alla 15. Mostra Internazionale di Architettura

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Padiglione Nazionale della Croazia
alla 15. Mostra Internazionale di Architettura – La Biennale di Venezia:
Reporting from the front
Il progetto intitolato questo vogliamo – questo facciamo creato dal gruppo formato da
architetti croati e lavoratori culturali: Dinko Peračić (il quale è anche il curatore dell’esibizione
), Miranda Veljačić, Slaven Tolj ed Emina Višnić trasforma gli edifici che hanno perso
l’obbiettivo principale oppure non sono mai state usate come previsto, nei posti di un’intensa
produzione culturale e interazioni sociali. Insieme alla mostra all’Arsenale che verrà
inaugurata venerdì, 27 maggio, alle ore 14, sarà presentata anche la pubblicazione
correlata. Il progetto rappresenta tre esempi architettonici e di prassi culturali nelle tre città
croate, presentati non soltanto come un rapporto “dal fronte”, ma anche come azione diretta
“sul fronte”.
Si mette a fuoco la ricostruzione del contenuto dei tre edifici - ex fabbrica Jedinstvo nella
quale opera il centro culturale POGON insieme ad una serie di organizzazioni giovanili e di
cultura indipendente a Zagabria, edificio H del complesso di Rikard Benčić come futuro
Museo d’Arte Moderna e Contemporanea a Fiume ed il Centro della Gioventù a Spalato.
Gli autori Autori esprimono la loro chiara intenzione: „Vogliamo rappresentare il lavoro
architettonico come una disciplina sociale ampia che possa usare vari mezzi e collaborare con
i partecipanti-utenti, appoggiando e ispirando gli sforzi comuni, costruendo gli spazi già
esistenti che vengono usati per il bene di tutti.”
A parte gli edifici stessi ed i progetti architettonici delle loro ricostruzioni, alla mostra
all’Arsenale verrà presentata anche la cultura viva che viene svolta dentro questi spazi: una
serie di opere delle prassi artistiche contemporanee e culturali, come anche diversi progetti
delle istituzioni che dirigono questi posti ed infine i progetti della scena culturale indipendente,
di artisti e attivisti che li usano. Proprio per la mostra sono state ordinate delle opere d’arte
particolari: l’installazione video Istituzioni devono essere costruite della compagnia BADco.,
una serie di fotografie degli spazi e dei programmi fatte da Damir Žižić assieme ai modelli di
Antonija Veljačić. Tra l’altro, verranno presentate le nuove opere di Igor Eškinja, Ana
Hušman, Goran Petercol, Marko Marković. Nel libro, tranne la presentazione di queste
prassi e dei progetti concreti, verranno pubblicati i saggi scritti da esperti e professionisti, i
quali danno un contesto più ampio a questi esempi, tramite le loro riflessioni legate al
significato culturale, politico e sociale di queste prassi architettoniche e culturali. Alcuni autori
di questi saggi sono: Maroje Mrduljaš, teoretico di architettura, Vedran Mimica, preside delle
ricerche al Dipartimento di Architettura presso Illinois Institute of Technology, Hans Ibelings,
editore e teoretico di architettura olandese, Davor Mišković, lavoratore culturale e ricercatore,
Ana Žuvela, esperta in politiche culturali.
Dinko Peračić e Miranda Veljačić sono cofondatori e responsabili di Piattaforma 9,81, e sono
pure gli autori dei tre progetti architettonici presentati. Emina Višnić è la direttrice
dell’istituzione POGON – Centro Giovani e Centro di cultura indipendente a Zagabria, mentre
Slaven Tolj il direttore del Museo d’Arte Moderna e Contemporanea a Fiume. Considerando
che loro sono curatori artistici, manager culturali, attivisti, partecipanti e promotori di prassi
culturali al di fuori delle cornici tradizionali e coloro che costruiscono i propri sistemi lavorativi,
abbiamo a che fare con l’esperienze dirette sul “fronte” architettonico e culturale.
