Prosa
2012/2013
giovanna al rogo
Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, 2013
A cura dell’Area comunicazione ed editoria
L’editore si dichiara pienamente disponibile a regolare le eventuali spettanze relative a diritti
di riproduzione per le immagini e i testi di cui non sia stato possibile reperire la fonte.
18, 19 gennaio 2013 ore 20.30
20 gennaio 2013 ore 15.50
Teatro Ariosto
Giovanna al rogo
adattamento e regia Maria Grazia Cipriani
scene e costumi Graziano Gregori
suono Hubert Westkemper
luci Angelo Linzalata, Fabio Giommarelli
con Elsa Bossi e Nicolò Belliti, Andrea Jonathan Bertolai,
Giacomo Vezzani
voce inquisizione Dario Cantarelli
produzione Teatro Del Carretto
foto Guido Mencari
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“Lo spettacolo non ha la pretesa di comprendere il personaggio
di Giovanna, e neppure quello di abbandonarsi a letture basate
su convinzioni personali.
La sua vicenda reale si perde infatti nel mare delle interpretazioni,
il più delle volte fantasiose o dettate dall’ideologia, sorte intorno
al personaggio: divenuto nel corso del Novecento oggetto di
nuove attenzioni, sia dal punto di vista artistico, con le molte
versioni che ci hanno lasciato il cinema, la musica, il teatro…sia
in termini storici, con la sua santificazione. Quella che abbiamo
potuto vedere è una figura tragica, mistica visionaria stretta
dai vincoli della rigida società del tempo, tradita, perseguitata
e arsa viva dai potenti. Quello che abbiamo compreso è che la
sua storia, dal processo di condanna a morte come eretica…a
quello di riabilitazione… fino alla sua stessa santificazione,
è stata e ancora continua ad essere oggetto di appropriazione
e strumentalizzazione per finalità politiche di ogni genere.
Anche per questo la vicenda di Giovanna resta attuale, fonte
di suggestioni e domande aperte che, pur cambiando i tempi,
mantengono una forza e una verità universale: quella di chi
è vittima dell’abuso di qualsivoglia potere. L’intento dello
spettacolo è quello di ripercorrere le più significative versioni
letterarie, supportate dalle fonti disponibili sulla vita di
Giovanna, per approdare ad una proposta drammaturgica la
cui struttura è costruita con l’alternarsi del tempo presente, in
cui la protagonista sente e soffre la condanna ormai prossima,
e il tempo passato, da lei rivissuto quale estrema ricapitolazione
della propria esistenza.”
Maria Grazia Cipriani
Il Teatro Del Carretto è una presenza discreta e schiva del teatro
italiano. Produce da molti anni spettacoli molto belli, nei quali
Maria Grazia Cipriani ci racconta favole seducenti e inquietanti
usando gli attori, spesso i pupazzi, e sempre le bellissime
scenografie (fatte di oggetti, intagli e ritagli ) di Graziano Gregori.
Chi assiste a un loro spettacolo non lo può dimenticare.
...Protagonista è una creatura che di condanne ne ebbe molte,
fino a quella suprema dell’essere bruciata in piazza, Giovanna
al rogo. E appena si è preso posto in platea, si capisce di essere
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già dentro la cella definitiva della Pulzella di Orléans, costretta
per altro a condividerla con tre pessimi giovanotti, condannati
altrettanto che lei, ma per colpe ben più sanguinarie.
La scenografia di Gregori, che sbarra l’orizzonte dei prigionieri
e del pubblico, è fatta di pareti mobili e traditrici, perché in esse
si aprono porte scorrevoli, grate, tagli orizzontali alla veneziana,
da cui giungono luci ora fumose ora accecanti. Da quelle pareti
lo stato d’animo dei prigionieri è, se non comandato, certo
influenzato ed esplicitato. [...]
Violenza e purezza, crudeltà e tenerezza, santità e peccato se la
giocano dentro quelle sbarre. E i quattro attori gagliardamente
danno corpo a quei sentimenti, virtù e vizi in acerrima lotta.
Innanzitutto lei, Giovanna, ovvero Elsa Bossi, lisa e sospesa tra
esaltazione e paura, eppure fortissima e resistente, anche se le
voci che notoriamente sente non provengono necessariamente
dal cielo (mago del suono è Hubert Westkemper ). E i tre suoi
compagni di cella, Nicolò Belliti, Andrea Jonathan Bertolai
e Giacomo Vezzani, son capaci di passare con un solo gesto
dall’ingenuità giovanile alla più atroce crudeltà. Cipriani ha scritto
un testo assai bello, che omaggia appena Schiller e Claudel, ma
fatto su misura per lo spettacolo, la cui maggior forza sta proprio
nella sua ambigua complessità. Anche temporale, poiché tutto
resta sospeso tra la costruzione di una consapevolezza e di una
condanna, e la tragedia già consumata, e immersa in una storia
che tutto macina e tutto ingloba.
