E enti Settimanale - Anno 5 TERRITORIO | ISTITUZIONI | N° 22 Lunedì 28 maggio 2012 IMPRESE Attività editoriale a cura de Il Sole 24 ORE Business Media Tutto pronto per il 45° Congresso Nazionale dell’associazione L’ appuntamento è a Torino dall’1 al 5 giugno 2012, presso il Centro Congressi del Lingotto. Nei prossimi giorni, dunque, Medici radiologi di tutta Italia si riuniranno per fare il punto di un settore in rapido sviluppo e per assaporarne gli scenari futuri, visti i progressi della diagnostica per immagini e delle nanotecnologie dell’ultimo biennio. Laboratori di diagnostica per immagini, casi quiz e simposi saranno a corollario di un programma d’interventi molto nutrito che prediligerà lo studio delle patologie di maggior interesse culturale e professionale per il radiologo del XXI secolo, non dimenticando le moderne problematiche della vascolarizzazione delle lesioni e degli esami funzionali. Grande spazio verrà dato anche alla prevenzione (in oncologia, ma anche nelle patologie cardio-vascolari) e allo sviluppo recente della Radiologia d’urgenza. L’intero programma è scaricabile dal sito www.congresso.sirm.org DIAGNOSTICA PER IMMAGINI ■ SIRM / Cambio al vertice Il futuro è nella prevenzione e nell’Interventistica Cambia il ruolo del medico radiologo parallelamente all’avanzare della tecnologia: una sfida per il nuovo presidente Carlo Faletti che subentra ad Antonio Rotondo M aggiore sensibilità degli strumenti, riduzione al minimo dell’invasività e diagnosi sempre più raffinate sono i recenti successi nel campo della Diagnostica per immagini e Interventistica, ambiti della medicina che in quest’era stanno vivendo un rapidissimo sviluppo. I medici radiologi della SIRM, Società Italiana di Radiologia Medica, si riuniranno fra 4 giorni a Torino in occasione del Congresso Nazionale biennale dell’associazione per confrontarsi e aggiornarsi professionalmente. Sarà presente anche Antonio Rotondo, professore ordinario di radiologia presso la Seconda Università di Napoli e presidente per il biennio 2010/2012 della Società Italiana di Radiologia Medica (SIRM) , che si appresta a lasciare l’incarico che ha in seno all’associazione al collega Carlo Faletti, direttore del dipartimento di Diagnostica per immagini dell’azienda sanitaria ospedaliera CTO-M.Adelaide di Torino, che dal 6 giugno sarà il nuovo presidente in carica. Durante la “presidenza Rotondo”, la SIRM è stata tra le prime società scientifiche ad accreditarsi come provider presso la Commissione Nazionale di Formazione Continua (Cnfc) dell’Agenas. Nel 2011 SIRM Provider ha attribuito ai suoi iscritti quasi 30mila crediti formativi, mentre nel 2012 ha raggiunto il massimo numero di soci della sua storia. Un’ottima eredità che Carlo Faletti raccoglie con orgoglio e che costituisce il substrato sul quale si svilupperà il suo programma . “Più visibilità per il medico radiologo”, dice Faletti in una approfondita intervista che pubblichiamo a pag. 3: il fine è giustificato dalla tecnologia che cambia, il mezzo è la costruzione di un rapporto più diretto tra lo stesso e lo specialista di riferimento per la soluzione di un problema diagnostico. www.esaote.com Creativity in Healthcare Scopri tutte le iniziative di Box Media Eventi Lunedì 28 maggio 2012 2 Diagnostica per immagini ■ RICERCA / Oggi la tecnologia permette di osservare la biomorfologia degli organi dall’interno del corpo La rivoluzione dell’imaging molecolare Sofisticati strumenti d’indagine stanno cambiando l’iter diagnostico delle malattie N anotecnologie e diagnostica per immagini. Un connubio niente affatto intuitivo, sul quale si sta concentrando il settore specifico della ricerca internazionale. La comunità clinica, infatti, è certa di poter rispondere al diffuso bisogno di diagnosi precoce delle patologie attraverso l’uso delle immagini a livello molecolare. Una vera rivoluzione, che segna la terza svolta epocale per la diagnostica per immagini, dopo l’avvento dei primi sistemi a raggi X, che di fatto cambiarono il modo di indagare il corpo umano (fino ad allora analizzato attraverso sezioni dei cadaveri), e l’utilizzo successivo di onde dell’intero spettro elettromagnetico (dai raggi gamma alle radiofrequenze, ma anche onde meccaniche, in particolare gli ultrasuoni), che amplificarono il ven- E enti TERRITORIO | ISTITUZIONI | IMPRESE DIN NEWSLETTER Settimanale - Anno 5 - Numero 23 Lunedì 28 maggio 2012 taglio di opzioni analitiche portando