'. -- ',: '4 '" , , .. : " _-' _ _ ...... , • i� " - .,�, -:: ,.,', '.' � I .' ':" . " . .. , , ". ". ·1. StndiL sulla :", Impallinnzione' i�l' alcune piu,Ùte.; '�8H� L.' 2'� C011tinn�z_i,�ne degli studiì �ùllhi Iml)'�lliIj{iii()np� j87j�' 'J.;. ,2 .. ';3,. Ulteriori ··st.ndii .8 ,considerazioni A�lpa�'ll�ll}(;Hinn�l()ne, '187-fl.; L� '2', 2. '. Funghi. de I �apOlitanoJ.J878,<L. '5. .':.' '. Ohservations on some -species of NeapoH�àn fungi, .1Ri!),: L '4-. ." , , , '. , 5. '. H. �ùlla malatuia dei apparsa negli .orti �di' Napoli.'; ca'Voli , ,1�78 . . ' . 2 ' , C.atalogo,· ·dflll� piante raccolte .. 'Palestlna, 1881, L. .1.', .. Prof. ",costa" "':,. .' '. delle ,Pompéiani, 1879,: 'L. Enumerazione piante' u .. .: -. , deÌle piante rappresentate .nei . '. io. Asione 'della .r temperatura t della. umidità ' , �ipi�ti rel�ti�a. 'e " .\ . . in ." , . . :dlPintl .,'" Pornpeia ... -neì . . \ , .rappresentate ,': ni, 1831'" L· 0,50. . -. .: ' . :,,8. Illustrazione 9'., Egitto' �d in' -dal ' > -:Ò, Iira 1. '.7., .. . ·à�l,!� ltic�; traspirazione delle piante",' 1�7R, L. 5. :.11. Ricerèh�: sperimentuli intornO' all' azione delia' Ince sniia tl'�':' ..,... .,...., .spiraaione �d�lle piante.. 1870',:' L.'). 12. La l�ce 'e, la ira�piraziorie, nelle ·piantér. lsBO,.,L,.:,5 .' r, ,"," 13 inflllence dé la Iumière: SUI' la' "transp,Ìl:atioÌl 'des' plantea., '.' sulla - . . " . . ' .. ' ,. , _ ,"" :',' ·c�i�oga.m:e 'paras�it� 'de,tle' piante ti, ..... 'nie':zzi :ed ai oombatterlé; grarìe 1881;. :1; '2>,': ;',. .. ,;" per 15', Osservazioni su di alcune" specie dI. funghi dei: N apolitano t'. e' .' Mscrizione' di due' nuove specie, i88(.'L. 1.. .' .:"'.'_" 16." Considerasioni �nl�à ·:pl�odù.ziO'·n� ,(:t'�l tahaeco :i�)taÙtt �'.' e stilla conveniènsa di ,es�e'ilderne .Ia .ecltivasione, '1881, L�. O;5Ò. Sull' Anbraenosiio vaioli') 'della' vite, '1881; ·IJ. '1. 17. ' 14 .. " 1880',.�! 1. '.', . , 'Notiziè .intorno. ad r '. ; , ' , _ .. '. ' " , . '.' ' ' � . 1 R.' Il J\'Ial/,�el'o' dclle vite, 1882,.)� 1,:', .. .. • • • alcune ' . SULLA GOMMOSI 'DEI FICHI JY.I:EMORIA del Prore O. CO.ES I Notizie storiche' della malattia nel Cilento. La malattia, che Cilento, infìerisce nei Fichi' non è nuova pel antica data'. (1) Vecchi coltivatori assicu­ ora ma rimonta ael 'che fin da 30 anni indietro' essi avevano osservato, che alcune piante di Fichi, mentre in apparenza sembravano ve­ rano affette dal morbo, il quale 'colpiva intensa­ piante lungo restate (massime in luglio), traendole in po'Chi giorni a morte. In altri casi la malattia faceva dis­ seccare successivamente i rami dai più giovani ai più adulti, in modo che le piante morivano di morte prematura, ma lenta. Talvolta si vide che alcune piante di Fichi venivano smosse dal vento, a preferenza di altre coltivate accanto, e che le gete, pure erano mente le seguito alla missione avuta dal Agricoltura di. studiare la malattia. dei fichi nel Ci­ lento, e fu letta al R. Istituto d'Incoraggiamento in Napoli nella tor­ nata accademica del dì 13 maggio 1884. È da notarsi però che la malsania dél Pico non è esclusiva pel Cilento, ma che essa si riseon­ tra ov,!nque si coltiva tale pianta. Infatti ho potuto osservare la stessa malattia anche nella provincia di Napoli, di Terra di Lavoro, di Bari, nonchè nel Gargano e nelle Calabria. Nella presente ristam­ pa poi terrò presente anche il risultato d'elle osservazioni fatte dopo (1) Questa memoria fu. scritta in R. Ministero di che questa memoria venne pubblicata. -2. piante smosse perivano a capo di poco tempo, dappoichè esse dice) sbonaoano, cioè marcivano nelle radici, col­ (come pa dell'acqua, la quale penetrava più facilmente per la terra cola si smossa attorno al ceppo. Quei lavoratori, ascrivendo il marciume delle radici all'a­ zione del vento che smuove il fusto, ed all'acqua che ristagna allo smovimento del terr.eno, 110n hanno mai ritenuto che il marciume potesse avere alcuna re­ attorno alle radici in lazione con Ed invece incolto malattia, che si appalesa nei rami della pianta. opinano che la malattia, ora dominante, e che ha la quasi tutte le sia da ascriversi a Senonchè havvi sa. Alcuni re, stante seguito ritengono piante di Fico coltivate in ben altra disparere che non quella regione, causa. di questa sia estranea la salsedine del nella designazione che la malattia infierisce nei ficheti cau­ ma­ prospicienti il che si sia manifestata anche nei ficheti affatto malgrado riparati dai venti mare, gioranza, marini. Altri invece, e sono in grande mag1: credono che il male sia cagionato dalla larva di un insetto, la quale rodendo il legno del rebbe deperire. Ma ciò germoglio spiegherebbe progrediente più teneri ai più grossi pur tenero il non lo fa­ avan­ man­ zarsi del male, dai rami cando la larva incriminata.Per contrario il farmacista di Pri­ , gnano Cilento, sig. Tommaso Marone, non ascrive il morbo ne all'azione della salsedine del mare, ne dell'insetto parassita. che ha risentito j maggiori danni a causa della mortalità dei Fichi mi ha indicato che i suoi sospetti più gravi cadono sullo stato delle radici, le quali marciscono per malsania.. e Egli fanno gradatamente deperire la pianta. In ogni caso nessuno colà escogitato alcun rimedio per riparare ai danni, sempre più 'gravi, apportati da questa malattia. (1) aveva (1) Mi piace sul proposito di riportare 1'illuminato parere del Targioni-Tozzetti, ricavandolo dalla Relazione intorno ai lavori della R. Stazione di Entomologia Agraria di l/'irenze, pubblicata nell'ottobre 1884. A pago 60-61 egli cosi si esprime: Il nome di Oarolo, e per noi di Necrosi del Fico, rappresenta un'affezione dei rami e dei tronchi della pianta di cui porta il no­ Prof. " " " " " me, della quale la relazione del Comizio va nei termini appresso. Da molti anni, sta provincia hanno cominciato a agrario di Cosenza parla­ gli estesi fìchereti di que­ manifestare i segni di una ma- -3- Caratteri della malattia. Le gliare " piante di Fico affette dalla malattia ritardano a germo­ primavera .l nuovi germogli sono gracili e corti, e in . lattia per la quale seccano i rami, e le piante deperiscono di anno in anno Facilmente si osserva che il maleficio è opera d'un in­ " ... " setto che punge il " tiglia rossastra " libro, ecc. " ramo. Forse vi s'insinua, e riduce in l'inviluppo erbaceo, il cuticolare e forse È anche probabile che l'insetto si annidi sotto addensata ma " Gli esami da noi istituiti osservazioni locali ". zione; non mi, si rinvennero brani. indicazioni: Nei rami " " " " � " escavazione lineare circondata dal tessuto bruno, o parte di tessuto non escavato, ma imbrunito, e si vede poi come in corrispondenza sia incompleta e arrestata la formazione scorza, una una degli strati legnosi. L'alterazione degl'interno dii sempre principia in un' altra del tessuto cellulare che accompagna i fasci fibre-va­ scolari incedendo dalla cicatrice delle foglie; e nelle cicatrici stes­ o se, so a lato si nell'aspetto. setto, insetti può il trasudamento di osservare Per quanto sia indicato non ve ne sono, " zione " mente alterato si vede soltanto " aderisce alle " " " " " confermarono le pel miglior giudizio Crittogamico di Pavia con le seguenti giovani corrisponde alla depressione, sotto la " " (prosiegue Targioni) Di tutto rimettemmo i materiali al R. Laboratorio " la gom­ quanto alle apparenze ed al luogo dell' altera­ però quanto agl'insetti, di cui, nè fuori nè dentro i 1'90- " " pol­ anche il ... " " una del tessuto propria Questa caJlsa di gommo­ tutto un in­ sembra che si tratti di un'altera­ sopra indicato. Nel tessuto più grave­ una materia gialla, granulosa, che pareti cellulari lettera e come un umore o dei vasi, e le colora. ebbe alcuna risposta per la morte del com­ pianto Prof. Garovaglio. Però Targioni soggiunge: Ma ora siamo in grado di aggiungere che il male non è particolare alla Sicilia nè raro. Oomincia dai giovani rami, ma si diffonde pei più maturi e Ora non è inutile di avvertire che l'infezione dei r a­ pei tronchi mi di fico per gl'insetti ricordati e la necrosi sembrano non di ra­ non ... " ,,- " " " " do combinarsi fra Ioro ; così parve dall' esame della spedizione del di Pollica (Prov. di Salerno), nella quale si trovare­ sig. Pignatari no rami' affetti di necrosi testudinaia Targ. interne (da larve senza insetti, (Ooccus ficus Fab.), e xìlofaghe). " rami infetti di Columnea rami escavati da gallerie -4- più o meno prontamente. Le nuove foglie sono più piccole più sottili delle normali: hanno un colore più pal­ e talvolta sono affatto clorotiche, presentando macchie lido, s'imbruniscono e di secchereccio sparse per la lamina; soventi il loro margine Tali germogli rachitici e e quasi bruciato. si mostra arsiccio clorotici si disseccano ordinariamente nel decorso dello stesso anno, o perdono le foglie innanzi tempo; donde siegue che i fichi cadono immaturi. Al venturo anno la pianta torna a germogliare dalle parti precedente; ed i nuovi ger­ cioè a loro volta si presentano stessi fatti, ·mogli ripetono gli gracili e clorotici, e si seccano presto. E siccome questo dis­ seccamento si ri pete nello stesso modo per tutt' i germogli sottostanti ai rami secchi dell'anno quali spuntano sempre al di sotto dei rami seccati innanzi, succede che le piante incolte dal morbo in­ di allungarsi nei rami, si accorciano sempre più, ed il venturi, i nell'anno vece coltivatore trovasi nella dura necessità di recidere di quantità sempre maggiore rendo la chioma dell'albero. anno una Qualora poi si esaminano con di rami analisi si trova che sul ramo, più anno in secchi, impove­ minuziosa i ger­ superficie di dalla mogli sofferenti, impianto delle foglie distaccate: geme gomma, la quale si rac­ coglie in gocciole, della grandezza quasi di un pisello, in cor­ rispondenza di ciascun fascio fibro-vascolare beante, che dal ramo passava nella foglia distaccata. Questa gomma, quando si riversa all'esterno, dapprima è appiccaticcia e diafana, come la comune gomma arabica rigonfiata dall'acqua; dappoi, ed a gradi, diventa sempre più dura, e prende una colorazione di e arancio. . Se per quelle cicatrici di .foglie si conduce sul ramo un taglio longitudinale, si veggono sul legno bianco brillare alcu­ ne righe eziandio colorate in arancio, le quali mentre vanno in su a far capo in quella gomma rappresa alla superficie della cicatrice foliare, dall'altra parte scendono traversando il legno bianco dai rami più sottili ai più grossi. All'esterno dei rami e delle branche principali del fusto si veggono poi delle strisce brune, le quali scendono mano mano dai rami più sottili ai più grossi. Lungo queste strisce la corteccia si dissecca, si screpola, ed imbrunita si distacca facilmente dal legno che -5- ricopre; ]addove brune, nel resto del ramo, dove mancano le strisce la corteccia aderisce fortemente al legno, germogli delle piante colpite dal morbo è facile lo scollamento della corteccia dal legno sottoposto: nei rami più adulti, oltre la corteccia, spesso l'ultima o le ultime zone di legno èon abbastanza faciltà si possono distaccare dalle ri­ manenti (1). Ciò non avviene nei rami delle piante incolumi. Inoltre, a misura che la corteccia s'imbrunisce, il legno sottostante cambia a sua volta di colore, diventando dapprima roseo e poi rosso-fosco. La colorazione apparisce dapprima nella: zona legnosa più esterna, la quale più facilmente si di­ stacca dalla sottostante, e nel germoglio deperito essa si e­ stende non solo a tutto il legno prodotto nello stesso anno, ma anche al midollo, il quale prende un color tabacco, o si d i­ strugge, lasciando ampie lacune nel suo corso. Conviene ag­ giungere infine che i nuovi germogli non si producono mai sul lato del ramo, in cui il legno ha perduto il colore bianco col prendere una tinta rosea più o meno intensa. Ora, l'imbrunimento della corteccia ed il cambiamento di colore nel 'legno sono dovuti alla degenerazione gommosa dei tessuti; e la gomma prodotta, o ristagna nel suo sito, o dal parenchima legnoso si riversa nei vasi, come chiaramente si può constatare quando si praticano degl'intacchi e delle reci­ sioni sui rami, massime dopo le piogge primaverili. Su quelle superficie di rami recisi si vede allora nettamente gemere della gomma in corrispondenza dei vasi beanti, e la emissio­ de ne è tanto maggiore, per quanto la pianta è più grave­ Nei teneri mente attaccata dal male. N ella stessa sezione si osserva ge­ la gomma eziandio da tutta o da quasi tutta la zona ri­ generatrice. Locchè dimostra che essendo invasa dalla gom­ mere i nuovi tessuti da questa for­ mati non possono essere normali, e perciò la zona legnosa pro­ dotta in tale stato deve per necessità facilmente staccarsi da ma anche la zona quella formatasi (1) rigeneratrice, nell'anno innanzi. Malattia del ròtolo, forestali. Di questo fatto si alla malattia del Nocciuolo. detta volgarmente sfoglio per le piante parola nella memoria intorno è tenuto -6- Richiamo su di ciò in modo particolare l'attenzione dei col­ tivatori. Essi poco si preoccupano della presenza della gomma, perchè ritengono che essa si ravvisa anche nelle piante cre­ dute sane. Ma fo osservare è della gom­ manifesta sintomi evidenti di de­ che quando la produzione minima, la pianta non perimento; tali sintomi però si vanno mano mano manifestando ed accrescendo, a misura che aumenta la produzione della gom­ ma. Nè può essere altrimenti; imperocchè se è risaputo che la gomma è prodotta in massima parte dalla degenerazione del­ l'amido, e che l'amido è una delle sostanze più importanti de­ stinate alla produzione dei