Associazione Culturale
LUPA
per l’archeologia e l’arte antica
Roma - Via Lorenzo Ghiberti, 25
06 5741974
LA RELIGIONE ROMANA
Gli dei e le feste del calendario
IL CALENDARIO ROMANO
Secondo la tradizione romana, prima
della riforma dei re Numa Pompilio, il cui regno
è tradizionalmente posto tra la fine dell’VIII e
l’inizio del VII secolo a.C., la misurazione del
tempo - basata su un sistema che teneva conto sia
della posizione del Sole che, delle fasi della luna
(lunazioni) - prevedeva un anno diviso soltanto
in dieci mesi. Il ricordo di questo sistema
primitivo è conservato ancora nel nome dei mesi
di Settembre, Ottobre, Novembre e Dicembre,
che attualmente occupano il nono, decimo,
undicesimo e dodicesimo posto del calendario.
Allo scopo di far coincidere l’anno civile
con l’anno solare, re Numa compose un
calendario con dodici mesi, che si susseguivano
in questo modo: Januarius (che prendeva nome
da Giano), Februarius (mese sacro a Plutone),
Martius (da Marte), Aprilis (sacro ad Apollo),
Majus (sacro a Giove), Junius (da Giunone), e
poi Quintilis, Sextilis , September, October,
November e December che conservavano i
nomi derivati dalla primitiva divisione.
Ma a causa di un imperfetto computo dei
giorni, nel 47 a.C., all’epoca della riforma voluta
da Giulio Cesare, si era determinato uno scarto di
tre mesi tra il calendario e il Sole. Fu allora
necessario introdurre 89 giorni, stabilendo per
quell’anno una durata eccezionale di ben 444
giorni.
Furono inoltre cambiati i nomi del
settimo mese (Quintilis) e dell'ottavo (Sextilis),
che presero rispettivamente i nomi di Giulio
Cesare (Iulius: Luglio) e da Augusto (Augustus:
Agosto). Gli stessi mesi erano poi divisi in
frazioni di lunghezza variabile denominate
calende, Nonae e Idus, che occupavano la parte
iniziale, centrale e finale del mese. I giorni
venivano indicati in serie calante, cioè secondo
un computo inverso a quello moderno.
Altra divisione era quella delle
Nundinae, cieli di otto giorni indicati con le
lettere dell’alfabeto, adottati per stabilire le date
in cui si tenevano i mercati. Ogni singolo giorno
era poi contrassegnato con alcune abbreviazioni
(F, fasti; N: nefasti; C: comiziali; ecc.) che ne
indicavano le caratteristiche specifiche, allo
scopo di informare i cittadini su che tipo di
attività (giudiziaria, religiosa, economica) vi si
poteva svolgere.
Le festività maggiori, che potevano
ricorrere una o più volte l’anno e in mesi diversi,
erano infine riportate sui calendari pubblici a
grandi lettere. Attorno al II d.C., forse in seguito
ad un uso popolare proveniente dal mondo
ebraico, fu introdotta la settimana di tipo
moderno, nella quale i giorni erano indicati con i
nomi dei pianeti allora conosciuti.
GENNAIO
Il calendario romano si apriva con le
calende di gennaio, considerate come il periodo
più importante dell’anno dal punto di vista
religioso. Il primo del mese entravano in carica i
consoli che come iniziale atto di governo
celebravano un solenne sacrificio a Giove Ottimo
Massimo in Campidoglio. Gennaio era il mese
sacro a Giano, antica divinità di origine latina,
priva di riscontro nell'ambito greco.
Giano era l'entità che impersonava lo
spirito della soglia, protettore di ogni ingresso e
di ogni inizio; lume tutelare dell'uscio di casa
come degli ingressi della città. Cosi era chiamato
Gianicolo il colle situato al di là del Tevere, alla
frontiera della Roma arcaica, primo avamposto
verso il territorio etrusco.
Nel duplice aspetto di entità che apre e
chiude, Giano era anche il protettore delle
partenze e dei ritorni.
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Mentre il nome di Vesta chiudeva la
serie delle divinità menzionate nelle preghiere
più solenni, quello di Giano l’apriva sotto la
protezione di Giano erano posti l’inizio dell’anno
(lanuarius), e del giorno (Ianus Matutinus);
addetto al suo culto era il Rex Sacrorum, cioè il
sacerdote che in età repubblicana esercitava le
funzioni sacre proprie dei re.
Il più antico tempio dedicato a Giano oltre a quello ancora visibile sotto la chiesa di S.
Nicola in Carcere - era situato nel Foro Romano,
presso la Curia del Senato, dove la statua del dio
era rappresentata con due volti contrapposti
(Ianus Geminus ).
L’edificio era munito di due porte, che
per antichissima consuetudine venivano chiuse in
tempo di pace e aperte in caso di guerra, ad
esprimere forse l’augurio del ritorno degli
eserciti vittoriosi. La statua contenuta all’interno
era famosa per una particolarità riferita dagli
storici antichi: le dita delle due mani erano
piegate in modo da formare il numero
CCCLVVV (365) corrispondente ai giorni
dell'anno secondo il calendario Giuliano.
L’antico tempio del Foro Romano era
ancora intatto nel VI secolo d.C., secondo la
testimonianza che ce ne ha lasciato lo storico
Procopio, riferendo un fatto avvenuto durante la
guerra gotica.
In quel periodo il cerimoniale
dell’apertura delle porte durante una guerra
doveva ormai essere venuti meno per il
definitivo affermarsi della religione cristiana. Ma
un giorno dell’anno 537 d.C., mentre Roma era
stretta d’assedio da parte dei Goti, i Romani si
ricordarono dell’antica usanza propiziatrice di
tante fortune, e qualcuno pensò di rinnovarne il
rito. Probabilmente nottetempo, si tentò di
riaprire le porte del tempio di Giano, forzandole
e danneggiandole a tal punto che, a quanto
racconta Procopio, i battenti in seguito non
combaciarono più.
Il primo gennaio si festeggiava la
fondazione dei due templi dell’isola Tiberina
dedicati a Veiove (Vediovis) e Esculapio
(Asklepio), dio greco della medicina. Incerta è la
posizione del tempio di Veiove, che aveva un
altro santuario sul Campidoglio, come del resto
la sua natura che gli stessi scrittori antichi non
definiscono completamente.
Si tratterebbe di una sorta di anti-Giove,
o Giove minore e negativo che, secondo certe
antitesi proprie della religione romana, veniva
posto in contrapposizione al Giove Ottimo
Massimo del Campidoglio. Il tempio di
Esculapio sorgeva nell’area dove verrà costruita
la chiesa medioevale di S. Bartolomeo.
