Progetto Lauree Scientifiche 2009–2010 Dispense esperienza Antropologia Molecolare Progetto Lauree Scientifiche 2009–2010 Dispense esperienza Antropologia Molecolare 1 2 AMPLIFICAZIONE DEL DNA MEDIANTE REAZIONE DI PCR (Polymerase Chain Reaction) Progetto Lauree Scientifiche 2009-2010 Esercitazione di Antropologia Molecolare 1. Introduzione 1.1 Che cosa studia l’Antropologia Molecolare L’Antropologia Molecolare, una disciplina relativamente recente nell’ambito di quelle dedicate allo studio dell’Uomo, è incentrata sull’analisi della variabilità biologica delle sue popolazioni. Lo studio di questa variabilità, non necessariamente corrispondente a quella osservabile da un punto di vista culturale e/o linguistico, permette di ricostruire l’origine e l’eventuale mescolamento delle popolazioni umane, nonchè la storia evolutiva dell’intera specie (Homo sapiens), dalla sua nascita Cromosoma Y in Africa, all’incirca 200.000 anni fa, alle migrazioni che hanno portato al popolamento dei restanti continenti. 1.2 I marcatori classici Prima dell’avvento della PCR lo studio di questa variabilità era condotto mediante l’analisi dei cosiddetti marcatori classici, le proteine. In particolare si studiavano le proteine presenti sulla membrana dei globuli rossi e quelle liberamente circolanti nel sangue. Le più conosciute sono quelle che determinano i sistemi gruppo ematici (i gruppi sanguigni, ad esempio AB0, Rh); gli isoenzimi eritrocitari (forme molecolari DNA mitocondriale diverse di uno stesso enzima, come ACP, PGM, 6-PGD) e le proteine sieriche (aptoglobine e transferrine circolanti nel sangue). 1.3 I marcatori genetici Nel 1983 il biochimico e premio Nobel Kary Mullis mise a punto per la prima volta la reazione di PCR (Polymerase Chain Reaction), cioè l’amplificazione di specifici segmenti di DNA fino all’ottenimento dell’elevatissima quantità di copie necessaria per una sua successiva analisi. Questa innovazione ha permesso di passare dallo studio delle proteine direttamente a quello dei geni, i segmenti di DNA responsabili della loro produzione. Progetto Lauree Scientifiche 2009–2010 Dispense esperienza Antropologia Molecolare Progetto Lauree Scientifiche 2009–2010 Dispense esperienza Antropologia Molecolare 4 3 La variabilità delle popolazioni umane osservata a livello proteico è, infatti, il risultato di una ben maggiore variabilità genetica, che consiste in differenze, da individuo a individuo, nella sequenza Polimorfismi unici (M91, M31, YAP…) nucleotidica dei geni che portano a differenze nella sequenza amminoacidica delle relative proteine. Un polimorfismo genetico è quindi una determinata posizione nella sequenza del DNA che risulta variabile fra gli individui di una stessa specie ed è tale quando una sua variante presenta una frequenza di almeno 1% in una data popolazione. 1.4 I marcatori genetici uniparentali I principali marcatori genetici studiati nell’ambito dell’Antropologia Molecolare sono i polimorfismi presenti sul cromosoma Y e sul DNA mitocondriale. Rispetto ai cromosomi autosomici (la stragrande maggioranza del DNA contenuto nel nucleo delle cellule), questo materiale genetico ha una trasmissione uniparentale, esclusivamente da padre a figlio (il cromosoma Y) e da madre a figlio/a (il DNA mitocondriale), senza cioè che avvenga ricombinazione, ovvero il rimescolamento di parti del DNA materno e paterno nei figli. E’ quindi possibile determinare la discendenza e l’ancestralità degli individui nella linea materna e in quella paterna, poiché individui con un’origine comune condivideranno gli stessi polimorfismi. 