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Giornale di attualità, musica, teatro, cronaca e costume - a cura del Liceo Gandhi
Anno XVI maggio 2013
EDITORIALE
Vita di un Direttore
rogrammerò meccanicamente
la mia esistenza. Lavoro, amici,
cultura. Berrò un bicchiere di
vino a pasto ché fa buon sangue. Mangerò verdure, pesce e carne. Mica
fumo! Mica mi ubriaco! La vita è un dono
che va preservato! Sceglierò una pacifica religione ... Eh, questa sarà difficile. Diciamo
sarò una brava persona! Rispetterò la legge
e pagherò persino il canone Rai. Mi sposerò
con la donna giusta, tre bambini e villetta in
provincia. Non mi masturberò mai! Dicono
che faccia male alla vista ... In politica sarò
moderato. Niente estremismi, qualche vota
dico si, qualche volta dico no. “Viva Marx!
Viva Lenin!” Ma va la ... Benestare per la democrazia. Ascolterò le canzoni della Pausini.
Se sarò triste Marco Masini! Farò la fila per
entrare agli Uffizi e, mangiando un panino,
mi emozionerò davanti alle opere. Trascorrerò le mie ultime domeniche a pranzo dai
nipoti e morirò tranquillo sul cuscino di lattice. Il funerale, poi la terra, qualche lacrime
e nulla più.
Però ... Mi è andata bene. Non ho patito
P
GERENZA
Comitato di Redazione
Direttore Editoriale - Dirigente Scolastico
prof. Gennaro Ruggiero
Direttore Responsabile
Lorenzo Girasole
Vicedirettore
Alessandra Ferrara
Redattore Capo
Emilia Lago
Fotoreporter
Gianluca Pelella
Redattori - Gli Alunni del Liceo
Polispecialistico Statale "Gandhi" di Casoria (Na)
Coordinatore
Prof. Antonio D'Addio
e-mail: [email protected]
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Tel/Fax: 0817375850
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Stampa: EDITRICE CERBONE - 0818354357
grandi sofferenze, ma nemmeno grandi
gioie. Eh va be’, nella vita bisogna pur rinunciare a qualche cosa. Gli occhi di quella
donna maliziosa, il viaggio senza meta, l’Alaska! Ci sono sempre voluto andare ... Ma il
freddo, i costi, la distanza. Comunque tutto
sommato non posso mica lamentarmi della
mia casa? Umile ma onesta! Eppure quel televisore schermo piatto quaranta pollici ...
No, no mi bastava il mio ...quindici, ma funzionava! E ora che è tutto finito mi posso
dire felice. Cioè proprio felice non saprei, ho
rinunciato a tanto. Diciamo contento, insomma. Contento è un bel grado di benessere. Un bambino con un gelato è contento!
Io il gelato non l’ho nemmeno mai mangiato,
troppo freddo preferivo le cose tiepide. Ci
sono! Sono sereno. Ecco. Adesso però che
posso fare? Qua non vedo niente.
Tutto bianco, solo io.
Mi sa che forse, sotto sotto ... “Era meglio andare a puttane!”
Lorenzo Girasole – Direttore responsabile
Sommario
> Editoriale
> Incontri
> Recensione
> Anniversari
> Esperienze
> Spettacolo
> Mostre
> Turismo
> Solidarietà
> Cultura
> Esperienze
> Cultura
> Teatro
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Incontri
Fiducia e responsabilità:
i pilastri della nostra vita
l giorno 13 Maggio, alle ore
17:30, nella sala teatro della
Scuola Media Statale Padre Ludovico da Casoria, gli alunni
del Liceo Gandhi, accompagnati
dalle insegnanti Annamaria Facchiano,
Francesca D’Aponte e Carmela Giacometti,
hanno partecipato all’incontro con Ettore
De Lorenzo, giornalista del TG3 Campania
e autore del libro “Quando avevo vent’anni”, organizzato dal Centro di Promozione Culturale Insieme di Afragola,
presieduto dal professor Vittorio Mazzone.
Significativo il messaggio lanciato dal relatore: sognate e soprattutto lottate!
Nella vita nessuno ti regalerà nulla,
dunque se desideri qualcosa vai a prenderla, mettiti in gioco a qualsiasi costo,
I
abbattere, arrabbiatevi perché non c’è delitto peggiore che dire ad un ragazzo di
smettere di sognare, in effetti, cos’è la vita
se non un continuo susseguirsi di tentativi
per realizzare i nostri sogni?”. Il nostro
giornalista affascina tutti i presenti parlando di forza, fiducia, responsabilità e
valori. In pratica l’autore utilizza nel suo
libro le figure emblematiche di Giovanni
Falcone e Paolo Borsellino come pretesto
per parlare ai ragazzi dei valori che questi
due grandi uomini ci hanno lasciato, valori in cui credevano ciecamente, tanto da
rimetterci la vita.
Ettore ci racconta della società di
vent’anni fa mettendola a confronto con
quella attuale, una società egoista dove
regna il conformismo e la voglia d’apparire
le sue parole ricche di speranza, non eravamo stanchi di ascoltare ciò che da sempre
sapevamo: la vita è una sfida e pretende
che noi scendiamo in campo. L’autore non
si è proposto come maestro o modello, ma
credo che in tutti sia nato un sentimento di
emulazione. Nel cuore di ciascun ragazzo
presente sicuramente si è dato ascolto ad
una vocina “ci sono anch’io, anch’io posso
farcela!”, negli occhi dei ragazzi brillava finalmente una speranza. Concluso l’incontro, Ettore si è trattenuto per firmare le copie
del suo libro, con dediche diverse per ciascun ragazzo, dediche che sono vere e proprie fonti di forza.
L’autore ci ha dato una speranza, ora
tocca a noi coglierla e lottare per i nostri
sogni, per i nostri sogni che ci rendono vivi.
Alessia Cafaro III C LSU
non arrenderti mai e soprattutto non smettere mai, neanche per un solo istante, di
sognare perché una vita senza sogni è un
po’ come un libro privo di parole.
Questa è la lezione fondamentale di
Ettore De Lorenzo, da anni impegnato nel
giornalismo d’assalto e attento osservatore della realtà. Sul nostro cammino si incontrano sempre persone che ci dicono di
abbandonare i nostri sogni, di tenerli rinchiusi in un cassetto. Invece, come ha ribadito più volte l’autore, “non fatevi
e non di essere, ma nonostante ciò ci incita
a guardare il mondo con ottimismo, a buttarci nella vita, a prendercela, a non perdere tempo, a credere in noi stessi.
L’incontro con Ettore De Lorenzo è durato
quasi due ore, eppure noi ragazzi non eravamo stanchi neanche un po’ di ascoltare
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Recensione
Quando avevo 20 anni
di Ettore de Lorenzo
l libro tratta di un argomento
molto interessante, ma, soprattutto, molto importante: la legalità e la lotta alla criminalità.
Secondo il mio parere, questo è
uno degli argomenti che sono alla base
della società e che dovrebbero essere trattati nelle scuole, che hanno il compito di
formare nuovi individui e di creare la società del futuro. Non credo sia normale
che, arrivati ad un primo anno delle superiori, i ragazzi che conoscono la storia dei
giudici Falcone e Borsellino, simboli della
giustizia e delle Istituzioni, rappresentino,
in media, solamente il 30% di tutti gli
alunni. Per me sono il fondamento dell’Italia, come direbbe Battiato abbiamo
avuto un passato glorioso, e considero
poco positiva una situazione del genere, in
cui questo passato viene accantonato. Secondo me bisognerebbe approfondire questi argomenti, così da permettere che
anche i ragazzi di oggi, gli adulti del futuro,
conoscano bene l’operato di questi due uomini e possano imparare dal loro esempio.
Molti dei personaggi intervistati dall’autore del libro, come il Sindaco di Napoli,
Luigi de Magistris, affermano che gli eventi
di quei due giorni, il 23 maggio (attentato
a Giovanni Falcone) ed il 19 luglio 1992
(attentato a Paolo Borsellino), hanno segnato completamente la loro storia
personale, nel senso che hanno dato
loro più carica (emblematico il caso
del sindaco di Napoli che ha discusso
la tesi di laurea proprio con Francesca Morvillo, moglie di Giovanni Falcone) per fare il magistrato in prima
linea. Da ciò comprendiamo che De Magistris ha avuto quella scintilla di laurearsi
in giurisprudenza e di fare il magistrato per
vendicare, in un certo senso, quei due attentati (per lo meno questo è ciò che mi è
sembrato di comprendere). Le statistiche ci
dicono che, al giorno d’oggi, i laureati in
Giurisprudenza vengono ad essere sempre
di meno, ed, escludendo la causa della disoccupazione, una delle ragioni principali
di questo deficit è la poca fiducia nello
Stato, nella Repubblica e nella politica in
genere. Viene, quindi, da pensare che, essendo sempre di meno coloro che decidono
di combattere le mafie, vengono ad essere
sempre di più coloro che, non sapendo
come fare, si arrendono e aderiscono alle
organizzazioni criminali. Vogliamo, allora,
I
impegnarci per cambiare questo futuro, o
vogliamo lasciare che l’Italia arrivi alla sua
autodistruzione, che poi sarà anche la nostra? Inoltre, vorrei aggiungere che nell’intervista a Raffaele Cantone leggiamo:
Sono convinto che per rendere più
veloce la fine delle mafie c’è bisogno
soprattutto del coinvolgimento della
società civile. Per me una delle cause più
importanti dell’eterna vita delle mafie è proprio questa: la divisione della società. Abbiamo paura delle mafie, abbiamo paura di
scontrarci contro di loro, e per questo finiamo con l’unirci a loro, quando, invece, è
proprio questo ciò che dovremmo evitare.
Riusciremo mai ad essere coraggiosi come
Falcone e Borsellino? Riusciremo mai a convincere la società a non arrendersi contro
queste organizzazioni criminali, ma ad unirsi
alla società? Una volta, ho letto in un libro
di Educazione Civica, in un paragrafo che
trattava delle mafie, che se la società è
unita riuscirà ad eliminare le organizzazioni criminali. Venivano, poi, elencati
i nomi delle più importanti associazioni antimafia, tra le quali Antipizzo Catania.
