10_murales_gandhi_Layout 1 28/05/13 15:17 Pagina 1 Giornale di attualità, musica, teatro, cronaca e costume - a cura del Liceo Gandhi Anno XVI maggio 2013 EDITORIALE Vita di un Direttore rogrammerò meccanicamente la mia esistenza. Lavoro, amici, cultura. Berrò un bicchiere di vino a pasto ché fa buon sangue. Mangerò verdure, pesce e carne. Mica fumo! Mica mi ubriaco! La vita è un dono che va preservato! Sceglierò una pacifica religione ... Eh, questa sarà difficile. Diciamo sarò una brava persona! Rispetterò la legge e pagherò persino il canone Rai. Mi sposerò con la donna giusta, tre bambini e villetta in provincia. Non mi masturberò mai! Dicono che faccia male alla vista ... In politica sarò moderato. Niente estremismi, qualche vota dico si, qualche volta dico no. “Viva Marx! Viva Lenin!” Ma va la ... Benestare per la democrazia. Ascolterò le canzoni della Pausini. Se sarò triste Marco Masini! Farò la fila per entrare agli Uffizi e, mangiando un panino, mi emozionerò davanti alle opere. Trascorrerò le mie ultime domeniche a pranzo dai nipoti e morirò tranquillo sul cuscino di lattice. Il funerale, poi la terra, qualche lacrime e nulla più. Però ... Mi è andata bene. Non ho patito P GERENZA Comitato di Redazione Direttore Editoriale - Dirigente Scolastico prof. Gennaro Ruggiero Direttore Responsabile Lorenzo Girasole Vicedirettore Alessandra Ferrara Redattore Capo Emilia Lago Fotoreporter Gianluca Pelella Redattori - Gli Alunni del Liceo Polispecialistico Statale "Gandhi" di Casoria (Na) Coordinatore Prof. Antonio D'Addio e-mail: [email protected] Murales via Aldo Moro, 26 - 80026 Casoria (Na) Tel/Fax: 0817375850 www.liceogandhi.it - [email protected] Stampa: EDITRICE CERBONE - 0818354357 grandi sofferenze, ma nemmeno grandi gioie. Eh va be’, nella vita bisogna pur rinunciare a qualche cosa. Gli occhi di quella donna maliziosa, il viaggio senza meta, l’Alaska! Ci sono sempre voluto andare ... Ma il freddo, i costi, la distanza. Comunque tutto sommato non posso mica lamentarmi della mia casa? Umile ma onesta! Eppure quel televisore schermo piatto quaranta pollici ... No, no mi bastava il mio ...quindici, ma funzionava! E ora che è tutto finito mi posso dire felice. Cioè proprio felice non saprei, ho rinunciato a tanto. Diciamo contento, insomma. Contento è un bel grado di benessere. Un bambino con un gelato è contento! Io il gelato non l’ho nemmeno mai mangiato, troppo freddo preferivo le cose tiepide. Ci sono! Sono sereno. Ecco. Adesso però che posso fare? Qua non vedo niente. Tutto bianco, solo io. Mi sa che forse, sotto sotto ... “Era meglio andare a puttane!” Lorenzo Girasole – Direttore responsabile Sommario > Editoriale > Incontri > Recensione > Anniversari > Esperienze > Spettacolo > Mostre > Turismo > Solidarietà > Cultura > Esperienze > Cultura > Teatro pag. 1 2 3 4 5 6 7 8-9 10 11 12-13-14 15 16 10_murales_gandhi_Layout 1 28/05/13 15:17 Pagina 2 2 Incontri Fiducia e responsabilità: i pilastri della nostra vita l giorno 13 Maggio, alle ore 17:30, nella sala teatro della Scuola Media Statale Padre Ludovico da Casoria, gli alunni del Liceo Gandhi, accompagnati dalle insegnanti Annamaria Facchiano, Francesca D’Aponte e Carmela Giacometti, hanno partecipato all’incontro con Ettore De Lorenzo, giornalista del TG3 Campania e autore del libro “Quando avevo vent’anni”, organizzato dal Centro di Promozione Culturale Insieme di Afragola, presieduto dal professor Vittorio Mazzone. Significativo il messaggio lanciato dal relatore: sognate e soprattutto lottate! Nella vita nessuno ti regalerà nulla, dunque se desideri qualcosa vai a prenderla, mettiti in gioco a qualsiasi costo, I abbattere, arrabbiatevi perché non c’è delitto peggiore che dire ad un ragazzo di smettere di sognare, in effetti, cos’è la vita se non un continuo susseguirsi di tentativi per realizzare i nostri sogni?”. Il nostro giornalista affascina tutti i presenti parlando di forza, fiducia, responsabilità e valori. In pratica l’autore utilizza nel suo libro le figure emblematiche di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino come pretesto per parlare ai ragazzi dei valori che questi due grandi uomini ci hanno lasciato, valori in cui credevano ciecamente, tanto da rimetterci la vita. Ettore ci racconta della società di vent’anni fa mettendola a confronto con quella attuale, una società egoista dove regna il conformismo e la voglia d’apparire le sue parole ricche di speranza, non eravamo stanchi di ascoltare ciò che da sempre sapevamo: la vita è una sfida e pretende che noi scendiamo in campo. L’autore non si è proposto come maestro o modello, ma credo che in tutti sia nato un sentimento di emulazione. Nel cuore di ciascun ragazzo presente sicuramente si è dato ascolto ad una vocina “ci sono anch’io, anch’io posso farcela!”, negli occhi dei ragazzi brillava finalmente una speranza. Concluso l’incontro, Ettore si è trattenuto per firmare le copie del suo libro, con dediche diverse per ciascun ragazzo, dediche che sono vere e proprie fonti di forza. L’autore ci ha dato una speranza, ora tocca a noi coglierla e lottare per i nostri sogni, per i nostri sogni che ci rendono vivi. Alessia Cafaro III C LSU non arrenderti mai e soprattutto non smettere mai, neanche per un solo istante, di sognare perché una vita senza sogni è un po’ come un libro privo di parole. Questa è la lezione fondamentale di Ettore De Lorenzo, da anni impegnato nel giornalismo d’assalto e attento osservatore della realtà. Sul nostro cammino si incontrano sempre persone che ci dicono di abbandonare i nostri sogni, di tenerli rinchiusi in un cassetto. Invece, come ha ribadito più volte l’autore, “non fatevi e non di essere, ma nonostante ciò ci incita a guardare il mondo con ottimismo, a buttarci nella vita, a prendercela, a non perdere tempo, a credere in noi stessi. L’incontro con Ettore De Lorenzo è durato quasi due ore, eppure noi ragazzi non eravamo stanchi neanche un po’ di ascoltare 10_murales_gandhi_Layout 1 28/05/13 15:17 Pagina 3 3 Recensione Quando avevo 20 anni di Ettore de Lorenzo l libro tratta di un argomento molto interessante, ma, soprattutto, molto importante: la legalità e la lotta alla criminalità. Secondo il mio parere, questo è uno degli argomenti che sono alla base della società e che dovrebbero essere trattati nelle scuole, che hanno il compito di formare nuovi individui e di creare la società del futuro. Non credo sia normale che, arrivati ad un primo anno delle superiori, i ragazzi che conoscono la storia dei giudici Falcone e Borsellino, simboli della giustizia e delle Istituzioni, rappresentino, in media, solamente il 30% di tutti gli alunni. Per me sono il fondamento dell’Italia, come direbbe Battiato abbiamo avuto un passato glorioso, e considero poco positiva una situazione del genere, in cui questo passato viene accantonato. Secondo me bisognerebbe approfondire questi argomenti, così da permettere che anche i ragazzi di oggi, gli adulti del futuro, conoscano bene l’operato di questi due uomini e possano imparare dal loro esempio. Molti dei personaggi intervistati dall’autore del libro, come il Sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, affermano che gli eventi di quei due giorni, il 23 maggio (attentato a Giovanni Falcone) ed il 19 luglio 1992 (attentato a Paolo Borsellino), hanno segnato completamente la loro storia personale, nel senso che hanno dato loro più carica (emblematico il caso del sindaco di Napoli che ha discusso la tesi di laurea proprio con Francesca Morvillo, moglie di Giovanni Falcone) per fare il magistrato in prima linea. Da ciò comprendiamo che De Magistris ha avuto quella scintilla di laurearsi in giurisprudenza e di fare il magistrato per vendicare, in un certo senso, quei due attentati (per lo meno questo è ciò che mi è sembrato di comprendere). Le statistiche ci dicono che, al giorno d’oggi, i laureati in Giurisprudenza vengono ad essere sempre di meno, ed, escludendo la causa della disoccupazione, una delle ragioni principali di questo deficit è la poca fiducia nello Stato, nella Repubblica e nella politica in genere. Viene, quindi, da pensare che, essendo sempre di meno coloro che decidono di combattere le mafie, vengono ad essere sempre di più coloro che, non sapendo come fare, si arrendono e aderiscono alle organizzazioni criminali. Vogliamo, allora, I impegnarci per cambiare questo futuro, o vogliamo lasciare che l’Italia arrivi alla sua autodistruzione, che poi sarà anche la nostra? Inoltre, vorrei aggiungere che nell’intervista a Raffaele Cantone leggiamo: Sono convinto che per rendere più veloce la fine delle mafie c’è bisogno soprattutto del coinvolgimento della società civile. Per me una delle cause più importanti dell’eterna vita delle mafie è proprio questa: la divisione della società. Abbiamo paura delle mafie, abbiamo paura di scontrarci contro di loro, e per questo finiamo con l’unirci a loro, quando, invece, è proprio questo ciò che dovremmo evitare. Riusciremo mai ad essere coraggiosi come Falcone e Borsellino? Riusciremo mai a convincere la società a non arrendersi contro queste organizzazioni criminali, ma ad unirsi alla società? Una volta, ho letto in un libro di Educazione Civica, in un paragrafo che trattava delle mafie, che se la società è unita riuscirà ad eliminare le organizzazioni criminali. Venivano, poi, elencati i nomi delle più importanti associazioni antimafia, tra le quali Antipizzo Catania. Ma, a questo punto, mi viene da pensare: se unita, la società riuscirà ad eliminare le mafie; ma se unita sotto quale aspetto? Non credo