Architettura come un processo sociale
Riflettendo la situazione sul “fronte” dell’architettura e cultura croata, il progetto questo
vogliamo - questo facciamo rappresenta le nuove prassi culturali che si sviluppano al di fuori
delle cornici rappresentative tradizionali. Nell’arco del tempo e grazie alle azioni degli attivisti
culturali ed architetti, questi posti sono diventati una soluzione per le organizzazioni ed
associazioni indipendenti, per gli artisti, attivisti e cittadini socialmente impegnati dove poter
svolgere i propri programmi. Si tratta di edifici abbandonati oppure incompleti di cui lo stato
vuoto da una certa sensazione di libertà - visto che non sono usati da nessun altro, sembrano
delle risorse aperte adatte ad un uso libero. Tramite il lavoro degli architetti, dei cittadini e degli
utenti di questi spazi, le condizioni impossibili presto si trasformavano in quelle possibili, non
rinunciando allo stesso tempo di un’applicazione lungimirante ed un reale miglioramento dello
spazio.
Ideati come soluzioni temporanee, questi edifici erano nelle condizioni pessime e durante gli
anni venivano sistemati progressivamente, grazie alle iniziative e finanziamenti dei loro
abitanti, cioè utenti, come pure gli investimenti periodici dei governi delle città, i quali sono dei
veri proprietari di questi spazi. Tuttavia, questi edifici devono essere ristrutturati e riorganizzati
per poter adeguarsi ai specifici modi d’uso e diversi tipi di eventi e quindi sono stati creati dei
progetti architettonici di ristrutturazione completa.
Di fronte al un tipico processo di lavoro architettonico, dove il committente fa la richiesta
alla quale l’architetto da la risposta tecnica e progettistica, a base di quale gli edifici
vengono costruiti e sistemati dopodiché possono entrare gli utenti, in questi edifici entra
l’arte e cultura prima che gli edifici stessi vengano definitivamente finiti e gli architetti sono
continuamente inclusi nel processo. L’impiego architettonico in questo caso inizia nella
fase dove c’è bisogno e questione da risolvere, non invece quando il progetto è già
definito, risorse economiche già assicurate e le precondizioni per la costruzione risolte.
L’architettura parte dal problema, non dal progetto. In questo modo essa diventa parte
del processo sociale della società per la quale lavora.
La fabbrica per la cultura indipendente : Jedinstvo a Zagabria
La scena culturale indipendente e le associazioni dei giovani radunate nella Federazione delle
associazioni Operazione Città, dopo lunghi negoziati, sono riusciti a stabilire l’istituzione
POGON in collaborazione con la Città di Zagreb. Questa collaborazione civile-pubblica
sostiene un modello innovativo della gestione e uso di un’infrastruttura pubblica. Prima della
fondazione dell’istituzione, l’ex fabbrica Jedinstvo, situata sulla riva del fiume Sava, veniva
usata per i programmi culturali. Lo spazio oggi viene condiviso da POGON, il club culturale
indipendente Močvara Associazione per lo sviluppo della cultura - URK e l’artista Damir
Bartol - Indoš, mentre la parte gestita da POGON viene usata da decine di gruppo e
organizzazioni.
Minori interventi dei cittadini e periodiche attività di ristrutturazione hanno raggiunto il loro
massimo lasciando gli spazi comunque inadatti e inadeguati per un ulteriore sviluppo.
L’impegno architettonico parte dal riconoscimento del bisogno di un urgente miglioramento
delle attività e di trovare, in collaborazione con tanti utenti , una soluzione da poter trasformare
l’ex fabbrica in un centro multifunzionale della cultura viva e delle prassi culturali
contemporanee. La ricostruzione dell’edificio, la sua espansione e costruzione di tutti i
contenuti necessari, segue i rapporti prestabiliti, il modo d’uso dello spazio, la dinamica sociale
creatasi e la struttura dell’edificio esistente. L’architettura nuova non vorrebbe cambiare
violentemente l’ordine neppure introdurre elementi nuovi, mira invece a lavorare con quello
che esiste già, creando un processo aperto il quale assicura una continuità e sviluppo futuro.
Realizzazione della promessa trentennale: Casa della Gioventù a Spalato
Dom mladih (Casa della Gioventù) a Spalato è una promessa ai cittadini di Spalato, una
promessa che viene sempre ripromessa, la promessa di avere il luogo adatto allo sviluppo
della cultura contemporanea giovanile. Proprio come nel caso di Jedinstvo, si è cercato a
lungo di conquistare questo spazio da parte delle associazioni e organizzazioni
indipendenti. Oggi ci lavora avendo un programma e lo gestisce l’istituzione MKC- Centro
multimediale culturale, e lo usano tante associazioni indipendenti, radunate nella
Piattaforma della Casa della Gioventù. Il concetto di una grande istituzione culturale
pubblica con tanti dipendenti ed un’assemblea permanente, come utente dominante
dell’edificio, è stato sostituito con un modello ibrido che si appoggia a tante iniziative le
quali svolgono i propri programmi a modo loro, usano lo spazio e si assumono le
responsabilità per il funzionamento del centro e delle sue parti.
