Il mondo che non c’era Il mondo che non c’era L’arte precolombiana nella Collezione Ligabue Fondazione Museo Civico Rovereto L’arte precolombiana Rovereto, Palazzo Alberti Poja Corso AngeloLigabue Bettini, 41 nella Collezione 1 ottobre 2016 • 6 gennaio 2017 Firenze • Museo Archeologico Nazionale Palazzo della Crocetta 19 settembre 2015 • 6 marzo 2016 Le culture in mostra MESOAMERICA Gli Olmechi Preclassico medio (1200-400 a.C.) Tra il 1200 e il 400 avanti Cristo gli olmechi svilupparono la prima civiltà mesoamericana, la cui scomparsa coincide agli iniziali balbettii della civiltà maya. Sulla costa del Golfo del Messico si trovano i centri cerimoniali olmechi più importanti, accuratamente progettati, ma privi di uno stile architettonico vero e proprio: è molto presente, invece, la scultura monumentale in altorilievo. Contemporaneamente all’area del Golfo si sono sviluppate in modo spettacolare diverse regioni del Messico che hanno adottato la simbologia e lo stile definiti “olmechi”. La loro caratteristica più rilevante è il riferimento al giaguaro, immagine di forza e potere. Per questa ragione il volto dei dignitari è caratterizzato con i tratti del felino: gli occhi sono a mandorla, spesso socchiusi; il naso è camuso, in forma di tartufo; la bocca arcuata è quella del grande animale che mostra i denti. (CFB) I villaggi del Preclassico: Las Bocas e Tlatilco Periodo olmeco (1200-400 a.C.) Gli agricoltori del Preclassico subiscono l’impatto olmeco a partire dal 1200 a.C. A Las Bocas, nello Stato di Puebla, gli archeologi hanno riportato alla luce ceramiche cave, a ingobbio bianco, raffiguranti bambini asessuati e paffuti, in posizione seduta con le gambe divaricate, definiti “baby face”. La loro testa evidenzia una deformazione cranica che attesta un’influenza olmeca. Nella valle del Messico, Tlatilco è uno dei siti più prestigiosi per la qualità delle statuette qui rinvenute all’interno delle trecento tombe oggetto di scavi tra il 1947 e il 1963. Grandi modellatori della ceramica, che lavorano utilizzando soprattutto la “tecnica della pastillage”, (usando cioè elementi decorativi riportati) gli artisti producono statuette maschili e femminili pregne di grazia e di fantasia. Le raffigurazioni di donne nude, talvolta bicefale, con il corpo a violino, assicuravano raccolti abbondanti. (CP) Figure di pietra del Guerrero In alcuni siti dello Stato del Guerrero, nelle vicinanze del fiume Balsas, è stata identificata una zona di specializzazione litica in cui furono prodotti con grande maestria oggetti quali maschere, figure, templi in miniatura, ornamenti e gioielli di forme diverse. Gli stili Mezcala, Chontal (stato di Guerrero) e Sultepec stato del Messico) sono sobri e schematici; mediante sporgenze e incisioni profonde vengono indicati soltanto i tratti indispensabili. Le pietre utilizzate in questa regione sono state principalmente la diorite, la metadiorite, la calcite e la serpentina. Con il sostegno Soprintendenza Archeologia della Toscana Polo Museale Regionale della Toscana Con il sostegno Promotore Main Sponsor Il mondo che non c’era Il mondo che non c’era L’arte precolombiana nella L’arte Collezione Ligabue precolombiana nella Collezione Ligabue Firenze Museo Archeologico Nazionale Palazzo della Crocetta Fondazione Civico 19 settembre 2015 • Museo 6 marzo 2016Rovereto Rovereto, Palazzo Alberti Poja Corso Angelo Bettini, 41 1 ottobre 2016 • 6 gennaio 2017 MESOAMERICA Il Messico Occidentale Periodo delle culture dei villaggi (300 a. C. - 250 d.C.) Il Messico Occidentale è una delle aree culturali più singolari della Mesoamerica: rimasta lontana dall’influenza olmeca, questa tradizione millenaria segue un percorso storico originale e relativamente autonomo. Estese su oltre nove stati della repubblica messicana, le numerose culture regionali che compongono l’Occidente hanno origine nel Colima, Jalisco e Nayarit. Accertate fin dal Preclassico medio, si sviluppano in piccoli villaggi organizzati in “chefferie”, nei quali si affermano progressivamente alcune stirpi dominanti. Il Messico Occidentale si distingue dal resto della Mesoamerica per una vita religiosa incentrata essenzialmente nel culto degli antenati e per la creazione di strutture funerarie sotterranee, le cosiddette “tombe a