La fondazione dell’importante santuario,
secondo il racconto che ce ne ha lasciato Valerio
Massimo, si deve ad una grave pestilenza
(prodigium) che aveva colpito la città nel 294
a.C. In base ad un responso ottenuto mediante la
consultazione dei Libri Sibillini, furono inviati
dei messi ad Epidauro, la città dell’Argolide sede
del grande santuario di Asklepio, dio greco della
medicina.
Dai sacerdoti del tempio gli inviati di
Roma ebbero in dono il serpente sacro,
emanazione vivente del dio che, giunto in città,
scese dalla nave che lo aveva trasportato
risalendo il fiume per rifugiarsi sull’ isola
Tiberina, mostrando cosi il luogo dove Esculapio
voleva fosse costrutto il suo santuario.
Il 5 gennaio si celebravano le
Compitalia, feste di origine agraria che si
svolgevano nei crocicchi (compita) dove si
incontravano le vie che dividevano i vari poderi,
e che in città si svolgevano presso le edicole dei
Lari Compitali poste agli incroci delle strade. Il
9 del mese cadevano gli Agonalia, una di quelle
feste che si ripetevano più volte durante l'anno.
In questa occasione veniva sacrificato un arie te
nella Regia, cioè nella residenza del Pontefice
Massimo presso la casa delle Vestali e la cui
costruzione era tradizionalmente attribuita a
Numa Pompilio.
L’11 e il 15 del mese cadevano le feste
in onore di Carmenta (Carmentalia), dea della
formula
divinatoria
(Carmen)
riferita
particolarmente alla previsione delle nascite. Il
tempio della dea era situato ai piedi del
Campidoglio, presso la porta Carmentale che si
apriva nelle mura repubblicane all’altezza
dell’odierno vico Iugario.
L’11 del mese era sacro anche a
Giuturna, divinità delle acque (Ninfa) a cui era
dedicata un’area sacra con una fonte salutare nel
Foro, tra il tempio di Vesta e quello dei Dioscuri.
A Giano, divinità che promuoveva in genere
l'azione, era infine contrapposto Giove Statore
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(Iuppiter Stator), cioè Giove nella veste di entità
che l’arresta quando questa può rivelarsi
dannosa, come ad esempio nel caso della fuga
dei soldati in battaglia.
FEBBRAIO
Il nome del mese aveva origine dal
termine februa, antica parola di probabile origine
sabina con la quale si volevano indicare i mezzi
utilizzati in talune pratiche espiatorie. Febbraio
era infatti il mese della purificazione (februare:
purificare) che aveva il suo momento culminante
nelle suggestive cerimonie dei Lupercali.
L’inizio del mese era sacro a Giunone Sospita,
divinità di natura complessa, entità matronale e
guerriera al tempo stesso.
Alla dea era stato dedicato un tempio nel
Foro Olitorio, nel luogo dove sorge attualmente
la chiesa di S. Nicola in Carcere, mentre il
santuario centrale era a Lanuvio.
Da una statua di età antonina dei Musei
Vaticani, sappiamo che la dea era rappresentata
nell’atto di scagliare la lancia e con il capo
coperto da una pelle di capra. Ai suoi piedi era
posto un serpente, animale sacro alla divinità ed
elemento centrale dei primitivi rituali di Giunone
Sospita Lanuvina.
La cerimonia che si svolgeva
annualmente al santuario di Lanuvio era infatti
costituita dall’ordalia del serpente sacro,
antichissimo rito a carattere cruento collegato
con la fertilità dei campi. All’inizio della
stagione agricola alcune fanciulle, scelte tra le
vergini della città, dovevano offrire del cibo ai
serpenti sacri allevati in una grotta situata presso
il tempio.
Se i rettili accettavano l’offerta
risparmiando le fanciulle, era segno che il rituale
era stato compiuto secondo le regole volute e
l’annata sarebbe stata propizia; in caso contrario,
attribuendo il rifiuto dei serpenti sacri alla
presenza di una ragazza impura, questa veniva
sacrificata alla dea, per placarne l’inevitabile ira.
Il culto lanuvino di Giunone Sospita,
rimase vivo, con i suoi arcaici e suggestivi rituali
più suggestivi, ben oltre l’avvento del
cristianesimo, se dobbiamo prestare fede al
racconto che descrive come esso ebbe fine.
Secondo una tradizione attribuibile al V secolo, i
sacerdoti dei tempio negli ultimi tempi, per
continuare a lucrare le offerte dei fedeli, avevano
costruito il simulacro di un serpente, una sorta di
mostro meccanico, che aveva in bocca una lama
atta a trafiggere, su comando, le giovani
malcapitate che ogni anno facevano l’offerta
sacra. La fine dell’impostura si deve ad un
monaco cristiano che introdottosi nella caverna,
abbatte il fantoccio e fece terminare l’inganno.
Il 13 di febbraio era dedicato a Fauno, il
rustico dio che aveva il proprio santuario nel
punto in cui "L’isola rompe le acque del fiume”,
cioè, secondo quanto riferisce Ovidio,
all'estremità settentrionale dell’isola Tiberina.
All’origine della costruzione del tempio,
che rappresentava il primo edificio che vedevano
i naviganti che discendevano il fiume, c’é un
curioso episodio riguardante una forte multa
inflitta a tre appaltatori di pascoli pubblici
colpevoli di frodi nei confronti dello stato. Con il
ricavato della sanzione, gli edili fecero costruire
nel 196 a.C. il tempio di Fauno sull’isola, unico
edificio dedicato a Roma a questa divinità
campestre.
Dal 13 al 21 del mese avevano luogo i
Parentalia, una delle feste annuali dedicate ai
defunti. In questo periodo le famiglie tenevano
commemorazioni di carattere privato in onore dei
propri antenati (manes) alle cui tombe venivano
portate offerte. In questi giorni, segnati come
nefasti nel calendario, i templi rimanevano chiusi
e non venivano svolte funzioni di alcun tipo né
celebrati matrimoni.
Le cerimonie in onore dei propri defunti
terminavano con la festa pubblica dei Feralia
(21 febbraio), a cui seguivano i Caristia (22
febbraio), cioè le "feste del giorno dopo",
quando, come raccomandava Ovidio: "E' bene
riportare l'attenzione dalle tombe dei morti alla
vita dei vivi, e dopo tanto pensiero per i
congiunti perduti tornare ad occuparsi delle
persone che restano.