Ma, a questo punto, mi viene da pensare: se unita, la società riuscirà ad eliminare le mafie; ma se unita sotto quale
aspetto? Non credo serva unirsi in un’associazione, dire di essere d’accordo con la
distruzione delle mafie, e poi pagare il pizzo
perché si ha paura; o ancora peggio, far
parte di un’associazione anti-mafia, per
rendere visibile alla società l’aspetto buono
di se stessi, e poi, magari, praticare estorsione o altro. Nell’intervista ad Attilio Bolzoni (inviato di Repubblica ed esperto di
mafia) si legge un’affermazione sulla quale
anche l’autore si è soffermato molto durante la scrittura del libro: Fare bene il
nostro lavoro è già una piccola
grande Rivoluzione Anti-mafia. Ciò
può collegarsi ad un famoso aforisma, ovvero Il lavoro nobilita l’uomo. Da ciò
comprendiamo che l’uomo ed il lavoro
sono strettamente collegati tra loro, infatti
è solo col lavoro, come dice anche la Costituzione Italiana, che l’uomo riesce ad affermare se stesso ed a svilupparsi nella
società. In un periodo di grande disoccupazione, quale quello di oggi, e, soprattutto,
di corruzione nel lavoro anche più nobile,
come la politica, quindi, ci viene da pensare
che l’uomo oggi non riesca più ad affermarsi nella società, e che non riuscirà nem-
meno, collegandoci al pensiero di Bolzoni,
a vincere le mafie. Secondo Bolzoni si deve
cominciare dallo svolgere bene il proprio
lavoro per eliminare una volta e per tutte
le mafie. È un pensiero bellissimo, ma leggendolo mi viene subito una domanda:
come possiamo fare a svolgere bene il nostro lavoro, se, molto spesso, la disoccupazione porta alla corruzione? Tutto è
collegato ad un unico pensiero: dobbiamo
cambiare l’Italia.
Concludo citando alcune affermazioni
che si leggono sempre nell’intervista ad Attilio Bolzoni: Certo che le vinceremo le
Mafie, è quello che ci hanno insegnato Falcone e Borsellino. Il cammino è lungo, faticoso, doloroso, e
non si vince la battaglia con i proclami, con le chiacchiere. Posso dire di
essere pienamente d’accordo con quest’ultima affermazione, che sento particolarmente mia. Mi considero rivoluzionario,
forse troppo rivoluzionario, o forse no, ma
a me le chiacchiere non piacciono. Noi
siamo abituati a far questo e solo questo:
discutiamo di argomenti importanti, discutiamo e discutiamo, però non concludiamo
mai nulla, così che il mondo, l’Italia non
cambiano mai. Una prima rivoluzione antimafia, anzi, una prima Rivoluzione, che sia
antimafia o no, dovrà essere, quindi, solo
questa: cambiare il nostro modo di affrontare i problemi. Tutti, nessuno escluso. Capisco che, naturalmente, le organizzazioni
criminali non siano cose che si possano eliminare subito, non sono problemi che si
possono risolvere dalla sera alla mattina,
ma ho tanta di quella rabbia dentro di me
che desidererei risolvere tutto da un momento all’altro, e spero che questa rabbia
cominci a germogliare e a crescere sempre
di più anche negli altri ragazzi, così da
creare un futuro migliore di questo, un’Italia migliore di quella contemporanea.
Gabriele Cobucci – I A LC
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Anniversari
Il giorno del ricordo
n data 11/02/2013 si è tenuta,
presso la Sala Conferenze della
Biblioteca Comunale di Casoria,
una manifestazione, patrocinata
dal Forum Della Gioventù di Casoria in collaborazione con l’Assessorato
alla Cultura, per ricordare il massacro delle
Foibe. Alla manifestazione hanno partecipato anche gli alunni di alcune classi del
Liceo Gandhi. Presenti come relatori l’assessore Luisa Marro, la professoressa Francesca
D’Aponte,
il
presidente
dell’Informagiovani Pasquale Lucchese ed
un referente regionale del “Comitato 10
Febbraio”, nato proprio con lo scopo di ricordare le vittime di questa barbarie. Dopo
una breve introduzione dell’assessore e del
presidente dell’Informagiovani, che hanno
entrambi sottolineato l’importanza di ricordare una delle pagine più buie della nostra
storia affinché non possa più ripetersi, la
parola è passata al referente regionale del
“Comitato 10 Febbraio”, il quale ha illustrato ai presenti quei tragici istanti ed ha
sottolineato, in particolare, l’importanza di
far chiarezza riguardo agli eventi della storia italiana che vedono il loro epilogo nel
massacro delle Foibe, sul quale è utile fare
una piccola digressione, allo scopo di chiarire cause e motivazioni storiche di quanto
avvenuto. Innanzitutto, con il termine
“foibe” si intende lo sterminio a scopo etnico-politico ai danni della popolazione
italiana della Dalmazia e della Venezia
Giulia durante la Seconda Guerra Mondiale. In realtà il termine indica i grandi in-
I
ghiottitoi carsici, detti anche caverne verticali o pozzi, tipici della regione del Venezia Giulia, dove furono gettati i corpi delle
vittime delle “Foibe”. Le foibe sono delle
voragini naturali visibili nell’Altopiano del
Carso. Queste zone raccontano la storia
sanguinosa dell’Italia che a cavallo del
1945 vide, grazie ai “partigiani comunisti
guidati dal Maresciallo Tito”, lo sterminio
di circa diecimila persone. Queste persone
furono torturate e uccise e molti di loro furono gettati nei solchi naturali anche vivi.
La maggior parte delle persone fu tortu-
una politica anti-comunista. Poche sono
le testimonianze di coloro che sono riusciti
ad uscire vivi dal baratro infernale della
foiba, grazie alle quali possiamo ricostruire
in parte ciò che è realmente accaduto. La
vicenda infatti fu a lungo trascurata e
messa a tacere dallo stesso Stato Italiano,
il quale voleva rapidamente cancellare
rata e uccisa nei campi di prigionia in Jugoslavia. Nella strage furono coinvolti
nella maggior parte cittadini di nazionalità
italiana e anche di nazionalità slava e
croata. Il 10 febbraio è in Italia il “Giorno
del Ricordo” che fu istituito a norma di
legge nel 2004 (la legge n° 91 del 30
marzo del 2004). Una legge che ricorda le
vittime del massacro delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata e che prevede la
consegna di una targa ai familiari delle vittime riconosciute delle “foibe”. Nonostante si sia fatta ulteriore chiarezza nel
corso degli ultimi anni, ancora oggi, la conoscenza degli eventi storici di quel periodo rimane confusa e distorta, in quanto
oggetto di polemiche politiche, che sminuiscono o ingigantiscono i fatti in base al
credo politico. Certo è che quanto successo
in Dalmazia e in Venezia Giulia è il naturale
epilogo della storica lotta per il predominio
sull’Adriatico orientale fra popolazioni
slave ed Italiani. Vittime del massacro delle
foibe furono non solo rappresentanti del
regime fascista, oppositori politici, personaggi pubblici italiani, potenziali nemici
dello Stato comunista jugoslavo di Tito, ma
anche semplici cittadini innocenti, dipendenti pubblici, insegnanti, uomini di chiesa,
ufficiali e funzionari sospettati di condurre
tutto il capitolo della sconfitta subita nel
conflitto mondiale. Soltanto con l’espulsione dei partigiani colpevoli di aver collaborato con i comunisti di Tito, divenne
possibile ispezionare le foibe, dove furono
rinvenuti i resti di centinaia di persone.
Quasi subito, il massacro divenne oggetto
di controversie politiche. I fascisti posero
fin da subito l’accento sulla barbarie comunista, evidenziando in particolare la
complicità nell’eccidio dei partigiani italiani. I comunisti, invece, tendono, in parte
ancora oggi, ad un atteggiamento “giustificazionista”, presentando il massacro
come una reazione naturale alla brutalità
del regime fascista. In particolare, il referente del “Comitato 10 Febbraio”, in seguito ad interessanti e costruttive
domande degli allievi, ha posto l’accento
proprio sulle polemiche politiche che ancora oggi strumentalizzano il massacro
delle Foibe ed impediscono di ricordare
col dovuto rispetto le vittime di quella tragica strage. La manifestazione è poi terminata con l’invito ad eventuali incontri e
future collaborazioni tra il comitato e gli
studenti, che si sono dimostrati realmente
interessati, cogliendo in pieno il significato
della sacralità di ogni vita umana.
Vincenzo Amato – V B LC
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Esperienze
Le foibe: una storia quasi sconosciuta
li alunni del Liceo Gandhi, in occasione della
giornata del ricordo, celebrata il 10 Febbraio, hanno
partecipato ad un convegno sulle Foibe organizzato dalla prof.ssa
Luisa Marro, assessore alla Cultura del Comune di Casoria, e dal presidente Pasquale
Lucchese, responsabile del Forum dei Giovani di Casoria. Relatore è stato il prof. Gianluca Esposito, che ha parlato agli studenti di
questo capitolo drammatico della nostra
storia che da alcuni anni si celebra e che
pochi Italiani conoscono poiché considerato
poco importante e irrilevante. Le foibe sono
delle cavità naturali presenti nel Carso, dove
trovarono la morte migliaia di cittadini italiani. Il motivo di tutte queste morti è molto
complesso e parte da molto lontano. La fine
della prima guerra mondiale mutò gli equilibri politici internazionali. Il Fascismo al potere in Italia significò, per tutte le minoranze
presenti nel paese, l’inizio di una violenta discriminazione soprattutto verso la popolazione Slava che perse ogni diritto.