pozzo”. Tra le offerte deposte in queste sepolture a carattere familiare sono presenti straordinarie sculture di terracotta, interamente modellate, la cui ricchezza espressiva, stilistica e tematica rispecchia in modo commovente tutto il genio della società del Messico Occidentale. La cultura Chupícuaro (Guanajuato), così come le culture del Michoacán, anche se lievemente decentrate rispetto al “nucleo” dell’Occidente, vi si collegano. Fra le produzioni in ceramica emblematiche di Chupícuaro vi sono le famose statuette cave policrome che conobbero il loro apice tra il 400 e il 100 a.C. (NL) Teotihuacan, città degli dei 100 a.C. - 650 d.C. Il periodo classico delle civiltà precolombiane ebbe inizio a Teotihuacan con grandi architetti, scultori e pittori che innalzarono templi immensi e armoniosi, piramidi e palazzi disposti secondo un piano geometrico preordinato che portò alla nascita di una città molto grande capace di ospitare 150mila abitanti. Questi artisti cercarono la pietra, scolpirono maschere di una serenità e bellezza incredibili, modellarono e decorarono vasi e incensieri, dipinsero affreschi che probabilmente ricoprivano i muri della maggior parte degli edifici. Teotihuacan si affermò su tutto l’Altopiano fin dall’inizio della nostra era e, successivamente, stabilì reti commerciali nonché relazioni diplomatiche, politiche e militari con numerose altre regioni come Oaxaca, la Costa del Golfo e altri centri maya. Nonostante il declino iniziato nel 550 della nostra era, la fama del sito rimase immensa e, anche molti secoli dopo la caduta in rovina dei suoi edifici, Montezuma, imperatore degli Aztechi, si recava ancora in questo luogo per compiere le sue cerimonie. (CP) La cultura zapoteca Apogeo tra il 200 e il 700 d.C. Il centro principale di questa popolazione, caratterizzato da un’organizzazione sociale, politica e religiosa avanzata, è monte Albán, straordinaria città edificata su terrazze artificiali sulla sommità di una montagna che domina la valle di Oaxaca. Uno dei tratti tipici di questa cultura fu la sua architettura funeraria: tombe realizzate in pietra tagliata, decorate con pitture, talvolta autentici palazzi in miniatura; qui i defunti erano inumati con un importante viatico funerario in ceramica. L’apice della cultura zapoteca è identificabile nella fase di monte Albán definita IIIa-b (200-700 d.C.). (CP) Con il sostegno Promotore Main Sponsor 2/10 Il mondo che non c’era Il mondo che non c’era L’arte precolombiana nella L’arte Collezione Ligabue precolombiana nella Collezione Ligabue Firenze Museo Archeologico Nazionale Palazzo della Crocetta Fondazione Civico 19 settembre 2015 • Museo 6 marzo 2016Rovereto Rovereto, Palazzo Alberti Poja Corso Angelo Bettini, 41 1 ottobre 2016 • 6 gennaio 2017 MESOAMERICA La Costa del Golfo nel Classico 200-900 d.C. La cultura classica della Costa del Golfo o “cultura classica di Veracruz” fiorì nel primo millennio della nostra era sui bassopiani della Costa del Golfo del Messico, a nord del territorio occupato dagli Olmechi, nel periodo del Preclassico. Si trattava di una società stratificata con un’élite dirigente e attività specializzate. Piccoli centri regionali – talvolta lontani tra loro - controllavano le reti di scambi, ma la maggior parte della popolazione viveva disseminata nei villaggi dei dintorni delle località più rilevanti. El Tajín è il più importante centro cerimoniale della cultura classica della Costa del Golfo; giunto all’apice tra il 600 e il 900 d.C.. El Tajin è famoso per i suoi edifici a piramide caratterizzati da una decorazione varia e per i suoi numerosi terreni dedicati al gioco della palla. Il gioco della palla e i sacrifici umani ad esso collegati sembrano aver avuto un ruolo molto importante in questa cultura; del resto il tema domina ampiamente l’iconografia. (SP) I maya Periodo classico (250-900 d.C.) La civiltà maya classica dei bassopiani si sviluppò tra il 250 e il 900 della nostra era su un territorio con differenti piani ecologici. Anche il paesaggio politico fu molto diviso e mutevole, in conseguenza di guerre e alleanze. Grazie al loro calendario e alla loro scrittura, i sovrani di regni molto numerosi e dalle dimensioni più diverse affidarono la memoria della propria monarchia a monumenti di