serva unirsi in un’associazione, dire di essere d’accordo con la distruzione delle mafie, e poi pagare il pizzo perché si ha paura; o ancora peggio, far parte di un’associazione anti-mafia, per rendere visibile alla società l’aspetto buono di se stessi, e poi, magari, praticare estorsione o altro. Nell’intervista ad Attilio Bolzoni (inviato di Repubblica ed esperto di mafia) si legge un’affermazione sulla quale anche l’autore si è soffermato molto durante la scrittura del libro: Fare bene il nostro lavoro è già una piccola grande Rivoluzione Anti-mafia. Ciò può collegarsi ad un famoso aforisma, ovvero Il lavoro nobilita l’uomo. Da ciò comprendiamo che l’uomo ed il lavoro sono strettamente collegati tra loro, infatti è solo col lavoro, come dice anche la Costituzione Italiana, che l’uomo riesce ad affermare se stesso ed a svilupparsi nella società. In un periodo di grande disoccupazione, quale quello di oggi, e, soprattutto, di corruzione nel lavoro anche più nobile, come la politica, quindi, ci viene da pensare che l’uomo oggi non riesca più ad affermarsi nella società, e che non riuscirà nem- meno, collegandoci al pensiero di Bolzoni, a vincere le mafie. Secondo Bolzoni si deve cominciare dallo svolgere bene il proprio lavoro per eliminare una volta e per tutte le mafie. È un pensiero bellissimo, ma leggendolo mi viene subito una domanda: come possiamo fare a svolgere bene il nostro lavoro, se, molto spesso, la disoccupazione porta alla corruzione? Tutto è collegato ad un unico pensiero: dobbiamo cambiare l’Italia. Concludo citando alcune affermazioni che si leggono sempre nell’intervista ad Attilio Bolzoni: Certo che le vinceremo le Mafie, è quello che ci hanno insegnato Falcone e Borsellino. Il cammino è lungo, faticoso, doloroso, e non si vince la battaglia con i proclami, con le chiacchiere. Posso dire di essere pienamente d’accordo con quest’ultima affermazione, che sento particolarmente mia. Mi considero rivoluzionario, forse troppo rivoluzionario, o forse no, ma a me le chiacchiere non piacciono. Noi siamo abituati a far questo e solo questo: discutiamo di argomenti importanti, discutiamo e discutiamo, però non concludiamo mai nulla, così che il mondo, l’Italia non cambiano mai. Una prima rivoluzione antimafia, anzi, una prima Rivoluzione, che sia antimafia o no, dovrà essere, quindi, solo questa: cambiare il nostro modo di affrontare i problemi. Tutti, nessuno escluso. Capisco che, naturalmente, le organizzazioni criminali non siano cose che si possano eliminare subito, non sono problemi che si possono risolvere dalla sera alla mattina, ma ho tanta di quella rabbia dentro di me che desidererei risolvere tutto da un momento all’altro, e spero che questa rabbia cominci a germogliare e a crescere sempre di più anche negli altri ragazzi, così da creare un futuro migliore di questo, un’Italia migliore di quella contemporanea. Gabriele Cobucci – I A LC 10_murales_gandhi_Layout 1 28/05/13 15:17 Pagina 4 4 Anniversari Il giorno del ricordo n data 11/02/2013 si è tenuta, presso la Sala Conferenze della Biblioteca Comunale di Casoria, una manifestazione, patrocinata dal Forum Della Gioventù di Casoria in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura, per ricordare il massacro delle Foibe. Alla manifestazione hanno partecipato anche gli alunni di alcune classi del Liceo Gandhi. Presenti come relatori l’assessore Luisa Marro, la professoressa Francesca D’Aponte, il presidente dell’Informagiovani Pasquale Lucchese ed un referente regionale del “Comitato 10 Febbraio”, nato proprio con lo scopo di ricordare le vittime di questa barbarie. Dopo una breve introduzione dell’assessore e del presidente dell’Informagiovani, che hanno entrambi sottolineato l’importanza di ricordare una delle pagine più buie della nostra storia affinché non possa più ripetersi, la parola è passata al referente regionale del “Comitato 10 Febbraio”, il quale ha illustrato ai presenti quei tragici istanti ed ha sottolineato, in particolare, l’importanza di far chiarezza riguardo agli eventi della storia italiana che vedono il loro epilogo nel massacro delle Foibe, sul quale è utile fare una piccola digressione, allo scopo di chiarire cause e motivazioni storiche di quanto avvenuto. Innanzitutto, con il termine “foibe” si intende lo sterminio a scopo etnico-politico ai danni della popolazione italiana della Dalmazia e della Venezia Giulia durante la Seconda Guerra Mondiale. In realtà il termine indica i grandi in- I ghiottitoi carsici, detti anche caverne verticali o pozzi, tipici della regione del Venezia Giulia, dove furono gettati i corpi delle vittime delle “Foibe”. Le foibe sono delle voragini naturali visibili nell’Altopiano del Carso. Queste zone raccontano la storia sanguinosa dell’Italia che a cavallo del 1945 vide, grazie ai “partigiani comunisti guidati dal Maresciallo Tito”, lo sterminio di circa diecimila persone. Queste persone furono torturate e uccise e molti di loro furono gettati nei solchi naturali anche vivi. La maggior parte delle persone fu tortu- una politica anti-comunista. Poche sono le testimonianze di coloro che sono riusciti ad uscire vivi dal baratro infernale della foiba, grazie alle quali possiamo ricostruire in parte ciò che è realmente accaduto. La vicenda infatti fu a lungo trascurata e messa a tacere dallo stesso Stato Italiano, il quale voleva rapidamente cancellare rata e uccisa nei campi di prigionia in Jugoslavia. Nella strage furono coinvolti nella maggior parte cittadini di nazionalità italiana e anche di nazionalità slava e croata. Il 10 febbraio è in Italia il “Giorno del Ricordo” che fu istituito a norma di legge nel 2004 (la legge n° 91 del 30 marzo del 2004). Una legge che ricorda le vittime del massacro delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata e che prevede la consegna di una targa ai familiari delle vittime riconosciute delle “foibe”. Nonostante si sia fatta ulteriore chiarezza nel corso degli ultimi anni, ancora oggi, la conoscenza degli eventi storici di quel periodo rimane confusa e distorta, in quanto oggetto di polemiche politiche, che sminuiscono o ingigantiscono i fatti in base al credo politico. Certo è che quanto successo in Dalmazia e in Venezia Giulia è il naturale epilogo della storica lotta per il predominio sull’Adriatico orientale fra popolazioni slave ed Italiani. Vittime del massacro delle foibe furono non solo rappresentanti del regime fascista, oppositori politici, personaggi pubblici italiani, potenziali nemici dello Stato comunista jugoslavo di Tito, ma anche semplici cittadini innocenti, dipendenti pubblici, insegnanti, uomini di chiesa, ufficiali e funzionari sospettati di condurre tutto il capitolo della sconfitta subita nel conflitto mondiale. Soltanto con l’espulsione dei partigiani colpevoli di aver collaborato con i comunisti di Tito, divenne possibile ispezionare le foibe, dove furono rinvenuti i resti di centinaia di persone. Quasi subito, il massacro divenne oggetto di controversie politiche. I fascisti posero fin da subito l’accento sulla barbarie comunista, evidenziando in particolare la complicità nell’eccidio dei partigiani italiani. I comunisti, invece, tendono, in parte ancora oggi, ad un atteggiamento “giustificazionista”, presentando il massacro come una reazione naturale alla brutalità del regime fascista. In particolare, il referente del “Comitato 10 Febbraio”, in seguito ad interessanti e costruttive domande degli allievi, ha posto l’accento proprio sulle polemiche politiche che ancora oggi strumentalizzano il massacro delle Foibe ed impediscono di ricordare col dovuto rispetto le vittime di quella tragica strage. La manifestazione è poi terminata con l’invito ad eventuali incontri e future collaborazioni tra il comitato e gli studenti, che si sono dimostrati realmente interessati, cogliendo in pieno il significato della sacralità di ogni vita umana. Vincenzo Amato – V B LC 10_murales_gandhi_Layout 1 28/05/13 15:17 Pagina 5 5 Esperienze Le foibe: una storia quasi sconosciuta li alunni del Liceo Gandhi, in occasione della giornata del ricordo, celebrata il 10 Febbraio, hanno partecipato ad un convegno sulle Foibe organizzato dalla prof.ssa Luisa Marro, assessore alla Cultura del Comune di Casoria, e dal presidente Pasquale Lucchese, responsabile del Forum dei Giovani di Casoria. Relatore è stato il prof. Gianluca Esposito, che ha parlato agli studenti di questo capitolo drammatico della nostra storia che da alcuni anni si celebra e che pochi Italiani conoscono poiché considerato poco importante e irrilevante. Le foibe sono delle cavità naturali presenti nel Carso, dove trovarono la morte migliaia di cittadini italiani. Il motivo di tutte queste morti è molto complesso e parte da molto lontano. La fine della prima guerra mondiale mutò gli equilibri politici internazionali. Il Fascismo al potere in Italia significò, per tutte le minoranze presenti nel paese, l’inizio di una violenta discriminazione soprattutto verso la popolazione Slava che perse ogni diritto. Nell’Aprile del 1941 le truppe nazifasciste attaccarono la Jugoslavia e furono protagonisti di veri e propri massacri. Ma con la caduta del regime fascista nel 1943 la Jugoslavia riconquistò le proprie terre. Il rancore maturato negli anni dell’occupazione italiana alimentò una reazione violenta da parte dei partigiani slavi e circa 6000 Italiani furono “infoibati”. Le vittime non furono solo fascisti ma anche antifascisti di ogni sesso ed età, che trovarono la morte in modo atroce. Molti venivano uccisi e poi gettati nelle