Alle none del mese (15 febbraio) si
teneva la festa dei Lupercali. Rito di carattere
agrario-pastorale di origini antichissime, quello
dei Lupercali era un cerimoniale collegato con le
origini stesse della città, riferito ad un tempo in
cui le pratiche religiose erano espletate in
funzione della fertilità dei campi e alla
salvaguardia delle greggi. Incerta è l’origine del
3
termine “lupercus”, che indicava al tempo stesso
la divinità e il sodalizio dei suoi accoliti.
si stendeva a nord del Campidoglio, tra il Tevere
e il primo tratto della via Flaminia.
Il santuario del dio era il Lupercale, una
cavità naturale situata sul versante ovest del
Palatino dove, secondo i racconti tradizionali, le
acque del Tevere in piena avevano depositato la
cesta con i gemelli Romolo e Remo.
Il tempio era stato votato nel 388 a.C.,
subito dopo l’incendio gallico e sorgeva
probabilmente in una zona corrispondente
all’attuale piazza del Collegio Romano.
La fase centrale dell'antico e suggestivo
rito consisteva nella corsa di alcuni giovani
appartenenti al sodalizio dei Luperci attorno al
colle Palatino, tradizionalmente considerato
come sede del primo insediamento cittadino.
Durante il tragitto i giovani colpivano con delle
strisce di pelle di capra le donne che
incontravano lungo il percorso, che in tale atto
vedevano una pratica magica atta a favorire la
loro fertilità.
Altra festività di origine campestre era
quella dei Terminalia, cioè la festa del dio
Terminus , entità posta a garanzia dei confini dei
campi, in corrispondenza dei quali si facevano
sacrifici di porcellini e agnelli. Alla fine dei
Terminalia (23 febbraio) il calendario prevedeva
lo strano rituale del Regifugium (24 febbraio),
pratica sacrificale espiatoria che esigeva la fuga
dell’officiante (Rex Saerificulus) dal luogo dove
era stata immolata la vittima. Teatro di questa
curiosa cerimonia era il Comizio, cioè la parte
settentriona le del Foro Romano.
La tradizione voleva che con la pratica
del Regifugium si intendeva commemorare
l’evento della cacciata da Roma dell’ultimo re
Tarquinio
il
Superbo,
rappresentato
dall’officiante stesso.
Tra le ultime feste del mese vi era quella
degli Equirria (27 febbraio), consistente in una
corsa di carri nel Campo Marzio istituita
tradizionalmente da Romolo in onore di Marte.
Quando le acque del Tevere invadevano la zona,
la corsa veniva tenuta sul Celio, in un luogo che
per tale motivo era detto Campo Marziale.
MARZO
Marzo era il mese di Marte, il dio della
guerra, collegato alle stesse origini della città
nella leggenda che narra la seduzione della
vestale Rea Silvia e la nascita divina di Romolo e
Remo. A Roma Marte era venerato in un antico
santuario del Campo Marzio, la vasta pianura che
All'inizio del mese aveva luogo
un’importante cerimonia durante la quale veniva
rinnovato il fuoco di Vesta conservato nel suo
tempio del Foro Romano. Il solenne incarico era
affidato ad una vestale, che doveva accendere il
fuoco sacro che sarebbe stato ravvivato per tutto
l’anno, stropicciando un ramo di un albero
fruttifero (arbor felix). In questo periodo i Salii, i
sacerdoti
danzatori
(salire,
saltare)
attraversavano in pellegrinaggio i luoghi più
antichi della città danzando e intonando inni
sacri in una lingua arcaica, della quale essi stessi
non comprendevano del tutto il significato. Il
sodalizio dei Salii, la cui fondazione risaliva a
Numa Pompilio, aveva il compito di conservare
uno scudo (ancile ) inviato da Giove al re, quale
pegno divino della futura grandezza romana.
Il re Numa, temendo che il prezioso
oggetto potesse venire rubato, fece costruire altri
undici scudi identici, che assieme all’originale
venivano conservati dai sacerdoti nella Regia del
Foro. Seneca, osservando ai suoi tempi le curiose
evoluzioni dei Salii, paragonava le loro danze al
movimento che facevano i lavandai (fullones)
stropicciando con i piedi i panni nelle vasche
delle tintorie (salto fullonico).
Verso la metà del mese, in
corrispondenza dell’inizio delle idus e del
plenilunio, venivano ripetute nel Campo Marzio
le corse dei cavalli (Equirria) organizzate in
Febbraio, e si tenevano le feste popolari di Anna
Perenna, consistenti in allegre scampagnate
sulle sponde del Tevere. Erano queste feste di
carattere godereccio e licenzioso, durante le quali
si mangiava, si beveva, si danzava e si faceva
l'amore.
Di tutt’altro genere erano invece le
cerimonie che si svolgevano il 16 e il 17 marzo
in occasione della festa degli Arge i, consistenti
essenzialmente in una processione che si snodava
attraverso il Viminale, il Quirinale e il
Campidoglio, toccando 24 (o 27) sacelli che
ricordavano
un’antichissima
festività
(Septimontium) celebrata in comune dal primi
abitatori dei colli di Roma.
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La festa degli Argei aveva poi un seguito
in Maggio, quando, probabilmente in ricordo di
antichi sacrifici umani, venivano gettati nel
Tevere dal ponte Sublicio 24 (o 27) fantocci fatti
di giunchi.
Verso la fine del mese, il 19 e il 23
marzo, cadevano infine le festività del
Quinquatrus e del Tubilustrium, consistenti
nella purificazione delle armi e delle trombe
dell’esercito prima dell’inizio del periodo delle
campagne militari
APRILE
Nel primo giorno di aprile si sacrificava
a Venere , la dea che incarnava i due aspetti della
sessualità femminile: quella che si esprimeva
nell'ambito del matrimonio e quella indirizzata al
solo piacere fisico. La Venere del primo Aprile,
cioè la dea che presiedeva "a fedeltà e alla
concordia coniugalia era appellata Verticordia
("colei che volge i cuori"). Secondo Ovidio,
l'introduzione del culto di Venere nell'accezione
di patrona della continenza femminile, fu
introdotto nel 216 a.C., in un periodo di grande
rilassatezza morale da parte delle matrone di
Roma.
Alla figura di Venere Verticordia, cioè
della divinità che incarnava gli aspetti positivi
della femminilità, si contrapponeva la Venere
della sessualità libera, protettrice delle donne
dedite ai piaceri illeciti e mercenari. Era questo il
ruolo che spettava a Venere Ericina, la cui festa
cadeva il 23 aprile e il 28 ottobre di ogni anno, e
alla quale era dedicato un tempio negli Horti
Sallustiani.