pietra, strutture che furono erette a ripetizione in differenti epoche. Ma il loro potere così fermamente costituito fu un ostacolo all’unità politica. Le città rivaleggiavano l’una con l’altra nel campo dell’arte monumentale alla ricerca di prestigio e identità anche se queste spese sontuose furono una delle cause che portarono al declino della civiltà maya. In compenso, la circolazione di manufatti di piccole dimensioni (ceramiche, giade) fu un fattore di unità. (CFB) Gli aztechi 1325 -1521 d.C. Il declino dei grandi siti del Classico segna l’inizio di una serie di cambiamenti importanti. Alcune culture scompaiono, altre si trasformano, mentre nuove popolazioni giungono nella Mesoamerica e vi si integrano a poco a poco. È l’ultimo periodo prima dell’arrivo degli spagnoli, denominato “Postclassico”. Se nel Postclassico antico (9001200 d.C.) a predominare sono soprattutto i toltechi, nel Postclassico recente (12001521 d.C.) sono invece gli aztechi. All’epoca della Conquista essi controllavano la maggior parte del Messico centrale e la loro influenza si faceva sentire sulle culture limitrofe: sui mixtechi, huaxtechi, taraschi e altre popolazioni. Pur possedendo proprie specificità, gli aztechi furono comunque eredi delle precedenti culture mesoamericane: non è raro che una certa pratica o un certo tema iconografico risalga ai toltechi, se non anche a Teotihuacan o addirittura alle culture preclassiche. (SP) >>> Con il sostegno Promotore Main Sponsor 3/10 Il mondo che non c’era Il mondo che non c’era L’arte precolombiana nella L’arte Collezione Ligabue precolombiana nella Collezione Ligabue Firenze Museo Archeologico Nazionale Palazzo della Crocetta Fondazione marzoCivico 2016Rovereto 19 settembre 2015 • 6Museo Rovereto, Palazzo Alberti Poja Corso Angelo Bettini, 41 1 ottobre 2016 • 6 gennaio 2017 CENTRO E SUD AMERICA Costarica Gran Nicoya (subregione Guanacaste) 300 a.C.- 500 d.C. Il territorio della Costa Rica può essere diviso, dal punto di vista archeologico, in tre aree che mostrano tra loro sia evidenti somiglianze che considerevoli differenze: il Guanacaste, a Nordovest, che costituisce la porzione costaricense della Gran Nicoya estendentesi sino al Nicaragua sudoccidentale, la regione centrale (valli centrali e costa del Pacifico) e il Gran Chiriquí, che comprende il Sudovest della Costa Rica e le province panamensi di Chiriquí e Bocas del Toro. Guanacaste è una subregione archeologica situata nel Nord ovest della Costa Rica, che fa parte della più ampia regione denominata Gran Nicoya, comprendente anche la porzione pacifica del Nicaragua. Si tratta di un territorio che ha ricevuto influssi culturali provenienti dalla Mesoamerica, particolarmente evidenti nella sfera economica - con un’agricolutra pienamente sviluppata i cui cultigeni prevalenti sono mais, tuberi, fagioli e zucca, integrati nella dieta alimentare dai proventi delle attività di caccia, pesca e raccolta - e in quella artistica, come attesta la presenza dei metates, (mortai) di ceramica in vivace policromia e di lavori in giadeite. Un’economia agricola pienamente sviluppata ha consentito la formazione, soprattutto a partire dal 500 a.C., di complessi insediamenti ubicati sui monti o nella fascia pedemontana, prodotto di strutture politiche fortemente gerarchizzate e guidate da un cacicco. Dal Guanacaste provengono lame d’ascia in giada con rappresentazioni d’uccello o figure antropomorfe a mezzo busto, pendenti in giada o pietre dure con figure di mostri bicefali o pipistrelli, mazze globulari a forma di testa umana o animali e metates zoomorfi. Dal 500 d.C. in avanti - periodo Policromo per il Guanacaste, suddiviso a sua volta in Antico, Medio e Recente e che corre dal 500 d.C. al 1550 d.C., Transizionale (500 d.C.-1000 d.C.) e Recente (1000 d.C.- 1550 d.C.) per la Costa Rica centrale e atlantica e Chiriquí (1000 d.C.