foibe, altri ancora vivi e lì venivano dimenticati e agonizzavano tra i morti. Tra le tante storie agghiaccianti va ricordata quella della giovane studentessa istriana Norma Cossetto di soli 24 anni, che dopo essere stata umiliata e violentata più volte fu gettata come un animale nelle fosse. Solo il 12 Giugno del 1945 ebbe fine l’incubo delle persecuzioni, veniva chiusa così un’altra pagina buia della Storia Europea, che per lunghi decenni è stata avvolta nel mistero e nel silenzio. Gli orrendi crimini commessi dall’uomo fanno riflettere sul pensiero di Machiavelli che affermava: “L’uomo è quello che è sempre stato e sempre sarà cioè egoista,vile e più portato a fare il male che il bene”. Tuttavia non bisogna mai perdere la speranza di consegnare alle future generazioni un mondo migliore. Valentina Imbimbo V C LSS G Uno stage interessante e formativo n data 20 marzo 2013 la classe IV B del Liceo delle Scienze Sociali ha partecipato all’attività di stage presso la scuola elementare statale Nicola Romeo di Casavatore. Ciò a cui abbiamo assistito ci ha reso attivamente partecipi dello svolgimento di una lezione di Italiano sulla comprensione di un testo argomentativo di una classe quinta. Inizialmente era abbastanza evidente la difficoltà incontrata dai giovani studenti: la loro lettura, infatti, si manifestava corretta, ma meccanica. L’insegnante, accortasi di ciò, ha cercato di attuare una strategia che li rendesse consapevoli di quello che avevano letto, al fine ulteriore di stimolare in loro un giudizio critico di osservazione. Pertanto ha disegnato alla lavagna una tabella e ha chiesto agli alunni di schematizzare i dati, stimolando in loro la capacità di ragio- I nare e facendo in modo che il contenuto concreto degli elementi potesse calarsi in una logica formale. Al termine del lavoro, che è stato svolto autonomamente, l’insegnante ha inteso verificare se il suo metodo fosse stato assimilato dalla maggior parte della classe. Tenendo presente il livello di apprendimento eterogeneo della classe e considerando i risultati ottenuti, il docente ha appurato che l’obiettivo è stato in ogni caso raggiunto. L’esperienza, per noi alunni, si è rivelata un importante momento di concretizzazione per il nostro percorso di studi in quanto siamo riusciti ad osservare sul campo ciò che quotidianamente apprendiamo dai libri di testo. Chiediamo, pertanto, che, nel prossimo anno scolastico, ci vengano concesse più ore da dedicare a questo tipo di attività didattica, altamente formativa per noi. IV B LSS 10_murales_gandhi_Layout 1 28/05/13 15:17 Pagina 6 6 Spettacolo 80 all’ora con gli SPATIAL VOX patial Vox ‘80 è il nome di un duo musicale synth pop italiano composto dai fratelli Mauro (studente del quarto anno del nostro Liceo delle Scienze Sociali) e Antonio Abbate, i quali cantano esclusivamente canzoni inglesi disco dance anni ‘80, in particolare quelle dell’ex gruppo musicale tedesco Modern Talking, di cui sono grandi ammiratori. Entrambi sono considerati, grazie al loro talento, i veri eredi di questo duo originale che fu uno dei primi a cantare l’amore con l’uso della musica elettronica. Alcuni tra i loro brani più celebri sono You’re My Heart, You’re My Soul, Cheri Cheri Lady, Atlantis is Calling, Brother Louie, tutti raccolti nei primi tre album della loro produzione. A queste seguono altre hit come Geronimo’s Cadillac, Jet Airliner e In 100 Years. Testi e suoni delle canzoni vengono scritti da Dieter Bohlen, che affida una ritmica assai studiata alla maggior parte dei suoi brani, mentre la voce è di Thomas Anders. Le caratteristiche fondamentali del gruppo sono i falsetti corali. Il loro successo si configura soprattutto in Germania, in Russia e in molti Paesi dell’Est europeo, ma anche in Francia, Spagna e Giappone. In Inghilterra entrano in classifica solo una volta con il singolo Brother Louie. In Italia il loro successo è legato soprattutto ai singoli You’re My Heart, You’re My Soul, Cheri Cheri Lady e Atlantis is Calling, ma anche i dischi che seguono hanno comunque riscosso un discreto successo di vendite. Terminato questo breve triennio di successi internazionali, il duo si scioglie. Dopo dieci anni dedicati ai rispettivi progetti solisti e a molte produzioni discografiche per altri artisti, Bohlen e Anders ritornano a formare i Modern Talking, pubblicando nel 1998 l’album Back for Good, massimo successo nella storia del gruppo. L’album contiene i più grandi successi del duo riletti in chiave moderna più quattro inediti. Fino al 2003 producono un disco all’anno, quando annunciano il nuovo e definitivo scioglimento del gruppo. Gli Spatial Vox ‘80 attualmente stanno riproponendo le cover dei brani dei Modern Talking e non solo, riscontrando davvero grande successo. I due fratelli non intendono affatto imitare il vero duo musicale poiché credono fermamente che questi due grandi artisti storici della disco dance siano inimitabili e insostituibili, ma vogliono semplicemente cercare di emu- S larli seguendo le loro orme con grande amore e passione. Gli Spatial Vox ‘80, tra l’altro affascinati anche dal mondo del teatro e del cinema, credono decisamente che la musica anni ‘80 dal ritmo elettronico, ballabile e frizzante sia la migliore di tutti i tempi in assoluto. Sono molto giovani, ma hanno deciso di scegliere artisticamente questa musica, che li fa particolarmente emozionare rispetto ad altri generi musicali, anche grazie al loro padre, definito “l’angelo ispiratore”, il quale gli ha insegnato ad ascoltare e a seguire queste particolari canzoni con molto interesse tanto da far scoprire in loro un talento nel canto. Gli Spatial Vox ‘80 sono stati anche protagonisti di un servizio in onda su Rai News, in cui è presente un frammento della loro esibizione in gara alla finale del Musicasoria Festival 2012, dove hanno vinto un premio messo a disposizione da uno sponsor. Il Festival, te- nutosi all’esterno del PalaCasoria, è stato condotto da Gaetano Gaudiero con la collaborazione di Rosa Baiano sotto la direzione artistica del Maestro Vincenzo Sorrentino e con la partecipazione di due ospiti internazionali: Peppino Di Capri e Kelly Joyce. Alla manifestazione sono stati presenti anche autorità locali tra cui il sindaco di Casoria Vincenzo Carfora e l’assessore alla cultura e allo spettacolo Luisa Marro, in giuria produttori discografici e cinematografici. In questo importante festival, che ogni anno si rinnova restituendo prestigio e dignità alla città di Casoria, i nostri bravi artisti si sono esibiti, come sempre, dal vivo con un’orchestra formata da 22 elementi meravigliando gli spettatori con le loro splendide voci e ricevendo tanti apprezzamenti positivi dal pubblico non solo nazionale, ma anche internazionale. Inoltre gli Spatial Vox ‘80 vantano molte partecipazioni in tante altre manifestazioni di carattere nazionale e in varie emittenti televisive regionali e internazionali. Sulla loro pagina ufficiale Facebook e su You Tube si può trovare tutto il loro repertorio musicale composto non solo da cover ma anche da brani inediti in lingua italiana. L’umiltà, la bravura e il talento sta regalando agli Spatial Vox ‘80 molte e belle soddisfazioni che danno loro la carica e la grinta necessarie per poter percorrere con tanta vera passione la strada del canto e dello spettacolo energicamente, sperando che siano sempre più di gradimento al grande pubblico con l’augurio di una proficua e duratura carriera. 10_murales_gandhi_Layout 1 28/05/13 15:17 Pagina 7 7 Mostra Michelangelo abita a Casavatore n’opera di Michelangelo esposta a Casavatore, nella palestra di una scuola e non in un museo. Un luogo decisamente inedito per la LEDA del grande artista fiorentino che dal 24 aprile al 2 giugno sarà visibile nell’Istituto Comprensivo A. De Curtis. L’evento è stato organizzato per sensibilizzare, grazie alla bellezza dell’opera, questa parte d’Italia ed avvicinarla alla cultura della legalità. L’iniziativa, promossa dal Comune di Casavatore con la collaborazione dell’associazione culturale MetaMorfosi e sostenuta da Libera, dal ministro Annamaria Cancellieri e realizzata con l’appoggio della Federazione delle Associazioni Antiracket e Antiusura, ha lo scopo di portare le mostre d’arte in territori difficili. “È un evento straordinario - spiegano i promotori - perché, per la prima volta, un disegno originale di uno dei maggiori artisti del Rinascimento, opera di inestimabile valore artistico e storico, è esposto in un luogo non museale e in un piccolo comune”. Su invito del sindaco ho partecipato alla serata inaugurale. Attraverso un corridoio pieno di graffiti, che rappresentano un accostamento tra grafica rinascimentale e contemporanea, si giunge a questo capolavoro che rappresenta il bozzetto di un dipinto perduto, realizzato dal Buonarroti intorno al 1530. Della tela restano oggi alcune copie e varianti e, appunto, il disegno preparatorio della testa in mostra a Casavatore. La guida che ci ha accompagnato in questo percorso ha sintetizzato la storia di ciò che stavamo ammirando. Il quadro fu commissionato a Michelangelo da Alfonso I d’Este mentre era in visita alla cappella Sistina a Roma, dove l’artista stava ultimando la volta. Trascorsero molti anni prima che Michelangelo mantenesse fede alla promessa. Quando il quadro fu pronto, un inviato del duca Alfonso mentre lo ritirava, al cospetto dell’autore, lo definì poca cosa. Michelangelo indispettito si rifiutò di consegnarlo e lo cedette ad Antonio Mini. Successivamente il quadro forse venne fatto bruciare da un ministro di Luigi