L'ELISIR D'AMORE AL TEATRO LIRICO DI CAGLIARI
Fonte: web Cagliari Globalist
6 luglio 2015
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Data scaricamento: 9 giugno 2017, 15:04
Ci eravamo lasciati con una Stagione lirica ancora in alto mare, con i sindacati in stato di
agitazione per la gestione della Sovrintendente Angela Spocci.
FRANCESCA MULAS
di Francesca Mulas
Ci eravamo lasciati con una Stagione lirica ancora in alto mare, con i sindacati in stato di
agitazione per la gestione della Sovrintendente Angela Spocci e dell'ex Sovrintendente Mauro
Meli e per i presunti giochi di potere dietro le sorti del Teatro Lirico.
Tornando ad oggi: le proteste e le critiche continuano, sia verso Angela Spocci che verso Mauro
Meli, il sindaco Massimo Zedda dà l'addio alla presidenza della Fondazione (su impulso della
Procura di Cagliari che ne ha chiesto l'interdizione in relazione alle due inchieste che lo
coinvolgono proprio per vicende legate al Teatro) e i lavoratori continuano ad essere preoccupati,
confusi e a gridare a gran voce la loro protesta. Ma c'è una novità: finalmente è iniziata la tanto
attesa Stagione lirica, con titoli già passati per quel di Cagliari in epoche abbastanza recenti e di
sicuro non di grande originalità, però almeno è iniziata.
La prima opera ad andare in scena è stata Aida, il 29 maggio, che ha ricevuto critiche
contrastanti. Alcuni pareri diversi sulle voci, specialmente su quelle maschili considerate forse
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non adeguate alla parte, ma va bene, in un civile dibattito di critica musicologica. Grosse remore
hanno riguardato invece la scelta della riproposizione dell'allestimento regista inglese Stephen
Medcalf (ripreso e realizzato da Marco Carniti, scene e costumi di Jamie Vartan), già andato in
scena nel luglio 2003 e nel luglio 2009, suscitando le proteste del pubblico. L'ambientazione è
stata infatti quella ottocentesca, con particolare attenzione alla guerra franco-prussiana del 1870
all'esotismo e al gusto orientaleggiante che pervase le arti - figurative e non - alla fine
dell'Ottocento. In effetti è volato qualche fischio e qualche "buuuh" , come nelle edizioni passate
(anche se personalmente non capisco la disapprovazione manifestata a scena aperta poiché non
è funzionale ad una corretta critica di un allestimento peraltro già conosciuto, ma solo un'offesa
verso le maestranze che per ogni recita lavorano duramente).
L' Elisir d'amore di Gaetano Donizetti, in scena da venerdì 3 a domenica 12 luglio, è stata un
successo. Anche questo allestimento era una riproposta ed era andato in scena esattamente dal
22 al 31 ottobre 2009; ma l'accoglienza da parte del pubblico è stata travolgente. Sarà che il
regista, Michele Mirabella (proprio lui, il conduttore televisivo, nonché esperto di teatro d'opera)
ha voluto dare all'opera donizettiana un'impronta prettamente comica e briosa ad un'opera scritta
in epoca romantica e che presenta anche elementi patetici e sentimentali. Mirabella calca la
mano invece sulla ripresa di stilemi dell'opera buffa settecentesca e su scelte attoriali divertenti
(un esempio minimo ma significativo, il corpo dei soldati che non riesce a non ballare mentre il
capo canta la sua canzonetta). La vicenda in sé, su libretto di Felice Romani e tratta da Le Philtre
di Eugène Scribe, è particolarmente simpatica e coinvolge un mondo campagnolo, con le sue
ingenuità e furbizie: la scenografia richiama un senso di leggerezza, con sfondi che sembrano
dipinti Impressionisti (campi di grano con papaveri, colori brillanti) e un villaggio "smontabile",
formato da tante casette che si riuniscono attorno alla piazza, come una casa delle bambole
dentro la quale si può spiare dalle varie finestrelle. La protagonista femminile, il soprano Daniela
Bruera (Adina) è stata bravissima sia dal punto di vista vocale che scenico: precisa e
tecnicamente ineccepibile, il suo timbro non è particolarmente possente ma la Bruera possiede
un bel controllo del fiati e del vibrato, oltre che la capacità di ornamentale e variare in maniera
appropriata i suoi interventi. Un'ottima Adina anche grazie alle sue capacità attoriali, e infatti
mostra una vera e propria naturale adattabilità verso questi ruoli comico-drammatici (solo un
aneddoto: la profonda scollatura del vestito di scena - simbolo di una mentalità iniziale, diciamo,
di ampie vedute, da parte della contadina - ha fatto temere più volte che la povera Bruera si
trovasse ignuda sul palco, ma in realtà i costumisti hanno fatto un ottimo lavoro facendo "reggere"
il tutto dalla prima all'ultima scena). Mentre con la Bruera si andava sul sicuro, con Nemorino, il
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tenore Alessandro Liberatore, a parer mio si è vinta una scommessa: quella di scegliere una
tipologia di canto non a voce spiegata, da tradizione romantica, ma trattenuta, a volte quasi senza
risonanza, in realtà perfetta per interpretare la parte dell'ingenuo ragazzotto di campagna pronto
a comprare da un ciarlatano un fantomatico elisir d'amore pur di conquistare la sua amata. Anche
in "Una furtiva lagrima" si è notata questa caratteristica timbrica di Liberatore, a mio parere scelto
appositamente per la parte, viste le altre prove dove aveva un altro tipo di vocalità; l'aria
"lacrimosa" è qualcosa che nell'economia dell'opera appare quasi fuori luogo e ben hanno fatto
Liberatore, Mirabella (e ovviamente il direttore d'orchestra, Fabrizio Maria Carminati) a scegliere
una versione meno carica e più adatta al contesto.
Il basso comico Dulcamara (Bruno De Simone) e il basso Belcore (Mattia Olivieri) hanno
adempiuto al loro ruolo con lode; soprattutto Dulcamara, personaggio che più di tutti doveva
mostrare il suo carattere agrodolce mantenendosi sempre in una garbata ironia che si manifesta
in una vocalità ormai lontana da quella del basso comico rossiniano, bensì dialogatoria e dal testo
ben comprensibile. L'Orchestra del Teatro Lirico ha accompagnato con precisione e gusto le
difficili acrobazie vocali dei protagonisti; come sempre un plauso va al Coro del Teatro Lirico,
perennemente sotto organico ma sempre preparato e gradevole.
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