La rinascita milanese di Tarquinio Merula Un concerto svoltosi nella milanese basilica di San Calimero con prime esecuzioni assolute nella nostra epoca offre l’opportunità di ricordare un grande compositore operante fra il primo e il medio Barocco, Tarquinio Merula. Nacque a Busseto nel 1595: la cittadina emiliana vanta Merula oltre Verdi. Ma allora Busseto apparteneva alla diocesi di Cremona: onde questo, e l’esser egli vissuto in gran parte lì, lo fa qualificare “cremonese”. Nella città che dev’esser carissima a tutti per avervi Virgilio, avanti che a Napoli, seguito i primi studî, Merula morì nel 1665. Era stato a Varsavia, maestro di cappella di Sigismondo Wasa; poi aveva avuto “un crescendo di alterne residenze” (Gottfried Benn) dovuto al suo di volta in volta risultare inviso ai Capitoli o alle Fabbricerie delle cappelle bergamasche e cremonesi per le quali prestava la sua arte. Ma le ben diciotto raccolte di opere a stampa, strumentali e vocali, queste nella duplice veste di Madrigali e musica sacra, sono tutte pubblicate a Venezia. Ein Hochhinauf wechselnder Residenzen: il verso del Poeta è tratto da Bilder (Quadri), del quale lo spunto scaturisce dall’autoritratto di Tintoretto vecchio. Or le composizioni eseguite nel concerto a Tintoretto fanno pensare. Il contrappunto scenografico e pieno di moto descrittivo dei Salmi dell’Opera Sedicesima (l’Arpa Davidica) possiede lo stesso ductus di certe grandi tele, quella di Brera (Ritrovamento del corpo di San Marco, 1562) o della veneziana Accademia (Trafugamento del corpo di San Marco, 1566). Medesimo ductus ma non medesima epoca: la musica, nell’uniformarsi allo Spirito del Tempo, è ancora qui in ritardo di qualche decennio. E infatti l’altro Maestro che possiede il medesimo tipo stilistico del Tintoretto, di scuola veneziana, Henricus Sagittarius, vulgo Heinrich Schütz, è di Merula perfettamente coevo: nasce nel 1585, muore a Dresda nel 1672. Un Mottetto di questo Sommo, Saul, Saul, was verfolsgt du mich? , pare simillimo a quelli dell’Arpa davidica: cito a mo’ di esempio Domine ad adiuvandum, nel quale le voci si rincorrono e quasi si ossessionano nell’imperativo festina (“affrettati”), a tradurne il simbolo verbale in simbolo musicale, persino nel Gloria Patri. Proprio per l’esser radicato nella parola e nel volerla tradurre, il contrappunto di Merula, al quale la sottigliezza costruttiva e combinatoria dell’arte rinascimentale non è certo ignota, va ascritto siccome sua pretta espressione al Barocco musicale. Il concerto milanese è costruito dal suo ideatore, Giovanni Acciai, che dirige il Collegium vocale et instrumentale Nova ars cantandi, allo scopo di mostrare la celebrazione liturgica quale poteva aversi a Cremona negli anni di Merula. E così la Messa facente parte dell’Arpa Davidica è eseguita intramezzandosi le sezioni dell’Ordinarium con brani strumentali o, appunto, Salmi in forma di Mottetti. La Messa è a sua volta un capolavoro costruttivo. La polifonia dotta si contamina, sin dall’incipiente millennio, con l’arte profana della canzone e della danza: in senso addirittura genetico. La musica strumentale del Rinascimento nasce duplicemente come canzone e danza da un lato, trasposizione organistica del canto liturgico dall’altro. La Messa di Merula è composta secondo la forma delle Variazioni sopra un basso ostinato, ossia secondo quella della danza denominata Passacaglia. Il basso di partenza del capolavoro è il cosiddetto Ruggiero: un secolo dopo Bach vi scriverà la più importante opera pianistica, le monumentali Variazioni Goldberg…. Oggi numerosi complessi sono specializzati nell’esecuzione della musica vocale e strumentale rinascimentale e barocca: due, inglesi, sono a giusta ragione rinomatissimi: il Hilliard Ensemble, il Taverner Consort. Poi esistono tanti ciarlatani e tanti scocciatori. Il Collegium Ars Cantandi, diretto da un uomo di cultura, erudito ma pure musicista grande e musicalissimo intus et in cute quale Giovani Acciai, svetta su tutti e fa onore a noi italiani. www.paoloisotta.it