XII oppure si pensa fu occultato. Esiste un disegno preparatorio della testa di Leda a Casa Buonarroti ritenuto autografo. Si tratta di un doppio studio dal vero, della testa e del particolare degli occhi dal tratto sicuro e vibrante che l’artista fece, come di consueto, a partire da un ragazzo, probabilmente proprio l’allievo e assistente Antonio Mini. Abbiamo ascoltato il sindaco, Salvatore Sannino, che ha fatto un discorso introduttivo su quest’evento. Bisogna ammettere che è stata un’ottima idea U per sensibilizzare i cittadini e avvicinarli alla cultura, ma va anche detto che bisogna renderla accessibile a tutti con biglietti a prezzi ridotti. Al termine della manifestazione abbiamo gustato il buffet preparato dagli allievi ragazzi dell’ I.T.C ‘A.Torrente’ di Casoria: una delizia per gli occhi e per il palato. Per concludere credo che vedere da vicino un capolavoro di Michelangelo sarà un’occasione emozionante di riflessione, di studio, di impegno, ma anche un modo per sentirsi protagonisti in un territorio per una volta non marginale rispetto alle logiche dei grandi flussi turistici, dei grandi eventi, degli appuntamenti culturali di altissimo livello. Marika Del Mondo – III B LC Dopo la Battaglia Al Pan le opere dell’artista Pina Della Rossa Nelle sale del primo piano di Palazzo Roccella, a Napoli, Pina Della Rossa ha esposto i suoi nuovi lavori fotografici. L’artista, che vanta una ricerca iniziata negli anni ottanta, quando Mimmo Jodice la presentò alla mostra “mese della fotografia” al SICOF di Milano, si propone di riportare il colore nella fotografia. Ancora una volta, lo spettatore si trova a riflettere se Pina Della Rossa è una fotografa che dipinge o una pittrice che fotografa. Per l’occasione Marco Di Mauro ha scritto: “L’artista napoletana si orienta verso la dimensione della pittura senza quelle distorsioni o artifici elaborativi che insidiano l’oggettività dell’immagine, ma attraverso la rugosità delle superfici cosparse di filamenti vegetali appena rilevati, che visivamente richiamano le spatolate di colore. L’artista, in sostanza, conferisce alla fotografia un effetto rilievo di matrice pittorica, che rende visibile e concreto il suo percorso di formazione: da una creazione mentale, intrisa di valori emotivi, alla sua traduzione fotografica, ove le componenti emotive sono sublimate da un marcato pittoricismo che aiuta la fantasia a svincolarsi dalla fisicità del realismo fotografico. L’immagine, dunque, si emancipa dalla scientificità dell’applicazione fotografica per accogliere stimoli di natura extra-sensoriale”. Mario Franco scrive “le fotografie di Pina Della Rossa: immagini di dettagli, appunto, immagini pittoriche, metaforiche, sintetiche, scattate in solitudine, guardandosi intorno con occhio ispirato e partecipe. Rami fitti e scarni, dove raramente spunta un fiore, fantasmi giornalieri del panorama periferico: una realtà che si rivela un incubo, un paesaggio lucido e angoscioso. Pittura e fotografia: dialogo intenso tra due mezzi di rappresentazione, mettendo così in relazione linguaggi diversi all’interno della stessa immagine”. Assunta Pagliuca aggiunge “muro e radici, due elementi narrativi in cui l’artista libera la propria soggettività, con accenti emozionali in una prospettiva intima. Un muro che frena una libertà che ha voglia di contaminarsi nella tempesta della vita, all’interno di un dinamismo instabile in cui tutto nasce e ritorna. Muro arcano e grigio, alimentato di radici viventi che vi penetrano quasi a rigenerarne lo stato. Un groviglio traccia un sentiero contorto ed intricato che si snoda in combinazioni cromatiche, da buie ed informi a luminose e definite. Luci e colori esprimono i luoghi di una mente che si smarrisce nella trama di uno spazio e di un tempo interrotti dalla contingenza. L’abile tecnica fotografica costruisce suggestive evocazioni stilistiche, rischiarate da una luce che crea una profondità essenziale”. 10_murales_gandhi_Layout 1 28/05/13 15:17 Pagina 8 8 Turismo Praga: città mag ercoledì 17 aprile: 69 alunni e 4 professori si incontrano alle porte del Liceo Gandhi con le valigie pronte, destinazione Praga. Tra emozione e ultimi saluti il viaggio d’istruzione di VB, VD, VC, VE e VD ha inizio con la partenza verso Roma. Il gruppo è da subito unito e divertente e si crea un gioioso clima di amicizia. Arrivati all’aeroporto di Fiumicino la tensione sale e raggiunge il culmine quando si accendono i motori dell’aereo accompagnati dalle urla di paura e di gioia di chi non ha mai volato prima. Le ore trascorrono veloci ed eccoci sbarcati a Praga dove, dopo l’ultimo spostamento in pullman, finalmente arriviamo all’Hotel Mucha. La sistemazione è confortevole e appena dopo aver preso possesso delle camere si è già fatta ora di cena. Cominciano le prime sorprese, i Praghesi non sanno nemmeno cosa siano pasta e pane e così ci ritroviamo tutti a mangiare zuppe di verdure che per la maggior parte ritornano in cucina così come ne erano uscite. Anche sui camerieri ci sarebbe qualcosa da dire: sarà una questione di cultura, ma tutti appaiono nervosi e scostanti. Tuttavia non riescono a rovinare il festoso clima dell’allegra compagnia. Finita la cena, sotto la guida del nostro esperto e molto preparato accompagnatore Renato Paioli, ci dirigiamo tutti insieme verso il cuore pulsante di Praga. Non molto lontano dall’albergo si trova infatti la bellissima Piazza dell’Orologio dove tutti possiamo immergerci nel clima magico che avvolge questa città. I ragazzi vanno subito in cerca di negozietti M tipici e prodotti locali e in poco tempo si sentono già padroni del luogo. La passeggiata procede anche davanti alla nota Torre delle Polveri, altro simbolo della storia praghese. La stanchezza del viaggio comincia, però, a farsi sentire e in vista del fitto programma dei giorni successivi decidiamo di ritornare in albergo. Il giorno seguente è sicuramente il più ricco per quantità di luoghi visitati. Dopo una veloce colazione all’americana facciamo la conoscenza della nostra guida locale che ci porta prima alla scoperta della Praga “Vecchia”, che di giorno è ancor più gremita di turisti in attesa dello spettacolo fornito dall’orologio astronomico a mezzogiorno. Ci spostiamo poi nella “Città Nuova” ed in particolare nella monumentale Piazza San Venceslao, così grande da assomigliare ad un immenso viale. In questa zona si respira un’aria diversa che avvicina Praga alle grandi metropoli moderne alle quali siamo abituati. Per il pranzo la maggior parte dei ragazzi decide di dirigersi verso un ristorante tipico dove tutti rivalutano e finalmente apprezzano la cucina locale. La giornata è, però, ancora lunga e dopo un’altra bella passeggiata arriviamo su quello che probabilmente è il vero simbolo della città: il ponte Carlo. Anche qui le innumerevoli statue barocche, i numerosi artisti di strada e la Moldava che scorre tranquilla sotto i nostri piedi trasmettono un’atmosfera incantata e pittoresca. Le sorprese, però, non sono ancora finite. Scendendo delle scale ai lati del ponte giungiamo, infatti, sull’isola di Kampa. Questo luogo ha un qualcosa di fantastico, come testimonia la presenza in una stradina secondaria del “John Lennon Wall”, un murales risalente all’assassinio del noto cantante, dove ognuno può lasciare una traccia del proprio passaggio. Il sole sta cominciando a tramontare e così attraversiamo di nuovo a piedi la città per ritornare in albergo dove, dopo cena, la stanchezza prende il sopravvento chiudendo così un’altra bellissima giornata. Il Venerdì mattina comincia con la visita al celebre Castello di Hradcany. Per la prima volta prendiamo contatto con il sistema di trasporti pubblici locali, assolutamente efficientissimi, che ci spiega il motivo della presenza di così poche macchine. Arriviamo, quindi, in una sorta di città nella città all’interno delle cui mura si trovano, tra le altre, la maestosa cattedrale di San Vito, ricca di affreschi e statue e la più sobria Basilica romanica di San Giorgio. Trovano spazio inoltre innumerevoli musei, di taglio per lo più medievale e una delle maggiori attrazioni turistiche: la casa dell’amato scrittore locale Franz Kafka. Dopo un pranzo veloce ci spostiamo, non di molto, per raggiungere il suggestivo quartiere Ebraico. Accompagnati da una nuova guida entriamo nella sinagoga dove prende il sopravvento un velo di tristezza nel leggere i nomi delle decine di migliaia di ebrei praghesi, uccisi durante la seconda guerra mondiale, scritti sui muri dell’edificio. Tutti ascoltiamo le informazioni della guida con un rispetto profondo e nel più assoluto silenzio. Il piano superiore è ancora più toccante in quanto vi sono raccolti i disegni fatti dai bambini durante la deportazione. Ancora un po’ scossi ci dirigiamo all’esterno dove possiamo camminare tra le infinite lapidi del cimitero ebraico e fermarci ad osservare la tomba del noto rabbino Leone. 