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alcune
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SULLA
GOMMOSI 'DEI
FICHI
JY.I:EMORIA
del
Prore
O.
CO.ES
I
Notizie storiche' della malattia nel Cilento.
La
malattia,
che
Cilento,
infìerisce nei Fichi' non è nuova pel
antica data'. (1) Vecchi coltivatori assicu­
ora
ma rimonta ael
'che fin da 30 anni indietro' essi avevano osservato, che
alcune piante di Fichi, mentre in apparenza sembravano ve­
rano
affette dal morbo, il quale 'colpiva intensa­
piante lungo restate (massime in luglio), traendole
in po'Chi giorni a morte. In altri casi la malattia faceva dis­
seccare successivamente i rami dai
più giovani ai più adulti,
in modo che le piante morivano di morte prematura, ma lenta.
Talvolta si vide che alcune piante di Fichi venivano smosse
dal vento, a preferenza di altre coltivate accanto, e che le
gete, pure
erano
mente le
seguito alla missione avuta dal
Agricoltura di. studiare la malattia. dei fichi nel Ci­
lento, e fu letta al R. Istituto d'Incoraggiamento in Napoli nella tor­
nata accademica del dì 13 maggio 1884. È da notarsi però che la
malsania dél Pico non è esclusiva pel Cilento, ma che essa si riseon­
tra ov,!nque si coltiva tale pianta. Infatti ho potuto osservare la
stessa malattia anche nella provincia di Napoli, di Terra di Lavoro,
di Bari, nonchè nel Gargano e nelle Calabria. Nella presente ristam­
pa poi terrò presente anche il risultato d'elle osservazioni fatte dopo
(1) Questa
memoria fu. scritta in
R. Ministero di
che questa memoria
venne
pubblicata.
-2.
piante
smosse
perivano
a
capo di poco tempo,
dappoichè
esse
dice) sbonaoano, cioè marcivano nelle radici, col­
(come
pa dell'acqua, la quale penetrava più facilmente per la terra
cola si
smossa
attorno al ceppo.
Quei lavoratori, ascrivendo il marciume delle radici all'a­
zione del vento che smuove il fusto, ed all'acqua che ristagna
allo smovimento del terr.eno, 110n
hanno mai ritenuto che il marciume potesse avere alcuna re­
attorno alle radici in
lazione
con
Ed invece
incolto
malattia, che si appalesa nei rami della pianta.
opinano che la malattia, ora dominante, e che ha
la
quasi
tutte le
sia da ascriversi
a
Senonchè havvi
sa.
Alcuni
re, stante
seguito
ritengono
piante
di Fico coltivate in
ben altra
disparere
che
non
quella regione,
causa.
di questa
sia estranea la salsedine del
nella
designazione
che la malattia infierisce nei
ficheti
cau­
ma­
prospicienti
il
che si sia manifestata anche nei ficheti affatto
malgrado
riparati dai venti
mare,
gioranza,
marini. Altri invece, e sono in grande mag1:
credono che il male sia cagionato dalla larva di un
insetto, la quale rodendo il legno del
rebbe
deperire.
Ma ciò
germoglio
spiegherebbe progrediente
più teneri ai più grossi pur
tenero
il
non
lo fa­
avan­
man­
zarsi del male, dai rami
cando la larva incriminata.Per contrario il farmacista di Pri­
,
gnano Cilento, sig. Tommaso Marone, non ascrive il morbo
ne all'azione della salsedine del mare, ne dell'insetto parassita.
che ha risentito j
maggiori danni a causa della mortalità
dei Fichi mi ha indicato che i suoi sospetti più gravi cadono
sullo stato delle radici, le quali marciscono per malsania.. e
Egli
fanno
gradatamente deperire la pianta. In ogni caso nessuno
colà escogitato alcun rimedio per riparare ai danni,
sempre più 'gravi, apportati da questa malattia. (1)
aveva
(1) Mi piace sul proposito di riportare 1'illuminato parere del
Targioni-Tozzetti, ricavandolo dalla Relazione intorno ai lavori
della R. Stazione di Entomologia Agraria di l/'irenze, pubblicata
nell'ottobre 1884. A pago 60-61 egli cosi si esprime:
Il nome di Oarolo, e per noi di Necrosi del Fico, rappresenta
un'affezione dei rami e dei tronchi della pianta di cui porta il no­
Prof.
"
"
"
"
"
me, della quale la relazione del Comizio
va nei termini appresso. Da molti anni,
sta
provincia hanno cominciato
a
agrario di Cosenza parla­
gli estesi fìchereti di que­
manifestare i
segni
di
una
ma-
-3-
Caratteri della malattia.
Le
gliare
"
piante di Fico affette dalla malattia ritardano a germo­
primavera .l nuovi germogli sono gracili e corti, e
in
.
lattia per la quale seccano i rami, e le piante deperiscono di anno
in anno
Facilmente si osserva che il maleficio è opera d'un in­
"
...
"
setto che punge il
"
tiglia
rossastra
"
libro,
ecc.
"
ramo. Forse vi s'insinua, e riduce in
l'inviluppo erbaceo, il cuticolare e forse
È anche probabile che l'insetto si annidi sotto
addensata
ma
"
Gli esami da noi istituiti
osservazioni locali
".
zione; non
mi, si rinvennero brani.
indicazioni: Nei rami
"
"
"
"
�
"
escavazione lineare circondata dal tessuto bruno, o
parte di tessuto non escavato, ma imbrunito, e si vede poi
come in
corrispondenza sia incompleta e arrestata la formazione
scorza,
una
una
degli strati legnosi. L'alterazione degl'interno dii sempre principia
in un' altra del tessuto cellulare che accompagna i fasci fibre-va­
scolari incedendo dalla cicatrice delle foglie; e nelle cicatrici stes­
o
se,
so
a
lato si
nell'aspetto.
setto, insetti
può
il trasudamento di
osservare
Per quanto sia indicato
non
ve
ne
sono,
"
zione
"
mente alterato si vede soltanto
"
aderisce alle
"
"
"
"
"
confermarono le
pel miglior giudizio
Crittogamico di Pavia con le seguenti
giovani corrisponde alla depressione, sotto la
"
"
(prosiegue Targioni)
Di tutto rimettemmo
i materiali al R. Laboratorio
"
la gom­
quanto alle apparenze ed al luogo dell' altera­
però quanto agl'insetti, di cui, nè fuori nè dentro i 1'90-
"
"
pol­
anche il
...
"
"
una
del tessuto
propria
Questa
caJlsa di
gommo­
tutto
un
in­
sembra che si tratti di un'altera­
sopra indicato. Nel tessuto più grave­
una materia
gialla, granulosa, che
pareti cellulari
lettera
e
come
un umore
o
dei
vasi,
e
le colora.
ebbe alcuna
risposta per la morte del com­
pianto Prof. Garovaglio. Però Targioni soggiunge: Ma ora siamo in
grado di aggiungere che il male non è particolare alla Sicilia nè
raro. Oomincia dai giovani rami, ma si diffonde pei più maturi e
Ora non è inutile di avvertire che l'infezione dei r a­
pei tronchi
mi di fico per gl'insetti ricordati e la necrosi sembrano non di ra­
non
...
"
,,-
"
"
"
"
do combinarsi fra Ioro ; così parve dall' esame della spedizione del
di Pollica (Prov. di Salerno), nella quale si trovare­
sig. Pignatari
no
rami' affetti di necrosi
testudinaia Targ.
interne (da larve
senza insetti,
(Ooccus ficus Fab.), e
xìlofaghe).
"
rami infetti di Columnea
rami escavati da
gallerie
-4-
più o meno prontamente. Le nuove foglie sono
più piccole
più sottili delle normali: hanno un colore più pal­
e
talvolta sono affatto clorotiche, presentando macchie
lido,
s'imbruniscono
e
di secchereccio sparse per la lamina; soventi il loro margine
Tali germogli rachitici e
e quasi bruciato.
si mostra arsiccio
clorotici si disseccano ordinariamente nel decorso dello stesso
anno, o perdono le foglie innanzi tempo; donde siegue che i
fichi cadono immaturi.
Al venturo
anno
la
pianta
torna
a
germogliare
dalle
parti
precedente; ed i nuovi ger­
cioè
a loro volta si presentano
stessi
fatti,
·mogli ripetono gli
gracili e clorotici, e si seccano presto. E siccome questo dis­
seccamento si ri pete nello stesso modo per tutt' i germogli
sottostanti ai rami secchi dell'anno
quali spuntano sempre al di sotto dei rami seccati
innanzi, succede che le piante incolte dal morbo in­
di allungarsi nei rami, si accorciano sempre più, ed il
venturi,
i
nell'anno
vece
coltivatore trovasi nella dura necessità di recidere di
quantità sempre maggiore
rendo la chioma dell'albero.
anno
una
Qualora poi si esaminano
con
di rami
analisi
si trova che sul ramo,
più
anno
in
secchi, impove­
minuziosa i ger­
superficie di
dalla
mogli sofferenti,
impianto delle foglie distaccate: geme gomma, la quale si rac­
coglie in gocciole, della grandezza quasi di un pisello, in cor­
rispondenza di ciascun fascio fibro-vascolare beante, che dal
ramo passava nella foglia distaccata. Questa gomma, quando
si riversa all'esterno, dapprima è appiccaticcia e diafana, come
la comune gomma arabica rigonfiata dall'acqua; dappoi, ed a
gradi, diventa sempre più dura, e prende una colorazione di
e
arancio.
.
Se per quelle cicatrici di .foglie si conduce sul ramo un
taglio longitudinale, si veggono sul legno bianco brillare alcu­
ne righe eziandio colorate in arancio, le
quali mentre vanno
in su a far capo in quella gomma rappresa alla superficie della
cicatrice foliare, dall'altra parte scendono traversando il legno
bianco dai rami più sottili ai più grossi. All'esterno dei rami e
delle branche principali del fusto si veggono poi delle strisce
brune, le quali scendono mano mano dai rami più sottili ai
più grossi. Lungo queste strisce la corteccia si dissecca, si
screpola, ed imbrunita si distacca facilmente dal legno che
-5-
ricopre; ]addove
brune,
nel resto del ramo, dove
mancano
le strisce
la corteccia aderisce fortemente al
legno,
germogli delle piante colpite dal morbo è facile
lo scollamento della corteccia dal legno sottoposto: nei rami
più adulti, oltre la corteccia, spesso l'ultima o le ultime zone
di legno èon abbastanza faciltà si possono distaccare dalle ri­
manenti (1). Ciò non avviene nei rami delle piante incolumi.
Inoltre, a misura che la corteccia s'imbrunisce, il legno
sottostante cambia a sua volta di colore, diventando dapprima
roseo
e poi rosso-fosco.
La colorazione apparisce dapprima
nella: zona legnosa più esterna, la quale più facilmente si di­
stacca dalla sottostante, e nel germoglio deperito essa si e­
stende non solo a tutto il legno prodotto nello stesso anno, ma
anche al midollo, il quale prende un color tabacco, o si d i­
strugge, lasciando ampie lacune nel suo corso. Conviene ag­
giungere infine che i nuovi germogli non si producono mai sul
lato del ramo, in cui il legno ha perduto il colore bianco col
prendere una tinta rosea più o meno intensa.
Ora, l'imbrunimento della corteccia ed il cambiamento di
colore nel 'legno sono dovuti alla degenerazione gommosa dei
tessuti; e la gomma prodotta, o ristagna nel suo sito, o dal
parenchima legnoso si riversa nei vasi, come chiaramente si
può constatare quando si praticano degl'intacchi e delle reci­
sioni sui rami, massime dopo le piogge primaverili. Su quelle
superficie di rami recisi si vede allora nettamente gemere
della gomma in corrispondenza dei vasi beanti, e la emissio­
de ne è tanto maggiore, per quanto la pianta è più grave­
Nei teneri
mente attaccata dal male. N ella stessa sezione si osserva ge­
la gomma eziandio da tutta o da quasi tutta la zona ri­
generatrice. Locchè dimostra che essendo invasa dalla gom­
mere
i nuovi tessuti da questa for­
mati non possono essere normali, e perciò la zona legnosa pro­
dotta in tale stato deve per necessità facilmente staccarsi da
ma
anche la
zona
quella formatasi
(1)
rigeneratrice,
nell'anno innanzi.
Malattia del
ròtolo,
forestali. Di questo fatto si
alla malattia del Nocciuolo.
detta
volgarmente sfoglio per le piante
parola nella memoria intorno
è tenuto
-6-
Richiamo
su
di ciò in modo
particolare
l'attenzione dei col­
tivatori. Essi poco si preoccupano della presenza della gomma,
perchè ritengono che essa si ravvisa anche nelle piante cre­
dute
sane.
Ma fo
osservare
è
della gom­
manifesta sintomi evidenti di de­
che
quando
la
produzione
minima, la pianta non
perimento; tali sintomi però si vanno mano mano manifestando
ed accrescendo, a misura che aumenta la produzione della gom­
ma. Nè può essere altrimenti; imperocchè se è risaputo che la
gomma è prodotta in massima parte dalla degenerazione del­
l'amido, e che l'amido è una delle sostanze più importanti de­
stinate alla produzione dei nuovi organi, e quindi dei nuovi ger­
mogli, ne deve seguire necessariamente che a misura che va
diminuendo la riserva amilacea a causa della gommosi, andrà
indebolendosi la forza vegetativa della pianta, e quindi' anche
la vigoria e ]0 sviluppo dei nuovi germogli. S'inganna a partito
quel coltivatore, che resta indifferente innanzi alla prima appa­
rizione della gomma sulle piante; dappoichè quella gomma
corrisponde ad altrettanto materiale amilaceo, il quale invece
di servire utilmente alla produzione dei nuovi organi della
pianta, e ad alimentare quelli già formati e viventi, diviene
per contrario un prodotto di escrezione, che si sottrae all'im­
perio ed all'esercizio della vita. Mal si appone chi ritiene che
la gomma sia prodotta dal materiale organico, ch'è eccedente
pei bisogni della pianta; perchè se così fosse; non vi sarebbe
ragione perché questo materiale eccedente non fosse adoperato
a rinvigorire
gli organi III formazione, mentre invece si osserva
che questi, lungi dall'avvantaggiarsene, deperiscono (1).
ma
Per assicurarsi di quanto nocumento torni alle piante la de­
generazione gommosa basta conoscere l'opinione di alcuni sommi au­
(1)
tori. Il FERRARI cosi si
esprimeva
proposito
della
gommosi degli
agrumi:
,
liquida uredine arefacit, uniuersamque non raro arborem necat.
(Resp. 1646, p. 156). TRECUL a proposito della gommosi degli alberi
da frutta riferisce che il ristagno della gomma nella corteccia, tratte­
nendo un'umidità costante, diviene pernicioso, perchè si stabilisce una.
fermentazione, i liquidi s'inacidiscono, e si aumenta la distruziene de
"
a
Gummosa lacrima; quae quamcunque contigerit p artem.
"
"
la maladie de la gomme, etc.
tessuti circostanti
(Sur
1860, II.
Secondo MEYEN
p.