alla realizzazione di tomografi computerizzati, strumenti per risonanza magnetica ed ecografi. Tutto ciò è accaduto in meno di mezzo secolo. In soli 40 anni, infatti, la Radiologia ha fatto passi da gigante e oggi gli screening di primo livello della popolazione si avvalgono di una o più tecniche di imaging. L’iter diagnostico delle malattie, tuttavia, è destinato a cambiare ancora: le tecniche d’indagine sono sempre più sofisticate e non solo dal punto di vista della risoluzione delle immagini e della computerizzazione degli strumenti. In questo 21° secolo, infatti, la diagnostica per immagini sta permettendo di cambiare il punto di vista: dalle microsonde a fibre ottiche a quelle ecografiche, dall’uti- Attività editoriale a cura de: Sede operativa: Via Carlo Pisacane, 1 20016 Pero - Milano Direttore responsabile: Donatella Treu Stampatori: ll Sole 24 Ore S.p.A. Via Busto Arsizio, 36 20151 Milano; Il Sole 24 Ore S.p.A. Via Tiburtina Valeria; Km 68,7 - 67061 Carsoli (Aq); Società Editrice Arena S.p.A. - Via Torricelli,14 37060 Caselle di Sommacampagna - (Vr); lizzo di radioisotopi alle nanotecnologie, oggi la tecnologia permette di osservare la biomorfologia degli organi dall’interno del corpo oppure di analizzarla su un piano dimensionale molto più ridotto. Ma come, nello specifico, le nanotecnologie contribuiscono a questa evoluzione del settore? Questa branca della scienza moderna, l’Imaging molecolare, di fatto mira a evidenziare molecole in piccole quantità, molecole tipiche di uno stato patologico e indicative, quindi, della presenza e dell’evoluzione della malattia. Tali molecole devono essere “marcate” con un gran numero di particelle di dimensioni nanometriche altamente sensibili che emettano un segnale amplificato e visibile. “Si tratta dell’evoluzione dei mezzi di contrasto – spiega Alessandro Maiocchi, Stampa Quotidiana S.r.l Via Galileo Galilei, 280/A 40059 Località Fossatone - Medicina - (Bo); Centro Stampa Editoriale S.r.l. - Via Del Lavoro, 18 - 36040 Grisignano di Zocco - (Vi); Centro Stampa Quotidiani S.p.A. - Via dell’Industria, 52 - 25030 Erbusco - (Bs); research projects manager Bracco Imaging, una delle eccellenze italiane nel settore, intervenuto al Nanotechfestival di Colleretto Giacosa (TO) -, che sono indispensabili nei protocolli clinici per far risaltare l’immagine. Tra le piccole particelle nanotecnologiche sviluppate da Bracco, per esempio, vi sono quelle progettate per applicazioni ad ultrasuoni: si tratta di microbolle di tensioattivi che contengono un gas. Iniettate nel corpo umano e sotto l’effetto degli ultrasuoni queste bolle emettono a loro volta altri ultrasuoni, che consentono di individuare la posizione e il comportamento della bolla stessa e dunque della molecola bersaglio. Ma la ricerca non si è fermata qui: abbiamo messo a punto piccole particelle di ossido di ferro (superparamagnetic iron oxides da 200 o 50 nm di diametro) e le nanoparticelle lipidiche per risonanza magnetica, etc. Tutto ciò allo Registrazione Tribunale di Milano numero 208 del 21 marzo 2005 scopo di sostenere il medico nella scelta e modulazione delle terapie mirate e guidarlo negli interventi con tecniche minimamente invasive”. In estrema sintesi, queste particelle devono essere costituite da un materiale che sia il più naturale possibile, devono essere in grado di “ricercare” in autonomia la molecola specifica, accumularsi su questa attraverso i recettori e poi essere smaltite dall’organismo umano senza creare danni: una vera sfida per i ricercatori. “Grazie alle tecnologie e alla digitalizzazione, siamo giunti a una migliore comprensione della biologia - aggiunge Maiocchi -. Pertanto, oggi, noi ricercatori siamo in grado di aggiungere al dato anatomico anche l’informazione degli attori molecolari che sottendono alla patologia”. Con questa tecnica è possibile studiare in vivo lo sviluppo dei fenomeni patologici. L’immagine di per sé, però, non dice nulla se non è poi trasferita immediatamente a un medico che sappia utilizzarla. L’immagine, infatti, è utile quando ha un contenuto diagnostico. Ecco che anche l’intera comunità medica e clinica va rimodulata in virtù delle nuove scoperte e applicazioni. In futuro, quindi, il medico radiologo dovrà collaborare in maniera più stretta e frequente con lo specialista che ha in cura il paziente, per poter meglio interpretare i segnali precoci di ogni tipo di patologia e porvi rimedio. ■ NANOTECH / Ricerca di