francesco Pamphili segue un brindisi a seguire La volpe e l’ape di Enrico Pau (1996, 20’) «La “favola metropolitana” di Franco, dell’ultimo cantante di strada è una metafora che racconta la vita di tanti artisti cagliaritani: vissuti in una città che non ha mai troppo amato i suoi cantori. Scoprimmo presto che la città stessa era diventata protagonista del film: bellissima e solare, dolce e insieme malinconica» (Pau). a seguire L’anatema di Aquilino di Enrico Pau (2001, 12’) «Leggo sull’Unione Sarda pochi versi emozionanti di un poeta cagliaritano. Si chiama Aquilino Cannas. È più che novantenne, vive appartato nella sua bella casa di via Milano, da cui può guardare la sua città, dall’alto. Dentro quella casa ha coltivato la sua indignazione di poeta civile. Ha visto Cagliari cambiare il suo volto, la sua natura “celeste”. [...] Non è però come quei cagliaritani che si lamentano sempre, ma stanno zitti. È un poeta e usa i versi per ferire, lancia il suo anatema con la violenza di una lingua, il cagliaritano, che non perdona» (Pau). a seguire Voci sul mare di Enrico Pau (2010, 22’) «Più che una Cagliari reale, la città di questo documentario è una città immaginata, forse sognata. Ho usato un procedimento poetico, ho lavorato per analogia, per forti contrasti. Nel documentario è una città che sembra in equilibrio, aperta e solidale. Quella reale, quella vera, invece è più dura e ostile. La presenza dei musicisti africani è quasi onirica, è il mio desiderio di vivere in una città veramente multietnica» (Pau). a seguire Due destini di Enrico Pau e Andrea Lotta (2013, 24’) «Il 28 febbraio del 1943, nel giorno di quei devastanti bombardamenti sulla nostra città, i destini di tanti si incrociarono. Quello di Corradino Chicca, il nostro testimone, che oggi ha 93 anni, e quello di suo fratello Carletto, quello di Corradino e quello del giovane studente universitario Raniero Pozzar. Raniero e Carletto per sempre perché fu il loro ultimo sulla terra. Niente poi fu come era prima» (Pau). sabato 12 Cinema e psicanalisi Un mondo precario La Società Psicoanalitica Italiana e il Centro Sperimentale di Cinematografia hanno da alcuni anni avviato delle iniziative comuni, tra cui il ciclo “Cinema e psicoanalisi”, articolato con delle proiezioni mensili al Cinema Trevi, giunto alla quinta edizione. Il tema della programmazione 2015 è un argomento di drammatica attualità: la precarietà. Parteciperanno agli incontri (introdotti e coordinati da Fabio Castriota, Membro Ordinario della Società Psicoanalitica Italiana) registi, critici e psicoanalisti. ore 17.00 Agostino di Mauro Bolognini (1962, 89’) Il decenne Agostino è in vacanza con la madre in un hotel di lusso al Lido di Venezia. Il figlio ha un rapporto morboso e possessivo con la madre. Quando la donna è corteggiata da Renzo, Agostino si sente escluso e abbandonato. Conosce altri ragazzi più smaliziati di lui che gli spiegano il legame che c’è tra sua madre e Renzo. Sconvolto dalla rivelazione e dai problemi per il passaggio a un’età critica, il ragazzo si aggrega a un compagno più grande di lui per una visita ad una prostituta. Dal romanzo omonimo di Alberto Moravia. ore 19.00 Mignon è partita di Francesca Archibugi (1988, 105’) «Un film sorridente e amarognolo, con dosate porzioni di humour e malinconia, come appunto conviene a una leva di giovani che cresce disincantata, avendo prematuramente capito lo spazio della sofferenza, ma non perciò rinuncia a combattere con amabile ironia» (Grazzini). David di Donatello (1989) a Francesca Archibugi quale miglior regista esordiente. a seguire Incontro moderato da Fabio Castriota con Milena Cappabianca a seguire Nella mischia di Gianni Zanasi (1995, 85’) «Classe 1965, studi al Centro Sperimentale l’esordiente Zanasi è di Vignola, in quel di Modena, e si sente. Nel suo film ci sono tracce di follia zavattiniana, mescolate all’indifferenza, alla finta furbizia, alla rassegnazione