Nell’Aprile del 1941 le truppe nazifasciste attaccarono la Jugoslavia e furono
protagonisti di veri e propri massacri. Ma
con la caduta del regime fascista nel 1943
la Jugoslavia riconquistò le proprie terre. Il
rancore maturato negli anni dell’occupazione italiana alimentò una reazione violenta da parte dei partigiani slavi e circa
6000 Italiani furono “infoibati”. Le vittime
non furono solo fascisti ma anche antifascisti di ogni sesso ed età, che trovarono
la morte in modo atroce. Molti venivano
uccisi e poi gettati nelle foibe, altri ancora
vivi e lì venivano dimenticati e agonizzavano tra i morti. Tra le tante storie agghiaccianti va ricordata quella della giovane
studentessa istriana Norma Cossetto di
soli 24 anni, che dopo essere stata umiliata e violentata più volte fu gettata come
un animale nelle fosse. Solo il 12 Giugno
del 1945 ebbe fine l’incubo delle persecuzioni, veniva chiusa così un’altra pagina
buia della Storia Europea, che per lunghi
decenni è stata avvolta nel mistero e nel
silenzio. Gli orrendi crimini commessi dall’uomo fanno riflettere sul pensiero di Machiavelli che affermava: “L’uomo è quello
che è sempre stato e sempre sarà cioè
egoista,vile e più portato a fare il male che
il bene”. Tuttavia non bisogna mai perdere
la speranza di consegnare alle future generazioni un mondo migliore.
Valentina Imbimbo V C LSS
G
Uno stage interessante e formativo
n data 20 marzo 2013 la
classe IV B del Liceo delle
Scienze Sociali ha partecipato
all’attività di stage presso la
scuola elementare statale Nicola
Romeo di Casavatore. Ciò a cui abbiamo assistito ci ha reso attivamente partecipi dello svolgimento di
una lezione di Italiano sulla comprensione di un testo argomentativo di
una classe quinta. Inizialmente era
abbastanza evidente la difficoltà incontrata dai giovani studenti: la loro
lettura, infatti, si manifestava corretta, ma meccanica.
L’insegnante, accortasi di ciò, ha
cercato di attuare una strategia che
li rendesse consapevoli di quello che
avevano letto, al fine ulteriore di stimolare in loro un giudizio critico di
osservazione. Pertanto ha disegnato
alla lavagna una tabella e ha chiesto
agli alunni di schematizzare i dati, stimolando in loro la capacità di ragio-
I
nare e facendo in modo che il contenuto concreto degli elementi potesse
calarsi in una logica formale. Al termine del lavoro, che è stato svolto
autonomamente, l’insegnante ha inteso verificare se il suo metodo fosse
stato assimilato dalla maggior parte
della classe. Tenendo presente il livello di apprendimento eterogeneo
della classe e considerando i risultati
ottenuti, il docente ha appurato che
l’obiettivo è stato in ogni caso raggiunto. L’esperienza, per noi alunni, si
è rivelata un importante momento di
concretizzazione per il nostro percorso
di studi in quanto siamo riusciti ad osservare sul campo ciò che quotidianamente apprendiamo dai libri di testo.
Chiediamo, pertanto, che, nel prossimo anno scolastico, ci vengano concesse più ore da dedicare a questo
tipo di attività didattica, altamente formativa per noi.
IV B LSS
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Spettacolo
80 all’ora con gli SPATIAL VOX
patial Vox ‘80 è il nome di un
duo musicale synth pop italiano
composto dai fratelli Mauro
(studente del quarto anno del
nostro Liceo delle Scienze Sociali) e Antonio Abbate, i quali cantano esclusivamente canzoni inglesi disco dance anni
‘80, in particolare quelle dell’ex gruppo musicale tedesco Modern Talking, di cui sono
grandi ammiratori. Entrambi sono considerati, grazie al loro talento, i veri eredi di questo duo originale che fu uno dei primi a
cantare l’amore con l’uso della musica elettronica. Alcuni tra i loro brani più celebri
sono You’re My Heart, You’re My Soul,
Cheri Cheri Lady, Atlantis is Calling,
Brother Louie, tutti raccolti nei primi tre
album della loro produzione.
A queste seguono altre hit come Geronimo’s Cadillac, Jet Airliner e In 100
Years. Testi e suoni delle canzoni vengono
scritti da Dieter Bohlen, che affida una ritmica assai studiata alla maggior parte dei
suoi brani, mentre la voce è di Thomas Anders. Le caratteristiche fondamentali del
gruppo sono i falsetti corali. Il loro successo
si configura soprattutto in Germania, in Russia e in molti Paesi dell’Est europeo, ma
anche in Francia, Spagna e Giappone. In Inghilterra entrano in classifica solo una volta
con il singolo Brother Louie. In Italia il loro
successo è legato soprattutto ai singoli
You’re My Heart, You’re My Soul,
Cheri Cheri Lady e Atlantis is Calling,
ma anche i dischi che seguono hanno comunque riscosso un discreto successo di
vendite. Terminato questo breve triennio di
successi internazionali, il duo si scioglie.
Dopo dieci anni dedicati ai rispettivi progetti
solisti e a molte produzioni discografiche per
altri artisti, Bohlen e Anders ritornano a formare i Modern Talking, pubblicando nel
1998 l’album Back for Good, massimo
successo nella storia del gruppo. L’album
contiene i più grandi successi del duo riletti
in chiave moderna più quattro inediti.
Fino al 2003 producono un disco all’anno, quando annunciano il nuovo e definitivo scioglimento del gruppo. Gli
Spatial Vox ‘80 attualmente stanno riproponendo le cover dei brani dei Modern Talking e non solo, riscontrando
davvero grande successo. I due fratelli non
intendono affatto imitare il vero duo musicale poiché credono fermamente che
questi due grandi artisti storici della disco
dance siano inimitabili e insostituibili, ma
vogliono semplicemente cercare di emu-
S
larli seguendo le loro orme con grande
amore e passione. Gli Spatial Vox ‘80,
tra l’altro affascinati anche dal mondo del
teatro e del cinema, credono decisamente
che la musica anni ‘80 dal ritmo elettronico, ballabile e frizzante sia la migliore di
tutti i tempi in assoluto. Sono molto giovani,
ma hanno deciso di scegliere artisticamente
questa musica, che li fa particolarmente
emozionare rispetto ad altri generi musicali,
anche grazie al loro padre, definito “l’angelo
ispiratore”, il quale gli ha insegnato ad
ascoltare e a seguire queste particolari canzoni con molto interesse tanto da far scoprire in loro un talento nel canto. Gli Spatial
Vox ‘80 sono stati anche protagonisti di un
servizio in onda su Rai News, in cui è presente un frammento della loro esibizione in
gara alla finale del Musicasoria Festival
2012, dove hanno vinto un premio messo
a disposizione da uno sponsor. Il Festival, te-
nutosi all’esterno del PalaCasoria, è stato
condotto da Gaetano Gaudiero con la collaborazione di Rosa Baiano sotto la direzione artistica del Maestro Vincenzo
Sorrentino e con la partecipazione di due
ospiti internazionali: Peppino Di Capri e Kelly
Joyce. Alla manifestazione sono stati presenti
anche autorità locali tra cui il sindaco di Casoria Vincenzo Carfora e l’assessore alla cultura e allo spettacolo Luisa Marro, in giuria
produttori discografici e cinematografici.
In questo importante festival, che ogni
anno si rinnova restituendo prestigio e dignità alla città di Casoria, i nostri bravi artisti si sono esibiti, come sempre, dal vivo
con un’orchestra formata da 22 elementi
meravigliando gli spettatori con le loro
splendide voci e ricevendo tanti apprezzamenti positivi dal pubblico non solo nazionale, ma anche internazionale. Inoltre gli
Spatial Vox ‘80 vantano molte partecipazioni in tante altre manifestazioni di carattere nazionale e in varie emittenti
televisive regionali e internazionali. Sulla
loro pagina ufficiale Facebook e su You
Tube si può trovare tutto il loro repertorio
musicale composto non solo da cover ma
anche da brani inediti in lingua italiana.
L’umiltà, la bravura e il talento sta regalando agli Spatial Vox ‘80 molte e belle
soddisfazioni che danno loro la carica e la
grinta necessarie per poter percorrere con
tanta vera passione la strada del canto e
dello spettacolo energicamente, sperando
che siano sempre più di gradimento al
grande pubblico con l’augurio di una proficua e duratura carriera.
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Mostra
Michelangelo abita a Casavatore
n’opera di Michelangelo esposta a Casavatore, nella palestra di una scuola e non in un
museo. Un luogo decisamente
inedito per la LEDA del
grande artista fiorentino che dal 24 aprile al
2 giugno sarà visibile nell’Istituto Comprensivo A. De Curtis. L’evento è stato organizzato per sensibilizzare, grazie alla bellezza
dell’opera, questa parte d’Italia ed avvicinarla alla cultura della legalità. L’iniziativa,
promossa dal Comune di Casavatore con la
collaborazione dell’associazione culturale
MetaMorfosi e sostenuta da Libera, dal
ministro Annamaria Cancellieri e realizzata
con l’appoggio della Federazione delle Associazioni Antiracket e Antiusura, ha lo scopo
di portare le mostre d’arte in territori difficili.
“È un evento straordinario - spiegano i promotori - perché, per la prima volta, un disegno originale di uno dei maggiori artisti del
Rinascimento, opera di inestimabile valore
artistico e storico, è esposto in un luogo non
museale e in un piccolo comune”. Su invito
del sindaco ho partecipato alla serata inaugurale. Attraverso un corridoio pieno di graffiti, che rappresentano un accostamento tra
grafica rinascimentale e contemporanea, si
giunge a questo capolavoro che rappresenta
il bozzetto di un dipinto perduto, realizzato
dal Buonarroti intorno al 1530.
Della tela restano oggi alcune copie e varianti e, appunto, il disegno preparatorio
della testa in mostra a Casavatore. La guida
che ci ha accompagnato in questo percorso
ha sintetizzato la storia di ciò che stavamo
ammirando. Il quadro fu commissionato a
Michelangelo da Alfonso I d’Este mentre era
in visita alla cappella Sistina a Roma, dove
l’artista stava ultimando la volta. Trascorsero
molti anni prima che Michelangelo mantenesse fede alla promessa. Quando il quadro
fu pronto, un inviato del duca Alfonso mentre lo ritirava, al cospetto dell’autore, lo definì poca cosa. Michelangelo indispettito si
rifiutò di consegnarlo e lo cedette ad Antonio
Mini. Successivamente il quadro forse venne
fatto bruciare da un ministro di Luigi XII oppure si pensa fu occultato. Esiste un disegno
preparatorio della testa di Leda a Casa Buonarroti ritenuto autografo. Si tratta di un doppio studio dal vero, della testa e del
particolare degli occhi dal tratto sicuro e vibrante che l’artista fece, come di consueto, a
partire da un ragazzo, probabilmente proprio
l’allievo e assistente Antonio Mini. Abbiamo
ascoltato il sindaco, Salvatore Sannino, che ha
fatto un discorso introduttivo su quest’evento.