621).
poi
Oomp. rendo
la gomma è sintomo di
una ma-
-7-
Avviene talvolta che
una
pianta, dopo
di
aver
manifestata
gomma in un periodo d'intristimento, riprende nuova vigoria
Ciò succede per cause particolari e
temporanee, che rinfran­
cano la pianta da
quello stato d'indebolimento; ma è benanche
a
risaputo
che
tosto
o
tardi
sopravviene
un
nuovo
stravaso di
gomma, specialmente alla base del ceppo e nelle grosse bran­
che radicali,
cui la pianta viene immancabilmente a
per.
perire.
colpiti dalla
malattia in parola, si presentano soventi come
cospersi di nera
fuliggine. Ciò è dovuto alla Fumaggine, la quale si mostra a
macchie isolate tanto sul tronco quanto sulle branche, ed a mac­
chie raggruppate sulle foglie e sui rami dai
più sottili ai più
grossi. In mezzo alle macchie nere della Fumaggine trovansi
egualmente numerosi individui di Cocciniglia. Senonchè la Fu­
maggine e la Cocciniglia si presentano spesso, ma non costan­
temente, sui Fichi ammalati; ond'è che gli stessi coltivatori non
credono che possa esservi alcuna correlazione tra la Fumag­
gine, il Pidocchio o la Cocciniglia e la malattia dominante (1).
Nel Cilento i rami dei
lattia,
non
Fichi, oltre all'
essere
la quale consiste in ciò che il materiale nutritivo della pianta
essere adoperato in totalità a beneficio della pianta.
continua ad
gommosi è un fatto patologico, imperocché le sostanze ali­
riserva, invece di servire alla nutrizione ed all' accresci­
mento della pianta, degenerano in materiale gommoso (Pflanzen Pathol,
1841, p. 229). Presso a poco dello stesso parere sono gli autori di
epoca posteriore che si sono occupati della produzione della gomma
nelle piante.
(1) Questo fatto era conosciuto fin da TEOFRASTO, il quale sul pro­
posito così dice: "Scabies et cochleae adnasci solite ficoruJm pecu­
cc
liares suni: neque tamen id ubique accidit ficis, sed morbi queque
"
pro diversitate locorurn accidere videntur.
(Hist. plani, V, 14, 3).
Ciò è ripetuto quasi alla lettera da PLINIO con le seguenti parole:
"
lmpetigo, et quae adnasci solent cochleae peculiaria ficorum vi­
tia.
(Nat. Rist. XVII, 24); ed ha avuto una interpetrazione da
se induit in frondes, ut in
il
quale si esprime:
Impetigo
PORTA,
"
et
aliis
Ficus scabiem. patitur liupyro, fico, olea, vite, junipero
"
mero nimio; accidii quum Virgiliarum exortu acciderint minutiores
«
pluviae, quae ubi insiderint haerent et ferueni. (Phytogn. n. 209).
Per gli ulteriori rapporti tra la fumaggine, la cocciniglia e lo stato
della. pianta leggasi la mia recente memoria: Sulla rnelata o man­
Quindi
la
mentari di
"
,
"
"
"
"
na, 1886.
-8-
Sulla parte del tronco, che trovasi fuori terra, non si os
servano sintomi morbosi, tranne qualche spacco longitudmale
..
frequente;
non
a
morire,
ma
se
si scalzano le radici della
si trova che la corteccia del
è imbrunita
come
cui alterano
e
fusto,
a
pianta presso
fior di terra,
dei
germogli, rigonfia, più o meno
guasta e facilmente distaccabile dal legno sottostante. Vaste
membrane bianchicce di Rhisomorpha si espandono quivi
nei tessuti corticali e nella zona rigeneratrice, attaccando an­
che il legno più esterno. Questi feltri di fili micelici della Ri­
zomorfa si trovano egualmente sulle grosse branche radicali, di
quella
disfano i tessuti nello stesso modo che nel fusto.
E mentre la forma subcorticalis della Rizomorfa affetta l'interno
delle radici e del piede del fusto, l'altra forma, cioè la subter­
ranea, si distende all'esterno degli organi sotterranei, e si mo­
stra sotto forma di una rete di cordoni neri e lucenti, che tal­
volta s'in tessono
membrana
più o meno compatta.
Quando nel fusto l'intiera periferia del piede è invasa dalla
Rizomorfa, la pianta è irreparabilmente perduta. Se si osserva
nel pari tempo il sistema radicale, lo si troverà alterato: la
corteccia, già in via di disfacimento, trovasi distaccata dal le­
gno, o se ne distacca facilmente; il legno ha perduto il suo
colore
e
la
giallo più
già disfatte
sua
a
consistenza essendo di ventato di color
carico,
e
grossi
radicali: insomma tutto il sistema radicale si trova in
di
marcescenza
(1)
dagli
"
e
di umifìcazione
Lo sfacelo della
parte
roseo o
le radicelle
flaccido;
gommoso
insieme alla parte terminale di tutti i
o meno
uno
sono
rami
stato
(1).
sotterranea del fico
era
antichi autori. Ed invero TEOFRASTO ci tramanda:
-
conosciuto fin
«
Fico etiam
eorripiusitur, quem glublere nominant; est glabritas
quaedam radicum, et partium proximarum trunci propter nimium
h.umorem,
(De Causo plani, V, 9, 9). E nell' altra opera: Hist,
Ficus auiem. sphaceliemo et
plant. IV, 14, 4 lo stesso autore dice:
crado occùpatur: ephaceliem.us "vocant si radices nigredine corrum­
PALLADIO a proposito dal governo
pantur, cradus vero si ramuli.
radices morbo
"
"
"
"
"
"
"
del fico
"
accenna
alle radici
marce
nelle
seguenti parole:
"
Gaudet
assidua
fossione: recidendo su,nt in ea quae aut putria aut
(ficus)
male repereris,
(IV, lO, 28). PLINIO ripetendo quanto avea detto
Teofrasto così si esprime: "Et Ctl1n radices quoque pinguescere cee
"
"
..
�
---
Nella corteccia delle radici
perta del loro legno, si
-
alterate, ed
osservano
alla
'delle estese
rognole, formate da uno schizomicete affine
tredinis, o meglio al Bacillus Amylobacter;
serbo di riferire in altra occasione (a).
"
pere iniereuni:.,
"
Inarescunt ergo
"
aut
non
XV II,
superficie sco­
placche cene­
al Bacterium pu­
su ciò mi ri­
ma
Aut enim in
pedes radices erum pii vìs morbi
non inirante succo
postremo tabes morbusque
maximeque: id fici sentiunt.
peruenienie
(Nat. Hist,
...
..•
,
,
"
Eicus cito crescuni
proposito del fico dice:
sed extemplo abit eorum pinguedo (Phytogn. n. 205)
F'icu» gla­
blationem patitur, Si enim imbres nimii f'uere, radix deglubitur
Morbus hic radicibus paulo sùperius, isque ex humorem nimietaie
"accidere solet (n. 209)
est vero quum radi­
Sphacelismus.
cibus ex vulnere aut ulcere propter putrefaetionem. calor extingui­
tur
precipue moriuntur novellae arbores ut vitis et ficus.
(n. 207). GASPARRINI parlando della gommosi degli agrumi così dice:
Il fico va soggetto ad un male. distinto dagli agricoltori napoletani
coll'epiteto d'infuocatura, e per cui tale albero intristisce e muore
Siffatta malattia del fico è sempre l'effetto di un'alterazione primiti­
va cancerosa delle radici, la cui sede sembra essere
dapprima nella
corteccia, per indi passare al legno, che ne rimane intenerito e di­
sfatto.
(L�[ale della gomma degli agrumi, 18G2). BERTONI anche a
proposito della malattia. della gomma negli agrumi riferisce: Le ra­
dici degli agrumi trasudano il noto puzzolente viscoso umore, come
quelle della vite, del pesco, del fico, ecc.
(Memorie sulla nUOI)a
malattia degli agrumi, 1865). Da ultimo il BERTOLONI riporta che verso
il 18G8 il fico ammalò... le radici furono trovate coperte di muffa
(Di una crittogama causa di morte delle piante nel Bolognese, 1877).
(a) Nell'altra mia recente pubblicazione: Sul Marciume delle 'ra­
dici e sulla Gommosi della Vite
Napoli 1884:, ho denominato que­
24).
PORTA
"
a
.•.
"
...
"
...
"
...
..
"
"
...
,
"
"
"
...
"
"
"
"
"
"
"
"
"
,
ste schizomicete Bacterium gummis. Questo bacterio è la
causa
Mal bianco nelle radici della
del
Vite, e del Mal della Cagna negli Agru­
mi. La malattia detta Pinguedine del Fico (ch'è quella di cui si trat.ta
in questa memoria) non è per nulla diversa dalla Pinguedine dell'Ulivo
e del Noce, dalla Malattia dell'inchiostro nei Castagni, e dalllfal del
Palchetto nel Gelso; le quali sono tutte malattie derivate da viziato
processo nutritivo, cagionato dal deperimento e dal marciume delle
radici, oppure dall' azione nociva delle basse temperature. I tessuti
in tali piante presentano la degenerazione gommosa. Ora nei tessuti
soci affetti del Fico, nonchè dell Vite e degli Agrumi , (donde ho
g
-
Se invece la
ciume
e
periferia
10-
alla base del fusto è affetta dal
dalla Rizomorfa solo in
parte, la pianta continua
radice
al suolo da
mar­
a
vi­
del tutto
qualche
perché
legata
deperita. Questa radice però non tarda a sua volta ad essere
presa dal marciume, al pari delle altre, ed allora l' intiera
pianta perisce.
Senonchè, nelle piante in cui la malattia comincia appena
ad appalesarsi nella parte aeI'ea, per quante radici si scalzino
è
vere,
e
si
esaminino,
non
ricavato il materiale
non
si troverà mai traccia di Rizomorfa nè
pei
miei studii intorno alla
gommosi),
e
su-
nella
costante la presenza di un
gomma delle stesse piante ho ravvisato
A questo
nome .di Bacterium gummis.
001
definito
ho
che
bacterio,
bacterio alludevo nelle mie
SCOPERTO
NELLE
VITI
(Rev. Mycol. 1883,
AFFETTE
p.
61;
pubblicazioni:
SUL
DA
Portici
MAL
NERO,
PRETESO TANNINO
,
SOLIDO
1 novembre 1882
1883, XIII. p. 15); LA FIL­
Palermo, 1883 (Rev. Mycol.
luogo i particolari di questo
Bot. Ceniralbl;
LOSSERINOSI ED IL MAL NERO DELLA
VITE,
1883, pago 264). Rimandando ad altro
bacterio, per ora mi limito dire che l'ho trovato nel terreno in con­
tatto con le radici sane, e poi nelle radici alterate, e ovunque nel
parenchima amilifero della pianta, inducente la trasformazione del
contenuto delle cellule, e specialmente dell'amido, in gomma. I bat­
teri della gomma nel Fico sono dei corpuscoli ovali od ellìttici, spesso
accoppiati, e talvolta disposti a catenule, formate da tre o quattro
corpuscoli. La lunghezza media di ciascun corpuscolo è di circa 1,6
mkm., e la larghezza è di circa 1,1 mkm.
Ad onta che tale mia ricerca fosse stata riportata dalla stampa
estera, purb TROUESSART nella sua recente pubblicazione: I microbi, i
fermenti e le muffe, 1886, a pago 38 ha equivocato coll' assegnare a
Pirotta ed a Cugini la definizione bacteriaoea del mal nero nella
Vite, mentre costoro hanno un'opinione ben diversa intorno alla cau­
sale di codesta malattia, come chiaramente rilevasi dalle loro pubbli­
cazioni in proposito.
La presenza di questo bacterio nei tessuti gommosi dei Fiohi ,
della Vite e degli Agrumi mi trasporta ad un'altra idea. Ho pubbli­
cato
altrove:
LA RHIZOMORPHA
Portici,
16
E
NECATRIX,
1883
LA
DOMINANTE MALATTIA DEGLI
(Rev. Mycol. 1883, p. 119; Bot. Oen­
275); LE CRITTOGA�IE PARASSITE DELLE PIANTE AGRARIE,
Napoli 1882, pp. 223, 486, che la Morìa del Gelso (Mal del F'alchetto)
corrisponde alla Pinguedin-e del Pico nonchè alla Gommosi delle
piante da frutto a nocciolo, e che perciò la Morìa del Gelso provieALBERI,
marzo
tralbl. XIV. p.
,
-11-
perficiale né interna alle radici. Si troverà invece che l'alte­
razione gommosa comincia nella parte sotterranea del fusto, ed
in corrispondenza dei vecchi nodi della talea, per mezzo della
,
quale la pianta si era ottenuta. Cosl l'altor-azioue si propaga uel
moncone, diffondendosi dal ceppo sotterraneo ai l'ami radicali,
che da esso partono. Iniziatosi il processo di gommificazione in
radicale, esso si propaga
perimento completo di quel ramo.
un
ramo
immancabilmente fino al deI
Nello stesso modo vengono attaccate, l'una
da
gommosi.
Ma
poiehè
dopo l'altra,
nei tessuti affetti
degli Agru­
gommifìcaaiono del con­
tenuto cellulare è cagionata dal Bacterium gummis, il quale si spin­
ge fìnaneo nelle foglie, ove induce le macchie di seochereccìo (Mal
della Fersa) per la morte del parenchima foliare, ritengo che i cor­
puscoli del Cornalia (microbi causali della Pebrina nel Baco da seta)
siano somministrati al Baco mediante le foglie del Gelso incolte dalla
Fersa. Ciò posto, hanno bene ragione quei sericoltori, che sostengono
essere la Pebrina del Baco cagionata dalla foglia malsana; avvegna­
chè le foglie dei Gelsi ammalati per Falchetto devono contenere ap­
che poi passano a costituire i corpuscoli del
punto quei baeterii
Cornalia nell'organismo del Baco. Inoltre havvi anche una data sto­
rica, che avvalora la mia idea; ed invero, l'ili ade dolorose delle ma­
lattie nei Bachi da seta cominciò verso il 1840, e fu precisamente
verso quell'epoca, che cominciò a mostrarsi allarmante la Mor�a nella
Vite e nel Gelso, nonchè nei comuni alberi da frutto.
Aggiungo infine che la coltivazione di tale bacterio nel brodo di
pollo mi ha dato eccellenti risultati. Ho preso un minuszolo di tes­
ne
vera
una
mi, della
Vite
e
del Fico ho trovato che la
,
suto gommoso della radice
.
di
una
Vite
e
contenente
il
Bacteriura
pollo sterilizzato. Tralasciando
di riferire tutto il procedimento seguito per impedire lo sviluppo di
germi differenti, dico che a capo di 24 ore il brodo di pollo si è in­
torbidato, e dopo due giorni ha sviluppato una ricca copia di.anasse
di zooglee con straordinaria moltiplicazione degli stessi bacterii. La'
gummis,
e
l'ho immerso nel brodo di
temperatura si è
nersi che
non
cercata di mantenere
molto
diversamente deve
a
circa 30° C.