romane. Una Roma definitivamente (ma non tragicamente) post-pasoliniana. Omologata, ingenua, ma ancora capace d’invenzione, anche se l’imbarbarimento avanza e i microborghesi di oggi sono più sprovveduti dei sottoproletari di una volta» (Ferzetti). giovedì 17 Il cinema come eresia ore 16.30 Sacco e Vanzetti di Giuliano Montaldo (1971, 125’) La storia di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, due immigrati italiani accusati di rapina a mano armata e omicidio e condannati alla pena di morte, malgrado l’assenza di prove a loro carico. Premio per la migliore interpretazione a Riccardo Cucciolla al Festival di Cannes. Le canzoni La ballata di Sacco e Vanzetti e Here’s to You sono eseguite da Joan Baez. Omaggio a Fabrizio Ruggirello «Pensando a Fabrizio, a come ha vissuto e alle opere che ci ha lasciato, possiamo senz’altro dire che la parola eresia assume il suo significato originario, che è quello di “scelta”. Prima di acquisire un senso denigratorio in ambito religioso, eretico è infatti semplicemente colui che sceglie, cioè accetta solo una parte di quanto stabilito come giusto. L’eretico è colui che segue un cammino creato dal proprio passo. Nel 2003, lavorando alla messa in scena di Petrolio, il romanzo incompiuto che Pasolini stava scrivendo quando fu ucciso, Fabrizio rimase folgorato dall’epigrafe: “Col mondo del potere non ho avuto che vincoli puerili”. Era diventata parte del nostro lessico famigliare, una frase a cui spesso e volentieri faceva riferimento come cercandovi una conferma, un conforto. Riguardando all’indietro le opere lasciate – a partire dal suo primo e unico lungometraggio, America, fino al lavoro come sceneggiatore per Anime nere, dai documentari ai cortometraggi e all’attività di editore con Lantana – non un filo, ma una traccia potente e ben visibile collega le une alle altre, in un insieme di coerenza davvero inusuale. Con il passare del tempo, data la sua natura irriducibile, lo scarto prodotto da quel “vincolo puerile” con un mondo globalizzato dalle regole del mercato e dall’ortodossia culturale si era inevitabilmente ampliato. Il suo accanirsi su una nuova versione de L’eretico, che da documentario (girato e prodotto nel 2006) si stava trasformando in un corto totalmente autoriale, è testimoniato dalla voce “off” di Fabrizio, che prova e riprova le parole di Dolcino, ultimo eretico del Medioevo, e dalla dedica al fratello scomparso. Musiche, testi, montaggio e immagini confluiscono in una nuova versione, un rough cut che non riuscirà a terminare. Al fondo di questo suo lavoro, perseguito fino all’ultimo istante con solitaria e disperata ostinazione, sembrano davvero risuonare come un’eco le frasi dell’amato Pasolini: «Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti di cui si sono resi colpevoli. / Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi» (Alessandra Gambetti). ore 17.00 Introduzione di Mario Martone a seguire Presentazione di Ippolita Di Maio a seguire Michelangelo. Una passione eretica di Fabrizio Ruggirello (2008, 48’) Lavorando al restauro della statua del Mosè uno studioso e biografo di Michelangelo si trova a investigare sui complessi rapporti tra l’artista e la Chiesa. Emerge un capitolo oscuro della vita di Michelangelo, il più celebre artista di tutti tempi: la sua appartenenza a una confraternita segreta condannata come eretica dall’Inquisizione. Per gentile concessione di DocLab ore 18.30 Presentazione di Marco Lodoli a seguire Questo è il mio mestiere di Fabrizio Ruggirello (2006, 9’) Un albergo sul mare e un investigatore incaricato di spiare una coppia di amanti: sono questi gli elementi di partenza per un cortometraggio di atmosfera surreale e noir. Tratto dal racconto omonimo di Marco Lodoli. ore 19.00 Incontro moderato da Mario Martone con Ippolita Di Majo, Marco Lodoli, Giulia Merenda, Emanuele Trevi a seguire Gary Snyder, un vagabondo del Dharma (2004, 7’) Nell’estate