Bisogna ammettere che è stata un’ottima idea
U
per sensibilizzare i cittadini e avvicinarli alla
cultura, ma va anche detto che bisogna renderla accessibile a tutti con biglietti a prezzi
ridotti. Al termine della manifestazione abbiamo gustato il buffet preparato dagli allievi
ragazzi dell’ I.T.C ‘A.Torrente’ di Casoria: una
delizia per gli occhi e per il palato. Per concludere credo che vedere da vicino un capolavoro
di Michelangelo sarà un’occasione emozionante di riflessione, di studio, di impegno, ma
anche un modo per sentirsi protagonisti in un
territorio per una volta non marginale rispetto
alle logiche dei grandi flussi turistici, dei
grandi eventi, degli appuntamenti culturali di
altissimo livello.
Marika Del Mondo – III B LC
Dopo la Battaglia
Al Pan le opere dell’artista
Pina Della Rossa
Nelle sale del primo piano di Palazzo Roccella, a Napoli, Pina Della Rossa ha esposto i suoi nuovi lavori fotografici. L’artista,
che vanta una ricerca iniziata negli anni
ottanta, quando Mimmo Jodice la presentò alla mostra “mese della fotografia”
al SICOF di Milano, si propone di riportare
il colore nella fotografia. Ancora una
volta, lo spettatore si trova a riflettere se
Pina Della Rossa è una fotografa che dipinge o una pittrice che fotografa. Per l’occasione Marco Di Mauro ha scritto:
“L’artista napoletana si orienta verso la dimensione della pittura
senza quelle distorsioni o
artifici elaborativi che insidiano l’oggettività dell’immagine, ma attraverso
la rugosità delle superfici
cosparse di filamenti vegetali appena rilevati, che
visivamente richiamano le
spatolate di colore. L’artista, in sostanza, conferisce alla fotografia un
effetto rilievo di matrice
pittorica, che rende visibile e concreto il suo percorso di formazione: da una creazione
mentale, intrisa di valori emotivi, alla sua
traduzione fotografica, ove le componenti
emotive sono sublimate da un marcato
pittoricismo che aiuta la fantasia a svincolarsi dalla fisicità del realismo fotografico.
L’immagine, dunque, si emancipa dalla
scientificità dell’applicazione fotografica
per accogliere stimoli di natura extra-sensoriale”. Mario Franco scrive “le fotografie
di Pina Della Rossa: immagini di dettagli,
appunto, immagini pittoriche, metaforiche,
sintetiche, scattate in solitudine, guardandosi intorno con occhio ispirato e partecipe. Rami fitti e scarni, dove raramente
spunta un fiore, fantasmi giornalieri del
panorama periferico: una realtà che si rivela un incubo, un paesaggio lucido e angoscioso. Pittura e fotografia: dialogo
intenso tra due mezzi di rappresentazione,
mettendo così in relazione linguaggi diversi all’interno della stessa immagine”.
Assunta Pagliuca aggiunge “muro e radici,
due elementi narrativi in
cui l’artista libera la propria soggettività, con accenti emozionali in una
prospettiva intima. Un
muro che frena una libertà che ha voglia di
contaminarsi nella tempesta della vita, all’interno
di un dinamismo instabile
in cui tutto nasce e ritorna. Muro arcano e grigio, alimentato di radici
viventi che vi penetrano
quasi a rigenerarne lo
stato. Un groviglio traccia un sentiero contorto ed intricato che si snoda in combinazioni cromatiche, da buie ed informi a
luminose e definite. Luci e colori esprimono i luoghi di una mente che si smarrisce nella trama di uno spazio e di un
tempo interrotti dalla contingenza. L’abile
tecnica fotografica costruisce suggestive
evocazioni stilistiche, rischiarate da una
luce che crea una profondità essenziale”.
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Turismo
Praga: città mag
ercoledì 17 aprile:
69 alunni e 4 professori si incontrano
alle porte del Liceo
Gandhi con le valigie pronte, destinazione Praga. Tra emozione e ultimi saluti il viaggio d’istruzione
di VB, VD, VC, VE e VD ha inizio con la partenza verso Roma. Il gruppo è da subito
unito e divertente e si crea un gioioso
clima di amicizia. Arrivati all’aeroporto di
Fiumicino la tensione sale e raggiunge il
culmine quando si accendono i motori
dell’aereo accompagnati dalle urla di
paura e di gioia di chi non ha mai volato
prima. Le ore trascorrono veloci ed eccoci
sbarcati a Praga dove, dopo l’ultimo spostamento in pullman, finalmente arriviamo
all’Hotel Mucha. La sistemazione è confortevole e appena dopo aver preso possesso
delle camere si è già fatta ora di cena. Cominciano le prime sorprese, i Praghesi non
sanno nemmeno cosa siano pasta e pane
e così ci ritroviamo tutti a mangiare zuppe
di verdure che per la maggior parte ritornano in cucina così come ne erano uscite.
Anche sui camerieri ci sarebbe qualcosa da
dire: sarà una questione di cultura, ma tutti
appaiono nervosi e scostanti. Tuttavia non
riescono a rovinare il festoso clima dell’allegra compagnia. Finita la cena, sotto la
guida del nostro esperto e molto preparato
accompagnatore Renato Paioli, ci dirigiamo tutti insieme verso il cuore pulsante
di Praga. Non molto lontano dall’albergo
si trova infatti la bellissima Piazza dell’Orologio dove tutti possiamo immergerci nel
clima magico che avvolge questa città. I
ragazzi vanno subito in cerca di negozietti
M
tipici e prodotti locali e in poco tempo si
sentono già padroni del luogo. La passeggiata procede anche davanti alla nota
Torre delle Polveri, altro simbolo della storia praghese. La stanchezza del viaggio comincia, però, a farsi sentire e in vista del
fitto programma dei giorni successivi decidiamo di ritornare in albergo. Il giorno seguente è sicuramente il più ricco per
quantità di luoghi visitati. Dopo una veloce
colazione all’americana facciamo la conoscenza della nostra guida locale che ci
porta prima alla scoperta della Praga “Vecchia”, che di giorno è ancor più gremita di
turisti in attesa dello spettacolo fornito
dall’orologio astronomico a mezzogiorno.
Ci spostiamo poi nella “Città Nuova”
ed in particolare nella monumentale
Piazza San Venceslao, così grande da assomigliare ad un immenso viale. In questa
zona si respira un’aria diversa che avvicina
Praga alle grandi metropoli moderne alle
quali siamo abituati. Per il pranzo la maggior parte dei ragazzi decide di dirigersi
verso un ristorante tipico dove tutti rivalutano e finalmente apprezzano la cucina locale. La giornata è, però, ancora lunga e
dopo un’altra bella passeggiata arriviamo
su quello che probabilmente è il vero simbolo della città: il ponte Carlo. Anche qui
le innumerevoli statue barocche, i numerosi artisti di strada e la Moldava che
scorre tranquilla sotto i nostri piedi trasmettono un’atmosfera incantata e pittoresca. Le sorprese, però, non sono ancora
finite. Scendendo delle scale ai lati del
ponte giungiamo, infatti, sull’isola di
Kampa. Questo luogo ha un qualcosa di
fantastico, come testimonia la presenza in
una stradina secondaria del “John Lennon
Wall”, un murales risalente all’assassinio
del noto cantante, dove ognuno può lasciare una traccia del proprio passaggio. Il
sole sta cominciando a tramontare e così
attraversiamo di nuovo a piedi la città per
ritornare in albergo dove, dopo cena, la
stanchezza prende il sopravvento chiudendo così un’altra bellissima giornata.
Il Venerdì mattina comincia con la visita al celebre Castello di Hradcany. Per la
prima volta prendiamo contatto con il sistema di trasporti pubblici locali, assolutamente efficientissimi, che ci spiega il
motivo della presenza di così poche macchine. Arriviamo, quindi, in una sorta di
città nella città all’interno delle cui mura si
trovano, tra le altre, la maestosa cattedrale
di San Vito, ricca di affreschi e statue e la
più sobria Basilica romanica di San Giorgio. Trovano spazio inoltre innumerevoli
musei, di taglio per lo più medievale e una
delle maggiori attrazioni turistiche: la casa
dell’amato scrittore locale Franz Kafka.
Dopo un pranzo veloce ci spostiamo, non
di molto, per raggiungere il suggestivo
quartiere Ebraico. Accompagnati da una
nuova guida entriamo nella sinagoga dove
prende il sopravvento un velo di tristezza
nel leggere i nomi delle decine di migliaia
di ebrei praghesi, uccisi durante la seconda
guerra mondiale, scritti sui muri dell’edificio. Tutti ascoltiamo le informazioni della
guida con un rispetto profondo e nel più
assoluto silenzio. Il piano superiore è ancora più toccante in quanto vi sono raccolti
i disegni fatti dai bambini durante la deportazione.
Ancora un po’ scossi ci dirigiamo all’esterno dove possiamo camminare tra le infinite lapidi del cimitero ebraico e fermarci ad
osservare la tomba del noto rabbino Leone.
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Turismo
agica e stregata
A questo punto non ci resta altro che
tornare in albergo per prepararci per la serata di svago più attesa dagli studenti:
quella in discoteca. Dopo cena, dunque,
saliamo di nuovo sul pullman e arriviamo
in una nota discoteca locale. All’interno
troviamo per lo più studenti in gita come
noi, molti dei quali italiani. La serata procede nei migliori dei modi: l’atmosfera è
allegra, la musica è piacevole e tutti ballano e si divertono; non poteva andare meglio!! A fine serata ritorniamo in albergo:
esausti, ma davvero felici e soddisfatti. Il
sabato è l’ultimo giorno in cui possiamo
davvero goderci la città e così i professori
decidono di darci la mattinata libera, sempre sotto la loro vigile sorveglianza, per girare nel centro commerciale locale e fare
compere. Dopo aver svaligiato, dunque, i
negozi di souvenir nel primo pomeriggio
ritorniamo sulle sponde della Moldava per
l’ultima attrazione: la traversata del fiume
sul battello. L’imbarcazione procede lenta
sulle acque calme e le parole della guida
sono un piacevole sottofondo a questo bel
momento di relax. Ritornati sulla terraferma quasi tutti vanno a fare un ultimo
giro per la città. Solo un piccolo gruppo decide di andare a visitare il Santuario di
Gesù Bambino di Praga.