10_murales_gandhi_Layout 1 28/05/13 15:17 Pagina 9 9 Turismo agica e stregata A questo punto non ci resta altro che tornare in albergo per prepararci per la serata di svago più attesa dagli studenti: quella in discoteca. Dopo cena, dunque, saliamo di nuovo sul pullman e arriviamo in una nota discoteca locale. All’interno troviamo per lo più studenti in gita come noi, molti dei quali italiani. La serata procede nei migliori dei modi: l’atmosfera è allegra, la musica è piacevole e tutti ballano e si divertono; non poteva andare meglio!! A fine serata ritorniamo in albergo: esausti, ma davvero felici e soddisfatti. Il sabato è l’ultimo giorno in cui possiamo davvero goderci la città e così i professori decidono di darci la mattinata libera, sempre sotto la loro vigile sorveglianza, per girare nel centro commerciale locale e fare compere. Dopo aver svaligiato, dunque, i negozi di souvenir nel primo pomeriggio ritorniamo sulle sponde della Moldava per l’ultima attrazione: la traversata del fiume sul battello. L’imbarcazione procede lenta sulle acque calme e le parole della guida sono un piacevole sottofondo a questo bel momento di relax. Ritornati sulla terraferma quasi tutti vanno a fare un ultimo giro per la città. Solo un piccolo gruppo decide di andare a visitare il Santuario di Gesù Bambino di Praga. Questa visita ci permette non solo di vedere una chiesa bella e sfarzosa, ma anche di visitare una zona della città ancora sconosciuta. A questo punto tutti ritorniamo in albergo e dopo aver avuto l’ultimo contatto con la cucina locale usciamo per trascorrere l’ultima sera in un locale nei pressi dell’hotel. Ancora una serata piacevole in cui molti cominciano già a raccontare le avventure passate durante questo stupendo viaggio. Domenica mattina lasciamo in fretta l’albergo e ci dirigiamo subito verso il pullman che già si aspetta. Neanche il tempo di dare un ultimo sguardo a questa città che abbiamo ormai imparato ad amare che eccola già sparire alle nostre spalle. Arriviamo all’aeroporto dove, sbrigate le formalità di im- barco, partiamo con un evidente calo di tensione rispetto all’andata. Anche questo viaggio procede tranquillo, ma la sorpresa ci aspetta a Roma: il pullman ha un guasto. Nonostante questo non ci perdiamo d’animo e cominciamo a girare un po’ per l’aeroporto anche se eravamo quasi tutti distrutti. Fatti due passi incontriamo, però, una star del calcio internazionale: Fabio Capello. A questo punto possiamo dire che questo guasto al pullman ci voleva proprio. Risolto il problema ci rimettiamo in marcia verso Casoria. Alle nove di sera, all’incirca, arriviamo a casa dove tra abbracci e saluti finali nasce già un po’ di nostalgia. Si conclude così il nostro viaggio di istruzione che ci ha regalato tanto divertimento, nuove amicizie, qualche disavventura e tante tante risate. Volevo terminare dicendo semplicemente “GRAZIE” a tutti coloro che vi hanno partecipato rendendo questa avventura unica e indimenticabile. Alessandro Grillo – V B LC 10_murales_gandhi_Layout 1 28/05/13 15:17 Pagina 10 10 Solidarietà La partita del cuore abato 11 Maggio allo stadio Amerigo Liguori di Torre del Greco si è disputata La partita del cuore tra la Nazionale Attori e gli imprenditori torresi. La manifestazione, organizzata da Ciro Torlo, Mister Italia 2011, e dal giornalista Antonio D’Addio, aveva uno scopo benefico, infatti tutto l’incasso dei biglietti (due euro ciascuno) è stato devoluto all’Unitalsi (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali). All’evento erano presenti le telecamere di tantissimi programmi tra cui Pomeriggio 5 e La vita in diretta, molte le special guest come Marika Fruscio, Gennaro Iezzo, ex portiere del Napoli, nelle vesti di centrocampista per l’occasione, Davide Marotta, il famoso alieno “Ciribiribì” della pubblicità della Kodak del 1992, l’attrice Emanuela Tittocchia, i gieffini Emanuele e Ferdinando, Lucia Rossitto, corteggiatrice di Uomini e Donne, e i neomelodici Tony Colombo e Rosario Miraggio. Il fischio d’inizio è stato dato alle 15:30 circa e la partita non è stata scarsa di emozioni, molte sono state le occasioni da goal mancate da Giuseppe Zeno, meglio conosciuto come “O’ Malese”, protagonista della serie S televisiva Il clan dei camorristi, per questo motivo il pubblico ha scherzosamente capito che alcuni personaggi televisivi dovrebbero fare gli attori e calcare solo le scene cinematografiche. Sono inoltre intervenuti alla manifestazione, presentata da Il Conte Max, vari personaggi provenienti da Mammoni, alcuni protagonisti delle precedenti edizioni de Il Grande Fratello, Io Canto e Amici, Francesco “Ciccio” Pesce (uno dei protagonisti di Gomorra), Ciro Petrone “Pisellino” e Gianluca Di Gennaro, il Beppe D’Angelo della serie “Il clan dei camorristi”, protagonista anche del film “Certi bambini”. Ed ancora, Maurizio Aiello, Raffaello Balzo, Luca Capuano, Andrea Montovoli, Raimondo Todaro e Luca Riemma. I protagonisti del La musica degli anni ‘60 ai giorni nostri ’Italia del BOOM”: così viene definito il nostro Paese negli anni ’60, caratterizzato da profonde trasformazioni in campo non solo politico ed economico, ma anche in quello musicale. Noi ricordiamo quegli anni anche grazie alle canzoni di quel periodo che ancora oggi sono ascoltate come Sapore di sale di Gino Paoli o Cuore Matto di Little Tony. Nella seconda metà degli anni ’60 emerge il grande cantautore Fabrizio De Andrè con Bocca di rosa, La guerra di Piero, La ballata dell’amore cieco e tante altre. Intanto in Gran Bretagna, quando ormai Elvis Presley apparteneva solo alla memoria della vecchia generazione, si sviluppa il rock and roll, il blues e il country. Emergono diversi gruppi musicali tra cui i Rolling Stones, che diedero una grande svolta alla musica con i primi dischi ponendo in risalto le chitarre e la batteria, e i Beatles, la band più ammirata e celebre della storia della musica contemporanea, i quali con i loro brani più celebri, tra cui Help! e She loves you, spopolarono anche negli Stati Uniti. All’inizio degli L anni “70 in Italia, mentre il Festival di Sanremo entra in una lunga crisi destinata a durare fino all’inizio del decennio successivo, esplode il grande successo di Lucio Battisti (contemporaneo di Bob Dylan) che si sforzò di far valere la tristezza, la solitudine e il vuoto esistenziale che caratterizzava la vita di tanti giovani come si nota dai suoi capolavori Dieci ragazze, 29 settembre, Il mio canto libero, Pensieri e parole… Conquistano una discreta popolarità anche Angelo Branduardi con Alla fiera dell’est e Claudio Baglioni con E tu e Questo piccolo grande amore. Verso la fine degli anni ’70 esplodono le figure di Patty Pravo, Marcella Bella e Vasco Rossi. Contemporaneamente all’estero spuntano cantanti come Jim Morrison, AC/DC, Deep Purple e i Queen con We are the champions. Negli anni ’80 in Italia, mentre avveniva una ripresa del Festival di Sanremo e nascevano i primi videoclip, ac- match hanno comunque interagito con il pubblico, prima della partita e durante il break sono andati sotto gli spalti a salutare e hanno lanciato le magliette provocando l’isteria delle fan. La partita è finita 3 a 2 per la squadra degli Imprenditori. Dopo la partita sono state aperte le porte del campo, che è stato letteralmente invaso dalle 8.000 persone accorse allo stadio per l’evento, in cerca di foto e di autografi con i loro idoli. Purtroppo i più famosi e i più ricercati sono scappati, quasi impauriti dall’entusiasmo dei fan, che hanno addirittura preso d’assalto le automobili, pur di fotografare i propri beniamini. Comunque aldilà del risultato, in questa partita ha trionfato la solidarietà, la voglia di dare il proprio contributo a chi è in difficoltà, la voglia di distinguersi in senso buono: ha trionfato la voglia di essere migliori! E’ stato un piccolo gesto per un grande dono! Vincenzo Orsanto – III B LC cresceva sempre più la figura di Vasco Rossi che nel 1983 compose Vita spericolata e Mia Martini con Almeno tu nell’universo. Nel frattempo in Gran Bretagna i Pink Floyd, simultaneamente ai Guns n Roses, composero The wall. Verso la fine degli anni ’80, inizia ad avere successo Michael Jackson con Thriller e Billie Jean. Gli anni 2000 sono caratterizzati da molti cantati tra cui la bravissima Alicia Keys con Fallin, If I ain’t got you e No one. Altri cantanti che hanno debuttato con grande successo sono Amy Mcdonald con This is the life, il cantante canadese Micheal Bublè che ha colpito con il suo charme nei brani di successo Moondance, Spiderman e Feeling good, Beyoncè, Emminem, Adele, Bruno Mars, Celine Dion, Flo Rida, Kylie Minogue, Lady Gaga, Leona Lewis, Madonna, Rihanna, Sean Paul, Shakira e tanti altri cantanti di hip hop, metal, house e rap, generi musicali che si diffondono sempre di più proprio nel 2000. Insomma c’è una vasta gamma di artisti e canzoni e il bello della musica è che siamo liberi di scegliere il genere musicale e lo stile che più ci rappresentano, dopo tutto, così come afferma il saggista e critico musicale Alessandro Baricco, “la musica è l’armonia dell’anima”. Alessia e Martina Pezzella – III B LC 10_murales_gandhi_Layout 1 28/05/13 15:17 Pagina 11 11 Cultura Uomini e Dei Il mondo virgiliano controllato dalle “alte sfere” l rapporto tra uomini e dei è alla base della storia dell’Eneide. Gli dei, entità sovrannaturali e immortali, decidono le sorti degli uomini, i quali, pur mantenendo la propria identità, possono ben poco nei confronti dei “fata”. I “fata”, etimologicamente “ciò che è detto dagli dei” , attendono gli uomini, ma non sono decisi da tutti gli dei unanimemente. Nella lettura del primo libro troviamo vari esempi del loro comportamento antropomorfo, come l’ira di Giunone, della quale si legge nei primi versi del poema (“di cosa dolendosi, la regina degli dei costrinse un uomo insigne per pietà a trascorrere tante sventure”-“non le erano ancora cadute nell’animo le cause dell’ira”), oppure il modo in cui si infuria Nettuno perché Eolo ha sconfinato nel suo territorio nei versi 132-138 (“Osate sconvolgere, o venti, senza mio cenno, il cielo e la terra, e sollevare alti marosi?”), o ancora il pianto di Venere e il modo di sorridere di