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BAND: TED LEO AND THE
PHARMACISTS
TITLE: LIVING WITH THE LIVING
LABEL: TOUCH & GO
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LIVEROCK
http://www.liverock.it/tuttarec.php?chiave=779&chiave2=Ted%5ELeo%5E77777%5EThe%5EPharmacists
Ted Leo è un punkettone, uno di quei tipi come Paul Westerberg e Jesse Malin, non più ventenni, senza una
band iconoclasta cui sorreggersi, ma ancora con il r’n’r nello spirito e sul manico della chitarra. Attitudine, si
potrebbe dire, usando nuovamente un termine già di per sé abusato, per definire ciò che Ted Leo e i suoi
Pharmacists utilizzano maggiormente nella loro musica; ma trattandosi “Living with the living” di tutto
fuorché un disco colmo di concetti e ragionamenti, andremmo clamorosamente fuori strada. Il quinto disco
di Leo –il primo per la Touch & Go e co-prodotto con Brendan Canty dei Fugazi- prende una manciata di
accordi, delle melodie assassine e tante belle chitarre: il minimo indispensabile necessario per comporre e
suonare un ottimo disco di sano rock’n’roll. E’ un po’ come se Jesse Malin incontrasse Paul Weller ad una
battle of the bands organizzata tra gruppi power-pop e cover bands dei Lemonheads: Ted Leo arriva, regola
il volume della sua Gibson, scalda a dovere i Pharmacists e il resto vien da sé. Un disco semplicissimo nel
suo dna, onestissimo negli intenti e concreto nelle soluzioni, dove anche un omaggio come Who do you
love? un po’ troppo tendente al plagio della I fought the law di strummeriana memoria funziona a
meraviglia. Insomma, i brani convincono a tal punto che al buon Ted possiamo anche perdonare
l’inutilmente caciarona Bomb.Repeat.Bomb e l’eccessiva durata del tutto. Nel frattempo ci ascoltiamo La
Costa Brava a ripetizione, nell’attesa di vedere Ted Leo & The Pharmacists sotto il sole di quella Barcellona
che il nostro nomina e del suo Primavera Sound Festival.
XTM
http://www.xtm.it/DettaglioMusicAffair.aspx?ID=5186
Un gran bel disco, dall’impatto immediato, che mira diritto al cuore e che risveglia in chi ascolta vecchie
passioni. Ted Leo è un musicista irlandese dalla natura ribelle ed iconoclasta, ma anche con uno spiccato
senso della melodia. Insieme ad i suoi Pharmacists ha dato vita ad un trio musicale di tutto rispetto che
potremmo definire post hardcore, ma che in realtà affonda le sue radici in tanta musica del nostro recente
passato, e quando lo sentiamo eseguire brani come “The Fourth World War“ e “The Sons Of Cain”, diventa
obbligato il richiamo ai Clash di Joe Strummer, ai Jam di Paul Weller, a Billy Bragg e ad altri gruppi dell’era
gloriosa del punk rock britannico. Ted Leo è uomo di estrazione Soul, conosce a perfezione le dinamiche del
Rhythm & Blues, è cresciuto con il Punk e con il Rock and Roll, e allora ha pensato bene di utilizzare una
miscela di tutte queste componenti musicali per dare voce - grazie a canzoni come “Bomb Repeat Bomb”,
“The World Stops Turning” e “C.I.A.” - alla sua forte consapevolezza politica e sociale. La band è al suo
quinto disco, un album davvero eccellente, realizzato da Ted Leo con i fedelissimi Dave Lerner al basso, e
Chris Wilson alla batteria, ma che nell’occasione ha potuto contare sul contributo di Brendan Canty dei
Fugazi in fase di registrazione. Le nuove canzoni sono forti ed immediate, maltrattate a dovere dalla chitarra
Gibson di Ted, un brano come ”A Bottle Of Buckie“, per esempio, ricorda molto certe atmosfere care ai
Pogues, mentre “Army Bound” e “La Costa Brava” contengono influenze XTC e citazioni “pop” anni Sessanta
dei Kinks di Ray Davies. Non mancano poi su “The Toro And The Toreador”, su “The Lost Brigade” e “The
Unwanted Things” echi di musica irlandese d.o.c., il che non fa altro che aggiungere ritmo e nuove emozioni
ad un disco già appassionato e ribelle, fatto di una musica che non accetta compromessi, che esprime
dissonanza e dissenso, attraverso tutta una serie di belle canzoni che strizzano un occhio al passato e
aprono una speranza per il futuro. Da ascoltare.