del 2004 Fabrizio Ruggirello e lo scrittore Emanuele Trevi intraprendono un breve viaggio negli Appennini sulle tracce di Gary Snyder, il poeta che alla fine degli anni Cinquanta ispirò a Kerouac il personaggio di Japhy Ryder ne I vagabondi del Dharma. Filosofo e studioso del pensiero orientale, “poeta dell’ecologia profonda”, Snyder è oggi una delle personalità più note nel panorama internazionale della cultura ambientalista. Vengono qui proposti alcuni minuti del materiale girato durante l’incontro con il poeta, in vista della realizzazione di un documentario. a seguire L’eretico - Rough cut di Fabrizio Ruggirello (2006, 25’) Nella primavera del 2006 Fabrizio Ruggirello girò tra le montagne della Valsesia le riprese di Dolcino, l’ultimo eretico, documentario a carattere storico in vista delle celebrazioni del 2007 (settecento anni dalla morte sul rogo). Successivamente tornò sul progetto con l’intenzione di autoprodurre un cortometraggio, L’eretico, come espressione più diretta del proprio pensiero. Il rough cut, il montaggio “grezzo” e incompiuto, testimonia un’attività incessante e solitaria, estesa, oltre che al montaggio, alle musiche, ai testi, alla registrazione della voce “off” come traccia per un successivo doppiaggio. ore 21.00 America di Fabrizio Ruggirello (1992, 82’) L’America per l’indio Gaspar, a 500 anni dalla scoperta di Colombo, è la discarica di Guatemala City. Ispirato alla testimonianza straziante del libro Mi chiamo Rigoberta Menchù e dall’esperienza di vita in America Latina del regista, il film viene girato in Guatemala in condizioni estreme, con un copione modificato giorno per giorno a seconda dei controlli dell’esercito. Nello sguardo del giovane Fabrizio si riflettono le ombre della Conquista e le ferite vive del Sud del mondo, con preveggente anticipo sui tempi. America, acquistato dalla Rai, non andò in onda né venne distribuito nelle sale, ma nel 1993 fu significativamente invitato, unico film, alla Conferenza mondiale sui diritti umani di Berlino, alla presenza del Nobel per la Pace Rigoberta Menchù ore 18.45 La luna di Bernardo Bertolucci (1979, 142’) Il figlio di un soprano di successo vive una profonda crisi adolescenziale, con conseguente uso di droghe, che l’amore della madre, spinto agli eccessi, non può a colmare. Film chiave nella filmografia di Bertolucci che fa i conti definitivamente con la figura paterna. «Il primo ricordo di mia madre – avevo sui due anni – riguarda me seduto dentro un cestino sulla sua bicicletta e la guardo. […] E improvvisamente vidi la luna nel cielo della sera. E c’era una confusione nella mia mente fra l’immagine della luna e quella del volto di mia madre» (Bertolucci). ore 21.15 Un sacco bello di Carlo Verdone (1980, 96’) «Enzo – jeans attillati, camicia aperta sul petto, ciondolo al collo, passione per la musica, protagonista di mirabolanti avventure erotiche e infine proprietario di una rombante auto sportiva – cerca compagnia per un viaggio-lampo da Roma a Cracovia. [...] Ruggero – che ha lasciato casa e famiglia per fondare una comunità hippie – incappa, dopo due anni, nel padre, che lo convince a un breve ritorno tra le pareti domestiche. Gli tocca, così, sorbirsi le attenzioni di un prete, di un professore e di un amico d’infanzia, mobilitati dal padre per aiutarlo a far tornare il figlio a una vita normale. Leo, succube di una madre che veglia sulle sue amicizie, incontra una bella ragazza spagnola, Marisol, in crisi sentimentale. Potrebbe essere la prima avventura del giovanotto» (www.cinematografo.it). C’era una volta in America 15-20 dicembre XIX Roma Film Festival: omaggio a Ennio Morricone il fascino discreto di un genio «È motivo di particolare orgoglio aver dedicato la XX edizione del Roma Film Festival, da me presieduto, ad un personaggio del calibro di Ennio Morricone. È anche importante aver scelto per l’assegnazione del premio alla carriera 2015, dopo i grandi registi