3° Lettera di Giovanni

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Studio sulla 3° Lettera di Giovanni
Composta ad Efeso nel 90 d.c.
La lettera più breve di tutto il Nuovo Testamento, scritta da Giovanni ad un uomo di nome Gaio ed alla
chiesa che frequentava quest’ultimo. Una lettera indirizzata ad un individuo ed a una chiesa. Come tutte
le lettere del Nuovo Testamento anche questa è stata scritta con lo scopo di correggere cose che all’interno
della chiesa non andavano all’ interno di questa chiesa. Tutto ciò ci dimostra che nella chiesa primitiva,
come quella di oggi non tutto era perfetto. Spesso noi abbiamo un concento della chiesa primitiva, non
proprio esatta. Pensiamo che tutto era perfetto, che le persone si convertivano a migliaia, ma queste
lettere sono state lasciate affinché anche noi oggi potessimo avere un concetto sobrio della chiesa e capire
che non tutto era perfetto, ma che anche loro avevano problemi, c’erano divisioni, c’era confusione a volte
e c’erano personaggi pericolosi. Come disse Salomone: “ Non c’e’ nulla di nuovo sotto il sole”, ed aveva
ragione. Gli stessi problemi che avevano loro, abbiamo anche noi.
Molti per esempio non sanno che dall’inizio del libro degli Atti alla fine trascorre un tempo di 30 anni.
Tutti noi possiamo essere incoraggiati e felici per quello che il Signore ha fatto negli ultimi anni, ma
dovremmo essere ancora più entusiasti per quello che Lui farà in noi e attraverso di noi nei prossimi anni.
Sicuramente anche noi potremmo scrivere un nostro libro degli atti se volessimo.
Lo stesso Giovanni che ha scritto questa lettera alla fine del Suo Vangelo disse: “ Neanche il mondo intero
potrebbe contenere ciò che Gesù ha fatto”.
Verso 1: Giovanni l’apostolo dell’amore scrive a Gaio. La parola “ Carissimo” potrebbe essere tradotta con
l’espressione “ Teneramente amato”. Giovanni scrive a quest’uomo, che probabilmente era un leader di
questa chiesa. In questa lettera Giovanni menziona 3 persone, 2 buoni ed un cattivo. Vedremo ognuno di
essi singolarmente più avanti.
Verso 2: Coloro che predicano la “dottrina della Prosperità”, basano il loro insegnamento su alcuni versetti,
e questo è uno di essi. Da questo verso loro hanno dedotto che se tu stai bene spiritualmente, allora questo
avrà una conseguenza su ogni area della tua vita ( Saluta, finanze, potere, successo). Tu starai sempre bene
e non sarai mai malato o nel bisogno. Giovanni qui non sta scrivendo una dichiarazione dottrinale, ma un
semplice augurio che era molto comune nel mondo antico. Come tutte le eresie, anche questa viene presa
da versetti fuori dai loro contesti. Giovanni specifica: “ Io desidero” non lo Spirito Santo mi ha detto.
La salute spirituale di Gaio era buona, infatti Giovanni finisce il versetto dicendo: “Come prospera la tua
anima”. Giovanni quindi sta augurando a Gaio: “ Possa tu stare bene in salute come stai nel tuo spirito”.
Un augurio che potremmo fare a tutti i fratelli che amiamo.
Verso 3/4: Probabilmente Giovanni aveva evangelizzato Gaio e dunque lo chiama figlio. Come per un padre
non c’e’ gioia più grande di vedere i proprio figli camminare nella verità. Nel versetto 3 troviamo quest’
espressione: “ Fedeltà alla verità”. Gesù disse: “ La Tua parola è Verità”. Essere fedeli alla Parola di Dio. In
quanto tu cammini nella Verità: Gaio non solo era fedele , ma cammina nella Parola di Dio. In altre parole,
Gaio viveva la Parola di Dio. Non predicare bene e razzolare male. Quest’uomo era fedele alla Parola di Dio
e viveva pienamente ciò che vi era scritto in Essa. Giovanni chiaramente afferma: “ Io non ho gioia più
grande di questa” Giovanni era felice perché sentiva che quest’uomo che lui aveva portato al Signore era di
buona testimonianza.
Esempio: Ah, quel ragazzo viene da voi? E’ una brava persona! Molto triste quando sentiamo il contrario.
