Attrito Definiamo la forza d’attrito (nota come attrito) quella forza sempre esistente e sempre opposta al moto che si manifesta ogni qualvolta due materiali sono a contatto tra loro. La resistenza al moto interessa tutti i tipi di mezzi (solidi, liquidi, gassosi). Il termine “forza d’attrito” si riferisce all’attrito che si sviluppa tra due corpi solidi. Si possono avere diversi casi: un solido che si muove in un liquido o un solido che si muove in un gas e in questi due casi si parla di resistenza del mezzo. Esistono situazioni in cui si accresce volutamente l’attrito per favorire il moto. Può sembrare in contraddizione con il fatto che l’attrito è sempre opposto al moto, ma si pensi all’esempio della sabbia su una strada ghiacciata. Per evitare di scivolare si aumenta l’attrito. Analizzando l’azione del camminare, in assenza di attrito il piede scivolerebbe all’indietro. La forza d’attrito (che si indica con Fa) è indicata come un vettore che ha la stessa direzione del moto. Questo non è una contraddizione! La forza d’attrito infatti impedisce al piede d’appoggio di scivolare all’indietro quando l’altro viene sollevato. Esistono situazioni in cui si cerca di ridurre l’attrito. Per esempio, una macchina non potrebbe funzionare se le sue parti non fossero state lubrificate per ridurre l’usura e il dispendio di energia. Studieremo l’attrito che si sviluppa tra superfici solide. Per prima cosa analizziamo le CAUSE e in secondo luogo i TIPI DI FORZE D’ATTRITO che esistono tra i solidi. CAUSE: per quanto le due superfici possano apparire lisce ad occhio nudo, esse sono sempre ruvide. Un tempo si pensava che l’attrito fosse dovuto al reciproco inceppamento tra le asperità (anche microscopiche) tra le due superfici (si veda libro a pag. 72). Tuttavia, recenti studi hanno dimostrato che nei solidi (specie nei metalli) l’attrito è dovuto a fenomeni di adesione locale (si verificano delle micro saldature, si formano deli legami chimici). Per superare questa adesione locale occorre applicare una forza abbastanza intensa da staccare le zone saldate. Una volta che le due superfici sono in moto l’una rispetto all’altra, si può manifestare un’altra forma d’attrito, quando le asperità di un materiale penetrano “ad aratro” in quelle dell’altro. Distinguiamo quindi la forza d’attrito: in Forza d’attrito statico Forza d’attrito dinamico ( che a sua volta si distingue in radente o volvente) La forza d’atttrito statico comprende i casi in cui la forza d’attrito è sufficiente ad impedire il moto di una superficie rispetto ad un’altra. L’attrito radente si ha quando le due superfici strisciano l’una rispetto all’altra. L’attrito volvente si ha quando una superficie rotola rispetto ad un’altra senza slittare (nei punti di contatto). Un esempio di attrito volvente: si ha tra le ruote di un treno e le rotaie. L’attrito volvente viene attribuito a deformazioni locali nelle zone di contatto ed è l’attrito più difficile da studiare. TIPI DI FORZE D’ATTRITO TRA I SOLIDI Sperimentalmente la forza d’attrito (nei solidi) dipende dalla natura delle superfici e dal carico (forze che le due superfici esercitano l’una contro l’altra). Considero un corpo posto su un piano orizzontale. Se su di esso non agiscono altre forze oltre alla forza peso P, si ha che la forza d’attrito è direttamente proporzionale alla forza normale (la forza esercitata dalla superficie S sul corpo in reazione alla forza esercitata dal corpo sulla superficie). πΉοΏ½ππ‘π‘ πΉοΏ½π Se agiscono altre forze, πΉοΏ½π è la somma algebrica delle componenti delle forze lungo l’asse y. • La forza di attrito statico πΉοΏ½π tra le due superfici parallele a contatto è diretta nel verso opposto a quello del moto relativo delle due superfici ha intensità: πΉοΏ½π ≤ ππ πΉοΏ½π (dove ππ è chiamato coefficiente d'attrito statico, è adimensionale ovvero è un numero, compreso tra 0,001 e 1,5 e dipende dalla natura delle superfici a contatto). Esempio: gomma su cemento Asciutto Bagnato ππ 1.2 0.8 ππ· 0.85 0.6 • πΉοΏ½π può avere intensità diverse: per capirlo, facciamo l’esempio con una cassa. Una persona spinge una cassa su un piano orizzontale applicando una forza orizzontale chiamata Forza applicata, indicata con πΉοΏ½π΄ππ . Se la cassettiera non si muove, si ha πΉοΏ½π΄ππ =πΉοΏ½π . Se si mettono in due, e la cassa non si muove, la forza πΉοΏ½π΄ππ aumenta ma anche πΉοΏ½π ππ’ππππ‘π Se l’intensità della forza applicata supera l’attrito statico, allora la cassa comincia a muoversi. La massima forza d’attrito statico si ha poco prima che la cassa cominci a scivolare. πΉοΏ½π ππ΄π = ππ πΉοΏ½π • Una volta che il corpo è in moto, scivola sulla superficie ed interviene una forza di attrito dinamico πΉοΏ½π· = ππ· πΉοΏ½π Dove ππ· è il coefficiente d’attrito dinamico radente, con ππ· < ππ πΉοΏ½π sorge in risposta ad una forza applicata. Intensità e verso di πΉοΏ½π dipendono dall’intensità e dal verso di πΉοΏ½π΄ππ . Se la persona spingesse in verso opposto, anche il verso di πΉοΏ½π si invertirebbe. Quando πΉοΏ½π΄ππ >πΉοΏ½π ππ΄π Allora la cassettiera comincia a muoversi e subentra la forza d’attrito dinamico. πΉοΏ½π· = ππ· πΉοΏ½π πΉοΏ½π΄ππ =πΉοΏ½π· allora si ha un moto, velocità costante πΉοΏ½π΄ππ > πΉπ· allora si ha un moto accelerato In generale, si ha πΉπ = ππΉπ , dove π è costante per velocità di alcuni metri al secondo, poi varia.