Psico-fisiologia dell’igiene personale
di Giuseppe Ferraro
La detergenza è una delle tante necessità che accompagnano da sempre l’uomo. C’è una detergenza che potrem mo definire spontanea o istintiva, che nasce dal bisogno reale di allontanare dalla propria pelle lo sporco che vi
si è accumulato, e un’altra detergenza che possiamo definire indotta, che nasce da una assillante pressione di
natura pubblicitaria.
Analizziamo questi due punti separatamente. La pelle è un organo estremamente importante, e come tale riveste
innumerevoli significati. Innanzitutto essa protegge il nostro corpo, costituendo uno scudo naturale contro le
energie e le forze provenienti dall’esterno. Sul piano chimico, questa protezione è assicurata dal pH acido della
pelle stessa. Il pH è un indice di misura del grado di acidità o di alcalinità di un corpo o di una soluzione acquo sa. Il valore di questo pH per una pelle sana oscilla da 5,5 a 5,8. Aggiungiamo anche che il pH dell’acqua di
fonte è acido. Il pH è un primo punto importante sul quale basarci per confrontare tra di loro i vari detergenti.
Possiamo affermare tranquillamente che un detergente per il corpo che presenta un pH acido, o isodermico, solo
per questa ragione può essere preso in seria considerazione. Viceversa un detergente che presenta un pH basico,
se non è da scartare, deve essere comunque usato con molta attenzione e con poca frequenza. Il pH della pelle
deve essere mantenuto nel suo stato naturale, che è acido. Un detergente basico o alcalino neutra lizza questo pH
acido e toglie alla pelle una delle sue maggiori difese, esponendola alle insidie dell’ambiente esterno.
Per la pulizia della pelle esistono i saponi e i bagni schiuma. I saponi quando non vengono dichiarati neutri
(cioè con un pH che non è né acido né basico) presentano tutti un pH alcalino (o basico), e quindi il loro uso andrebbe limitato e circoscritto. Il peggiore di tutti i saponi, sempre per quanto riguarda la pelle, è il famoso sapo ne di marsiglia. Questo è un sapone estremamente basico o alcali no, e costituisce un vero e proprio attacco, alle
normali difese della nostra pelle. I saponi neutri possono essere usati con più tranquillità, perché grazie al loro
pH neutro non costituiscono un pericolo per le difese del mantello cutaneo.
Le stesse considerazioni fatte per il sapone si possono fare per tutti i vari bagni schiuma. Ognuno di noi quando
va a comprare un detergente per la pelle dovrebbe esigere che il pH di questo detergente fosse acido o neu tro.
Un detergente con un pH alcalino dovrebbe essere rifiutato. Un’altra importante considerazione da fare è la se guente: normalmente sulla nostra pelle staziona uno strato sottilissimo di grasso che protegge il mantello cutaneo dagli attacchi del mondo esterno. Quando noi ci laviamo allon taniamo questo strato di grasso che sta a
guardia della nostra pelle e per un certo periodo di tempo, circa un’o ra, la pelle ne rimane priva, ed è quindi
senza una certa difesa. In questo arco di tempo varie insidie possono fare breccia nel nostro mantello cuta neo,
creando una serie di problemi. Infatti i microorganismi, batteri, lie viti, muffe, che normalmente vengono fermati da questo strato di grasso, in queste condizioni hanno via libera e attaccano la nostra pelle causando fastidiose
irritazioni e arrossamenti che alla lunga si possono trasformare in vere e proprie malattie cutanee come eczemi,
psoriasi o altro. Questo fatto ci deve mettere in guardia contro i lavaggi frequenti, consigliati caldamente dai
messaggi pubblicitari. È buona norma dopo un bagno o una doccia, cospargere la propria pelle con degli oli vegetali. In questo modo lo strato di olio che si deposita sulla pelle protegge il mantello cutaneo fino a quando la
pelle stessa non ha ricostituito un nuovo strato dì grasso per la sua protezione.
Gli antichi greci e gli antichi romani, grazie alla conoscenza istintiva di cui erano ancora portatori, dopo bagno
il usavano ungere il proprio corpo con degli oli aromatici.
L’uso sfrenato e sconsiderato del bagno, della doccia e di tutti i vari saponi liquidi e bagni schiuma, è stato la
causa di una lunga serie di malattie cutanee e stati allergici della pelle stessa. Lavarsi troppo e spesso, so prattutto oggi che le acque sono molto dure e non tanto pulite come un tempo, costituisce un serio attacco alla
salute della nostra pelle.
La detergenza della bocca è un altro grande campo di battaglia sul quale si scontrano le grosse ditte produttrici
di dentifrici. Diciamo che la buona salute delle gengive e dei denti non dipende né dal fluoro né da altre tro vate
pubblicitarie, come vorrebbero farci credere, ma bensì dalla buona salute dello stomaco e dell’intestino. Questi
due organi sono il proseguimento opportunamente trasformato della bocca. La bocca nel suo sviluppo embrionale diventa esofago, stomaco e infine intestino. Questa continuità e questa unità diversificata bocca-stomacointestino rimane per tutta la vita, ed è alla base della buona o cattiva salute delle gengive stesse. Uno stomaco
sofferente di gastrite o d’ulcera genera nelle sue parti alte, la bocca, uno stato infiammatorio, e tale stato è la
causa principale del sanguinamento delle gengive, del sopravvenire delle varie forme di piorrea, e infine delle
a cura di DANIELE SERRA medico Fisiatra, esperto in Fitoterapia – Shiatsu – Educazione alla salute
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possibili carie. Per curare la bocca bisogna prima di tutto curare lo stomaco. È ovvio che non si deve prescindere da una corretta igiene orale. Ciò si può ottenere in vari modi: sciacquando la bocca dopo i pasti, massaggiando le gengive con uno spazzolino di setole naturali di durezza adeguata, massaggiando le gengive con
un getto di acqua tiepida ottenuto con delle apposite macchinette vendute in farmacia o presso i negozi di articoli sanitari, usando un dentifricio che non prometta troppi miracoli.