Gianfranco Capitta, il Manifesto
Forte della sua poetica del corpo, il Teatro Del Carretto ha
plasmato la Pulzella d’Orlèans più carnalmente mistica, più
anatomicamente virile, e più violentemente abusata che si sia
mai vista. Giovanna al rogo, con drammaturgia e regia di Maria
Grazia Cipriani, ci mostra una gagliarda e androgina figura,
un soggetto torturato in una guerra qualunque, tallonata da
tre sbirri inglesi, capaci d’aizzarsi per una partita Inghilterra
– Francia trasmessa da una radiolina. Il mistico che aleggia è
dovuto a tagli di luce, o a sonorità dettate da Hubert Westkemper,
in un recinto carcerario che è un’odissea ideata, con costumi
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sadomaso alla Bacon, da Graziano Gregori. La voce fuori campo
dell’Inquisizione di Dario Cantarelli è livida. Giovanna è una
marionetta, una testa con corona di spine, e la bestialità richiama
Salò di Pasolini. Lavoro angoscioso, di bellezza che tagli le vene.
Rodolfo Di Giammarco, la Repubblica
A seicento anni dalla nascita, la vicenda (la leggenda?) della
Pulzella d’Orleans è, in Francia, oggetto di celebrazione,
e materia viva del contendere, fra appropriazione (Fronte
Nazionale) e dubbi sulla sua stessa esistenza. Chi semina vento
è lo storico François Ruggeri, nel volume “Giovanna d’Arco, lo
stratagemma”, dove si dichiara la fanciulla mai vissuta se non
per motivi politici. Uno stratagemma, appunto. Sullo stesso
tema, ma regalmente indifferente alla bagarre, Maria Grazia
Cipriani ci offre uno dei suoi lavori più potenti e sinceri per il
Teatro Del Carretto. Lo è, “Giovanna al rogo”, visto al Teatro del
Giglio di Lucca, non per scansione didascalica, ma per essere
riuscita, la regista, a condensare il grumo palpitante della sua
scabra drammaturgia, “rubata” agli atti d’archivio del processo
che guidò a morte la giovane. Il gioco teatrale è affidato alla
voce, registrata, dell’Inquisitore Dario Cantarelli, e, in scena,
ad un ruvido terzetto di carcerieri inglesi: Nicolò Belliti, Andrea
Jonathan Bertolai, Giacomo Vezzani. Assai concreti per sporca
violenza e scatenamento tribale, primitivo, i tre si scambiano
il compito della tortura e della persecuzione: sono messaggeri
feroci di una incomprensione dell’altro, di un rifiuto del diverso
e del sottoposto, che centra visione e fatti del nostro quotidiano.
L’evocazione “de spiritu” dell’eroina trova uno slancio che
tocca il sacrificio in una memorabile, emozionante Elsa Bossi.
Presenza pudìca e femminea, contrapposta al turbamento virile
e sensuale dei suoi carcerieri, l’interprete è magistrale nel dare
anima, corpo e piena credibilità alla sofferenza, interiore e reale,
della Pulzella, al suo tormento per essere ormai sola, perduta,
abbandonata anche da quel Dio con il quale ha uno straziante,
sublimato dialogo. L’azione si condensa in un emiciclo legnoso,
uno spazio chiuso da Graziano Gregori (scene e costumi),
esplorato per traiettorie di pulsione viscerale e non per volontà.
Emergono a tratti, dalle pareti, oggetti, statue, elementi e il
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simbolo stesso del rogo, un fantoccio che s’incendia, e chiude
una pagina, vera, di storia. Con questo, il Teatro del Carretto
centra l’ultimo di decine di titoli, maturati in un trentennio e
in una totale autonomia di cura e metodo, che conosce ciclicità
e ritorni compositivi ma, soprattutto, l’urgenza di azzerarsi e
ricominciare ogni volta. Anche se non è facile rintracciare nei
lavori di Maria Grazia Cipriani vicinanze a modelli di teatro
precostituiti, è suo un mosaico di cifre stilistiche perfettamente
riconoscibili. L’essenzialità delle scelte (gestuali, espressive, di
luce, d’ambiente), che nutre ogni sua messa in scena, costruisce
la teatralità non per quotidiana routine o sterile contemplazione
sperimental-estetica. Invece i suoi allestimenti, la sua devozione
al “mestiere”, si esprimono in una categoria a sé stante, ma
di grandissimo pregio: emotiva per adesione ai temi trattati;
elaborata ed “arte-fatta” perché fatta con viva artigianalità;
vicina, ma non prostituita, né precostituita, o, peggio, precotta,
al sapere e al sentire, vero, più che mai urgente, del pubblico.