nuovi organi, e quindi dei nuovi ger­ mogli, ne deve seguire necessariamente che a misura che va diminuendo la riserva amilacea a causa della gommosi, andrà indebolendosi la forza vegetativa della pianta, e quindi' anche la vigoria e ]0 sviluppo dei nuovi germogli. S'inganna a partito quel coltivatore, che resta indifferente innanzi alla prima appa­ rizione della gomma sulle piante; dappoichè quella gomma corrisponde ad altrettanto materiale amilaceo, il quale invece di servire utilmente alla produzione dei nuovi organi della pianta, e ad alimentare quelli già formati e viventi, diviene per contrario un prodotto di escrezione, che si sottrae all'im­ perio ed all'esercizio della vita. Mal si appone chi ritiene che la gomma sia prodotta dal materiale organico, ch'è eccedente pei bisogni della pianta; perchè se così fosse; non vi sarebbe ragione perché questo materiale eccedente non fosse adoperato a rinvigorire gli organi III formazione, mentre invece si osserva che questi, lungi dall'avvantaggiarsene, deperiscono (1). ma Per assicurarsi di quanto nocumento torni alle piante la de­ generazione gommosa basta conoscere l'opinione di alcuni sommi au­ (1) tori. Il FERRARI cosi si esprimeva proposito della gommosi degli agrumi: , liquida uredine arefacit, uniuersamque non raro arborem necat. (Resp. 1646, p. 156). TRECUL a proposito della gommosi degli alberi da frutta riferisce che il ristagno della gomma nella corteccia, tratte­ nendo un'umidità costante, diviene pernicioso, perchè si stabilisce una. fermentazione, i liquidi s'inacidiscono, e si aumenta la distruziene de " a Gummosa lacrima; quae quamcunque contigerit p artem. " " la maladie de la gomme, etc. tessuti circostanti (Sur 1860, II. Secondo MEYEN p. 621). poi Oomp. rendo la gomma è sintomo di una ma- -7- Avviene talvolta che una pianta, dopo di aver manifestata gomma in un periodo d'intristimento, riprende nuova vigoria Ciò succede per cause particolari e temporanee, che rinfran­ cano la pianta da quello stato d'indebolimento; ma è benanche a risaputo che tosto o tardi sopravviene un nuovo stravaso di gomma, specialmente alla base del ceppo e nelle grosse bran­ che radicali, cui la pianta viene immancabilmente a per. perire. colpiti dalla malattia in parola, si presentano soventi come cospersi di nera fuliggine. Ciò è dovuto alla Fumaggine, la quale si mostra a macchie isolate tanto sul tronco quanto sulle branche, ed a mac­ chie raggruppate sulle foglie e sui rami dai più sottili ai più grossi. In mezzo alle macchie nere della Fumaggine trovansi egualmente numerosi individui di Cocciniglia. Senonchè la Fu­ maggine e la Cocciniglia si presentano spesso, ma non costan­ temente, sui Fichi ammalati; ond'è che gli stessi coltivatori non credono che possa esservi alcuna correlazione tra la Fumag­ gine, il Pidocchio o la Cocciniglia e la malattia dominante (1). Nel Cilento i rami dei lattia, non Fichi, oltre all' essere la quale consiste in ciò che il materiale nutritivo della pianta essere adoperato in totalità a beneficio della pianta. continua ad gommosi è un fatto patologico, imperocché le sostanze ali­ riserva, invece di servire alla nutrizione ed all' accresci­ mento della pianta, degenerano in materiale gommoso (Pflanzen Pathol, 1841, p. 229). Presso a poco dello stesso parere sono gli autori di epoca posteriore che si sono occupati della produzione della gomma nelle piante. (1) Questo fatto era conosciuto fin da TEOFRASTO, il quale sul pro­ posito così dice: "Scabies et cochleae adnasci solite ficoruJm pecu­ cc liares suni: neque tamen id ubique accidit ficis, sed morbi queque " pro diversitate locorurn accidere videntur. (Hist. plani, V, 14, 3). Ciò è ripetuto quasi alla lettera da PLINIO con le seguenti parole: " lmpetigo, et quae adnasci solent cochleae peculiaria ficorum vi­ tia. (Nat. Rist. XVII, 24); ed ha avuto una interpetrazione da se induit in frondes, ut in il quale si esprime: Impetigo PORTA, " et aliis Ficus scabiem. patitur liupyro, fico, olea, vite, junipero " mero nimio; accidii quum Virgiliarum exortu acciderint minutiores « pluviae, quae ubi insiderint haerent et ferueni. (Phytogn. n. 209). Per gli ulteriori rapporti tra la fumaggine, la cocciniglia e lo stato della. pianta leggasi la mia recente memoria: Sulla rnelata o man­ Quindi la mentari di " , " " " " na, 1886. -8- Sulla parte del tronco, che trovasi fuori terra, non si os servano sintomi morbosi, tranne qualche spacco longitudmale .. frequente; non a morire, ma se si scalzano le radici della si trova che la corteccia del è imbrunita come cui alterano e fusto, a pianta presso fior di terra, dei germogli, rigonfia, più o meno guasta e facilmente distaccabile dal legno sottostante. Vaste membrane bianchicce di Rhisomorpha si espandono quivi nei tessuti corticali e nella zona rigeneratrice, attaccando an­ che il legno più esterno. Questi feltri di fili micelici della Ri­ zomorfa si trovano egualmente sulle grosse branche radicali, di quella disfano i tessuti nello stesso modo che nel fusto. E mentre la forma subcorticalis della Rizomorfa affetta l'interno delle radici e del piede del fusto, l'altra forma, cioè la subter­ ranea, si distende all'esterno degli organi sotterranei, e si mo­ stra sotto forma di una rete di cordoni neri e lucenti, che tal­ volta s'in tessono membrana più o meno compatta. Quando nel fusto l'intiera periferia del piede è invasa dalla Rizomorfa, la pianta è irreparabilmente perduta. Se si osserva nel pari tempo il sistema radicale, lo si troverà alterato: la corteccia, già in via di disfacimento, trovasi distaccata dal le­ gno, o se ne distacca facilmente; il legno ha perduto il suo colore e la giallo più già disfatte sua a consistenza essendo di ventato di color carico, e grossi radicali: insomma tutto il sistema radicale si trova in di marcescenza (1) dagli " e di umifìcazione Lo sfacelo della parte roseo o le radicelle flaccido; gommoso insieme alla parte terminale di tutti i o meno uno sono rami stato (1). sotterranea del fico era antichi autori. Ed invero TEOFRASTO ci tramanda: - conosciuto fin « Fico etiam eorripiusitur, quem glublere nominant; est glabritas quaedam radicum, et partium proximarum trunci propter nimium h.umorem, (De Causo plani, V, 9, 9). E nell' altra opera: Hist, Ficus auiem. sphaceliemo et plant. IV, 14, 4 lo stesso autore dice: crado occùpatur: ephaceliem.us "vocant si radices nigredine corrum­ PALLADIO a proposito dal governo pantur, cradus vero si ramuli. radices morbo " " " " " " " del fico " accenna alle radici marce nelle seguenti parole: " Gaudet assidua fossione: recidendo su,nt in ea quae aut putria aut (ficus) male repereris, (IV, lO, 28). PLINIO ripetendo quanto avea detto Teofrasto così si esprime: "Et Ctl1n radices quoque pinguescere cee " " .. � --- Nella corteccia delle radici perta del loro legno, si - alterate, ed osservano alla 'delle estese rognole, formate da uno schizomicete affine tredinis, o meglio al Bacillus Amylobacter; serbo di riferire in altra occasione (a). " pere iniereuni:., " Inarescunt ergo " aut non XV II, superficie sco­ placche cene­ al Bacterium pu­ su ciò mi ri­ ma Aut enim in pedes radices erum pii vìs morbi non inirante succo postremo tabes morbusque maximeque: id fici sentiunt. peruenienie (Nat. Hist, ... ..• , , " Eicus cito crescuni proposito del fico dice: sed extemplo abit eorum pinguedo (Phytogn. n. 205) F'icu» gla­ blationem patitur, Si enim imbres nimii f'uere, radix deglubitur Morbus hic radicibus paulo sùperius, isque ex humorem nimietaie "accidere solet (n. 209) est vero quum radi­ Sphacelismus. cibus ex vulnere aut ulcere propter putrefaetionem. calor extingui­ tur precipue moriuntur novellae arbores ut vitis et ficus. (n. 207). GASPARRINI parlando della gommosi degli agrumi così dice: Il fico va soggetto ad un male. distinto dagli agricoltori napoletani coll'epiteto d'infuocatura, e per cui tale albero intristisce e muore Siffatta malattia del fico è sempre l'effetto di un'alterazione primiti­ va cancerosa delle radici, la cui sede sembra essere dapprima nella corteccia, per indi passare al legno, che ne rimane intenerito e di­ sfatto. (L�[ale della gomma degli agrumi, 18G2). BERTONI anche a proposito della malattia. della gomma negli agrumi riferisce: Le ra­ dici degli agrumi trasudano il noto puzzolente viscoso umore, come quelle della vite, del pesco, del fico, ecc. (Memorie sulla nUOI)a malattia degli agrumi, 1865). Da ultimo il BERTOLONI riporta che verso il 18G8 il fico ammalò... le radici furono trovate coperte di muffa (Di una crittogama causa di morte delle piante nel Bolognese, 1877). (a) Nell'altra mia recente pubblicazione: Sul Marciume delle 'ra­ dici e sulla Gommosi della Vite Napoli 1884:, ho denominato que­ 24). PORTA " a .•. " ... " ... " ... .. " " ... , " " " ... " " " " " " " " " , ste schizomicete Bacterium gummis. Questo bacterio è la causa Mal bianco nelle radici della del Vite, e del Mal della Cagna negli Agru­ mi. La malattia detta Pinguedine del Fico (ch'è quella di cui si trat.ta in questa memoria) non è per nulla diversa dalla Pinguedine dell'Ulivo e del Noce, dalla Malattia dell'inchiostro nei Castagni, e dalllfal del Palchetto nel Gelso; le quali sono tutte malattie derivate da viziato processo nutritivo, cagionato dal deperimento e dal marciume delle radici, oppure dall' azione nociva delle basse temperature. I tessuti in tali piante presentano la degenerazione gommosa. Ora nei tessuti soci affetti del Fico, nonchè dell Vite e degli Agrumi , (donde ho g - Se invece la ciume e periferia 10- alla base del fusto è affetta dal dalla Rizomorfa solo in parte, la pianta continua radice al suolo da mar­ a vi­ del tutto qualche perché legata deperita. Questa radice però non tarda a sua volta ad essere presa dal marciume, al pari delle altre, ed allora l' intiera pianta perisce. Senonchè, nelle piante in cui la malattia comincia appena ad appalesarsi nella parte aeI'ea, per quante radici si scalzino è vere, e si esaminino, non ricavato il materiale non si troverà mai traccia di Rizomorfa nè pei miei studii intorno alla gommosi), e su- nella costante la presenza di un gomma delle stesse piante ho ravvisato A questo nome .di Bacterium gummis. 001 definito ho che bacterio, bacterio alludevo nelle mie SCOPERTO NELLE VITI (Rev. Mycol. 1883, AFFETTE p. 61; pubblicazioni: SUL DA Portici MAL NERO, PRETESO TANNINO , SOLIDO 1 novembre 1882 1883, XIII. p. 15); LA FIL­ Palermo, 1883 (Rev. Mycol. luogo i particolari di questo Bot. Ceniralbl; LOSSERINOSI ED IL MAL NERO DELLA VITE, 1883, pago 264). Rimandando ad altro bacterio, per ora mi limito dire che l'ho trovato nel terreno in con­ tatto con le radici sane, e poi nelle radici alterate, e ovunque nel parenchima amilifero della pianta, inducente la trasformazione del contenuto delle cellule, e specialmente dell'amido, in gomma. I bat­ teri della gomma nel Fico sono dei corpuscoli ovali od ellìttici, spesso accoppiati, e talvolta disposti a catenule, formate da tre o quattro corpuscoli. La lunghezza media di ciascun corpuscolo è di circa 1,6 mkm., e la larghezza è di circa 1,1 mkm. Ad onta che tale mia ricerca fosse stata riportata dalla stampa estera, purb TROUESSART nella sua recente pubblicazione: I microbi, i fermenti e le muffe, 1886, a pago 38 ha equivocato coll' assegnare a Pirotta ed a Cugini la definizione bacteriaoea del mal nero nella Vite, mentre costoro hanno un'opinione ben diversa intorno alla cau­ sale di codesta malattia, come chiaramente rilevasi dalle loro pubbli­ cazioni in proposito. La presenza di questo bacterio nei tessuti gommosi dei Fiohi , della Vite e degli Agrumi mi trasporta ad un'altra idea. Ho pubbli­ cato altrove: LA RHIZOMORPHA Portici, 16 E NECATRIX, 1883 LA DOMINANTE MALATTIA DEGLI (Rev. Mycol. 