centro e sud america - Il mondo che non c`era

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Il mondo
che non c’era
Il mondo
che non c’era
L’arte
precolombiana
nella Collezione
Ligabue
Fondazione Museo Civico Rovereto
L’arte precolombiana
Rovereto, Palazzo Alberti Poja
Corso AngeloLigabue
Bettini, 41
nella Collezione
1 ottobre 2016 • 6 gennaio 2017
Firenze • Museo Archeologico Nazionale
Palazzo della Crocetta
19 settembre 2015 • 6 marzo 2016
Le culture in mostra
MESOAMERICA
Gli Olmechi
Preclassico medio (1200-400 a.C.)
Tra il 1200 e il 400 avanti Cristo gli olmechi svilupparono la prima civiltà
mesoamericana, la cui scomparsa coincide agli iniziali balbettii della civiltà maya.
Sulla costa del Golfo del Messico si trovano i centri cerimoniali olmechi più importanti,
accuratamente progettati, ma privi di uno stile architettonico vero e proprio: è molto
presente, invece, la scultura monumentale in altorilievo. Contemporaneamente
all’area del Golfo si sono sviluppate in modo spettacolare diverse regioni del Messico
che hanno adottato la simbologia e lo stile definiti “olmechi”. La loro caratteristica
più rilevante è il riferimento al giaguaro, immagine di forza e potere. Per questa
ragione il volto dei dignitari è caratterizzato con i tratti del felino: gli occhi sono a
mandorla, spesso socchiusi; il naso è camuso, in forma di tartufo; la bocca arcuata è
quella del grande animale che mostra i denti. (CFB)
I villaggi del Preclassico: Las Bocas e Tlatilco
Periodo olmeco (1200-400 a.C.)
Gli agricoltori del Preclassico subiscono l’impatto olmeco a partire dal 1200 a.C. A
Las Bocas, nello Stato di Puebla, gli archeologi hanno riportato alla luce ceramiche
cave, a ingobbio bianco, raffiguranti bambini asessuati e paffuti, in posizione seduta
con le gambe divaricate, definiti “baby face”. La loro testa evidenzia una deformazione
cranica che attesta un’influenza olmeca. Nella valle del Messico, Tlatilco è uno dei
siti più prestigiosi per la qualità delle statuette qui rinvenute all’interno delle trecento
tombe oggetto di scavi tra il 1947 e il 1963. Grandi modellatori della ceramica, che
lavorano utilizzando soprattutto la “tecnica della pastillage”, (usando cioè elementi
decorativi riportati) gli artisti producono statuette maschili e femminili pregne di
grazia e di fantasia. Le raffigurazioni di donne nude, talvolta bicefale, con il corpo a
violino, assicuravano raccolti abbondanti. (CP)
Figure di pietra del Guerrero
In alcuni siti dello Stato del Guerrero, nelle vicinanze del fiume Balsas, è stata
identificata una zona di specializzazione litica in cui furono prodotti con grande
maestria oggetti quali maschere, figure, templi in miniatura, ornamenti e gioielli
di forme diverse. Gli stili Mezcala, Chontal (stato di Guerrero) e Sultepec stato del
Messico) sono sobri e schematici; mediante sporgenze e incisioni profonde vengono
indicati soltanto i tratti indispensabili. Le pietre utilizzate in questa regione sono
state principalmente la diorite, la metadiorite, la calcite e la serpentina.
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Civico
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6 marzo
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MESOAMERICA
Il Messico Occidentale
Periodo delle culture dei villaggi (300 a. C. - 250 d.C.)
Il Messico Occidentale è una delle aree culturali più singolari della Mesoamerica:
rimasta lontana dall’influenza olmeca, questa tradizione millenaria segue un percorso
storico originale e relativamente autonomo. Estese su oltre nove stati della repubblica
messicana, le numerose culture regionali che compongono l’Occidente hanno origine
nel Colima, Jalisco e Nayarit. Accertate fin dal Preclassico medio, si sviluppano in
piccoli villaggi organizzati in “chefferie”, nei quali si affermano progressivamente
alcune stirpi dominanti. Il Messico Occidentale si distingue dal resto della
Mesoamerica per una vita religiosa incentrata essenzialmente nel culto degli antenati
e per la creazione di strutture funerarie sotterranee, le cosiddette “tombe a pozzo”. Tra
le offerte deposte in queste sepolture a carattere familiare sono presenti straordinarie
sculture di terracotta, interamente modellate, la cui ricchezza espressiva, stilistica
e tematica rispecchia in modo commovente tutto il genio della società del Messico
Occidentale. La cultura Chupícuaro (Guanajuato), così come le culture del Michoacán,
anche se lievemente decentrate rispetto al “nucleo” dell’Occidente, vi si collegano.