- 1550 d.C.) per la Costa Rica sudoccidentale -, esiste un lunghissimo spazio temporale con trasformazioni profonde che perdurano sino all’arrivo degli Spagnoli, caratterizzato dal formarsi di strutture sociali ben razionali rese possibili da una maggiore disponibilità di risorse alimentari. (C.C.) Panama Coclé Ceramica policroma (500-1200 d.C.) La tradizione artistica Coclé, propria dell’omonima regione del Panama centrale, che raggiunge il suo apice fra il 500 e il 1200 d.C., consiste in una produzione particolarmente rilevante di terrecotte policrome e di oggetti d’oreficeria. Tale produzione è propria di società a base agricola, dotate di un’organizzazione statuale e di un’ideologia religiosa perfettamente efficienti, in cui è il cacicco a detenere il potere supremo: ciò è quanto emerge da alcuni eccezionali ritrovamenti archeologici, come quelli delle necropoli di Sitio Conte e Loma de los Muertos. La ceramica Coclé, decorata in vivace policromia e da disegni rigorosamente simmetrici nei quali prevalgono le figure di animali, in modo particolare il coccodrillo, è stata rinvenuta in notevole quantità nelle necropoli d’élite, sempre in associazione con manufatti in oro e in tumbaga (lega oro e rame). Il Panamá viene suddiviso dal punto di vista archeologico in quattro zone, a partire da ovest rispettivamente il Chiriquí, il Veraguas, il Coclé e il Darién. >>> Con il sostegno Promotore Main Sponsor 4/10 Il mondo che non c’era Il mondo che non c’era L’arte precolombiana nella L’arte Collezione Ligabue precolombiana nella Collezione Ligabue Firenze Museo Archeologico Nazionale Palazzo della Crocetta Fondazione marzoCivico 2016Rovereto 19 settembre 2015 • 6Museo Rovereto, Palazzo Alberti Poja Corso Angelo Bettini, 41 1 ottobre 2016 • 6 gennaio 2017 In questo territorio lungo e stretto, che costituisce la cerniera fra Nord e Sudamerica gli sviluppi culturali seguono a grandi linee lo svolgimento già visto per la Costa Rica. La ceramica fa la sua prima apparizione nel paese a Monagrillo (Coclé) verso il 2500 a.C., qualche secolo prima della sua comparsa a Tronadora, nella cordigliera del Guanacaste in Costa Rica. Le importanti trasformazioni avvenute nel corso del I° millennio a.C., con una graduale sedentarizzazione resa possibile dalla fertilità del territorio e dal progresso delle tecniche agricole, stimolano la costruzione di villaggi e centri cerimoniali dotati di strutture complesse e una produzione artigianale. Vanno segnalate in ambito artistico la presenza di una poderosa corrente scultorea di notevoli dimensioni, come quella della cultura Barriles (300 a.C. - 700 d.C.) e di una ceramica dai disegni modellati e dipinti. Nel Periodo V (500 d.C. - 1200 d.C.) in tutto il territorio si iniziano a produrre magnifici oggetti in tumbaga, associati ad una raffinata ceramica policroma . (C.C.) CENTRO E SUD AMERICA Colombia Quimbaya 300-1550 d.C. Territorio che si affaccia su due oceani, la difficile geografia della Colombia pure non è stata mai ostacolo agli scambi economici, favorendo al contrario rapporti dialettici fra ecosistemi diversificati e ascrivibili a tre vaste aree geografiche: le Ande, con le tre cordigliere che costituiscono la dorsale del Paese, le pianure caribiche e i bassipiani dell’Orinoquia e dell’Amazzonia. L’architettura, la ceramica, con le sorprendenti creazioni Tumaco e Quimbaya, e la scultura di grandi dimensioni come quella di San Agustín ne costituiscono le testimonianze più alte, ma è soprattutto l’oreficeria che raggiunge sia dal punto di vista tecnico che creativo la sua massima espressione: una produzione orafa di estrema raffinatezza è documentata sia nelle regioni sud-occidentali del Paese (culture Tumaco, Malagana, Yotoco), sia in quelle centro-settentrionali (Sinú, Tairona e Muisca). Stabilitisi nei primi secoli dopo Cristo in un territorio compreso fra la Cordigliera Centrale e quella Orientale, nella regione del medio Cauca, i quimbaya vi restano sino all’arrivo degli spagnoli. In possesso di un’economia agricola pienamente evoluta sono organizzati politicamente in numerosi cacicazgos, alleati tra loro solo in caso di necessità. Le sepolture, estremamente diversificate quanto a modalità di sepoltura e a corredo funerario, attestano una complessa organizzazione sociale, documentata anche dalla produzione materiale: soprattutto quella, con la produzione di oggetti in oro, argento, platino e in lega, ma anche con la fabbricazione di ceramiche, tra cui vanno citate le caratteristiche figure antropomorfe dette “tabloidi”, dai tratti schematici e ornate con monili d’oro in miniatura, quali orecchini, ornamenti nasali e diademi. Due aspetti dell’oreficeria colombiana sono da