Questa visita ci permette non solo di
vedere una chiesa bella e sfarzosa, ma
anche di visitare una zona della città ancora sconosciuta. A questo punto tutti ritorniamo in albergo e dopo aver avuto
l’ultimo contatto con la cucina locale
usciamo per trascorrere l’ultima sera in un
locale nei pressi dell’hotel. Ancora una serata piacevole in cui molti cominciano già
a raccontare le avventure passate durante
questo stupendo viaggio. Domenica mattina lasciamo in fretta l’albergo e ci dirigiamo subito verso il pullman che già si
aspetta. Neanche il tempo di dare un ultimo sguardo a questa città che abbiamo
ormai imparato ad amare che eccola già
sparire alle nostre spalle. Arriviamo all’aeroporto dove, sbrigate le formalità di im-
barco, partiamo con un evidente calo di
tensione rispetto all’andata. Anche questo
viaggio procede tranquillo, ma la sorpresa
ci aspetta a Roma: il pullman ha un guasto. Nonostante questo non ci perdiamo
d’animo e cominciamo a girare un po’ per
l’aeroporto anche se eravamo quasi tutti
distrutti. Fatti due passi incontriamo, però,
una star del calcio internazionale: Fabio
Capello. A questo punto possiamo dire che
questo guasto al pullman ci voleva proprio.
Risolto il problema ci rimettiamo in marcia
verso Casoria.
Alle nove di sera, all’incirca, arriviamo
a casa dove tra abbracci e saluti finali nasce
già un po’ di nostalgia. Si conclude così il
nostro viaggio di istruzione che ci ha regalato tanto divertimento, nuove amicizie,
qualche disavventura e tante tante risate.
Volevo terminare dicendo semplicemente
“GRAZIE” a tutti coloro che vi hanno partecipato rendendo questa avventura unica
e indimenticabile.
Alessandro Grillo – V B LC
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Solidarietà
La partita del cuore
abato 11 Maggio allo stadio
Amerigo Liguori di Torre del
Greco si è disputata La partita
del cuore tra la Nazionale Attori e gli imprenditori torresi. La
manifestazione, organizzata da Ciro Torlo,
Mister Italia 2011, e dal giornalista Antonio
D’Addio, aveva uno scopo benefico, infatti
tutto l’incasso dei biglietti (due euro ciascuno) è stato devoluto all’Unitalsi (Unione
Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a
Lourdes e Santuari Internazionali). All’evento
erano presenti le telecamere di tantissimi
programmi tra cui Pomeriggio 5 e La vita
in diretta, molte le special guest come Marika Fruscio, Gennaro Iezzo, ex portiere del
Napoli, nelle vesti di centrocampista per l’occasione, Davide Marotta, il famoso alieno
“Ciribiribì” della pubblicità della Kodak del
1992, l’attrice Emanuela Tittocchia, i gieffini
Emanuele e Ferdinando, Lucia Rossitto, corteggiatrice di Uomini e Donne, e i neomelodici Tony Colombo e Rosario Miraggio. Il
fischio d’inizio è stato dato alle 15:30 circa
e la partita non è stata scarsa di emozioni,
molte sono state le occasioni da goal mancate da Giuseppe Zeno, meglio conosciuto
come “O’ Malese”, protagonista della serie
S
televisiva Il clan dei camorristi, per questo
motivo il pubblico ha scherzosamente capito
che alcuni personaggi televisivi dovrebbero
fare gli attori e calcare solo le scene cinematografiche. Sono inoltre intervenuti alla manifestazione, presentata da Il Conte Max,
vari personaggi provenienti da Mammoni,
alcuni protagonisti delle precedenti edizioni
de Il Grande Fratello, Io Canto e Amici,
Francesco “Ciccio” Pesce (uno dei protagonisti di Gomorra), Ciro Petrone “Pisellino” e
Gianluca Di Gennaro, il Beppe D’Angelo
della serie “Il clan dei camorristi”, protagonista anche del film “Certi bambini”. Ed ancora, Maurizio Aiello, Raffaello Balzo, Luca
Capuano, Andrea Montovoli, Raimondo Todaro e Luca Riemma. I protagonisti del
La musica degli anni ‘60 ai giorni nostri
’Italia del BOOM”:
così viene definito il
nostro Paese negli
anni ’60, caratterizzato da profonde
trasformazioni in campo non solo
politico ed economico, ma anche
in quello musicale. Noi ricordiamo
quegli anni anche grazie alle canzoni di quel periodo che ancora oggi sono
ascoltate come Sapore di sale di Gino
Paoli o Cuore Matto di Little Tony. Nella
seconda metà degli anni ’60 emerge il
grande cantautore Fabrizio De Andrè con
Bocca di rosa, La guerra di Piero, La
ballata dell’amore cieco e tante altre. Intanto in Gran Bretagna, quando ormai Elvis
Presley apparteneva solo alla memoria della
vecchia generazione, si sviluppa il rock and
roll, il blues e il country. Emergono diversi
gruppi musicali tra cui i Rolling Stones, che
diedero una grande svolta alla musica con i
primi dischi ponendo in risalto le chitarre e
la batteria, e i Beatles, la band più ammirata
e celebre della storia della musica contemporanea, i quali con i loro brani più celebri,
tra cui Help! e She loves you, spopolarono anche negli Stati Uniti. All’inizio degli
L
anni “70 in Italia, mentre il
Festival di Sanremo entra
in una lunga crisi destinata
a durare fino all’inizio del
decennio
successivo,
esplode il grande successo
di Lucio Battisti (contemporaneo di Bob Dylan) che
si sforzò di far valere la tristezza, la solitudine e il vuoto esistenziale
che caratterizzava la vita di tanti giovani
come si nota dai suoi capolavori Dieci ragazze, 29 settembre, Il mio canto
libero, Pensieri e parole…
Conquistano una discreta popolarità anche Angelo Branduardi con Alla fiera
dell’est e Claudio Baglioni
con E tu e Questo piccolo
grande amore. Verso la fine degli anni ’70
esplodono le figure di Patty Pravo, Marcella
Bella e Vasco Rossi. Contemporaneamente
all’estero spuntano cantanti come Jim Morrison, AC/DC, Deep Purple e i Queen con We
are the champions. Negli anni ’80 in Italia, mentre avveniva una ripresa del Festival
di Sanremo e nascevano i primi videoclip, ac-
match hanno comunque interagito con il
pubblico, prima della partita e durante il
break sono andati sotto gli spalti a salutare
e hanno lanciato le magliette provocando
l’isteria delle fan. La partita è finita 3 a 2 per
la squadra degli Imprenditori. Dopo la partita
sono state aperte le porte del campo, che è
stato letteralmente invaso dalle 8.000 persone accorse allo stadio per l’evento, in cerca
di foto e di autografi con i loro idoli. Purtroppo i più famosi e i più ricercati sono
scappati, quasi impauriti dall’entusiasmo dei
fan, che hanno addirittura preso d’assalto le
automobili, pur di fotografare i propri beniamini. Comunque aldilà del risultato, in questa partita ha trionfato la solidarietà, la
voglia di dare il proprio contributo a chi è in
difficoltà, la voglia di distinguersi in senso
buono: ha trionfato la voglia di essere migliori! E’ stato un piccolo gesto per un
grande dono!
Vincenzo Orsanto – III B LC
cresceva sempre più la figura di Vasco Rossi
che nel 1983 compose Vita spericolata e
Mia Martini con Almeno tu nell’universo. Nel frattempo in Gran Bretagna i
Pink Floyd, simultaneamente ai Guns n
Roses, composero The wall. Verso la fine
degli anni ’80, inizia ad avere successo Michael Jackson con Thriller e Billie Jean. Gli
anni 2000 sono caratterizzati da molti cantati
tra cui la bravissima Alicia Keys con Fallin, If
I ain’t got you e No one. Altri cantanti
che hanno debuttato con grande successo
sono Amy Mcdonald con This is the life, il
cantante canadese Micheal Bublè che ha colpito con il suo charme nei brani di successo
Moondance, Spiderman e
Feeling good, Beyoncè, Emminem, Adele, Bruno Mars, Celine
Dion, Flo Rida, Kylie Minogue,
Lady Gaga, Leona Lewis, Madonna, Rihanna, Sean Paul, Shakira e tanti altri cantanti di hip
hop, metal, house e rap, generi
musicali che si diffondono sempre di più proprio nel 2000. Insomma c’è una
vasta gamma di artisti e canzoni e il bello
della musica è che siamo liberi di scegliere il
genere musicale e lo stile che più ci rappresentano, dopo tutto, così come afferma il saggista e critico musicale Alessandro Baricco,
“la musica è l’armonia dell’anima”.
Alessia e Martina Pezzella – III B LC
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11
Cultura
Uomini e Dei
Il mondo virgiliano controllato dalle “alte sfere”
l rapporto tra uomini e dei è alla
base della storia dell’Eneide. Gli
dei, entità sovrannaturali e immortali, decidono le sorti degli uomini,
i quali, pur mantenendo la propria
identità, possono ben poco nei confronti dei
“fata”. I “fata”, etimologicamente “ciò che
è detto dagli dei” , attendono gli uomini, ma
non sono decisi da tutti gli dei unanimemente. Nella lettura del primo libro troviamo
vari esempi del loro comportamento antropomorfo, come l’ira di Giunone, della quale
si legge nei primi versi del poema (“di cosa
dolendosi, la regina degli dei costrinse un
uomo insigne per pietà a trascorrere tante
sventure”-“non le erano ancora cadute
nell’animo le cause dell’ira”), oppure il modo
in cui si infuria Nettuno perché Eolo ha sconfinato nel suo territorio nei versi 132-138
(“Osate sconvolgere, o venti, senza mio
cenno, il cielo e la terra, e sollevare alti marosi?”), o ancora il pianto di Venere e il modo
di sorridere di Giove per rincuorarla. Allo
stesso modo degli uomini, gli dei hanno idee
diverse e discordi tra loro; ognuno vorrebbe
la supremazia dei propri protetti e la rovina
di coloro che odiano. E’ il fato che allora determina l’intera storia, oppure questo è deciso dai capricci degli dei? La risposta si
chiarisce al verso 257, quando Giove rincuora Venere con una lunga prolessi che
mostra il destino di Enea, preannunciando
già la grandezza di Roma.