Giove per rincuorarla. Allo stesso modo degli uomini, gli dei hanno idee diverse e discordi tra loro; ognuno vorrebbe la supremazia dei propri protetti e la rovina di coloro che odiano. E’ il fato che allora determina l’intera storia, oppure questo è deciso dai capricci degli dei? La risposta si chiarisce al verso 257, quando Giove rincuora Venere con una lunga prolessi che mostra il destino di Enea, preannunciando già la grandezza di Roma. E’ Giove quindi colui che ha chiaro l’intero progetto, è lui che governa l’andamento dell’intera vicenda, pur intervenendo poco di persona.”Quippe vetor fatis”, dice Giunone al v. 39, “Certo me lo vietano i fati”, dichiarando quindi che anche lei, che è la moglie di Zeus, è sottoposta all’azione del suo fato. E’ infatti lo stesso coniuge a dire che Giunone “muterà i suoi propositi” (v. 281) dimostrando di nuovo che il volere del padre degli dei è superiore a quello di tutti gli altri. Gli uomini, che subiscono l’azione degli dei, e non possono cambiare il piano del loro re, sono trattati al pari di burattini. Ma gli uomini hanno consapevolezza delle loro azioni e di ciò che gli accade intorno, in particolare il “pius” Enea, fedele al volere divino. Infatti lo vediamo rimproverare Venere, sua madre, che travestendosi da donna mortale, lo inganna per aiutarlo, quando Enea vorrebbe solo “congiungere la mano alla mano e udire e rispondere vere parole “(vv 407-409). Il rapporto tra uomini e dei è di tipo pi- I ramidale: al vertice c’è Giove, che conosce tutto e decide anche il corso della storia, a un piano inferiore gli dei, i quali esercitano i propri poteri per interessi simili a quelli umani, pur non potendo deviare dal volere del padre, ed infine gli uomini, i quali sono “molto per forza di dei travagliati in terra e in mare”. Crescenzo Cipolletta IV D LS Glia amori più assurdi sono i migliori llunni del Liceo Gandhi lo scorso 17 aprile si sono recati presso i teatro Le Maschere di Arzano per assistere alla proiezione del film Venuto al mondo tratto dall’omonimo romanzo di Margaret Mazzantini con la regia e la sceneggiatura di Sergio Castellito. I ruoli dei protagonisti sono stati interpretati da Pènelope Cruz (Emma) e Emile Hirsch (Diego). Una storia di passione, amore, crudeltà e pulsioni irrazionali, che vede il grande desiderio di maternità della protagonista Emma, una giovane donna che vive una storia d’amore sullo sfondo della Sarajevo del Dopoguerra del 1992. Dopo molti anni la donna ritorna a Sarajevo con il figlio Pietro grazie all’invito di Gojko, poeta bosniaco, in occasione di una mostra delle vittime dell’assedio che include anche le foto del padre del ragazzo. Gemma è in Bosnia non solo per la mostra ma anche per il ricordo di un amore bruscamente interrotto. La trama si svolge in tre periodi storici particolari tra flashback e ricordi, gli anni ‘80 delle Olimpiadi Invernali di Sarajevo, gli anni ‘90 della guerra a Sarajevo e la vita di tutti i giorni trascorsa a Roma dalla protagonista. La donna lì aveva conosciuto Diego G e se n’era innamorata follemente, da lui non poteva avere figli a causa della sua sterilità, ma il suo desiderio di maternità la spinge ad accettare che il marito avesse rapporti con un’altra donna di nome Aska, disposta a cedere il piccolo in cambio di soldi. Il bimbo, Pietro, però, non è il frutto dell’accordo preso, ma di una violenza subita da Aska. Questo l’amaro racconto che la giovane rivela a Gemma, che intacca l’equilibro che la donna ha ritrovato a Roma con Giuliano, suo futuro marito. Film molto complesso a causa dei continui intrecci, ma molto toccante per i temi trattati: la scoperta di un mondo ingiusto, l’amore travolgente tra due giovani, il dramma della sterilità, l’odio della guerra che distrugge ogni cosa, la violenza subita dalle donne musulmane dalle forze serbe. Il passato doloroso è ancora vivo, la città riporta anche le ferite della guerra che si ripercuotono su tutti che non possono e non vogliono dimenticare sogni e paure. Un film da vedere, che rivela tutte le azioni terribili scaturite dalla guerra molto recente che segna tutti profondamente. Solo l’integrazione e la cooperazione dei popoli può abbattere le barbarie della guerra e porre le condizioni per una reale prosperità di tutti . Valentina Imbimbo V C LSS 10_murales_gandhi_Layout 1 28/05/13 15:17 Pagina 12 12 Esperienze Gli orologi e il tempo gran richiesta la redazione del programma “Le Storie – Diario Italiano”, il programma culturale di Rai Tre in onda dal lunedì al venerdì, alle ore 12.45, condotto da Corrado Augias ha invitato di nuovo lo stesso gruppo di alunni del nostro Liceo che già era stato ospite precedentemente. Questa volta abbiamo incontrato il giornalista Federico Rampini, che ha illustrato e parlato del suo ultimo libro dal titolo “Voi avete gli orologi, noi abbiamo il tempo”, Mondadori Editore. Interessante e significativa la descrizione e la prefazione del testo. “Se torno per qualche giorno in Italia, mi sento subito ingombrante. A 56 anni ho l’età sbagliata? A Governi, imprese, esperti descrivono i miei coetanei come un “costo”. Guadagniamo troppo, godiamo di tutele anacronistiche, e quando andremo in pensione faremo sballare gli equilibri della previdenza. Per i trentenni e i ventenni, invece, siamo “il tappo”. Ci aggrappiamo ai nostri posti, non li facciamo entrare. Non importa se ci sentiamo ancora in forma, siamo già “gerontocrazia”. Nessuno trova una soluzione a questa crisi, ma molti sembrano d’accordo nell’individuarne la causa: il problema siamo noi, i baby boomer. Siamo nati nell’ultima Età dell’Oro, quel periodo (1945-1965) che coincise con un boom economico in tutto l’Occidente ed ebbe un effetto collaterale forse perfino più importante: l’esplosione delle nascite. Come se non bastasse, poi, lo straordinario allungamento della speranza di vita ci ha resi una delle generazioni più longeve. E di questa nostra inusitata sopravvivenza si parla quasi come di una sciagura annunciata, un disastro al rallentatore. Ma un evento individualmente così positivo vivere di più - può trasformarsi in una calamità? No, noi baby boomer siamo un’enorme risorsa anche adesso che diventiamo “pantere grigie”. La sfida, di cui s’intravedono i contorni in America, è quella di inventarci una nuova vita e un nuovo ruolo, per i prossimi venti o trent’anni”. E proprio di questo abbiamo parlato in trasmissione, in diretta come sempre, emozionati e gasati come la prima volta. Arrivati di buon’ora, abbiamo visi- tato gli studi di via Nomentana incrociando volti noti (Antonella Clerici, Anna Moroni, Pino Insegno, Arianna Ciampoli, Michele Mirabella, Oliviero Beha….), tecnici e maestranze, abbiamo visto da dove si trasmette L’Eredità, I Migliori Anni, Domenica in e tanti programmi culturali e di approfondimento. Poi abbiamo incontrato la redazione ed abbiamo iniziato a preparare la SIAMO TUTTI MADE IN SUD o scorso 16 aprile alcuni alunni del nostro liceo sono stati ospiti del celebre programma comico televisivo Made in Sud. Lo spettacolo ha avuto l’apice del suo successo quest’anno, perché è stato inserito nel palinsesto di Rai2 ed è stato trasmesso per tantissime settimane terminando con due puntate in prima serata. In verità Made in Sud è un programma che nasce al teatro Tam di Napoli, qualche anno fa, in cui si esibiscono solo comici napoletani! Condotto da Gigi e Ross e da Fatima Trotta, e in televisione con l’ausilio di Elisabetta Gregoraci, il popolare show ha lanciato dei veri e propri tormentoni come “Ahh cett cett!” di Mariano Bruno, “Annamarì pcché m’è lasciat?!” di Vivo D’Angelo (Pasquale Palma), per non parlare di “E comunqueeee sono il responsabiilee…” di Ivan e Cristiano, che mettono in contrapposizione le personalità di due individui completamente differenti, infatti uno interpreta la parte di un cafone, mentre l’altro di una persona di alto livello sociale. Senza parlare dei comici che ha lanciato, come i giovanissimi Malincomici, che interpretano la vita di Harry Potter come se vivesse a Napoli, ma anche Enzo e Sal con il loro sketch dell’incazzatore personale e il Michael Bublè di Napoli (Francesco Cicchella). Arrivati a teatro, si avvertiva nell’aria un’ansia e una tensione quasi unica nel suo genere, ovviamente tutti noi, insieme ad alunni di altri istituti, non stavamo più nella pelle per l’emozione, ed ogni secondo passava quasi come fosse un’ora, fino a quando i DUEXDUO (presentatori d’eccezione) non sono saliti sul palco accompagnati da uno scroscio di applausi. L Peppe Laurato e Massimo Borrelli, che sono i poliziotti e i protagonisti dello “Strip cabaret”, hanno aperto lo spettacolo mostrandoci il trailer di “Gomorroide”, il film-parodia de “I Ditelo Voi”. Si sono, poi, succeduti Gianni Marino nelle vesti di Highlander, “l’immortale che vuole morire”, Angelo Venezia e Mino Abbaccuccio, un ragazzo che racconta molto comicamente le sue tristi esperienze di vita con il suo pupazzo a forma di coniglio “Tittì”, storica la sua frase: “E’ ver Tittì? Salut Tittì!”