Ci sono figli che portano gioia e figli che portano tristezza. Che figlio vuoi essere tu? Giovanni era felice di
Gaio per alcune qualità:


Lui era Fedele alla Parola
Lui Viveva nella Parola davanti agli altri
Verso 5/6: Gaio era conosciuto come qualcuno che ospitava i fratelli ed i forestieri ( Non estranei ma
comunque fratelli in Cristo che Gaio non conosceva). Gaio aveva anche quest’altra qualità. Lui apriva spesso
la sua casa a conoscenti, amici e persone che non conosceva. L’ospitalità è uno dei doni che Dio ha fatto alla
Sua chiesa. Ognuno di noi dovrebbe chiedersi se le nostre case sono davvero aperte a tutti o se mettiamo
delle condizioni. Ogni cosa ci è stata data da Dio. Gaio era conosciuto per questo suo amore per l’ospitalità.
I fratelli potevano testimoniare di essere stati a casa sua e di aver trovato cibo, alloggio e comunione
spirituale. Questa è una grande benedizione!
Da un invito speciale ad una arrivo improvviso, ci possiamo trovare con molto più lavoro da fare. Più
lavanderia, più piatti da lavare i nostri progetti “rovinati”, più spese e cosa da pensare. Da condividere un
letto, a provvedere da mangiare, l’ospitalità costa in termini di energie e costi.
Ma come trattiamo gli altri? Cos’e’ veramente importante per noi? Vediamo le persone come
opportunità o inconvenienti? Come fastidi o come preziose creature di Dio?
Cos’è più importante per il Signore, una persona o un arredamento?
Uno dei modi più efficaci per dimostrare l’amore di Cristo è invitare e far sentire le persone benvenute ed
onorate a casa nostra.
Testimonianza mia e di Cinzia in UK.
In modo degno di Dio: Anche quando vanno via da casa nostra, è sempre buono dare qualcosa per aiutare
loro a portare avanti l’opera di Dio.
Verso 7: Giovanni parlando di questi missionari, incoraggia la chiesa a prendersi cura di questi fratelli, che
hanno lasciato le loro famiglie e le comodità delle loro casa, per annunciare il Vangelo a noi e quanti Dio ha
messo nei loro cuori. ( principio delle offerte date dalla chiesa dopo una visita ministeriale).
Senza prendere nulla dai Gentili: I Gentili erano i non Ebrei, ma il senso qui è riferito ai non credenti,
perché la chiesa primitiva era infatti formata appunto da Giudei e Gentili. Giovanni quindi non si riferisca a
quest’ultimi, ma enfatizza sul mondo ossia su tutto ciò che non appartiene alla chiesa di Cristo.
Molti “Santi” di allora, ma anche di oggi in India o in Asia vanno in giro dicendo di essere “Santi e
Predicatori” ma che vivono di elemosine. Anche i Buddisti usano questo metodo, chiedendo sempre
qualcosa in cambio per il loro servizio “spirituale”.
Questo modo di fare non è degno del nostro Dio.
Esempio: I predicatori che chiedono soldi a tutti anche a coloro che non sono credenti, mettendo spesso in
ridicolo la testimonianza del Vangelo. ( In altre parole: Dio non riesce a provvedere per noi).
Chiedi in segreto ciò di cui hai bisogno, è il Padre provvederà per te ogni cosa. La chiesa si deve prendere
cura dei suoi servi.
Verso 8: Anche in modo pratico e materiale,noi possiamo essere collaboratori della Parola di Dio.
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Sostenere un missionario-Le anime di coloro che lui raggiunge sono anche “nostre”
Sostenere una chiesa o un ministero. Magari noi non possiamo farlo personalmente ma possiamo
aiutare altri a farlo.
Verso 9: Troviamo un alto fratello che sicuramente non aveva una bella testimonianza, ma che insieme agli
altri condivideva la responsabilità di questa chiesa. Colui che parla è Giovanni, l’apostolo che si sdraiava sul
petto di Gesù, al quale Gesù stesso gli aveva affidato Sua mamma, e questo Diotrefe non voleva ricevere un
uomo come Giovanni che aveva vissuto con Gesù. Magari avremmo noi questa possibilità!
Grazie a Dio noi abbiamo qualcuno più grande di Giovanni stesso che è stato con Gesù da sempre e lo sarà
per sempre lo Spirito Santo.