E’ Giove quindi colui che ha chiaro l’intero progetto, è lui che governa l’andamento dell’intera vicenda, pur intervenendo
poco di persona.”Quippe vetor fatis”, dice
Giunone al v. 39, “Certo me lo vietano i
fati”, dichiarando quindi che anche lei, che
è la moglie di Zeus, è sottoposta all’azione
del suo fato. E’ infatti lo stesso coniuge a
dire che Giunone “muterà i suoi propositi”
(v. 281) dimostrando di nuovo che il volere
del padre degli dei è superiore a quello di
tutti gli altri. Gli uomini, che subiscono
l’azione degli dei, e non possono cambiare
il piano del loro re, sono trattati al pari di
burattini. Ma gli uomini hanno consapevolezza delle loro azioni e di ciò che gli accade
intorno, in particolare il “pius” Enea, fedele
al volere divino. Infatti lo vediamo rimproverare Venere, sua madre, che travestendosi
da donna mortale, lo inganna per aiutarlo,
quando Enea vorrebbe solo “congiungere
la mano alla mano e udire e rispondere
vere parole “(vv 407-409).
Il rapporto tra uomini e dei è di tipo pi-
I
ramidale: al vertice c’è Giove, che conosce
tutto e decide anche il corso della storia, a
un piano inferiore gli dei, i quali esercitano i
propri poteri per interessi simili a quelli
umani, pur non potendo deviare dal volere
del padre, ed infine gli uomini, i quali sono
“molto per forza di dei travagliati in terra e
in mare”.
Crescenzo Cipolletta IV D LS
Glia amori più assurdi sono i migliori
llunni del Liceo Gandhi lo
scorso 17 aprile si sono recati presso i teatro Le Maschere di Arzano per
assistere alla proiezione del film Venuto
al mondo tratto dall’omonimo romanzo
di Margaret Mazzantini con la regia e la
sceneggiatura di Sergio Castellito.
I ruoli dei protagonisti sono stati interpretati da Pènelope Cruz (Emma) e
Emile Hirsch (Diego).
Una storia di passione, amore, crudeltà e pulsioni irrazionali, che vede il
grande desiderio di maternità della protagonista Emma, una giovane donna
che vive una storia d’amore sullo sfondo
della Sarajevo del Dopoguerra del 1992.
Dopo molti anni la donna ritorna a Sarajevo con il figlio Pietro grazie all’invito
di Gojko, poeta bosniaco, in occasione
di una mostra delle vittime dell’assedio
che include anche le foto del padre del
ragazzo. Gemma è in Bosnia non solo
per la mostra ma anche per il ricordo di
un amore bruscamente interrotto. La
trama si svolge in tre periodi storici particolari tra flashback e ricordi, gli anni
‘80 delle Olimpiadi Invernali di Sarajevo,
gli anni ‘90 della guerra a Sarajevo e la
vita di tutti i giorni trascorsa a Roma
dalla protagonista.
La donna lì aveva conosciuto Diego
G
e se n’era innamorata follemente, da lui
non poteva avere figli a causa della sua
sterilità, ma il suo desiderio di maternità
la spinge ad accettare che il marito
avesse rapporti con un’altra donna di
nome Aska, disposta a cedere il piccolo
in cambio di soldi. Il bimbo, Pietro, però,
non è il frutto dell’accordo preso, ma di
una violenza subita da Aska. Questo
l’amaro racconto che la giovane rivela a
Gemma, che intacca l’equilibro che la
donna ha ritrovato a Roma con Giuliano,
suo futuro marito. Film molto complesso
a causa dei continui intrecci, ma molto
toccante per i temi trattati: la scoperta
di un mondo ingiusto, l’amore travolgente tra due giovani, il dramma della
sterilità, l’odio della guerra che distrugge
ogni cosa, la violenza subita dalle donne
musulmane dalle forze serbe. Il passato
doloroso è ancora vivo, la città riporta
anche le ferite della guerra che si ripercuotono su tutti che non possono e non
vogliono dimenticare sogni e paure. Un
film da vedere, che rivela tutte le azioni
terribili scaturite dalla guerra molto recente che segna tutti profondamente.
Solo l’integrazione e la cooperazione dei
popoli può abbattere le barbarie della
guerra e porre le condizioni per una
reale prosperità di tutti .
Valentina Imbimbo V C LSS
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Esperienze
Gli orologi e il tempo
gran richiesta la redazione
del programma “Le Storie
– Diario Italiano”, il programma culturale di Rai Tre
in onda dal lunedì al venerdì, alle ore 12.45, condotto da Corrado
Augias ha invitato di nuovo lo stesso
gruppo di alunni del nostro Liceo che già
era stato ospite precedentemente. Questa
volta abbiamo incontrato il giornalista Federico Rampini, che ha illustrato e parlato
del suo ultimo libro dal titolo “Voi avete
gli orologi, noi abbiamo il tempo”, Mondadori Editore. Interessante e significativa
la descrizione e la prefazione del testo. “Se
torno per qualche giorno in Italia, mi sento
subito ingombrante. A 56 anni ho l’età
sbagliata?
A
Governi, imprese, esperti descrivono i
miei coetanei come un “costo”. Guadagniamo troppo, godiamo di tutele anacronistiche, e quando andremo in pensione
faremo sballare gli equilibri della previdenza. Per i trentenni e i ventenni, invece,
siamo “il tappo”. Ci aggrappiamo ai nostri
posti, non li facciamo entrare. Non importa
se ci sentiamo ancora in forma, siamo già
“gerontocrazia”. Nessuno trova una soluzione a questa crisi, ma molti sembrano
d’accordo nell’individuarne la causa: il problema siamo noi, i baby boomer. Siamo
nati nell’ultima Età dell’Oro, quel periodo
(1945-1965) che coincise con un boom
economico in tutto l’Occidente ed ebbe un
effetto collaterale forse perfino più importante: l’esplosione delle nascite. Come se
non bastasse, poi, lo straordinario allungamento della speranza di vita ci ha resi una
delle generazioni più longeve.
E di questa nostra inusitata sopravvivenza si parla quasi come di una sciagura
annunciata, un disastro al rallentatore. Ma
un evento individualmente così positivo vivere di più - può trasformarsi in una calamità? No, noi baby boomer siamo
un’enorme risorsa anche adesso che diventiamo “pantere grigie”. La sfida, di cui
s’intravedono i contorni in America, è
quella di inventarci una nuova vita e un
nuovo ruolo, per i prossimi venti o trent’anni”. E proprio di questo abbiamo parlato in trasmissione, in diretta come
sempre, emozionati e gasati come la prima
volta. Arrivati di buon’ora, abbiamo visi-
tato gli studi di via Nomentana incrociando volti noti (Antonella Clerici, Anna
Moroni, Pino Insegno, Arianna Ciampoli,
Michele Mirabella, Oliviero Beha….), tecnici
e maestranze, abbiamo visto da dove si trasmette L’Eredità, I Migliori Anni, Domenica
in e tanti programmi culturali e di approfondimento. Poi abbiamo incontrato la redazione ed abbiamo iniziato a preparare la
SIAMO TUTTI MADE IN SUD
o scorso 16 aprile alcuni
alunni del nostro liceo
sono stati ospiti del celebre programma comico televisivo Made in Sud. Lo
spettacolo ha avuto l’apice del suo successo quest’anno, perché è stato inserito
nel palinsesto di Rai2 ed è stato trasmesso per tantissime settimane terminando con due puntate in prima serata.
In verità Made in Sud è un programma
che nasce al teatro Tam di Napoli, qualche anno fa, in cui si esibiscono solo comici napoletani! Condotto da Gigi e
Ross e da Fatima Trotta, e in televisione
con l’ausilio di Elisabetta Gregoraci, il
popolare show ha lanciato dei veri e propri tormentoni come “Ahh cett cett!” di
Mariano Bruno, “Annamarì pcché m’è lasciat?!” di Vivo D’Angelo (Pasquale
Palma), per non parlare di “E comunqueeee sono il responsabiilee…” di Ivan
e Cristiano, che mettono in contrapposizione le personalità di due individui completamente differenti, infatti uno
interpreta la parte di un cafone, mentre
l’altro di una persona di alto livello sociale. Senza parlare dei comici che ha
lanciato, come i giovanissimi Malincomici, che interpretano la vita di Harry
Potter come se vivesse a Napoli, ma
anche Enzo e Sal con il loro sketch dell’incazzatore personale e il Michael
Bublè di Napoli (Francesco Cicchella). Arrivati a teatro, si avvertiva nell’aria
un’ansia e una tensione quasi unica nel
suo genere, ovviamente tutti noi, insieme
ad alunni di altri istituti, non stavamo più
nella pelle per l’emozione, ed ogni secondo passava quasi come fosse un’ora,
fino a quando i DUEXDUO (presentatori
d’eccezione) non sono saliti sul palco accompagnati da uno scroscio di applausi.
L
Peppe Laurato e Massimo Borrelli, che
sono i poliziotti e i protagonisti dello
“Strip cabaret”, hanno aperto lo spettacolo mostrandoci il trailer di “Gomorroide”, il film-parodia de “I Ditelo Voi”.
Si sono, poi, succeduti Gianni Marino
nelle vesti di Highlander, “l’immortale
che vuole morire”, Angelo Venezia e
Mino Abbaccuccio, un ragazzo che racconta molto comicamente le sue tristi
esperienze di vita con il suo pupazzo a
forma di coniglio “Tittì”, storica la sua
frase: “E’ ver Tittì? Salut Tittì!”. A fine
spettacolo i Duexduo si sono esibiti in
qualche loro sketch e hanno contribuito
alle forti e grasse risate.