Ermanno Romanelli, Sipario
L’incontro tra la regista Maria Grazia Cipriani e lo scenografo
Graziano Gregori diede vita nel 1983 al Teatro Del Carretto, un
sodalizio creativo da allora sempre vivo e produttivo.
A Lucca, presso il Teatro Del Giglio ove ha la residenza, la
Compagnia continua a svolgere la propria attività di ricerca,
riconosciuta dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali quale
soggetto appartenente al Teatro d’Innovazione.
Il percorso nato sulla linea della fusione e confusione tra
meraviglioso e reale produsse nel 1983 Biancaneve, all’insegna
della crudeltà primitiva della fiaba: lo spettacolo costruito sul
gusto concreto della materia e dell’artigianato e mirato ad
esplorare il segreto dell’incontro tra l’interprete umano e la
figura animata, rivelò immediatamente la Compagnia al mondo
teatrale.
La visionaria ricerca tra il viaggio interiore, il sogno ed il concreto
lavoro teatrale prosegue negli anni con la drammaturgia più
amata come quella shakespeariana e il meraviglioso mitologico
e favolistico – un repertorio che include, tra gli altri, Romeo e
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Giulietta, Sogno di una notte di mezza estate, Iliade, Odissea,
Bella e la Bestia, Le Troiane, Metamorfosi, Pinocchio, Amleto e
il più recente Giovanna al rogo.
Ormai realtà maturata del teatro di ricerca internazionale, il
Teatro Del Carretto viaggia con il suo repertorio in tutta Europa
ed oltre oceano, mostrandosi capace di superare naturalmente
barriere linguistiche e culturali. È stato, così, ospite di molti
Festival Internazionali Teatrali – Parigi, Lisbona, Berlino,
Madrid, Londra, Praga e Budapest, Tel Aviv, Città del Messico,
Tokyo, Il Cairo, New York, Vilnius, Ankara - e chiamato a
rappresentare l’Italia nell’ambito di manifestazioni quali ‘ItaliaRussia 2005’ nelle città di Mosca e San Pietroburgo e ‘Italia-Cina
2006’ nella città di Pechino.
Nel corso della sua attività sono stati attribuiti alla Compagnia i
seguenti riconoscimenti:
1991 premio UBU per la ricerca drammaturgia e visiva
1995 premio ALDO TRIONFO per la parabola evolutiva della
sua opera
2003 premio HYSTRIO ‘Altre muse’
2004 candidatura dello spettacolo Odissea al premio ETI ‘Oscar
dei Teatri’ per il miglior spettacolo del teatro d’innovazione.
2009 premio Eti gli Olimpici del Teatro allo scenografo Graziano
Gregori per le scene dello spettacolo ‘Pinocchio’
2009 premio del pubblico al ‘Pinocchio’ per il miglior spettacolo
del XIX Festival Baltic House di San Pietroburgo
2010 ‘Amleto’ finalista al Premio UBU 2010 come migliore
spettacolo dell’anno
2011 candidatura al Premio ‘Oscar dei Teatri’ per la scenografia
dello spettacolo Amleto.
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GRUPPO BPER
Le attività di spettacolo e tutte le iniziative per i giovani e le scuole sono
realizzate con il contributo e la collaborazione della Fondazione Manodori
Benemeriti dei Teatri
Vanna Belfiore, Deanna Ferretti Veroni, Corrado Spaggiari, Vando Veroni
Annalisa Pellini
Luigi Bartoli, Paola Benedetti Spaggiari, Bluezone Piscine, Franco Boni, Achille Corradini, Donata Davoli Barbieri,
Anna Fontana Boni, Mirella Gualerzi, Insieme per il Teatro, Paola Scaltriti, Gigliola Zecchi Balsamo
Davide Addona, Giorgio Allari, Carlo Artioli, Maurizio Bonnici, Gianni Borghi, BST Studio Commercialisti Associati,
Andrea Capelli, Umberto Cicero, Francesca Codeluppi, Giuseppe Cupello, Emilia Giulia Di Fava, Ennio Ferrarini,
Milva Fornaciari, Giovanni Fracasso, Alice Gherpelli, Marica Gherpelli, Silvia Grandi, Claudio Iemmi, Luigi Lanzi,
Paolo Lusenti, Franca Manenti Valli, Silvana Manfredini, Graziano Mazza, Clizia Meglioli, Ramona Perrone,
Francesca Procaccia, Teresa Salvino, Viviana Sassi, Fulvio Staccia, Alberto Vaccari