Il culto della Venere Ericina era stato
importato nel 181 a.C. dal santuario di Erice che
sorgeva presso l'antica Drepanon (Trapani). La
particolare fama di cui godeva il tempio di Erice,
uno dei maggiori santuari del Mediterraneo
occidentale, era dovuta essenzialmente alla
pratica della prostituzione sacra, esercitata in
onore della dea da un certo numero di donne
addette al tempio (hierodulae).
Con la costruzione del tempio degli Horti
Sallustiani, il culto di Venere Ericina aveva
subito una sorta di processo di " laicizzazione ",
in virtù del quale la dea era diventata la
protettrice delle donne pubbliche della città.
Due volte l’anno, nei giorni stabiliti, tutte
le meretrici di Roma si recavano in
pellegrinaggio al tempio di Venere dove, dietro
la facciata delle motivazioni religiose avevano
luogo incontri e contrattazioni in un’incredibile
clima da fiera del sesso.
A Venere Cloacina (Venere delle
Cloache) era infine dedicato un antichissimo
sacello presso la basilica Emilia, al Foro
Romano, nel punto in cui la Cloaca Massima
entrava nella piazza.
Alla metà del mese (15 aprile) avevano
luogo le Fordicilia in onore di Tellus , la Terra, a
cui veniva sacrificata una mucca gravida quale
simbolo della terra seminata e fruttifera. Dal feto
dell’animale si estraevano poi le viscere,
probabilmente per trarre presagi sul futuro
secondo il sistema seguito dagli Aruspici. Il 19 si
celebrava la festa dei Cerialia in onore di
Cerere , mentre il 21 dei mese ricorreva la festa
delle Pailila, dedicata a Pale , protettrice delle
greggi e dei pastori.
A Cerere , Libero e Libera, identificati
rispettivamente come Demetra, Dioniso (Bacco)
e Persefone (Proserpina), era dedicato un
tempio sull’Aventino, considerato come sede
dell'organizzazione politica e religiosa della
plebe.
Il culto di Bacco, nella forma in cui si
diffuse in Italia all'inizio del II secolo a.C., fu
caratterizzato da aspetti settari e in qualche
misura antistatali, tanto che nel 186 a.C. le
conventicole dionisiache furono duramente
perseguitate
(Senato
Consulto
de
Bacchanalibus).
Per quanto riguarda le Palilia, la
tradizione voleva che in quel giorno Romolo
avesse fondato la città (Natale di Roma), e
l'accostamento tra questo evento e le lustrazioni
che venivano compiute in questo giorno nei
confronti delle greggi e degli ovili, veniva
spiegata dagli scrittori antichi con il ricordo del
pastore Faustolo che aveva allevato i gemelli
Romolo e Remo.
In seguito la festa del Natale di Roma
assunse un'importanza sempre maggiore, e a
Roma stessa, personificata e divinizzata, furono
eretti altari e templi.
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Ad
un
importante
elemento
dell’alimentazione antica quale il vino era
dedicata la festa delle Vinalia (Vinalia "priora")
che ricorreva il 23 aprile assieme a quella di
Venere Ericina, e durante la quale si offriva a
Giove il vino novello. L’accostamento della festa
del vino con Venere veniva spiegato con
l'affin ità tra le pozioni o i filtri d’amore, e il vino
che con i suoi effetti produceva l'annullamento
della volontà.
Appunto per questo, secondo una norma
che risaliva al re Numa Pompilio, almeno in
origine alle donne era proibito bere vino. Da
questo divieto derivava lo ius osculi, cioè la
pratica del bacio del marito sulla bocca della
moglie per controllare se questa aveva
trasgredito il divieto.
La festa dei Robigalia del 25 aprile si
svolgeva in un bosco sacro al dio Robigus (o alla
dea Robigo) situato al quinto miglio della via
Claudia, ed era diretta a scongiurare il pericolo
della “ruggine" (robigo) del grano, una sorta di
fungo che attaccava il cereale.
Durante gran parte del mese di aprile
avevano luogo i ludi Megalenses, Ceriales e
Florales, che comprendevano gare di vario tipo e
spettacoli teatrali.
I ludi Megalenses erano dedicati a
Cibele , la Grande Madre degli Dei, che aveva un
tempio sul Palatino e il cui culto era stato
introdotto a Roma al tempo della guerra
annibalica.
I Ceriales si riconducevano a Cerere , la
dea della terra fruttifera, mentre i ludi Florales
rappresentavano una sorta di parodia dei ludi
circensi, perché invece di gladiatori vi si
cimentavano prostitute, che anziché combattere
contro delle belve si misuravano con lepri e
capre.
Come gli atleti maschi, le donne
pubbliche gareggiavano poi tra loro in
competizioni di ogni tipo.
Quello dei Ludi Florales (o festa dei
fiori) appare come una sorta di prestazione
supplementare che lo stato richiedeva alle
prostitute poste sotto la giurisdizione degli Edili,
i magistrati che sorvegliavano l’attività dei
postriboli. La legge romana prevedeva che le
donne che volevano intraprendere la carriera di
meretrice dovevano fare una dichiarazione
ufficiale per essere registrate ed autorizzate.
MAGGIO
Il 9, l’11 e il 13 dei mese erano dedicati
ai Lemuria, in ricordo degli spiriti nocivi che in
questo periodo invadevano il mondo dei vivi.
Mentre in occasione dei Parentalia di Febbraio i
parenti dei defunti si recavano ai sepolcri, in
questi giorni gli spettri entravano nelle case dei
vivi da dove era necessario cacciarli.
Gli antichi consideravano Lemures gli
spiriti inquieti degli uomini morti anzitempo,
cioè prima di essersi fatta una famiglia, aver
generato dei figli e avere acquistato le qualità
necessarie per divenire a loro volta antenati.
Prototipo in tal senso era considerato Remo,
ucciso dal fratello prima di avere potuto svolgere
i suoi compiti.
Il 15 dei mese tornava la festività degli
Argei già vista in Marzo. Mentre nella
precedente ricorrenza si era svolta una solenne
processione ai sacrari sparsi per la città, in
quest'occasione veniva compiuto un rituale
durante il quale le Vestali gettavano nel Tevere
24 fantocci fatti di giunchi, forse a ricordare un
tempo quando venivano eseguiti sacrifici umani.
I manichini venivano gettati dal ponte Sublicio, il
più antico della città, costruito completamente in
legno dal re Anco Marcio.