Sembrava tutto finito, eravamo all’uscita del teatro in attesa del pullman
che ci riportasse a casa, quando i comici
si sono fermati a scattare foto e a firmare
autografi, dimostrandosi grandi persone
oltre che grandi comici. Sono riusciti
quindi a distinguersi dagli altri comici, e
non per la loro comicità, la loro bravura
nel recitare e nel coinvolgere le persone,
si sono distinti per la loro umiltà!
Vincenzo Orsanto – III B LC
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Esperienze
puntata. Tante domande, tanti complimenti, molti spunti tratti dal libro di Rampini,
genovese,
editorialista
e
corrispondente di Repubblica dal 1997,
consulente dell’Institut français des relations internationales, membro del comitato
scientifico della rivista francese Critique
internationale e del periodico
italiano Limes. L’obiettivo del testo, il cui
titolo riprende un antico proverbio afgano,
è quello di far capire quanto sia necessario
per il nostro Paese rivalutare il patrimonio
d’esperienza degli over 50.
I baby boomer sono i nati tra il 1945 e
il 1965, cioè nei primi due decenni dopo
la seconda guerra mondiale, e che furono
figli appunto di un boom demografico collegato col boom economico. Molti hanno
avuto la possibilità di andare in prepensionamento, altri ci sono stati costretti. Molti
altri, invece, non possono andare in pensione, ma per la crisi che c’è non riescono
a trovare una sistemazione.
Secondo alcuni economisti è colpa
della generazione dei baby boomer se i
giovani non trovano lavoro, anche perché
la vita media si è allungata, lo Stato deve
versare le pensioni per anni ed anni e intanto non restano soldi per il Welfare. In
altre parti del mondo, si ha un grandissimo
rispetto per chi ha i capelli bianchi e dunque ha esperienza e saggezza da diffondere. Gli Americani, società giovanilistica
per eccellenza, rispondono in maniera positiva a questa crisi demografica, considerando che gli anziani hanno grandissima
esperienza da distribuire e forse possono
addirittura “ridefinire anche le età successive”. Non hanno più la frenesia del
tempo che passa e possono dunque imparare ad usarlo con saggezza e insegnarlo
ai giovani. In America ci sono molte tutele,
anche perché l’età pensionabile è elastica
e quindi non c‘è “discriminazione generazionale” come in Italia.
Gli anziani hanno energie ed esperienza da distribuire e bisogna sfruttarle.
Inoltre, sono un mercato vastissimo: prodotti, trasmissioni, viaggi, libri, musica, medicine, creme, svaghi, complessi vitaminici,
chirurgia estetica. Abbiamo affrontato
anche i temi dell’educazione e della formazione permanente (le madri cinesi sono
severissime verso i figli per quanto riguarda lo studio, per questo sono dette
madri tigre. Le mamme americane invece
sono ormai come le italiane: difendono i
figli e anzi li viziano in tutti i modi. Temono
il bullismo e dunque intervengono di continuo per denunciare qualunque sopruso
vero o presunto subito dai figli. Intanto i
cinesi stringono i denti e studiano), dei mestieri del futuro (maestro di ginnastica o
di yoga, docente per i bambini poveri,
giardiniere, idraulico, elettricista, animatore di crociere per anziani, badante), del
progresso, si sono raccontate storie di
Baby Boomer che contano ancora tanto
(non è facile per i giovani farsi strada, bisognerebbe che intanto i grandi pensassero di essere utili ai giovani mettendosi al
loro fianco per aiutarli e non sostituendoli
negli incarichi di responsabilità) e si sono
approfondite le nuove filosofie di vita
(Yoga, salutismo, consumo verde), il problema degli esodati e della situazione italiana sempre più critica. Insomma, una
vera lezione di vita!
Giuliana Vinci – V B LC
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Esperienze
Shakesperian songs: la rivoluzione delle lezioni
pesso le lezioni a scuola risultano
pesanti e noiose. Talvolta perché
poco interessanti, altre volte perché troppo difficili e il tempo non
passa mai. Fortunatamente, il Liceo Gandhi è aperto a lezioni all’avanguardia. Nella
III D del Liceo Scientifico i ragazzi, durante
le ore di lezione di inglese, hanno potuto
vedere e studiare le opere di William Shakespeare sotto un punto di vista più mo-
S
derno e originale. Infatti, gli argomenti trattati dal poeta inglese
sono
universali,
potrebbero essere proposti in
qualsiasi epoca, in quanto riguardano problemi “umani” di
sempre. Per questo motivo,
ognuno di noi ha portato in
classe delle canzoni riconducibili ad alcune scene delle opere
studiate. Per Romeo e Giulietta,
l’opera senza dubbio più conosciuta, che narra la storia di un
amore contrastato, sono state
scelte alcune canzoni, riconducibili
a due scene in particolare. La canzone Stay di Rihanna sembra riflettere le parole di Romeo quando
vede Giulietta per la prima volta e
ammira la sua bellezza dicendo:
O She doth teach the torches to burn bright![…]
Did my heart love till now? Forswear it, signt!
For I ne’er saw true beauty till this night.”
La canzone, invece:
“Not really sure how to feel about it
Something in the way you move
Makes me feel like I can’t live without you
“It takes me all the way
I want you to stay”
Entrambi i testi esprimono sentimenti d’amore.
Quando Romeo vede Giulietta morta, esclama:
“For fear of that, I still will stay with thee,
And never from this palace of dim night
Depart again. Here, here, will I remain […]
Eyes, look your last.
Arms, take your last embrace! […]”
Queste parole si rispecchiano nella prima parte della canzone Iris dei Goo Goo Dolls:
“And I’d give up forever to touch you
‘Cause I know that you feel me somehow
You’re the closest to heaven that I’ll ever be
And I don’t want to go home right now
And all I can taste is this moment
And all I can breathe is your life
‘Cause sooner or later it’s over
I just don’t want to miss you tonight”
Un’altra tragedia di Shakespeare moderna è Othello incentrata
sul razzismo, sulla discriminazione e sulla gelosia. Othello è
africano, ma è anche un nobile generale veneziano tormentato
da Iago, che vuole separarlo dalla moglie, Desdemona. Nella
scena in cui Iago lavora al suo piano per distruggere il generale
e sua moglie, egli dice:
“Out of her own goodness I’ll make the net
That shall catch ‘hem all”
Questo passo fa pensare ad alcuni versi della canzone Master
of Puppets dei Metallica:
“Master of puppets, I’m pulling your strings
Twisting your mind and smashing your dreams
Blinded by me, you can’t see a thing
Just call my name ‘cause I’ll hear you scream”
Un’altra canzone che fa pensare a Othello è Monster degli
Skillet, che descrive un uomo che sta impazzendo. Nell’opera, Iago descrive la gelosia di Othello in questo modo:
“O, beware, my lord, of jealousy;
It is the green-ey’d monster, which doth mock
The meat it feeds on. That cuckold lives in bliss,
Who, certain of his fate, loves not his wronger:
But O, what damnèd minutes tells he o’er
Who dotes, yet doubts, suspects, yet strongly loves!”
La canzone, invece:
“I feel it deep within...!
It’s just beneath the skin...!
I must confess that I feel like a Monster...!
I hate what I’ve become...!
This night has just begun...!
I must confess that I feel like a Monster...! “
Macbeth, invece, è la tragedia in cui il protagonista uccide
tutti i nemici che pensa di avere. Nella scena in cui compie
il primo omicidio è molto scosso:
“Methought, I heard a voice cry, ‘Sleep no more!
Macbeth does murther Sleep’ – the innocent Sleep […]
I’m afraid to think what I have done”
Questa confusione la si ritrova nel ritornello della canzone
Cough Syrup dei Young the Giant:
“If I could find a way to see this straight
I’d run away
To some fortune that I,
I should have found by now
I’m waiting for this cough syrup
to come down, come down”
Insomma, chi più ne ha più ne metta! Tante altre canzoni si ispirano a queste opere, ma l’importante è capire che ci sono
modi alternativi di fare lezione sia divertenti che formativi!
Emanuela Storti – III D LS
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Cultura
Un lavoro duro ma stimolante
A
vere il coraggio di dire le cose
che gli altri non dicono: questo è il duro lavoro del giornalista. Ed è proprio nel giorno
26/03/13 che la nostra classe,
la V A del Liceo delle Scienze Sociali, ha
avuto l’opportunità di scoprire i vari aspetti
e le diverse sfaccettature di questo mestiere
così affascinante, che con impegno e passione dà vita a quell’oggetto che tutti i giorni
c’informa di ciò che succede intorno a noi: il
giornale. Nemmeno noi studenti, prima di
quell’incontro, ci eravamo soffermati su
quanto lavoro e dedizione ci volessero per
quell’insieme di fogli di carta, abbiamo capito che ogni singola parte di un quotidiano
è studiata dettagliatamente e quanto sia impegnativo renderci partecipe dei cambiamenti e degli avvenimenti che caratterizzano
i nostri giorni.
L’aeroporto Internazionale di Napoli,
presso Capodichino, ha messo a disposizione i locali dei suoi uffici stampa per ospitare diverse classi superiori del territorio
casoriano e, per un intera giornata, farle assistere a discorsi tenuti da professionisti del
settore – giornalisti, fotografi, avvocati –
pronti ad esporci le magie di questo mondo,
forse, per noi sconosciuto. Ha rotto il ghiaccio il prof. Francesco Palladino, uomo da
sempre vicino ai giovani, il quale ci ha esposto l’importanza del giornalismo nel mondo
dell’informazione, della lettura del giornale
da parte dei giovani, e soprattutto si è soffermato sulla lettura corretta di questo
mezzo di comunicazione, così potente e
condizionante. Subito dopo, con nostro
grandissimo piacere, è intervenuto il dott.
Gianni Molinari, responsabile della redazione salernitana del quotidiano “Il Mattino”, il quale ci ha parlato del profondo
cambiamento subito dal giornalismo nell’era
di Internet e di come il giornale cartaceo sia
stato sostituito dalla lettura on line dei vari
quotidiani, veloci, e soprattutto economici. I
temi trattati dal giornalista del Mattino sono
stati vari, tra cui l’atteggiamento e la formazione necessaria per compiere il difficile mestiere del cronista, spesso ritenuto un uomo
senza morale, spietato e cinico.
