Cabrio di razza

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vetrina
classic
di Marco Centenari
Fiat Dino
Cabrio di razza
NACQUE COME UN ESCAMOTAGE PER FAR CORRERE IL CAVALLINO DI MARANELLO IN FORMULA 2.
MA SI RIVELÒ UN SUCCESSO COMMERCIALE. BISSATO DALLA VERSIONE COUPÉ,
CHE PURE PIACQUE MENO. ADESSO, A OLTRE 40 ANNI DI DISTANZA DAL DEBUTTO, IL MODELLO
SPIDER RIMANE UN “MUST”. CHE I COLLEZIONISTI SONO DISPOSTI A PAGARE CIRCA 30 MILA EURO
Una foto ufficiale fatta per
presentare il modello.
I cerchi Campagnolo erano
un costoso optional.
D
ino era il diminutivo di Alfredo, Alfredino, figlio di
Enzo Ferrari e della moglie
Laura. Era nato nel 1932 e fin da
giovanissimo aveva contratto una
grave malattia, la distrofia muscolare. Questo non gli aveva impedito di dedicarsi agli studi tecnici, tanto che viene attribuito a lui
il progetto del motore Ferrari 6V
che sostituirà nelle monoposto di
F.1 il vecchio, seppur validissimo,
8V Lancia. Alfredo Ferrari morirà
nel 1956, a 24 anni di età, e il padre farà del suo diminutivo un
nuovo marchio. Lo ritroveremo su
vari motori e su varie macchine,
fino alla consacrazione ufficiale
del 1965, quando una Dino 166 S
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AUTOMOBILE
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Nonostante la mancanza
di una linea sinuosa come
quella della Spider,
la Coupé vendette di più.
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Le Dino furono esportate
anche sul mercato
nordamericano, dove furono
piuttosto apprezzate.
❱❱❱❱ Dati tecnici
Coupé: 2.4 V6 ■ Cilindrata 2.418 cc ■ Potenza massima 180 CV DIN a 6.600
giri/min ■ Coppia massima 216 Nm a 4.600 giri/min ■ Cambio manuale a 5
marce ■ Sospensioni Ant. e post. a ruote indipend. ■ Freni ant./post. a disco ■ Peso 1.240 kg ■ Dimensioni lung./larg./alt. 4507/1696/1315 mm ■ Velocità massima 205 km/h ■ 0-100 km/h 8,5 sec. ■ Capacità serbatoio 70 litri ■
debutterà alla 1000 chilometri del
Nürburgring, guidata da Lorenzo
Bandini e Nino Vaccarella. Con la
stessa vettura portata a 2000 di
cilindrata, la 206 S, Ludovico Scarfiotti vincerà in quello stesso anno il Campionato Europeo della
Montagna.
A distanza di un anno, al Salone
di Torino del 1966, debutta con
una certa sorpresa una bellissima
vettura che si chiama Fiat Dino
Spider. La carrozzeria è disegnata e costruita dalla Pininfarina,
mentre il motore è fabbricato dalla Fiat su progetto Ferrari.
Cos’ è successo? I regolamenti della FIA (Fédération Internationale
de l’Automobile), massimo ente
in termini di legislazione sportiva, hanno imposto una produzione minima di 500 esemplari di serie per un qualsiasi motore destinato alla nuova Formula 2 di 2000
cm3, visto che proprio in quell’anno la Formula 1 passa da 1,5 a 3 litri di cilindrata. La Ferrari non ha
le dimensioni industriali per produrre in meno di un anno i 500
esemplari richiesti, e così si rivolge alla Fiat.
L’accordo viene stipulato e Mirafiori, in collaborazione con Pininfarina, sforna in un baleno i 500
esemplari richiesti. La storia potrebbe finire lì, ma la macchina è
molto bella, ha un motore mai visto in casa Fiat - 6 cilindri a V con
quattro assi a camme in testa, due
per bancata -, ha 160 CV per 210
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km/h. Fioccano gli ordini, che vanno ben oltre i 500 esemplari previsti. La Dino Spider entra a pieno diritto nella gamma Fiat e diventa il fiore all’occhiello della casa torinese. Tale è il successo della Dino Spider, che l’anno successivo, al Salone di Ginevra del 1967,
viene presentata anche la versione Coupé. È completamente diversa dalla Spider, ha una carrozzeria massiccia prodotta da Bertone, quattro posti comodi con arredamento di lusso. Ma al pubblico non piace. È una macchina
voluminosa e pesante, e il pur potente motore Dino non riesce a
darle quella grinta che sarebbe lecito attendersi. L’Alfa 1750 GT e
più ancora la 2000 che comparirà a breve sono più svelte.