Addetto alla cura e alla conservazione
del ponte, considerato come cosa sacra, era il
collegio dei Pontefici (costruttori del Ponte) che
da questa funzione prendevano il nome. Del tutto
incerta è la natura del nome che richiamerebbe
forse l’idea di prigionieri Greci (Argivi).
Il 15 maggio era sacro anche a Mercurio
(l’Hermes greco), divinità protettrice dei
mercanti (in Grecia anche dei ladri ! ) che aveva
il proprio tempio alle falde dell’Aventino presso
il Circo Massimo.
Il 25 Maggio era festeggiata la Fortuna
Pubblica, o Fortuna Romana, che aveva due
templi sul Campidoglio e sul Quirinale,
considerata quale emanazione della Fortuna
Primigenia del grande santuario di Preneste
(Palestrina).
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Nella seconda parte dei mese si tenevano
gli Ambarvalia, cerimonia privata della
purificazione dei campi durante la quale veniva
eseguito il suovetaurilia: sacrificio di un maiale
(sus), di un montone (ovis) e di un toro (taurus).
Alle cerimonie private degli Ambarvalia
corrispondevano, al livello di culto pubblico,
quelle dei Fratres Arvales (da Ambarvalis, o
rituale che si svolge attorno ai campi) che si
tenevano in alcuni giorni di Maggio con sacrifici
analoghi. L’antico sodalizio dei Fratelli Arvali
era costituito da 12 membri che facevano capo al
santuario della dea Dia, al quinto miglio della via
Portuense.
GIUGNO
Il primo giorno del mese veniva
chiamato popolarmente “Calende delle fave",
perché in questo periodo venivano utilizzate per
alcuni sacrifici le fave giunte a maturazione. Nel
caso specifico si confezionava una sorta di
farinata di fave (puls fabacia) che veniva
mangiata in onore della dea Carna - entità
piuttosto misteriosa eletta a protettrice degli
organi interni dei corpo - e che si credeva
preservasse dai mali dell’intestino.
Le calende di Giugno, come quelle degli
altri mesi dell’anno, erano comunque sacre a
Giunone, la dea che dava il nome stesso al mese.
All’inizio dei mese si venerava Giunone
Moneta, che aveva il suo tempio sul
Campidoglio e presso il quale era stata istituita la
prima zecca della città. ti termine “Moneta” che
passerà ad indicare genericamente il denaro,
veniva da “ammonire” (monem), e si riferiva ad
un prodigioso avvertimento udito nel tempio
della dea alla vigilia di un rovinoso terremoto.
La prima parte dei mese comprendeva
anche altre festività: il 3 di giugno cadeva la
ricorrenza di un tempio dedicato a Bellona
presso il teatro di Marcello; il 5 era la festa di
Dius Fidius , che aveva il proprio santuario sul
Quirinale; il 7 si tenevano i Ludi Piscatori in
Trastevere; mentre l’8, il 9 e l’11, cadevano le
ricorrenze di Mens , di Vesta (Vestalia) e della
Mater M atuta (Matralia).
Particolarmente suggestivi i rituali dei
festeggiamenti in onore di Bellona, dea della
guerra (bellum), il cui culto ebbe la maggiore
diffusione nel periodo sillano quando alla sua
figura fu unita quella della dea Ma proveniente
dalla Cappadocia.
Le pratiche in onore di Ma-Bellona
consistevano in impressionanti cerimonie di
carattere orgiastico durante le quali i sacerdoti
della dea si ferivano e mutilavano in preda a
furore mistico. Il culto di Dius Fidius o Semo
Sanco (Semo Sancus Dius Fidius) era
tradizionalmente attribuito a Tito Tazio, re dei
Sabini.
Oltre a quello sul Quirinale Semo Sanco
- divinità che come Giove Giurario presiedeva ai
giuramenti - aveva un tempio sull’isola Tiberina,
nell'area dell’attuale ospedale. Incerte sono le
notizie riguardanti i Ludi Piscatori, durante i
quali venivano pescati dei pesci da offrire in
Agosto a Vulcano.
La festività di Mens (la Mente)
rappresentava una ricorrenza in cui non si
celebrava un’entità divina vera e propria (come
Giove, Giunone, Minerva ecc.) ma piuttosto una
delle tante astrazione o disposizioni dell'animo
(come Onore, Valore, Virtù, ecc.) di cui
abbondava il panorama religioso romano. il ciclo
dei Vestalia iniziava il 7 di giugno e terminava il
15.
In questo periodo veniva aperto il penus,
cioè la parte più interna del tempio di Vesta che
nell'occasione veniva accuratamente ripulito. In
questi giorni le Vestali preparano la “mola salsa”
(focaccia fatta di farina di farro mista a sale). In
queste funzioni la Vestale rappresentava per lo
stato ciò che la moglie, custode dei focolare
domestico, rappresenta per la famiglia. I
Matralia erano i festeggiamenti fatti in onore
della Mater Matuta, divinità italica della luce
mattutina e protettrice del parto. La dea aveva il
santuario centrate a Satrico e un tempio fatto
costruire da Servio Tullio nel Foro Boario (area
sacra di S. Omobono).
Il 20 giugno si festeggiava Summanus ,
peculiare divinità affine in qualche misura a
Giove, che esercitava ti suo potere sui fulmini
notturni. Summano aveva una statua sul
Campidoglio, che una volta era stata abbattuta da
un fulmine (probabilmente un fulmine diurno ! )
e un tempio nel Circo Massimo. Anche in questo
caso, come per Veiove , si dovrebbe pensare ad
una divinità contraria, posta in contrapposizione
a Giove, come il diurno è da considerare
contrario del notturno.
7
Il 24 giugno era festeggiata Fors
Fortuna, titolare di due templi al primo e al
sesto miglio della Portuense, fatti costruire
(come del resto la maggior parte dei santuari di
Fortuna) dal re Servio Tullio. II nome "Fors”
viene interpretato come “il caso”, “la sorte",
termini che ci riportano ai responsi (sortes) che
venivano offerti nel santuario della Fortuna
Primigenia a Palestrina., Le cerimonie in onore
di Fors Fortuna consistevano in allegre
scampagnate alle quali prendevano parte tutti i
ceti della società romana.
LUGLIO
Le festività del mese iniziavano con i
Poplifugia che cadevano il 5 di luglio. Secondo
alcuni autori antichi con questa ricorrenza si
voleva ricordare la fuga del popolo romano in
occasione di un avvenimento funesto, come nel
caso della scomparsa di Romolo nel Campo
Marzio o, secondo altre fonti, del panico che si
era diffuso nella popolazione dopo il saccheggio
della città ad opera dei Galli.
