Pietro Perugino Cenni biografici:Pietro Perugino, ben si può dire

Pietro Perugino
Cenni biografici:Pietro Perugino, ben si può dire fiorentino, che è allevato qui". Così
l'Albertini, nel 1510, parla di Pietro Vannucci detto il Perugino, nato, in realtà, a Città della
Pieve, luogo sotto il dominio di Perugia. Unanimemente considerato il massimo esponente
della pittura umbra del XV secolo, il Perugino rappresenta appieno la compagine artistica
dell'umanesimo. Pittore di grande fama al tempo suo, ma anche molto criticato da artisti a lui
successivi, Perugino inizia presto la sua attività, diventando discepolo di Piero della
Francesca. Nel 1472 s'iscrive alla Compagnia di San Luca a Firenze ed entra a far parte
della bottega di Andrea del Verrocchio. Qui frequenta Leonardo Da Vinci, suo compagno di
studi, a cui per motivi spirituali e caratteriali è spesso assimilato. Nessuna opera di certa
attribuzione risulta anteriore al 1478, anno nel quale il pittore affresca la chiesa parrocchiale
di Cerqueto, di cui oggi non resta che qualche frammento, rappresentante San Sebastiano.
E' la partecipazione alla più grande impresa decorativa del tardo Quattrocento italiano a
rappresentare una svolta nella sua attività. Giunto a Roma nel 1479, fra il 1481 e il 1483 sotto incarico di Sisto IV ed insieme ad artisti del calibro di Botticelli, Ghirlandaio, Cosimo
Rosselli - affresca la finta pala d'altare della Cappella Sistina, alcuni riquadri con "Storie" di
Mosé e di Cristo, e la celebre "Consegna delle chiavi a San Pietro". L'opera è un capolavoro
e influenzerà fortemente Raffaello. Questo momento artistico segna l'inizio d'una brillante
carriera, procaccia al giovane pittore molti lavori, gli procura una solida fama e denaro
sufficiente per quasi tutta la vita. Per assolvere a tutte le commissioni artistiche che gli
provengono da ogni parte d'Italia, apre due botteghe, a Firenze e a Perugia, mettendo
all'opera il suo talento organizzativo ed imprenditoriale più che quello artistico. Quest'ultima
attività, infatti, procede con più lentezza (Isabella d'Este, marchesa di Mantova, aspetta ben
5 anni per il dipinto "Lotta fra Amore e Castità") ed il suo stile s'impone in modo pedissequo
agli allievi, divenendo presto stanco e un po' di maniera. Questo però non gli impedisce di
ottenere fama di "maestro singolare, et maxime in muro" e di essere considerato "il meglio
mastro d'Italia", almeno dai suoi contemporanei. Per assolvere a tutte le commissioni
artistiche che gli provengono da ogni parte d'Italia, apre due botteghe, a Firenze e a Perugia,
mettendo all'opera il suo talento organizzativo ed imprenditoriale più che quello artistico.
Quest'ultima attività, infatti, procede con più lentezza (Isabella d'Este, marchesa di Mantova,
aspetta ben 5 anni per il dipinto "Lotta fra Amore e Castità") ed il suo stile s'impone in modo
pedissequo agli allievi, divenendo presto stanco e un po' di maniera. Questo però non gli
impedisce di ottenere fama di "maestro singolare, et maxime in muro" e di essere
considerato "il meglio mastro d'Italia", almeno dai suoi contemporanei. Verso la fine del
Quattrocento realizza opere per committenti fiorentini, tra le quali la "Madonna che appare a
San Bernardo" (1493), il ritratto di "Francesco delle Opere" (1494), il "Compianto su Cristo
Morto" (1495), la "Crocifissione ad affresco nella chiesa di Santa Maria Maddalena dei Pazzi
(1495-96), la grande pala di Vallombrosa (Firenze, Galleria degli Uffizi, 1500), il polittico
dell'Annunziata (Firenze, Galleria dell'Accademia, 1505-07). Molti anche i committenti umbri:
a Perugia dipinge la pala dei Decemviri (1495), i polittici di San Pietro (1496) e Sant'Agostino
(1510-20), lo Sposalizio della Vergine per la cappella del Sant'Anello in Duomo (1503-04), gli
affreschi nella Sala dell'Udienza del Collegio del Cambio (1498-1500). Molte sue opere sono
presenti in altre città, da Bettona a Corciano, da Foligno a Montefalco, per citarne solo
alcune. Perugino viaggia molto, si sposta di città in città, forse spinto da quella che il Vasari
non esita a definire avidità. Molta della committenza alla fine si stanca dei suoi schemi
compositivi, anche per il nascente interesse nei confronti d'una nuova generazione di artisti
quali Fra' Bartolomeo e Andrea del Sarto. L'inizio del Cinquecento segna un lento declino per
l'artista, che muore di peste nel febbraio del 1523 nel piccolo borgo di Frontigano, lontano
dall'amata Firenze come dal successo e dagli onori del passato.
Sull’opera: "La consegna delle chiavi a San Pietro" è un affresco attribuito a Pietro Vannucci detto il
Perugino, realizzato (con aiuti) nel 1482, misura 335 x 550 cm. ed è custodito nella Cappella Sistina a
Città del Vaticano, Roma.La scena della "Consegna delle chiavi a San Pietro"si svolge in primo piano,
al centro. Ai lati dei due personaggi principali stanno gli apostoli (Giuda, ancora con l'aureola e
ripreso di spalle, è all'estrema sinistra della composizione) e otto astanti "moderni". In secondo
piano, sul vastissimo lastricato in pietra policroma, sono raffigurati episodi della moneta del censo,
nella zona di sinistra, e la scena della tentata lapidazione di Cristo, a destra (alcuni studiosi
identificarono tale scena nella "cattura del Redentore e frastornazione fra i suoi seguaci"). Il
paesaggio che chiude lo sfondo è tipico dell'artista, con le dolci colline, punteggiate da esili alberelli,
che sfumano in lontananza verso l'orizzonte, dando quel senso di distanza infinita grazie alla puntuale
resa atmosferica data dalla prospettiva aerea. (in basso a sinistra ritratto di pietro perugino , a destra
la consegna delle chiavi a san pietro).