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INDIE-EYE
http://www.indie-eye.it/recensore/
Da diversi anni ormai il punk rock ha smesso di suscitare in me grandi passioni. Eppure c’è qualcosa nel
suono e nelle canzoni di Ted Leo che gli consente di oltrepassare gli angusti confini del genere. Ho amato
Shake The Sheets (Lookout, 2004) a tal punto da stupire me stesso: un power pop punk dalla forte
sensibilità politica praticamente perfetto, il cui unico difetto, se proprio vogliamo, era il morboso
attaccamento alle sue coordinate sonore. In ogni caso, per Ted Leo non vi sarebbe stato nulla di più facile
che riproporre quella formula per confermarne il successo. Living With The Living, quinto album ed esordio
discografico su Touch & Go, sorprende invece per la varietà di stili che propone. Certo, sarebbe esagerato
parlare di svolta dal momento che anche oggi Ted Leo And The Pharmacists (Chris Wilson e Dave Lerner)
continuano a rivendicare con passione il proprio debito nei confronti del post-hc degli Hüsker Dü, del
combat-rock dei Clash e del leftism di Billy Bragg, tuttavia le quindici tracce di Living With The Living
spiazzano e lasciano il segno proprio grazie ai differenti registri melodici a cui attingono: il punk-rock stomp
di “The Sons Of Cain”, il tributo alle proprie origini irlandesi in “A Bottle Of Buckie”, il reggae time di “The
Unwanted Things”, mentre trionfano gli anni ‘90 nelle distorsioni di “Bomb.Repeat.Bomb”. Naturalmente non
mancano i brani pop improntati al più classico adult punk come “Who Do You Love?” e “The World Stops
Turning”. Registrato con la collaborzione di Brendan Canty (Fugazi), Living With The Living rappresenta
probabilmente il momento più alto della discografia di Ted Leo e ce lo indica come uno dei songwriter più
ispirati del momento.
Ted Leo è il più credibile (se non l’ultimo) testimone di una generazione di musicisti cresciuti col post harcore
di fine anni ‘80 e si sente. Living With The Living ha il merito di attulizzare il suono e l’attitudine di anni in cui
essere indipendenti aveva un significato più profondo e diverso dal semplice fatto di appartenere ad una
scena musicale. Anche per questo Ted Leo negli Stati Uniti è uno dei personaggi più amati dell’underground
e Living With The Living, in uscita il 20 marzo, dovrebbe sancirne la consacrazione definitiva.
In questo video una performance live e una bella intervista per il 25° anniversario della Touch & Go.
SENTIREASCOLTARE
http://www.sentireascoltare.com/CriticaMusicale/Recensioni/2007/recensioni/tedleo.htm
C’è dell’agit-prop negli Stati Uniti. Ci crede la Touch & Go, che pubblica questo nuovo lavoro di Ted Leo fratello di Chris dei Van Pelt, deciso a esternare la propria voce del dissenso, dopo un passato da punkrocker - e dei suoi farmacisti.
Living With The Living vive di un rock prolisso palpabilmente attento all’arrangiamento (lontano dal punk),
che nei momenti migliori avvicina il contrappunto dei Television, soprattutto negli incastri melodici bassochitarra (The Songs Of Cain, con un breve assolo da cui manca – purtroppo – la carica lisergica di Verlaine).
Army Bound è una canzone ben costruita e piacevolmente orecchiabile che ci permette di individuare nella
sua marcetta new-wave di sicuro effetto (come in Colleen), nella percussività degli scambi e nel traino della
voce i type di queste canzoni.