1883, p. 119; Bot. Oen­ 275); LE CRITTOGA�IE PARASSITE DELLE PIANTE AGRARIE, Napoli 1882, pp. 223, 486, che la Morìa del Gelso (Mal del F'alchetto) corrisponde alla Pinguedin-e del Pico nonchè alla Gommosi delle piante da frutto a nocciolo, e che perciò la Morìa del Gelso provieALBERI, marzo tralbl. XIV. p. , -11- perficiale né interna alle radici. Si troverà invece che l'alte­ razione gommosa comincia nella parte sotterranea del fusto, ed in corrispondenza dei vecchi nodi della talea, per mezzo della , quale la pianta si era ottenuta. Cosl l'altor-azioue si propaga uel moncone, diffondendosi dal ceppo sotterraneo ai l'ami radicali, che da esso partono. Iniziatosi il processo di gommificazione in radicale, esso si propaga perimento completo di quel ramo. un ramo immancabilmente fino al deI Nello stesso modo vengono attaccate, l'una da gommosi. Ma poiehè dopo l'altra, nei tessuti affetti degli Agru­ gommifìcaaiono del con­ tenuto cellulare è cagionata dal Bacterium gummis, il quale si spin­ ge fìnaneo nelle foglie, ove induce le macchie di seochereccìo (Mal della Fersa) per la morte del parenchima foliare, ritengo che i cor­ puscoli del Cornalia (microbi causali della Pebrina nel Baco da seta) siano somministrati al Baco mediante le foglie del Gelso incolte dalla Fersa. Ciò posto, hanno bene ragione quei sericoltori, che sostengono essere la Pebrina del Baco cagionata dalla foglia malsana; avvegna­ chè le foglie dei Gelsi ammalati per Falchetto devono contenere ap­ che poi passano a costituire i corpuscoli del punto quei baeterii Cornalia nell'organismo del Baco. Inoltre havvi anche una data sto­ rica, che avvalora la mia idea; ed invero, l'ili ade dolorose delle ma­ lattie nei Bachi da seta cominciò verso il 1840, e fu precisamente verso quell'epoca, che cominciò a mostrarsi allarmante la Mor�a nella Vite e nel Gelso, nonchè nei comuni alberi da frutto. Aggiungo infine che la coltivazione di tale bacterio nel brodo di pollo mi ha dato eccellenti risultati. Ho preso un minuszolo di tes­ ne vera una mi, della Vite e del Fico ho trovato che la , suto gommoso della radice . di una Vite e contenente il Bacteriura pollo sterilizzato. Tralasciando di riferire tutto il procedimento seguito per impedire lo sviluppo di germi differenti, dico che a capo di 24 ore il brodo di pollo si è in­ torbidato, e dopo due giorni ha sviluppato una ricca copia di.anasse di zooglee con straordinaria moltiplicazione degli stessi bacterii. La' gummis, e l'ho immerso nel brodo di temperatura si è nersi che non cercata di mantenere molto diversamente deve a circa 30° C. Ond' è a rite­ procedere la moltiplicazione seta, quando esso introduce corpuscoli del Cornalia nel Baco da che trovavasi nel tessuto foliare del. sno organismo il bacterio Gelso, specialmente quando si mantiene elevata la temperatura. della bigattiera. dei nel 12- - pianta, andando sempre da quelle più superficiali. Ed in tal rincontro può oc­ tutte le radici di una -stessa alle più profonde correre, che sotterraneo, se solo lato del ceppo solo le radici impiantate da quel lato, il male si periscono avanza da un mentre continuano a funzionare le altre inserite sulla parte an­ del ceppo. Qualora poi non si asporti prontamente tutta la parte alterata del monco ne sotterraneo del fusto, e non cora sana ferita, succederà che estendendosi l'alterazione in tutta la parte sotterranea del fusto, tutte le radici che da esso partono saranno attaccate dalla gommosi, e verranno mano mano a deperire insieme all'intiera pianta. Ebbene, quando comincia l'alterazione nel sistema radicale si caustichi la , si riscontra sempre lo schizomicete accennato, cuna traccia di micelio rizomorfìco; il e non mai al­ quale si appalesa, quando già avanzato, contribuendo ad accelerare la morte della pianta. Non si ha poi da meravigliare, se alcuni con il disfacimento è Hartig ritengono, che Rizomorfa; dappoichè il marciume delle radici sia dovuto alla probabilità hanno vi­ essa era languente o morta, sitato la pianta nel tempo ed allora, avendo incontrata la Rizomorfa, non si sono peritati d'incolpare questa della estinzione della pianta. E poi nei Fichi del Cilento si ha un argomento ben più positi vo per escludere la colpabilità della Rizomorfa; imperocché tutt'i coltivatori asse­ riscono, ed io ho accertato il fatto, che la malattia è saltuaria. In uno stesso ficheto si osserva che i Fichi non periscono sue­ cessìvamente, e la malattia-non si espande radialmente come dovrebbe avvenire, qualora la causa del morbo fosse la Rizo­ morfa; ma gli alberi sono colpiti quasi contemporaneamente in luoghi diversi, talvolta vicini, talvolta lontani. Nel terreno in declivio, sono affetti ora alcuni fra gli alberi siti più in basso, ora quelli più in alto; la malattia si diffonde ora salendo, ora' scendendo, ma quasi sempre attaccando gli alberi saltuariarnen­ costoro con molla in cui te, 'e' Il non successivamente. prof. Hartig ed i suoi seguaci si disinganneranno solo quando avranno esaminato centinaia di piante affette in grad i diversi, e su estesa regione. La qual cosa è provata anche dal prof. Gibelli, il quale avendo potuto visitare migliaia di ceppi di Castagno, ba dovuto conchiudere che la Rizomorfa è Ull epi- 13- - la causale del marciume fenomeno, ma non Castagni sofferenti delle della malattia dell'Inchiostro radici nei (a). Definizione della malattia La malattia che ha Cilento non i Fichi in tutta la colpito alla caduta accenna (a) Mi quanto ne vero che nelle Sacre delle intempestiva foglie pagine dei e frutti : respingere il preteso parassitismo della Rizomorfa, in aggi unta a alcuni documenti di rassegnare piace concetto del del non detto di sopra, ma dalla più remota antichità: tanto si regioue solo per questa regioue, come si è anche per le altr'e. Essa è conosciuta fili è nuova, per ha riferito il Prof. GlBELLI. 1862. GASPARRINI a riferisce che proposito del marciume delle radici rinvenne non alcun micelio nelle negli agrumi radici ammalate e che qualche muffa che spunta nei tessuti alte­ per gomma rati non devesi ritenenere come partecipante alla produzione della ... gomma. 1879. DE SEYNE rigetta l'opinione del parassitismo dei micelii bian­ castagni sofferenti per il mal chi che s'incontrano sulle radici dei dell'inchiostro, crena e ritiene ch'esse sieno umida. 1879, I. p. (Sur 36). la maladie 1880. FRANK considera le rizomorfe pago 146, 1880. ROUMEGUÈRE a 1880, così si esprime: 147, 15�. proposito della " Le " la " dans les lieua: " meni, enire l'ecorce pourriiure humide. " cause des come guaste a causa saprofìte (Krankli. de Rliizomorpha ne se humides, ou l'air stagnant et le bois mori Aqaricus melleu» est l'e.ffet et non montrent guère que ou est renouvellé s'est établi " " rare­ sorte de une (Rev. Myc. 1880, p. 179; 1884, p. 216), dell'Agaricus melleus è un effet du tissu partielle ligneu,1)" (Rev. Myc. 1881, 9.0• " " lO). p. 1882. CUGINI " Pflanz. l'Agaric du mal. Les de la mori d. can­ rerul, rizomorfa dell' paraeitisme 1881. GILLOT dice che la rizomorfa " della Chataigniers, Comp. a proposito del marciume delle radici delle viti dice che la presenza della rizomorfa non è costante nella parte sotter­ ranea della pianta, ed in ogni caso essa sarebbe una circo­ stanza ro, 1882). aggravante per la malattia. " (Nuove indago s. Mal nE}­ -- 14 -- ficus in ficulnea, folium deflutcit (J EREM, Cap. VIII, v. 13). Si parla del languore del fico nel seguente verso: Vinea confusa est, et ficus elanquit (JOEL, I. 12). Si accenna al rapi­ suni non do seccarsi delle radici nell' altro: Et cum mane transireni , radicibus (MARC. XI, 20). Si è detto ficum di sopra che TEOFRASTO ha riferito più volte della malattia del Fico. Intorno alle cause della malattia lo stesso A. cosi viderunt aridam a fructum sero reddi, sed. etiam sieri copia facit (Caue. pt. I, 21) » accennando così alla pinguedine delle radici. E al l. c. V, 13, aggiunge quanto siegue: aeqrotani saepe ficus et reli­ aut causam qui fructus, ipsa arbor, eiusque dispositio habet, aut iis, ut cum in amygdalis humor qummoeus efficitur si C( esprime: c( Non quaedam solum leseere .. nutrimenti « « (C « attribui decet quae in aere eceniunt. Parlando dell' azione nociva dell'umidità eccessiva TEOFRASTO' dice: C( Ficus etiam , « laborat quando et proccimae fuerini : partes enim radici ipsa ianquam colliquescuni (Hist. pl. imbres crebri radi» « Matcime laborant concaoa loca et a oentis 4) autem maxime ficus, dein olea (Hist. pl. IV. arborum silenies; C( « vero (aqua) inierdum aburulantia sua no­ ». Haec 14, 12) « cet radicibus, putredinem. inf'erens (Caus. pl. V. 15,3). PAL­ LADIO accennò alla esuberanza di umori nel Fico, come r ilevasi dal seguente verso: « Truncus arboris quo loeo turqet, sca­ C( rificandue est, ut possit humor. effiuere (IV, 10,28). CATONE consiglia di correggere la troppa compattezza del terreno sug­ gerendo. di scalzare le radici, come chiaramente risulta dalle IV , 14 '») , C( fructum. non jeret, ablaqueato. Postea stra­ cc menta Si ita fuceris, et orosei non cadeni, circumpoeito « et fici scabrae non fient, et multo feraeiores erunt » (94). PLINIO indica l'azione noci va delle pioggie con le seguenti pa­ parole: C( Olea si .... role « « ficus Caeterum si cadunt, sioe imbres simii laborat radicibus madidis ritiene che il si morbo dipenda fuere, alio modo (Nat. hist, XVII, 24). PORTA dall' eccesso Morbus hic radicibue di umore; infatti egli esprime: paulo superius, hisque ex humorum. nimietaie accidere solet (Pluttoqn. n" 209). La malattia in parola è stata designata da F. RE col nome di Pinguedine del Fico (1807 e 1817), senza che se ne defl­ uisse l'essenza. Egli non' sa nulla di questa malattia, e per­ ciò si riporta a quanto na ba detto Teofrasto. Gli sembra inolcosì « « - tre che « pel fico 15 -- nient' altr'o abbia a temersi fuorchè il freddo, II. ed. p. 73). Si è detto di sopra che secondo GAS'PARRINI tale malattia del Fico « è sem­ pre l'effetto di un' alterazione primitiva cancerosa delle radici cc al quale è sensibilissimo (Mal. pianto (Mal. d. gomma d. agrumi 1862), opinione seguita poi anche da BERTONI (Mem. gommo agrumi, 1865). Molto vagamente discorsero di essa Figari bey (1864, Siud. Scientif'. sull' Egitto) VoI. 1. p. 242), e Bertoloni (1877), essendosi limitati a constatare la morte lenta o repentina della pianta a causa del disfacimento delle radici. Nel 1882 pubblicai pelo primo che l'essenza di questa ma­ lattia consisteva in una vera degenerazione gommosa dei tes­ euti, ossia nella Gommosi (Cfittog. parasse p. 485 ; Agricol. merid. 1882, p. 252) e nel 1883 indicai la identità di procedi­ mento della Gommosi nel Fico e negli altri alberi affetti dalla memoria riprodotta gomma (Sulla Rhisomorpha necairi» etc nella Reoue mycol. 1883, p. 110). Da ultimo nel 1884 il mio as­ sistente, dotto Savastano, pubblicava un minuzioso studio ana­ tomico condotto sui tessuti del Fico degenerati per gommosi. La gommificazione dei tessuti avviene non solo nella parte aerea, ma anche nella parte sotterranea della pianta. N ella parte aerea la gomma produce nelle foglie le macchie di arsiccio o di secchereccio (Male della Fersa, comune a tutte le piante soggette alla gommosi); nei giovani rami fa ingiallire o diventare di color ocraceo, e poscia disgregare il midollo; induce l'ingiallimento in tutto od in una parte del legno; fa im­ brunire, o macchiare di bruno, e poi screpolare la corteccia; infine fa agevolmente distaccare la corteccia dal legno sotto­ .. stante. Le legno sano e bianco sono gomma aggrumita parenchima legnoso e nei vasi ch'esso circonda. Del pari sono dovute alla gommosi le stri­ scie brune che si mostrano sulla corteccia, e che scendono dai rami più sottili ai più grossi, e da questi al ceppo. In gene­ rale, ovunque si facciano recisioni sui rami affetti, si vede a capo di poche ore spicciar gomma dagli orifizii dei vasi" beanti e dalla zona rigeneratrice; tale gomma, che si raccoglie alla superficie dapprima è diafana, incolore ed appiccaticcia, come la soluzione della gomma arabica; ma a misura che risente l'indovute righe a fulve ed iniziali in nel un -·16 - flusso dell'aria comincia a colorarsi in colo!' ambra, poi passa rancione, e da ultimo al rosso ciliegio, restando sempre tra­ sparente. Dei sintomi della gommosi hanno distesamente trat­ tato fra gli altri i seguenti autori: MEYEN, TRECUL, GASPAR­ RINI, HALLIER, PRILLIEUX, SORAUER e FRANK, ai quali riman­ al do il lettore. Se la gomma che si raccoglie sulla fatta sezione di recente sul ramo, si trova che tale gomma si rigonfia senza disciogliersi; ed è forse per questa proprietà che s'immerge nell'acqua si constatano molti casi di morte subitanea lungo restate. Invero, è al massimo di se nella state la attività, (apoplessia linfatica) traspirazione fa mestieri che del della pianta pari grande quan­ Hta di acqua arrivi ai tessuti giovani e traspiranti nella parte, Intanto l'acqua assorbita dalla pianta superiore della pianta. gommosi è scarsa per i bisogni della pianta stessa, stante l'impoverimento del sistema radicale, a causa del mar­ ciume; e quest'acqua, scarsamente assorbita, lungi dal recarsi direttamente nelle foglie, ed in generale negli organi traspi­ affetta da ranti, resta in gran parte trattenuta per via dalla gomma che infarcisce i tessuti. La gomma imbevendosi d'acqua si gonfia; e mentre da una parte essa induce ostruzione od impedimento degli umori, dall'altra non fa pervenire che una quantità di acqua agli organi traspiranti. Allora la pianta soccornbe per la. deficienza di umori nelle sue regioni supe­ riori, e dissecca rapidamente nello spazio di pochi giorni. Ed è in questo caso di morte subitanea, la quale suole avvenire lungo 1'estate, che il contadino napoletano dice che la pianta. è stata scauraia, scottata dal sole cioè, forse perchè le sue ra­ dici si spellano o si scorrecciauo facilrneute giusto appunto per infarcimento di acqua e pCI'. gommosi della 101'0 ZOlla ['i­ generatrice (1). all'ascensione minima , penetrando nei vasi apporta ostruzioni no­ pianta è conosciuto fin da DURAMEL. A proposito della pinguedine delle piante PLAZ dice che i vasi s'infarcisoono di umori, sì che la circolazione resta strozzata; havvi ostruzione dei vasi ed in seguito la corruzione, donde gli scoli e le erosioni delle (1) Che la gomma cive alla vita della piante; e soggiunge : " Hanc coniabesceniia atque plenaria tandem 17 - - La gomma, impregnando tutt' i tessuti della pianta, induca la stessa degenerazione, prima nei rami più sottili, e poi nei più grossi; nel parenchima corticale e nella ZOlla rigeneratrice; nel parenchirna legnoso e nelle cellule dei raggi midollari: do­ vunque insomma vi sia accumulo di amido. I granuli di amido prima di degenerare in gomma subi­ scono un cambiamento nella forma; si gelificano, si fondono l' l'altro, si l'accolgono in una sola massa grumosa, quale o resta a riempire la cavità della cellula in cui è av­ venuta la gommificazione, o si rapprende sulla parete della stessa cellula. Se la sostanza amilacea dei granuli non è an­ c.ora degenerata in gomma, la tintura di jodo comunicher-à loro il colore violetto o più o meno intenso; se invece la dege­ nerazione è già avvenuta, la massa grumosa prodotta si colora in giallo-fulvo con la stessa tintura. QUAstC mie ricerche sulla origine della gomma dall' amido mentre si trovano in disaccordo con le antiche opinioni di KiiNTZING (1851), di- UNGER, di MOHL, di KARSTEN (1857), che cioè la gomma derivi precipuamente dalla cellulosa, si trovano poi in armonia eon i lavori posteriori di TRECUL e di NAEGELl, il quale ultimo specialmente ammette la u-usforrnazione dell'amido uno COlI e la ili gomma. U Ila luminosa dimostruzione a ricon ferma del t'atto è stata data più recentemente da MERCADANTE (Sulla presupposta trasformas, corteccia la " planiae 1754). della cellulosa in gomma, Gass. chim, 1875). Nella degenerazione gomrn rsa dell' amido ha luogo di comliatur destructio presso Bosa in Rozier, Die. Agric. pede. " (De Plani, riferisce che i meli plethora possono , essere ispecie quando soffrono il marciu­ me delle radici. CARUSO ammette la non rispondente funzione di tra­ spirazione di fronte al troppo assorbimento (Apopl. linf. agrumi, 1861); mentre F. RE �redeva che tale morte subitanea dipendesse dalle­ stremo ardore della stagione (Malatt. piante, Ed. II, p. 85). WEBER in ultimo viene a riconfermare la mia opinione, la quale spiega an­ che l'altra di DUHAMEL e di PLAZ; infatti WEBER dopo di aver parlato della presenza della gomma nel corpo legnoso dice: "Die Verstop­ fungen sind haufìg So) betrachtlich, dass sich Wasser selbst unter affetti dall'apoplessia Iinfntica , in - " " bedeutenden Drucke nicht mehr dureh den Stamm pressen lasat (Einfl. hDh. Temp. a. a. Fahigk. d. Holz. etc. 1885). 