Fra le produzioni in ceramica emblematiche di Chupícuaro vi sono le famose statuette
cave policrome che conobbero il loro apice tra il 400 e il 100 a.C. (NL)
Teotihuacan, città degli dei
100 a.C. - 650 d.C.
Il periodo classico delle civiltà precolombiane ebbe inizio a Teotihuacan con grandi
architetti, scultori e pittori che innalzarono templi immensi e armoniosi, piramidi e
palazzi disposti secondo un piano geometrico preordinato che portò alla nascita di
una città molto grande capace di ospitare 150mila abitanti. Questi artisti cercarono
la pietra, scolpirono maschere di una serenità e bellezza incredibili, modellarono
e decorarono vasi e incensieri, dipinsero affreschi che probabilmente ricoprivano
i muri della maggior parte degli edifici. Teotihuacan si affermò su tutto l’Altopiano
fin dall’inizio della nostra era e, successivamente, stabilì reti commerciali nonché
relazioni diplomatiche, politiche e militari con numerose altre regioni come Oaxaca,
la Costa del Golfo e altri centri maya. Nonostante il declino iniziato nel 550 della
nostra era, la fama del sito rimase immensa e, anche molti secoli dopo la caduta in
rovina dei suoi edifici, Montezuma, imperatore degli Aztechi, si recava ancora in
questo luogo per compiere le sue cerimonie. (CP)
La cultura zapoteca
Apogeo tra il 200 e il 700 d.C.
Il centro principale di questa popolazione, caratterizzato da un’organizzazione
sociale, politica e religiosa avanzata, è monte Albán, straordinaria città edificata su
terrazze artificiali sulla sommità di una montagna che domina la valle di Oaxaca. Uno
dei tratti tipici di questa cultura fu la sua architettura funeraria: tombe realizzate
in pietra tagliata, decorate con pitture, talvolta autentici palazzi in miniatura; qui i
defunti erano inumati con un importante viatico funerario in ceramica. L’apice della
cultura zapoteca è identificabile nella fase di monte Albán definita IIIa-b (200-700
d.C.). (CP)
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MESOAMERICA
La Costa del Golfo nel Classico
200-900 d.C.
La cultura classica della Costa del Golfo o “cultura classica di Veracruz” fiorì nel
primo millennio della nostra era sui bassopiani della Costa del Golfo del Messico,
a nord del territorio occupato dagli Olmechi, nel periodo del Preclassico. Si trattava
di una società stratificata con un’élite dirigente e attività specializzate. Piccoli centri
regionali – talvolta lontani tra loro - controllavano le reti di scambi, ma la maggior
parte della popolazione viveva disseminata nei villaggi dei dintorni delle località più
rilevanti. El Tajín è il più importante centro cerimoniale della cultura classica della
Costa del Golfo; giunto all’apice tra il 600 e il 900 d.C.. El Tajin è famoso per i suoi
edifici a piramide caratterizzati da una decorazione varia e per i suoi numerosi terreni
dedicati al gioco della palla. Il gioco della palla e i sacrifici umani ad esso collegati
sembrano aver avuto un ruolo molto importante in questa cultura; del resto il tema
domina ampiamente l’iconografia. (SP)
I maya
Periodo classico (250-900 d.C.)
La civiltà maya classica dei bassopiani si sviluppò tra il 250 e il 900 della nostra era
su un territorio con differenti piani ecologici. Anche il paesaggio politico fu molto
diviso e mutevole, in conseguenza di guerre e alleanze. Grazie al loro calendario e
alla loro scrittura, i sovrani di regni molto numerosi e dalle dimensioni più diverse
affidarono la memoria della propria monarchia a monumenti di pietra, strutture che
furono erette a ripetizione in differenti epoche. Ma il loro potere così fermamente
costituito fu un ostacolo all’unità politica. Le città rivaleggiavano l’una con l’altra
nel campo dell’arte monumentale alla ricerca di prestigio e identità anche se queste
spese sontuose furono una delle cause che portarono al declino della civiltà maya. In
compenso, la circolazione di manufatti di piccole dimensioni (ceramiche, giade) fu
un fattore di unità. (CFB)
Gli aztechi
1325 -1521 d.C.