frontiera made in Italy Bracco. The Contrast Imaging Specialists. Lab on fiber: nascono i nanodispositivi ottici innovativi L’Università del Sannio ha messo a punto una tecnologia all’avanguardia che consente di realizzare laboratori miniaturizzati integrati completamente su fibra ottica. Nel bio-medicale, scoveranno batteri, virus e tumori O www.braccoimaging.com gni tanto capita anche da noi. Nonostante i finanziamenti risicati e la fuga di cervelli, anche l’Italia può vantare qualche clamoroso successo scientifico. E vantarsi, di fronte al mondo intero, di essere all’avanguardia in una determinata branca della scienza. Succede nel campo della Nanofotonica, lo studio del comportamento della luce su scala nanometrica. Il gruppo di Optoelettronica del Dipartimento di Ingegneria dell’Università del Sannio, guidato dai professori Antonello Cutolo ed Andrea Cusano, ha ideato e sviluppato una tecnologia innovativa per la realizzazione di ‘Laboratori miniaturizzati e multifunzionali’ completamente integrati su una sottilissima fibra ottica, ovvero all’interno di un capello di vetro di 125 micron. Telecamere acustiche ed ecografi miniaturizzati sono gli strumenti che il gruppo di ricerca sta realizzando e mettendo a punto nei laboratori dell’Università, in stretta collaborazione con Emanuela Esposito, ricercatrice presso l’istituto di Cibernetica del CNR di Pozzuoli. I risultati ottenuti fino ad ora sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista “ACS Nano” dell’American Chemical Society. Le applicazioni nel settore biomedicale promettono di rivoluzionare le metodiche d’indagine in vivo e in vitro, perché, grazie alle dimensioni nanometriche, alle fibre ottiche e alle grandi potenzialità tecnologiche dei dispositivi, sarà possibile scovare virus, batteri e tumori in campioni di ridotte dimensioni. Come dire meno tempo e meno costi. Le strutture nanometriche da integrare sulle fibre ottiche saranno realizzate con diversi materiali (aventi determinate proprietà elettriche, fisiche, magnetiche, chimiche, biologiche) opportunamente selezionati per la specifica applicazione. Inoltre la capacità di modificare le proprietà ottiche dei materiali sulla base di stimoli esterni (magnetici, elettrici o meccanici) permettendo di controllare il flusso della luce, e quindi l’informazione che viaggia in fibra, favorirà sviluppi applicativi nel settore dell’optical computing. “È un’importante svolta tecnologica - afferma Cusano che consente di esaltare fino in fondo le enormi potenzialità della Nanofotonica, grazie al connubio, da sempre auspicato ma mai realizzato efficacemente, con le ‘autostrade della luce’, le fibre ottiche. Da un lato la nuova piattaforma tecnologica fornisce nuove modalità di gestione, di elaborazione e manipolazione del flusso di informazioni che viaggia su portante ottica in fibra; dall’altro la tecnologia Lab on Fiber trova concreti esempi applicativi nella realizzazione di array di sensori chimici e biologici, e potrebbe arrivare a competere nell’arco di pochi anni con l’ormai consolidata tecnologia Lab on Chip, sviluppata nel decennio scorso. I nostri nano dispositivi (ossia i laboratori) – continua il docente - vengono infatti realizzati direttamente su una fibra ottica con notevoli vantaggi in termini di dimensioni (e quindi di peso e consumi energetici) e di complessità dei sistemi di interrogazione che si traducono in un abbassamento sostanziale dei costi di analisi”. Eventi Lunedì 28 maggio 2012 Diagnostica per immagini ■ PROFESSIONI / In uno scenario che cambia, urge valorizzare il ruolo dello specialista in radiologia “Più visibilità per il medico radiologo” È l’impegno di Carlo Faletti, dal 6 giugno presidente della SIRM, che ha già stilato la lista dei progetti da sviluppare nel corso del suo incarico Carlo Faletti, direttore del dipartimento di Diagnostica per immagini dell’azienda sanitaria ospedaliera CTO-M. Adelaide di Torino I n primo piano c’è la necessità di un maggiore coinvolgimento del medico radiologo nel ruolo d’interlocutore privilegiato tra chi richiede un esame e il responsabile dell’iter diagnostico; poi il bisogno di partecipazione nelle questioni organizzative e gestionali. Altrettanto importante è l’esigenza di aumentare la “visibilità” del medico radiologo nei confronti del paziente, obiettivo da raggiungere attraverso la costruzione di un rapporto più diretto tra lo stesso e lo specialista di riferimento per la soluzione