3 . - preferenza nel parenchima 18- corticale le cellule della e nel liberiano. A parità rigeneratrice sempre rispetto alle corticali. Nel legno poi la gommifi­ cazione ha: luogo anzitutto nelle cellule dei raggi midollari, ed in quelle del parenchima legnoso. Mi è parso di osservare al microscopio che il contenuto gommoso delle cellule si riversa nei vasi per liquefazione della parete primaria della punteggia­ tura in tali elementi anatomici. La gomma giungendo nei vasi allo stato di prima formazione, e stemperandosi nei loro suc­ chi viene facilmente trasportata da un capo all'altro dei vasi, e quindi da una regione all' altra della pianta. I raggi midol­ di circostanze, sono zona alterate meno sono i veicoli tra versali della gomma. La gomma appena formata si mostra come una mucillag­ gine finamente granulosa, jalina ed incolore, che con la tintura lari invece di jodo si colora prima in giallo di miele e poi in rancione. Dopo questo trattamento si può adoperare la soluzione di potassa, la quale scolora i granuli di amido colorati dal jodo, ie li scio­ glie se non sono ancora gommificati. Nel praticarsi delle sezioni trasversali sui rami delle piante affette da gommosi, comunemente si crede alterata solo quella parte del legno o della corteccia che ha cambiato colore, e si ritiene poi per sana l'altra parte del legno che conserva an­ cora il colore normale. Ebbene ciò è erroneo; imperocchè senza ricorrere al microscopio (il quale in tal caso rivela che nel legno ancora bianco, sito presso al colorato, l'amido è già scomparso, o in totalità od in 'gran parte, essendo già degene­ rato in gomma), ad occhio nudo si potrà vedere che a cap6 di alcune ore si raccolgono all' orifizio dei vasi beanti delle goc­ , cioline di gomma diafana ed incolore. A quel modo che la gommosi, iniziatasi nei rami caulinarl, va diffondendosi in essi,. sia longitudinalmente che circolar­ mente, nello ranea stesso modo dei ceppo, e essa si appalesa nella parte sotter­ nelle branche radicali. La gommosi è spesso nel ceppo a.pportata dalla talea, la quale l' avea ereditata dalla pianta madre; in quanto che tutte le talee, od almeno la mag­ gior parte di quelle, che si ricavano dalle site in una piante regione infetta dal male, sogliono d'ordinario essere attaccate dalla gommosi. Con la differenza però, che fino a quando la talea fece parte della chioma dei rami deJIa pianta madre, la -19 - gommosi poteva propagarsi lentamente; collocata in un rapidamente, terreno tenace ed donde nel Cilento sono più siegue che sofferenti che è chiaro che la malattia della che altri se ne propagazione quand' essa viene umido, la-gommosi si diffonde le giovani piantagioni di Fichi non gommosi ma le vecchie. Ciò posto, è ereditaria, e senza avvegga si estende in una regione, con la facile delle piante per mezzo di talee. E ciò spiega pure come possono perire e le piante vicine e le lontane, o suc­ cessivamente o saltuariamente, secondo che le talee adoperate più attaccate dalla degenerazione gommosa (1). Nella parte sotterranea del ceppo la gommosi può svilup­ parsi al medesimo tempo in varii punti: essa si produce in cor­ erano o meno rispondenza della base della talea, e più facilmente anche nei nodi, ed in qualunque lesione o intacco. Da questi punti, o fo­ colari d'infezione, il processo <ii- gommosi si propaga, sia ascen­ dendo nel ceppo sotterraneo, sia passando dal ceppo alle ra­ dici da esso prodotte. Se nelle radici la gommosi è di solito indotta dal ceppo, pure talvolta vi si produce indipendentemente; è ciò avviene quando con gli strumenti di coltivazione (zappa ed aratro) s'in­ taccano le radici. Ovunque si produca intacco sulle radici, ivi si forma un focolare di degenerazione gommosa, che bentosto non manca Ora, è affatto 110n sono d'irradiarsi. il marciume che si indipendente dalla osserva nel sistema radicale gommosi: marciume non gommosi malattia, d'ordinario seguito e che due fenomeni concomitanti della stessa essendo che nelle piante fruttifere l'uno è dall' altra. Dove ci è marciume, ci è dapprima gommosi e dap­ poi umifìcazione ; e dove ci è gommosi si appalesa benan­ che il marciume, e sempre infine la umificazione, che trasforma e scompone le pareti degli elementi anatomici, e la gomma BERTOLONI, il quale per sal­ che dominava �l� epidemia speciale l'orto botanico di Bologna, fece ricavare alcune talee dalle piante più. sane per piantarle in altri luoghi. Nel primo anno le talee radicare­ no, ma nel secondo anno intristirono, presentando gli stessi sintomi della malattia delle piante madri (Di 'una criiioq. causa di morte cl elle piante nel Bolognese, 1878). ,1) vare Lo stesso accadde anche al Prof. una varietà di Fico dall' 20- - ch' essi contengono. Quindi meraviglio punto, se ulti­ prof. Coppola nell' analizzare i non (15 agosto 1883). mamente il mi del1a base del ceppo nelle Viti af­ fette da Mal nero, invece di trovar gomma, ha ottenuto da quei tessuti una sostanza di natura ulmìca; però se il prof. vecchi tessuti Coppola gommifìcati recidesse in maggio una Vite affetta da Mal nero, troverà che dalla parte ancora bianca del legno esce gomma ialina ed incolore, e dalla parte colorata in ocraceo la stessa gomma esce colorata in giallo fulvo. Lasciandosi disseccare all' aria e lentamente la superficie recisa e portante le gocciole di gomma incolore e di gomma di color fulvo, si troverà che le gocciole si rapprendono, e nell' indurirsi dive.nfano tutte di colore giallo bruno, identico a quello che si osserva nei tagl i condotti nei tessuti infarciti da granulazioni giallo­ microscopici brune, che, ripeto ancora una volta, non sono altro che gom­ ma aggrumita e disseccata. Ed è una sorta di gomma che (come la nostrale Cerasina) si rigonfia e non si discioglie che in parte (nell' acqua a freddo), checché ne dicano i disinganneranno solo quando miei con­ nel mese traddittori, j quali si di maggio si decideranno a fare le osservazioni su larga scala nei vigneti affetti dal morbo. La malattia, che distrugge i Fichi nel Cilento, è adunque la Gommosi, e come tale non solo è ereditaria, ma è pure contagiosa, dappoichè può inocularsi da un punto all' altro del1a pianta, sia naturalmente per mezzo della pioggia e dei cascam i infetti della pianta, sia artificialmente, coll' inoculare gomma in un ramo sano, o col situare accanto alle radici gli avanzi dei tessuti gommosi. Pur troppo non ci è cautela che basti a limitare il contagio della gomma, perché essa si può comu­ nicare ed inoculare da una pianta ad un' altra molto facilmente mezzo per vut� delle radici, di gomma, perché per mezzo dello stesso terreno imbe­ in contatto con una radice marcia (1). e in una recente pubblicazione' (Onderzoek. over d. gomziekte b. Planten, Amsterdam, 1883), designa il 00ryneum Begerinckii; come' fungo causale della gomma nelle amigda­ lee, ed egli lo ritiene capace di emettere un fermento, che cagiona la morte delle cellule, e che diffondendosi nella pianta possa indurre la gommosi nei rami, senza che ivi rattrovasi alcuna traccia del mi. (1) BEYERINCK, besmett. d. 21 - - Causa della malattia. Determinata e affetta i Fichi nel celio. Ora, sviluppano il in Cilento, e Ooryneu·m è una delle svariate forme fungine, quei tessuti alterati, e perciò merita di essere fra le tante da altri verata per Gommosi la malattia che come tale essendo essa ereditaria qualificata da e me che si anno­ trovate in siffatti tessuti. Ed in questa idea mi conforta il risultato delle ricerche dell' illustre mico­ logo ROUMEGUÈRE (Rev. Mycol., 1883, p. 248), il quale nettamente chè nei Pruni morti per gomma, e nei punti in cui percolava la gomma, gli è riuscito impossibile di trovare traccia di alcuna specie fungina, neppure un semplice rudimento. Eppure nell'anno precedente dice 1882, p. 396) un articolo dello dal quale si rileva che Treesj che l'infezione derivare potesse egli sospettava probabilmente da veniva stesso pubblicato (nel Gard, Beyerinck (Gumming Chron. Fruit , Bacterii. Dissento da dappoichè Beyerinck nelle idee che attualmente mentre la presenza nel micelio torulaceo del egli sostiene; c'o'f'yneum suo si ha ben di rado nella gomma, invece i germi od i corpuscoli del Bacierium gummis sono sempre ravvisabili nella gomma, qualora si faccia uso di forti ingrandimenti al microscopio. Le migliori ricerche si possono fare da 800 diametri in sopra, con buone lenti ad immer­ sione e con illuminatori. Fino a pruove in contrario ritengo che la gomma sia essenzialmente infettiva, quando essa contiene micelio di Ooryneum. o di altro fungo analogo, ma germi scoli del Bacierium gummis. Per dimostrare il mio asserto Il contagio delle radici già non o corpu­ aggiungo quanto siegue: guaste o morte era conosciuto da tempo discorre F. RE, a pago 302 dell' opera: Le malattie delle piante, II. ediz. TRECUL (Oomp. rend 1.865, p. 433) annunziò la scoperta di un remoto: basti dire che microrganismo, anno in un fico, che trovò qual cosa nelle che denominò e nella corteccia del la ne Sambuco, delle cellule del midollo del Lo trovò ramo Amylobacter. dopo Solanacee, delle Crassulacee, fu riconfermata da N YLANDER. Trecul li di un anche ecc., ottenne anche Girasole, e notò ch' essi si trova­ gelatina. Credette che venivano ori­ dalla trasformazione ginati spontanea, o putrefasione della materia contenuta nelle cellule. organica I� un lavoro posteriore Trecul con la macerazione vano immersi in degli una steli del sorta di 22- - ed infettiva, va da sè che fa d'uopo escludere sali, sia quel vermo roditore dei germogli (il come sue cau­ quale quando (Comp. 'l'end. 1867, Ii. p. 513) riconfermò la presenza della materia gelatinosa che avvolge i microrganismi in parola, e la loro abbon­ danza nel midollo e nel libro del fico. NYLANDER (Animad'v. circa hi­ storia/ai amylobacteriaceam, in Flora 1868) combattè la genesi spon­ tanea dell' amylobacter, gli amylobacter come sono non era ritenuta da organismi diversi Trecul, e dichiarò che dagli ordinarii batterii. pari tempo constatata La presenza di analoghi batterii fu nel nella corteccia dei larici affetti dalla malattia detta Rindenlerebs, Tali batterii furono denominati Micrococeus da WILLKOMM d. 'Waldes, 1867, p. HALLIER accennò tessuti vegetali (in 167). dapprima alla presenza di (Mikrosk. 'un Eeinde Mieroeoceue nei Westermann' Illustr, Monat. 1868), le e poi Sie ne de­ die seguenti parole 1868. ed a 287 Ursache aller Faulniss proeesse (Phytop. p. 224); pago soggiunge: Diese Hefebildungen (Miero.coccus) es situi, welche die faule Zersetz'L!-ng beuiirken, Fu probabilmente a questo Mìcrocooco che DAVAINE diede il nome di Bacierium putredinis (in Dechambre, Dici, eneo se, med. 1868). Egli riferì che un tale Batterio si trova immerso in una sostanza mucillaginosa o vischiosa, la quale è forse il prodotto di una fermen­ tazione vischiosa. Questa sostanza non precede mai l'apparizione dei batterli, ma è correlativa alla loro formazione. Esso induce nelle piante la cancrena secca od un' ulcerazione , e più spesso cancrena terminò nettamente la funzione umida la o marciume, pianta. Si può con Quest'ultimo comincia dalla radice inoculare nei fusti carnosi chiaro la natura batteriacea della delle aeree nella : pianta è cancrena venuta per la e e ist di là infesta foglie. Come parti sotterranee sulle delle prima volta annunziata e è e de­ terminata da Davaine, (Développ. naturel des baciéries dans les partie« plusieurs plants, Comp. 