Il Mago di Oz all'Opernhaus di Zurigo In prima mondiale, fino al 5 febbraio, una riduzione scenica del capolavoro per l’infanzia, con musiche di Pierangelo Valtinoni / 16.01.2017 di Marinella Polli Odore delizioso di pane speziato e cioccolata, gridolini di meraviglia, sospiri e anche qualche urlo di spavento, in questo periodo di inizio anno al Teatro dell’Opera di Zurigo, in occasione dell’attesa rappresentazione annua per i bambini, nella fattispecie l’opera in prima mondiale del compositore italiano Pierangelo Valtinoni, ovvero Der Zauberer von Oz. Lo spettacolo è un’irresistibile libera interpretazione del Meraviglioso mago di Oz (The Wonderful Wizard of Oz) dello scrittore statunitense L. Frank Baum, un classico della letteratura per i giovani, da cui fu anche tratto il celebre film diretto da Victor Fleming e con Judy Garland nei panni della protagonista Dorothy. Dorothy (un’insuperabile Deanna Breiwick) è anche qui una bambina che abita con gli zii in una fattoria del Kansas, ma che con la fantasia viaggia molto, sognando di continuo di trovarsi in un mondo stupendo e felice, di sconfiggere la strega cattiva dell’Ovest (grande Irène Friedli) e altri mostri, e di arrivare fino al regno smeraldino del Mago di Oz. Da una scena di scatole scorrevoli fuoriescono, in modo da dare l’impressione ai giovani spettatori di star sfogliando un grande libro di figure, le diverse, colorate e concitate avventure lungo il filo di una fiaba sempre più magica. I personaggi, tutti alla ricerca di qualcosa di cui hanno estremamente bisogno, lo spaventapasseri (Jain Milne) di un cervello, l’uomo di latta (Cheyne Davidson) di un cuore per poter essere più simile agli umani, e il leone (Reinhard Mayr) di coraggio, si incamminano insieme facendo nuovi incontri, tra cui la regina dei topi (Hamida Kristofferson), prestano aiuto e si aiutano vicendevolmente e imparano a rispettarsi e ad amarsi. Arrivati alla meta, essi vengono poi a scoprire che il grande mago di Oz (Daniel Hajdu) non esiste in quanto tale, ma è un semplice artista ventriloquo del circo. L’opera è dunque una divertente, coinvolgente versione del celebre romanzo, di cui coglie anche i molti messaggi di solidarietà, fratellanza, bontà e coraggio. Tant’è, i bambini presenti all’Opernhaus in ogni ordine di posti non solo si divertono e sgranano gli occhi di fronte alla bellezza delle scene e dei costumi di Gideon Davey, all’ambientazione fantastica ideata con tatto e buon gusto dal regista Floris Visser, ma seguono il testo e gli splendidi cori (Kinderchor der Oper Zürich) e ascoltano persino la musica, moderna ma non troppo e spesso anche suggestiva. È una partitura variegata, questa di Valtinoni (libretto di Paolo Madron) che alterna momenti più melodici ad altri più atonali. Sul podio a distillarne le peculiarità alla testa di una precisa «Philharmonia Zürich» troviamo Kristiina Poska sempre assecondata dall’ottimo cast. Il pubblico, composto da bimbi accompagnati da mamme, papà, nonni o babysitter, alla fine delle due ore circa di rappresentazione applaude assai calorosamente, felice altresì di aver ricevuto insieme con il programma un bel Gioco dell’Oca con tutte le stazioni dello spettacolo. Le repliche di quest’ultima fatica commissionata al compositore italiano dalla sovrintendenza dell’Opernhaus si protrarranno fino al 5 febbraio.