1.5 Il cromosoma Y Il cromosoma Y è uno dei due cromosomi sessuali della nostra specie, in particolare quello che determina il sesso maschile e si trova quindi solamente nei maschi. Poiché il 95% della sua sequenza è non ricombinante, nel corso della nostra storia evolutiva è stato trasmesso pressoché inalterato nel corso delle generazioni dai progenitori ancestrali maschi. Pertanto le attuali differenze fra individui sono dovute esclusivamente all’accumulo di mutazioni nel tempo. Questo permette di individuare polimorfismi che avendo un basso tasso di mutazione, non essendo quindi ricorrenti ma unici, risultano spesso specifici di determinate popolazioni o aree geografiche e vengono pertanto utilizzati per costruire la filogenesi del cromosoma Y rappresentata sotto forma di albero. Percorrendo i rami evolutivi di questo albero, alla cui radice si trova l’ipotetico antenato comune, si arriva fino alle diramazioni recenti, che testimoniano le ultime mutazioni avvenute. Inoltre, seguendo un ordine gerarchico i cromosomi Y analizzati possono essere raggruppati in linee dette aplogruppi, definiti dalla presenza di determinati polimorfismi. Albero filogenetico del cromosoma Y Aplogruppi (A, B, C…) Progetto Lauree Scientifiche 2009–2010 Dispense esperienza Antropologia Molecolare Progetto Lauree Scientifiche 2009–2010 Dispense esperienza Antropologia Molecolare 5 6 2. Il polimorfismo YAP filamenti che ne costituiscono la doppia elica. La Taq polimerasi viene infatti estratta dal betterio Lo YAP appartiene alla famiglia dei polimorfismi Alu ed è costituito da un’inserzione di 280 paia termofilo Thermus acquaticus, che vive in natura a temperature prossime agli 80°C. basi nel sito nucleotidico DYS287, situato sul braccio lungo del cromosoma Y. L’utilizzo di questo enzima permette quindi di riprodurre in vitro quanto avviene all’interno delle Le due forme (alleli), YAP- (assenza di inserzione) e YAP+ (presenza di inserzione), indicano cellule quando il DNA viene copiato, garantendo la selezione, l’isolamento e l’amplificazione di rispettivamente la forma ancestrale e quella derivata, che sembra essere comparsa, circa 141.000, qualsiasi regione del DNA di cui si conoscano le estremità fiancheggianti a monte e a valle. anni fa, anche se non è ancora chiaro se si sia originata in popolazioni del continente africano o Perché la polimerasi possa svolgere la sua funzione è tuttavia necessario fornirgli i reagenti che asiatico. essa utilizzerebbe all’interno delle cellule: Gli individui che presentano l’inserzione YAP sul proprio cromosoma Y possono appartenere a due soli aplogruppi: D o E. Per questo motivo tale polimorfismo viene generalmente testato sull’intero dNTPs = deossinucleotidi trofosfati (dATP, dTTP, dCTP, dGTP). Sono costituiti da una campione come screening iniziale per indirizzare le analisi successive in quanto permettere di base azotata (adenina, timina, citosina, guanina) legata ad un deossiribosio, uno distinguere due grossi gruppi di linee del cromosoma Y (D e E / tutti gli altri aplogruppi). zucchero privo del gruppo OH in posizione 2’ e con 3 gruppi fosfato in posizione 5’. Nella miscela di reazione i 4 deossinucleotidi devono essere presenti in eguale quantità in modo che la polimerasi abbia la stessa probabilità di utilizzarli, a seconda di quello O A D D B Q F E necessario ad ogni inserzione. La polimerasi aggiunge un deossinucleotide alla volta, G K legandone il gruppo fosfato in posizione 5’, al gruppo OH in posizione 3’ dell’ultimo nucleotide del primer. In tal modo ogni nucleotide viene appaiato al nucleotide C E D D L P formano fra le rispettive basi azotate. D E H YAP+ N I R E complementare presente sul filamento di DNA stampo, grazie ai legami idrogeni che si J M YAP- Cromosomi Y appartenenti agli aplogruppi D, E (YAP+) e ai restanti aplogruppi (YAP-) MgCl2 = cloruro di magnesio. Fornisce gli ioni Mg++ che fungono da catalizzatori necessari 3. La reazione di PCR (Polymerase Chain Reaction) La PCR è una reazione che sfrutta la capacità di una polimerasi batterica, l’enzima che nelle cellule batteriche si occupa di copiare il DNA quando il batterio si moltiplica, di resistere a temperature sufficientemente alte da permettere la denaturazione del DNA, ovvero la separazione dei due per il funzionamento della polimerasi. Buffer = tampone di reazione. Soluzione salina che garantisce le condizioni chimico-fisiche idonee per un’ottimale attività della polimerasi. Progetto Lauree Scientifiche 2009–2010 Dispense esperienza Antropologia Molecolare Progetto Lauree Scientifiche 2009–2010 Dispense esperienza Antropologia Molecolare 8 7 Primers = oligonucleotidi. Piccole sequenze di DNA, lunghe 18-25 basi, complementari alle sequenze fiancheggianti la regione che si vuole amplificare e alle quali si appaiano. Dal loro ultimo nucleotide la polimerasi inizia ad aggiungere i nucleotidi che costituiranno il nuovo filamento. Una volta miscelati i reagenti in una mix di reazione e aggiunto il DNA che si vuole amplificare, la reazione di PCR avviene automaticamente all’interno di un termociclatore, un’apparecchiatura che compie gli innalzamenti ed abbassamenti di temperatura necessari allo svolgimento della reazione. Il ripetersi ciclico delle 3 fasi della reazione, generalmente per un numero totale di 30-35 cicli, con il raddoppio del numero di frammenti di DNA ad ogni ciclo, poiché entrambi i filamenti di ogni doppia elica di DNA sono utilizzati come stampo, garantisce un incremento esponenziale delle copie di DNA, fino ad alcuni milioni. Ogni ciclo di reazione è costituito da tre fasi: Estensione = la temperatura è fatta risalire fino a raggiungere i 72°C, temperatura che garantisce la massima efficienza della Taq polimerasi. Si realizza così la rapida sintesi di un nuovo filamento di DNA per ciascun filamento stampo, con l’aggiunta di 35-100 nucleotidi al secondo. La polimerasi procede nella sintesi in direzione 5’-3’, attaccando il gruppo fosfato in posizione 5’ del nuovo dNTP al gruppo OH in posizione 3’ dell’ultimo nucleotide del primer o, successivamente, dell’ultimo nucleotide del filamento in costruzione. Denaturazione = la temperatura è portata rapidamente a 94°C con conseguente rottura dei legami idrogeno fra le basi complementari dei due filamenti che compongono la doppia elica del DNA e loro separazione. Al termine dei cicli previsti, il cui numero varia in base alle dimensioni del frammento di DNA che si vuole amplificare, avviene una fase di estensione finale, a 72°C per alcuni minuti, che assicura il completamento dell’allungamento dei filamenti di DNA rimasti incompleti. Allineamento dei primers = la temperatura viene diminuita rapidamente fino alla temperatura di melting (TM), specifica di ogni tipo di primer, e alla quale i primers stessi si 3.1 Protocollo di amplificazione del marcatore YAP allineano alle regioni complementari presenti sui due filamenti di DNA utilizzati come Di seguito sono riportate le sequenze dei primers necessari per l’amplificazione del frammento di stampo. La formazione di legami idrogeno fra le basi azotate del primer e del filamento DNA di 150 paia basi contenente il locus DYS287 sul quale può avvenire l’inserzione YAP. stampo ne garantiscono un appaiamento stabile. La polimerasi si lega a questo doppio filamento (DNA stampo + primer) ed è così pronta ad iniziare la sua attività. YAP.F (forward) 5' CAG GGG AAG ATA AAG AAA TA 3' YAP.R (reverse) 5' ACT GCT AAA AGG GGA TGG AT 3' Progetto Lauree Scientifiche 2009–2010 Dispense esperienza Antropologia Molecolare Progetto Lauree Scientifiche 2009–2010 Dispense esperienza Antropologia Molecolare 9 L’amplificazione di ciascun campione di DNA è eseguita in un volume finale (Vf) di 25 µl di una 10 4. Visualizzazione dei risultati miscela di reazione contenente i reagenti. Di ciascuno di questi sono riportate in tabella la concentrazione iniziale di stoccaggio (Ci) e quella finale nella miscela di reazione (Cf). 