'l'end. 1869, I. p. 466) nei tessuti ge­ gelées lati delle piante di Echinocactus, in seguito al rigido inverno 1867-8, s'incontrarono miriadi di corpuscoli di Bacteriuni Termo, e di B. pu­ tredinis. Egl'indica che i b;l.1iterii vegetali si possono sviluppare an­ Secondo BECHAMP de che in voca ambiente acido. Crede che l'inoculazione dei batterii pro­ probabilmente un cambiamento di mezzo, il quale diviene favo­ un revole all'evoluzione dei microzimi normali in bacterii. riafforza l'altra di Trecul genesi spontanea , perchè dà quasi ragione dei bacterii nei tessuti delle Questa opinione dell' apparente piante. Lo stesso BE- 23 - s'incontra • .rl è altro che una • depertto), CHAMP non -- in SIa un maieuse des la fumaggine, lavoro »ers sia la larva aià xilofaga di leano Cl b cocciniglia, sia la salsedine posteriore (SUl' l'origine à soie, Campo rendo de. la maladie 1869, II p. 142) microzy­ sostiene che corpuscoli pebrinosi del Baco da seta si trovano nell'intestino del dopo l'ingestione delle foglie (rongée) del gelso. Questi corpu­ scoli morbosi si svolgono con maggiore rapidità nell'intestino, il con­ tenuto del quale diviene sempre più alcalino, e quindi più favorevole alla evoluzione morbosa. (Leggasi la nota alla pag.' 49 di questa i baco ' stampa). Nel 1877 BURRILL col annunziò che nel Pero affetto dalla malattia designata Pear-Bliqht (corrispondente il carbonchio, od al o Languore Nebbia) aveva osservato dei microrganismi in una so­ stanza mucillagginosa prodottasi nei tessuti alterati del Pero ( Re­ port of Botany and vegetable Physiologie, 1877). Il BurrilI però non si dà alo una ragione della presenza di tali microrganismi, nè li defini­ nome sce, nè indica alcuna, correlazione di ed effetto tra causa quei mi­ la sostanza mucillaginosa in cui trovansi immersi. Nel 1879 PRAZMOWSKI (Entwick. u. Fermentwirk. Baet. Arten, Bot. Zeit. 1879) riferì che il Bacillulf Amylobacter, Van Tieghem, (Vibrio butyricum Pasteur, Amylobacter Trecul) fu creduto da Pasteur come fermento dell'acido butirrico, da Trecul come originato dalla sponta­ nea trasformazione delle sostanze amilacee, e da Van Tieghem come cagionante il decadimento della cellulosa. Egli ritiene ch'esso attacca l'amido e la destrina più che la èellulosa, L'A. però nulla ha indicato intorno ai rapporti tra questo microrganismo e le malattie delle piante. PRILLIEUX, a proposito dell'antracnosi della vite ',L'anthracnose de la vigne, 1879) riferisce che ha trovato nelle piaghe dell'antraonosi al crorganismi e di sotto della cuticola una miri ade di miorobii sferici della forma di massa gelatinosa, Micrococcus, �ome nella forma Zoo­ e nei tessuti necrosati. nei si formavano simili masse vasi, glaea ; delle conchiusionì tirare di non positive. Nel. Dichiara però poterne 1880 egli riconfermò la presenza dei miorocoochi nelle piaghe di an­ traonosi, ma non ne conobbe l'origine (Quelq. mots SUl' le rot et l'an- riuniti in una ' thracnosi). Fu , per la indicando ch'essi sono la nel 1880 che annunziai appunto quei microbìì, prima volta della la fun­ degene­ razione gommosa. Condussi i miei primi studii su di alo uni esemplari di viti ammalate, e datimi in esame dal Prof. Costa. Questi riportò zione di causa - del mare, sia la sulle radici già 24- Rizomorfa, la quale ultima non si trova precedentemente guaste. Solo aggiungo il risultato delle mie ricerche a che che pago 437 della sua opera: Lezioni di 1880. Parlando del liquido gommoso Entomologia aqraria, Autografia, ,i che geme dai fori fatti dall'apate, così egli riferisce: Spiccia 'esso sotto forma di dall'insetto forarne dal liquido gommoso) praticato tardi di color e più moccio, dapprima biancastro, poi gialliccio , rosso ferruginoso, dovuto a batte'l'ii, che vi si generano in numero " " " " straordinario. " Bacterium gracile. Nello stesso carbonchio spettava Il Prof. degli anno COMES ha definito " proposito .della malattia (Anthrax of f'l'uit trees, 1880), 1880 BURRILL alberi da frutto , a che tale malattia fosse dovuta ad simo al Bacillus questo: Bacterio per il un del so­ batterio molto pros­ Amylobacter. Ma fu nel 1881 che lo stesso BURRILL ammise definitivamente che i batterli fossero la of causa una sostanza della malattia dei Peri e' dei Meli in amylovorus, aggiungendo ch'esso induceva do in gelatina tare inoltre nella malattia del che la malattia ciale. Riconfermò le stesse Micrococcus sui (Bacteria plants 1881). Osservò che a misura. che sotto 1'azione dei batterii, si veniva a produrre viscida. Nel 1882 poi denominò tale batterio Micrococcus disease of I'amido scompariva cause a Blight la trasformazione dell'ami­ nel Pero è trasmissibile cose e nel Melo. Fè no­ inoculazione artifi­ per nel 1883 nella nota Ne'W species of (Bacteria). Mentre in America BURRILL conduceva' i suoi studii sui Peri e io faceva i miei studii sul Mal nero della Vite, la quale Meli, corrisponde, come dirò in altra memoria, al Blight delle po­ seguito a quanto dissi nel 1880 nella relazione pubblicata dal Prof. Costa, alla quale si è accennato di sopra, aggiunsi nel 1882 quanto siegue: "che nelle radici affette da marciume è sempre con­ statabile fin dall' inizio la presenza di microrganismi bacteriacei : che probabilmente a questi debbasi attribuire dapprima l'alterazio­ ne degli umori nella pianta (donde il flusso linfatico) e dappoi la trasformazione delle sostanze elaborate e depositate nei tessuti, della quale sembrami ora essere l'ultima fase la produzione della gom­ ma (donde il flusso gommoso); che la gommosi è contagiosa forse solo per la infezione cagionata dai microrganismi bacteriacei, esi­ stenti nei tessuti in istato di degenerazione gommosa. (Sul pre­ teso tannino solido scoperto nelle Viti affette dal Male nero, 1882; Rev. Myc. 1883, p. 61; Bot. Oentralbl., �883, XIII, p. 15). Nel 1�83 rimalattia macee. In " " ". I u " " " " " - tali cagioni nemiche per altro circostanze rimento delle piante. confermai " gli se - sono aggravanti , causali della le quali malattia, accelerano il sono depe­ stessì fatti, esprimendomi nel seguente modo: "Nelle ho visto placche di aspetto polverulento, francesi dég�nérescence farineuse, e da GAROVAGLIO radici 'così affette (marcite) " denominate dai " gangrena secca, morbo o male bianco. Esse risultano in massima parte costituite da miororganismi bacteriacei, che potrebbero anche " ai altro " riferirsi " fine da definirsi. Ho pure ravvisato la presenza dello stesso bacte­ rio, nelle cellule amilifere del ceppo, in queste la degenerazione dell' amido in sostanza di aspetto mucillagginoso, il riversamento " " Bacterium pntredinis, Dav., ovvero a qualche ai­ " di tale sostanza nei vasi " concentrazione in gomma. Se la gomma poi è infettiva lo è forse per il contagio comunicato dai batterii ai tessuti immuni." (La " fillosserinosi ed il Mal nero Da quanto precede risulta me condotte sulla Vite ove della essa si apprende, e la sua Vite, 1883. (Rev. Myc. 1883, alla evidenza ultima p. 264). che le ricerche bacteriacee parallele a quelle che BURRILL e sul Melo, senza però che l'uno fosse a conoacenza dei lavori dell'altro, e dei risultati ottenuti. Proseguendo sempre le mie indagini su tale batterio, nel ]88416 denominai Baeterium. gummis, e pubblicai il risultato delle infezioni fatte inducenti lf\ gommifìcasìone dei tessuti cellulari (Il marci'l6me delle radici e la gommosi della Vite, 1884). Altre notizie somministrai intorno al bacterio della gomma nelle mie pubblicazioni posteriori. Non so poi comprendere donde il signor TROUESSART, in un re­ centissimo lavoro (I microbi, i fermenti e le muffe, !§86), abbia. at­ tinto la falsa notizia, che la natura bacteriacea del mal nero della Vite sia stata determinata dal PIROTTA e OUGINI, mentre costoro pen­ sono ben altrimenti intorno a tale malattia, e nelle loro pubblicazioni a tutt'altro accennano che ad un simile batterio (l. c. p. 38). Riprendiamo intanto il filo storico della q uistione bacteriacea nelle malattie nelle piante. GAROVAGLIO nella nota: Mal nero, 1882, dice che i vasi più grossi nella. Vite sono infarciti da una massa compatta ed uniforme, la quale portata nell' acqua si disgrega in minutissimi corpuscoli semoventiai, che l'esperto osservatore rico­ da andava . non 25 eseguendo sono state in America sul Pero " " " facilmente essere forme di baoterii. La presenza dei baoterii è per noi il carattere patognomonìoo di codesta infesione. " Nel 1883 ROUMEGUERE a proposito della mala.ttia del Susino si esprime così: "Les racines Leur superficie s'est montrée longitudil' nosce " ... 4 26- - 1 coltivatori del decorso del male nella " " " " sieguono diligentemente il parte aerea della pianta, e veggono Cilento, mentre nalement parcourue par des fins sillons garnis de gomme. C'est la confirmation d'une ancienne observation de M. O. COMES de Portici, rapportani la mortalité de divers arbres fruitiers en Balie à la dégé­ gommeuse. " Lo stesso A. dice di aver trovato nei tes­ nerescence miorobio che crede di esser l' Amylo­ parassitismo del Ooryneum J;Jeyerinckii traccia negli alberi così ammalati (Rev. Myc. suti alterati delle radici un , baeter, Combatte inoltre il di cui non ha trovato , p. 246). Nel 1884 WAKKER riferisce che la malattia dei Giacinti in Olanda 1884, cagionata dal Bacierium Hyacinthi (Het Geel-of Nieuwziek der Hya. cinthen). Nel 1885 pubblicando il seguito dei suoi studii accenna al mio Bacterium gummis, che avevo constatato anche nel Pomodoro affetto dalla Cangrena umida, come ho dimostrato in una speciale pubblicazione (Onderzoek del' Ziekieti van Hyacinthen, 1885, p. 11). HALLAUER nel 1884 pubblicò una memoria: Maladie des vers à soie, dite la Pebrine, nella quale indica che i corpuscoli pebrinosi si trovano nelle macchie gialle delle foglie del Gelso, come nelle altre del Pe­ sco, del Susino, dell' Albicocco, della Vite, eco.; e che l'infezione ai bachi da seta non proviene dalla polvere infetta della bigattiera, come crede Pasteur, ma dal pasto delle foglie malsane, e contenenti cor­ puscoli pebrinosi (Soc. Agl'. Hort. Nice, 1885). I risultati degli studii di Hallauer Bono la riconferma di quanto avevo già pubblicato un anno prima, che cioè la infezione nei bachi' è data dalle foglie di Gelso incolte dalla fersa (Il marciume d�lle radici e la gommosi della vite, 1884, p. 16). In una recente pubblicazione ANDRADE CORVO (Tube'rculose de la vigne et son baeille; Iour, Agr. Prato 1885, p. 888) indica che nelle è viti sofferenti per marciume a' incontrano nelle radici dei tubercoli contenenti un liquido giallastro, che, secondo lui, sarebbe il virus di un particolare bacillo. Questo altera, e li fa colorare prima virus inoculandosi nei tessuti in giallo-chiaro Ritiene da ultimo che la fillossera. non , è altro e poi in se non sani, li giallo-fosco. l'agente na­ turale d'inoculazione di questo virus. Le attuali idee di ANDRADE sono la riconferma di quanto aveva io detto due anni prima nella nota: La Fillosserinosi ed il Mal nero nella Vite Agl'. CORVO is«. 15). Sul proposito mi piace di riferire il risul­ tato delle ricerche del RA VIZZA, il quale dice che nelle radici di Viti americane , (801onis Utinton York Madeira) ha trovato molto Palermo, 1.883 , n. o , .. 27 - rammarico con cora produzione annuale, viene an­ pianta, 110n si preoccupano compromessa l'esistenza della acido mallico non oltre alla che, ..;_ ne (6,40 - 8,14 0IO), mentre nelle radici delle viti europee ha trovato affatto. Crede perciò che quest' acido concorra in parte alla resistenza delle Viti americane agli assalti della Fillos­ sera (Resistenza delle radici della 'Vite alla Fillossera, 188a). Ciò posto, la inooulazione dei bacilli mediante la Fillossera, (secondo sviluppo di tali bacilli è molto dif­ ficile nelle radici delle viti amerìcane le quali sono eccessivamente acide, mentre è molto facile in quelle della vite europea, le quali sono poco o punto acide, imperocohè l'ambiente è tanto meno favo­ revole allo sviluppo dei bacilli in genere, per quanto più acido esso si presenta. Da ciò risulta che, per combattere vittoriosamente la Fil­ lossera, bisogna non solo provvedere alla distruzione dell'insetto, ma. ammessa ANDRADE che lo CORVO', consìegue , eziandio a liberare le radici dal marciume, ARTHUR con le sue recentissime mente la natura bacteriacea America. Nella nota: Pear pubblicazioni rieonferma piena­ della malattia del Pero del Melo e in 1885, riferisce che la malattia si presenta con l'imbrunimento delle foglie e dei rami (Oar­ bonchio), e che dai rami affetti geme una sostanza' viscida, la quale si condensa in gocciole di gomma (gommosi). Ritiene che l'alterazio­ è dovuta alla presenza del Micrococcus amylovor'Us, ne dei tessuti il Burr., quale attacca l'amido e la cellulosa, e la trasforma in una. Blight and its cause, mncillaginosa. Con l'altra nota: Proof that Baeteria are ihe 01 the disea�e in Trees, 1885) annunzia che ha filtrato la mueìllagine contenente i micrococchi e poi ha inoculato separata­ mente questi e quella. Ha ottenuto che la infezione gommosa è riu­ scita coll'inoculazione dei microoocehi e non del liquido mueillagìnoso da essi prodotto. Ha ultimo, in una odierna pubblicazione: Report 01 the Botanist; 1886, a proposito del Pear Rlight, illustrando maggior> The mente gli studii di BURRILL ed i proprii, ARTHUR aggiunge: sostanza direct cause , " " " bacteria which are cause not the bacteria this 01 disease, common named Micrococcus puirefaciion. " " ... amylovot'us, The substance " which is obtained " unlignified cell walls and other subeiances oj ihe plants tiseue, a very uieeid, creamy matier, soluble in uiater, and d'rying to a hard gum on " by the action oj ihe blight bacteria on the siarch; Tlie cheminal éhanges indueed E finalmente: exposure to the air. are in pari the lormation oj a gum tissue« in the the bacteria by plani Ora siffatti risul­ and clisengagement oj carbon dioxide, but ecc. tati delle ricerche di ARTHUR sono non solo la. piena riconferma degli et " " n " " - 28- punto dell' alterazione nella parte sotterranea, tanto nel cep­ po quanto nelle radici. Il nemico che attenta all' esistenza , di quelle piante cova sotterra, e talvolta le assale subitanea­ mente, anche quando nessun sintomo esterno rivela al coltiva­ tore lo stato malsano