di un problema diagnostico. Sono le priorità indicate dal dottor Carlo Faletti, direttore del dipartimento di Diagnostica per immagini dell’azienda sanitaria ospedaliera CTO-M.Adelaide di Torino, Trauma Center di riferimento Regionale, e dal prossimo 6 giugno anche nuovo presidente in carica della SIRM, la Società italiana di radiologia medica (che associa la maggioranza dei radiologi italiani, oltre 10 mila associati, ed è stata fondata nel 1913). “Negli ultimi anni - spiega - la radiologia ha subito un’evoluzione tecnologica epocale, trasformandosi in un insieme di metodiche diverse che partono dai raggi X della radiologia tradizionale per arrivare all’ecografia, alla Tc spirale e alla risonanza magnetica. Metodiche che oggi sono meglio definite con il termine di diagnostica per immagini”. Di pari passo è andato anche il progresso delle singole tecniche d’indagine sia in termini di performance della sensibilità diagnostica che in termini quantitativi per rispondere ad una domanda sempre più ampia e articolata. Si calcola che gli esami di diagnostica per immagini in Italia siano quasi 100 milioni l’anno e che negli ultimi anni la produzione di prestazioni di imaging sia più che raddoppiata con una tendenza inarrestabile alla crescita. Sempre più spesso alla diagnostica per immagini viene affidato il compito di formulare una diagnosi circostanziata con l’obiettivo di mettere a punto un corretto iter terapeutico. “È cambiato nel tempo anche l’approccio del paziente - sottolinea il dottor Faletti che sta imparando sempre di più ad individuare nel medico radiologo una figura professionale di riferimento. Non dice più vado a far il tal esame ma vado da quel medico radiologo per risolvere il mio problema diagnostico. Oggi l’esito dell’esame non viene più attribuito all’apparecchiatura diagnostica quanto piuttosto alla perizia del medico radiologo che ne interpreta le immagini correlandole al paziente”. Nell’agenda del dottor Faletti trova spazio anche la ricerca di nuovi strumenti per migliorare l’attività del medico radiologo sia in termini strumentali che organizzativi. “Il medico radiologo è oggi pronto ad assumersi nuovi ruoli - sottolinea - anche in campo gestionale: ad esempio dovrebbe essere consultato nelle gare di appalto per le forniture del mezzo di contrasto. Si tratta di una scelta importante e anche delicata, perché consente al medico radiologo di arrivare il più velocemente possibile alla diagnosi”. Altro nodo cruciale da risolvere quello della gestione delle liste di attesa, avvertito come uno dei maggiori problemi del servizio sanitario nazionale.”Oggi si prescrivono troppi esami senza consultare prima il medico radiologo - sostiene Faletti - ma basterebbe avviare un dialogo più costruttivo con il medico di medicina generale e assieme a lui valutare il livello di appropriatezza delle richieste.” Il CTO-M. Adelaide di Torino 3 Si calcola che gli esami di diagnostica per immagini in Italia siano quasi 100 milioni l’anno e che negli ultimi anni la produzione di prestazioni di imaging sia più che raddoppiata con una tendenza inarrestabile alla crescita A questo proposito potrebbe essere applicate delle linee guida con l’obiettivo di fornire ai medici che prescrivono l’esame uno strumento formativo di orientamento. Nel nuovo programma di attività della Società Italiana di Radiologia Medica c’è anche un’altra importante sfida: quella di stimolare una costante crescita delle capacità cliniche e operative della categoria a partire dalla formazione post-universitaria fino all’inserimento nel mondo del lavoro. “La necessità di un riconoscimento più ampio al ruolo del medico radiologo a tutti i livelli viene oggi giustificato - precisa sempre Faletti - non solo dalla sua preparazione clinica e tecnica, ma anche dalla sua capacità di saper scegliere e collegare le varie metodiche di esame”. ■ STRATEGIE / L’innovazione di Philips Italia nel campo della diagnostica Nell’imaging 2.0 il paziente è al centro Un modo nuovo di pensare la radiologia: ce ne parla Carlo Camnasio, presidente T ecnologia e innovazione sono componenti da sempre presenti nel dna di Philips, sia nel settore dell’elettronica di consumo che dell’illuminazione e anche, soprattutto, nell’healthcare. L’azienda è presente nel settore medicale da oltre 100 anni, è stata pioniera nell’utilizzo dei raggi X per finalità diagnostiche e oggi si distingue per una vasta gamma di sistemi medicali