Parthenocissus tricuspidata (Siebold & Zucc.) Planch.
FAMIGLIA: Vitaceae
ETIMOLOGIA: l’epiteto del genere Parthenocissus è la versione greca del nome francese della pianta, Lierre
vierge (Edera vergine), e cioè parthenos = “vergine” e kissos = “edera”. Il nome specifico è una parola latina
composta da tres = “tre” + cuspis = “punta, cuspide” con allusione ai tre lobi appuntiti della foglia.
SINONIMI: Ampelopsis tricuspidata Siebold & Zucch., Vitis inconstans Miq.
NOMI VOLGARI: Vite vergine del Giappone a foglie intere, Vite del Canada a foglie intere.
FORMA BIOLOGICA E DI CRESCITA: fanerofita lianosa rampicante estiva.
TIPO COROLOGICO: Est Asia (Giappone, Corea e Cina settentrionale e orientale).
FENOLOGIA: fiore: VI-VII, frutto: VII-IX.
LIMITI ALTITUDINALI: dal livello del mare a 600 m di altitudine.
ABBONDANZA RELATIVA E DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA IN ITALIA: di introduzione in Europa abbastanza recente, fu
raccolta in Giappone da John Gould Veitch nel 1860-62 e commercializzata dalla ditta omonima nel 1868. Nel
nostro Paese è divenuto elemento ornamentale soprattutto per la copertura di muri, facciate, steccati e
coperture maggiormente diffusa nelle aree centrali e settentrionali della Penisola. Pianta ecologicamente
plastica, sfuggita alla coltivazione, si è inselvatichita nelle siepi, boscaglie e zone ruderali.
HABITUS: robusto rampicante deciduo, con tronco lianoso di consistenza legnosa, può raggiungere un’altezza di
30 m o più; la corteccia, cosparsa di minuscole lenticelle, è rosso brunastra con tendenza a desquamarsi con
l’età e ad essere sostituita da una scorza sottostante più giovane; il midollo è bianco, ciò che distingue il genere
dal congenere Vitis (Vite) che ha il midollo marrone; dai nodi dei tralci rossastri si originano dei corti viticci, molto
ramificati e provvisti di dischetti adesivi o ventose terminali di aspetto digitiforme con i quali la pianta si sostiene
aderendo alle superfici senza bisogno di altro supporto.
FOGLIE: foglie decidue semplici, a inserzione alterna, portate da un picciolo lungo qualche centimetro e fornito di
stipole, spesso superano i 10 cm di lunghezza e gli 8 cm di larghezza; la lamina è espansa e suddivisa in tre lobi
acuti più o meno profondamente incisi con la base cordata; la nervatura è palminervia ed il margine appare
dentato; il colore è verde in primavera-estate, mentre assume un colore intenso rosso-porpora in autunno
determinando un ottimo effetto decorativo.
FIORE: ermafroditi, riuniti in infiorescenze ramificate lunghe e larghe 10 cm, con il rachide rosso alla maturazione
del frutto, si sviluppano su brevi tralci laterali, non molto appariscenti a causa del colore verdastro dei petali;
sepali assenti o inconsistenti; corolla a 5 petali, lunghi 6 mm; androceo di 5 stami con antere gialle biloculari;
gineceo con ovario supero, a 5 carpelli e due logge.
FRUTTO: il frutto è una bacca di colore bluastro o nerastro, globosa, leggermente appiattita alla base e all’apice,
del diametro di circa 8 mm.
SEMI: ogni bacca contiene 1-3 semi piccoli, marroni, appiattiti su un lato e convessi sul lato opposto.
NUMERO CROMOSOMICO: 2n = 40.
SOTTOSPECIE E/O VARIETÀ: si suppone che la varietà veitchii (sinonimo Vitis veitchii Lynch, Parthenocissus
veitchii Graebn., Ampelopsis veitchii Hort.) sia quella che si trova da noi in commercio, con foglie più piccole
della specie tipica, porporine nello stadio giovanile; è un rampicante bello ma troppo invadente. La sua vitalità è
cosi forte che dopo aver ricoperto una parete, dai suoi rami si originano altri rametti che non potendosi attaccare
al muro, sporgono in fuori, facendo volume e rompendo cosi l’armonia della parete; questi rami secondari hanno
foglie più piccole dei rami principali e quindi sulla pianta coesistono sempre foglie di diverse dimensioni
mescolate tra loro.