della pianta. Alludo ai casi di apoplessia linfatica, la quale incoglie le piaute lungo l'estate e special­ mente in luglio, come già si è detto di sopra. Quando una pianta è cosi perita, il coltivatore Cilentano dice che essa è sbonaia cioè che ba le radici marcite per l'acqua penetrata nel suo piede, perché la pianta scossa dal vento con lo smuo­ vere il terreno circostante al suo piede apre l'adito all' acqua. , Quel coltivatore invece ritiene che la malattia nante sia ben altra. perire la pianta, Egli crede che l'attuale morbo ora domi­ non faccia stante che i rami seccano successivamente fino alle grosse branche, e che il tronco non lascia passare in gi Ù la malattia, rimanendo sano e non seccando; e perciò la pianta per tutt' altra causa e non per la malattia in parola. Come è chiaro si ripete per i fichi del Cilento la stessa cosa che per gli agrumi di Sicilia. Quivi gli agrumi sono affetti dal Male della cagna (marciume del1e radici) e dalla gommosi, i muore quali malanni, se possono originarsi l'uno indipendentemente dall' altro, tuttavia col tempo costantemente l'uno passa nel­ l'altro. Ma su questo grave argomento degli agrumi tornerò in altre pubblicazioni. Ora, finchè il coltivatore Cilentano si limiterà la malattia nella parte studi di BURRILL, bene ARTHUR e ma aerea anche BURRILL dei" della pianta, come seguire resterà fermo nella pubblicati dal ignorassero completamente zioni di sopra enumerate, a miei io fino al decorso poi, seb­ pubblica­ ho ignorato 1880 in le mie anno le loro. Da ultimo credo degno di considerazione anche il risultato delle pubblicate da WIESNEX, il quale ha trovato che ]a gomma a sua volta possiede un particolare fermento della classe delle diastasi, il quale ha la proprietà di trasformare l' amido sola­ mente in destrina, e non in zucchero, come fanno i fermenti diasta­ sici, e di paralizzare l'azione stessa della diastasi (Ueber ein Ferment, welches in der Pflanze die Umwandlung der Cell-ulose in G'ummi uaui Schleim bewirkt, Bot. Zeit. 1885, p. 577). ricerche recentemente 29- - sua credenza; quando egli ma all'esame delle radici avrà diretta la attenzione sua del ceppo sotterraneo, troverà che la' sotterranea attaccata come lo è la parte aerea della è parte con la differenza però, che sempre la parte aerea è pianta; deperente meno alcun sintomo di e della parte sotterranea, fino a non mostrare malsania, quando viene osservata grossola­ namente. Ed tutte le niscono ed il vento fa invero, per sbonare; hanno le radici sane, marcite. ma piante quelle affette da questo morbo fi­ sbonare non le piante, che che le hanno già sbonate, cioè Lasciando adunque da parte l'azione del vento e degl'in­ setti o delle crittogame> che ci allontanerebbe dalla diritta via, passiamo invece all'esame delle cause prossime od occasionali di questa malattia. Nel comune argilloso menti, e e di tenace. Prignano Cilento Bagnato, esso il terreno è in aderise fortemente generale agli stru­ nel camminarci sopra si sdrucciola. Il sottosuolo è impermeabile, ed è costituito in generale da arenaria mica­ o da calcare argillifero o da argilla scistosa. La profon­ dità del suolo coltivabile varia di molto. La eccessiva tenacità dello strato coltivabile, e la impermeabilità del sotto suolo sono cea, all' evidenza dimostrate dal poco florido stato di tutte le piante arboree .ivi coltivate. Queste in generale hanno una vegeta­ stentata, ed il tronco largamente coperto dalla Lebbra lichenosa la quale attacca indistintamente qualunque zione debole e , specie di il Fico e pianta legnosa, ed in ispecial modo l'Olivo, che dopo pianta ivi più diffusa. Sull' Olivo stesso s'incontra frequentissimo la malattia della Rogna, tanto sui rami grossi, quanto sui più sottili, e la stessa rogna si osserva anche sulla Vite, sul Melo, e via dicendo. La Fumaggine e la Cocciniglia sono a larga mano profuse sull'Olivo, sul Fico, sui pochi Agru­ la mi etc. Il Pesco' ed il Susino sono gravemente affette dalla dellejoglie, dovuta non già agl'in­ crede, deformane, ch'è una nel si parenchima della foglia. La quale sviluppa malattia dell'Accartocciamento setti, ivi si come crittogama, la ma all'Exoascus gommosi ed il marciume delle radici si tutte le piante legnose conto, quando attaccano le piante mente che su sono le sole più mostrano i v i comune­ ; tranne che se diverse dal Fico estesamente coltivate nel ne e fa poco dall'Olivo, paese. - 30- Adunque, il Marciume delle radici, la Lebbra, la Rogna, la Cocciniglia, la Fumaggine ecc., ed in generale l' lintristimento della vegetazione, non sono esclusivi dei Fichi, ma comuni a tutte le altre piante arboree ivi coltivate, e sono tutte ma­ lattie occasionate da difetti del terreno, e propriamente dalla tenacità del suolo coltivabile, e dalla impermeabilità del sotto­ suolo. Quando in siffatti terreni cade un eccesso di pioggia, questa torna molto nociva alla piante, e determina la malattia in In prova del vero, basta riferire quanto ne hanno detto autori. TEOFRASTO così si esprime: Ficus etiam laborat quan­ esame. gli fuerint: partes enim radici proximae, et radi» ipsa tanquam colliquescunt (Hisi. pl. IV, 14,4) Maxime laborat concava loca et conoalles, tractusque fluminibus vicini et a oeniis do irnbres crebri ... silenies; arborum autem matcime ficus, dein olea (l. c. IV, 14 Haec vero (aqua) inierdum abundantia sua nocet radi­ 12) dicibus putredinem inferens (Ca�s. pl. V, 15,3) Plerutnque ... ... humorem) ficus sca­ tpropter olea biem, impetiginem, vitisjluorempatitur(Caus.pl. V, 9,10). PLINIO riferì: Caeterum si cadunt, sioe imbres nimii fuere, alio modo ficus laborat radicibus madidis (Nat. hist, XVII. 24). PORTA dice come siegue: Ficus qlabraiionem patitur, Si imbres enim nimii fuere, radia; deqlubitur (Phytogn. n. 209) RE dice che nei luoghi bassi e paludosi l'umore delle piante diventa alquanto acre (Mal. piante II, ediz. p. 206); che il cancro si osserva negli alberi crescenti nei terreni umidi (l. c. p. 135); che il giallore periodico avviene per la soverchia umidità del terreno, o per la impermeabilità del sottosuolo (l. c. p. 179); che quando gli alberi (fra cui il fico) trovansi in luoghi abbondanti di acqua, presentano i frutti sofferenti per nebbia interna, cioè guasti all'interno (l. c. p. 275). MEYEN indicando i vizii dell'ec­ vero ex eiusmodi caueis nimium o cesso dell' acqua dice: Die Blatter fallen Frùchie bekommen keinen Wohlgeschmack .ehe sie Don fa den Baumen; fuuleti nocli sie reif sind (Pflanzen-Pathol. p. 343). Da ultimo, PELLETAN nello stesso appezzamento i Ciliegi, che si trova riferisce che vano in una .. terra forte, argillosa ed umida erano affetti dalla gomma, laddove gli altri che si trovavano in una terra sab biosa e leggiera non presentavano traccia di gomma. Quindi, .. secondo lui, la gomma è dovuta ad un eccesso di acqua assor- 31 - bita da un suolo troppo umido (Journal de Micrographie, 1884, p. 513) (1). (1) A proposito dalla ROGNA osservata negli Ulivi nel Cilento, mi piace di riportare qui le accurate osservazioni fatte dal dotto na­ turalista ed agronomo Arciprete GrovENE di Molfetta (vedi Memoria sulla Rogna degli Ulivi, 1789). L'A. esclude che la Rogna sia cau­ sata. da insetti, e distingue quella prodotta dai geli, dalla gragnuola o dai tagli, dalla Rogna comune. I tubercoli di quest'ultima, egli di­ ce, sono prodotti dai rami, i quali non si sono sviluppati, essendosi arrestati nel bel principio della loro vegetazione; detti tubercoli, che diventano l'asilo vengono là dove dovrebbe spuntare un ramoscello, di ogni animaletto. Essi sono dei getti o dei rami morti in origine, e presentano traoasamenii di materia gommoso-resinosa. Indica, inoltre, che l'Ulivo cellino, come 11 più gentile, n'è più soggetto. Ciò posto, è da ritenersi che i tubercoli della Rogna, propria. mente detta, provengono da germogli periti innanzi tempo per dege­ nerazione gommosa dei loro tessuti; laddove le altre forme di tubercoli si producono là dove è avvenuta un' alterazione nei tessuti per fatto traumatico. A riconferma poi della mia opinione, che cioè la rogna comune dipende anche da malsania delle radici, cagionata anzitutto dal difetto dell' impermeabilità del sottosuolo o degli strati profondi del suolo, riporto testualmente un altro brano della stessa Memoria: Noi ridiamo della scoperta delle radici, della perforazione dei tron­ chi degli alberi ; ma forse abbiamo torto Oiocchè saggi agrono­ mi hanno insegnato e praticato per reprimere il sugo soprabon­ dante dei Gelsi e di altri alberi, coll'incidere longitudinalmente al di sotto dei rami la loro corteccia, dovrebbe esperimentarsi negli Ulivi. Ora, il sugo, a cui allude l'Arciprete Giovene è appunto il flusso gommoso, il quale è tanto comune nei Gelsi, nella Vite, nelle Drupacee, ecc.; e le incisioni, ch'egli indica, corrispondono alle sea­ rificazioni, che sono oggi tanto raccomandate per curare le piante " " " " " " ... .. " " " U " gommose. La ramente la lo sviluppo novare scoperta delle impermeabilità degli del morbo; e il terreno in cui terreno ad radici utile in tali casi rivela esso strati profondi che ve­ del terreno favorisce radici, rin­ distese, prosciugare ed aerare il perchè venga scongiurata la malattia in perciò fa mestieri di scalzare le esse sono sottopost i , parola. L'A. così " " sugli prosiegue: "Che se in Toscana fa grande Rogna, se tanto nocumento colà apporta Ulivi la ... direi asserire che ciò debbe attribuirsi all'uso costante, progresso , pure ar­ generale e - Quindi ,mentre 32- la produzione gommosi, se perdura dei fichi è oggi molto mi­ lo stato attuale delle cose, in appresso verrà compromessa anche la resa degli Ulivi , e di qualunque altra pianta legnosa. Il sig. Passaro nella rela­ nacciata dalla agraria del Circondario di Vallo della Lucania ( Atti della Inchiesta agraria, voI. VII, fas. II. pago 377), così si esprime: « ricalcitrante ad ogni cura è il Mal della gomma che distrugge gli Agrumi, e che attacca pure gli Ulivi ed i Fichi, e ne distrugge i teneri germogli ». La calamità che anzitutto si deplora pei Fichi nel ,Cilento non deriva adunque da una loro speciale infermità, ma da mal­ sania del terreno. Né occorre che questo fatto venga rilevato zione " perpetuo di concimare gli Ulivi concimi animali." Ebbene, ed al Marciume delle pubblicazioni radici nella Vite, e nei comuni alberi da frutto, ho ripetute volte av­ visato che alle piante legnose non bisogna somministrare letame, massime se questo non è ben fermentato, perché in tale stato esso induce alterazione, e disfacimento nelle radici, già sofferenti per altra facendo impove­ causa. Il letame accelera il marciume nelle radici, rire il sistema radicale e diminuire l'assorbimento degli umori dal terreno; di conseguenza, la vegetazione della pianta diviene più de bole molte gemme non potranno svilupparsi, i pochi germogli pro­ dottisi periranno bentosto, ed al loro posto ed in loro vece resteran­ no i monconi dei germogli atrofici, i quali diventano facile nido d'in­ setti e di crittogame. Che poi la degenerazione gommosa non è scom­ con intorno alla Gommosi nelle mie , pagnata dalla malattia della rogna comune, lo indica lo vene, allorchè alla presenza del ed alla utilità delle scarifìoasioni. coli, accenna Da ultimo per provare pre una tener pianta intristita, presente " zione " Francia (cioè il quest'altra Kermes) tra noi liquido' stesso 'Gio­ gommoso nei tuber­ che una pianta rognosa è sem­ delle malsania sopratutto per radici, giova osservazione del Giovene: "la vermicola­ ancora più dell'Ulivo è simile rovina. Ulivi. a quella del Fico che in Or bene, ho gli già detto al parecchie Fichi, pari degli Ulivi, sono sof­ ferenti ben anche per Fumaggine e per Cocciniglia, a larga mano pro­ fuse sulle piante intristite. Ed aggiungo che la Fumaggine e la Coc­ ciniglia sono sicuro indizio di malsania della pianta apportata da altra causa, e si mostrano specialmente quando il sistema sotterra­ neo della pianta trova si in condizioni non buone. e ancora volte che nel Cilento i " 33- - da scienziato, perchè è ben risaputo dallo stesso conta­ quale quando ha voluto fare riprendere un'attiva vegetazione ad un Fico intristito, ha scalzato profon­ damente la pianta, aerando e prosciugando gli strati profondi uno dino del Cilento. Il del suolo. Un scontrato nel esempio luminosissimo di questo fatto l' ho ri­ ove quel Sindaco, sig. Pa­ tenimento di Rutino, squale Borrelli, mi ha fatto esaminare un suo ficheto, posto in pendio. Ivi le piante, site piuttosto lontane le une. dalle al­ tre, erano state incolte dal morbo. Quel Sindaco vi praticò dei fossi sotterranei, a cui seppe dare una razionale obliquita e pendenza, e v' interpose novelle piante alle vecchie e depe­ renti. Appena regolato lo scolo dell' acqua sotterranea, che ora si vede fluire in grande copia nei canali collettori, quel Sindaco ottenne che non solo le nuove piante non dettero se­ gno di deperimento, ma benanche le antiche già languenti ri­ presero novella vigoria, e tornarono ad essere produttive e rimuneratrici. Qualora poi si passa ad esaminare ie condizioni econo­ miche e culturali di Prignano Cilento si rileva con grande rin­ crescimento , che tutto vi cospira a indurre malsania e depe­ rimento nelle in primo piante di Fichi. Ed invero, pare che manchino luogo i capitali occorrenti per tracciare canali da scolo destinati ad aerare fondi del coltivabile. La deficienza dei vero supplizio nella dura terreno di del non terreno a prosciugare gli dappoichè Tantalo, necessità di la condizione ed potere in nel suo strati più pro­ capitali è un il proprietario si trova alcun modo migliorare ficheto. Mancano pure le braccia da lavoro, stante, la continua emigrazione degli ope­ rai, sia per le Americhe, sia per la costruzione delle Ferrovie Calabre. In quanto al modo di coltivazione è da notarsi che il Fi­ co Olivo; e, in tempo non ancora lon­ (5X5X5 palmi) si soleva piantare l'O­ ivi si suole associare all' tano, nella stessa fossa livo insieme al Fico; talchè l'ambiente niva disputato contemporaneamente della stessa fossa ve­ dalle radici dell' Olivo e si è da del Fico. Visto il grave inconveniente di tale coltura, poco incominciato ad alternare l'Olivo al Fico nello stesso fi­ lare. Si suole arare questo terreno alberato due o tre volte 5 - l'anno, seminando il Frumento od il in modo da formare una viene , smosso da. ,Granone sopra sovescio, rotazione biennale. Il terreno lasciato sodo QO 34- una in dall'aratro, prossimità del tron­ zappa molto larga e fenduta longi­ cosl tutto il terreno alberato viene tudinalmente nel mezzo; e essere seminato fino presso al tronco di ciascun albero. È inutile dire quanto male produca alle radici degli alberi l'uso dell'aratro e della zappa larga, ambo strumenti che intaccano ad fortemente le radici, le quali, in quelle condizioni di terreno, debbono essere per necessità superficiali. Non discuto neppu­ re intorno alla poco convenienza di seminare graminacee nei alberati, e fin pr-esso il tronco degli alberi. terreni Oggi però fosse si le condizioni allacciano le une accennano all' altre ad con un un miglioramento: le fosso sotterraneo; però questi fossi invece di essere tracciati obliquamente, affi­ ne di raccogliere la maggiore quantità di acqua, sono invece tracciati secondo la, linea di maggior pendio. In fondo alle nuove fosse oggi si cominciano a deporre dei ciottoli, per im­ pedire se il le talee marciume della parte sotterranea della pianta; ma sono ricavate da piante madri allevate col vecchio sistema, e queste sono tutte più o meno non si potrà avere col nuovo sistema di risultato che se ne ripromette. Date affette da fosse e gommosi, di fossi quel queste condizioni di cose, la pianta deve riamente intristire. L'impoverimento necessa­ del sistema radicale ca­ o dagli strumenti che mozzano le radici, o dall'ecces­ di umidità che fa presto marcire le radici mozzate o intac­ cate, o dalla gommificazione dei tessuti del ceppo sotterraneo, che fa perire immancabilmente le radici trovantisi in loro cor­ gionato so grosse sia sottili, deve essere causa di un più assorbimento degli umori dal terreno. Donde siegue più scarsa quantità di sali minerali penetra nell' or­ rispondenza, "'sia limitato che una ganismo delle piante, e perciò i processi dell'elaborazione dei principi i immediati nelle foglie, e dell' assimilazione, debbono essere più deboli. La scarsezza dei sali minerali assorbiti (spe­ cialmente di potassa e di calce) fa diminuire la formazione dell' amido, il quale prende tanta parte nella costituzione dei nuovi tessuti; e la stessa emissione di gomma non è altro che una sottrazione di materiali organogeni e minerali alla pianta, 35- - essendo la gomma una sostanza di escrezione, che si sottrae imperio della vita. Essa è un prodotto di alterazione o di all' demolizione cellulosa, di sostanze organ-iche, in ispecie di amido e di si può ritenere come un gommato o metagommato di calce, soda e potassa. Il Silvestri, avendo analizzato la �omma del Limone, ha trovato (in numeri interi) 95 di mate­ ria organica, e 5 di cenere. Nella cenere poi la calce era con­ tenuta per 77 010, e la potassa e la soda per 7 0[0. Ciò po­ e sto, ammettendo anche P ipotesi che le talee di Fico adope­ rate nel Cilento per propagare la pianta di gomma, le condizioni di quel terreno zione debbono inevitabilmente indurre la fossero tutte immuni di quella coltiva­ degenerazione gom­ mosa nei tessuti. E perciò non è punto a meravigliare, che la malattia si renda ogni giorno più estesa e più intensa, quante volte persistono le circostanze determinanti della malattia in parola (1). (1) e Si è detto di sopra che ne] Cilento il Mal della gomma, men­ Fico, non risparmia le altre piante le­ tre infìerisce attualmente sul gnose ivi coltivate, e che troppa tenacità del terreno, inducono il disfacimento palcatura cati per esso e è della nella cagionato anzitutto dai difetti di impermeabilità del sottosuolo, che parte della talea sotto stante all' im­ delle grosse radici. Ciò che si è detto per i Fichi moltipli­ talea ripetasi per tutte le altre piante che si propagano talea, quali sono l'Ulivo, il Gelso, la Vite, etc., o per margotto, gli agrumi. Il Mandorlo, il Ciliegio, il Prugno, il Noce, il Ca­ stagno, etc., se resistono più lungamente agli attacchi della gomma, lo è forse principalmente perchè, ottenuti da semi, hanno un sistema di radici normali e non avventizie, e quindi non hanno nel loro siste­ una parte ma sotterraneo marcita, come avviene per quelle piante che si moltiplicano per talea. Impedendosi il marciume nella parte sotterranea della pianta, si oppone una valida resistenza alla diffu­ sione della gomma negli alberi; ed invero gli agricoltori siciliani hanno ripristinato i loro agrumeti distrutti dalla gomma, allevando non più agrumi ottenuti per margotto, ma quelli provenienti da seme. E perciò il flusso gommoso è comune nelle piante legnose moltipli­ cate per rami (Vite, Gelso, etc.) nella regione Vesuviana, ove a poca profondità si trova il tufo vulcanico compatto, detto comunemente tasso, che è impermeabile all'acqua. Avendo ayuto agio di "studiare le selve ed i boschi dei Campi per come , - Lascio 86- da parte l'esame dell' inconveniente, che n' è venuto dal disboscamento, in conseguenza del quale, mentre si è estesa la coltivazione dei Fichi, si è avverata la deficienza poi dei capitali e delle braccia; nè intendo rilevare il fatto che i produttori dei fichi si trovano nella dura condizione di dover chiedere anticipo di somme prima della consegna del frutto secco, la quale cosa non può non tornare che a scapito del prezzo di vendita. Donde siegue che il piccolo proprietario è deficiente dei mezzi. necessarii per dei suoi Fichi, tanto suolo. Senonchè nel Cilento, , poi meno la malattia che una razionale coltivazione per ovviare ai danneggia gravi difetti del attualmente i fichi ed in molte altre contrade del Mezzogiorno, è in alle dovuta piogge abbondanti dell' ultimo decennio, le parte quali non hanno potuto avere un facile scolo nei terreni argil­ losi ed a sottosuolo impermeabile, e per un'altra parte è anche dovuta all'azione nociva delle basse temperature avvenute mas­ sime nel rigidissimo inverno 1879-80. lo non riporterò qui il Flegrei (presso Astroni), ho trovato che nelle selve di Castagno ser­ peggia il Male dell' inchiostro il quale ha arrecato nei decorsi anni tanto male in parecchi luoghi dell'Alta Italia. Già ho detto in un'al­ tra mia pubblicazione (Sulla Rhieomorpha neeatrix e sulla dominante malattia degli alberi, Portici, 16 marzo 1883), che la malattia dell' In­ chiostro è pel Castagno, quello ch' è la Pinguedine pel Fico e per 1'Ulivo, il Mal del Falchetto pel Gelso, il Mal della Oagna per gli agrumi, il Marciume delle radici per la Vite, la Gommosi per le co­ muni drupacee. L'esame di quel terreno manifesta che il suolo per­ meabile è in molti luoghi profondo da mezzo metro ad un metro, e giace sopra uno strato di tufo trachitico coerente ed impermeabile all'acqua. Ciò posto, i Castagni banno, in molti luoghi, malsano l'in­ tero sistema sotterraneo per difetti fisici del sottosuolo, e sono soffe­ renti pel male dell' Inchiostro. Tanto vero che nel mese di agosto ivi un buon numero di pertiche disseccano sulle ceppaie con grave , danno dei silvicoltori. Nelle stesse località moso degli Astroni sui tronchi dell'Olmo e ho pure osservato il flusso gom­ della Rovere nello stesso modo che si osserva sul Gelso. N on ho ancora potuto esaminare al microscopio quell'affezione morbosa: però credo ch'essa non sia dissimile dai flussi gommosi che hanno luogo nelle altre piante arboree. E questa mia 37 - -_ risultato dei miei studi intorno alle conseguenze di quel per­ nicìoso inverno, stante che ne ho formato oggetto di una par­ ticolare memoria: Sulla Malattia del Nocciuolo e di qualsiasi altra pianta cagionata dalle basse temperature 1885 ; fo solo , che gli effetti del gelo di quell' annata si rivelano anch' oggi in evidenza sui Fichi del Cilento e di molte altre località. In seguito a quei forti geli molti Fichi perirono nel­ l'anno stesso, e molti altri vanno deperendo di anno in anno in osservare preda ad un languore, memoria. Molte di avente i sintomi descritti nella indicata che allora vennero rispar­ miate dalla morte, presentano ora un morboso deperimento con seccume nei rami, il quale va aggravandosi un anno più che quelle piante) l'altro; quante volte l'agricoltore sulla restare pianta non si sia preoccupato di ar­ quel terribile in­ il decorso del male. Se fu nocivo alle piante fruttifere in genere, fu poi disa­ essendoché pei Fichi, questa specie di pianta è molto sensibile al freddo., E siccome un tal fatto è conosciuto pei Fichi fin dalla più remota antichità, così mi piace di riportare verno stroso quì l'illuminato parere dei oredenza è rafforzata da vari autori. una memoria pubblicata da Briganti nel così intitolata: Della sostanza gommosa che geme dai vecchi tronchi delle Q,uerce, etc. (Atti del R. Istituto d' Inooragg. Scienze 1839, e Nat., Napoii, 1840, tomo IV, questa escrezione morbosa, za e p. 275). Briganti dopo di aver descritto qualità della sostan­ sembra che in relazione ad Ond'egli riferito intorno al!e " emessa, conchiude a p. 284. della serie suddetta corpi " altri " della quercia, seguendo disconverrebbe nomarla gomma il prelodato sig. Paoli , il quale non esitò non quel succo rosso bruno che geme dal proposito aggiungo che se nella pro­ vincia di Napoli non ho potuto raccogliere gomma dagli emissarii dei flussi di umori sui tronchi di Gelso, a Palermo invece nel 1uglio 1883 ho trovato questo flusso condensato in gomma sui Gelsi della tenuta del Duca d'Aumale (se ben mi ricorda), e proprio in' quel luogo in cui la gommosi aveva infìerito sugli agrumi. Premesso ciò, le Rovere, e gli Olmi dei boschi da me os servati nei Campi Flegrei soffrono il flusso gommoso come il Gelso e la Vite, etc., per difetti del sottosuolo, che, ripeto, trovasi a poca pro­ ." " di chiamare gomma dell'olmo tronco di quest'albero. " Sul fondità, ed è assolutamente impermeabile, mente disseccano per morte lenta. e perciò ivi le piante facil­ 38- - cc cc cc cc Ecco quanto ne riferisce TEOFRASTO: Inierdum tamenfri­ gus vel ad radices penetrai ita ut arbor exareseat. Initium enim mali a superis partibu» , unde inqressum frigus quasi per canales derioatum ad inferas descendit , quamobrem ubi nosca ea inqruere solet oites operiunt FICOSQUE ad frutieu m speciem rediqunt (Caus. pl. v. 14, 5). PLINIO dice: Nec in­ firmissimae arboree gelu periclitantur sed maxime oetca­ (( tisque J' ita cacumina prima inarescuni, quoniam praesirictus « qelù non poiuit eo pervenire humor (Nat. hist. XVII. 24). F. RE parlando della pinguedine del Fico dice: pel Fico niente altro abbia a temersi, fuorché il freddo, al quale è sensibilissimo (Mal. piante, II. ediz. p. 73). HALLIER, a pro­ posito degli effetti delle basse temperature, dice: Dieser Gegen. stus muss also ein Einreissen und Absprinqeti der Rinden ve­ ranlassen, eine der qetahrlichsten Vertoutulerunq, toelche stets siarkeri Saftflues (Harz-oder Gummifluss y nacli sieh siehen und frùher oder spater das Leben des Baumes qefahrtlen. (Phythop. 1868. p. 34; 38). (1) cc cc , , (1) Nella Reo, hori, 1882, a p. 42 CHERVILLE riferisce che il fred­ po del 1880 ha cagionato in Francia un disastro senza precedenti negli alberi fruttiferi. La corteccia dei grossi Peri si è annerita fino ripetuto nei Castagni delle foreste. Al seguito all'inverno 1879-80 gli alberi fruttiferi colpiti dalle gelate perdono ogni anno qualche parte, e dopo di aver vegetato per 1.lU tempo più o meno lungo muoiono. Si potreb­ be dire che la loro agonia cominciò dal giorno, in cui la gelata li ha colpiti. Al 1. c. p. 185 aggiunge che presso a poco avvenne in se­ guito all'inverno 1870.71, che qualifica col nome di année terrible (L, c. 1879, p. 104). A l. c. 1880, p. 215 THIERRY dice che a Nizza nel­ l'inverno 1879·80 gelarono gli alberi a foglie sempreverdi, special­ mente gli agrumi e l'Ulivo. Al 1. c. p. 302 CARRIERE riferisce che in seguito a quell'inverno gli alberi fruttiferi, in ispecie Ciliegi e Su­ sini, colpiti da! freddo, dopo di essersi coperti di fiori, si sono per­ duti insieme ai loro frutti (apoplessia linfatica), talvolta dopo d'aver portato i frutti a maturazione, sebbene questi fossero restati molto piccoli. Aggiunge inoltre che a Versaille, malgrado che il Prof. HARDY avesse impoverito gli alberi dei loro frutti per non farli spossare dopo il grave inverno, pure le parti erbacee degli alberi s'ingiallirono, accennando così alla sofferenza che li aveva colpiti, e s'infiacchirono all'alburno. 