all’avanguardia. A fianco dell’innovazione tecnologica, però, c’è un’innovazione altrettanto importante che è quella relativa all’approccio al paziente e alla medicina in generale. “Quello che ci contraddistingue è una presenza a tutto campo - afferma Carlo Camnasio, presidente di Philips Italia -. Noi poniamo grandissima attenzione al ciclo di cura del paziente. Abbiamo un’impostazione tale per cui anche i nostri prodotti sono pensati per seguire il paziente mettendolo al centro dal punto di vista dello screening, prima, poi della diagnosi, del trattamento e infine del follow-up. Tutte queste attività, una di seguito all’altra, vengono seguite in modo adeguato con prodotti diversi ma legati tra di loro, in modo tale da poter vedere, talvolta in modo diretto, l’efficacia che il trattamento fa su un paziente. In un contesto sociale sempre più segnato dal fenomeno dell’invecchiamento della popolazione e dall’aumento delle malattie croniche, tecnologia significa anche realizzare soluzioni innovative che consentano di rispondere ai bisogni dei pazienti, a casa e in ospedale, cercando nel contempo di ab- battere gli elevati costi generali, dell’healthcare. “Nei prossimi anni, sarà sempre più sentito il tema della cura del paziente a domicilio - afferma Camnasio -. Stiamo sviluppando approcci basati sulla telemedicina che consentono il monitoraggio in remoto (si può ad esempio effettuare un elettrocardiogramma a distanza) ma stiamo anche proponendo prodotti e strumenti che permettono di effettuare a domicilio le procedure di ossigenazione e ventilazio- Carlo Camnasio presidente di Philips Italia ne necessarie in alcune terapie”. La cura a domicilio crea dunque dei vantaggi ai pazienti stessi che sono più a proprio agio nell’ambiente domestico ma, non meno importante, comporta anche uno sgravio sui costi della sanità pubblica laddove non è necessaria l’ospedalizzazione. Se l’impegno di Philips è focalizzato sulla realizzazione di soluzioni che consentano di migliorare la qualità di vita, è innegabile che l’imaging rappresenti, in tal senso, una priorità nelle diagnosi e nell’identificazione delle migliori terapie. E, con un knowhow di oltre 100 anni, Philips è oggi in grado di portare nel settore della diagnostica una serie di apparecchiature molto innovative. “L’anno scorso abbiamo lanciato un progetto conosciuto con il nome di Imaging 2.0 che evidenzia a un nuovo modo di pensare la radiologia e che intende rivoluzionare questo ambito della medicina con tecnologie all’avanguardia in grado non solo di garantire comfort e sicurezza al paziente ma anche di comprendere e soddisfare le esigenze HIFU con sistema di Risonanza magnetica Philips dei radiologi”. Lo sviluppo dell’Imaging 2.0 è esemplificato dal lancio di nuovi prodotti molto particolari, ad esempio, prodotti che siano attenti al corretto utilizzo della dose di raggi X. “iDose4 è un sistema ideato appositamente per le Tac che permette di ridurre la dose di radiazioni fino all’80% - spiega Camnasio -. Il microDose, invece, è una soluzione per la mammografia digitale che permette di ridurre la dose di radiazione fino al 50%. Si tratta di un obiettivo importante dal momento che la mammografia è un esame che viene ripetuto costantemente nel tempo”. Lo stato dell’arte nella diagnostica è legato anche all’utilizzo di macchine ibride, che consentono di utilizzare 2 metodiche contemporaneamente. Il vantaggio? Se si unisce, ad esempio, una risonanza con una Pet si possono ottenere nello stesso tempo informazioni anatomiche e funzionali così da avere una precisione altissima. Sullo stesso principio, funziona anche la Ct-Pet. “Abbiamo anche dei sistemi denominati Hifu che abbinano la risonanza con gli ultrasuoni a scopi non diagnostici ma terapeutici”, afferma Camnasio. A testimonianza di un’attenzione al paziente a 360° è infine il progetto Ambient Experience che si pone come un importante ausilio alle tecniche diagnostiche. Il sistema da qualche tempo realtà anche in Italia - grazie a soluzioni architettoniche con pareti curve, luci e musica, crea attorno al malato, specie se si tratta di un bambino, un mondo virtuale sereno e piacevole che consente un approccio non traumatico agli accertamenti diagnostici. Eventi Lunedì 28 maggio 2012 4 Diagnostica per immagini ■ CARDIORADIOLOGIA / Cardio Tc e Rm cardiaca: le tecniche che permettono di non ricorrere al cateterismo arterioso Si punta sulle metodiche non invasive A descriverle