Alla festa dei Poplifugia è collegata
quella delle Nonae Caprotinae del 7 luglio,
detta anche Anciliarum Feriae (festa della
serve), che riprendendo il precedente tema del
saccheggio gallico, volevano ricordare l’eroismo
delle schiave della città che si sostituirono alle
loro padrone insidiate dalle pretese delle genti
vicine che volevano approfittare della
temporanea debolezza dei romani sconfitti. In
questa giornata le schiave indossavano le vesti
delle loro padrone e giravano per la città
inscenando finte dispute e schernendo i passanti.
Il termine Caprotine si faceva derivare
da un caprifico sul quale una delle schiave era
salita per dare ai romani il segnale dell’attacco al
campo nemico, dopo che le sue compagne
avevano fatto ubriacare i loro rapitori.
Dal 6 al 13 luglio si tenevano i Ludi
Apollinares istituiti in onore di Apollo durante
la guerra annibalica. Dopo la sconfitta di Canne
del 216 a.C. si erano intensificate le pratiche
religiose intese a scongiurare il pericolo e
fattucchieri e indovini avevano contribuito a
diffondere un generale clima di esaltazione
superstiziosa.
Si era deciso allora di introdurre il culto
di Apollo con i relativi ludi, non secondo la
consueta versione di entità guaritrice (medicus),
ma come dio vincitore e salvatore.
La Transvectio Equitum, o festa dei
Cavalieri, era una spettacolare parata di
cavalleria che si teneva il 15 luglio per ricordare
l'intervento di Castore e Polluce nella battaglia
di lago Regillo nel 499 a.C. La sfilata muoveva
dal tempio di Marte situato fuori della porta
Capena sulla via Appia e giungeva al tempio dei
Dioscuri al Foro Romano. Vi prendevano parte
circa cinquemila cavalieri ordinati come se
tornassero dalla battaglia. Narra la leggenda che
in occasione della battaglia contro i Latini, i
romani erano stati aiutati da due misteriosi
cavalieri (i Dioscuri), che erano poi apparsi nel
Foro per dare al popolo l’annuncio della vittoria.
Ai due fratelli divini era stato allora
costruito un tempio nel luogo dove si era
verificato il prodigio. I Dioscuri avevano un
altro tempio al circo Flaminio (zona del Portico
di Ottavia) nel quale erano conservate le due
statue che attualmente si trovano ai lati della
scalinata dei Campidoglio.
Nel mese di luglio, il giorno 18, cadeva
una delle ricorrenze più funeste dei calendario
romano:quella del Dies Alliensis.
Era questo l’anniversario della sconfitta
subita ad opera dei Galli al fiume Allia nel 389
a.C., che aveva poi causato l’invasione e il
saccheggio della città. In questo giorno fatale
cessavano tutte le attività pubbliche e si operava
soltanto per lo stretto necessario.
La seconda parte del mese, quella di luna
calante, era caratterizzata dal ciclo festivo dei
Lucaria, dei Neptunalia e dei Furrinalia che
comprendevano un periodo che andava dal 19 al
25 luglio. Poche sono le notizie riguardanti la
festa dei Lucaria, che i romani celebravano in un
bosco sulla via Salaria dove, secondo la
tradizione, al tempo dei saccheggio gallico si era
rifugiata la gente in fuga dalla città.
I Neptunalia erano feste celebrate in
onore di Nettuno , identificato con il greco
Poseidone . I Furrinalia infine erano feste in
onore di Furrina, divinità alla quale erano sacre
alcune sorgenti ed un bosco situati sul Gianicolo
nell'area dell’attuale villa Sciarra.
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Il 22 luglio si festeggiava la Concordia
il cui tempio, eretto nel 367 a.C. era situato al
limite settentrionale del Foro, presso il
Campidoglio. Anche in questo caso, come per
Spes, Honos, Mens, ecc. non si trattava di un
vero e proprio personaggio divino, ma soltanto di
un elemento etico o comportamentale
divinizzato.
rappresentato dal tempio di Diana Aricina presso
Nemi.
AGOSTO
Il 17 ricorrevano i Portunalia in onore
di Portuno, il dio protettore dell'antico porto
fluviale. il tempio di Portuno, ancora visibile
presso il ponte Emilio, rappresenta uno degli
edifici
dell'antica
Roma
maggiormente
conservati.
Il primo di agosto si festeggiava la
ricorrenza di due templi della Victoria sul
Palatino costruiti nel 294 e nel 193 a.C. e quello
di Spes nel Foro Olitorio. Come per Concordia,
anche queste altre due entità rappresentano
personificazioni in figure divine di astrazioni e
qualità dello spirito di cui era ricco il pantheon
romano.
Il 3 agosto, rifacendosi ancora al ricordo
dell'incendio gallico, aveva luogo una delle più
stravaganti e, al tempo stesso, crudeli cerimonie
della religione romana. In questo giorno si
crocifiggevano
i
cani,
mentre
contemporaneamente venivano portate in
processione delle oche ornate di oro e di porpora.
Tutto ciò era dovuto al fatto che mentre le oche
avevano dato l’allarme dell’attacco notturno dei
Galli alla rupe Tarpea, i cani erano rimasti
tranquillamente addormentati.
Alle None del mese (5 agosto) si
celebrava un sacrificio pubblico al tempio di
Salus sul Quirinale, che dava nome a questa
parte della regione (Collis Salutaris) e ad una
porta delle mura repubblicane (porta Salutaris).
Alla vigilia delle idi del mese, il 12 di
agosto, si festeggiava Ercole in un tempio presso
il Circo Massimo, mentre il giorno dopo al dio,
appellato con il termine di Invictus , erano
riservati altri festeggiamenti nel suo tempio
circolare del Foro Boario. Era questa una zona
particolarmente ricca di santuari e di memorie
riguardanti il dio greco, che, come nel caso
dell’Ara Massima sotto la chiesa di S. Maria in
Cosmedin, risalivano ad un periodo precedente
alla stessa formazione della città.
Il 13 di agosto cadeva la festa di Diana
che aveva il proprio tempio sull'Aventino,
costruito da Servio Tullio allo scopo di
soppiantare il santuario federale dei Latini
Alcuni calendari menzionano in questo
stesso giorno le Camene , divinità delle acque
(Ninfe) che avevano un santuario fuori porta
Capena, sotto il Celio. A questo gruppo
apparteneva la Ninfa Egeria, ricordata dalla
tradizione come sposa segreta del re Numa.