rilevare tra i tanti: uno è legato alle opere degli artisti tairona. Gran parte dei loro lavori rappresentavano la trasformazione dello sciamano in animale, giaguari o rapaci. L’altro elemento viene da una tradizione delle popolazioni muisca che erano solite, al momento dell’intronizzazione, immergere nelle acque di un lago il loro re, dopo che il suo corpo era stato cosparso di polvere d’oro. Tale rituale, tra altri, in particolare avrebbe dato origine al mito dell’El Dorado (luogo con enormi quantità di materiali in oro e pietre preziose) che fu uno dei motori della Conquista. (C.S.R.L.) Con il sostegno Promotore Main Sponsor 5/10 Il mondo che non c’era Il mondo che non c’era L’arte precolombiana nella L’arte Collezione Ligabue precolombiana nella Collezione Ligabue Firenze Museo Archeologico Nazionale Palazzo della Crocetta Fondazione marzoCivico 2016Rovereto 19 settembre 2015 • 6Museo Rovereto, Palazzo Alberti Poja Corso Angelo Bettini, 41 1 ottobre 2016 • 6 gennaio 2017 Ecuador L’Ecuador è terra di contrasti geografici, che hanno contribuito ad amplificarne la spinta ai contatti non solo con la Colombia e il Perù, ma anche con il Centroamerica e la Mesoamerica. Anche qui si impongono nel tempo società locali con un forte potere centrale, orientate allo sviluppo di un’economia mercantile. Se la Colombia è considerata la terra dell’oro, l’Ecuador, che pure utilizza l’oro e il platino già dalla cultura La Tolita, è la terra della ceramica cerimoniale: i vasai asservono la funzionalità all’ideologia, interpretando magistralmente la figura umana, colta spesso nell’ostentazione del suo status: a partire dalla cultura Valdivia (3000 a.C. circa, la prima ceramica del continente), il corpo umano assume via via le immagini dai tratti incisivi della cultura Chorrera, la singolare goffaggine delle figure Machalilla o l’inquietudine della produzione Bahía de Caraquez. Questa variegata produzione fittile, affiancata nel tempo da una perfetta padronanza delle tecniche orafe, perdurerà fino all’arrivo degli Inca per poi cessare dopo l’arrivo degli Spagnoli. Un’agricoltura sempre più evoluta, cui si affianca un consapevole sfruttamento delle risorse marine, permette ai gruppi umani dell’Ecuador meridionale di fondare comunità stabili e di formare società complesse. Nella regione costiera del Sud si moltiplicano gli insediamenti della cultura Valdivia (3500 a.C.-1600 a.C.), come Real Alto e Loma Alta, considerevoli per numero di abitanti e per modalità di stanziamento, ad attestare una incipiente stratificazione sociale. Notevoli le figurine, in maggioranza di sesso femminile, ritratte in posizione stante, forse rappresentazioni di una divinità connessa con l’agricoltura, che progressivamente sostituiscono quelle più antiche, realizzate in pietra. La successive culture Machalilla (1500-1200 a.C.) e Chorrera (1200-300/200 a.C.) producono ceramiche originali e lavori in pietra e in conchiglia particolarmente eleganti. A partire da Chorrera si accentuano le differenziazioni e prendono forma i cosidetti Sviluppi Regionali (500 a. C-700 d. C.) che si esprimono nelle culture di La Tolita-Tumaco, Jama-Coaque, Bahia, Jambeli fino ad arrivare , per la zona montagnosa, a Carchi e Nariño. Nell’ultimo periodo, prima della Conquista, i navigatori ecuadoriani si spingevano, su zattere di balsa, fino alle coste del Messico e del Perù per il commercio delle conchiglie Spondilus. (C.C.) CENTRO E SUD AMERICA Chavín Dal 1200 a.C. al 200 a.C. Cultura fiorita sulle Ande centro-settentrionali, dipartimento di Ancash, alla fine del II millennio a. C., estesa sulla costa pacifica settentrionale. Il periodo della massima espansione si ha nel 600 a. C e la decadenza dopo il 500 a.C. Il centro cultuale più importante è Chavín de Huántar - ubicato al centro (chawpin) d’uno spazio sacro compreso tra i fiumi Mosna e Huacheqsa, a circa 3.000 metri sul livello del mare - formato da strutture a corpi sovrapposti ordinate attorno a grandi spiazzi. La fase architettonica più antica risale alla fine del II millennio. Nei sotterranei, si estende un complesso di corridoi che si dipartono da un àdyton oracolare, al cui centro si erge il lanzón: effigie litica della divinità suprema caratterizzata dal rictus che scopre ipertrofiche zanne di