Ond' è
a
rite­
procedere la moltiplicazione
seta, quando esso introduce
corpuscoli del Cornalia nel Baco da
che trovavasi nel tessuto foliare del.
sno organismo il bacterio
Gelso, specialmente quando si mantiene elevata la temperatura. della
bigattiera.
dei
nel
12-
-
pianta, andando sempre da quelle
più superficiali. Ed in tal rincontro può oc­
tutte le radici di una -stessa
alle
più profonde
correre,
che
sotterraneo,
se
solo lato del ceppo
solo le radici impiantate da quel lato,
il male si
periscono
avanza
da
un
mentre continuano a funzionare le altre inserite sulla
parte
an­
del ceppo. Qualora poi non si asporti prontamente
tutta la parte alterata del monco ne sotterraneo del fusto, e non
cora
sana
ferita, succederà che estendendosi l'alterazione
in tutta la parte sotterranea del fusto, tutte le radici che da
esso partono saranno attaccate dalla gommosi, e verranno mano
mano a deperire insieme all'intiera pianta.
Ebbene, quando comincia l'alterazione nel sistema radicale
si caustichi la
,
si riscontra sempre lo schizomicete accennato,
cuna
traccia di micelio
rizomorfìco;
il
e
non
mai al­
quale si appalesa, quando
già avanzato, contribuendo ad accelerare la
morte della pianta. Non si ha poi da meravigliare, se alcuni con
il disfacimento è
Hartig ritengono, che
Rizomorfa; dappoichè
il marciume delle radici sia dovuto alla
probabilità hanno vi­
essa era languente o morta,
sitato la pianta nel tempo
ed allora, avendo incontrata la Rizomorfa, non si sono peritati
d'incolpare questa della estinzione della pianta. E poi nei Fichi
del Cilento si ha un argomento ben più positi vo per escludere
la colpabilità della Rizomorfa; imperocché tutt'i coltivatori asse­
riscono, ed io ho accertato il fatto, che la malattia è saltuaria.
In uno stesso ficheto si osserva che i Fichi non periscono sue­
cessìvamente, e la malattia-non si espande radialmente come
dovrebbe avvenire, qualora la causa del morbo fosse la Rizo­
morfa; ma gli alberi sono colpiti quasi contemporaneamente in
luoghi diversi, talvolta vicini, talvolta lontani. Nel terreno in
declivio, sono affetti ora alcuni fra gli alberi siti più in basso,
ora quelli più in alto; la malattia si diffonde ora salendo, ora'
scendendo, ma quasi sempre attaccando gli alberi saltuariarnen­
costoro
con
molla
in cui
te, 'e'
Il
non
successivamente.
prof. Hartig
ed i suoi
seguaci si disinganneranno solo
quando avranno esaminato centinaia di piante affette in grad i
diversi, e su estesa regione. La qual cosa è provata anche dal
prof. Gibelli, il quale avendo potuto visitare migliaia di ceppi
di
Castagno,
ba dovuto conchiudere che la Rizomorfa è
Ull
epi-
13-
-
la causale del marciume
fenomeno, ma non
Castagni sofferenti
delle
della malattia dell'Inchiostro
radici nei
(a).
Definizione della malattia
La malattia che ha
Cilento
non
i Fichi in tutta la
colpito
alla caduta
accenna
(a)
Mi
quanto
ne
vero
che nelle Sacre
delle
intempestiva
foglie
pagine
dei
e
frutti
:
respingere
il
preteso parassitismo della Rizomorfa, in aggi unta
a
alcuni documenti
di rassegnare
piace
concetto del
del
non
detto di sopra, ma
dalla più remota antichità: tanto
si
regioue
solo per questa regioue, come si è
anche per le altr'e. Essa è conosciuta fili
è nuova,
per
ha riferito il Prof. GlBELLI.
1862. GASPARRINI
a
riferisce che
proposito
del marciume delle radici
rinvenne
non
alcun micelio
nelle
negli agrumi
radici ammalate
e che qualche muffa
che spunta nei tessuti alte­
per gomma
rati non devesi ritenenere come partecipante alla produzione della
...
gomma.
1879. DE SEYNE
rigetta l'opinione
del
parassitismo dei micelii bian­
castagni sofferenti per il mal
chi che s'incontrano sulle radici dei
dell'inchiostro,
crena
e
ritiene ch'esse sieno
umida.
1879, I.
p.
(Sur
36).
la maladie
1880. FRANK considera le rizomorfe
pago 146,
1880. ROUMEGUÈRE a
1880,
così si
esprime:
147, 15�.
proposito della
"
Le
"
la
"
dans les lieua:
"
meni, enire l'ecorce
pourriiure humide.
"
cause
des
come
guaste
a
causa
saprofìte (Krankli.
de
Rliizomorpha ne se
humides, ou l'air stagnant
et le bois mori
Aqaricus melleu»
est l'e.ffet et non
montrent guère que
ou
est renouvellé
s'est établi
"
"
rare­
sorte de
une
(Rev. Myc. 1880, p. 179; 1884, p. 216),
dell'Agaricus melleus è un effet
du
tissu
partielle
ligneu,1)" (Rev. Myc. 1881, 9.0•
"
"
lO).
p.
1882. CUGINI
"
Pflanz.
l'Agaric
du mal. Les
de la mori
d.
can­
rerul,
rizomorfa dell'
paraeitisme
1881. GILLOT dice che la rizomorfa
"
della
Chataigniers, Comp.
a
proposito
del marciume delle radici delle viti dice che
la presenza della rizomorfa non è costante nella parte sotter­
ranea
della pianta, ed in ogni caso essa sarebbe una circo­
stanza
ro,
1882).
aggravante per la malattia.
"
(Nuove indago
s.
Mal nE}­
--
14
--
ficus in ficulnea, folium deflutcit (J EREM, Cap. VIII,
v. 13). Si parla del languore del fico nel seguente verso: Vinea
confusa est, et ficus elanquit (JOEL, I. 12). Si accenna al rapi­
suni
non
do seccarsi delle radici
nell' altro: Et
cum
mane
transireni
,
radicibus (MARC. XI, 20). Si è detto
ficum
di sopra che TEOFRASTO ha riferito più volte della malattia
del Fico. Intorno alle cause della malattia lo stesso A. cosi
viderunt
aridam
a
fructum sero reddi, sed. etiam sieri
copia facit (Caue. pt. I, 21) »
accennando così alla pinguedine delle radici. E al l. c. V,
13, aggiunge quanto siegue:
aeqrotani saepe ficus et reli­
aut
causam
qui fructus,
ipsa arbor, eiusque dispositio habet,
aut iis,
ut cum in amygdalis humor qummoeus efficitur
si
C(
esprime: c( Non
quaedam
solum
leseere
..
nutrimenti
«
«
(C
«
attribui decet
quae in aere eceniunt. Parlando dell' azione
nociva dell'umidità eccessiva TEOFRASTO' dice: C( Ficus etiam
,
«
laborat
quando
et
proccimae
fuerini : partes enim radici
ipsa ianquam colliquescuni (Hist. pl.
imbres crebri
radi»
«
Matcime laborant concaoa loca et a oentis
4)
autem maxime ficus, dein olea (Hist. pl. IV.
arborum
silenies;
C(
«
vero (aqua) inierdum aburulantia sua no­
».
Haec
14, 12)
« cet radicibus,
putredinem. inf'erens (Caus. pl. V. 15,3). PAL­
LADIO accennò alla esuberanza di umori nel Fico, come r ilevasi
dal seguente verso: « Truncus arboris quo loeo turqet, sca­
C(
rificandue est, ut possit humor. effiuere (IV, 10,28). CATONE
consiglia di correggere la troppa compattezza del terreno sug­
gerendo. di scalzare le radici, come chiaramente risulta dalle
IV
,
14
'»)
,
C(
fructum. non jeret, ablaqueato. Postea stra­
cc menta
Si ita fuceris, et orosei non cadeni,
circumpoeito
«
et fici scabrae non fient, et multo feraeiores erunt » (94).
PLINIO indica l'azione noci va delle pioggie con le seguenti pa­
parole:
C(
Olea si
....
role
«
«
ficus
Caeterum si
cadunt,
sioe imbres simii
laborat radicibus madidis
ritiene che il
si
morbo
dipenda
fuere, alio modo
(Nat. hist, XVII, 24). PORTA
dall'
eccesso
Morbus hic radicibue
di umore; infatti
egli
esprime:
paulo superius,
hisque ex humorum. nimietaie accidere solet (Pluttoqn. n" 209).
La malattia in parola è stata designata da F. RE col nome
di Pinguedine del Fico (1807 e 1817), senza che se ne defl­
uisse l'essenza. Egli non' sa nulla di questa malattia, e per­
ciò si riporta a quanto na ba detto Teofrasto. Gli sembra inolcosì
«
«
-
tre che
«
pel fico
15
--
nient' altr'o abbia
a
temersi fuorchè il
freddo,
II. ed. p. 73). Si è detto
di sopra che secondo GAS'PARRINI tale malattia del Fico « è sem­
pre l'effetto di un' alterazione primitiva cancerosa delle radici
cc
al
quale
è sensibilissimo
(Mal. pianto
(Mal. d. gomma d. agrumi 1862), opinione seguita poi anche
da BERTONI (Mem. gommo agrumi, 1865).
Molto vagamente discorsero di essa Figari bey (1864,
Siud. Scientif'. sull' Egitto) VoI. 1. p. 242), e Bertoloni (1877),
essendosi limitati a constatare la morte lenta o repentina della
pianta a causa del disfacimento delle radici.
Nel 1882 pubblicai pelo primo che l'essenza di questa ma­
lattia consisteva in una vera degenerazione gommosa dei tes­
euti, ossia nella Gommosi (Cfittog. parasse p. 485 ; Agricol.
merid. 1882, p. 252) e nel 1883 indicai la identità di procedi­
mento della Gommosi nel Fico e negli altri alberi affetti dalla
memoria riprodotta
gomma (Sulla Rhisomorpha necairi» etc
nella Reoue mycol. 1883, p. 110). Da ultimo nel 1884 il mio as­
sistente, dotto Savastano, pubblicava un minuzioso studio ana­
tomico condotto sui tessuti del Fico degenerati per gommosi.
La gommificazione dei tessuti avviene non solo nella
parte aerea, ma anche nella parte sotterranea della pianta.
N ella parte aerea la gomma produce nelle foglie le macchie
di arsiccio o di secchereccio (Male della Fersa, comune a tutte
le piante soggette alla gommosi); nei giovani rami fa ingiallire
o diventare di color
ocraceo, e poscia disgregare il midollo;
induce l'ingiallimento in tutto od in una parte del legno; fa im­
brunire, o macchiare di bruno, e poi screpolare la corteccia;
infine fa agevolmente distaccare la corteccia dal legno sotto­
..
stante.
Le
legno sano e bianco sono
gomma aggrumita
parenchima legnoso e nei vasi
ch'esso circonda. Del pari sono dovute alla gommosi le stri­
scie brune che si mostrano sulla corteccia, e che scendono dai
rami più sottili ai più grossi, e da questi al ceppo. In gene­
rale, ovunque si facciano recisioni sui rami affetti, si vede a
capo di poche ore spicciar gomma dagli orifizii dei vasi" beanti
e dalla zona rigeneratrice; tale gomma, che si raccoglie alla
superficie dapprima è diafana, incolore ed appiccaticcia, come
la soluzione della gomma arabica; ma a misura che risente l'indovute
righe
a
fulve ed iniziali in
nel
un
-·16
-
flusso dell'aria comincia
a colorarsi in colo!' ambra,
poi passa
rancione, e da ultimo al rosso ciliegio, restando sempre tra­
sparente. Dei sintomi della gommosi hanno distesamente trat­
tato fra gli altri i seguenti autori: MEYEN, TRECUL, GASPAR­
RINI, HALLIER, PRILLIEUX, SORAUER e FRANK, ai quali riman­
al
do il lettore.
Se
la gomma che si raccoglie sulla
fatta
sezione
di recente sul ramo, si trova che tale gomma si
rigonfia senza disciogliersi; ed è forse per questa proprietà che
s'immerge nell'acqua
si constatano molti casi di morte subitanea
lungo restate. Invero,
è al massimo di
se
nella state la
attività,
(apoplessia linfatica)
traspirazione
fa mestieri che del
della pianta
pari grande quan­
Hta di acqua arrivi ai tessuti giovani e traspiranti nella parte,
Intanto l'acqua assorbita dalla pianta
superiore della
pianta.
gommosi è scarsa per i bisogni della pianta stessa,
stante l'impoverimento del sistema radicale, a causa del mar­
ciume; e quest'acqua, scarsamente assorbita, lungi dal recarsi
direttamente nelle foglie, ed in generale negli organi traspi­
affetta da
ranti,
resta in gran
parte
trattenuta per via dalla gomma che
infarcisce i tessuti. La gomma imbevendosi d'acqua si gonfia;
e mentre da una
parte essa induce ostruzione od impedimento
degli umori, dall'altra non fa pervenire che una
quantità di acqua agli organi traspiranti. Allora la pianta
soccornbe per la. deficienza di umori nelle sue regioni supe­
riori, e dissecca rapidamente nello spazio di pochi giorni. Ed
è in questo caso di morte subitanea, la quale suole avvenire
lungo 1'estate, che il contadino napoletano dice che la pianta.
è stata scauraia, scottata dal sole cioè, forse perchè le sue ra­
dici si spellano o si scorrecciauo facilrneute
giusto appunto
per infarcimento di acqua e pCI'. gommosi della 101'0 ZOlla ['i­
generatrice (1).
all'ascensione
minima
,
penetrando nei vasi apporta ostruzioni no­
pianta è conosciuto fin da DURAMEL. A proposito
della pinguedine delle piante PLAZ dice che i vasi s'infarcisoono di
umori, sì che la circolazione resta strozzata; havvi ostruzione dei
vasi ed in seguito la corruzione, donde gli scoli e le erosioni delle
(1)
Che la gomma
cive alla vita della
piante;
e
soggiunge
:
"
Hanc
coniabesceniia atque
plenaria
tandem
17
-
-
La gomma, impregnando tutt' i tessuti della
pianta, induca
la stessa degenerazione, prima nei rami
più sottili, e poi nei
più grossi; nel parenchima corticale e nella ZOlla rigeneratrice;
nel parenchirna legnoso e nelle cellule dei
raggi midollari: do­
vunque insomma vi sia accumulo di amido.
I granuli di amido prima di degenerare in
gomma subi­
scono un cambiamento
nella forma; si gelificano, si fondono
l'
l'altro,
si
l'accolgono in una sola massa grumosa,
quale o resta a riempire la cavità della cellula in cui è av­
venuta la gommificazione, o si
rapprende sulla parete della
stessa cellula. Se la sostanza amilacea dei granuli non è an­
c.ora degenerata in gomma, la tintura di jodo comunicher-à
loro il colore violetto o più o meno intenso; se invece la dege­
nerazione è già avvenuta, la massa grumosa prodotta si colora
in giallo-fulvo con la stessa tintura.