L’edificio del centro giovanile risalente al tempo del socialismo, una struttura
predimensionata che ha dato una vita culturale nuova al complesso proprio nella sua
incompletezza. Il lavoro degli architetti in questo caso non è stato soltanto il progetto della
conclusione definitiva, bensì un avviamento, incoraggiamento e creazione delle condizioni
per una serie di piccoli interventi con i quali si migliora di norma la condizione dello spazio
e in questo modo promuove lo sviluppo del programma. Per poter assicurare e incentivare
lo sviluppo di tante minori iniziative che hanno bisogno di questi spazi, l’edificio compatto
è frammentato in venti unità autonome le quali possono funzionare relativamente
indipendentemente. Progettato come uno stabile teatrale classico, questo edificio è
diventato un centro culturale e sociale, un posto delle interazioni sociali intense.
Materializzazione del museo: MMSU nell’edificio H a Fiume
Museo d’Arte Moderna e Contemporanea a Fiume, ormai da anni cerca di assicurarsi uno
spazio nuovo, perché questo attuale spazio affittato della galleria che si trova all’ultimo piano
della biblioteca non risulta adeguato per il suo ampio programma delle attività. Dopo alcuni
tentativi falliti di concludere certi progetti culturali grandi, incluso l’edificio del MMSU, è stata
lanciata l’iniziativa del riuso del ex complesso di fabbriche Rikard Benčić tramite diretti e
minimi interventi. Metodi e mezzi sviluppati e verificati sulla scena culturale indipendente ora
vengono usati per un’istituzione pubblica, il che come risultato ha la materializzazione dello
spazio e delle attività, invece di rimanere nello stato permanente d’attesa. Con questa
manovra il Museo è uscito dall’ibernazione ed è diventato un’istituzione in continuo sviluppo,
costruzione e trasformazione. La ristrutturazione dell’edificio H per i bisogni del museo fa parte
del progetto Fiume 2020 - La capitale europea della cultura, insieme alle regolari attività
museali, numerose mostre e altri programmi, il Museo mette in risalto i sui progetti che
assicurano una partecipazione diretta della società. Il Museo svilupperà un posto particolare:
Cucina - il centro delle migrazioni creative.
Il Museo entra nello spazio dallo stato sostenibile minimo nel quale potrà iniziare con il proprio
lavoro sociale e culturale, con gli investimenti minimi. Il programma e lo spazio si
svilupperanno insieme organicamente. L’architettura ha offerto la base sulla quale ogni nuovo
intervento del miglioramento dello spazio sarà facile da adattare in una seguente unità. Nella
prima fase il Museo occuperà soltanto una parte del pianterreno e del primo piano di una parte
dell’edificio H, nella seconda fase userà tutto questo spazio, e nelle fasi seguenti si espanderà
anche su altri due piani superiori. L’esistente edificio industriale riceve uno sistema
comunicativo nuovo il quale permette il movimento semplice e robusto in modo da accentuare
la sua logica industriale originaria.
Organizzazione dell’esibizione alla Biennale Ministero della cultura della Repubblica di
Croazia come commissionario ed il principale supporto finanziario del progetto dell’esibizione
della Croazia alla Biennale, a nome del Ministero il progetto viene coordinato da Nevena
Tudor Perković e Iva Mostarčić.
L’organizzatore dell’esibizione è Platforma 9.81 (Spalato), i partner nell’organizzazione sono
POGON (Zagabria) e MMSU (Fiume).
L’esibizione della Croazia alla Biennale, accanto al Ministero della Cultura, hanno sostenuto:
Fondazione Hrvatska kuća, La Città di Zagabria e L’ente del Turismo di Zagabria, Città di
Rijeka / Rijeka 2020, La capitale europea della cultura e Città di Split.
Gli Sponsor dell’esibizione: Zumtobel,, Hrvatski telekom, Doka Hrvatska, Pomak, Carpenteria
Gojanović.
Media sponsor dell’esibizione: Kulturpunkt.hr, T-Portal e Vizkultura.
Informazione
www.we-need-it-we-do-it.org
Contatto
Koraljka Mindoljević
[email protected]
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