giaguaro. La divinità, con caratteristiche antropomorfe, feline, ofidiche e ornitomorfe, è raffigurata nella “Stele Raimondi”. Nell’“Obelisco Tello” dal corpo d’una divinità-caimano nascono piante commestibili. >>> Con il sostegno Promotore Main Sponsor 6/10 Il mondo che non c’era Il mondo che non c’era L’arte precolombiana nella L’arte Collezione Ligabue precolombiana nella Collezione Ligabue Firenze Museo Archeologico Nazionale Palazzo della Crocetta Fondazione Civico 19 settembre 2015 • Museo 6 marzo 2016Rovereto Rovereto, Palazzo Alberti Poja Corso Angelo Bettini, 41 1 ottobre 2016 • 6 gennaio 2017 A Chavín de Huántar la élite sacerdotale seppe organizzare e motivare l’ingente forza-lavoro necessaria alle costruzioni dei centri cerimoniali; al tracciato di efficienti canali d’irrigazione e alla coltivazione evoluta del mais. Nella ceramica cultuale chavín, caratterizzata dall’ansa a staffa impiantata sul corpo globulare dei vasi, sono plasmati esseri del mondo mitico: giaguari e puma; aquile giaguarizzate; frutti; piante sacre come, ad esempio il cactus allucinogeno achuma, usato, nelle sessioni oracolari. Lo stesso repertorio compare in monili aurei e utensili. Elementi iconografici, espressioni dell’originaria cosmovisione, passeranno a far parte del repertorio stilistico delle culture Paracas e Nazca. (M.P.) CENTRO E SUD AMERICA Vicús 200 a.C. - 600 d.C. La civilizzazione Vicús, originaria della costa pacifica settentrionale, deriva il nome dal sito archeologico di Vicús, nel dipartimento di Piura. In essa influenze stilistiche ecuadoriane si fondono a espressioni della cultura locale. Tipiche della cultura Vicús, ma derivate dalle culture dell’Ecuador, sono le tombe “a stivale” formate da uno stretto pozzo verticale, a volte profondo fino a 10 metri, che immette alla cella funeraria aperta su un lato del drómos. La metallurgia vicús raggiunge un notevole livello tecnico nella lavorazione, doratura e laminazione di strumenti e monili di rame, argento e oro destinati ai defunti illustri. La ceramica è caratterizzata da vasiscultorici in cui sono plasmati esseri mitici, animali, piante e anche edifici cultuali e abitazioni. Tipica l’ansa “a staffa” che sormonta la bocca dei vasi e la botellasilbadora: un vaso che, versando il liquido contenuto in esso, produce un suono simile a un sibilo, o fischio d’uccello. Oltre un decennio di scavi del Centro Studi e Ricerche Ligabue sulla sierra di Piura ha permesso di conoscere aspetti inediti di questa cultura che, nelle sue fasi tardive (500-600 d. C.) mostra elementi stilistici comuni alla cultura Moche. (M.P.) Nazca 100 a.C.-650 d.C. Formatasi sulla costa pacifica meridionale nelle località di Nazca, Ica, Pisco e Chincha, nel corso del 500 a.C., giunta a maturità nel 200 d.C. erede del patrimonio simbolico e stilistico dell’antica cultura di Paracas, nella produzione ceramica la cultura Nazca sviluppa al massimo il gusto per la policromia. Agli intensi colori si accompagna un’esuberante varietà di figure, espressioni del complesso mondo mitico, con particolare riguardo per le divinità datrici d’acqua e produttrici di alimenti le quali, in una contrada prevalentemente desertica, ricevevano un culto speciale. Tra di esse, la figura del Felino Volador: divinità correlata al ciclo della pioggia. Tra i motivi più ricorrenti, le teste-trofeo testimoni di usanze guerriere e costumi rituali già in voga a Chavín. La ceramica, che si sviluppa in nove fasi fino al 500 d.C., presenta grandi varietà di forme ed è realizzata con tecnica superba. Celebri della cultura Nazca sono i geoglifi di Pampa del Ingenio: figure di uccelli, insetti, pesci, quadrupedi, esseri umani realizzate asportando il terreno superficiale più oscuro per via dell’ossidazione dei sali di ferro. >>> Con il sostegno Promotore Main Sponsor 7/10 Il mondo che non c’era Il mondo che non c’era L’arte precolombiana nella L’arte Collezione Ligabue precolombiana nella Collezione Ligabue Firenze Museo Archeologico Nazionale Palazzo della Crocetta Fondazione 19 settembre 2015 • 6Museo marzoCivico 2016Rovereto Rovereto, Palazzo Alberti Poja Corso Angelo Bettini, 41 1 ottobre 2016 • 6 gennaio 2017 La funzione di tali figure, che raggiungono i 300 metri di lunghezza, è ancora oggetto di discussione. Scartata l’ipotesi di una sorta di calendario astronomico, si pensa a riti di propiziazione pluviale in cui le figure, forse emblemi di clan locali, furono tracciate per essere viste dagli dèi. I Nazca costruirono acquedotti che portavano nei loro deserti acqua potabile dalla sierra. (M.P.) CENTRO E SUD AMERICA Moche 200 a.C.