La detergenza dei capelli è affidata agli shampoo. Questi prodotti sono costituiti principalmente da schiumogeni o tensioattivi. Sono proprio queste sostanze che detergono il capello e il cuoio capelluto.
Gli schiumogeni o tensioattivi possono essere sintetici o di derivazione naturale. Quelli di sintesi provengono
dal petrolio, quelli di derivazione naturale provengono dal cocco. La qualità di queste due categorie di sostanze
lavanti è molto diversa.
Senza addentrarci oltre, possiamo dire che gli schiumogeni di sintesi sono molto più aggressivi degli schiumogeni di derivazione naturale. Per cui è preferibile usare degli shampoo che garantiscono di contenere schiu mogeni di derivazione naturale. È preferibile anche che il pH di uno shampoo abbia un valore acido compreso
tra 5,5 e 6,0. Molte altre sostanze presenti nei comuni shampoo, come i coloranti e i profumi, tutti di sintesi,
servono solo ad abbellire il prodotto e a rendere più gradevole il primo impatto. Di fatto non servono né a lava re i capelli né a curarli, ma costituiscono, quando vengono usati come si fa oggi in dosi massicce, una possibile
fonte di irritazione cutanea e una sicura causa di inquinamento ambientale.
Un’ultima considerazione deve essere fatta per quanto riguarda i balsami per capelli. Queste sostanze sono co stituite soprattutto dai sali quaternari dei metalli pesanti. Quando queste sostanze attraverso le acque di lavag gio
arrivano nell’ambiente, costituiscono una tra le più pericolose fonti di inquinamento e di avvelenamento ambientale.
Oggi i balsami per i capelli e gli ammorbidenti per i tessuti dovrebbero essere del tutto banditi dalla circolazione, per il grande pericolo che costituiscono nei confronti della salute umana e ambientale.
Concludiamo questa panoramica sulla detergenza riepilogando alcuni punti che ci possono guidare verso la
scelta di quei prodotti che non costituiscono pericolo alcuno per la salute umana e ambientale.
1. Controllare se è dichiarata la composizione dei principi attivi presenti nei vari prodotti detergenti e verifi carne, anche attraverso il consiglio di una persona competente, la validità.
2. Detergenza corpo: sapone neutro, saponi liquidi e bagni schiuma a pH acido e contenenti schiumogeni di
derivazione naturale.
3. Detergenza bocca: spazzolino di setole naturali, risciacqui e massaggi alle gengive con acqua tiepida, uso di
un buon dentifricio.
4. Detergenza capelli: shampoo con schiumogeni di derivazione naturale, e aventi pH acido compreso tra 5,5 e
6,0.
5. È meglio evitare l’uso di shampoo in cui sono presenti coloranti e altre sostanze non meglio precisate.
E.... occhi aperti.
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L’igiene della pelle
di Wilma Consonasi
Se diamo uno sguardo al vocabolario troviamo che l’igiene è una scienza medica che studia i mezzi per conservare la salute sia individuale che collettiva. È proprio perché riguarda la collettività che spesso viene confusa
con le numerose pratiche del benessere ma igiene è soprattutto mantenere inalterati certi equilibri molto fragili,
quali ad esempio quelli che convivono nello strato cutaneo e più precisamente tra l’epidermide, visibile al nostro occhio, e la zona sottostante che comprende il derma. Il tutto corredato da peli, ghiandole sebacee e sudori pare, fibre nervose, melanina e vasi sanguigni nei quali avvengono numerose reazioni biochimiche, quasi inimmaginabili e comunque esistenti da più di tre milioni d’anni. Mentre laviamo il nostro corpo, difficil mente ci
rendiamo conto che in quel momento possiamo anche alterare l’equilibrio cutaneo, che nel suo complesso esplica diverse e fondamentali funzioni: protettiva, termoregolatrice, secretiva, sensoriale e immunitaria.
Ma quali sono i danni che si possono arrecare alla pelle nell’uso di certe pratiche igieniche tanto reclamizzate in
difesa del pulito, dell’inodore, del lavarsi e rilavarsi? “Che un detergente neutro vada bene al bambino come
alla madre è un fatto acquisito, ma non è vero! Che milioni di persone si sentono tranquille nel lavarsi i capelli
tutti i giorni o nel farsi due-tre docce al giorno, è normale, ma questo non è vero!” Igiene per prima cosa non è
pulizia irrazionale quale può essere una doccia frettolosa, ma è lavare con cura le varie parti del corpo con me todi idonei a ognuna di esse, nel rispetto del pH fisiologico e del tipo di cute che presenta.