Leo vorrebbe forse ancora selezionare come padri putativi i Jam – Paul Weller in particolare –, il punk
bacchettone di Billy Bragg, i sempiterni Clash (c’è anche il rocksteady di The Unwanted Things); ma ciò che
convince maggiormente è l’accostamento ironico ai Pearl Jam, a parità di convinzione nella forza
generazionale della musica. Dà fastidio l’onnipresenza della voce, reputata necessaria in funzione della foga
di denuncia, ma disgraziatamente diretta troppo spesso verso i vocalizzi di Bon Jovi – il che, non si tema a
dirlo, va male. Si salvano melodie meno sofisticate (The Lost Brigade) e idee più incisive
(Bomb.Repeat.Bomb) - forse perché meno riflesse. Ma una manciata di buoni brani non salva l’insieme.
Aldilà del gusto, che è personale e non dovrebbe pervadere il giudizio di una recensione, si ha la percezione
di un parziale spreco di energie. Una risicata sufficienza non andrebbe bene a nessuno. Meglio un (5.8/10).
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TRIPPASHAKE
http://www.trippashake.com/Recensioni.htm
Il mitico Ted Leo approda dalla Lookout e ci sforna un piccolo ma grande gioiellino sonoro, con la sua
chitarra ti butta sul piatto il ritmo che si porta dentro ed allora, grazie anche alla presenza dei farmacisti
riesce a proporre un suono che per certi versi ricorda le tarantelle accellerate dei Pogues,la Touch and Go
sicuramente fa colpo, Ted Leo non è certo uno sprovveduto, ovviamente il suono non è quello che
usualmente esce dalla casa discografica di Chicago e questo rende ancora onore e coraggio alla Touch and
Go. Le mie favorite: Fourth World War, The Lost Brigade e Colleen. Un ottimo disco.
DEDICATION
http://www.dedication.it/trlist-tedleo2.htm
Irresistibile Ted Leo con i suoi farmacisti. Già dalla prima canzone del nuovo album (prodotto da Brendan
Canty dei Fugazi) il piedino parte, la testa comincia a dondolare, e smettere di ascoltare è impossibile.
La formula musicale, ovviamente, è invariata rispetto ai precedenti lavori (da queste parti avevamo già
parlato di "Hearts Of Oak" - recensione): la base è costituita da un power-pop a metà strada tra Inghilterra e
Stati Uniti, ma su di essa s'innestano random un'infinita varietà d'influenze, tra le quali sono riconoscibili il
punk clashiano, le sonorità mod care ai Jam, il folk politicheggiante di Billy Bragg, il miglior college rock a
stelle e strisce, il rocksteady, il dub, fugaci lampi soul/r&b/funk, qualche omaggio alle radici irlandesi di Ted
e persino un po' di grunge (nella polemicissima Bomb.repeat.bomb).
Le nuove canzoni cercano più che mai l'immediatezza, e l'ottengono, senza per questo essere costrette a
rinunciare all'eclettismo né tantomeno dover ricorrere alla banalità moderna e alla faciloneria giovanilistica.
Ci sono poche certezze nella musica: una di queste poche è che Ted Leo, al di là di cosa decida di fare, non
può deluderti.
ROCKLINE
http://www.rockline.it/modules.php?name=Reviews&rop=showcontent&id=1837
La Touch&Go è lieta di presentare il quinto lavoro dei Ted Leo & The Pharmacists, Living With The Living.
Grandi dosi di energia ed effervescenza sono le principali qualità del disco; a fianco della principale influenza
punk – derivante dai locali post-hardcore abitualmente frequentati dall’amico di Washington – si nota
innanzitutto una spiccata anima funk e soul che si screzia con la principale tendenza dinamica del sound.
Quindici tracce dunque di adrenalina pura e ritmiche sostenute. Tutto ciò risponde al nome di TL&TP,
moniker che esprime ancora oggi un affiatamento e una dedizione al proprio lavoro-passione di rara
trasparenza. Si comprende infatti in brani come Who Do You Love?, La Costa Brava e The World Stops
Turning come il mood del disco sprizzi una carica tagliente, a volte addirittura provocante. La qualità sonora
è certo ottima, pur mantenendo privilegiata l’elemento dell’immediatezza tipicamente punk.
A questo proposito la registrazione di getto rincara poi questa dose, intensificando un effetto energico,
spezzato a tratti da brani più acustici o da atmosfere più rarefatte (A Bottle Of Buckie, The Toro And The
Toreador). E’ qui che le linee vocali di Ted si innalzano di livello, dimostrando tutto il loro carattere e la loro
carezzevole espressività.