Il declino dei grandi siti del Classico segna l’inizio di una serie di cambiamenti
importanti. Alcune culture scompaiono, altre si trasformano, mentre nuove popolazioni
giungono nella Mesoamerica e vi si integrano a poco a poco. È l’ultimo periodo prima
dell’arrivo degli spagnoli, denominato “Postclassico”. Se nel Postclassico antico (9001200 d.C.) a predominare sono soprattutto i toltechi, nel Postclassico recente (12001521 d.C.) sono invece gli aztechi. All’epoca della Conquista essi controllavano la
maggior parte del Messico centrale e la loro influenza si faceva sentire sulle culture
limitrofe: sui mixtechi, huaxtechi, taraschi e altre popolazioni. Pur possedendo
proprie specificità, gli aztechi furono comunque eredi delle precedenti culture
mesoamericane: non è raro che una certa pratica o un certo tema iconografico risalga
ai toltechi, se non anche a Teotihuacan o addirittura alle culture preclassiche. (SP)
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CENTRO E SUD
AMERICA
Costarica
Gran Nicoya (subregione Guanacaste)
300 a.C.- 500 d.C.
Il territorio della Costa Rica può essere diviso, dal punto di vista archeologico, in tre
aree che mostrano tra loro sia evidenti somiglianze che considerevoli differenze: il
Guanacaste, a Nordovest, che costituisce la porzione costaricense della Gran Nicoya
estendentesi sino al Nicaragua sudoccidentale, la regione centrale (valli centrali e
costa del Pacifico) e il Gran Chiriquí, che comprende il Sudovest della Costa Rica e
le province panamensi di Chiriquí e Bocas del Toro. Guanacaste è una subregione
archeologica situata nel Nord ovest della Costa Rica, che fa parte della più ampia
regione denominata Gran Nicoya, comprendente anche la porzione pacifica del
Nicaragua. Si tratta di un territorio che ha ricevuto influssi culturali provenienti dalla
Mesoamerica, particolarmente evidenti nella sfera economica - con un’agricolutra
pienamente sviluppata i cui cultigeni prevalenti sono mais, tuberi, fagioli e zucca,
integrati nella dieta alimentare dai proventi delle attività di caccia, pesca e raccolta - e
in quella artistica, come attesta la presenza dei metates, (mortai) di ceramica in vivace
policromia e di lavori in giadeite. Un’economia agricola pienamente sviluppata ha
consentito la formazione, soprattutto a partire dal 500 a.C., di complessi insediamenti
ubicati sui monti o nella fascia pedemontana, prodotto di strutture politiche fortemente
gerarchizzate e guidate da un cacicco. Dal Guanacaste provengono lame d’ascia in
giada con rappresentazioni d’uccello o figure antropomorfe a mezzo busto, pendenti
in giada o pietre dure con figure di mostri bicefali o pipistrelli, mazze globulari a
forma di testa umana o animali e metates zoomorfi.
Dal 500 d.C. in avanti - periodo Policromo per il Guanacaste, suddiviso a sua volta
in Antico, Medio e Recente e che corre dal 500 d.C. al 1550 d.C., Transizionale
(500 d.C.-1000 d.C.) e Recente (1000 d.C.- 1550 d.C.) per la Costa Rica centrale e
atlantica e Chiriquí (1000 d.C.- 1550 d.C.) per la Costa Rica sudoccidentale -, esiste
un lunghissimo spazio temporale con trasformazioni profonde che perdurano sino
all’arrivo degli Spagnoli, caratterizzato dal formarsi di strutture sociali ben razionali
rese possibili da una maggiore disponibilità di risorse alimentari. (C.C.)
Panama
Coclé
Ceramica policroma (500-1200 d.C.)