Il rispetto del pH è fondamentale non solo per i lavaggi quotidiani, ma anche per altre pratiche igieniche quali
l’uso dei deodoranti e dei depilatori.
Per pH si intende, con parole semplici, la misura del grado di acidità che va da 0 a 6 e del grado di alcalinità da
8 a 14. Il pH neutro è 7, ed è caratteristico della pelle dei bambini. Negli adulti è compreso tra 3,5 e 5,6.
Questa acidità è in parte dovuta alla produzione di acido lattico e acidi grassi prodotti da alcune ghiandole dette
esocrine sparse nel corpo. Una delle funzioni dell’acidità è quella di difendere l’epidermide dall’attacco di mi crorganismi a noi invisibili, quali batteri, funghi e lieviti, e dagli agenti chimici inquinanti. Con un’acidità inal terata la resistenza alle malattie è maggiore. Lavaggi frequenti, l’uso di pro dotti poco adatti e acque calcaree
contribuiscono a portare la nostra pelle a un pH alcalino, ben lontano da quello fisiologico. Perché l’acidità si
riformi occorrono parecchie ore. Se nel frattempo ci rilaviamo, come capita spesso per le mani, il viso e le parti
intime, l’epidermide resta indifesa e facilmente attaccabile dai microrganismi patogeni con modificazioni sfa vorevoli per l’epidermide: secchezza, eczemi, orticarie e con eccesso di luce solare anche eritemi, pigmentazio ne e fotosensibilità.
Certamente è da considerare il fatto che in condizioni normali certi individui già manifestano alterazioni cuta nee e se le norme igieniche non sono adatte queste peggiorano.
Il nostro corpo, inoltre, presenta delle ghiandole dette apocrine a livello di pube, organi genitali, ascelle che si
sviluppano nell’adolescenza ed emettono degli acidi grassi, in particolare acido capronico e butirrico. A causa
del contatto con l’aria e dell’attività dei batteri che vivono su queste zone delicate, questi acidi formano ammo niaca e amine, che provocano il caratteristico “sudore-odore” e un pH alcalino. Lasciare ristagnare il sudore
macera e irrita la pelle, ma questa condizione si aggraverà se facciamo lavaggi frequenti e drastici, magari con
acqua troppo calda, saponi alcalini o neutri che innalzano ulteriormente il pH e favoriscono la crescita dei batteri dell’odore. Che fare?
Per prima cosa lavare delicatamente non più di due volte al giorno queste aree cutanee e possibilmente con de tergenti fisiologici (per il corpo in genere a pH 5-6; per le zone intime a pH 3,5-4), in quantità minima e sempre
diluiti nell’acqua tiepida che favorisce l’apertura naturale dei pori. Infine asciugare molto bene (senza strofinare) perché l’umidità che rimane a contatto degli indumenti sviluppa facilmente odore.
Alterare il processo della traspirazione naturale solo per volersi pulire meglio significa agire in modo negativo
sull’attività termoregolatrice della cute. Vuol dire inoltre predisporre le ascelle (in particolare nel periodo estivo) all’eritema papuloso e le zone intime a pruriti, vaginiti fino allo sviluppo della Candida albicans.
Un’altra norma igienica che tengo a sottolineare è quella di non lavare mai l’epidermide dopo un trattamento con creme depilatorie perché può subire uno schock alcalino a pH 12-13, in parte dovuto alle sostanze chimiche contenute nelle
creme, e in parte al sapone e acqua che si aggiungono. Le conseguenze, oltre agli arrossamenti, possono essere leggere
ustioni, alterazioni tattili e, se ci esponiamo al sole, pigmentazione e fotosensibilizzazione.
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Laviamoci... ma non troppo!
Gli odori corporei e i deodoranti
“Sto arrivando, non lavarti”: questo il curioso messaggio che si dice Napoleone inviasse alla sua donna al ritorno dalle sue campagne guerresche.
Oggi noi parliamo in senso negativo del “body odour” e di “puzza di sudore”, forse perché l’uso e l’abuso di
profumi, acque da toeletta, colonia, creme profumate eccetera ha allontanato le nostre cellule olfattive dal loro
campo ricettivo fisiologico, abituandole a trasmettere al sistema nervoso centrale sensazioni diverse. Noi oggi
diciamo “questo è un profumo” oppure “questa è una puzza”, ma probabilmente c’è stata una evoluzione, una
forzatura. Sarebbe interessante stabilire quanta parte vi hanno avuto le mutate condizioni ambientali con nuovi
odori molto forti, e quante le influenze psicologiche, sociali, demografiche.
In origine l’odore umano, come quello degli animali, era di individuazione e di richiamo. I feromoni sono per
ognuno di noi come il suo DNA, le sue impronte digitali. Ogni uomo ha il suo particolare e personale odo re.
Ogni uomo nudo, dovremmo dire. E sia ben chiaro che per uomo intendiamo la razza umana nei due sessi. Perché nudo?
Evidentemente se noi questo essere umano lo vestiamo e lo facciamo muovere nelle sue belle città inquinate, lo
trasformiamo in una ciminiera di fumi puzzolenti.
La civiltà dei consumi ci obbliga a lavarci proprio per eliminare i residui che l’ambiente lascia su di noi. E lavandoci, addio alle secrezioni naturali, addio ai feromoni, al nostro odore personale alla nostra identità, alla nostra forza di richiamo sessuale.