Così il trio americano, una delle realtà più significative nella scena indie-punk odierna, può vantare certo
un’uscita significativa e di valore; contando poi su appena più di un’ora di durata del materiale prodotto,
potranno ampiamente accontentare i fan che pregustano già l’imminente tour.
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ULTRASONICA
http://www.ultrasonica.it/site/modules/recensioni/index.php?op=r&rev_id=319&cat_id=1
Riusciranno a curarci Ted Leo e i sui Farmacisti? Sicuramente la pillola che ci offrono allevierà i dolori di una
vita sempre problematica e sempre più avviata verso un moderno medioevo. Sempre più rari, di questi
tempi, personaggi come Ted Leo, che cercano attraverso la propria musica e il proprio impegno politico, di
darci una mano a migliorare le cose. Impresa ardua ma sempre ammirevole e degna di essere menzionata e
supportata. E’ dai tempi di Robert Johnson che gli uomini denunciano abusi e soprusi, brutture e violenze,
ma in pochi casi si è riusciti a cambiare le cose attraverso una canzone. Si sono creati movimenti, opinioni,
prese di coscienza, modi di vita alternativi che però hanno finito di essere fagocitati dai poteri forti. Se non
soppressi. Ma la lotta continua e la speranza non morirà mai grazie ad una manciata di canzoni come
queste. Lo spirito che aleggia attraverso i “solchi” di questo “Living with the living” è quello legato ai Mod e
ai Punk. Nelle canzoni si possono sentire le vibrazioni di Jam e Clash. Non mancano passaggi Dub Reggae
che da sempre hanno accompagnato il movimento del '77, con un gusto per il pop che si poteva riscontrare
in musicisti come Elvis Costello e Joe Jackson. Vien voglia di pogare ed urlare tutta la nostra rabbia, immersi
in una musica che rigenera la mente e lo spirito. Lo spirito barricadero dei Billy Bragg, di Joe Strummer e
perché no dei nostri fratelli Severini. Canzoni scritte con il cuore e con la mente. Canzoni fatte per non
dimenticare il nostro passato e costruire un futuro che ci liberi dalle catene che ci soffocano sempre più. Con
amore e rabbia. Sentimenti che spingono a scrivere la storia. A scrivere piccoli grandi gioielli che rimarranno
sommersi ma che contribuiranno a tenere accesa la fiamma di ciò che realmente siamo: uomini.
LOSING TODAY
http://www.losingtoday.com/it/reviews.php?review_id=3783
Il quinto album di Ted Leo & the Pharmacist, il primo con la Touch and Go, inizia con “Fourth world war”, un
titolo per nulla casuale, volto a connotare la musica del gruppo verso una direzione piuttosto impegnata,
riflessiva sul nostro tempo e sui possibili sviluppi futuri. Prosegue con “The sons of Cain”, che rimanda alla
musica irlandese, importata negli Usa più di un secolo fa e inscritta nel patrimonio genetico del leader del
gruppo, che suona la Gibson con una foga degna dei migliori violini dei suoi padri. Riferimenti analoghi sono
presenti anche nel motivetto giocoso nascosto al centro di “A bottle of Buckie”. Il resto dell’album si sviluppa
attraverso pezzi punk rock, più vicini alle precedenti produzioni dei tre, fra cui spicca “Bomb. Repeat. Bomb”,
di certo il brano più tirato e cattivo, dove l’impostazione punk rock vira verso l’hardcore. Non manca
nemmeno un orientamento pop in Ted e i suoi farmacisti, che iniziano veloci e finiscono in modo più
rilassato, come in “The toro and the toreador”, interessante per la prova vocale e per poco altro. Fra le
espressioni pop emerge sicuramente “Coleen”, non originale, ma, forse proprio per la sua familiarità e
semplicità, fra i pezzi più riusciti di “Living with the living“.
DIRADIO
http://www.diradio.it/files/index.cfm?id_rst=6&id_art=28&idr=34104
Buon vecchio punk rock, di quello sferzante ma non nichilista; per intenderci: Clash, non Sex Pistols.