La tradizione artistica Coclé, propria dell’omonima regione del Panama centrale,
che raggiunge il suo apice fra il 500 e il 1200 d.C., consiste in una produzione
particolarmente rilevante di terrecotte policrome e di oggetti d’oreficeria. Tale
produzione è propria di società a base agricola, dotate di un’organizzazione statuale
e di un’ideologia religiosa perfettamente efficienti, in cui è il cacicco a detenere il
potere supremo: ciò è quanto emerge da alcuni eccezionali ritrovamenti archeologici,
come quelli delle necropoli di Sitio Conte e Loma de los Muertos. La ceramica
Coclé, decorata in vivace policromia e da disegni rigorosamente simmetrici nei quali
prevalgono le figure di animali, in modo particolare il coccodrillo, è stata rinvenuta
in notevole quantità nelle necropoli d’élite, sempre in associazione con manufatti
in oro e in tumbaga (lega oro e rame). Il Panamá viene suddiviso dal punto di vista
archeologico in quattro zone, a partire da ovest rispettivamente il Chiriquí, il Veraguas,
il Coclé e il Darién.
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In questo territorio lungo e stretto, che costituisce la cerniera fra Nord e Sudamerica
gli sviluppi culturali seguono a grandi linee lo svolgimento già visto per la Costa
Rica. La ceramica fa la sua prima apparizione nel paese a Monagrillo (Coclé) verso
il 2500 a.C., qualche secolo prima della sua comparsa a Tronadora, nella cordigliera
del Guanacaste in Costa Rica. Le importanti trasformazioni avvenute nel corso del I°
millennio a.C., con una graduale sedentarizzazione resa possibile dalla fertilità del
territorio e dal progresso delle tecniche agricole, stimolano la costruzione di villaggi
e centri cerimoniali dotati di strutture complesse e una produzione artigianale.
Vanno segnalate in ambito artistico la presenza di una poderosa corrente scultorea
di notevoli dimensioni, come quella della cultura Barriles (300 a.C. - 700 d.C.) e di
una ceramica dai disegni modellati e dipinti. Nel Periodo V (500 d.C. - 1200 d.C.) in
tutto il territorio si iniziano a produrre magnifici oggetti in tumbaga, associati ad una
raffinata ceramica policroma . (C.C.)
CENTRO E SUD
AMERICA
Colombia
Quimbaya
300-1550 d.C.
Territorio che si affaccia su due oceani, la difficile geografia della Colombia pure non
è stata mai ostacolo agli scambi economici, favorendo al contrario rapporti dialettici
fra ecosistemi diversificati e ascrivibili a tre vaste aree geografiche: le Ande, con
le tre cordigliere che costituiscono la dorsale del Paese, le pianure caribiche e i
bassipiani dell’Orinoquia e dell’Amazzonia. L’architettura, la ceramica, con le
sorprendenti creazioni Tumaco e Quimbaya, e la scultura di grandi dimensioni come
quella di San Agustín ne costituiscono le testimonianze più alte, ma è soprattutto
l’oreficeria che raggiunge sia dal punto di vista tecnico che creativo la sua massima
espressione: una produzione orafa di estrema raffinatezza è documentata sia nelle
regioni sud-occidentali del Paese (culture Tumaco, Malagana, Yotoco), sia in quelle
centro-settentrionali (Sinú, Tairona e Muisca). Stabilitisi nei primi secoli dopo Cristo
in un territorio compreso fra la Cordigliera Centrale e quella Orientale, nella regione
del medio Cauca, i quimbaya vi restano sino all’arrivo degli spagnoli. In possesso di
un’economia agricola pienamente evoluta sono organizzati politicamente in numerosi
cacicazgos, alleati tra loro solo in caso di necessità. Le sepolture, estremamente
diversificate quanto a modalità di sepoltura e a corredo funerario, attestano una
complessa organizzazione sociale, documentata anche dalla produzione materiale:
soprattutto quella, con la produzione di oggetti in oro, argento, platino e in lega,
ma anche con la fabbricazione di ceramiche, tra cui vanno citate le caratteristiche
figure antropomorfe dette “tabloidi”, dai tratti schematici e ornate con monili d’oro
in miniatura, quali orecchini, ornamenti nasali e diademi. Due aspetti dell’oreficeria
colombiana sono da rilevare tra i tanti: uno è legato alle opere degli artisti tairona.