Perso l’odore, attraverso i profumi ci siamo inventati un richiamo nuovo, sia pur artificioso. E i deodoranti,
spesso molto profumati, agiscono più da simulatori di feromoni che da copriodori.
Volendo cercare di capire meglio il problema, proviamo a farci alcune domande e a dare delle risposte logiche.
E cominciamo a sfatare la storia della “puzza di sudore”. Il sudore puzza veramente? Risposta (o altra domanda): acqua e sale puzzano? No, e quindi anche il sudore non ha di per sé alcun odore. Oltre all’acqua e al
sale, il sudore contiene piccole dosi di acido lattico e di urea che come tali non hanno odore sgradevole. Solo se
il sudore (come nella zona ascellare o inguinale o plantare) non ha possibilità di evaporare è possibile che (complice il caldo-umido della parte cutanea) i batteri presenti sulla cute metabolizzino tali sostanze liberando ad
esempio odori ammoniacali.
C’è qualche altra secrezione che “puzzi” più del sudore? La risposta è sì. Noi abbiamo, proprio nelle zone erogene (inguine, ascelle) delle ghiandole dette apocrine, che entrano in funzione solo con la pubertà e che sono
collegate all’attività sessuale. I feromoni sono in parte prodotti da tali ghiandole il cui secreto è ricco anche di
proteine e di grassi.
Metabolizzata dai batteri, la secrezione apocrina può trasformarsi in corpi dall’odore fecale o comunque di tipo
putrefattivo.
Anche le ghiandole sebacee hanno la loro parte di “colpa”.
Il sebo metabolizzato da certi batteri, produce odore di rancido. Per evitare gli odori corporei conviene al lora
bloccare le secrezioni con degli antitraspiranti?
Qui la risposta è no.
No perché le secrezioni sono importanti fatti fisiologici che non devono essere mo dificati. Niente astringenti o
antisudoriferi o antitraspiranti. Fanno più male che bene.
Si possono allora usare dei battericidi? Uccidendo i batteri cutanei si impedirebbe loro di modificare le secrezioni e quindi di produrre odore. Tuttavia, la risposta è: meglio di no. Distruggere l’ecosistema è una soluzione
sbagliata. La flora saprofitica che colonizza la nostra pelle è una delle nostre difese da infezioni che possono essere causate da batteri occasionali. Se noi distruggiamo questa difesa biologica corriamo dei rischi. Meglio limitare l’intervento a una moderata azione batteriostatica, cercando cioè di evitare l’eccessiva proliferazione dei
batteri cutanei. Se la flora è in quantità normale, gli odori saranno limitati e facilmente elimi nabili con la doccia
o copribili con adeguati deodoranti.
Cosa fare dunque per evitare gli odori e rispettare al tempo stesso l’ecosistema? Anzitutto farsi una breve doc cia giornaliera anche senza usare detergenti (e tanto meno saponi “deodoranti”!).
Applicare sulle zone mal areate (ascelle, inguine, piedi) una crema deodoran te contenente o batteriostatici (non
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battericidi!) o antiossidanti o assorbiodore, cioè molecole che nascondano l’odore acuto delle sostanze volatili
o, ancora, sostanze profumate aventi un effetto batteriostatico.
Cominciano a trovarsi in commercio anche soluzioni basate su siliconi volatili, prive di alcol e di acqua e che
svolgono benissimo la loro funzione deodorante.
È comunque ora di smettere di usare i deodoranti spray contenenti propellenti antiecologici. Così come non
vanno più usati gli stick deodoranti fatti con alcol e sapone.
Il tema meriterebbe un libro, tanto è importante. Qui ne abbiamo fatto solo un cenno, visto che stiamo parlando
di detergenti e non di deodoranti. Ma è chiara l’intima connessione fra i due processi. E così come diciamo “La varsi, ma non troppo” siamo perfettamente convinti e coscienti di quanto affermiamo aggiungendo “Deodorarsi,
ma non troppo”. Lasciamo almeno un angolino ai nostri feromoni, simboli di vita e di amore: non trasformiamoci in mummie imbalsamate...
(tratto da “Laviamoci, ma non troppo”; di G. Dalla Via ed. MEB)
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Detergere e proteggere la pelle
Il viso: bastano acqua e sapone?
di Gudrun Dalla Via
Già da tempo si dice “NO” al sapone, soprattutto per la pelle delicata del viso.
Resiste, con fortune alterne, l’acqua pura.
Sorella acqua, bandita per un certo periodo dalla toeletta perché accusata di “far tirare la pelle” e di lasciare de positi indesiderabili (sali di calcio e di magnesio, detti anche calcare, che effettivamente rendono la pelle più
opaca) sta comunque incontrando nuovi favori pubblico che non desidera rinunciare al senso di freschezza che
una buona “sciacquata di faccia” trasmette. E i produttori si sono adeguati.
Il numero di prodotti per la pulizia del viso è davvero impressionante: latte, tonico, gel, crema, unguento, olio,
lozione sono le forme principali, e di tutte esistono versioni sia “secche” sia con risciacquo acquoso.
Detergenti: meglio una tantum?
Anche i detergenti più delicati e più fisiologici esercitano comunque, in sieme alla pulizia, una certa azione delipidificante sulla pelle.