Nati dall'hardcore, Ted Leo & the pharmacists, al quinto disco, tornano alle origini settantasettine, sfornado
un lavoro commovente, in un certo senso, per l'amore profuso e la nostalgia struggente che li muove.
C'è sempre un che di innocentemente spontaneo e gratuito in operazioni del
genere, che certo non farà gridare al miracolo della novità, ma è in grado di appassionare chi ha amato (e
continua a farlo) la passione che muoveva quei rude boys tanto candidi quanto veri.
Aiuta da par del suo gruppo il signor Brendan Canty (Fugazi).
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EXTRA MM
http://www.xtm.it/DettaglioMusicAffair.aspx?ID=5186
Un gran bel disco, dall’impatto immediato, che mira diritto al cuore e che risveglia in chi ascolta vecchie
passioni. Ted Leo è un musicista irlandese dalla natura ribelle ed iconoclasta, ma anche con uno spiccato
senso della melodia. Insieme ad i suoi Pharmacists ha dato vita ad un trio musicale di tutto rispetto che
potremmo definire post hardcore, ma che in realtà affonda le sue radici in tanta musica del nostro recente
passato, e quando lo sentiamo eseguire brani come “The Fourth World War“ e “The Sons Of Cain”, diventa
obbligato il richiamo ai Clash di Joe Strummer, ai Jam di Paul Weller, a Billy Bragg e ad altri gruppi dell’era
gloriosa del punk rock britannico. Ted Leo è uomo di estrazione Soul, conosce a perfezione le dinamiche del
Rhythm & Blues, è cresciuto con il Punk e con il Rock and Roll, e allora ha pensato bene di utilizzare una
miscela di tutte queste componenti musicali per dare voce - grazie a canzoni come “Bomb Repeat Bomb”,
“The World Stops Turning” e “C.I.A.” - alla sua forte consapevolezza politica e sociale. La band è al suo
quinto disco, un album davvero eccellente, realizzato da Ted Leo con i fedelissimi Dave Lerner al basso, e
Chris Wilson alla batteria, ma che nell’occasione ha potuto contare sul contributo di Brendan Canty dei
Fugazi in fase di registrazione. Le nuove canzoni sono forti ed immediate, maltrattate a dovere dalla chitarra
Gibson di Ted, un brano come ”A Bottle Of Buckie“, per esempio, ricorda molto certe atmosfere care ai
Pogues, mentre “Army Bound” e “La Costa Brava” contengono influenze XTC e citazioni “pop” anni Sessanta
dei Kinks di Ray Davies. Non mancano poi su “The Toro And The Toreador”, su “The Lost Brigade” e “The
Unwanted Things” echi di musica irlandese d.o.c., il che non fa altro che aggiungere ritmo e nuove emozioni
ad un disco già appassionato e ribelle, fatto di una musica che non accetta compromessi, che esprime
dissonanza e dissenso, attraverso tutta una serie di belle canzoni che strizzano un occhio al passato e
aprono una speranza per il futuro. Da ascoltare.
MESCALINA
http://www.mescalina.it/musica/recensioni/recensioni-musica.php?id=1918
Ted Leo è stato definito da più parti come un “rebel without a pause”: sembra proprio che il signor Ted con
le mani in mano non ci voglia stare e la sua prolificità difatti è sorprendente. Formatosi nella scena delle
garage band dell’East Coast statunitense di fine anni ottanta, si è ben presto gettato nella definitiva
formazione dei Ted Leo and the Pharmacists, un trio affiatato giunto con “Living With the Living” al quinto
album (il primo per la Touch And Go).
La prolificità lavorativa non impedisce certo a Ted di pensare a quelli che sono i gusti del pubblico, andando
così incontro ad un favore vario e vasto: da questo punto di vista va letto anche (e soprattutto) “Living With
The Living, quindici tracce di pop, rock e indie che intrattengono con piacere dal primo all’ultimo minuto.
Sin dalle prime note ci si rende conto dell’essenzialità di un gruppo che diverte divertendosi: è un indie rock
basato prevalentemente su chitarra elettrica, voce e batteria quello che dà sfoggio di sé in “The sons of
Cain”, così come nella seguente “Army bound”.