Gran parte dei loro lavori rappresentavano la trasformazione dello sciamano in
animale, giaguari o rapaci. L’altro elemento viene da una tradizione delle popolazioni
muisca che erano solite, al momento dell’intronizzazione, immergere nelle acque di
un lago il loro re, dopo che il suo corpo era stato cosparso di polvere d’oro. Tale
rituale, tra altri, in particolare avrebbe dato origine al mito dell’El Dorado (luogo
con enormi quantità di materiali in oro e pietre preziose) che fu uno dei motori della
Conquista. (C.S.R.L.)
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Ecuador
L’Ecuador è terra di contrasti geografici, che hanno contribuito ad amplificarne la
spinta ai contatti non solo con la Colombia e il Perù, ma anche con il Centroamerica
e la Mesoamerica. Anche qui si impongono nel tempo società locali con un forte
potere centrale, orientate allo sviluppo di un’economia mercantile. Se la Colombia
è considerata la terra dell’oro, l’Ecuador, che pure utilizza l’oro e il platino già
dalla cultura La Tolita, è la terra della ceramica cerimoniale: i vasai asservono la
funzionalità all’ideologia, interpretando magistralmente la figura umana, colta spesso
nell’ostentazione del suo status: a partire dalla cultura Valdivia (3000 a.C. circa,
la prima ceramica del continente), il corpo umano assume via via le immagini dai
tratti incisivi della cultura Chorrera, la singolare goffaggine delle figure Machalilla
o l’inquietudine della produzione Bahía de Caraquez. Questa variegata produzione
fittile, affiancata nel tempo da una perfetta padronanza delle tecniche orafe, perdurerà
fino all’arrivo degli Inca per poi cessare dopo l’arrivo degli Spagnoli. Un’agricoltura
sempre più evoluta, cui si affianca un consapevole sfruttamento delle risorse marine,
permette ai gruppi umani dell’Ecuador meridionale di fondare comunità stabili e
di formare società complesse. Nella regione costiera del Sud si moltiplicano gli
insediamenti della cultura Valdivia (3500 a.C.-1600 a.C.), come Real Alto e Loma
Alta, considerevoli per numero di abitanti e per modalità di stanziamento, ad
attestare una incipiente stratificazione sociale. Notevoli le figurine, in maggioranza
di sesso femminile, ritratte in posizione stante, forse rappresentazioni di una divinità
connessa con l’agricoltura, che progressivamente sostituiscono quelle più antiche,
realizzate in pietra. La successive culture Machalilla (1500-1200 a.C.) e Chorrera
(1200-300/200 a.C.) producono ceramiche originali e lavori in pietra e in conchiglia
particolarmente eleganti. A partire da Chorrera si accentuano le differenziazioni e
prendono forma i cosidetti Sviluppi Regionali (500 a. C-700 d. C.) che si esprimono
nelle culture di La Tolita-Tumaco, Jama-Coaque, Bahia, Jambeli fino ad arrivare , per
la zona montagnosa, a Carchi e Nariño. Nell’ultimo periodo, prima della Conquista, i
navigatori ecuadoriani si spingevano, su zattere di balsa, fino alle coste del Messico
e del Perù per il commercio delle conchiglie Spondilus. (C.C.)
CENTRO E SUD
AMERICA
Chavín
Dal 1200 a.C. al 200 a.C.
Cultura fiorita sulle Ande centro-settentrionali, dipartimento di Ancash, alla fine del
II millennio a. C., estesa sulla costa pacifica settentrionale. Il periodo della massima
espansione si ha nel 600 a. C e la decadenza dopo il 500 a.C. Il centro cultuale più
importante è Chavín de Huántar - ubicato al centro (chawpin) d’uno spazio sacro
compreso tra i fiumi Mosna e Huacheqsa, a circa 3.000 metri sul livello del mare
- formato da strutture a corpi sovrapposti ordinate attorno a grandi spiazzi. La fase
architettonica più antica risale alla fine del II millennio. Nei sotterranei, si estende
un complesso di corridoi che si dipartono da un àdyton oracolare, al cui centro si
erge il lanzón: effigie litica della divinità suprema caratterizzata dal rictus che scopre
ipertrofiche zanne di giaguaro. La divinità, con caratteristiche antropomorfe, feline,
ofidiche e ornitomorfe, è raffigurata nella “Stele Raimondi”. Nell’“Obelisco Tello”
dal corpo d’una divinità-caimano nascono piante commestibili.