Pertanto, a meno che abbiate una pelle molto grassa, asfittica e acneica, riservate i prodotti detergenti alla sera,
eventualmente con due o più passaggi se la pelle è molto sporca o se avete adoperato un trucco pesante.
Al mattino è preferibile limitarsi a un risciacquo o all’uso di un tonico non alcolico, prima di applicare sul viso
un prodotto protettivo e idratante.
Scegliere il prodotto
E una questione di gusti, di pelle, di stagione, di abitudini.
Il latte detergente è tuttora il prodotto più consumato, forse perché ci ricorda Cleopatra e Poppea che attribuivano ai bagni in latte d’asina la loro splendente bellezza. La formula cosmetica è sempre una emulsione di piccole
particelle di grasso in acqua (in chimica: O/A, ossia olio in acqua), ma i grassi possono essere vegetali, animali
o (nella maggioranza dei prodotti a larga diffusione) derivati della petrolchimica, cioè a base di vaselina. Even tuali aggiunte di estratti vegetali non sono determinanti ai fini della detergenza ma possono svolgere azione disarrossante o rinfrescante.
Il latte si applica con le mani o con un batuffolo di cotone, si passa accurata mente su viso, collo e decolleté e si
asporta con un altro batuffolo, con una velina o con abbondante risciacquo.
La crema detergente viene usata allo stesso modo del latte. Essa è solo più consistente, cremosa e talora più
“grassa”; infatti si tratta di solito di emulsioni A/O, cioè di acqua dispersa in olio, simili al burro. È preferibile
per eliminare un trucco pesante. Una formula molto delicata e naturale è il Ceratum Galeni, meno fisiologica è
la cold cream di ispirazione americana, a base di olio di vaselina, sapone e tetraborato sodico (borace).
L’olio detergente dà ragione al motto greco “ungere, non detergere”. In effetti, l’olio ha ottime proprietà emulsionanti e quindi riesce ad agglomerare bene le particelle di polvere o di trucco, rispettando al tempo stesso la
fisiologia della pelle, specie se questa non è più giovanissima e tende a essere sottile e arida. Poco indicato è invece per la pelle grassa o acneica. Si può benissimo usare un buon olio vegetale; quello di oliva extra vergine
sarebbe adattissimo, ma lascia facilmente un odore non gradevole. L’olio di soia con una piccola aggiunta di
olio di germe di grano o di olio di jojoba o di avocado può essere una soluzione idonea per la pelle del viso e
del collo. Evitare invece la zona perioculare: gli occhi reagiscono facilmente con irrita zione al contatto con sostanze lipidiche.
Gel e lozioni sono di uso molto gradevole; inoltre sono adatti per lo strucco o la pulizia del contorno-occhi,
mentre latti, creme/unguenti e oli possono risultare irritanti.
Il tonico dovrebbe concludere ogni operazione di pulizia per asportare eventuali tracce di detergente e per rin frescare e, appunto, tonificare la pelle. Il tonico può essere inoltre usato a piacere, più volte al giorno, per una
azione rinfrescante e blandamente pulente, a condizione che si tratti di un prodotto non alcolico (solo per la pel le acneica si può prendere in considerazione un tonico moderatamente alcolico). Anche il tonico esiste in for ma
liquida e gel.
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Leggiamo l’etichetta
L’aria inquinata ha reso, purtroppo, illusorio l’ideale di una pulizia fatta di sola acqua. D’altro canto, oggi è
possibile trovare dei cosmetici per l’igiene personale formulati con criteri estremamente scrupolosi che contribuiscono a mantenere a lungo una pelle fresca e sana.
In ogni caso è bene tenere d’occhio gli ingredienti, senza lasciarci abbindo lare da assicurazioni, quali “al cetriolo”, “alla camomilla” e simili, che non indichino l’esatta quantità di tali aggiunte. Ai derivati della petrolchi mica preferiamo quelli di origine vegetale, anche qui con indicazione della quantità.
Un’attenzione particolare merita il pH, cioè il grado di relativa acidità o alcalinità del prodotto, che dovrebbe
essere intorno a 7 (neutro) o, meglio ancora, leggermente acido (fino a 5,5) per non alterare il manto protettivo
della pelle.
Se il pH non fosse indicato sulla confezione, non è difficile controllarlo con una cartina tornasole (si trova in
farmacia).
Dopo: riparare
L’atto detergente è indispensabile per l’igiene e la salute ma per quanto delicato, esso costituisce pur sempre
l’alterazione di un piccolo ecosistema. Per proteggere pelle e capelli dagli attacchi di agenti atmosferici e mi crobici poco fisiologici è bene applicare, subito dopo ogni lavaggio, un prodotto per riequilibrare:
il balsamo dopo lo shampoo (in sostituzione del risciacquo a base di acqua e aceto della nonna, che resta tutta via valido), un idratante/protettivo su viso, collo, decolleté e mani.
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Molta acqua, niente sapone per avere una bella pelle
di Lisetta Landoni
Rimasi molto sorpresa, quando chiedendo a un mio collega di Yoga ultrasettantenne il segreto della sua pelle in credibilmente tonica, luminosa, idratata, egli mi rispose che da anni non si lavava! Beninteso, si all’acqua e no
al sapone che, a suo dire, è il principale responsabile dell’invecchiamento della pelle in quanto distrugge il film
lipidico di protezione.