Il 19 del mese tornava la festa dei
Vinalia, detti Vinalia Rustica, perché
contrariamente a quelli del 23 Aprile si
celebravano in campagna, poco prima della
vendemmia. Le cerimonie, che dovevano essere
iniziate da un sacerdote, prevedevano l'offerta
del primo vino a Giove.
I Consualia, che ricorrevano il 21
agosto, prendevano nome da Consus , dio del
consiglio (in concorrenza in questo con Giove),
che aveva un altare sotterraneo nella valle
Mureta, dove verrà costruito in seguito il Circo
Massimo. Altra possibilità riguardante le
attribuzioni del dio è quella che lo vede come
protettore del grano immagazzinato (conditus)
alla fine dei lavori agricoli.
I Consualia consistevano essenzialmente
in corse di cavalli, ed erano legati al ricordo del
rapimento delle donne dei Sabini (Ratto delle
Sabine) che erano giunti a Roma in quel giorno
per
partecipare
ai
festeggiamenti.
Particolarmente suggestivi i rituali che si
compivano il 23 agosto in occasione dei
Volcanalia. Vulcano, che aveva il suo più antico
santuario nel Comizio al Foro Romano, era il dio
del fuoco, affine per questo motivo al greco
Efeso.
Il rituale eseguito in suo onore consisteva
nel gettare nel fuoco animali vivi in una sorta di
pratica sostitutiva, tendente a scongiurare la
perdita di vite umane. Un aspetto particolare del
culto era quello dell’offerta di piccoli pesci che i
pescatori del Tevere facevano in questo giorno al
dio. Il 24 di agosto vi era l’apertura del Mundus .
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La tradizione voleva che all’atto della
fondazione di Roma fosse stata scavata una fossa
(Mundus) nella quale i primi abitanti della città
raccolti tra più genti da Romolo, gettarono un
pugno della propria terra d’origine oltre ad
alcune primizie. Incerta è l’ubicazione del
Mundus, nonché la sua reale esistenza, messa dei
resto in dubbio da alcuni studiosi moderni.
Il Mundus doveva essere comunque una
specie di pozzo o di edificio sotterraneo che,
secondo le fonti antiche, si apriva tre giorni
all’anno (oltre il 24 di agosto, il 5 ottobre e l’8
novembre). In quei giorni erano interdette
numerose attività, perché dal profondo della terra
gli spiriti dei defunti tornavano in superficie per
invadere le case.
Il 25 Agosto era la festa della dea Ops ,
antica divinità romana che impersonava
l’abbondanza dell’agricoltura. Con il nome di
Opiconsiva la dea era venerata in una cappella
della Regia del Foro Romano dove potevano
entrare soltanto le vestali e il Pontefice Massimo.
Campidoglio, simbolo stesso dello stato romano.
Il santuario capitolino, dedicato alla triade
Giove -Giunone-Minerva, era stato votato nel
509 a.C. anno di inizio della Repubblica.
I rituali di questo giorno comprendevano
un solenne banchetto sul Campidoglio a cui, in
qualità di convitati simbolici, erano fatti
partecipare anche i simulacri delle tre divinità. Al
termine del banchetto si procedeva poi
all’infissione di un chiodo nel basamento del
tempo, rito di carattere apotropaico tendente a
scongiurare le sventure che potevano colpire
durante l’anno la città.
Il 14 Settembre si teneva l’Equorum
Probatio, una specie di parata equestre e prova
di abilità dei cavalieri. Le fonti antiche non
hanno lasciato nessuna descrizione di questa
cerimonia, che doveva comunque svolgersi in
modo analogo alla Transvectio Equitum del 15
luglio.
OTTOBRE
SETTEMBRE
Nel calendario romano settembre era un
mese quasi completamente dedicato a Giove. Dal
4 al 19 settembre si celebravano i Ludi Romani
o Magni, la cui istituzione era fatta risalire a
Tarquinio Prisco. I Giuochi comprendevano
corse di cavalli, di carri e gare di pugilato con
atleti fatti venire dall’Etruria.
L’inizio dei giuochi era preceduto da una
solenne parata a cui partecipavano giovani a
cavallo inquadrati militarmente, gli atleti che
avrebbero partecipato alle gare, danzatori e una
banda musicale.
La sfilata, muovendo dal Campidoglio,
passava nel Foro per giungere infine alla zona
del Circo Massimo dove si svolgevano le gare.
Particolarmente apprezzati dal popolo erano i
numeri eseguiti dai "desultores", atleti-acrobati
che durante le corse, affiancando l’auriga,
saltavano da un carro all'altro per terminare
infine la gara con una corsa a piedi ingaggiata fra
di loro.
Le festività in onore di Giove, al quale
era dedicato il mese, culminavano il 13
Settembre quando si festeggiava Giove Ottimo
Massimo che aveva il suo tempio sul
Il primo di ottobre si festeggiava la dea
Fides che aveva un tempio sul Campidoglio, e il
cui culto era stato istituito da Numa Pompilio.
Fides impersonava la lealtà e la correttezza su cui
si dovevano basare i giuramenti e i patti.
I sacerdoti addetti al culto (flamini) si
recavano al santuario con le mani coperte fino
alle dita per simboleggiare la cura nel custodire
la Fede ad essi affidata.
Il 7 ottobre aveva luogo una cerimonia in
onore di Iuppiter Fulgur e Iuno Quiris , cioè a
Giove Folgoratore e Giunone delle Curie.
Per il primo è evidente il rapporto con
Dius Fidius del 3 giugno e di Fides dell’inizio
del mese, nel senso di entità che punisce chi
infrange un patto o un giuramento. Meno chiara
è la figura di Giunone delle Curie, cioè delle
assemblee dei cittadini, della quale si sa soltanto
che era venerata in modo particolare nella città di
Falerii.
L’11 ottobre si celebrava la festa dei
Meditrinalia durante la quale si libava con vino
nuovo mescolato al vecchio che, alla stregua di
una pozione medicamentosa, doveva contribuire
ad allontanare i malanni nonché a rappresentare i
due momenti estremi del processo di
vinificazione.
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Altra festa di cui gli scrittori antichi
hanno lasciato scarse notizie è quella dei
Fontinalia che cadeva il 13 di ottobre. Era
questa la festa delle acque che veniva celebrata
ponendo corone di fiori sui pozzi e sulle fontane.
La divinità ricordata era Fons (o
Fontus ), che si voleva figlio di Giano che, nella
veste di divinità che presiedeva a tutti gli inizi,
aveva anche il potere di far sgorgare le sorgenti.