1. c. Lo stesso si è p. 98 CARRIERE dice che in 39 - Riruedii e - proposte La calamità che si deplora pei Fichi del Cilento persiste più economico, che agrario. Se non si provvede, e prontamente, a migliorare le condizioni di quel suolo coltiva­ la malattia che oggi infierisce sui Fichi si bile, propagherà successivamente, e con le stesse conseguenze, su tutte le al. per un fatto vegetazione. A pago 385 dice infine che dopo qu elI' inverno Mandorli, in apparenza sani e vigorosi, morivano repen­ tinamente in estate (apoplessia linfatica) per marciume delle radici. Al 1. C. 1885, p. 114, MAY fa osservare che dopo quell' inverno molti alberi creduti risparmiati vanno morendo di languore anno per anno, anche dopo 5 anni. S'ingialliscono nelle foglie, perdono necessaria­ mente la chioma, e periscono. Nell'anno 1880 fra le altre piante soffri pure la Quercia da sughero (Q,uercus Suber). Nella Rev. d. eaux et forets, 1886, p. 80 VINCEN'r ri­ ferisce (dicembre 1881) che nel Tolonese si era preoccupato di una nuova malattia, la quale si presentava sotto forma di macchie nere, e faceva disseccare la madre del sughero. La Ligue de l'Agric. (pe­ riodico) segnalava nel gennaio 1882 la malattia nelle Querce da su­ ghero della Provenza: si formavano nel sughero delle macchie nere, come d'inchiostro, le quali espandendosi apportavano un disseccamento parziale o totale dell' intero albero, massime quando si estendevano alla radice. Venne indicato inoltre che, dopo la recisione dell' albero, si sviluppavano sulla ceppaia degli sbucci molto vigorosi. Nulla di nella Peschi ed i certo si conosceva intorno alla tato che causa di questa malattia: si è dall'azione nociva conoscesse che macchie di questa degl'insetti sospet­ delle crittogame, nonchè dal maltratfamento dell'albero durante l'estrazione del sughe­ ro. CAPGRAND-MoTHER è di quest'ultimo avviso, e ne gitta tutta la re­ sponsabilità sull'operaio, ritenendo che lo scolo fosse cagionato dalle lesioni fatte nel momento della estrazione del sughero, sebbene pur dipendesse natura si e presentavano talvolta nelle seguito ai rigori dell'inverno p. 80). Anche CARRIERE nel 1882 (Exploitation Chene-Liège, annunzia essersi constatata in Francia una malattia epidemica nella Quercia da sughero (Rev. Hort. 1882, p. 185). Non so comprendere come CAPGRAND-MoTHER, in vece d'incolpare gli operai, non abbia ae­ cagionato il rigidissimo inverno 1879·80 della malattia in parola: fu appunto quello inverno che ha indotto la malattia. dell' incki9stro, o foreste del Sud-Oveat della Francia in du 1. C. - tre piante legnose 40- ivi coltivate, a meno che non si voglia Fichi, la quale nei tempi scorsi ha prosperato in quella regione, e potrebbe ora vantaggiosamente produrre, qualora si migliorino le nuove piantagioni e si prov­ cambiare la coltura dei vegga alle vecchie. Se si vuol salvare nel e conservare la produzione dei Fichi Cilento, bisogno di una ben sistemata imprescindibile fognatura del suolo coltivabile. Come del pari fa d'uopo smet­ tere la coltivazione dei cereali nei fìcheti; e per il piantamento è il l'ha fatto incrudelire nei Castagni in Franoia, in Spagna ed in Italia, nonehè nei Noci ed in altre piante, della quale cosa ho lungamente trattato nel mio lavoro: Sulla malsania del Nocciuolo e di qualsiasi altra pianta cagionata dalle meravigliarsi che nel basse mezzogiorno temperature (1885). Non è punto da della Francia le Querce da sughero soffrono la' malattia dell' inchiostro in seguito al rigidissimo inverno quando è risaputo , come si è detto di sopra, che a Nizza in quell'inverno gelarono gli alberi a foglie sempreverdi, e special­ mente gli agrumi e l'Ulivo (Rev. hort, 1880, p. 215). Le Querce da sughero furono quell' an�o colpite dal gelo non solo in Francia, ma anche in Italia, come mi è venuto fatto di osservare fin dal 1883 in Sicilia, ove in tali Querce è comparso il male dell' inchiostro, dopo quell' inverno, Riassumendo, come è snccesso in Fra.ncia ed in Germania, an che in Italia la maggior parte delle piante legnose, da frutta o sil­ vane, è stata. più o meno colpita dal gelo del rigidissimo inverno 1879-80. L'attuale languore, in cui molti alberi (non esclusa la vite) versano, dipende in gran parte dai disastrosi effetti di quell' inverno. Delle piante colpite fin da quel tempo alcune morirono in quel­ l'annata istessa in quantità diversa secondo le Iocalità ecc.; altre traversano ancora un periodo di malsania , per la quale molte tut­ tora vanno mano mano soccumbendo. Ciononpertanto i crittogamisti si affannano a cercare crittogame, ed a ritenerle come causali della malsania , in cui trovansi le piante legnose. Da tale generale disa­ stro non è stato risparmiato il Fico, il quale nel Cilento ed altrove è stato colpito dal gelo, e corre la sorte di tutti gli altri alberi. La malattia che dopo quel rigido inverno si è sviluppata nei Fichi viene 1879-80 ,. .. , designata nelle contrade meridionali col ed anche di Carola della R. Stazione di e seg.) nome di Necrosi del Fico, (TARGIONI-TozZETTI, Relazione intorno ai lavori Entomologia dal 1879 al 1882, Firenze 1884, p. 58 - 41- dei nuovi ficheti è necessario servirsi di talee ricavate da immuni dal morbo, e lità non infetta; o da piante da altra loca­ provenienti possibilmente luoghi più elevati. Trattandosi poi che la malattia dominante è la Gommosi innestare, ad un metro dal suolo, il Fico sul selvaggio; allo stesso modo come si è in parte al­ gentile in Sicilia per gli Agrumi il male della gomma, me­ leviato diante l'innesto alto sul Melangolo. Ed invero la resistenza del Caprifico a contrarre le malattie è conosciuto anche da tempi remotissimi. Cosi TEoFRAsTo riferisce: Caprificus autem neque erodo, nec sphacelismo capitur, nec scabie nec cerminibus infestatur ut ficus (Hist. pl. IV, 14, 4). PLINIO dopo di aver parlato delle malattie del Fico soggiunge: Caprificus omnibus immunis est, quae adhuc tliximue (Nat. hist. XVII. p. 24). Stante la estensione del morbo nel Cilento, non credo che crederei "anche utile , sia opportuno di ricorrere ai mezzi curativi diretti. Se manca l'occorrente per migliorare la coltura, tanto meno si potrà ri­ palliativi, pianta affetta. correre della a i quali potessero prolungare l'esistenza volendo, per esaurire l'argomento, non lasciare nulla consigliare, e che possa soddisfare le giuste esigenze di quella regione, mi fermerò ad indicare qualche mezzo per riattivare la" intristita vegetazione di quegli alberi. Se la pianta è affetta dalla Fumaggine e dalla Cocciniglia fa d'uopo cosperger.la di cenere non lisciviata o di calce sfio­ rita all'aria, e di buon mattino, quando la chioma della pianta è bagnata-dalla rugiada. Si può all'uopo far uso degli ordinarii sol foratori delle viti, e all' occorrenza giova ripetere l' irnpol­ veramento. Per gli ulteriori rapporti tra la Fumaggine e la Ma da pianta riscontrisi l'altra mia memoria: Sulla melata o manna, 1885. Quando la pianta scalzino le radici tolgano tutte reno. (1) è senza le guaste, giovane ed il morbo smuovere e le loro è incipiente, parti estreme, si ricolmi la fossa con nuovo si si ter­ Lo soalzamento delle radici è raccomandato per la malattia parola. anche dagli antichi autori. Infatti TEOFRASTO così dice: Iu­ (1) in V(1,t etiam ut fossio [usto tempore " adhibeaiur quo radices nudatae oentis 6 - 42- Giova anche recidere i rami affetti, e bruciarli insieme alle radici guaste asportate, perché essi restando nello stesso terreno inoculano la malattia nelle radici sane. Ciò fatto, si ricolma ricoprire il palco delle radici più grosse, e in abbia �n diametro quasi eguale a quello che questa fossa, della chioma, si versa la seguente soluzione. Si spengono due chilogrammi di calce caustica in 2(} litri di acqua, e vi si ag­ la fossa fino a giungono 100 grammi di acido giunge un paio di chilogrammi la soluzione fatta fenico. In questo liquido si ag­ di cenere non lisciviata. Con s'imbiancano ed il rimanente dapprima fossa, e si aggiunge nuova versa tutto nella grosse branche, nella sua parte periferica. Poscia si ricolma SI il fusto e le fossa, massime completamente la acqua per maggiormente diffondere la soluzione. adoperando questo rimedio sugli agrumi deperenti per gommosi, nonché su parecchi individui di Cycas anche morenti per gommosi. Invece dell'acido fenico ho pure adoperato con ottimi risultati il cloruro di alluminio fer­ rugginoso, alla soluzione del 2 OIO nell' acqua (1). Se poi la pianta è fortemente attaccata nelle radici ed alla base del ceppo, allora si praticano delle incisioni longitudinali, e profonde fino al legno, alla base del tronco. Indi si scalzano le e si cerca di radici, togliere la parte magagnata di esse, causti­ cando dopo con calce viva appena spenta le ferite cosi aperte. Buoni risultati ho avuto frigoribusque assuescani (Caus. pl., v. 9, 11). CATONE riferisce: Olea Si [ructuo» non [eret, ablaqueaio, Posiea stramenta circumposito ita feceris, et grossi non cadent, et fici scabri non fieni, et multo fera­ ciores eruni (Cat. 94). PLINIO soggiunge: Q,uod si fructum (ficus) non maturent, prius inarescentem, praecisarum ad radices plagam fibras que , aceto acri et 'urina vetusta madefacere atque eo luto obruere, X Finalmente F. RE, seguendo Teo­ hist. saepe fodere (Nat. VII, 28). la del fico di scalzare le radici, e frasto, per pinguedine suggerisce talvolta d'impoverire la chioma del fusto e di amputare le radici, ma con estremo riserbo (Mal. piante, II ediz. p. 73). L' antisettici è raccomandato fin dal tempi di PLINIO, (1) l!SO degli il quale così dice: Ideo Ficus asperguntur ruia, ne fiant verminosae, si ... ... , ?wve radices affundi, putrescant. Q,uin si sint et viti'um radicibus AQUAM SALSAM iuben t laerpmosae (Nat. his, XVII, 28). - Da ultimo si 43- la fossa riempie con buon terreno e calcinacci, si ricalza questa terra attorno al fusto fino a ricoprire le in­ cisioni praticate alla sua base. Si manterrà rincalzata la terra e con un primo muretto anno a secco; quella e si avrà cura d'inaffìare soveuti terra rincalzata. Allora si avrà che pcl dalla parte sana alla base del fusto si svilupperanno le nuove radi­ ci, le quali potranno in parte sostituire le vecchie. Dei buoni risultati si sono avuti con tale provvedimento. (1) Giova però far osservare che questi rimedi i accennati io li ritengo che palliativi atti solo a prolungare la pianta, migliorame la vegetazione, e che essi non valgono a guarire completamente la pianta incolta dalla gommosi. Invece raccomando che siano eliminati i di­ fetti del suolo o del sottosuolo qualora si voglia scongiurare non come esistenza della ed a , questa malattia (1) fusto .....r Le scnrificazioni sono molto fatti TEOFRASTO solum . fructum o le incisioni raccomandate, parlando così dice sero longi tudinali alla base dagli antichi scrittori. massime del In­ questa malattia del Fico: Nec quaedam nutrimenti vitibus, amygdalis, denique omnibus di reddi, sed etiam sierilescere copia facit, quemadmodum de libe­ quae perforata castiqaniur; retulinius, Omnia namque illo nimio rata humore, aut ex sterilibus in fruciifera, aut in melioris, suavioris­ qne fructus fertilia transeunt (Oaus. pl. I, 21). PALLADIO aggiunge: Truncus arboris ficu» quo loco turget , scarificandus est, ut possit liu­ effluere (IV. 10). E finalmente PORTA riferisce: Sunt quae vulne­ meliorescant, ut vitis, ficus, malus, olea, mnygdaZa, et pyru'J cau­ dicis fissionem tolerant (Phytogn. n. 212). mor raiae :[/Aub�f\ìage'dails l"Yonné et le Mai ri�r;) eu Ttalie, Ia- gommose 1�. ',' ,':, vig'n�:.18a2; :L,'l;", de la, . ,:' ,,' . , �q� ':Pr�mi, ri,sulta�i, degl,i, esperimenti "f�t,t� .per' la' mosi () mal, nero, .della vite; 1882, L 0,50." " : : .. ' , �,' ":, , , della, gom- eura , , , )·ì,., ,Su'i- p�·ète.s� t�n·ni.no" s()iiilo scoperto �ellè: viti. affett�, 'da' '��{I.f ner'or·l�82; L. 0,50. ",�22� ,Stlli� /lM;om,o}'plui necatria-, e' slliln. dominante 'malattia' degli' .. , : ' " , ,- " " alber-i, 1883, L.' 2. , , " ,,' '2?>Ci)lnlllemOr�zio1:Ie ilél Prof,': Vincenzo Casati, 18H3, L.' 0,50. ',.24, La fìlìosseriaos! ed il mal' l'Q. jelta vite, 18SB, L'� 0,50.,' ,�:) .. :,C�t��li;:farine"�� pai3t'�"�lla' Esposieione-di MÙall�, 1883, 'L. 1:" 2G.' Noti�i� "pr,elimiia11' 'lII(1)r� alcuni fenomeni, di fermènbnzione dèl � ::-: )��rg�, saéearino �ivè,n�e" '18A�; 'L, ��.,', : , ne � , " ' ' ' , , .. ,': ,:.n Le, ; , 2��, 'Cenn'D, necrologieo , ,aL àgr-ar-le , ] �8:2, L. l.' ' del Prof. dei " ' . . J}2': 3:}.. S.i _ " Nicola Pediciuo, 1�� 1,. L. 0,',)0. fìchi, 1884" 'L. J," Intorno .ad unh: in.aln-tt.i.:t del car�·cibo 'lB�ì', L: O,�O n mareitune deÙe radici ,e la"gtmi.!llOl:li della 'vite,- 1H8:1:, L� 1.. V� !Ùatattia dellaipellagra neliPouiodoro, 1884l', L. ] � L; ga.ng1)Jn::t, .umida dei. 'eavoli' fiori',' 1886, L. 0,50. Prevvedimertti. per combattere la" peronospora 'della vite, .1R�5. :3()� S'nlla, gommosi . ' , " ,2A":,',);t�li,qn{e 'llÙMh�gi(\i��" Notàl'isiane,', i�83,' , , parassite delte :piante eritt'og'ame: I�i"'�,i5�' '" .. '35, . lire, 0,50,. ,_", ", , '. ' �VI'Sèà' olearia, ,Ù38J" ,L. O,50� ,'31, Come provvedere al marciume delle radici nelle piante frntti'fere è"Sl)8'Cialme:nte nella vite; "18RS, L 1, 38;' Sulla; '�el�ta o' maÌl�a ·e .sul 'modo di, combatterla, )885,. L. -1 H9. Dèi�é "p�inoipali .malattie cleJl� piante', coltivate in Sicilia, Ù�R:), "'B",� r�t�r,.llzion� ,su�la , .' " • . - Iirè- , 0,50, .:IO.' Sulla mals�nhi del nocciùolo e di.qnalsiasi 'àitra pianta cagionata '" :', '� ":d�11e' basse temper ature, it38iJ� L, 1.., ,4:1.. Isi'r:�zìoni pratiche per riconoscere-e per 'coruhattere l� pero:" .nospora' della 'vite, ed aItl:i mala:n:ni della vi'te, degli .agrumi,' ' , .. , ' ' , ,':: dell'uliv«, �885,' r, 0'-75. -- ... , ... In 42., Del, '-GrÙlota]p� e corso ,dàI di modo di stampa. c(tmb�tterl0., , ", 43,'-, La 'peronospora le, altre rii'alattie delle piante coltivate nella ,',' provincia di Napoli: istruzioni per prevenirle e -per combatterle: e , ' . . , �: 44,"' ,�otftni�a. ge.ner�le 'éd' agr�r�a:. . �