Docce invece sì, a volontà, anche due o tre volte al giorno... fredde naturalmente e frizionandosi con un guanto
di crine o di spugna. Ciò premesso e volendo stabilire per ognuno di noi un programma corretto di pulizia, biso gnerebbe comprendere che la pelle ha più necessità di essere stimolata, massaggiata in profondità, purificata
dalle tossine, ecc. che non blandita e sedotta da morbide schiume e caldi bagni.
Quelle immagini tanto accattivanti delle dive di Hollywood, immerse fino al collo in vasche piene di schiuma,
che per noi donne hanno costituito lo stereotipo del lusso, del comfort, della cura personale, racchiudono in
realtà la promessa di una pelle avvizzita, impoverita, disidratata.
In primo luogo ci sarebbe da dire che la vera pulizia consiste nel rimuovere il più possibile le tossine con delle
saune frequenti: in tal modo si attiva la funzione principale della pelle che è un organo emuntorio, in grado cioè
di scaricare molte impurità. Già in sauna bisognerebbe frizionarsi energicamente tutto il corpo con un ruvido
guanto di crine imbevuto di olio (del genere che si usa per i neonati): così facendo si stimola fortemente la cir colazione centrale e periferica (guerra alla rottura dei capillari!), si rimuovono le cellule morte (visto che sono
morte tanto vale toglierle di mezzo, no?) e quando alla fine ci si fa una bella doccia fredda, il risultato è una pel le liscia, pulita ed elastica.
Per riassumere la pratica in un concetto più generale e sottolineando sempre il nesso esistente tra salute e bel lezza, igiene e alimentazione, direi che una nutrizione leggera ed equilibrata genera meno tossine, la traspirazio ne provocata dalla sauna apre i pori della pelle e scarica ulteriormente le “giacenze”, tutti i percorsi energetici,
così alleggeriti, veicolano un’energia più fluida, riparatrice tanto per i tessuti interni (muscolare, osseo, cartila gineo, venoso ecc.), quanto per quello più propriamente esterno, il tessuto per eccellenza il derma.
Una detersione non brutale, da un punto di vista chimico, e cioè rispettosa della capacità naturale della pelle di
respingere le aggressioni microbiche (funghi, condilomi, herpes, ecc.), sarà dunque preziosa alleata della bellezza e dell’epidermide e osserverà sempre con occhio distaccato il sapone “dall’azione totale”, la schiuma “che
pulisce a fondo” e così via.
Per i “punti nevralgici” in cui l’uso del sapone è indispensabile, meglio ricorrere all’onesto sapone di Marsiglia,
dalla sicura composizione, (quello senza soda, quindi) non invasivo, oltretutto anche conveniente.
In conclusione: quando ci laviamo pensiamo anche a quello che sta sotto la pelle, dentro il corpo di cui la pelle
è il confine estremo.
Evitiamo di aggredire la nostra epidermide come faremmo con un pavimento sporco, cioè con il secchio di ac qua e detersivo.
Un’ultima annotazione di carattere, diciamo così, spirituale: in Oriente lavarsi è un rito; ci si libera dalla polvere e dal
sudore del corpo ma contemporaneamente anche ci si purifica dalle “tossine dell’anima”. L’acqua trascina con sé l'infelicità e le frustrazioni, i cattivi pensieri e la pigrizia: ci si lava su più piani, dunque e se l'azione dell'elemento fisico è in grado d
depurarci e pulirci c'è un altro aspetto più sottile, energetico che è in grado di purificarci se siamo nella giusta condizio ne mentale.
a cura di DANIELE SERRA medico Fisiatra, esperto in Fitoterapia – Shiatsu – Educazione alla salute
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L’igiene dei denti: salute e bellezza
Un sorriso, una buona digestione, un buon equilibrio energetico e muscolare sono legati alla salute
dei nostri denti. Difendiamo questo nostro patrimonio con l’aiuto della natura ma soprattutto di un
buono spazzolino.
del dr. Marco Redana
Uno dei progressi fondamentali compiuti dalla scienza medica è senza dubbio di avere orientato i propri sforzi
verso la prevenzione ma (... come spesso succede, anche lo scienziato (che pure è un uomo come il giornalista)
si lascia qualche volta trasportare dall’entusiasmo, e allora per il povero paziente possono iniziare i guai. Così,
dovendo scrivere un articolo sull’igiene orale, ho provato a mettermi nei panni di un paziente coscienzioso deciso a mettere in pratica tutti i consigli riportati dal la letteratura specializzata. Le difficoltà non mancano sin
dall’inizio: l’investimento iniziale in strumenti, pastiglie e paste dentifrice è infatti tutt’altro che trascu rabile e
ci vuole molto spazio nel bagno di casa per ospitare tutto l’armamen tario. È necessaria poi una notevole abnegazione e un certo talento di base per apprendere tutte le tecniche di spazzolamento e soprattutto è indispensabile avere tempo, molto tempo a disposizione, per poterle applicare.
Al termine di una tale esperienza nei panni del mio paziente modello mi è sorta spontanea una considerazione:
un terzo della nostra vita la consumiamo dormendo, e questo è necessario e persino piacevole, ma è giusto consumarne un altro terzo per la pratica dell’igiene orale?
La risposta a questo mio provocatorio paradosso è naturalmente no ma, allora, è più giusta forse la posizione
della maggior parte di noi che dedica pochi minuti al giorno a un lavaggio frettoloso dei denti eseguito con gesto più giustificativo che efficace?