Una delle prime caratteristiche di Diotrefe è che ama avere il primato tra loro. Lui amava essere lodato
dalla persone, amava essere in vista e comandare gli altri.
Questa è una delle visioni distorte che molti hanno sulla leadership. Una volta conquistato quel posto di
autorità puoi finalmente comandare. Gesù ci ha lasciato invece un chiaro comandamento al servizio in
Matteo 20:25,27 “Chi vuol essere il primo, impari a servire”. I servi si vedono e sono scelti per essere in
responsabilità.
Una persona come Diotrefe aspira a cose più grandi di un semplice servizio in chiesa, dove nessuno magari
li nota. ( Pulizie in chiesa) perché sono servizi nascosti ed umili.
Verso 10: E’ molto probabile che dopo questa lettera, Giovanni andò personalmente in questa chiesa a
mettere ordine. La parola “Cianciando” significa letteralmente “ Fare bolle si sapone”
Diotrefe, parlava male dei servi di Dio. Attento a quanto parli male. Se Dio gli permette di stare in quel
posto, noi non possiamo permetterci di criticare. Dobbiamo avere timore di Dio e pregare per loro.
Esempio: Di coloro che aspirano a diventare pastori o responsabili, ed una volta riusciti nel loro intendo, si
rendono conto di quanto è difficile.
Diotrefe parlava male dell’apostolo Giovanni. Io non credo che sia possibile per noi trovare dei difetti in
Giovanni. Probabilmente prima che lui facesse il suo incontro con Gesù, prima di nascere di nuovo avrà
avuto i suoi difetti, ma le sue lettere sono cosi pieni d’amore, ispirate dallo Spirito Santo e di edificazione
per le nostre vite che risulta molto difficile trovare dei difetti.
Diotrefe non aveva timore di Dio. Lui non solo parlava male di Giovanni, ma non consentiva nessuna visita
ministeriale nella chiesa. Questo è un segno pericoloso di alcuni pastori. La loro tendenza ad isolarsi e non
permettere a nessuno di entrare nella loro chiesa, è segno di paura e poca trasparenza.
Perché Diotrefe non desiderava la visita di Giovanni o di altri servi di Dio? Perché evidentemente c’era il
peccato nella sua vita e aveva paura di essere “svergognato”.
Già nella chiesa primitiva, esistevano questi problemi.
C’erano fratelli come Gaio che desideravano la visita di ministri per benedire ed edificare la chiesa
attraverso la ricchezza dei ministeri, e quelli invece come Diotrefe che erano contro ogni topo di confronto
e quindi “Dittatori”.
Esempio: Pastori che vogliono controllare gli altri.
Verso 11: Non imitare il male. Paolo in Filippesi: “ Seguire me, come io seguo Cristo”. Anche noi possiamo
prendere esempio da altri credenti, prendere il buono e lasciare il male. ( Romani 12:17,21)
Verso 12: La terza persona di cui Giovanni parla è Demetrio. Probabilmente era l’uomo che l’apostolo
Paolo aveva scelto per prendere il posto di Diotrefe. Giovanni voleva togliere dal suo posto Diotrefe
emettere Demetrio. Lui dice che aveva una buona testimonianza dai fratelli e dalla Parola (Verità).
Demetrio aveva i requisiti come Timoteo e Tito per essere un leader. Testimonianza dai fratelli e da Dio. Ed
è anche un uomo che Giovanni conosceva bene. Per sapere com’e’ andata a finire dovremo aspettare di
incontrare Giovanni nel cielo.
Leggendo questi versi comprendiamo la ragione per cui l’apostolo Paolo scrivendo a Timoteo gli disse di
non imporre con troppa facilità le mani ad un altro uomo per “dare incarico”.
In questa chiesa, qualcuno aveva imposto evidentemente la mani a Diotrefe con troppa facilità, senza
rendersi conto di che lui veramente fosse. Adesso le conseguenze erano molto tristi per tutta la chiesa.
Verso 13/15: Peccato che non ha continuato a scrivere Giovanni. Non solo fratelli ma anche amici. Grazie
per Gaio e Demetrio, e proteggi il nostro cuore da diventare come Diotrefe.
In quale uomo ti identifichi? Sei Gaio che dona generosamente? Demetrio che ama la Verità? O Diotrefe
egoista e vanaglorioso?
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