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A Chavín de Huántar la élite sacerdotale seppe organizzare e motivare l’ingente
forza-lavoro necessaria alle costruzioni dei centri cerimoniali; al tracciato di
efficienti canali d’irrigazione e alla coltivazione evoluta del mais. Nella ceramica
cultuale chavín, caratterizzata dall’ansa a staffa impiantata sul corpo globulare dei
vasi, sono plasmati esseri del mondo mitico: giaguari e puma; aquile giaguarizzate;
frutti; piante sacre come, ad esempio il cactus allucinogeno achuma, usato, nelle
sessioni oracolari. Lo stesso repertorio compare in monili aurei e utensili. Elementi
iconografici, espressioni dell’originaria cosmovisione, passeranno a far parte del
repertorio stilistico delle culture Paracas e Nazca. (M.P.)
CENTRO E SUD
AMERICA
Vicús
200 a.C. - 600 d.C.
La civilizzazione Vicús, originaria della costa pacifica settentrionale, deriva il nome
dal sito archeologico di Vicús, nel dipartimento di Piura. In essa influenze stilistiche
ecuadoriane si fondono a espressioni della cultura locale. Tipiche della cultura
Vicús, ma derivate dalle culture dell’Ecuador, sono le tombe “a stivale” formate da
uno stretto pozzo verticale, a volte profondo fino a 10 metri, che immette alla cella
funeraria aperta su un lato del drómos. La metallurgia vicús raggiunge un notevole
livello tecnico nella lavorazione, doratura e laminazione di strumenti e monili di
rame, argento e oro destinati ai defunti illustri. La ceramica è caratterizzata da vasiscultorici in cui sono plasmati esseri mitici, animali, piante e anche edifici cultuali
e abitazioni. Tipica l’ansa “a staffa” che sormonta la bocca dei vasi e la botellasilbadora: un vaso che, versando il liquido contenuto in esso, produce un suono
simile a un sibilo, o fischio d’uccello. Oltre un decennio di scavi del Centro Studi
e Ricerche Ligabue sulla sierra di Piura ha permesso di conoscere aspetti inediti di
questa cultura che, nelle sue fasi tardive (500-600 d. C.) mostra elementi stilistici
comuni alla cultura Moche. (M.P.)
Nazca
100 a.C.-650 d.C.
Formatasi sulla costa pacifica meridionale nelle località di Nazca, Ica, Pisco e
Chincha, nel corso del 500 a.C., giunta a maturità nel 200 d.C. erede del patrimonio
simbolico e stilistico dell’antica cultura di Paracas, nella produzione ceramica la
cultura Nazca sviluppa al massimo il gusto per la policromia. Agli intensi colori si
accompagna un’esuberante varietà di figure, espressioni del complesso mondo mitico,
con particolare riguardo per le divinità datrici d’acqua e produttrici di alimenti le
quali, in una contrada prevalentemente desertica, ricevevano un culto speciale. Tra
di esse, la figura del Felino Volador: divinità correlata al ciclo della pioggia. Tra i
motivi più ricorrenti, le teste-trofeo testimoni di usanze guerriere e costumi rituali
già in voga a Chavín. La ceramica, che si sviluppa in nove fasi fino al 500 d.C.,
presenta grandi varietà di forme ed è realizzata con tecnica superba. Celebri della
cultura Nazca sono i geoglifi di Pampa del Ingenio: figure di uccelli, insetti, pesci,
quadrupedi, esseri umani realizzate asportando il terreno superficiale più oscuro per
via dell’ossidazione dei sali di ferro.
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La funzione di tali figure, che raggiungono i 300 metri di lunghezza, è ancora oggetto
di discussione. Scartata l’ipotesi di una sorta di calendario astronomico, si pensa
a riti di propiziazione pluviale in cui le figure, forse emblemi di clan locali, furono
tracciate per essere viste dagli dèi. I Nazca costruirono acquedotti che portavano nei
loro deserti acqua potabile dalla sierra. (M.P.)
CENTRO E SUD
AMERICA
Moche
200 a.C.-600 d.C.