Il giornalista, invece, a dispetto delle critiche di tutti, nel compiere il suo lavoro acquisisce una sensibilità particolare ma,
nonostante ciò, deve essere sempre distaccato e raccontare le cose con oggettività. Sì,
con oggettività, “da non confondere con
l’obiettività” - ci dice il dott. Gianni Molinari
- il quale afferma che quest’ultima non esiste, in quanto chi scrive legge la realtà sempre con la formazione che possiede. Dopo
una serie di spiegazioni sull’impostazione del
giornale, la stesura del menabò e l’illustrazione di vari particolari tecnici, il dott. Molinari ci ha concesso qualche domanda sul suo
lavoro, per poi concludere il suo intervento.
A rendere sempre più interessante questo incontro sono state altre personalità illustri, tra
cui il dott. Pasquale Di Petta, il quale ha approfondito l’argomento Esame di Stato e
Orientamento Universitario e, subito dopo,
la nostra attenzione si è spostata sulla giustizia e la legalità, grazie all’avvocato Silvestro, il quale ha catturato subito l’attenzione
di noi giovani, con una citazione di Umberto
Saba: “La verità è come un sogno ubriaco”.
Ma un grazie particolare e sentito lo rivolgiamo sicuramente al giornalista Rai
Adriano Albano, il quale non solo ci ha parlato del suo lavoro e si è prestato a rispondere a tutte le nostre domande, ma ci ha
reso partecipi, facendoci vivere una giornata
da giornalisti TV, proponendoci un lavoro di
squadra, volto a mettere in piedi un vero e
proprio TG, un’iniziativa costruttiva e diver-
tente, che ha riscontrato belle parole da
parte di tutti gli studenti.
Si è parlato, inoltre, di mass media e del
loro ruolo all’interno della comunicazione,
grazie alla dott.ssa Maria Cristina Montera.
Per ultimo, ma non per importanza, l’intervento di Sandro Siano, fotoreporter de “Il
Mattino”, che ci ha parlato della potenza
della comunicazione e dello stesso giornalismo, attraverso le immagini, rendendo concreto il concetto illustrandoci due video su
Napoli, realizzati da lui, davvero meravigliosi
e ricchi di significato. E credo di non parlare
solo a nome della sottoscritta, ma di tutti i
giovani che erano presenti quel giorno al workshop, rivolgendo un sincero ringraziamento
sia all’aeroporto di Capodichino, che ha
messo a disposizione i suoi uffici, sia all’Ordine dei Giornalisti della Campania per aver
organizzato questa magnifica giornata, sia dal
punto di vista costruttivo, educativo che
umano, grazie alle illustri personalità che
hanno caratterizzato questa giornata.
Marta Maione V A LSS
Le Olimpiadi di Italiano
ingua italiana che passione.
Anche quest’anno si sono
svolte le Olimpiadi di italiano,
giunte alla loro seconda edizione. Il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, Direzione Generale
per gli Ordinamenti Scolastici e per l’Autonomia Scolastica, in collaborazione con
il Comune di Firenze, con la collaborazione scientifica dell’Accademia della Crusca e dell’ASLI (Associazione per la Storia
della Lingua Italiana), per il secondo anno
ha indetto una competizione nazionale
sulla lingua italiana. L’iniziativa si propone
d’incentivare e approfondire nelle scuole
lo studio della lingua italiana, elemento
essenziale della formazione culturale di
ogni studente e base indispensabile per
tutte le altre conoscenze e competenze e
sollecitare negli studenti l’interesse e la
motivazione a migliorare la padronanza
della lingua italiana. Le gare si sono svolte
esclusivamente on-line, in modalità sincrona, contemporaneamente per tutte le
scuole iscritte.
La gara per la sezione primo biennio
si è aperta alle ore 8.30 ed è terminata
alle 10.15 La gara per la sezione triennio si è aperta alle ore 11.00 ed è ter-
L
minata alle 12.45. Lo svolgimento delle
Olimpiadi si è articolata in tre fasi: Gare
di istituto il 6 marzo 2013; Gare semifinali (provinciali o interprovinciali) il 5
aprile e la Finale nazionale il 27 aprile
2013. Hanno partecipato per il Gandhi
15 studenti per la sezione primo biennio e 15 per la sezione secondo
biennio e ultimo anno che hanno risposto a 20 quesiti. Sono arrivati alle
semifinali nazionali Gabriele Cobucci
della IA LC e Antonio Manna della VA
LS, ai quali vanno i nostri più sentiti
complimenti. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ufficialmente concesso al Ministro per
l’Istruzione Francesco Profumo il suo
Alto Patronato per la terza edizione
delle Olimpiadi di Italiano.
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Teatro
La brama d’amore non rende l’uomo migliore
l 12 maggio scorso, nella serata di
gala conclusiva della VI rassegna
del teatro Le Maschere di Arzano
premio Tommaso Bianco, è
stato premiato come Miglior
Spettacolo la commedia teatrale Ferdinando scritta nel 1985 da Annibale Ruccello, un apprezzato autore napoletano
prematuramente scomparso, andata in
scena il 14 aprile. Il testo, realistico e storico,
ambientato a Napoli dopo l’Unita d’Italia è
stato interpretato da quattro bravi attori:
Nicla Tirozzi (Donna Clotilde), Caterina Giugno (Gesualdina), Mattia Ambrosino (Ferdinando), Giuseppe Loffredo (Don Catellino),
diretti dalla prof.ssa Carmela Giacometti che
ha curato tutta l’opera nei minimi particolari
avvalendosi della preziosa collaborazione
dell’aiuto regista Giusi Rainone.
Donna Clotilde, baronessa borbonica,
prova grande disprezzo per il regno Sabaudo, così s’isola e s’ammala d’ipocondria,
è accudita da una sua cugina, Gesualdina,
povera e inacidita che diviene l’amante di
Don Catello, prete meschino e corrotto. A interrompere la monotonia quotidiana è l’arrivo di Ferdinando, giovane, bello, che
smaschera le gelosie e fa esplodere i rancori
e le vendette tra i tre personaggi che alla
fine restano delusi e ingannati e mostrano
la loro fragilità. Tutto è stato perfetto, dalle
luci, che con il loro chiarore più o meno intenso hanno evidenziato la solitudine che
regnava nella casa, alle scene, alle musiche,
ai costumi che in modo reale hanno riprodotto la Napoli dell’800.
Anche la lingua dialettale con termini
ormai in disuso ha risvegliato il ricordo nei
presenti che hanno gradito la bellezza di
questo idioma che fa parte del nostro patrimonio culturale. Il testo molto complesso ha
evidenziato diversi temi ancora oggi attuali
come l’omosessualità, l’inganno, l’egoismo,
il desiderio sessuale senz’amore a tutte l’età,
il non voler accettare i cambiamenti. Tutto
ciò sottolinea come nel teatro tutto è finto
ma niente è falso. Alla fine della rappresentazione molto applauditi da un pubblico attento e interessato gli straordinari attori, che
hanno saputo trasmettere emozioni e senti-
I
menti e coinvolgere gli spettatori. Infine calorosi applausi e ringraziamenti da parte dei
presenti e soprattutto dalle sue alunne per
la regista Carmela Giacometti, che ancora
una volta, superando i tanti ostacoli nel preparare un’opera così impegnativa, ha mostrato la sua professionalità, dedizione ma
soprattutto il suo grande amore per il teatro
vincendo una sfida molto impegnativa. Il teatro è vita, regala nuove sensazioni, momenti
di riflessioni ed è sempre nuova linfa soprattutto per noi giovani per una migliore formazione culturale e psicologica. Il nostro
augurio è che queste attività culturali anche
tra 1000 difficoltà possano continuare, specialmente nel nostro paese così martoriato.
Cose turche
l risultato non ha deluso le aspettative! Ancora un altro grande successo di pubblico e di gradimento
per la rappresentazione teatrale,
messa in scena dalla nota compagnia teatrale casoriana Noveau Rideau, “Cose
turche”, un’esilarante commedia di Sany
Fayad, rivisitata e adattata da Ludovico Silvestri, anche regista ed interprete dell’opera. Al testo, già di per sé divertente ed
esilarante, il prof. Silvestri ha aggiunto battute salaci, indovinate e mai volgari,
spesso sul filo dell’improvvisazione rendendo più irresistibile la comicità della rappresentazione. Ben affiatata e amalgamata
la compagnia che da anni è alla ribalta
presentando sempre performance interessanti ed eterogenee. Ciascun personaggio
è stato delineato nelle sue caratteristiche
in maniera encomiabile da ogni rispettivo
interprete: Anna Abriola, Michele Imperatore, Enrica Galasso, Pietro Riccio, Rosalba
I
Sarebbe bello se il teatro facesse parte delle
materie scolastiche perché come dice la regista: “Fare teatro significa comunicare un
sogno”, speriamo che questo sogno si possa
realizzare.
Valentina Imbimbo V C L.S.S
Stingo, Antonella de Iorio, Carmine Lista,
Vincenzo Amato, Raffaele Carboncino, Salvatore Ortolano, Concetta Orefice, nonché
lo straordinario capocomico, Ludovico Silvestri, tutti, animati dal sacro fuoco dell’arte, hanno incarnato benissimo gli
sventurati e simpatici imbroglioni, che tentano il colpaccio risolutore in un casinò,
trovandosi poi imbrigliati in un vorticoso
susseguirsi di colpi di scena che trova il suo
epilogo nella scoperta di un intreccio parentale ed amicale di stampo prettamente
partenopeo. La compagnia Noveau Rideau
ha coniugato recitazione e solidarietà, infatti il ricavato della vendita dei biglietti è
stato devoluto a scopi benefici, nello specifico, per la costruzione di un orfanotrofio
in Colombia, ad opera delle Suore Catechiste del Sacro Cuore, che hanno ospitato la
manifestazione nella sala teatro dell’istituto. Due ore spensierate e allegre e la
consapevolezza di rendersi utili ai nostri
fratelli più sfortunati: ben vengano occasioni come quelle dello scorso 5 maggio,
che ci fanno sorridere, riflettere e pensare
a chi vive tra stenti e pericoli