QUAstC mie ricerche sulla origine della gomma dall' amido
mentre si trovano in disaccordo con le antiche opinioni di
KiiNTZING (1851), di- UNGER, di MOHL, di KARSTEN (1857), che
cioè la gomma derivi precipuamente dalla cellulosa, si trovano
poi in armonia eon i lavori posteriori di TRECUL e di NAEGELl, il
quale ultimo specialmente ammette la u-usforrnazione dell'amido
uno
COlI
e
la
ili gomma. U Ila luminosa dimostruzione a ricon ferma del t'atto è
stata data più recentemente da MERCADANTE (Sulla presupposta
trasformas,
corteccia la
"
planiae
1754).
della cellulosa in gomma, Gass. chim, 1875). Nella
degenerazione gomrn rsa dell' amido ha luogo di
comliatur
destructio presso
Bosa in
Rozier, Die. Agric.
pede.
"
(De
Plani,
riferisce che i meli
plethora
possono
,
essere
ispecie quando soffrono il marciu­
me delle radici. CARUSO ammette la non rispondente funzione di tra­
spirazione di fronte al troppo assorbimento (Apopl. linf. agrumi, 1861);
mentre F. RE �redeva che tale morte subitanea dipendesse dalle­
stremo ardore della stagione (Malatt. piante, Ed. II, p. 85). WEBER
in ultimo viene a riconfermare la mia opinione, la quale spiega an­
che l'altra di DUHAMEL e di PLAZ; infatti WEBER dopo di aver parlato
della presenza della gomma nel corpo legnoso dice: "Die Verstop­
fungen sind haufìg So) betrachtlich, dass sich Wasser selbst unter
affetti
dall'apoplessia Iinfntica
,
in
-
"
"
bedeutenden Drucke nicht mehr dureh den Stamm pressen lasat
(Einfl.
hDh.
Temp.
a.
a.
Fahigk.
d. Holz. etc.
1885).
3
.
-
preferenza
nel
parenchima
18-
corticale
le cellule della
e
nel liberiano. A
parità
rigeneratrice
sempre
rispetto alle corticali. Nel legno poi la gommifi­
cazione ha: luogo anzitutto nelle cellule dei raggi midollari, ed
in quelle del parenchima legnoso. Mi è parso di osservare al
microscopio che il contenuto gommoso delle cellule si riversa
nei vasi per liquefazione della parete primaria della punteggia­
tura in tali elementi anatomici. La gomma giungendo nei vasi
allo stato di prima formazione, e stemperandosi nei loro suc­
chi viene facilmente trasportata da un capo all'altro dei vasi,
e quindi da una regione all' altra della pianta. I raggi midol­
di
circostanze,
sono
zona
alterate
meno
sono i veicoli tra versali della gomma.
La gomma appena formata si mostra come una mucillag­
gine finamente granulosa, jalina ed incolore, che con la tintura
lari invece
di
jodo
si colora
prima
in
giallo
di miele
e
poi
in rancione.
Dopo
questo trattamento si può adoperare la soluzione di potassa,
la
quale scolora i granuli di amido colorati dal jodo, ie li scio­
glie se non sono ancora gommificati.
Nel praticarsi delle sezioni trasversali sui rami delle piante
affette da gommosi, comunemente si crede alterata solo quella
parte del legno o della corteccia che ha cambiato colore, e si
ritiene poi per sana l'altra parte del legno che conserva an­
cora il colore
normale. Ebbene ciò è erroneo; imperocchè
senza ricorrere al microscopio (il quale in tal caso rivela che
nel legno ancora bianco, sito presso al colorato, l'amido è già
scomparso, o in totalità od in 'gran parte, essendo già degene­
rato in gomma), ad occhio nudo si potrà vedere che a
cap6 di
alcune ore si raccolgono all' orifizio dei vasi beanti delle goc­
,
cioline di gomma diafana ed incolore.
A quel modo che la gommosi, iniziatasi nei rami caulinarl,
va diffondendosi
in essi,. sia longitudinalmente che circolar­
mente, nello
ranea
stesso modo
dei ceppo,
e
essa
si
appalesa
nella parte sotter­
nelle branche radicali. La
gommosi è spesso
nel ceppo a.pportata dalla talea, la quale l' avea ereditata dalla
pianta madre; in quanto che tutte le talee, od almeno la mag­
gior parte di quelle, che si ricavano dalle
site in una
piante
regione infetta dal male, sogliono d'ordinario essere attaccate
dalla gommosi. Con la differenza però, che fino a
quando la
talea fece parte della chioma dei rami deJIa
pianta madre, la
-19
-
gommosi poteva propagarsi lentamente;
collocata in
un
rapidamente,
terreno tenace ed
donde
nel Cilento
sono
più
siegue
che
sofferenti che
è chiaro che la malattia della
che altri
se ne
propagazione
quand' essa viene
umido, la-gommosi si diffonde
le giovani piantagioni di Fichi
non
gommosi
ma
le vecchie. Ciò posto,
è
ereditaria,
e
senza
avvegga si estende in una regione, con la facile
delle piante per mezzo di talee. E ciò spiega
pure come possono perire e le piante vicine e le lontane, o suc­
cessivamente o saltuariamente, secondo che le talee adoperate
più
attaccate dalla
degenerazione gommosa (1).
Nella parte sotterranea del ceppo la gommosi può svilup­
parsi al medesimo tempo in varii punti: essa si produce in cor­
erano
o meno
rispondenza della base della talea, e più facilmente anche nei
nodi, ed in qualunque lesione o intacco. Da questi punti, o fo­
colari d'infezione, il
processo <ii- gommosi si propaga, sia ascen­
dendo nel ceppo sotterraneo, sia passando dal ceppo alle ra­
dici da esso prodotte.
Se nelle radici la gommosi è di solito indotta dal ceppo,
pure talvolta vi si produce indipendentemente; è ciò avviene
quando con gli strumenti di coltivazione (zappa ed aratro) s'in­
taccano le radici. Ovunque si produca intacco sulle radici, ivi
si forma un focolare di degenerazione gommosa, che bentosto
non manca
Ora,
è affatto
110n
sono
d'irradiarsi.
il marciume che si
indipendente
dalla
osserva
nel sistema radicale
gommosi:
marciume
non
gommosi
malattia,
d'ordinario seguito
e
che due fenomeni concomitanti della stessa
essendo che nelle
piante
fruttifere l'uno è
dall' altra. Dove ci è
marciume, ci è dapprima gommosi e dap­
poi umifìcazione ; e dove ci è gommosi si appalesa benan­
che il marciume, e sempre infine la umificazione, che trasforma
e scompone le pareti degli
elementi anatomici, e la gomma
BERTOLONI, il quale per sal­
che dominava �l�
epidemia
speciale
l'orto botanico di Bologna, fece ricavare alcune talee dalle piante più.
sane per piantarle in altri luoghi. Nel primo anno le talee radicare­
no, ma nel secondo anno intristirono, presentando gli stessi sintomi
della malattia delle piante madri (Di 'una criiioq. causa di morte
cl elle piante nel Bolognese, 1878).
,1)
vare
Lo stesso accadde anche al Prof.
una
varietà di Fico dall'
20-
-
ch' essi contengono. Quindi
meraviglio punto, se ulti­
prof. Coppola nell' analizzare i
non
(15 agosto 1883).
mamente
il
mi
del1a base del ceppo nelle Viti af­
fette da Mal nero, invece di trovar gomma, ha ottenuto da
quei tessuti una sostanza di natura ulmìca; però se il prof.
vecchi tessuti
Coppola
gommifìcati
recidesse in
maggio
una
Vite affetta da Mal nero,
troverà che dalla
parte ancora bianca del legno esce gomma
ialina ed incolore, e dalla parte colorata in ocraceo la stessa
gomma esce colorata in giallo fulvo. Lasciandosi disseccare
all' aria e lentamente la superficie recisa e portante le gocciole
di gomma incolore e di gomma di color fulvo, si troverà che
le gocciole si rapprendono, e nell' indurirsi dive.nfano tutte di
colore
giallo bruno, identico
a
quello
che si
osserva
nei tagl i
condotti nei tessuti infarciti da
granulazioni giallo­
microscopici
brune, che, ripeto ancora una volta, non sono altro che gom­
ma
aggrumita e disseccata. Ed è una sorta di gomma che
(come la nostrale Cerasina) si rigonfia e non si discioglie che
in parte
(nell' acqua
a
freddo), checché ne dicano i
disinganneranno solo quando
miei
con­
nel mese
traddittori, j quali si
di maggio si decideranno a fare le osservazioni su larga scala
nei vigneti affetti dal morbo.
La malattia, che distrugge i Fichi nel Cilento, è adunque
la Gommosi, e come tale non solo è ereditaria, ma è pure
contagiosa, dappoichè può inocularsi da un punto all' altro del1a
pianta, sia naturalmente per mezzo della pioggia e dei cascam i
infetti della pianta, sia artificialmente, coll' inoculare gomma
in un ramo sano, o col situare accanto alle radici gli avanzi
dei tessuti gommosi. Pur troppo non ci è cautela che basti a
limitare il contagio della gomma, perché essa si può comu­
nicare ed inoculare da una pianta ad un' altra molto facilmente
mezzo
per
vut�
delle radici,
di gomma,
perché
per mezzo dello stesso terreno imbe­
in contatto con una radice marcia (1).
e
in una recente pubblicazione' (Onderzoek. over d.
gomziekte b. Planten, Amsterdam, 1883), designa il 00ryneum Begerinckii; come' fungo causale della gomma nelle amigda­
lee, ed egli lo ritiene capace di emettere un fermento, che cagiona
la morte delle cellule, e che diffondendosi nella pianta possa indurre
la gommosi nei rami, senza che ivi rattrovasi alcuna traccia del mi.
(1) BEYERINCK,
besmett. d.
21
-
-
Causa della malattia.
Determinata
e
affetta i Fichi nel
celio.
Ora,
sviluppano
il
in
Cilento,
e
Ooryneu·m è una delle svariate forme fungine,
quei tessuti alterati, e perciò merita di essere
fra le tante da altri
verata
per Gommosi la malattia che
come tale essendo essa ereditaria
qualificata
da
e
me
che si
anno­
trovate in siffatti tessuti. Ed in
questa idea mi conforta il risultato delle ricerche dell' illustre mico­
logo ROUMEGUÈRE (Rev. Mycol., 1883, p. 248), il quale nettamente
chè
nei Pruni morti per gomma, e nei punti in cui percolava la
gomma, gli è riuscito impossibile di trovare traccia di alcuna specie
fungina, neppure un semplice rudimento. Eppure nell'anno precedente
dice
1882, p. 396) un articolo dello
dal quale si rileva che
Treesj
che
l'infezione
derivare
potesse
egli sospettava
probabilmente da
veniva
stesso
pubblicato (nel Gard,
Beyerinck (Gumming
Chron.
Fruit
,
Bacterii.
Dissento da
dappoichè
Beyerinck
nelle idee che attualmente
mentre la presenza nel micelio torulaceo del
egli sostiene;
c'o'f'yneum
suo
si ha ben di rado nella gomma, invece i germi od i corpuscoli del
Bacierium gummis sono sempre ravvisabili nella gomma, qualora si
faccia
uso
di forti
ingrandimenti
al
microscopio.
Le
migliori ricerche
si possono fare da 800 diametri in sopra, con buone lenti ad immer­
sione e con illuminatori. Fino a pruove in contrario ritengo che la
gomma sia essenzialmente infettiva, quando essa contiene
micelio di Ooryneum. o di altro fungo analogo, ma germi
scoli del Bacierium gummis.
Per dimostrare il mio asserto
Il
contagio
delle radici
già
non
o
corpu­
aggiungo quanto siegue:
guaste
o
morte
era
conosciuto da tempo
discorre F. RE, a pago 302 dell' opera: Le
malattie delle piante, II. ediz.
TRECUL (Oomp. rend 1.865, p. 433) annunziò la scoperta di un
remoto: basti dire che
microrganismo,
anno in un fico,
che trovò
qual
cosa
nelle
che denominò
e
nella corteccia del
la
ne
Sambuco,
delle
cellule del midollo del
Lo trovò
ramo
Amylobacter.
dopo
Solanacee, delle Crassulacee,
fu riconfermata da N YLANDER. Trecul li
di
un
anche
ecc.,
ottenne anche
Girasole, e notò ch' essi si trova­
gelatina. Credette che venivano ori­
dalla
trasformazione
ginati
spontanea, o putrefasione della materia
contenuta
nelle
cellule.
organica
I� un lavoro posteriore Trecul
con
la macerazione
vano
immersi in
degli
una
steli del
sorta di
22-
-
ed infettiva, va da sè che fa d'uopo escludere
sali, sia quel vermo roditore dei germogli (il
come
sue cau­
quale quando
(Comp. 'l'end. 1867, Ii. p. 513) riconfermò la presenza della materia
gelatinosa che avvolge i microrganismi in parola, e la loro abbon­
danza nel midollo e nel libro del fico. NYLANDER (Animad'v. circa hi­
storia/ai amylobacteriaceam, in Flora 1868) combattè la genesi spon­
tanea dell' amylobacter,
gli amylobacter
come
sono
non
era
ritenuta da
organismi
diversi
Trecul, e dichiarò che
dagli ordinarii batterii.
pari tempo constatata
La presenza di analoghi batterii fu nel
nella corteccia dei larici affetti dalla malattia detta Rindenlerebs, Tali
batterii furono denominati Micrococeus da WILLKOMM
d.
'Waldes, 1867,
p.
HALLIER accennò
tessuti
vegetali (in
167).
dapprima
alla presenza di
(Mikrosk.
'un
Eeinde
Mieroeoceue nei
Westermann' Illustr, Monat. 1868),
le
e
poi
Sie
ne
de­
die
seguenti parole
1868.
ed
a
287
Ursache aller Faulniss proeesse (Phytop.
p. 224);
pago
soggiunge: Diese Hefebildungen (Miero.coccus) es situi, welche die faule
Zersetz'L!-ng beuiirken,
Fu probabilmente a questo Mìcrocooco che DAVAINE diede il nome
di Bacierium putredinis (in Dechambre, Dici, eneo se, med. 1868).
Egli riferì che un tale Batterio si trova immerso in una sostanza
mucillaginosa o vischiosa, la quale è forse il prodotto di una fermen­
tazione vischiosa. Questa sostanza non precede mai l'apparizione dei
batterli, ma è correlativa alla loro formazione. Esso induce nelle
piante la cancrena secca od un' ulcerazione , e più spesso cancrena
terminò nettamente la funzione
umida
la
o
marciume,
pianta.
Si
può
con
Quest'ultimo comincia dalla radice
inoculare
nei fusti carnosi
chiaro la natura batteriacea della
delle
aeree
nella
:
pianta è
cancrena
venuta per la
e
e
ist
di là infesta
foglie. Come
parti sotterranee
sulle
delle
prima volta
annunziata
e
è
e
de­
terminata da Davaine,
(Développ. naturel des baciéries dans les partie«
plusieurs plants, Comp. 'l'end. 1869, I. p. 466) nei tessuti ge­
gelées
lati delle piante di Echinocactus, in seguito al rigido inverno 1867-8,
s'incontrarono miriadi di corpuscoli di Bacteriuni Termo, e di B. pu­
tredinis. Egl'indica che i b;l.1iterii vegetali si possono sviluppare an­
Secondo BECHAMP
de
che in
voca
ambiente acido. Crede che l'inoculazione dei batterii pro­
probabilmente un cambiamento di mezzo, il quale diviene favo­
un
revole all'evoluzione dei microzimi normali in bacterii.
riafforza l'altra di Trecul
genesi spontanea
,
perchè dà quasi ragione
dei bacterii nei tessuti delle
Questa opinione
dell' apparente
piante.