-600 d.C. Sviluppatasi sulla costa pacifica settentrionale fra il 100 a.C. e il 700 d.C. la cultura Moche (o Mochica) realizza colossali centri cerimoniali caratterizzati da edifici cultuali a piattaforme sovrapposte ed ampie platee. Le necropoli restituiscono offerte ceramiche e metalliche di squisita fattura, la sofisticata e complessa rete idrica testimoniano un’organizzazione sociale gerarchizzata diretta da una élite in possesso delle tecniche necessarie ad assicurare l’approvvigionamento dell’acqua, la produzione di alimenti, l’esecuzione di imponenti opere pubbliche e una efficace difesa militare del territorio. Tra i Moche la classe guerriera dovette godere d’uno statuto speciale. La recente scoperta delle tombe regali di Sipán (Lambayeque) ha permesso di acquisire nuove conoscenze sul mondo religioso dei Moche e sul prestigio e potere della classe dirigente con cui interagiva, nella gestione della cosa pubblica, una complessa gerarchia sacerdotale. L’espressione più alta della cultura Moche è la ceramica che, negli esemplari dedicati ai corredi funerari, raggiunge un insuperabile realismo nei vasi-ritratto e una grande finezza nella pittura che ritrae scene di caccia e di guerra, rituali e sacrifici. La metallurgia raggiunge la sua massima espressione nelle tecniche di doratura del rame e nell’esecuzione di oggetti, vasellame e monili d’oro. Molto evoluta era anche l’arte della tessitura che usava come materia prima il cotone. (F.K.D.) >>> Con il sostegno Promotore Main Sponsor 8/10 Il mondo che non c’era Il mondo che non c’era L’arte precolombiana nella L’arte Collezione Ligabue precolombiana nella Collezione Ligabue Firenze Museo Archeologico Nazionale Palazzo della Crocetta Fondazione Civico 19 settembre 2015 • Museo 6 marzo 2016Rovereto Rovereto, Palazzo Alberti Poja Corso Angelo Bettini, 41 1 ottobre 2016 • 6 gennaio 2017 CENTRO E SUD AMERICA Tiahuanaco 600 - 1000 d.C. Luogo d’origine, la porzione meridionale della meseta nei pressi del lago Titicaca, oggi in territorio boliviano, a 3600 metri d’altezza. La cultura Tiahuanaco, fiorita tra il 600 e il 900 d. C., dapprima ha carattere locale poi, dall’800 d..C.si espande fino alle Ande di Ayacucho dove riceve influssi stilistici della cultura Nazca tardiva. In seguito, si diffonde in tutto il Callejón de Huaylas e su un’ampia fascia della costa pacifica dando origine al cosiddetto “impero” Tiwanaku-Wari, poi sottomesso dagli Inca. Il centro più notevole della prima fase di questa cultura è il grande complesso cultuale di Tiahuanaco con i suoi edifici a piattaforme sovrapposte, come la “piramide” Akapana lunga 210 m. ed alta 15 m.; aree cerimoniali protette da mura e la celebre “Porta del Sole”, ricavata da un monolito di 12 tonnellate, su cui compare la figura raggiante e scettrata della divinità suprema Wiraqucha. La ceramica cultuale è caratterizzata da vasi troncoconici policromi (qero) e da “incensieri” muniti di protome felina. Tra i personaggi mitici in essa raffigurati, il naqaq, o “decapitatore” e il Felino Volador ipostasi di Illap’a, dio andino della folgore largitore di pioggia. Tipici di Tiahuanaco i grandi monoliti antropomorfi. (M.P.) Lambayeque e Chimú 800-1000 d.C. / 1200-1450 d.C. Tra il 700 e l’800 d.C. dopo il declino dei Moche e prima dell’affermazione militare dei Chimú, sulla costa settentrionale fiorisce una cultura i cui antenati, secondo il mito, giunsero dal mare sotto la guida di Naymlap. L’eroe lasciò al suo popolo un idolo di smeraldo che lo rappresentava chiamato Yampallec, da cui il nome del gruppo etnico: Lambayeque. Il genio dei Lambayeque eccelse nella metallurgia. Celebre l’aureo coltello rituale - tumi - che rappresenta il capostipite Naymlap coi suoi attributi regali e divini. Tipiche l grandi maschere funerarie d’oro e di rame dorato, spesso decorate da grani di pietra che pendono dagli occhi a rappresentare il dono della pioggia da parte degli antenati. Agli inizi del 