Sviluppatasi sulla costa pacifica settentrionale fra il 100 a.C. e il 700 d.C. la cultura
Moche (o Mochica) realizza colossali centri cerimoniali caratterizzati da edifici
cultuali a piattaforme sovrapposte ed ampie platee. Le necropoli restituiscono
offerte ceramiche e metalliche di squisita fattura, la sofisticata e complessa rete
idrica testimoniano un’organizzazione sociale gerarchizzata diretta da una élite in
possesso delle tecniche necessarie ad assicurare l’approvvigionamento dell’acqua,
la produzione di alimenti, l’esecuzione di imponenti opere pubbliche e una efficace
difesa militare del territorio. Tra i Moche la classe guerriera dovette godere d’uno
statuto speciale. La recente scoperta delle tombe regali di Sipán (Lambayeque) ha
permesso di acquisire nuove conoscenze sul mondo religioso dei Moche e sul prestigio
e potere della classe dirigente con cui interagiva, nella gestione della cosa pubblica,
una complessa gerarchia sacerdotale. L’espressione più alta della cultura Moche è la
ceramica che, negli esemplari dedicati ai corredi funerari, raggiunge un insuperabile
realismo nei vasi-ritratto e una grande finezza nella pittura che ritrae scene di caccia
e di guerra, rituali e sacrifici. La metallurgia raggiunge la sua massima espressione
nelle tecniche di doratura del rame e nell’esecuzione di oggetti, vasellame e monili
d’oro. Molto evoluta era anche l’arte della tessitura che usava come materia prima il
cotone. (F.K.D.)
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Il mondo
che
non c’era
Il
mondo
che non c’era
L’arte
precolombiana
nella
L’arte
Collezione Ligabue
precolombiana
nella Collezione
Ligabue
Firenze
Museo Archeologico Nazionale
Palazzo della Crocetta
Fondazione
Civico
19 settembre
2015 • Museo
6 marzo
2016Rovereto
Rovereto, Palazzo Alberti Poja
Corso Angelo Bettini, 41
1 ottobre 2016 • 6 gennaio 2017
CENTRO E SUD
AMERICA
Tiahuanaco
600 - 1000 d.C.
Luogo d’origine, la porzione meridionale della meseta nei pressi del lago Titicaca,
oggi in territorio boliviano, a 3600 metri d’altezza. La cultura Tiahuanaco, fiorita
tra il 600 e il 900 d. C., dapprima ha carattere locale poi, dall’800 d..C.si espande
fino alle Ande di Ayacucho dove riceve influssi stilistici della cultura Nazca tardiva.
In seguito, si diffonde in tutto il Callejón de Huaylas e su un’ampia fascia della
costa pacifica dando origine al cosiddetto “impero” Tiwanaku-Wari, poi sottomesso
dagli Inca. Il centro più notevole della prima fase di questa cultura è il grande
complesso cultuale di Tiahuanaco con i suoi edifici a piattaforme sovrapposte, come
la “piramide” Akapana lunga 210 m. ed alta 15 m.; aree cerimoniali protette da mura
e la celebre “Porta del Sole”, ricavata da un monolito di 12 tonnellate, su cui compare
la figura raggiante e scettrata della divinità suprema Wiraqucha.
La ceramica cultuale è caratterizzata da vasi troncoconici policromi (qero) e da
“incensieri” muniti di protome felina. Tra i personaggi mitici in essa raffigurati, il
naqaq, o “decapitatore” e il Felino Volador ipostasi di Illap’a, dio andino della folgore
largitore di pioggia. Tipici di Tiahuanaco i grandi monoliti antropomorfi. (M.P.)
Lambayeque e Chimú
800-1000 d.C. / 1200-1450 d.C.
Tra il 700 e l’800 d.C. dopo il declino dei Moche e prima dell’affermazione militare
dei Chimú, sulla costa settentrionale fiorisce una cultura i cui antenati, secondo
il mito, giunsero dal mare sotto la guida di Naymlap. L’eroe lasciò al suo popolo
un idolo di smeraldo che lo rappresentava chiamato Yampallec, da cui il nome del
gruppo etnico: Lambayeque. Il genio dei Lambayeque eccelse nella metallurgia.
Celebre l’aureo coltello rituale - tumi - che rappresenta il capostipite Naymlap coi
suoi attributi regali e divini. Tipiche l grandi maschere funerarie d’oro e di rame
dorato, spesso decorate da grani di pietra che pendono dagli occhi a rappresentare il
dono della pioggia da parte degli antenati. Agli inizi del 1100 della nostra èra, l’unità
politica del grande “impero” Tiwanaku-Wari entra in crisi ed emergono importanti
señoríos: “regni” o domini indipendenti i cui sudditi appartenevano a gruppi etnici un
tempo assoggettati al dominio centrale la cui capitale era Wari (Ande di Ayacucho).