Lo stesso BE-
23
-
s'incontra
•
.rl
è altro
che
una
•
depertto),
CHAMP
non
--
in
SIa
un
maieuse des
la
fumaggine,
lavoro
»ers
sia la
larva
aià
xilofaga di leano
Cl
b
cocciniglia, sia la salsedine
posteriore (SUl' l'origine
à soie,
Campo
rendo
de. la maladie
1869, II
p.
142)
microzy­
sostiene che
corpuscoli pebrinosi del Baco da seta si trovano nell'intestino del
dopo l'ingestione delle foglie (rongée) del gelso. Questi corpu­
scoli morbosi si svolgono con maggiore rapidità nell'intestino, il con­
tenuto del quale diviene sempre più alcalino, e quindi più favorevole
alla evoluzione morbosa. (Leggasi la nota alla pag.' 49 di questa
i
baco
'
stampa).
Nel 1877 BURRILL
col
annunziò che nel Pero
affetto dalla malattia
designata
Pear-Bliqht (corrispondente il carbonchio, od al
o
Languore
Nebbia) aveva osservato dei microrganismi in una so­
stanza mucillagginosa prodottasi nei tessuti alterati del Pero
( Re­
port of Botany and vegetable Physiologie, 1877). Il BurrilI però non si
dà alo una ragione della presenza di tali microrganismi, nè li defini­
nome
sce, nè indica
alcuna, correlazione di
ed effetto tra
causa
quei
mi­
la sostanza
mucillaginosa in cui trovansi immersi.
Nel 1879 PRAZMOWSKI (Entwick. u. Fermentwirk. Baet. Arten, Bot.
Zeit. 1879) riferì che il Bacillulf Amylobacter, Van Tieghem, (Vibrio
butyricum Pasteur, Amylobacter Trecul) fu creduto da Pasteur come
fermento dell'acido butirrico, da Trecul come originato dalla sponta­
nea trasformazione delle sostanze amilacee, e da Van Tieghem come
cagionante il decadimento della cellulosa. Egli ritiene ch'esso attacca
l'amido e la destrina più che la èellulosa, L'A. però nulla ha indicato
intorno ai rapporti tra questo microrganismo e le malattie delle
piante.
PRILLIEUX, a proposito dell'antracnosi della vite ',L'anthracnose de
la vigne, 1879) riferisce che ha trovato nelle piaghe dell'antraonosi al
crorganismi
e
di sotto della cuticola
una
miri ade di miorobii sferici della forma di
massa gelatinosa,
Micrococcus,
�ome nella forma Zoo­
e
nei tessuti necrosati.
nei
si
formavano
simili
masse
vasi,
glaea ;
delle
conchiusionì
tirare
di
non
positive. Nel.
Dichiara però
poterne
1880 egli riconfermò la presenza dei miorocoochi nelle piaghe di an­
traonosi, ma non ne conobbe l'origine (Quelq. mots SUl' le rot et l'an-
riuniti in
una
'
thracnosi).
Fu
,
per la
indicando ch'essi sono la
nel 1880 che annunziai
appunto
quei microbìì,
prima volta
della
la fun­
degene­
razione gommosa. Condussi i miei primi studii su di alo uni esemplari
di viti ammalate, e datimi in esame dal Prof. Costa. Questi riportò
zione di
causa
-
del mare, sia la
sulle radici già
24-
Rizomorfa, la quale ultima non si trova
precedentemente guaste. Solo aggiungo
il risultato delle mie ricerche
a
che
che
pago 437 della sua opera: Lezioni di
1880. Parlando del liquido gommoso
Entomologia aqraria, Autografia,
,i
che geme dai fori fatti dall'apate, così egli riferisce:
Spiccia 'esso
sotto
forma di
dall'insetto
forarne
dal
liquido gommoso)
praticato
tardi
di color
e
più
moccio, dapprima biancastro, poi gialliccio ,
rosso ferruginoso, dovuto a batte'l'ii, che vi si generano in numero
"
"
"
"
straordinario.
"
Bacterium
gracile.
Nello stesso
carbonchio
spettava
Il Prof.
degli
anno
COMES
ha definito
"
proposito .della malattia
(Anthrax of f'l'uit trees, 1880),
1880 BURRILL
alberi da frutto
,
a
che tale malattia fosse dovuta ad
simo al Bacillus
questo: Bacterio per il
un
del
so­
batterio molto pros­
Amylobacter.
Ma fu nel 1881 che lo stesso BURRILL ammise definitivamente che
i batterli fossero la
of
causa
una
sostanza
della malattia dei Peri e' dei Meli
in
amylovorus, aggiungendo ch'esso induceva
do in
gelatina
tare inoltre
nella malattia del
che la malattia
ciale. Riconfermò le stesse
Micrococcus
sui
(Bacteria
plants 1881). Osservò che a misura. che
sotto 1'azione dei batterii, si veniva a produrre
viscida. Nel 1882 poi denominò tale batterio Micrococcus
disease
of
I'amido scompariva
cause
a
Blight
la trasformazione dell'ami­
nel Pero
è trasmissibile
cose
e
nel Melo. Fè
no­
inoculazione artifi­
per
nel 1883 nella nota Ne'W
species of
(Bacteria).
Mentre in America BURRILL conduceva' i suoi studii sui Peri e
io faceva i miei studii sul Mal nero della Vite, la quale
Meli,
corrisponde, come dirò in altra memoria, al Blight delle po­
seguito a quanto dissi nel 1880 nella relazione pubblicata
dal Prof. Costa, alla quale si è accennato di sopra, aggiunsi nel 1882
quanto siegue: "che nelle radici affette da marciume è sempre con­
statabile fin dall' inizio la presenza di microrganismi bacteriacei :
che probabilmente a questi debbasi attribuire dapprima l'alterazio­
ne degli umori nella pianta (donde il flusso linfatico) e dappoi la
trasformazione delle sostanze elaborate e depositate nei tessuti, della
quale sembrami ora essere l'ultima fase la produzione della gom­
ma
(donde il flusso gommoso); che la gommosi è contagiosa forse
solo per la infezione cagionata dai microrganismi bacteriacei, esi­
stenti nei tessuti in istato di degenerazione gommosa.
(Sul pre­
teso tannino solido scoperto nelle Viti affette dal Male nero, 1882; Rev.
Myc. 1883, p. 61; Bot. Oentralbl., �883, XIII, p. 15). Nel 1�83 rimalattia
macee.
In
"
"
".
I
u
"
"
"
"
"
-
tali
cagioni nemiche
per altro circostanze
rimento delle piante.
confermai
"
gli
se
-
sono
aggravanti
,
causali della
le
quali
malattia,
accelerano il
sono
depe­
stessì
fatti, esprimendomi nel seguente modo: "Nelle
ho visto placche di aspetto polverulento,
francesi dég�nérescence farineuse, e da GAROVAGLIO
radici 'così affette
(marcite)
"
denominate dai
"
gangrena secca, morbo o male bianco. Esse risultano in massima
parte costituite da miororganismi bacteriacei, che potrebbero anche
"
ai
altro
"
riferirsi
"
fine da definirsi. Ho pure ravvisato la presenza dello stesso bacte­
rio, nelle cellule amilifere del ceppo, in queste la degenerazione
dell' amido in sostanza di aspetto mucillagginoso, il riversamento
"
"
Bacterium pntredinis,
Dav.,
ovvero
a
qualche
ai­
"
di tale sostanza nei vasi
"
concentrazione in gomma. Se la gomma poi è infettiva lo è forse
per il contagio comunicato dai batterii ai tessuti immuni." (La
"
fillosserinosi ed il Mal nero
Da quanto precede risulta
me
condotte sulla Vite
ove
della
essa
si
apprende,
e
la
sua
Vite, 1883. (Rev. Myc. 1883,
alla evidenza
ultima
p.
264).
che le ricerche bacteriacee
parallele a quelle che BURRILL
e sul Melo,
senza però che
l'uno fosse a conoacenza dei lavori dell'altro, e dei risultati ottenuti.
Proseguendo sempre le mie indagini su tale batterio, nel ]88416 denominai Baeterium. gummis, e pubblicai il risultato delle infezioni
fatte inducenti lf\ gommifìcasìone dei tessuti cellulari (Il marci'l6me
delle radici e la gommosi della Vite, 1884). Altre notizie somministrai
intorno al bacterio della gomma nelle mie pubblicazioni posteriori.
Non so poi comprendere donde il signor TROUESSART, in un re­
centissimo lavoro (I microbi, i fermenti e le muffe,
!§86), abbia. at­
tinto la falsa notizia, che la natura bacteriacea del mal nero della
Vite sia stata determinata dal PIROTTA e OUGINI, mentre costoro pen­
sono ben altrimenti intorno a tale malattia, e nelle loro pubblicazioni
a tutt'altro accennano che ad un simile batterio
(l. c. p. 38).
Riprendiamo intanto il filo storico della q uistione bacteriacea
nelle malattie nelle piante. GAROVAGLIO nella nota: Mal nero, 1882,
dice
che i vasi più grossi nella. Vite sono infarciti da una massa
compatta ed uniforme, la quale portata nell' acqua si disgrega in
minutissimi corpuscoli semoventiai, che l'esperto osservatore rico­
da
andava
.
non
25
eseguendo
sono
state
in America sul Pero
"
"
"
facilmente essere forme di baoterii. La presenza dei baoterii
è per noi il carattere patognomonìoo di codesta infesione. "
Nel 1883 ROUMEGUERE a proposito della mala.ttia del Susino si
esprime così: "Les racines Leur superficie s'est montrée longitudil'
nosce
"
...
4
26-
-
1 coltivatori del
decorso del male nella
"
"
"
"
sieguono diligentemente il
parte aerea della pianta, e veggono
Cilento,
mentre
nalement parcourue par des fins sillons garnis de gomme. C'est la
confirmation d'une ancienne observation de M. O. COMES de Portici,
rapportani la mortalité de divers arbres fruitiers en Balie à la dégé­
gommeuse. " Lo stesso A. dice di aver trovato nei tes­
nerescence
miorobio
che crede di
esser
l' Amylo­
parassitismo del Ooryneum J;Jeyerinckii
traccia negli alberi così ammalati (Rev. Myc.
suti alterati delle radici
un
,
baeter, Combatte inoltre il
di cui
non
ha trovato
,
p. 246).
Nel 1884 WAKKER riferisce che la malattia dei Giacinti in Olanda
1884,
cagionata dal Bacierium Hyacinthi (Het Geel-of Nieuwziek der Hya.
cinthen). Nel 1885 pubblicando il seguito dei suoi studii accenna al
mio Bacterium gummis, che avevo constatato anche nel Pomodoro
affetto dalla Cangrena umida, come ho dimostrato in una speciale
pubblicazione (Onderzoek del' Ziekieti van Hyacinthen, 1885, p. 11).
HALLAUER nel 1884 pubblicò una memoria: Maladie des vers à soie,
dite la Pebrine, nella quale indica che i corpuscoli pebrinosi si trovano
nelle macchie gialle delle foglie del Gelso, come nelle altre del Pe­
sco, del Susino, dell' Albicocco, della Vite, eco.; e che l'infezione ai
bachi da seta non proviene dalla polvere infetta della bigattiera, come
crede Pasteur, ma dal pasto delle foglie malsane, e contenenti cor­
puscoli pebrinosi (Soc. Agl'. Hort. Nice, 1885). I risultati degli studii
di Hallauer Bono la riconferma di quanto avevo già pubblicato un
anno prima,
che cioè la infezione nei bachi' è data dalle foglie di
Gelso incolte dalla fersa (Il marciume d�lle radici e la gommosi della
vite, 1884, p. 16).
In una recente pubblicazione ANDRADE CORVO (Tube'rculose de la
vigne et son baeille; Iour, Agr. Prato 1885, p. 888) indica che nelle
è
viti sofferenti per marciume a' incontrano nelle radici dei tubercoli
contenenti un liquido giallastro, che, secondo lui, sarebbe il virus di
un particolare bacillo. Questo
altera, e li fa colorare prima
virus inoculandosi nei tessuti
in
giallo-chiaro
Ritiene da ultimo che la fillossera.
non
,
è altro
e
poi
in
se non
sani, li
giallo-fosco.
l'agente na­
turale d'inoculazione di questo virus. Le attuali idee di ANDRADE
sono la riconferma di quanto aveva io detto due anni
prima
nella nota: La Fillosserinosi ed il Mal nero nella Vite
Agl'.
CORVO
is«.
15). Sul proposito mi piace di riferire il risul­
tato delle ricerche del RA VIZZA, il quale dice che nelle radici di
Viti americane , (801onis Utinton
York Madeira) ha trovato molto
Palermo, 1.883
,
n.
o
,
..
27
-
rammarico
con
cora
produzione annuale, viene an­
pianta, 110n si preoccupano
compromessa l'esistenza della
acido mallico
non
oltre alla
che,
..;_
ne
(6,40
-
8,14 0IO),
mentre nelle radici delle viti europee
ha trovato affatto. Crede
perciò
che
quest' acido
concorra
in
parte alla resistenza delle Viti americane agli assalti della Fillos­
sera (Resistenza delle radici della 'Vite alla Fillossera, 188a). Ciò posto,
la inooulazione dei bacilli mediante la
Fillossera, (secondo
sviluppo di tali bacilli è molto dif­
ficile nelle radici delle viti amerìcane le quali sono eccessivamente
acide, mentre è molto facile in quelle della vite europea, le quali
sono poco o punto acide, imperocohè l'ambiente è tanto meno favo­
revole allo sviluppo dei bacilli in genere, per quanto più acido esso
si presenta. Da ciò risulta che, per combattere vittoriosamente la Fil­
lossera, bisogna non solo provvedere alla distruzione dell'insetto, ma.
ammessa
ANDRADE
che lo
CORVO', consìegue
,
eziandio
a
liberare le radici dal marciume,
ARTHUR
con
le
sue
recentissime
mente la natura bacteriacea
America. Nella nota: Pear
pubblicazioni rieonferma piena­
della malattia
del Pero
del Melo
e
in
1885, riferisce che la
malattia si presenta con l'imbrunimento delle foglie e dei rami (Oar­
bonchio), e che dai rami affetti geme una sostanza' viscida, la quale
si condensa in gocciole di gomma (gommosi). Ritiene che l'alterazio­
è dovuta alla presenza del Micrococcus amylovor'Us,
ne dei tessuti
il
Burr.,
quale attacca l'amido e la cellulosa, e la trasforma in una.
Blight
and its cause,
mncillaginosa. Con l'altra nota: Proof that Baeteria are ihe
01 the disea�e in Trees, 1885) annunzia che ha filtrato la
mueìllagine contenente i micrococchi e poi ha inoculato separata­
mente questi e quella. Ha ottenuto che la infezione gommosa è riu­
scita coll'inoculazione dei microoocehi e non del liquido mueillagìnoso
da essi prodotto. Ha ultimo, in una odierna pubblicazione: Report 01
the Botanist; 1886, a proposito del Pear Rlight, illustrando maggior>
The
mente gli studii di BURRILL ed i proprii, ARTHUR aggiunge:
sostanza
direct
cause
,
"
"
"
bacteria which
are
cause
not the bacteria
this
01
disease,
common
named Micrococcus
puirefaciion.