e attori del cinema italiano, un musicista, “il musicista per eccellenza”, che rappresenta in assoluto il più prolifico ed influente compositore di colonne sonore di tutti i tempi. Ennio Morricone ha scritto le musiche di 528, tra film e serie tv, oltre che opere di musica contemporanea. La sua straordinaria carriera, che include un’enorme varietà di generi compositivi, lo pone ad un livello talmente eccelso da essere considerato universalmente una leggenda vivente. Ho voluto intitolare l’omaggio a lui Il fascino discreto di un genio perché è importante sottolineare l’approccio che si ha con Ennio, un signore gentile, dai modi pacati, dotato per il suo naturale dna di una reale modestia, che, a volte, è anche disarmante se si pensa all’immensità della sua musica. Il Maestro Morricone ha ricevuto un’enorme quantità di premi italiani come i Nastri d’argento, i David di Donatello, il Leone d’oro a Venezia e i più alti riconoscimenti internazionali. Il più importante, il Premio Oscar, assegnatogli alla carriera nel 2007, gli viene consegnato da Clint Eastwood con una enorme standing ovation da parte di tutti i membri dell’Academy. L’omaggio a Morricone comprende la proiezione di uno speciale documentario, da me curato, che sarà proiettato nell’ambito di una serata d’onore coorganizzata con il Centro Sperimentale di Cinematografia-Cineteca Nazionale presso la Sala Blasetti l’11 dicembre. A seguire, fino al 20 dicembre, la Cineteca Nazionale e il Roma Film Festival presenteranno al Cinema Trevi una importante retrospettiva di film italiani e stranieri che recano la firma di Morricone. Il Roma Film Festival è organizzato in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia-Cineteca Nazionale e promosso dalla Direzione Cinema del Ministero per i Beni e le Attività Culturali» (Adriano Pintaldi). martedì 15 ore 17.00 I basilischi di Lina Wertmüller (1963, 82’) «I basilischi sono dei vitelloni in chiave meridionale: figli in genere di gente abbastanza agiata, studiano tutti per avere una laurea, ma, confinati come sono nella loro modesta cittadina rurale, non si fanno grandi illusioni per l’avvenire; passano il loro tempo in strada, cercando di abbondare qualcuna delle difficili ragazze del luogo, oppure vanno ad oziare in una specie di circolo culturale che, come vero scopo, ha soprattutto quello di distinguere i suoi soci dal resto dei loro concittadini, favorendo fino all’esasperazione il senso delle differenze di abitudini e di classe» (Rondi). ore 19.00 Per un pugno di dollari di Sergio Leone (1964, 97’) Pistolero solitario, Joe arriva a San Miguel, cittadina al confine tra Stati Uniti e Messico divisa dalla lotta per il monopolio di due famiglie, i Rojo e i Baxter, che commerciano rispettivamente in alcol e in armi. Fingendo di vendersi ai primi, Joe fa in realtà il doppio gioco con lo scopo di mettere gli uni contro gli altri. sonore, la straordinaria carriera del Maestro, entrato a far parte della storia del cinema di tutti i tempi. ore 21.00 L’uccello dalle piume di cristallo di Dario Argento (1970, 96’) «Sam, scrittore americano venuto a Roma in cerca d’ispirazione, vi trova invece una spaventosa avventura. Poche sere prima della data fissata per il ritorno in patria con la sua ragazza, Movita, gli accade di essere testimone di un tentato assassinio. Chiuso tra le porte di vetro di una galleria d’arte, egli vede una bella donna colluttare con un individuo tutto vestito di nero, che poi fugge, lasciando la donna accoltellata al suolo. Qualcosa, in tale visione, non quadra. Ma che cosa?» (Biraghi). ore 17.00 C’era una volta in America di Sergio Leone (1984, 226’) «Dal romanzo Mano armata (The Hoods, 1983) di Harry Grey (David Aaronson). All’origine dell’ultimo film di Leone (1929-89) c’è il tempo con la sua vertigine. Come struttura narrativa, è un labirinto alla Borges, un giardino dai sentieri incrociati, una nuova confutazione del tempo. La sua