è Ernesto Di Cesare, professore della facoltà di Medicina dell’Università dell’Aquila l cuore ha sempre meno segreti. Il merito va alla cardioradiologia, per cui le prime esperienze risalgono al 1999, oggi in assoluto l’ultima frontiera nello studio delle patologie cardiovascolari. Dalle potenzialità innovative, grazie a sofisticati strumenti, ovvero tecniche di imaging quali la tomografia computerizzata (Tc) e la risonanza magnetica (Rm), essa permette di ottenere informazioni prima impossibili. E, soprattutto, di farlo in modo non invasivo, come spiega Ernesto Di Cesare, professore della Facoltà di Medicina dell’Università dell’Aquila, presidente della sezione di cardioradiologia della SIRM, la Società italiana di radiologia medica, partendo dalla tomografia computerizzata. Dice: “Le recenti e più avanzate apparecchiature di Tc sono in grado di visualizzare, con elevata accuratezza, le arterie coronarie, vale a dire le strutture vascolari che trasportano l’ossigeno al muscolo cardiaco, elemento indispensabile per la sua contrattilità e la sua sopravvivenza”. Quando l’apporto di ossigeno si riduce o si arresta, il muscolo prima perde la sua funzione contrattile e poi, se il processo avanza, va incontro a morte producendo quell’effetto patologico catastrofico che prende il nome d’infarto miocardico. Questa resta tutt’oggi la prima causa di morte. “La riduzione dell’apporto di ossigeno — continua Di Cesare — è determinata da stenosi o completa ostruzio- ne delle arterie coronarie. La causa di gran lunga più frequente è l’aterosclerosi, sulla quali si possono ottenere informazioni indirette con vari presidi diagnostici, ma la tecnica di riferimento per visualizzare le coronarie e la presenza di malattia ateroasclerotica è la coronarografia, tecnica invasiva ottenuta con impianti radiologici attraverso cateterismo selettivo delle coronarie e introduzione di mezzo di contrasto”. Bene, è qui la svolta nella diagnostica del cuore: con la Tc si possono visualizzare le coronarie evitando il cateterismo arterioso con introduzione di ridotte quantità di mezzo di contrasto da una vena periferica del braccio. Peraltro la scienza ha fatto passi importanti in merito alle apparecchiature usate, poiché oggi si è ridotto il tempo di acquisizione (anche frazioni di secondo) e con esso la possibilità di Cardio Tc : ricostruzione del volume: rendering (a colori) e riformattazione multi planare (in scala di grigi) artefatti da movimento. “Soprattutto — precisa il presidente — si è ridotta la dose di radiazioni erogata al paziente. In condizioni ottimali può essere al di sotto di 1 mSv, in pratica addirittura inferiore a un terzo della dose media di esposizione alle radiazioni naturali in Italia, che è pari a 3,4 mSv tra radiazioni cosmiche e terrestri”. Per poter eseguire la Tc è necessaria una frequenza cardiaca minore a 65 battiti per minuto (spontanea o indotta farmacologicamente) e la capacità di mantenere l’apnea per pochissimi secondi. Al contrario, in genere, non è possibile in caso di allergia ai mezzi di contrasto iodati, insufficienza renale, gravidanza, insufficienza respiratoria e scompenso cardiaco severo. Altra tecnica all’avanguardia non invasiva per lo studio del muscolo cardiaco è la Rm cardiaca. “Grazie a essa — continua il professore — si può visualizzare il cuore in ogni sua porzione, rilevandone sia la morfologia che la funzione contrattile, inoltre con l’utilizzo di sequenze ■ MATERIALI / Le novità di CID RICONOSCERE E VALUTARE LA CAUSA. EIZO RADIFORCE™ – I MONITOR LCD PER LA DIAGNOSTICA. Stent: la tecnologia migliora l’efficacia dei dispositivi La novità è il sistema di rilascio del farmaco con reservoirs, senza l’uso dei polimeri I www.radiforce.it YEARS WARRANTY I nnovazione, ricerca e sviluppo di dispositivi all’avanguardia per la cura di gravi patologie coronariche, come l’aterosclerosi: questo il terreno d’azione della CID (Carbostent & Implantable Devices). Società indipendente nata dallo spin-off della Business Unit Vascular Therapy del Gruppo Sorin, ha come maggior investitore IP Investimenti e Partecipazioni. Conta circa 200 dipendenti, un fatturato per l’80% all’estero (presenza in 80 paesi) e ha importanti progetti per il futuro: “La CID — dice Franco Vallana, presidente e amministratore delegato — punta allo sviluppo dei prodotti e all’espansione della presenza internazionale. L’intento è di rispondere all’evoluzione del settore, nel rispetto dei