Credo che fra queste due posizioni estreme possa esistere un giusto compromesso che premi ugualmente le nostre esigenze personali e le esigenze di salute dei nostri denti, ed è con questo spirito che cercherò di for nirvi i
consigli di base per una igiene orale corretta.
LE MOTIVAZIONI: una igiene orale corretta ci permette di vedere il nostro dentista solo in occasione delle
(indispensabili) visite semestrali di controllo e di risparmiare cure dentali costose e a volte fastidiose. La ridu zione degli interventi conservativi e protesici ci permette di non introdurre all’interno del nostro corpo materiali
estranei, come amalgame (quelle delle cosiddette “piombature”), metalli più o meno nobili, resine, ecc. che, al
di là della tossicità locale e generale, possono portare a distorsioni nel circolo delle energie sui meridiani dell’a gopuntura. Ogni manufatto odontoiatrico rischia inoltre di modificare l’equilibrio occlusale (occlusione è il
modo in cui i denti si mettono in rapporto fra di loro quando chiudiamo la bocca). Questo fatto può avere con seguenze negative sulla muscolatura della masticazione e della deglutizione che, con traendosi in modo asimmetrico possono portare alla modificazione della posizione della testa sul collo con conseguenze negative sulla
curvatura di tutta la colonna vertebrale. Insomma, senza voler fare dell’allarmismo, i denti conviene sicuramente conservarseli il meglio possibile.
SCOPI DELL’IGIENE ORALE: scopo imprescindibile dell’igiene orale è di asportare meccanicamente la patina che si accumula sui denti nel giro di poche ore e che porta il nome di placca batterica o dentale. L’avverbio
“meccanicamente” non è utilizzato casualmente poiché, nonostante la ricerca abbia studiato il problema in
modo approfondito (anche per i risvolti commerciali che una simile scoperta potrebbe avere), non è stata ancora
trovata una sostanza chimica capace di “sciogliere” la placca. Non esistono dunque gli sciacqui miracolosi, naturali o di sintesi, che possano sostituire il buon spazzolino e l’olio di gomito. E con questo sono ahimè sicuro
di aver deluso molte aspettative.
Nella placca dentale sono contenuti quei batteri e quelle sostanze che intaccano lo smalto dei denti e lo “corrodono” causando la carie. Se poi l’acidità della saliva diminuisce, per effetto delle sostanze prodotte dai batteri
presenti in gran quantità in questa patina che ricopre i denti, si avrà la precipitazione di sali minerali di origine
salivare e si formeranno delle concrezioni dure e ruvide chiamate tartaro.
La placca prima e il tartaro poi sono causa di quelle malattie delle gengive (le cosiddette parodontopatie, ossia
malattie di quei tessuti che stanno attorno al dente, lo nutrono e lo sostengono) che attualmente stanno prendendo il primo posto come causa di perdita dei denti. Il tartaro è una sostanza troppo dura per poter essere rimossa
con lo spazzolino ed è compito del dentista rimuoverlo. Com pito del paziente è invece di fare in modo con lo
a cura di DANIELE SERRA medico Fisiatra, esperto in Fitoterapia – Shiatsu – Educazione alla salute
Tel. 079.23.25.72
spazzolamento che questo tartaro non si formi affatto e questo è possibile se, almeno una volta al giorno lo
spazzolino passa in ogni recesso dei nostri denti. Ogni volta che dico questo ai miei pazienti mi sento risponde re, spesso con aria lievemente risentita, che loro si spazzolano i denti non una ma tre volte al giorno e che pro babilmente sono solo soggetti particolarmente predisposti. A queste argomentazioni generalmente rispondo con
un esempio: se sul tavolo di casa ho due oggetti e, ogni giorno, ne spolvero uno solo mi ritroverò con un oggetto pulito e l’altro polveroso e la soluzione a questo problema non sarà di spolverare tre o più volte a giorno il
primo oggetto ma di spolverarli entrambi almeno una volta al giorno e se anche la mia casa è particolarmente
polverosa questo potrà essere sufficiente Quindi, non è importante che si passi lo spazzolino sui denti molte
volte al giorno ma che la volta che si passa questo penetri in ogni anfratto.
Questo discorso vale per quei soggetti che abbiano problemi soprattutto gengivali; per chi invece soffre di carie
recidivanti è importante non solo la qualità degli spazzolamenti ma anche il numero. Ideale sarebbe il lavaggio
dei denti dopo ogni pasto senza scordare soprattutto quello della sera che è il più importante dato che durante il
sonno placca e residui di cibo hanno molto tempo a disposizione per creare danni approfittando anche di un ristagno della saliva. Quindi se proprio non volete saperne di essere pazienti modello cercate almeno di imparare
una tecnica corretta di spazzolamento che pulisca ogni recesso della vostra bocca almeno una volta al giorno, la
sera.