vicenda abbraccia un arco di quasi mezzo secolo, diviso in 3 momenti: 1922-23, quando i protagonisti sono ragazzini, angeli dalla faccia sporca alla dura scuola della strada nel Lower East Side di New York; 1932-33, quando sono diventati una banda di giovani gangster; 1968, quando Noodles (R. De Niro), come emergendo dalla nebbia del passato, ritorna a New York alla ricerca del tempo perduto» (Morandini). ore 21.00 Mission di Roland Joffé (1986, 124’) «Nel 1750 il capitano Mendoza, mercenario e mercante di schiavi, dopo aver ucciso il fratello in duello si fa gesuita, va in una missione del Sudamerica, riprende la spada per difenderla da una spedizione militare» (Morandini). sabato 19 ore 17.00 Gli intoccabili di Brian De Palma (1987, 120’) Per riuscire a portare in tribunale Al Capone (Robert De Niro), che spadroneggia durante gli anni del proibizionismo, l’agente del Tesoro Elliot Ness (Kevin Costner) riunisce a sé un gruppo di “Intoccabili” incorruttibili. ore 19.00 Légami! di Pedro Almodovar (1990, 92’) «Dopo essere stato dimesso dal manicomio, solo al mondo, con un’infanzia triste e un’adolescenza tormentata alle spalle, Ricky piomba sul set di un film del terrore dove la protagonista, Marina, sta girando la scena finale sotto gli occhi ammirati del regista, Massimo, settantenne paralizzato, da sempre innamorato di lei» (www.cinematografo.it). ore 21.00 Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore (1988, 157’) «Due anni dopo la fine della II Guerra Mondiale a Ciancaldo, un paese siciliano, il cinema è l’unico divertimento. Davanti a una platea chiassosa, ma anche emotiva, il “parroco-gestore” fa passare sullo schermo celebri film americani e italiani, dopo adeguati tagli di cui si occupa l’anziano Alfredo, il proiezionista, che inizia ai misteri della macchina da proiezione Salvatore, un ragazzino di dieci anni figlio di un disperso in Russia e fanatico frequentatore del cinema» (Rondi). Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes e Oscar per il miglior film straniero. domenica 20 ore 21.00 La battaglia di Algeri di Gillo Pontecorvo (1966, 121’) «Nell’ottobre 1957, mentre i paracadutisti del colonnello Mathieu rastrellano la Casbah, Ali La Pointe, uno dei capi della guerriglia algerina, rievoca il passato, l’organizzazione dell’FLN (Fronte di Liberazione Nazionale), gli attentati, gli scioperi, le delazioni. […] Sobria rievocazione di taglio documentaristico sulla base di una solida sceneggiatura di Franco Solinas che, con forte coralità e qualche dilatazione nelle fasi degli attentati, mostra una guerra di popolo, spiegando anche le ragioni del “nemico”, i francesi. Leone d’oro a Venezia» (Morandini). ore17.00 Dimenticare Palermo di Francesco Rosi (1990, 105’) Carmine Bonavia, giovane uomo politico di successo, candidato alle elezioni per il posto di sindaco di New York, è un italo-americano, figlio di un contadino emigrato negli Stati Uniti e arricchitosi con un ristorante. Egli, che non ha rapporti né legami con la terra di suo padre, parte in viaggio di nozze con la bella moglie giornalista: va a Palermo. ore 19.00 Wolf - La belva è fuori di Mike Nichols (1994, 124’) «Investendo di notte, in campagna, un lupo, Will Randall, redattore della casa editrice MacLeish, viene morso. L’indomani si vede soppiantato dal collega Stewart Swinton: a lui il direttore Raymond Alden affida, durante un party creato ad hoc, il mercato dell’est europeo. Frattanto Will scopre di spaventare i cavalli e sentendosi male viene soccorso dalla bella Laura, figlia di Alden. Il recupero della vista, l’olfatto acutissimo, il vigore sessuale non lo consolano dalla scoperta che Stewart è l’amante di sua moglie Charlotte» (www.cinematografo.it). mercoledì 16 ore 17.00 Diabolik di Maria Bava (1968, 102’) Trasposizione cinematografica del celebre fumetto delle sorelle Giussani. L’ispettore Ginko dà la caccia a Diabolik che, con l’aiuto di Eva Kant, ha