J. COHEN, G. FEDERICO, Lo sviluppo economico italiano (1820

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Dall’analisi diacronica dello sviluppo dell’industria serica italiana, l’autore passa
all’analisi dettagliata di tutte le fasi della produzione, dalla coltivazione dei gelsi nelle
campagne fino alla produzione dei tessuti nelle città. Il volume illustra, con grande ricchezza di dati, ogni fase della lavorazione della seta. La produzione dei tessuti serici
iniziava con la gelsibachicoltura (l’integrazione tra la coltivazione del gelso e l’allevamento del baco da seta) e proseguiva con la trattura e la torcitura, necessaria per irrobustire il filo di seta greggia, ritorcendolo su se stesso. Gli ultimi due procedimenti,
necessari alla realizzazione di un tessuto finito, erano la tintura, e la tessitura che permetteva di ottenere, tramite l’intreccio di un filo di trama con i fili di ordito, un tessuto o un drappo. Terminata la descrizione dei procedimenti di lavorazione della seta,
l’autore, nell’ultimo capitolo, fa alcune riflessioni sui cambiamenti dell’industria della
seta nell’età moderna, focalizzando l’attenzione su alcuni punti chiave quali: la dimensione e la diffusione della seta, il mercato ed i prezzi, l’organizzazione, l’evoluzione tecnica, lo Stato e la differenza tra nord e sud, terminando con alcuni cenni sulla successiva evoluzione del mercato della seta nel corso dell’ottocento.
Il volume si presenta, in realtà, come un’accurata sintesi di tutti i lavori esistenti
sull’industria della seta nell’età moderna, sintesi che racchiude ben quattrocento anni di
storia.
LAURA STORCHI
J. COHEN, G. FEDERICO, Lo sviluppo economico italiano (1820-1960), Il Mulino, Bologna, 2001.
L’Italia è oggi uno dei sette paesi più industrializzati del mondo e il suo sviluppo è
stato tanto più interessante in quanto inatteso. Nel 1861, era un paese povero ed arretrato, la cui economia si basava essenzialmente sull’agricoltura. Le cause che hanno
innescato una crescita così singolare sono ancora al centro di un dibattito storiografico
sempre attuale. L’obiettivo del volume è quello di creare una rassegna, critica ed esaustiva, dei testi esistenti sulla crescita economica nell’Italia moderna. Il libro è organizzato in sei capitoli. Nel primo capitolo, si riportano e si commentano i dati di lungo
periodo, la fonte principale è costituita dalle serie storiche della contabilità nazionale,
pubblicate dall’ISTAT nel 1957. Il lavoro dell’ISTAT ha una grande rilevanza, ma,
come tutti i lavori pionieristici, presenta anche dei difetti. In futuro, sarà possibile
avere nuove stime, in corso di elaborazione, da parte di un gruppo di ricerca patrocinato dalla Banca d’Italia.
Il secondo capitolo è dedicato alle interpretazioni della crescita economica italiana
e si snoda attraverso l’analisi di due visioni alternative: l’una la considera un successo,
seppur modesto, mentre l’altra un fallimento, seppur parziale. Si tratta, in realtà, della
diversa interpretazione che “ottimisti” e “pessimisti” danno dello stesso evento.
Nel terzo capitolo si discute sulle vecchie e sulle nuove teorie relative all’economia
agricola. La discussione sembra suggerire che, complessivamente, la “performance”
dell’agricoltura italiana sia stata meno deludente di quanto tradizionalmente ritenuto.
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Il capitolo quarto parla di industrializzazione, cercando di mettere in luce gli ostacoli che non hanno consentito all’Italia di svilupparsi meglio e prima. Ci si addentra,
così, in un dibattito sulla struttura industriale, sulla finanza, sull’offerta di lavoro, sull’innovazione tecnologica e sul ruolo dello Stato in Italia.
Il capitolo quinto fornisce un quadro della letteratura macroeconomica, soffermandosi soprattutto sul libro di Fratianni e Spinelli, che, sfidando l’ortodossia prevalente, afferma che la finanza pubblica è stata alla base dell’elevata inflazione in Italia.
Nel sesto capitolo si analizzano gli anni del “Miracolo Economico” e si cerca di
individuarne le ragioni.
In sintesi, il libro analizza lo sviluppo italiano dal 1820 al 1960, mettendo in luce
gli ostacoli (carenza di risorse naturali, divario nord-sud, carenza di terre fertili ecc.)
che il paese ha dovuto affrontare ed evidenziando le peculiarità del suo sviluppo economico. Dall’analisi si evince una “performance” dell’economia italiana, nel diciannovesimo secolo, migliore di quanto appaia dalle serie dell’ISTAT, sia in campo agricolo
che nel settore dell’industria, settore che si mostra più competitivo di quanto si ritenesse in passato.
LAURA STORCHI
L. PAGANETTO e P.L. SCANDIZZO, La Banca Mondiale e l’Italia: dalla ricostruzione allo
sviluppo, il Mulino, Bologna, 2000
Lo studio condotto dagli autori su tematiche molto impegnative, fornisce insegnamenti e messaggi utili in un momento critico per il futuro dei rapporti internazionali
Il presente volume, diviso in tre parti, è composto da dieci capitoli, ricchi di informazioni. Nelle prime due vengono messi in evidenza i rapporti intercorsi tra l’Italia e la
Banca Mondiale dagli anni ’40 agli anni ’60 e quelli dal 1970 al 1994; mentre nella terza
parte, l’attenzione ricade sul problema della lotta alla povertà e sulle possibili strategie
da utilizzare.
A chi viene dato il ruolo fondamentale del volume? Alla Banca Mondiale, che fin
dalla sua nascita, si concentra sull’analisi delle strategie di crescita e di cooperazione
allo sviluppo, in termini di promozione e sostegno ai processi di crescita, valorizzazione delle risorse locali e riduzione delle disparità. In particolare, gli autori, si soffermano sugli interventi della Banca Mondiale in Italia.
Le relazioni che la Banca ebbe con l’Italia rappresentano l’incontro con la comunità internazionale, che è la vera base su cui è stato possibile costruire il successo economico. Alla fine del 1946, la situazione economica italiana, rispetto al periodo bellico,
sembrava essere più rosea: il Pil era aumentato di circa il 60 per cento e la produzione
industriale più del 100 per cento.
Allo stesso tempo, la Banca si è sempre più cimentata nel compito di indurre i
governi dei paesi membri a riformare le loro economie, introducendo standard internazionali di efficienza, di qualità e di correttezza negli affari sui quali si basa il buon funzionamento di tutte le economie di mercato.
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