più alti standard di qualità, affidabilità e fiducia da parte della classe medica”. La CID nasce nel 2009 con l’obiettivo di sviluppare un progetto di stent di nuova generazione. A testimonian- za dell’impegno della società sono le tecnologie esclusive prodotte, a partire dal Rivestimento Carbofilm. “Sin dal primo Carbostent nel 1998 — continua Vallana —, il prodotto si è qualificato come il più avanzato nel settore degli stent coronarici grazie al rivestimento di Carbofilm. Carbofilm è un film ultrasottile (< 0.5 μm) ad alta densità di puro carbonio con struttura turbostratica che può essere applicato, con estrema adesione, su un substrato senza alterarne le caratteristiche morfologiche e fisiche. Grazie alle caratteristiche specifiche è possibile discriminare la presenza di edema, di necrosi del muscolo o di riparazione fibrotica”. La risonanza magnetica è un esame che trova applicazione su più fronti: nello studio del microcircolo e nella valutazione del miocardio vitale, ibernato o stordito, come nella sindrome coronarica acuta permette di differenziare le cause ischemiche (infarto) da quelle infettive (miocardite). Ma si impiega pure in caso di cardiomiopatie, offre elementi diagnostici nello studio dei tumori cardiaci e il suo potere di analisi morfofunzionale dà indicazioni in alcune cardiopatie congenite. Solo in alcuni casi richiede l’utilizzo di mezzo di contrasto paramagnetico, comunque diverso da quello iodato utilizzato in Tc, e non espone a radiazioni ionizzanti. “Per questa diagnostica si allungano i tempi rispetto alla TC — chiarisce Di Cesare —. In genere dura da 30 a 50 minuti. Al paziente viene richiesta l’esecuzione di multiple apnee respiratorie che possono variare ciascuna da 5 a 15 secondi”. Per sottoporsi alla Rm è necessario dunque che il paziente collabori e tra le principali controindicazioni vi sono la claustrofobia, la presenza di clips metalliche ferromagnetiche e il pacemaker, benché di recente siano stati introdotti devices compatibili in Rm. fisico-chimiche il Carbofilm rappresenta ancora oggi il miglior materiale emo e bio compatibile”. La più recente innovazione invece è il Sistema di rilascio del farmaco, senza l’uso di polimeri, a partire da reservoirs, sotto forma di scanalature profonde, ricavate solo nella superficie dello stent a contatto con la parete del vaso. Infine, la formulazione del farmaco: “Rispetto ai sistemi in uso per consentire la diffusione del farmaco nel tessuto biologico della coronaria con cui lo stent entra in contatto — spiega il presidente —, la CID ha sviluppato un sistema esclusivo consistente nel rivestimento delle molecole del farmaco con una ‘shell’ di molecole di acidi organici con terminazione lipofilica. Grazie all’affinità chimica di queste terminazioni con i componenti biologici delle molecole delle cellule, ne risulta una diffusione ‘mirata’ del farmaco nel tessuto, con il risultato di raggiungere direttamente le cellule bersaglio”. Eventi Lunedì 28 maggio 2012 Diagnostica per immagini ■ FOCUS / La Radiologia Interventistica, frontiera della Diagnostica per immagini Cambia il modo di trattare le patologie urgenti Mini-invasività e costi sociali inferiori I casi più frequenti raccontati da Paolo Fonio, professore associato di Radiologia all’Università degli studi di Torino D i nuovo le tecniche più innovative e le procedure all’avanguardia protagoniste della diagnostica per immagini. Questa volta tocca alla radiologia interventistica: una “ultraspecialità” clinica della radiologia basata sulla diagnosi e sul trattamento mininvasivo, guidato appunto dalla diagnostica per immagini, di numerose patologie. “Il continuo miglioramento dell’imaging e dello strumentario, sempre più sofisticato e miniaturizzato, rende ragione della sua tumultuosa evoluzione. D’altronde l’esigenza della moderna medicina di trattare le patologie in modo sempre meno invasivo, con riduzione dei costi sociali e dei tempi di degenza, sta alla base della diffusione di questa disciplina da pochi centri di riferimento agli ospedali di piccole-medie dimensioni, dove è entrata stabilmente nella pratica clinica quotidiana”. A parlare è Paolo Fonio, professore associato di Radio- logia all’Università degli studi di Torino, consigliere della sezione di radiologia vascolare e interventistica della SIRM. Numerosi i campi di applicazione della radiologia interventistica. Ai fini pratici si distinguono due grandi ambiti: vascolare ed