rubato dieci milioni di dollari. ore 19.00 Incontro moderato da Adriano Pintaldi con Ennio Morricone a seguire Omaggio a Ennio Morricone - Il fascino discreto di un genio di Adriano Pintaldi (2015, 40’) Il documentario ripercorre, attraverso alcune clip tratte dai film più famosi per i quali Morricone ha scritto le sue indimenticabili colonne venerdì 18 L’uccello dalle piume di cristallo 21.15 Sostiene Pereira di Roberto Faenza (1995, 104’) «A Lisbona nel 1938, finito, dopo trent’anni di cronaca, a dirigere la pagina letteraria del quotidiano “Lisboa”, il dottor Pereira, colpito da un articolo del giovane saggista Monteiro Rossi sulla morte, lo contatta per ingaggiarlo come praticante per il giornale. Conosce così anche Marta la sua ragazza, ostile al regime. martedì 22 Luciano Martino Il cinema popolare di Negli anni Sessanta e Settanta, nel pieno del furore creativo e realizzativo del cinema italiano, capace di sfornare centinaia di film l’anno e di attraversare ogni genere, non solo gli autori, ma anche i produttori avevano un’identità precisa: chi era votato alla commedia, chi al cinema drammatico, chi al cinema indipendente, c’era persino chi si era specializzato negli esordi (o negli art. 28…). Luciano Martino, con la sua Dania Film e la consorella Devon Cinematografica, è stato il produttore dell’ultimo cinema italiano veramente popolare, nelle sue molteplici varianti (il thriller, il thriller erotico –, una sua creatura produttiva con il grande successo de Il dolce corpo di Deborah di Romolo Guerrieri –, la commedia sexy). Ma Luciano Martino è stato anche un prolifico sceneggiatore dal 1955 al 1965 (La finestra sul luna park di Comencini, Giovani mariti di Bolognini, La ragazza del palio di Zampa, Il colosso di Rodi di Leone, La ragazza in vetrina di Emmer, Tiro al piccione di Montaldo, La frusta e il corpo di Bava) e, sporadicamente, regista, tra film di genere (alcuni codiretti con Mino Loy, altra figura in bilico tra regia e produzione), e incursioni autoriali (Nel giardino delle rose e In camera mia). La Cineteca Nazionale è lieta di ricordare Luciano Martino, a due anni dalla scomparsa, in occasione della pubblicazione del libro di Olga Bisera. ore 16.30 40 gradi all’ombra del lenzuolo di Sergio Martino (1976, 110’) «Commedia con pretese ma di incredibile trashismo che vede per la prima volta la Fenech giacere in una notte di follia amorosa con Salvatore Baccaro. Scritto da Tonino Guerra, con un cast ricchissimo, è la prima grossa commedia diretta da Sergio Martino che dirige il tutto con buon ritmo, ma senza eccessive finezze. Ne soffre un bel po’ l’episodio migliore, che è quello con Marty Feldman, richiamato dalla firma di Guerra, che finisce per essere volgaruccio. […] Sergio Martino ricorda che “fu un film, per quegli anni, di prima categoria, un film che andò in America…» (Giusti). Con Edwige Fenech, Tomas Milian, Giovanna Ralli, Alberto Lionello, Barbara Bouchet, Enrico Montesano, Sydne Rome, Aldo Maccione. Prodotto da Luciano Martino. ore 19.00 Il dolce corpo di Deborah di Romolo Guerrieri (1968, 94’) Marcel, appena sposato con Deborah, è sempre ossessionato dal suicidio della sua ex fiamma. A complicare il tutto, c’è qualcuno che perseguita la giovane coppia di sposini. «La frase con cui si conclude il film, pronunciata da Carroll Baker, “non si è mai ricchi abbastanza”, condensa in sé tutto il cinismo dei personaggi di questi film che si muovono in ambienti ultralussuosi, ma per i quali una prospettiva di ulteriore arricchimento è già movente sufficiente a giustificare i più efferati delitti» (Bruschini-Tentori). Grande cast: Carroll Baker, Jean Sorel, George Hilton, Evelyn Stewart, Luigi Pistilli. ore 20.45 Incontro moderato da Steve Della Casa con Olga Bisera, Martine Brochard, Marco Giusti, Malisa Longo, Pippo Franco, George Hilton, Romolo Guerrieri, Italo Moscati, Giovanna Ralli, Antonella Salvucci, Diego Verdegiglio Nel corso