. A fine spettacolo i Duexduo si sono esibiti in qualche loro sketch e hanno contribuito alle forti e grasse risate. Sembrava tutto finito, eravamo all’uscita del teatro in attesa del pullman che ci riportasse a casa, quando i comici si sono fermati a scattare foto e a firmare autografi, dimostrandosi grandi persone oltre che grandi comici. Sono riusciti quindi a distinguersi dagli altri comici, e non per la loro comicità, la loro bravura nel recitare e nel coinvolgere le persone, si sono distinti per la loro umiltà! Vincenzo Orsanto – III B LC 10_murales_gandhi_Layout 1 28/05/13 15:17 Pagina 13 <#> Esperienze puntata. Tante domande, tanti complimenti, molti spunti tratti dal libro di Rampini, genovese, editorialista e corrispondente di Repubblica dal 1997, consulente dell’Institut français des relations internationales, membro del comitato scientifico della rivista francese Critique internationale e del periodico italiano Limes. L’obiettivo del testo, il cui titolo riprende un antico proverbio afgano, è quello di far capire quanto sia necessario per il nostro Paese rivalutare il patrimonio d’esperienza degli over 50. I baby boomer sono i nati tra il 1945 e il 1965, cioè nei primi due decenni dopo la seconda guerra mondiale, e che furono figli appunto di un boom demografico collegato col boom economico. Molti hanno avuto la possibilità di andare in prepensionamento, altri ci sono stati costretti. Molti altri, invece, non possono andare in pensione, ma per la crisi che c’è non riescono a trovare una sistemazione. Secondo alcuni economisti è colpa della generazione dei baby boomer se i giovani non trovano lavoro, anche perché la vita media si è allungata, lo Stato deve versare le pensioni per anni ed anni e intanto non restano soldi per il Welfare. In altre parti del mondo, si ha un grandissimo rispetto per chi ha i capelli bianchi e dunque ha esperienza e saggezza da diffondere. Gli Americani, società giovanilistica per eccellenza, rispondono in maniera positiva a questa crisi demografica, considerando che gli anziani hanno grandissima esperienza da distribuire e forse possono addirittura “ridefinire anche le età successive”. Non hanno più la frenesia del tempo che passa e possono dunque imparare ad usarlo con saggezza e insegnarlo ai giovani. In America ci sono molte tutele, anche perché l’età pensionabile è elastica e quindi non c‘è “discriminazione generazionale” come in Italia. Gli anziani hanno energie ed esperienza da distribuire e bisogna sfruttarle. Inoltre, sono un mercato vastissimo: prodotti, trasmissioni, viaggi, libri, musica, medicine, creme, svaghi, complessi vitaminici, chirurgia estetica. Abbiamo affrontato anche i temi dell’educazione e della formazione permanente (le madri cinesi sono severissime verso i figli per quanto riguarda lo studio, per questo sono dette madri tigre. Le mamme americane invece sono ormai come le italiane: difendono i figli e anzi li viziano in tutti i modi. Temono il bullismo e dunque intervengono di continuo per denunciare qualunque sopruso vero o presunto subito dai figli. Intanto i cinesi stringono i denti e studiano), dei mestieri del futuro (maestro di ginnastica o di yoga, docente per i bambini poveri, giardiniere, idraulico, elettricista, animatore di crociere per anziani, badante), del progresso, si sono raccontate storie di Baby Boomer che contano ancora tanto (non è facile per i giovani farsi strada, bisognerebbe che intanto i grandi pensassero di essere utili ai giovani mettendosi al loro fianco per aiutarli e non sostituendoli negli incarichi di responsabilità) e si sono approfondite le nuove filosofie di vita (Yoga, salutismo, consumo verde), il problema degli esodati e della situazione italiana sempre più critica. Insomma, una vera lezione di vita! Giuliana Vinci – V B LC 10_murales_gandhi_Layout 1 28/05/13 15:17 Pagina 14 14 Esperienze Shakesperian songs: la rivoluzione delle lezioni pesso le lezioni a scuola risultano pesanti e noiose. Talvolta perché poco interessanti, altre volte perché troppo difficili e il tempo non passa mai. Fortunatamente, il Liceo Gandhi è aperto a lezioni all’avanguardia. Nella III D del Liceo Scientifico i ragazzi, durante le ore di lezione di inglese, hanno potuto vedere e studiare le opere di William Shakespeare sotto un punto di vista più mo- S derno e originale. Infatti, gli argomenti trattati dal poeta inglese sono universali, potrebbero essere proposti in qualsiasi epoca, in quanto riguardano problemi “umani” di sempre. Per questo motivo, ognuno di noi ha portato in classe delle canzoni riconducibili ad alcune scene delle opere studiate. Per Romeo e Giulietta, l’opera senza dubbio più conosciuta, che narra la storia di un amore contrastato, sono state scelte alcune canzoni, riconducibili a due scene in particolare. La canzone Stay di Rihanna sembra riflettere le parole di Romeo quando vede Giulietta per la prima volta e ammira la sua bellezza dicendo: O She doth teach the torches to burn bright![…] Did my heart love till now? Forswear it, signt! For I ne’er saw true beauty till this night.” La canzone, invece: “Not really sure how to feel about it Something in the way you move Makes me feel like I can’t live without you “It takes me all the way I want you to stay” Entrambi i testi esprimono sentimenti d’amore. Quando Romeo vede Giulietta morta, esclama: “For fear of that, I still will stay with thee, And never from this palace of dim night Depart again. Here, here, will I remain […] Eyes, look your last. Arms, take your last embrace! […]” Queste parole si rispecchiano nella prima parte della canzone Iris dei Goo Goo Dolls: “And I’d give up forever to touch you ‘Cause I know that you feel me somehow You’re the closest to heaven that I’ll ever be And I don’t want to go home right now And all I can taste is this moment And all I can breathe is your life ‘Cause sooner or later it’s over I just don’t want to miss you tonight” Un’altra tragedia di Shakespeare moderna è Othello incentrata sul razzismo, sulla discriminazione e sulla gelosia. Othello è africano, ma è anche un nobile generale veneziano tormentato da Iago, che vuole separarlo dalla moglie, Desdemona. Nella scena in cui Iago lavora al suo piano per distruggere il generale e sua moglie, egli dice: “Out of her own goodness I’ll make the net That shall catch ‘hem all” Questo passo fa pensare ad alcuni versi della canzone Master of Puppets dei Metallica: “Master of puppets, I’m pulling your strings Twisting your mind and smashing your dreams Blinded by me, you can’t see a thing Just call my name ‘cause I’ll hear you scream” Un’altra canzone che fa pensare a Othello è Monster degli Skillet, che descrive un uomo che sta impazzendo. Nell’opera, Iago descrive la gelosia di Othello in questo modo: “O, beware, my lord, of jealousy; It is the green-ey’d monster, which doth mock The meat it feeds on. That cuckold lives in bliss, Who, certain of his fate, loves not his wronger: But O, what damnèd minutes tells he o’er Who dotes, yet doubts, suspects, yet strongly loves!” La canzone, invece: “I feel it deep within...! It’s just beneath the skin...! I must confess that I feel like a Monster...! I hate what I’ve become...! This night has just begun...! I must confess that I feel like a Monster...! “ Macbeth, invece, è la tragedia in cui il protagonista uccide tutti i nemici che pensa di avere. Nella scena in cui compie il primo omicidio è molto scosso: “Methought, I heard a voice cry, ‘Sleep no more! Macbeth does murther Sleep’ – the innocent Sleep […] I’m afraid to think what I have done” Questa confusione la si ritrova nel ritornello della canzone Cough Syrup dei Young the Giant: “If I could find a way to see this straight I’d run away To some fortune that I, I should have found by now I’m waiting for this cough syrup to come down, come down” Insomma, chi più ne ha più ne metta! Tante altre canzoni si ispirano a queste opere, ma l’importante è capire che ci sono modi alternativi di fare lezione sia divertenti che formativi! Emanuela Storti – III D LS 10_murales_gandhi_Layout 1 28/05/13 15:17 Pagina 15 15 Cultura Un lavoro duro ma stimolante A vere il coraggio di dire le cose che gli altri non dicono: questo è il duro lavoro del giornalista. Ed è proprio nel giorno 26/03/13 che la nostra classe, la V A del Liceo delle Scienze Sociali, ha avuto l’opportunità di scoprire i vari aspetti e le diverse sfaccettature di questo mestiere così affascinante, che con impegno e passione dà vita a quell’oggetto che tutti i giorni c’informa di ciò che succede intorno a noi: il giornale. Nemmeno noi studenti, prima di quell’incontro, ci eravamo soffermati su quanto lavoro e dedizione ci volessero per quell’insieme di fogli di carta, abbiamo capito che ogni singola parte di un quotidiano è studiata dettagliatamente e quanto sia impegnativo renderci partecipe dei cambiamenti e degli avvenimenti che caratterizzano i nostri giorni. L’aeroporto Internazionale di Napoli, presso Capodichino, ha messo a disposizione i locali dei suoi uffici stampa per ospitare diverse classi superiori del territorio casoriano e, per un intera giornata, farle assistere a discorsi tenuti da professionisti del settore – giornalisti, fotografi, avvocati – pronti ad esporci le magie di questo mondo, forse, per noi sconosciuto. Ha rotto il ghiaccio il prof. Francesco Palladino, uomo da sempre vicino ai giovani, il quale ci ha esposto l’importanza del giornalismo nel mondo dell’informazione, della lettura del giornale da parte dei giovani, e soprattutto si è soffermato sulla lettura corretta di questo mezzo di comunicazione, così potente e condizionante. Subito dopo, con nostro grandissimo piacere, è intervenuto il dott. Gianni Molinari, responsabile della redazione salernitana del quotidiano “Il Mattino”, il quale ci ha parlato del profondo cambiamento subito dal giornalismo nell’era di Internet e di come il giornale cartaceo sia stato sostituito dalla lettura on line dei vari quotidiani, veloci, e soprattutto economici. I temi trattati dal giornalista del Mattino sono stati vari, tra cui l’atteggiamento e la