"
"
...
amylovot'us,
The substance
"
which is obtained
"
unlignified cell walls and other subeiances oj ihe plants tiseue, a very
uieeid, creamy matier, soluble in uiater, and d'rying to a hard gum on
"
by
the action
oj
ihe
blight
bacteria
on
the
siarch;
Tlie cheminal éhanges indueed
E finalmente:
exposure to the air.
are in pari the lormation oj a gum
tissue«
in
the
the
bacteria
by
plani
Ora siffatti risul­
and clisengagement oj carbon dioxide, but ecc.
tati delle ricerche di ARTHUR sono non solo la. piena riconferma degli
et
"
"
n
"
"
-
28-
punto dell' alterazione nella parte sotterranea, tanto nel cep­
po
quanto nelle radici. Il nemico che attenta all' esistenza
,
di
quelle piante cova sotterra, e talvolta le assale subitanea­
mente, anche quando nessun sintomo esterno rivela al coltiva­
tore lo stato malsano della pianta. Alludo ai casi di apoplessia
linfatica, la quale incoglie le piaute lungo l'estate e special­
mente in luglio, come già si è detto di sopra. Quando una
pianta è cosi perita, il coltivatore Cilentano dice che essa è
sbonaia
cioè che ba le radici marcite per l'acqua penetrata
nel suo piede, perché la pianta scossa dal vento con lo smuo­
vere il terreno circostante al suo piede apre l'adito all' acqua.
,
Quel coltivatore invece ritiene che la malattia
nante sia ben altra.
perire
la
pianta,
Egli
crede che l'attuale morbo
ora
domi­
non
faccia
stante che i rami seccano successivamente fino
alle grosse branche, e che il tronco non lascia passare in gi Ù
la malattia, rimanendo sano e non seccando; e perciò la pianta
per tutt' altra causa e non per la malattia in parola.
Come è chiaro si ripete per i fichi del Cilento la stessa cosa
che per gli agrumi di Sicilia. Quivi gli agrumi sono affetti dal
Male della cagna (marciume del1e radici) e dalla gommosi, i
muore
quali malanni,
se
possono
originarsi
l'uno
indipendentemente
dall' altro, tuttavia col tempo costantemente l'uno passa nel­
l'altro. Ma su questo grave argomento degli agrumi tornerò in
altre
pubblicazioni.
Ora, finchè il coltivatore Cilentano si limiterà
la malattia nella parte
studi di
BURRILL,
bene ARTHUR
e
ma
aerea
anche
BURRILL
dei"
della
pianta,
come
seguire
resterà fermo nella
pubblicati dal
ignorassero completamente
zioni di sopra enumerate,
a
miei
io fino al decorso
poi, seb­
pubblica­
ho ignorato
1880 in
le mie
anno
le loro.
Da ultimo credo
degno di considerazione anche il risultato delle
pubblicate da WIESNEX, il quale ha trovato che
]a gomma a sua volta possiede un particolare fermento della classe
delle diastasi, il quale ha la proprietà di trasformare l' amido sola­
mente in destrina, e non in zucchero, come fanno i fermenti diasta­
sici, e di paralizzare l'azione stessa della diastasi (Ueber ein Ferment,
welches in der Pflanze die Umwandlung der Cell-ulose in G'ummi uaui
Schleim bewirkt, Bot. Zeit. 1885, p. 577).
ricerche recentemente
29-
-
sua
credenza;
quando egli
ma
all'esame delle radici
avrà diretta la
attenzione
sua
del ceppo sotterraneo, troverà che la'
sotterranea
attaccata
come lo è la parte
aerea della
è
parte
con la differenza però, che sempre la parte aerea è
pianta;
deperente
meno
alcun sintomo di
e
della parte sotterranea, fino a non mostrare
malsania, quando viene osservata grossola­
namente. Ed
tutte le
niscono
ed il vento fa
invero,
per sbonare;
hanno le radici sane,
marcite.
ma
piante
quelle
affette da questo morbo fi­
sbonare non le piante, che
che le hanno
già sbonate,
cioè
Lasciando
adunque da parte l'azione del vento e degl'in­
setti o delle crittogame> che ci allontanerebbe dalla diritta via,
passiamo invece all'esame delle cause prossime od occasionali
di
questa malattia.
Nel
comune
argilloso
menti, e
e
di
tenace.
Prignano Cilento
Bagnato,
esso
il terreno è in
aderise fortemente
generale
agli stru­
nel camminarci sopra si sdrucciola. Il sottosuolo è
impermeabile, ed è costituito in generale da arenaria mica­
o da calcare
argillifero o da argilla scistosa. La profon­
dità del suolo coltivabile varia di molto. La eccessiva tenacità
dello strato coltivabile, e la impermeabilità del sotto suolo sono
cea,
all' evidenza dimostrate dal poco florido stato di tutte le piante
arboree .ivi coltivate. Queste in generale hanno una vegeta­
stentata, ed il tronco largamente coperto dalla
Lebbra lichenosa
la quale attacca indistintamente qualunque
zione debole
e
,
specie
di
il Fico
e
pianta legnosa, ed in ispecial modo l'Olivo, che dopo
pianta ivi più diffusa. Sull' Olivo stesso s'incontra
frequentissimo la malattia della Rogna, tanto sui rami grossi,
quanto sui più sottili, e la stessa rogna si osserva anche sulla
Vite, sul Melo, e via dicendo. La Fumaggine e la Cocciniglia
sono a larga mano profuse sull'Olivo, sul Fico, sui pochi Agru­
la
mi etc. Il Pesco' ed
il Susino
sono
gravemente affette dalla
dellejoglie, dovuta non già agl'in­
crede,
deformane, ch'è una
nel
si
parenchima della foglia. La
quale sviluppa
malattia dell'Accartocciamento
setti,
ivi si
come
crittogama,
la
ma
all'Exoascus
gommosi ed il marciume delle radici si
tutte le
piante legnose
conto, quando attaccano le piante
mente
che
su
sono
le sole
più
mostrano i v i comune­
; tranne
che
se
diverse dal Fico
estesamente coltivate nel
ne
e
fa poco
dall'Olivo,
paese.
-
30-
Adunque, il Marciume delle radici, la Lebbra, la Rogna, la
Cocciniglia, la Fumaggine ecc., ed in generale l' lintristimento
della vegetazione, non sono esclusivi dei Fichi, ma comuni
a tutte le altre piante arboree ivi coltivate, e sono tutte ma­
lattie occasionate da difetti del terreno, e propriamente dalla
tenacità del suolo coltivabile, e dalla impermeabilità del sotto­
suolo. Quando in siffatti terreni cade un eccesso di pioggia,
questa torna molto nociva alla piante, e determina la malattia in
In prova del vero, basta riferire quanto ne hanno detto
autori. TEOFRASTO così si esprime: Ficus etiam laborat quan­
esame.
gli
fuerint: partes enim radici proximae, et radi»
ipsa tanquam colliquescunt (Hisi. pl. IV, 14,4) Maxime laborat
concava loca et conoalles, tractusque fluminibus vicini et a oeniis
do irnbres crebri
...
silenies; arborum autem matcime ficus, dein olea (l. c. IV, 14
Haec vero (aqua) inierdum abundantia sua nocet radi­
12)
dicibus putredinem inferens (Ca�s. pl. V, 15,3)
Plerutnque
...
...
humorem) ficus sca­
tpropter
olea
biem,
impetiginem, vitisjluorempatitur(Caus.pl. V, 9,10).
PLINIO riferì: Caeterum si cadunt, sioe imbres nimii fuere, alio
modo ficus laborat radicibus madidis (Nat. hist, XVII. 24).
PORTA dice come siegue: Ficus qlabraiionem patitur, Si imbres
enim nimii fuere, radia; deqlubitur (Phytogn. n. 209) RE dice
che nei luoghi bassi e paludosi l'umore delle piante diventa
alquanto acre (Mal. piante II, ediz. p. 206); che il cancro si
osserva negli alberi crescenti nei terreni umidi (l. c. p. 135);
che il giallore periodico avviene per la soverchia umidità del
terreno, o per la impermeabilità del sottosuolo (l. c. p. 179); che
quando gli alberi (fra cui il fico) trovansi in luoghi abbondanti
di acqua, presentano i frutti sofferenti per nebbia interna, cioè
guasti all'interno (l. c. p. 275). MEYEN indicando i vizii dell'ec­
vero ex
eiusmodi caueis
nimium
o
cesso dell' acqua dice: Die Blatter fallen
Frùchie bekommen keinen Wohlgeschmack
.ehe sie
Don
fa
den Baumen;
fuuleti nocli
sie
reif sind (Pflanzen-Pathol. p. 343). Da ultimo, PELLETAN
nello stesso appezzamento i Ciliegi, che si trova
riferisce che
vano
in
una
..
terra
forte, argillosa ed umida
erano
affetti dalla
gomma, laddove gli altri che si trovavano in una terra sab
biosa e leggiera non presentavano traccia di gomma. Quindi,
..
secondo lui, la gomma è dovuta ad
un eccesso
di acqua
assor-
31
-
bita da
un
suolo
troppo umido (Journal de Micrographie,
1884, p. 513) (1).
(1) A proposito dalla ROGNA osservata negli Ulivi nel Cilento,
mi piace di riportare qui le accurate osservazioni fatte dal dotto na­
turalista ed agronomo Arciprete GrovENE di Molfetta (vedi Memoria
sulla Rogna degli Ulivi, 1789). L'A. esclude che la Rogna sia cau­
sata. da insetti, e distingue quella prodotta dai geli, dalla gragnuola
o dai tagli, dalla
Rogna comune. I tubercoli di quest'ultima, egli di­
ce, sono prodotti dai rami, i quali non si sono sviluppati, essendosi
arrestati nel bel principio della loro vegetazione; detti tubercoli, che
diventano l'asilo
vengono là dove dovrebbe spuntare un ramoscello,
di ogni animaletto.
Essi sono dei getti o dei rami morti in origine,
e presentano
traoasamenii di materia gommoso-resinosa.
Indica,
inoltre, che l'Ulivo cellino, come 11 più gentile, n'è più soggetto.
Ciò posto, è da ritenersi che i tubercoli della Rogna, propria.
mente detta, provengono da germogli periti innanzi tempo per dege­
nerazione gommosa dei loro tessuti; laddove le altre forme di tubercoli
si producono là dove è avvenuta un' alterazione nei tessuti per fatto
traumatico. A riconferma poi della mia opinione, che cioè la rogna
comune dipende anche da malsania delle radici, cagionata anzitutto
dal difetto dell' impermeabilità del sottosuolo o degli strati profondi
del suolo, riporto testualmente un altro brano della stessa Memoria:
Noi ridiamo della scoperta delle radici, della perforazione dei tron­
chi degli alberi ; ma forse abbiamo torto
Oiocchè saggi agrono­
mi hanno insegnato e praticato per reprimere il sugo soprabon­
dante dei Gelsi e di altri alberi, coll'incidere longitudinalmente al
di sotto dei rami la loro corteccia, dovrebbe esperimentarsi negli
Ulivi.
Ora, il sugo, a cui allude l'Arciprete Giovene è appunto il
flusso gommoso, il quale è tanto comune nei Gelsi, nella Vite, nelle
Drupacee, ecc.; e le incisioni, ch'egli indica, corrispondono alle sea­
rificazioni, che sono oggi tanto raccomandate per curare le piante
"
"
"
"
"
"
...
..
"
"
"
U
"
gommose. La
ramente la
lo
sviluppo
novare
scoperta
delle
impermeabilità degli
del
morbo;
e
il terreno in cui
terreno ad
radici utile in tali casi rivela
esso
strati
profondi
che
ve­
del terreno favorisce
radici, rin­
distese, prosciugare ed aerare il
perchè venga scongiurata la malattia in
perciò
fa mestieri di scalzare le
esse sono
sottopost i
,
parola.
L'A. così
"
"
sugli
prosiegue: "Che se in Toscana fa grande
Rogna, se tanto nocumento colà apporta
Ulivi la
...
direi asserire che ciò debbe attribuirsi all'uso costante,
progresso
,
pure
ar­
generale
e
-
Quindi ,mentre
32-
la
produzione
gommosi, se perdura
dei fichi è
oggi molto
mi­
lo stato attuale delle cose,
in appresso verrà compromessa anche la resa degli Ulivi , e
di qualunque altra pianta legnosa. Il sig. Passaro nella rela­
nacciata dalla
agraria del Circondario di Vallo della Lucania ( Atti
della Inchiesta agraria, voI. VII, fas. II. pago 377), così si
esprime: « ricalcitrante ad ogni cura è il Mal della gomma
che distrugge gli Agrumi, e che attacca pure gli Ulivi ed i
Fichi, e ne distrugge i teneri germogli ».
La calamità che anzitutto si deplora pei Fichi nel ,Cilento
non deriva adunque da una loro speciale infermità, ma da mal­
sania del terreno. Né occorre che questo fatto venga rilevato
zione
"
perpetuo di concimare gli Ulivi
concimi
animali." Ebbene,
ed al Marciume delle
pubblicazioni
radici nella Vite, e nei comuni alberi da frutto, ho ripetute volte av­
visato che alle piante legnose non bisogna somministrare letame,
massime se questo non è ben fermentato, perché in tale stato esso
induce alterazione, e disfacimento nelle radici, già sofferenti per altra
facendo impove­
causa. Il letame accelera il marciume nelle radici,
rire il sistema radicale e diminuire l'assorbimento degli umori dal
terreno; di conseguenza, la vegetazione della pianta diviene più de
bole molte gemme non potranno svilupparsi, i pochi germogli pro­
dottisi periranno bentosto, ed al loro posto ed in loro vece resteran­
no i monconi dei
germogli atrofici, i quali diventano facile nido d'in­
setti e di crittogame. Che poi la degenerazione gommosa non è scom­
con
intorno alla Gommosi
nelle mie
,
pagnata dalla malattia della rogna comune, lo indica lo
vene, allorchè
alla presenza del
ed alla utilità delle scarifìoasioni.
coli,
accenna
Da ultimo per provare
pre
una
tener
pianta intristita,
presente
"
zione
"
Francia
(cioè
il
quest'altra
Kermes)
tra noi
liquido'
stesso 'Gio­
gommoso nei tuber­
che
una pianta
rognosa è sem­
delle
malsania
sopratutto per
radici, giova
osservazione del Giovene: "la vermicola­
ancora
più
dell'Ulivo è simile
rovina.