Tra questi nuovi señoríos vi è quello di Chimor, o Chimú, i cui domini si estendevano
sulla costa pacifica settentrionale e la cui capitale era Chan Chan, nei pressi della
città di Trujillo. Gli schemi urbanistici ripetono l’assetto dell’antica capitale Wari:
città suddivise in quartieri residenziali abitati dagli appartenenti ai diversi clan divisi
per censo, con edifici ordinati attorno a grandi piazze. I muri, in mattoni di argilla
cruda (adobe), erano perfettamente intonacati e ornati da rilievi policromi raffiguranti
motivi geometrici, animali e uccelli. Il regno di Chimúoccupò il territorio un tempo
abitato dai Moche e varie città si sovrapposero ai precedenti centri urbani. Tra i centri
cultuali prossimi a Chan Chan, la “Huaca (edificio sacro) dell’Arcobaleno” o “del
Drago”, dalle figure in rilievo che ornano le pareti e rappresenta il serpente celeste
dell’arcobaleno: l’amaru dalla duplice testa che con una bocca aspira il vapore
acqueo, con l’altra dona la pioggia. Nella sua massima espansione, il regno Chimu
si estese fin quasi alla sacra valle del Rimac, il fiume oracolare che diede nome a
Lima. Nel 1470, Chimúfu assoggettato dagli eserciti di Thupaq Inka Yupanki il quale
trasferì nella capitale Cuzco i celebri maestri della metallurgia chimu. (M.P.)
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Firenze
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Rovereto, Palazzo Alberti Poja
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Inca
1438 - 1532 d.C.
La dinastia degli Inca inizia verso il 1200 della nostra era con l’antenato mitico
Manqo Qhapaq. Il proto-inca, mediante il lancio d’una verga d’oro, scelse il luogo in
cui sarebbe sorta la città sacra del Qozqo / Cuzco, ombelico del mondo e capitale di
un “impero” che, ai tempi della sua massima espansione, dall’Ecuador si estendeva
fino al Cile Settentrionale e alle Ande dell’Argentina comprendendo l’attuale Perù
e Bolivia. La lista “ufficiale” contiene i nomi di dodici sovrani che occuparono il
trono del Cuzco. Di essi, i primi sette sono considerati mitici, gli altri appartengono
alla storia: Wiraqucha (ca. 1410); Pachakutiq (1438-1471); Thupaq Yupanki (14501495); Wayna Qhapaq (1493-1527); Atawallpa, ucciso dagli spagnoli nel 1533. Lo
stato incaico - Tawantinsuyu “quattro regioni” - era amministrato da una complessa
gerarchia politica facente capo al Sapan Inka (“unico signore”) residente al Cuzco.
Tra le realizzazioni più importanti, il cammino reale (qhapaq ñan) che percorreva
l’intera dorsale andina dall’Ecuador al Cile mentre un percorso parallelo attraversava
la costa pacifica. I due rami principali erano uniti da vie attraverso le quali avveniva
lo scambio dei prodotti alimentari dalla costa alla sierra (sale marino, pesce essiccato,
mais) e dalla sierra alla costa (carne essiccata, patate disidratate, lana) assicurando
un’alimentazione bilanciata. Lungo il qhapaq ñan erano ubicati i grandi depositi
statali (qullqa) contenenti riserve di mais e cereali, patate, carne e pesce secco, lana
di camelidi, strumenti ed armi. Corrieri (chaski) percorrevano correndo ciascuno circa
5 chilometri. il cammino reale recando messaggi. Con gli Inca, la tessitura giunge alla
sua perfezione tecnica. Espressione suprema del genio inca è anche l’architettura,
specialmente quella che utilizzava la pietra tagliata e connessa senza leganti con
una perizia tecnica insuperata, come nel tempio fortezza di Saqsayhuamán. Il culto
era rivolto specialmente al dio creatore Wiraqucha, al Sole (Inti), alla Luna (Killa),
alla Madre Terra (Pachamama) e agli antenati mummificati dei sovrani inca cui
erano riservati i palazzi in cui avevano vissuto e i quali partecipavano alle cerimonie
pubbliche. (M.P. / F.K.D.)
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