formazione necessaria per compiere il difficile mestiere del cronista, spesso ritenuto un uomo senza morale, spietato e cinico. Il giornalista, invece, a dispetto delle critiche di tutti, nel compiere il suo lavoro acquisisce una sensibilità particolare ma, nonostante ciò, deve essere sempre distaccato e raccontare le cose con oggettività. Sì, con oggettività, “da non confondere con l’obiettività” - ci dice il dott. Gianni Molinari - il quale afferma che quest’ultima non esiste, in quanto chi scrive legge la realtà sempre con la formazione che possiede. Dopo una serie di spiegazioni sull’impostazione del giornale, la stesura del menabò e l’illustrazione di vari particolari tecnici, il dott. Molinari ci ha concesso qualche domanda sul suo lavoro, per poi concludere il suo intervento. A rendere sempre più interessante questo incontro sono state altre personalità illustri, tra cui il dott. Pasquale Di Petta, il quale ha approfondito l’argomento Esame di Stato e Orientamento Universitario e, subito dopo, la nostra attenzione si è spostata sulla giustizia e la legalità, grazie all’avvocato Silvestro, il quale ha catturato subito l’attenzione di noi giovani, con una citazione di Umberto Saba: “La verità è come un sogno ubriaco”. Ma un grazie particolare e sentito lo rivolgiamo sicuramente al giornalista Rai Adriano Albano, il quale non solo ci ha parlato del suo lavoro e si è prestato a rispondere a tutte le nostre domande, ma ci ha reso partecipi, facendoci vivere una giornata da giornalisti TV, proponendoci un lavoro di squadra, volto a mettere in piedi un vero e proprio TG, un’iniziativa costruttiva e diver- tente, che ha riscontrato belle parole da parte di tutti gli studenti. Si è parlato, inoltre, di mass media e del loro ruolo all’interno della comunicazione, grazie alla dott.ssa Maria Cristina Montera. Per ultimo, ma non per importanza, l’intervento di Sandro Siano, fotoreporter de “Il Mattino”, che ci ha parlato della potenza della comunicazione e dello stesso giornalismo, attraverso le immagini, rendendo concreto il concetto illustrandoci due video su Napoli, realizzati da lui, davvero meravigliosi e ricchi di significato. E credo di non parlare solo a nome della sottoscritta, ma di tutti i giovani che erano presenti quel giorno al workshop, rivolgendo un sincero ringraziamento sia all’aeroporto di Capodichino, che ha messo a disposizione i suoi uffici, sia all’Ordine dei Giornalisti della Campania per aver organizzato questa magnifica giornata, sia dal punto di vista costruttivo, educativo che umano, grazie alle illustri personalità che hanno caratterizzato questa giornata. Marta Maione V A LSS Le Olimpiadi di Italiano ingua italiana che passione. Anche quest’anno si sono svolte le Olimpiadi di italiano, giunte alla loro seconda edizione. Il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici e per l’Autonomia Scolastica, in collaborazione con il Comune di Firenze, con la collaborazione scientifica dell’Accademia della Crusca e dell’ASLI (Associazione per la Storia della Lingua Italiana), per il secondo anno ha indetto una competizione nazionale sulla lingua italiana. L’iniziativa si propone d’incentivare e approfondire nelle scuole lo studio della lingua italiana, elemento essenziale della formazione culturale di ogni studente e base indispensabile per tutte le altre conoscenze e competenze e sollecitare negli studenti l’interesse e la motivazione a migliorare la padronanza della lingua italiana. Le gare si sono svolte esclusivamente on-line, in modalità sincrona, contemporaneamente per tutte le scuole iscritte. La gara per la sezione primo biennio si è aperta alle ore 8.30 ed è terminata alle 10.15 La gara per la sezione triennio si è aperta alle ore 11.00 ed è ter- L minata alle 12.45. Lo svolgimento delle Olimpiadi si è articolata in tre fasi: Gare di istituto il 6 marzo 2013; Gare semifinali (provinciali o interprovinciali) il 5 aprile e la Finale nazionale il 27 aprile 2013. Hanno partecipato per il Gandhi 15 studenti per la sezione primo biennio e 15 per la sezione secondo biennio e ultimo anno che hanno risposto a 20 quesiti. Sono arrivati alle semifinali nazionali Gabriele Cobucci della IA LC e Antonio Manna della VA LS, ai quali vanno i nostri più sentiti complimenti. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ufficialmente concesso al Ministro per l’Istruzione Francesco Profumo il suo Alto Patronato per la terza edizione delle Olimpiadi di Italiano. 10_murales_gandhi_Layout 1 28/05/13 15:18 Pagina 16 16 Teatro La brama d’amore non rende l’uomo migliore l 12 maggio scorso, nella serata di gala conclusiva della VI rassegna del teatro Le Maschere di Arzano premio Tommaso Bianco, è stato premiato come Miglior Spettacolo la commedia teatrale Ferdinando scritta nel 1985 da Annibale Ruccello, un apprezzato autore napoletano prematuramente scomparso, andata in scena il 14 aprile. Il testo, realistico e storico, ambientato a Napoli dopo l’Unita d’Italia è stato interpretato da quattro bravi attori: Nicla Tirozzi (Donna Clotilde), Caterina Giugno (Gesualdina), Mattia Ambrosino (Ferdinando), Giuseppe Loffredo (Don Catellino), diretti dalla prof.ssa Carmela Giacometti che ha curato tutta l’opera nei minimi particolari avvalendosi della preziosa collaborazione dell’aiuto regista Giusi Rainone. Donna Clotilde, baronessa borbonica, prova grande disprezzo per il regno Sabaudo, così s’isola e s’ammala d’ipocondria, è accudita da una sua cugina, Gesualdina, povera e inacidita che diviene l’amante di Don Catello, prete meschino e corrotto. A interrompere la monotonia quotidiana è l’arrivo di Ferdinando, giovane, bello, che smaschera le gelosie e fa esplodere i rancori e le vendette tra i tre personaggi che alla fine restano delusi e ingannati e mostrano la loro fragilità. Tutto è stato perfetto, dalle luci, che con il loro chiarore più o meno intenso hanno evidenziato la solitudine che regnava nella casa, alle scene, alle musiche, ai costumi che in modo reale hanno riprodotto la Napoli dell’800. Anche la lingua dialettale con termini ormai in disuso ha risvegliato il ricordo nei presenti che hanno gradito la bellezza di questo idioma che fa parte del nostro patrimonio culturale. Il testo molto complesso ha evidenziato diversi temi ancora oggi attuali come l’omosessualità, l’inganno, l’egoismo, il desiderio sessuale senz’amore a tutte l’età, il non voler accettare i cambiamenti. Tutto ciò sottolinea come nel teatro tutto è finto ma niente è falso. Alla fine della rappresentazione molto applauditi da un pubblico attento e interessato gli straordinari attori, che hanno saputo trasmettere emozioni e senti- I menti e coinvolgere gli spettatori. Infine calorosi applausi e ringraziamenti da parte dei presenti e soprattutto dalle sue alunne per la regista Carmela Giacometti, che ancora una volta, superando i tanti ostacoli nel preparare un’opera così impegnativa, ha mostrato la sua professionalità, dedizione ma soprattutto il suo grande amore per il teatro vincendo una sfida molto impegnativa. Il teatro è vita, regala nuove sensazioni, momenti di riflessioni ed è sempre nuova linfa soprattutto per noi giovani per una migliore formazione culturale e psicologica. Il nostro augurio è che queste attività culturali anche tra 1000 difficoltà possano continuare, specialmente nel nostro paese così martoriato. Cose turche l risultato non ha deluso le aspettative! Ancora un altro grande successo di pubblico e di gradimento per la rappresentazione teatrale, messa in scena dalla nota compagnia teatrale casoriana Noveau Rideau, “Cose turche”, un’esilarante commedia di Sany Fayad, rivisitata e adattata da Ludovico Silvestri, anche regista ed interprete dell’opera. Al testo, già di per sé divertente ed esilarante, il prof. Silvestri ha aggiunto battute salaci, indovinate e mai volgari, spesso sul filo dell’improvvisazione rendendo più irresistibile la comicità della rappresentazione. Ben affiatata e amalgamata la compagnia che da anni è alla ribalta presentando sempre performance interessanti ed eterogenee. Ciascun personaggio è stato delineato nelle sue caratteristiche in maniera encomiabile da ogni rispettivo interprete: Anna Abriola, Michele Imperatore, Enrica Galasso, Pietro Riccio, Rosalba I Sarebbe bello se il teatro facesse parte delle materie scolastiche perché come dice la regista: “Fare teatro significa comunicare un sogno”, speriamo che questo sogno si possa realizzare. Valentina Imbimbo V C L.S.S Stingo, Antonella de Iorio, Carmine Lista, Vincenzo Amato, Raffaele Carboncino, Salvatore Ortolano, Concetta Orefice, nonché lo straordinario capocomico, Ludovico Silvestri, tutti, animati dal sacro fuoco dell’arte, hanno incarnato benissimo gli sventurati e simpatici imbroglioni, che tentano il colpaccio risolutore in un casinò, trovandosi poi imbrigliati in un vorticoso susseguirsi di colpi di scena che trova il suo epilogo nella scoperta di un intreccio parentale ed amicale di stampo prettamente partenopeo. La compagnia Noveau Rideau ha coniugato recitazione e solidarietà, infatti il ricavato della vendita dei biglietti è stato devoluto a scopi benefici, nello specifico, per la costruzione di un orfanotrofio in Colombia, ad opera delle Suore Catechiste del Sacro Cuore, che hanno ospitato la manifestazione nella sala teatro dell’istituto. Due ore spensierate e allegre e la consapevolezza di rendersi utili ai nostri fratelli più sfortunati: ben vengano occasioni come quelle dello scorso 5 maggio, che ci fanno sorridere, riflettere e pensare a chi vive tra stenti e pericoli