Ulivi.
a
quella
del Fico che in
Or bene, ho
gli
già detto
al
parecchie
Fichi,
pari degli Ulivi, sono sof­
ferenti ben anche per Fumaggine e per Cocciniglia, a larga mano pro­
fuse sulle piante intristite. Ed aggiungo che la Fumaggine e la Coc­
ciniglia sono sicuro indizio di malsania della pianta apportata da
altra causa, e si mostrano specialmente quando il sistema sotterra­
neo della pianta trova si in condizioni non buone.
e
ancora
volte che nel Cilento i
"
33-
-
da
scienziato, perchè è ben risaputo dallo stesso conta­
quale quando ha voluto fare riprendere
un'attiva vegetazione ad un Fico intristito, ha scalzato profon­
damente la pianta, aerando e prosciugando gli strati profondi
uno
dino
del Cilento. Il
del suolo. Un
scontrato nel
esempio
luminosissimo di questo fatto l' ho ri­
ove quel Sindaco,
sig. Pa­
tenimento di Rutino,
squale Borrelli, mi ha fatto esaminare un suo ficheto, posto
in pendio. Ivi le piante, site piuttosto lontane le une. dalle al­
tre, erano state incolte dal morbo. Quel Sindaco vi praticò dei
fossi sotterranei, a cui seppe dare una razionale obliquita e
pendenza, e v' interpose novelle piante alle vecchie e depe­
renti. Appena regolato lo scolo dell' acqua sotterranea, che
ora si
vede fluire in grande copia nei canali collettori, quel
Sindaco ottenne che non solo le nuove piante non dettero se­
gno di deperimento, ma benanche le antiche già languenti ri­
presero novella vigoria, e tornarono ad essere produttive e
rimuneratrici.
Qualora poi si passa ad esaminare ie condizioni econo­
miche e culturali di Prignano Cilento si rileva con grande rin­
crescimento
,
che tutto vi
cospira
a
indurre malsania
e
depe­
rimento nelle
in
primo
piante di Fichi. Ed invero, pare che manchino
luogo i capitali occorrenti per tracciare canali da
scolo
destinati ad
aerare
fondi
del
coltivabile. La deficienza dei
vero
supplizio
nella
dura
terreno
di
del
non
terreno
a
prosciugare gli
dappoichè
Tantalo,
necessità di
la condizione
ed
potere in
nel
suo
strati
più pro­
capitali è un
il proprietario si trova
alcun modo migliorare
ficheto. Mancano pure le
braccia da lavoro, stante, la continua emigrazione degli ope­
rai, sia per le Americhe, sia per la costruzione delle Ferrovie
Calabre.
In quanto al modo di coltivazione è da notarsi che il Fi­
co
Olivo; e, in tempo non ancora lon­
(5X5X5 palmi) si soleva piantare l'O­
ivi si suole associare all'
tano, nella
stessa fossa
livo insieme al
Fico; talchè l'ambiente
niva disputato contemporaneamente
della stessa fossa
ve­
dalle radici dell' Olivo
e
si è da
del Fico. Visto il grave inconveniente di tale coltura,
poco incominciato ad alternare l'Olivo al Fico nello stesso fi­
lare. Si suole arare questo terreno alberato due o tre volte
5
-
l'anno, seminando
il Frumento od il
in modo da formare
una
viene
,
smosso
da.
,Granone sopra sovescio,
rotazione biennale.
Il terreno lasciato sodo
QO
34-
una
in
dall'aratro,
prossimità
del tron­
zappa molto larga e fenduta longi­
cosl tutto il terreno alberato viene
tudinalmente nel mezzo; e
essere seminato fino presso al tronco di ciascun albero. È
inutile dire quanto male produca alle radici degli alberi l'uso
dell'aratro e della zappa larga, ambo strumenti che intaccano
ad
fortemente le radici, le quali, in quelle condizioni di terreno,
debbono essere per necessità superficiali. Non discuto neppu­
re
intorno alla poco convenienza di seminare graminacee nei
alberati, e fin pr-esso il tronco degli alberi.
terreni
Oggi però
fosse si
le condizioni
allacciano
le
une
accennano
all' altre
ad
con
un
un
miglioramento:
le
fosso sotterraneo;
però questi fossi invece di essere tracciati obliquamente, affi­
ne di raccogliere la maggiore
quantità di acqua, sono invece
tracciati secondo la, linea di maggior pendio. In fondo alle
nuove fosse oggi si cominciano a deporre dei ciottoli, per im­
pedire
se
il
le talee
marciume della parte sotterranea della pianta; ma
sono ricavate da piante madri allevate col vecchio
sistema, e queste sono tutte più o meno
non si potrà avere col nuovo sistema di
risultato che se ne ripromette.
Date
affette da
fosse
e
gommosi,
di fossi quel
queste condizioni di cose, la pianta deve
riamente intristire.
L'impoverimento
necessa­
del sistema radicale
ca­
o dagli strumenti che mozzano le radici, o dall'ecces­
di umidità che fa presto marcire le radici mozzate o intac­
cate, o dalla gommificazione dei tessuti del ceppo sotterraneo,
che fa perire immancabilmente le radici trovantisi in loro cor­
gionato
so
grosse sia sottili, deve essere causa di un più
assorbimento degli umori dal terreno. Donde siegue
più scarsa quantità di sali minerali penetra nell' or­
rispondenza, "'sia
limitato
che
una
ganismo delle piante, e perciò i processi dell'elaborazione dei
principi i immediati nelle foglie, e dell' assimilazione, debbono
essere più deboli. La scarsezza dei sali minerali assorbiti (spe­
cialmente di potassa e di calce) fa diminuire la formazione
dell' amido, il quale prende tanta parte nella costituzione dei
nuovi tessuti; e la stessa emissione di gomma non è altro che
una sottrazione di materiali organogeni e minerali alla pianta,
35-
-
essendo la gomma una sostanza di
escrezione, che si sottrae
imperio della vita. Essa è un prodotto di alterazione o di
all'
demolizione
cellulosa,
di sostanze
organ-iche,
in
ispecie
di amido
e
di
si
può ritenere come un gommato o metagommato
di calce, soda e potassa. Il Silvestri, avendo analizzato la
�omma del Limone, ha trovato (in numeri interi) 95 di mate­
ria organica, e 5 di cenere. Nella cenere
poi la calce era con­
tenuta per 77 010, e la potassa e la soda
per 7 0[0. Ciò po­
e
sto, ammettendo anche P ipotesi che le talee di Fico adope­
rate nel Cilento per propagare la
pianta
di gomma, le condizioni di quel terreno
zione debbono inevitabilmente indurre la
fossero tutte immuni
di
quella coltiva­
degenerazione gom­
mosa
nei tessuti. E perciò non è punto a
meravigliare, che
la malattia si renda ogni giorno più estesa e
più intensa, quante
volte persistono le circostanze determinanti della malattia in
parola (1).
(1)
e
Si è detto di sopra che ne] Cilento il Mal della gomma, men­
Fico, non risparmia le altre piante le­
tre infìerisce attualmente sul
gnose ivi coltivate, e che
troppa tenacità del terreno,
inducono il disfacimento
palcatura
cati per
esso
e
è
della
nella
cagionato anzitutto dai difetti di
impermeabilità del sottosuolo, che
parte della talea
sotto stante all' im­
delle grosse radici. Ciò che si è detto per i Fichi moltipli­
talea ripetasi per tutte le altre piante che si propagano
talea, quali sono l'Ulivo, il Gelso, la Vite, etc., o per margotto,
gli agrumi. Il Mandorlo, il Ciliegio, il Prugno, il Noce, il Ca­
stagno, etc., se resistono più lungamente agli attacchi della gomma,
lo è forse principalmente perchè, ottenuti da semi, hanno un sistema
di radici normali e non avventizie, e quindi non hanno nel loro siste­
una parte
ma sotterraneo
marcita, come avviene per quelle piante
che si moltiplicano per talea. Impedendosi il marciume nella parte
sotterranea della pianta, si oppone una valida resistenza alla diffu­
sione della gomma negli alberi; ed invero
gli agricoltori siciliani
hanno ripristinato i loro agrumeti distrutti dalla gomma, allevando
non più agrumi ottenuti per margotto, ma quelli provenienti da seme.
E perciò il flusso gommoso è comune nelle piante legnose moltipli­
cate per rami (Vite, Gelso, etc.) nella regione Vesuviana, ove a poca
profondità si trova il tufo vulcanico compatto, detto comunemente
tasso, che è impermeabile all'acqua.
Avendo ayuto agio di "studiare le selve ed i boschi dei Campi
per
come
,
-
Lascio
86-
da parte l'esame dell' inconveniente, che n' è
venuto dal disboscamento, in conseguenza del quale, mentre
si è estesa la coltivazione dei Fichi, si è avverata la deficienza
poi
dei
capitali e delle braccia; nè intendo rilevare il fatto che i
produttori dei fichi si trovano nella dura condizione di dover
chiedere anticipo di somme prima della consegna del frutto
secco, la quale cosa non può non tornare che a scapito del
prezzo di vendita. Donde siegue che il piccolo proprietario è
deficiente dei mezzi. necessarii per
dei suoi Fichi, tanto
suolo.
Senonchè
nel
Cilento,
,
poi
meno
la malattia che
una
razionale coltivazione
per ovviare ai
danneggia
gravi
difetti del
attualmente
i fichi
ed in molte altre contrade del
Mezzogiorno, è in
alle
dovuta
piogge abbondanti dell' ultimo decennio, le
parte
quali non hanno potuto avere un facile scolo nei terreni argil­
losi ed
a sottosuolo impermeabile, e
per un'altra parte è anche
dovuta all'azione nociva delle basse temperature avvenute mas­
sime nel rigidissimo inverno 1879-80. lo non riporterò qui il
Flegrei (presso Astroni), ho trovato che nelle selve di Castagno ser­
peggia il Male dell' inchiostro il quale ha arrecato nei decorsi anni
tanto male in parecchi luoghi dell'Alta Italia. Già ho detto in un'al­
tra mia pubblicazione (Sulla Rhieomorpha neeatrix e sulla dominante
malattia degli alberi, Portici, 16 marzo 1883), che la malattia dell' In­
chiostro è pel Castagno, quello ch' è la Pinguedine pel Fico e per
1'Ulivo, il Mal del Falchetto pel Gelso, il Mal della Oagna per gli
agrumi, il Marciume delle radici per la Vite, la Gommosi per le co­
muni drupacee. L'esame di quel terreno manifesta che il suolo per­
meabile è in molti luoghi profondo da mezzo metro ad un metro, e
giace sopra uno strato di tufo trachitico coerente ed impermeabile
all'acqua. Ciò posto, i Castagni banno, in molti luoghi, malsano l'in­
tero sistema sotterraneo per difetti fisici del sottosuolo, e sono soffe­
renti pel male dell' Inchiostro. Tanto vero che nel mese di agosto
ivi un buon numero di pertiche disseccano sulle ceppaie con grave
,
danno dei silvicoltori.
Nelle stesse località
moso
degli Astroni
sui tronchi dell'Olmo
e
ho pure osservato il flusso gom­
della Rovere nello stesso modo che si
osserva sul Gelso.
N on ho ancora potuto esaminare al microscopio
quell'affezione morbosa: però credo ch'essa non sia dissimile dai flussi
gommosi che hanno luogo nelle altre piante arboree. E questa mia
37
-
-_
risultato dei miei studi intorno alle conseguenze di quel
per­
nicìoso inverno, stante che ne ho formato oggetto di una par­
ticolare memoria: Sulla Malattia del Nocciuolo e di
qualsiasi
altra pianta cagionata dalle basse temperature
1885 ; fo solo
,
che
gli effetti
del gelo di quell' annata si rivelano
anch' oggi in evidenza sui Fichi del Cilento e di molte altre
località. In seguito a quei forti geli molti Fichi perirono nel­
l'anno stesso, e molti altri vanno deperendo di anno in anno in
osservare
preda
ad
un
languore,
memoria. Molte di
avente i sintomi descritti nella indicata
che allora vennero rispar­
miate dalla morte, presentano ora un morboso deperimento con
seccume nei rami, il quale va
aggravandosi un anno più che
quelle piante)
l'altro; quante volte l'agricoltore
sulla
restare
pianta
non
si sia preoccupato di ar­
quel terribile in­
il decorso del male. Se
fu nocivo alle
piante fruttifere in genere, fu poi disa­
essendoché
pei Fichi,
questa specie di pianta è molto
sensibile al freddo., E siccome un tal fatto è conosciuto pei
Fichi fin dalla più remota antichità, così mi piace di riportare
verno
stroso
quì l'illuminato parere dei
oredenza
è rafforzata
da
vari autori.
una
memoria
pubblicata
da
Briganti
nel
così intitolata: Della sostanza gommosa che geme dai vecchi
tronchi delle Q,uerce, etc. (Atti del R. Istituto d' Inooragg. Scienze
1839,
e
Nat.,
Napoii, 1840,
tomo
IV,
questa escrezione morbosa,
za
e
p.
275). Briganti dopo di aver descritto
qualità della sostan­
sembra
che in relazione ad
Ond'egli
riferito intorno al!e
"
emessa, conchiude a p. 284.
della
serie
suddetta
corpi
"
altri
"
della
quercia, seguendo
disconverrebbe nomarla gomma
il prelodato sig. Paoli , il quale non esitò
non
quel succo rosso bruno che geme dal
proposito aggiungo che se nella pro­
vincia di Napoli non ho potuto raccogliere gomma dagli emissarii dei
flussi di umori sui tronchi di Gelso, a Palermo invece nel 1uglio
1883 ho trovato questo flusso condensato in gomma sui Gelsi della
tenuta del Duca d'Aumale (se ben mi ricorda), e proprio in' quel
luogo in cui la gommosi aveva infìerito sugli agrumi.
Premesso ciò, le Rovere, e gli Olmi dei boschi da me os servati
nei Campi Flegrei soffrono il flusso gommoso come il Gelso e la
Vite, etc., per difetti del sottosuolo, che, ripeto, trovasi a poca pro­
."
"
di chiamare gomma dell'olmo
tronco di quest'albero. " Sul
fondità,
ed è assolutamente
impermeabile,
mente disseccano per morte lenta.
e
perciò
ivi le
piante
facil­
38-
-
cc
cc
cc
cc
Ecco quanto ne riferisce TEOFRASTO: Inierdum tamenfri­
gus vel ad radices penetrai ita ut arbor exareseat. Initium
enim mali
a
superis partibu»
,
unde
inqressum frigus quasi
per canales derioatum ad inferas descendit , quamobrem ubi
nosca ea inqruere solet oites
operiunt FICOSQUE ad frutieu m
speciem rediqunt (Caus. pl. v. 14, 5). PLINIO dice: Nec in­
firmissimae arboree gelu periclitantur sed maxime oetca­
((
tisque J' ita cacumina prima inarescuni, quoniam praesirictus
«
qelù non poiuit eo pervenire humor (Nat. hist. XVII. 24).
F. RE parlando della pinguedine del Fico dice: pel Fico
niente altro abbia a temersi, fuorché il freddo, al quale è
sensibilissimo (Mal. piante, II. ediz. p. 73). HALLIER, a pro­
posito degli effetti delle basse temperature, dice: Dieser Gegen.
stus muss also ein Einreissen und Absprinqeti der Rinden ve­
ranlassen, eine der qetahrlichsten Vertoutulerunq, toelche stets
siarkeri Saftflues (Harz-oder Gummifluss y nacli sieh siehen
und frùher oder spater das Leben des Baumes qefahrtlen.