4.1 Elettroforesi su gel d’agarosio Per calcolare la quantità unitaria di ciascun reagente (Vi), necessaria per l’amplificazione di un solo Il successo della reazione di amplificazione e la presenza/assenza dell’inserzione YAP vengono campione di DNA, è necessario applicare la regola delle diluizioni di seguito riportata: verificate mediante corsa elettroforetica dei frammenti di DNA ottenuti su gel d’agarosio. L’elettroforesi su gel permette la separazione di frammenti di DNA di dimensioni e peso differenti regola delle diluizioni Vi x Ci = Vf x Cf grazie all’applicazione di un campo elettrico. Il DNA, posto in una soluzione tampone con pH e salinità adeguate, mantiene una carica netta negativa, per la presenza dei numerosi gruppi fosfato che legano i nucleotidi all’interno di ciascun Miscela di reazione Reagenti (Ci) H2O CONC. Finale (Cf) QUANTITA' UNITARIA (µ µl) QUANTITA' x n° tot campioni (µ µl) POPOLAZIONE: filamento, e pertanto migrerà nel campo elettrico in direzione del polo positivo. LISTA CAMPIONI Durante questa migrazione i frammenti di maggiori dimensioni si muoveranno con maggior difficoltà e lentezza attraverso i pori del gel rispetto ai frammenti più piccoli e leggeri, rimanendo quindi più vicini ai pozzetti nei quali sono stati caricati. / DNTPs Mix (10 mM) 0,4 mM PRIMER F (10 µM) 0,2 µM K- PRIMER R (10 µM) 0,2 µM TOT MgCl2 (25mM) 2,5 mM (5X) 1X BUFFER Taq (5 U/µ µl) lasciarne sulle pareti. d’alluminio. 24 (20 ng/µ µl) 3. Trasferire la beuta sul becco bunsen (o nel forno a microonde ma rimuovendo la carta 1 d’alluminio) in modo da sciogliere l’agarosio e mandarlo in soluzione. 25 Volume finale (Vf) 4. Attendere qualche minuto che si raffreddi, aggiungere 1.5 µl di Bromuro di Etidio che funge CICLI DI PCR TEMP (°C) STEP 2 min 94 1 DENATURAZIONE 1 min 94 2 ANNEALING 1 min 52 3 ESTENSIONE 90 sec 72 4 5 min 72 5 ∞ 4 6 ESTENSIONE FINALE STOP da intercalante delle basi azotate del DNA permettendone la visualizzazione ai raggi DURATA ATTIVAZIONE Taq 1. Pesare 0.6 g di agarosio in polvere e trasferirlo in una beuta facendo attenzione a non 2. Aggiungere 30 ml di TBE 1X (tris-buffer-EDTA), chiudere la beuta con un po’ di carta 1U Tot mix DNA 4.2 Preparazione di un gel d’agarosio al 2% ultravioletti. 5. Versare la soluzione nel vassoio dopo aver aggiunto i pettini ad una delle due estremità e al 35 cicli centro. 6. Attendere che il gel sia solidificato, togliere i pettini e sistemare il gel nella vasca di corsa, quindi aggiungere il tampone (TBE 1X) fino a coprire il gel con un sottile strato. Progetto Lauree Scientifiche 2009–2010 Dispense esperienza Antropologia Molecolare 11 4.3 Caricamento degli amplificati Preparare su parafilm tante gocce da 1-2 µl di Loading Buffer 6X e a ciascuna aggiungere 8 µl di DNA amplificato, miscelare bene e caricare nei pozzetti del gel. Il buffer di caricamento ha la funzione di rendere visibile il campione durante la fase di caricamento ed appesantirlo affinché si depositi sul fondo del pozzetto. La corsa elettroforetica viene effettuata a 95 volt per un tempo di almeno 15 minuti. Infine la visualizzazione delle bande di DNA viene effettuata mediante l’esposizione ai raggi ultravioletti di un transilluminatore. M Maarrccaattoorree m moolleeccoollaarree 430 bp (YAP+) 150 bp (YAP-) 430 bp (YAP+) 150 bp (YAP-)