TECNICA DI SPAZZOLAMENTO: la tecnica di base da apprendere è la seguente: la bocca deve essere aperta
e ogni settore va lavato singolarmente, le fibre dello spazzolino devono essere appoggiate alla gengiva con un
angolo di 45° rispetto al dente e il manico dello spazzolino deve compiere una rotazione in modo che le fibre
penetrino nel solco gengivale, passino negli spazi fra i denti e facciano pulizia in quegli anfratti in cui la placca
si annida (come se con una spazzola cercassimo di pulire gli spazi fra una piastrella e l’altra: dovremmo eseguire un movimento lungo il senso del solco con la spazzola inclinata a 45° rispetto al pavimento). Per imparare è
utile all’inizio usare le pastiglie rilevatrici di placca (la colorano di rosso) dopo aver ben lavato i denti per sco prire dove non si è arrivati. Lì dopo qualche tempo, se non cambiamo tecnica; troveremo i depositi di tartaro.
Imparare a lavare correttamente i denti è come an dare in bicicletta, all’inizio è difficile ma una volta imparato
diventa facile, veloce e i vantaggi li godremo per il resto della nostra vita.
LO SPAZZOLINO: è dunque il solo strumento indispensabile e dovrebbe essere semplicemente diritto, con una
testina piccola che possa facilmente penetrare in ogni recesso, le fibre devono esse re in nylon con la punta arrotondata (le setole naturali ahimè si sfibrano rapidamente e si caricano nei recessi di batteri di ogni tipo), non
troppo duro perché rischia di traumatizzare smalto e gengiva e deve essere cambiato quando si deformano le se tole.
IL FILO INTERDENTALE: (meglio quello non cerato) è utile soprattutto a chi è soggetto a carie nel punto di
contatto dei denti (fatevi spiegare bene come funziona).
IL DENTIFRICIO: non è indispensabile ma è certo un utile accessorio, aiuta nella detersione e nella lucidatura
dei denti. Attenzione però a quelli che promettono sbiancamenti miracolosi, spesso l’effetto è dovuto a sostanze
acide e soprattutto all’utilizzo di polveri abrasive grossolane che asportano smalto, lo rigano e quindi i denti ini zialmente più bianchi si sporcheranno in seguito con maggior facilità.
Chi ha in corso terapie omeopatiche è bene che utilizzi dentifrici specifici, che non contengono sostanze aromatiche quali il mentolo che interferisce con il delicato meccanismo di azione delle sostanze diluite e dinamizzate.
Tali dentifrici contengono inoltre sostanze che hanno dimostrato di ottenere in basse diluizioni omeopatiche risultati terapeutici utili alla prevenzione della carie e alla cura della malattia paradontale (delle gengive), quali
phitolacca, sanguinaria (studi recenti ne hanno dimostrato un’azione antiplacca), calendula, ratania, mirra, salvia, garofano, lavanda, eucalipto e composti potenziati del fluoro, del calcio e del magnesio.
In erboristeria possiamo trovare per la pulizia dei denti la mucillagine di malva, da usarsi sia come dentifricio
sullo spazzolino sia per calmare infiammazioni delle gengive, poiché ha un grande potere disinfettante. Un
buon effetto ha anche una polvere ottenuta dalla tostatura di punte di melanzane e sale marino integrale, uniti in
proporzione tale da formare un preparato adatto all’acidità della cavità orale.
Quando la si può trovare fresca (e biologica), è piacevole e utile sfregare i denti con una fogliolina di salvia che,
oltre a disinfettarli, li rende lucidi e brillanti.
MEZZI AUSILIARI: l’idropulsore, lo spazzolino elettrico e altri ingegnosi oggetti sono solo accessori. Tendo a
sconsigliarli perché non sostituiscono affatto lo spazzolino ben utilizzato; quest’ultimo non è solo indispensabile ma anche del tutto sufficiente. Gli scovolini invece, simili ai nettapipa, e montati su manici o sullo spazzo lino
stesso, sono utilissimi ai portatori di larghi spazi fra i denti o di protesi fisse. Altri mezzi invece, quali stuzzicaa cura di DANIELE SERRA medico Fisiatra, esperto in Fitoterapia – Shiatsu – Educazione alla salute
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denti o stimolatori interdentali, saranno invece consigliati eventualmente dal dentista in casi specifici.
Come si può vedere, dunque, è inutile ingombrare la propria stanza da bagno con costose diavolerie: uno spazzolino, un buon dentifricio, del filo dentale e qual che minuto di buona volontà sono sufficienti se ci saremo premurati di imparare una tecnica di spazzolamento corretta e controllata almeno ogni sei mesi dal nostro dentista.
Prevenzione dentale però non è solo questo. I nostri denti si difendono anche a tavola, attraverso un’alimentazione sana e completa dal punto di vista nutrizionale, ricca di fibre e povera di zuccheri raffinati.
Fitoterapia, Omeopatia, Agopuntura, Osteopatia, Medicina Antroposofica, Medicina Ayurvedica potranno inoltre esserci utili nella cura del cosiddetto “terreno”, cioè della particolare predisposizione ad ammalarsi che ha il
singolo individuo. È infatti piuttosto evidente come le malattie dei denti si accaniscano in partico lare su determinati individui e molto meno su altri (spesso indipendentemente dal livello di igiene orale).
Questa, che potremmo definire prevenzione personalizzata, potrà essere compiuta in accordo fra il dentista e il
medico specialista in una di queste branche della medicina energetica.
Se però non siete “casi patologici” un semplice spazzolino potrà giovarvi enormemente e... insistete col vostro dentista
perché vi insegni ad usarlo correttamente.
a cura di DANIELE SERRA medico Fisiatra, esperto in Fitoterapia – Shiatsu – Educazione alla salute
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