(Phythop. 1868. p. 34; 38). (1)
cc
cc
,
,
(1)
Nella Reo, hori,
1882,
a
p. 42 CHERVILLE riferisce che il fred­
po del 1880 ha cagionato in Francia un disastro senza precedenti
negli alberi fruttiferi. La corteccia dei grossi Peri si è annerita fino
ripetuto nei Castagni delle foreste. Al
seguito all'inverno 1879-80 gli alberi
fruttiferi colpiti dalle gelate perdono ogni anno qualche parte, e dopo
di aver vegetato per 1.lU tempo più o meno lungo muoiono. Si potreb­
be dire che la loro agonia cominciò dal giorno, in cui la gelata li ha
colpiti. Al 1. c. p. 185 aggiunge che presso a poco avvenne in se­
guito all'inverno 1870.71, che qualifica col nome di année terrible (L,
c. 1879, p. 104). A l. c. 1880, p. 215 THIERRY dice che a Nizza nel­
l'inverno 1879·80 gelarono gli alberi a foglie sempreverdi, special­
mente gli agrumi e l'Ulivo. Al 1. c. p. 302 CARRIERE riferisce che in
seguito a quell'inverno gli alberi fruttiferi, in ispecie Ciliegi e Su­
sini, colpiti da! freddo, dopo di essersi coperti di fiori, si sono per­
duti insieme ai loro frutti (apoplessia linfatica), talvolta dopo d'aver
portato i frutti a maturazione, sebbene questi fossero restati molto
piccoli. Aggiunge inoltre che a Versaille, malgrado che il Prof. HARDY
avesse impoverito
gli alberi dei loro frutti per non farli spossare
dopo il grave inverno, pure le parti erbacee degli alberi s'ingiallirono,
accennando così alla sofferenza che li aveva colpiti, e s'infiacchirono
all'alburno.
1.
c.
Lo stesso
si è
p. 98 CARRIERE dice che in
39
-
Riruedii
e
-
proposte
La calamità che si
deplora pei Fichi del Cilento persiste
più economico, che agrario. Se non si provvede,
e prontamente, a
migliorare le condizioni di quel suolo coltiva­
la
malattia
che oggi infierisce sui Fichi si
bile,
propagherà
successivamente, e con le stesse conseguenze, su tutte le al.
per
un
fatto
vegetazione. A pago 385 dice infine che dopo qu elI' inverno
Mandorli, in apparenza sani e vigorosi, morivano repen­
tinamente in estate (apoplessia linfatica) per marciume delle radici.
Al 1. C. 1885, p. 114, MAY fa osservare che dopo quell' inverno molti
alberi creduti risparmiati vanno morendo di languore anno per anno,
anche dopo 5 anni. S'ingialliscono nelle foglie, perdono necessaria­
mente la chioma, e periscono.
Nell'anno 1880 fra le altre piante soffri pure la Quercia da sughero
(Q,uercus Suber). Nella Rev. d. eaux et forets, 1886, p. 80 VINCEN'r ri­
ferisce (dicembre 1881) che nel Tolonese si era preoccupato di una
nuova malattia, la quale si presentava sotto forma di macchie nere,
e faceva disseccare la madre del sughero. La Ligue de
l'Agric. (pe­
riodico) segnalava nel gennaio 1882 la malattia nelle Querce da su­
ghero della Provenza: si formavano nel sughero delle macchie nere,
come d'inchiostro, le quali espandendosi apportavano un disseccamento
parziale o totale dell' intero albero, massime quando si estendevano
alla radice. Venne indicato inoltre che, dopo la recisione dell' albero,
si sviluppavano sulla ceppaia degli sbucci molto vigorosi. Nulla di
nella
Peschi ed i
certo si conosceva intorno alla
tato che
causa
di questa malattia: si è
dall'azione nociva
conoscesse
che macchie di
questa
degl'insetti
sospet­
delle
crittogame,
nonchè dal maltratfamento dell'albero durante l'estrazione del sughe­
ro. CAPGRAND-MoTHER è di quest'ultimo avviso, e ne gitta tutta la re­
sponsabilità sull'operaio, ritenendo che lo scolo fosse cagionato dalle
lesioni fatte nel momento della estrazione del sughero, sebbene pur
dipendesse
natura si
e
presentavano talvolta nelle
seguito ai rigori dell'inverno
p. 80). Anche CARRIERE nel 1882
(Exploitation
Chene-Liège,
annunzia essersi constatata in Francia una malattia epidemica nella
Quercia da sughero (Rev. Hort. 1882, p. 185). Non so comprendere
come CAPGRAND-MoTHER, in vece d'incolpare gli operai, non abbia ae­
cagionato il rigidissimo inverno 1879·80 della malattia in parola: fu
appunto quello inverno che ha indotto la malattia. dell' incki9stro, o
foreste del Sud-Oveat della Francia in
du
1.
C.
-
tre
piante legnose
40-
ivi
coltivate, a meno che non si voglia
Fichi, la quale nei tempi scorsi ha
prosperato in quella regione, e potrebbe ora vantaggiosamente
produrre, qualora si migliorino le nuove piantagioni e si prov­
cambiare
la
coltura
dei
vegga alle vecchie.
Se si vuol salvare
nel
e
conservare
la
produzione
dei Fichi
Cilento,
bisogno di una ben sistemata
imprescindibile
fognatura del suolo coltivabile. Come del pari fa d'uopo smet­
tere la coltivazione dei cereali nei fìcheti; e per il piantamento
è
il
l'ha fatto incrudelire nei
Castagni
in
Franoia,
in
Spagna
ed in
Italia,
nonehè nei Noci ed in altre piante, della quale cosa ho lungamente
trattato nel mio lavoro: Sulla malsania del Nocciuolo e di qualsiasi
altra
pianta cagionata dalle
meravigliarsi
che nel
basse
mezzogiorno
temperature (1885). Non è punto da
della Francia le Querce da sughero
soffrono la' malattia dell' inchiostro in
seguito al rigidissimo inverno
quando è risaputo , come si è detto di sopra, che a Nizza
in quell'inverno gelarono gli alberi a foglie sempreverdi, e special­
mente gli agrumi e l'Ulivo (Rev. hort, 1880, p. 215). Le Querce da
sughero furono quell' an�o colpite dal gelo non solo in Francia, ma
anche in Italia, come mi è venuto fatto di osservare fin dal 1883 in
Sicilia, ove in tali Querce è comparso il male dell' inchiostro, dopo
quell' inverno,
Riassumendo, come è snccesso in Fra.ncia ed in Germania, an
che in Italia la maggior parte delle piante legnose, da frutta o sil­
vane, è stata. più o meno colpita dal gelo del rigidissimo inverno
1879-80. L'attuale languore, in cui molti alberi (non esclusa la vite)
versano, dipende in gran parte dai disastrosi effetti di quell' inverno.
Delle piante colpite fin da quel tempo alcune morirono in quel­
l'annata istessa in quantità diversa secondo le Iocalità
ecc.; altre
traversano ancora un periodo di malsania , per la quale molte tut­
tora vanno mano mano soccumbendo. Ciononpertanto i crittogamisti
si affannano a cercare crittogame, ed a ritenerle come causali della
malsania , in cui trovansi le piante legnose. Da tale generale disa­
stro non è stato risparmiato il Fico, il quale nel Cilento ed altrove
è stato colpito dal gelo, e corre la sorte di tutti gli altri alberi. La
malattia che dopo quel rigido inverno si è sviluppata nei Fichi viene
1879-80
,.
..
,
designata
nelle contrade meridionali col
ed anche di Carola
della R. Stazione di
e
seg.)
nome di Necrosi del
Fico,
(TARGIONI-TozZETTI, Relazione intorno ai lavori
Entomologia dal 1879 al 1882, Firenze 1884, p. 58
-
41-
dei nuovi ficheti è necessario servirsi di talee ricavate da
immuni dal morbo, e
lità non infetta; o da
piante
da altra loca­
provenienti possibilmente
luoghi più elevati.
Trattandosi
poi che la malattia dominante è la Gommosi
innestare, ad un metro dal suolo, il Fico
sul
selvaggio; allo stesso modo come si è in parte al­
gentile
in
Sicilia per gli Agrumi il male della gomma, me­
leviato
diante l'innesto alto sul Melangolo. Ed invero
la resistenza
del Caprifico a contrarre le malattie è conosciuto anche da
tempi remotissimi. Cosi TEoFRAsTo riferisce: Caprificus autem
neque erodo, nec sphacelismo capitur, nec scabie nec cerminibus
infestatur ut ficus (Hist. pl. IV, 14, 4). PLINIO dopo di aver
parlato delle malattie del Fico soggiunge: Caprificus omnibus
immunis est, quae adhuc tliximue (Nat. hist. XVII. p. 24).
Stante la estensione del morbo nel Cilento, non credo che
crederei "anche utile
,
sia opportuno di ricorrere ai mezzi curativi diretti. Se manca
l'occorrente per migliorare la coltura, tanto meno si potrà ri­
palliativi,
pianta affetta.
correre
della
a
i
quali potessero prolungare
l'esistenza
volendo, per esaurire l'argomento, non lasciare nulla
consigliare, e che possa soddisfare le giuste esigenze di
quella regione, mi fermerò ad indicare qualche mezzo per
riattivare la" intristita vegetazione di quegli alberi.
Se la pianta è affetta dalla Fumaggine e dalla Cocciniglia
fa d'uopo cosperger.la di cenere non lisciviata o di calce sfio­
rita all'aria, e di buon mattino, quando la chioma della pianta
è bagnata-dalla rugiada. Si può all'uopo far uso degli ordinarii
sol foratori delle viti, e all' occorrenza giova ripetere l' irnpol­
veramento. Per gli ulteriori rapporti tra la Fumaggine e la
Ma
da
pianta
riscontrisi l'altra mia memoria: Sulla melata
o
manna,
1885.
Quando la pianta
scalzino le radici
tolgano tutte
reno. (1)
è
senza
le guaste,
giovane
ed il morbo
smuovere
e
le loro
è
incipiente,
parti estreme,
si ricolmi la fossa
con
nuovo
si
si
ter­
Lo soalzamento delle radici è raccomandato per la malattia
parola. anche dagli antichi autori. Infatti TEOFRASTO così dice: Iu­
(1)
in
V(1,t etiam ut
fossio [usto tempore
"
adhibeaiur quo radices nudatae oentis
6
-
42-
Giova anche recidere i rami affetti,
e
bruciarli insieme alle
radici guaste asportate, perché essi restando nello stesso terreno
inoculano la malattia nelle radici sane. Ciò fatto, si ricolma
ricoprire il palco delle radici più grosse, e in
abbia �n diametro quasi eguale a quello
che
questa fossa,
della chioma, si versa la seguente soluzione. Si spengono due
chilogrammi di calce caustica in 2(} litri di acqua, e vi si ag­
la fossa fino
a
giungono 100 grammi di acido
giunge un paio di chilogrammi
la soluzione fatta
fenico. In questo liquido si ag­
di cenere non lisciviata. Con
s'imbiancano
ed il rimanente
dapprima
fossa,
e
si
aggiunge
nuova
versa
tutto
nella
grosse branche,
nella sua parte periferica. Poscia si ricolma
SI
il fusto
e
le
fossa, massime
completamente la
acqua per maggiormente diffondere
la soluzione.
adoperando questo rimedio sugli
agrumi deperenti per gommosi, nonché su parecchi individui di
Cycas anche morenti per gommosi. Invece dell'acido fenico ho
pure adoperato con ottimi risultati il cloruro di alluminio fer­
rugginoso, alla soluzione del 2 OIO nell' acqua (1).
Se poi la pianta è fortemente attaccata nelle radici ed alla
base del ceppo, allora si praticano delle incisioni longitudinali,
e profonde fino al
legno, alla base del tronco. Indi si scalzano le
e
si
cerca
di
radici,
togliere la parte magagnata di esse, causti­
cando dopo con calce viva appena spenta le ferite cosi aperte.
Buoni risultati ho avuto
frigoribusque assuescani (Caus. pl., v. 9, 11). CATONE riferisce: Olea
Si
[ructuo» non [eret, ablaqueaio, Posiea stramenta circumposito
ita feceris, et grossi non cadent, et fici scabri non fieni, et multo fera­
ciores eruni (Cat. 94). PLINIO soggiunge: Q,uod si fructum (ficus) non
maturent, prius inarescentem, praecisarum ad radices plagam fibras
que , aceto acri et 'urina vetusta madefacere
atque eo luto obruere,
X
Finalmente
F. RE, seguendo Teo­
hist.
saepe fodere (Nat.
VII, 28).
la
del
fico
di
scalzare le radici, e
frasto, per
pinguedine
suggerisce
talvolta d'impoverire la chioma del fusto e di amputare le radici,
ma con estremo riserbo
(Mal. piante, II ediz. p. 73).
L'
antisettici
è raccomandato fin dal tempi di PLINIO,
(1)
l!SO degli
il quale così dice: Ideo Ficus asperguntur ruia, ne fiant verminosae,
si
...
...
,
?wve
radices
affundi,
putrescant. Q,uin
si sint
et viti'um radicibus AQUAM SALSAM iuben t
laerpmosae (Nat.
his,
XVII, 28).
-
Da ultimo si
43-
la fossa
riempie
con
buon terreno
e
calcinacci,
si ricalza questa terra attorno al fusto fino a ricoprire le in­
cisioni praticate alla sua base. Si manterrà rincalzata la terra
e
con
un
primo
muretto
anno
a
secco;
quella
e
si avrà
cura
d'inaffìare soveuti
terra rincalzata. Allora si avrà che
pcl
dalla
parte sana alla base del fusto si svilupperanno le nuove radi­
ci, le quali potranno in parte sostituire le vecchie. Dei buoni
risultati si sono avuti con tale provvedimento. (1)
Giova però far osservare che questi rimedi i accennati
io
li
ritengo che
palliativi atti solo a prolungare la
pianta,
migliorame la vegetazione, e che
essi non valgono a guarire completamente la pianta incolta
dalla gommosi. Invece raccomando che siano eliminati i di­
fetti del suolo o del sottosuolo qualora si voglia scongiurare
non
come
esistenza della
ed
a
,
questa malattia
(1)
fusto
.....r
Le scnrificazioni
sono
molto
fatti TEOFRASTO
solum
.
fructum
o
le incisioni
raccomandate,
parlando
così dice
sero
longi tudinali alla base
dagli antichi scrittori.
massime
del
In­
questa malattia del Fico: Nec
quaedam nutrimenti
vitibus, amygdalis, denique omnibus
di
reddi, sed etiam sierilescere
copia facit, quemadmodum de
libe­
quae perforata castiqaniur; retulinius, Omnia namque illo nimio
rata humore, aut ex sterilibus in fruciifera, aut in melioris, suavioris­
qne fructus fertilia transeunt (Oaus. pl. I, 21). PALLADIO aggiunge:
Truncus arboris ficu» quo loco turget , scarificandus est, ut possit liu­
effluere (IV. 10). E finalmente PORTA riferisce: Sunt quae vulne­
meliorescant, ut vitis, ficus, malus, olea, mnygdaZa, et pyru'J cau­
dicis fissionem tolerant (Phytogn. n. 212).
mor
raiae
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1�.
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