1100 della nostra èra, l’unità politica del grande “impero” Tiwanaku-Wari entra in crisi ed emergono importanti señoríos: “regni” o domini indipendenti i cui sudditi appartenevano a gruppi etnici un tempo assoggettati al dominio centrale la cui capitale era Wari (Ande di Ayacucho). Tra questi nuovi señoríos vi è quello di Chimor, o Chimú, i cui domini si estendevano sulla costa pacifica settentrionale e la cui capitale era Chan Chan, nei pressi della città di Trujillo. Gli schemi urbanistici ripetono l’assetto dell’antica capitale Wari: città suddivise in quartieri residenziali abitati dagli appartenenti ai diversi clan divisi per censo, con edifici ordinati attorno a grandi piazze. I muri, in mattoni di argilla cruda (adobe), erano perfettamente intonacati e ornati da rilievi policromi raffiguranti motivi geometrici, animali e uccelli. Il regno di Chimúoccupò il territorio un tempo abitato dai Moche e varie città si sovrapposero ai precedenti centri urbani. Tra i centri cultuali prossimi a Chan Chan, la “Huaca (edificio sacro) dell’Arcobaleno” o “del Drago”, dalle figure in rilievo che ornano le pareti e rappresenta il serpente celeste dell’arcobaleno: l’amaru dalla duplice testa che con una bocca aspira il vapore acqueo, con l’altra dona la pioggia. Nella sua massima espansione, il regno Chimu si estese fin quasi alla sacra valle del Rimac, il fiume oracolare che diede nome a Lima. Nel 1470, Chimúfu assoggettato dagli eserciti di Thupaq Inka Yupanki il quale trasferì nella capitale Cuzco i celebri maestri della metallurgia chimu. (M.P.) Con il sostegno Promotore Main Sponsor 9/10 Il mondo che non c’era Il mondo che non c’era L’arte precolombiana nella L’arte Collezione Ligabue precolombiana nella Collezione Ligabue Firenze Museo Archeologico Nazionale Palazzo della Crocetta Fondazione Civico 19 settembre 2015 • Museo 6 marzo 2016Rovereto Rovereto, Palazzo Alberti Poja Corso Angelo Bettini, 41 1 ottobre 2016 • 6 gennaio 2017 Inca 1438 - 1532 d.C. La dinastia degli Inca inizia verso il 1200 della nostra era con l’antenato mitico Manqo Qhapaq. Il proto-inca, mediante il lancio d’una verga d’oro, scelse il luogo in cui sarebbe sorta la città sacra del Qozqo / Cuzco, ombelico del mondo e capitale di un “impero” che, ai tempi della sua massima espansione, dall’Ecuador si estendeva fino al Cile Settentrionale e alle Ande dell’Argentina comprendendo l’attuale Perù e Bolivia. La lista “ufficiale” contiene i nomi di dodici sovrani che occuparono il trono del Cuzco. Di essi, i primi sette sono considerati mitici, gli altri appartengono alla storia: Wiraqucha (ca. 1410); Pachakutiq (1438-1471); Thupaq Yupanki (14501495); Wayna Qhapaq (1493-1527); Atawallpa, ucciso dagli spagnoli nel 1533. Lo stato incaico - Tawantinsuyu “quattro regioni” - era amministrato da una complessa gerarchia politica facente capo al Sapan Inka (“unico signore”) residente al Cuzco. Tra le realizzazioni più importanti, il cammino reale (qhapaq ñan) che percorreva l’intera dorsale andina dall’Ecuador al Cile mentre un percorso parallelo attraversava la costa pacifica. I due rami principali erano uniti da vie attraverso le quali avveniva lo scambio dei prodotti alimentari dalla costa alla sierra (sale marino, pesce essiccato, mais) e dalla sierra alla costa (carne essiccata, patate disidratate, lana) assicurando un’alimentazione bilanciata. Lungo il qhapaq ñan erano ubicati i grandi depositi statali (qullqa) contenenti riserve di mais e cereali, patate, carne e pesce secco, lana di camelidi, strumenti ed armi. Corrieri (chaski) percorrevano correndo ciascuno circa 5 chilometri. il cammino reale recando messaggi. Con gli Inca, la tessitura giunge alla sua perfezione tecnica. Espressione suprema del genio inca è anche l’architettura, specialmente quella che utilizzava la pietra tagliata e connessa senza leganti con una perizia tecnica insuperata, come nel tempio fortezza di Saqsayhuamán. Il culto era rivolto specialmente al dio creatore Wiraqucha, al Sole (Inti), alla Luna (Killa), alla Madre Terra (Pachamama) e agli antenati mummificati dei sovrani inca cui erano riservati i palazzi in cui avevano vissuto e i quali partecipavano alle cerimonie pubbliche. (M.P. / F.K.D.) Con il sostegno Promotore CENTRO E SUD AMERICA Main Sponsor 10/10