Voce in primo piano, percussioni che dettano ritmi vivaci e semplice chitarra (capace però di regalare assoli
pregevoli, come nella parte finale di “Who do you love?”) sembrano la formula vincente di questo gruppo:
queste, peraltro, sono le caratteristiche che molto successo hanno portato a band compatriote senza dubbio
meno meritevoli di loro. Se la maggior parte del disco è ascrivibile all’indie, la caccia al gusto del pubblico di
cui parlavo sopra emerge in altri pezzi (concentrati prevalentemente nella seconda parte): esemplari in
questo senso l’eclettica “A bottle of buckie”, con un intermezzo che sa quasi d’irlandese,
“Bomb.repeat.bomb” che parte crossover per poi distendersi, e “The unwanted things” che trova la sua
ragion d’essere in un grande incontro tra pop e reggae.
La forza di Ted e compagni sta senza dubbio nella qualità e nel duro lavoro che accompagnano l’insolita
produttività (per «Entertainment Weekly» Ted Leo è “the hardest-working man in indie rock”): se è facile
sfornare molti dischi mediocri, assai complicato è sfornarne di ottima qualità all’interno di un mondo (l’indie
rock, appunto) che è oggi quanto mai affollato e carico di concorrenti più o meno buoni.
Non è facile sopravvivere, ma questo non è certo un problema di Ted Leo: se continuerà a divertirsi,
continuerà a far divertire anche i suoi fan. Sempre all’insegna della qualità.
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ROCKSHOCK
http://www.rockshock.it/news.asp?id=2592
I Ted Leo & The Pharmacists sono una band indie-punk, nata nel 1999 a Washington, District of Columbia, i
cui componenti ad oggi provengono un po' da tutto il nord statunitense. Strano, davvero strano, per un
album che ti fa sentire come fosse già luglio, il sole a picco e la spiaggia piena di ragazze.
Giunti al loro quinto album, i Ted consolidano la loro fama: band politicamente schierata, ora che l'etichetta
è cambiata (Touch 'n' Go Records, dopo la Lookout!, dichiaratasi fallita nel 2006) si spingono ancora più nei
territori in fermento dell'indie statunitense, prodotti questa volta da Brendan Canty dei Fugazi. Non estranei
ad una certa voglia di sperimentazioni, Ted Leo (voce, chitarra), Dave Lerner (basso), Chris Wilson (batteria)
e James Canty (chitarra) con questo album ci vanno piano, rallentano sino a rasentare quasi il pop, per
riuscire a risollevarsi con esplosioni di energia indie-punk a brevi tratti.
Come dicevamo, più che da Washington la band sembra provenire da qualche cartolina californiana: di punk
ne è rimasto relativamente poco, coperto dalle chitarre acustiche (quelle giuste per cuccare sulla spiaggia) e
dai coretti di Leo. L'apertura dell'album è affidata ad una breve overture di batteria e registrazioni
campionate, Fourth World War, che dovrebbe in poco più di trenta secondi prepararci a quello che andiamo
ad ascoltare. Dopo un preludio così carico ci troviamo di fronte a Son of Cain; l'impegno politico nelle parole
è grande, ma le atmosfere da ballata sono troppo vicine per poterci far sperare di trovare qualcosa di anche
lontanamente simile ai buoni vecchi Clash. L'andazzo continua, con punte come Who do You Love, brani in
cui non possiamo proprio dire sia vivo o redivivo lo spirito punk.
Vere oasi nel buonismo musicale di un tal album sono pezzi come Bomb. Repeat. Bomb. o Annunciation
Day/Born on Christmas Day, in cui rabbia e amplificatori esplodono sotto i colpi violenti della voce di Leo.
L'opera si sciorina tra tracce reggae-punk (The Unwanted Things) e rock anni '70 (The Lost Brigade), per
concludersi finalmente con un brano impegnato: C.I.A.
Se stavate aspettando un album carico di energia contestatrice sono spiacente di deludervi; il cd è un ottimo
prodotto, suona bene, ma forse un po' troppo teso al nouveau mainstream indie per essere definito punk.
All'ambiente urbano si sostituisce la spiaggia, e alle Convers la ciabattina infradito.