Nel 1969 il motore verrà portato a
2,4 litri con la potenza che passerà da 160 a 180 CV, ma questo non
basterà a risollevare le sorti della
Dino Coupé. La produzione andrà avanti fino al 1972, insieme a
quella della Spider. Ma le quotazioni odierne nel mercato del collezionismo sono molto distanti fra
le due versioni. La Spider, soprattutto nella versione 2400, vale più
del doppio della Coupé: 30.000
euro contro 12-14.000 mila.
In un prossimo numero parleremo di un’altra Fiat che ha beneficiato di un altro motore di nobili
origini: il 1500/1600 quattro cilindri bialbero Osca, di stretta parentela Maserati.
❱❱❱❱ Storia
❱❱❱❱ Mercato
Nonostante il prestigio che un motore Ferrari dava alla Fiat, i primissimi
esemplari di Dino Spider furono accusati di non essere all’altezza del
prezzo, a causa principalmente dell’assemblaggio e della scarsa tenuta
in curva anche alle basse velocità.
Fortunatamente, tutti questi problemi sparirono con l’arrivo del motore
2.4, che portò l’auto a maturità. Nonostante la Coupé non fosse giudicata bella quanto la Spider, fu proprio
la prima a raccogliere quasi l’80% degli ordini. Infine, sebbene la Coupé
fosse costruita da Bertone, Pininfarina realizzò non meno di tre prototipi
di Dino Coupé, anche radicalmente
diversi dalla Spider come linea, che
espose in varie occasioni fino al 1968.
Esemplari prodotti Coupé e Spider
1967
2.670
1968
1.993
1969
57
1970
745
1971
1.544
197
2.455
Totale 7.464 unità
❱❱❱❱ Pregi e difetti
Il difetto più grande della Dino fu la
già citata scarsa aderenza della prima generazione, causata proprio dal
retrotreno a ponte rigido. La soluzione fu, nelle 2.4, l’arrivo di sospensioni a ruote indipendenti anche sull’assale posteriore. Il motore V6 da 65°
era, invece, sicuramente la parte più
interessante dell’auto, specialmente
nella versione con cilindrata maggiorata. Infatti, non solo la potenza con
lui passò da 160 a 180 CV DIN, ma
la coppia aumentò del 25% ed era
disponibile a 4.600 giri invece di 7.000.
FUNZIONALITÀ
★★★★★
COMFORT
★★★★★
PIACERE DI GUIDA
★★★★★
SICUREZZA
★★★★★
ECONOMIA
★★★★★
(Elaborazione ANFIA su dati FIAT)
❱❱❱❱ La Gamma
Le Dino Spider e Coupé non differivano solo per il nome, ma anche per
lo stile della carrozzeria e per molti
aspetti tecnici. Infatti la Coupé aveva un passo più lungo (2.550 contro
2.256 mm), che si traduceva in un
comportamento più sincero, ma era
anche più pesante e progettata per
quattro persone.
Il passaggio dalla prima alla seconda generazione di Dino non si ridusse solo a un nuovo motore e nuove
sospensioni, ma le differenze furono
sostanziali. Infatti, non solo fu aumentata la dimensione dei dischi posteriori e del radiatore, ma fu sostituita
anche la frizione idraulica con una a
cavo e, soprattutto, arrivò un nuovo
cambio ZF già usato in Ferrari. Senza quindi aprire il cofano, le Fiat Dino
2.4 si riconoscevano immediatamente per la posizione della retromarcia,
posta in alto a sinistra come sulle tutte auto del Cavallino. Il serbatoio fu
poi portato da 66 a 70 litri. Esteticamente, sulla coupé arrivò una nuova
griglia anteriore a maglie quadre, nuove feritoie, gruppi ottici posteriori modificati e i ripetitori laterali cambiati di
posizione.
Sulla Spider, invece, variava principalmente la griglia e il paraurti. Anche l’abitacolo cambiò molto, pur
mantenendo il medesimo stile.
❱❱❱❱ indirizzi
Club: www.dino-owners-club.de
Libri: Fiat Dino, di J.P. Gabriel.
Giorgio Nada Editore, 1994
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