La varietà veitchii robusta non presenta questi problemi ed esalta ancor più le caratteristiche positive della
pianta; è un clone innestato su Parthenocissus quinquefolia Planch., di crescita rapida tanto che riesce a
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ricoprire in 4-5 anni sino a 100 m di parete e una volta esaurito lo spazio a disposizione arresta la crescita e la
vegetazione non si sovrappone a se stessa, con il risultato di poter osservare un’intera parete ricoperta da
grandi foglie, tutte uguali con un effetto armonico e gradevole. Le foglie della veitchii robusta sono più grandi
della specie tipica, con colori autunnali più intensi e una produzione di frutti straordinariamente abbondante. In
autunno, dopo una intensa colorazione rossa, arancione e gialla, perde le foglie, esponendo per diversi mesi
infruttescenze di piccole bacche nere disposte regolarmente che provocano il continuo andirivieni di uccelli,
soprattutto merli, che vanno a cibarsi dei piccoli frutti.
Ne esiste anche una varietà purpurea con foglie porpora scuro che non diventano verdi; una varietà lowii
(sinonimo Ampelopsis lowii L. Cook, Vitis inconstans var. lowii) che ha foglie più piccole, quasi sempre intere o
divise in tre foglioline spesso più larghe che lunghe, irregolarmente dentate, verde chiaro, purpuree allo stadio
giovanile, rosso scuro in autunno; una varietà aurata, marmorizzata di giallo oro e verde.
HABITAT ED ECOLOGIA: pianta rustica molto diffusa su muri, scarpate ferroviarie, siepi; non possiede particolari
esigenze pedologiche, mostrando una buona resistenza all’inquinamento ed alle basse temperature. Sopporta
molto bene la polvere ed il fumo ed è quindi adatto per la città, specialmente per grandi centri industriali.
LIFE-STRATEGY (SENSU GRIME & Co.): stress-tollerante.
IUCN: non a rischio (LC).
AVVERSITÀ: le avversità più importanti della Vite vergine del Giappone (o del Canada) sono costituite da parassiti
animali quali Pulvinaria sp, Planococcus sp ed Eulecanium sp (cocciniglie infestanti i rami) e dagli agenti di
malattia (funghi, batteri e entità infettive) da Cercospora ampelopsidis, Guignardia bidwelli ed Elsinoe sp che
provocano macchie necrotiche fogliari ad eziologia fungina, oltreché da Uncinula necator (mal bianco).
CURIOSITÀ: i viticci forniti di dischetti, scrive il Parkinson, sono simili «a corti e larghi artigli che si attaccano come
una mano con le dita, facendo una presa tanto forte che se vengono strappate si tirano dietro parte del muro,
del calcinaccio o della tavola cui aderiscono». Forse l’autore, eccitato dalla novità della pianta, ha un po’
mitizzato; è certo, tuttavia, che la forza di adesione di questi dischi è molto grande. Essi si sviluppano quando i
viticci vengono a contatto con un oggetto duro e, una volta attaccati, si contraggono a spirale ed esercitano una
trazione sul ramo. Questo meccanismo permette alla pianta di raggiungere in breve tempo altezze notevoli. In
realtà la materia adesiva dei dischetti è costituita da carbonato di calcio che evita la penetrazione di questi
organi nella superficie di un muro e quindi nessun danno alla parete può essere arrecato da tentativi di distacco
della pianta soprattutto se il rampicante viene tagliato alla radice con la conseguenza che la proprietà adesiva
dei dischetti si deteriora e la pianta può essere facilmente rimossa senza nessun danno per il muro.
BIBLIOGRAFIA:
MARIO FERRARI, DANILO MEDICI, Alberi e arbusti in Italia (Manuale di riconoscimento), Edagricole, Bologna 2001.
IPPOLITO PIZZETTI, Enciclopedia dei fiori e del giardino, Garzanti, Novembre 1998.
http://en.wikipedia.org/wiki/Parthenocissus_tricuspidata
http://www.giardini.biz/content/parthenocissus-tricuspidata-%E2%80%98veitchii-robusta%E2%80%99
http://flora.uniud.it/scheda.php?id=1073
http://www.illinoiswildflowers.info/trees/plants/boston_ivy.htm