dell’incontro sarà presentato il libro di Olga Bisera Luciano Martino. Un amore che vive (Fuoco Editore) a seguire In camera mia di Luciano Martino (1992, 99’) «Uno scrittore surrealista di televisione e di cinema sta attraversando un periodo di crisi creativa e decide, per reagire, di scrivere un romanzo autobiografico raccontando le sue pene» (Lancia). «In bilico tra realismo satirico e fantasia romantica, il film procede con qualche intoppo verso l’epilogo che è forse la cosa più pazza e divertente, con il tassista Tatti Sanguineti […]. “Se non c’è un pizzico di follia, la vita diventa una noia”, dichiara il regista nelle interviste. E certo un ramo di simpatica follia attraversa questo film fuori tempo» (Anselmi). mercoledì 23 Cineteca Classic Blake Edwards (parte seconda) Prosegue l’appuntamento di Cineteca Classic dedicato a Blake Edwards, uno dei maestri della commedia statunitense. ore 17.00 Sulle orme della Pantera Rosa di Blake Edwards (1982, 96’) Di nuovo sulle tracce del ladro gentiluomo sir Lytton e della pantera rosa, il celeberrimo brillante, Clouseau sparisce e diviene, per una volta, oggetto di un’indagine. Il film è dedicato alla memoria di Peter Sellers, scomparso il 24 luglio 1980. L’attore appare in alcune immagini di repertorio. ore 19.00 I miei problemi con le donne di Blake Edwards (1983, 112’) David Fowler è un giovane scultore di larga rinomanza e uomo adorato dalle donne. Ma, da buon americano, anche lui deve ricorrere alla psicanalisi. La bella analista Marianna lo ascolta con professionale pazienza ed interesse: perché David è pieno di velleità, di problemi e di ansie, fino ad una temporanea impotenza. Sul rituale divano, David enumera a Marianna i suoi successi, ma anche la sua insoddisfazione, rivivendo l’infanzia e i primi approcci con il mondo donna. Remake de L’uomo che amava le donne di François Truffaut, con Burt Reynolds, Julie Andrews, Kim Basinger. ore 21.00 Micki & Maude di Blake Edwards (1984, 118’) «Il telecronista Ron (Moore) vorrebbe un figlio ma la moglie avvocatessa, Micki (Reinking) nicchia: al che si innamora della violoncellista Maude (Irving) e la mette incinta. Diventato bigamo, Ron avrà tutti i figli che vorrà. I materiali che usa Edwards (equivoci e inseguimenti) sono vecchi come il mondo, a cominciare dalla scena del doppio parto che ricorda il duplice pranzo del goldoniano Arlecchino servitore di due padroni. Ma il ritmo c’è, e la sceneggiatura non perde colpi» (Mereghetti). Centro Sperimentale di Cinematografia Presidente Stefano Rulli • Direttore Generale Marcello Foti / Cineteca Nazionale Conservatore Emiliano Morreale • Direttore amministrativo Gabriele Antinolfi Diffusione Culturale/Cinema Trevi Laura Argento • Domenico Monetti e Luca Pallanch (programmazione) • Simonetta Quatrini e Mario Valentini (revisione e movimento copie) Marketing Vincenzo Aronica • Silvia Tarquini (comunicazione) • Grafica Romana Nuzzo Cinema Trevi Barbara Pullerà, Christian Saccoccio e Giorgio Simoni (proiezioni) In copertina: Clint Eastwood in Il buono, il brutto, il cattivo di Sergio Leone CENTROSPERIMENTALE DICINEMATOGRAFIA Cinema Trevi - Cineteca Nazionale domenica 13 d i c e m b re ’1 5 ART/TREVI Luigi Ontani e Pappi Corsicato Omaggio a Valeria Moriconi Gli 80 anni del Centro Sperimentale di Cinematografia I film di Daniele Incalcaterra Sergio Grieco Fatti e strafatti Il cinema e il Giubileo Il cinema di Mario Brenta Incontro con il Cinema Sardo a Roma Cinema e psicanalisi: Un mondo precario Omaggio a Fabrizio Ruggirello Omaggio a Ennio Morricone Il cinema popolare di Luciano Martino Blake Edwards I N G R E S S O G R A T U I T O CINEMA TREVI - CINETECA NAZIONALE Roma, vicolo del Puttarello, 25 tel. 06 6781206 per informazioni: 06 72294301-389 [email protected] w w w. f o n d a z i o n e c s c . i t Segui Cineteca Nazionale - Cinema Trevi su Facebook Guarda gli incontri sul canale Youtube della Cineteca Nazionale