Un altare dedicato a Fonte era sul Gianicolo (il
colle di Giano), presso la tomba di Numa
Pompilio; un altro sacrario del dio era fuori porta
Fontinale, ai piedi dell’Arce Capitolina.
Alla metà del mese, il 15 di ottobre, si
svolgeva una suggestiva quanto oscura cerimonia
consistente nel sacrificio di un cavallo nella zona
detta Ciconiae Nixae in Campo Marzio.
L’animale sacrificato detto October
Equus , o cavallo d’ottobre, era quello di destra
della biga vincitrice in una gara che si svolgeva
nella zona. La testa del cavallo, tagliata assieme
alla coda, veniva contesa come un trofeo dagli
abitanti della Suburra (Suburanenses) e quelli
della Via Sacra (Sacravienses). Se vincevano i
primi la testa veniva attaccata alla cosiddetta
torre Mamilia che si trovava nel loro quartiere.
Nel caso che la vittoria era riportata dai secondi,
il trofeo veniva affisso ad una parete della Regia.
Il sangue della coda, debitamente essiccato,
veniva poi sparso nei campi dalle Vestali il
giorno delle Palilie.
L'ultima importante festività del mese,
l’Armilustrium, cadeva il giorno 19. Con tale
nome veniva indicata una località dell'Aventino
dove si credeva che Romolo avesse fatto
seppellire Tito Tazio. Il reale significato della
cerimonia, consistente in pratiche purificatorie,
era dibattuto già dagli scrittori antichi. Forse
l'intero rituale è riconducibile ad un arcaico rito
purificatorio delle armi e dell'esercito eseguito al
termine del periodo delle campagne militari che
aveva avuto inizio in primavera.
NOVEMBRE
Il corso festivo del penultimo mese
dell’anno (il nono nel calendario Romuleo)
riproponeva pressoché esattamente quello di
settembre.
Il 4 del mese si tenevano i Ludi Plebei,
che si svolgevano sotto la sorveglianza degli
Edili della plebe, e che rappresentavano per il
popolo ciò che i Ludi Romani di settembre
significavano per il patriziato. Era questa la
festività che forniva alla plebe l’occasione di
affermarsi come organismo autonomo, in
contrapposizione
allo
stato
romano
sostanzialmente patrizio. Anche questi ludi erano
dedicati a Giove Ottimo Massimo, al quale però
venivano affiancate in questo caso Fortuna e
Feronia.
La Fortuna ricordata era quella di
Preneste (Fortuna Primigenia) che veniva
contrapposta a Giove, che rappresentava lo stato
romano organizzato dai patrizi. Anche Feronia
rientrava in questo processo di rivalsa plebea in
quanto era considerata la protettrice dei liberti; la
dea aveva a Terracina un culto rivolto
all’affrancamento degli schiavi.
DICEMBRE
L’8 dicembre venivano festeggiati
Tiberino, divinità evidentemente collegata con il
fiume, e Gaia.
A Tiberino, il cui culto era fatto risalire a
Romolo, era dedicato un sacello sull’isola,
situato probabilmente all’interno di un bosco
sacro. Figura minore del pantheon romano,
Tiberino costituiva l’entità per mezzo della quale
veniva venerato il Tevere, padre di tutte le acque
e divinità salutare primigenia, prima ancora che
questo ruolo fosse assunto dal greco Esculapio.
Prove in tal senso sono fornite dai numerosi ex
voto del V-IV secolo a.C. rinvenuti su tutta la
riva sinistra del fiume al momento della
costruzione dei muraglioni dei lungotevere.
La figura di Gaia è divisa tra due
racconti leggendari diversi. Il primo riguarda
Tanaquilla, moglie di Tarquinio Prisco, che
aveva romanizzato il proprio nome in Gaia Celia
e che veniva ricordata come simbolo di fedeltà
coniugale.
A questo personaggio si alludeva con la
nota formula pronunciata dalla sposa al momento
del matrimonio "Ubi tu gaius ego Gaia". Il
secondo racconto narrava invece di una vestale
di questo nome che aveva fatto guadagnare alle
componenti dei proprio sacerdozio privilegi di
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cui godevano perché aveva donato al popolo
romano il campo Tiberino (Campo Marzio).
L’11 dicembre si tenevano gli ultimi dei
quattro Agonalia dell’anno, dedicati al Sol
Indiges (Sole Indigete), cioè il Sole nel periodo
in cui inizia a prolungare la sua permanenza
all’orizzonte.
Il ciclo annuale delle festività si chiudeva
infine il 23 dic embre con le Larentalia dedicate
ad Acca Larentia, mitica moglie del pastore
Faustolo, sulla cui tomba - situata ai piedi del
Palatino - venivano fatti sacrifici e recate offerte.
(Testo a cura di Franco Astolfi)
Il 13 dicembre vedeva unite nel culto
Tellus
e Cerere , che rappresentavano
rispettivamente la Terra e il potere generativo
della natura. Tellus aveva un tempio sulle Carine
(zona compresa tra il Palatino e i Fagutale)
davanti al quale era una statua di Cerere.
Il 15 dicembre ricorreva la seconda festa
annuale (oltre quella del 21 agosto) in onore di
Conso, ricordato come divinità protettrice del
grano seminato. Anche in questa occasione si
organizzavano corse di cavalli e di carri.
Nel periodo compreso tra il 17 e il 23
dicembre si tenevano i Saturnalia in onore di
Saturno, una delle feste più importanti del
calendario antico. La festa era stata istituita nel
497 a.C., anno della dedica del tempio di Saturno
al Foro Romano, all’interno del quale era
conservato il tesoro dello stato.
Gli scrittori antichi spiegavano tale
istituzione con il fatto che durante il mitico regno
di Saturno (età dell’oro) non esisteva la proprietà
privata, e di conseguenza non si verificavano
furti. Aspetti principali del periodo dei Saturnali
erano l’astensione dal lavoro da parte dei
cittadini e l’instaurarsi di un clima di
trasgressione e licenziosità.
Le
differenze
sociali
venivano
temporaneamente accantonate, gli schiavi
sedevano a tavola con i padroni, ed i liberi
ostentavano il berretto frigio, tipico copricapo
degli affrancati.
Il 19 dicembre era il giorno degli Opalia,
un’altra festività in onore della dea Ops , dea
della ricchezza che ben si rapportava al mitico
Saturno. Tra le ultime festività dell’anno (21
dicembre) i calendari antichi riportavano quelle
tenute in onore di Diva Angerona (Divalia o
Angeronalia), entità di incerta origine ed
etimologia, che si voleva collegare al ricordo di
un’epidemia di angina vinta con l’aiuto della dea.
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