extravascolare. “Nel primo caso — spiega il professore — le procedure più diffuse sono quelle del distretto arterioso, ovvero mediante tecnica endovascolare. Cioè “navigando” con cateteri e fili-guida nel sistema arterioso attraverso la puntura di un’arteria periferica (di solito a livello inguinale), con l’uso di cateteri “a palloncino” che dilatano le pareti e sottili “retine” metalliche (stent) che mantengono pervio il lume si “riaprono” segmenti ristretti od occlusi delle arterie, ripristinando il corretto flusso ematico a livello degli arti inferiori nel trattamento della “claudicatio intermittens”, dei reni in alcune forme di ipertensione, del cervello at- Analisi extravascolare traverso le carotidi nella prevenzione dell’ictus ischemico cerebrale”. Con la stessa tecnica endovascolare è possibile trattare la patologia dilatativa arteriosa. In particolare va sempre più espandendosi il trattamen- to endovascolare mediante endoprotesi degli aneurismi dell’aorta addominale, con un trend di crescita di questa tecnica a fronte di una contrazione degli interventi in chirurgia tradizionale. “La tecnica — precisa il dottore Fonio — ha raggiunto livelli di affidabilità tali da farla preferire in molti casi trattati in regime di urgenza, anche nel distretto toracico, ove particolarmente delicate appaiono le rotture traumatiche da incidenti della strada che sempre più frequentemente vengono ‘riparate’ mediante l’inserimento endovascolare di un’endoprotesi”. Sempre legate all’urgenza sono le procedure di embolizzazione arteriosa, eseguite mediante la stessa tecnica endovascolare. Hanno l’obiettivo di occludere dei vasi arteriosi che stanno sanguinando per cause traumatiche, per la presenza di particolari patologie e in seguito a interventi chirurgici o di altra natura. “Anche in questo caso — continua il professore — il ricorso all’embolizzazione in regime di urgenza in alternativa all’intervento chirurgico è sempre più frequente, tant’è che oggi pressoché tutti i grandi ospedali italiani hanno un servizio di reperibilità attivo 24 ore su 24 di radiologia interventistica vascolare, per far fronte a questa esigenza”. Innumerevoli i campi di applicazione della radiologia interventistica in ambito extravascolare. Gli interventi più semplici, come le biopsie, cioè il prelievo di cellule o frammenti di tessuto per la loro tipizzazione, in cui l’ago può essere guidato vero la lesione ‘bersaglio’ dall’ecografia o dalla TC, vengono eseguiti nella realtà italiana praticamente in tutti gli ospedali. “I distretti interessati vanno dalla tiroide alla mammella, al fegato, ai reni e al pancreas — spiega il professore Paolo Fonio —. Vi sono procedure più complesse, per esempio a livello del distretto urinario o epato-biliare, che vengono eseguite in ospedali di grandi dimensioni. L’evoluzione dello strumentario e l’esperienza degli operatori ha esteso queste procedure, ovviamente in centri di riferimento, ad ambiti molto ‘delicati’, quali quello dei trapianti epatici e renali”. Non si può dimenticare a questo punto di fare un accenno all’ampio capitolo della radiologia interventistica oncologica. In questo ambito i trattamenti cosiddetti loco-regionali sulle neoplasie non hanno più solo intento palliativo, bensì anche curativo, come le procedure di termoablazione con sonde a radiofrequenza di lesioni epatiche, guidate generalmente dall’ecografia. ■ PRODOTTI / Nuove frontiere nel settore degli stent Dispositivi all’avanguardia contro l’ostruzione vascolare Sistema di Tomografia Computerizzata a Fascio Conico Grazie al contributo di CID, l’Italia è leader nella tecnologia medicale dei dispositivi impiantabili C ID è un’azienda medicale che produce dispositivi impiantabili di elevata tecnologia utilizzati nelle arterie coronariche e periferiche per ovviare alla presenza di ostruzioni che limitano il flusso sanguigno arterioso, essenziale per mantenere il corretto funzionamento di organi vitali come il cuore. CID, acronimo di “Carbostent & Implantable Devices”, è una realtà tutta italiana che esporta in tutto il mondo i prodotti che sviluppa e produce nella sede di Saluggia (VC) all’interno di un polo tecnologico di assoluta eccellenza. CID nasce nel dicembre 2008 da uno spin-off di Sorin Group ed impiega attualmente circa 200 persone. Grazie ai numerosi brevetti e dispositivi innovativi che ha sviluppato, il suo nutrito portafoglio prodotti viene oggi offerto in numerosi mercati internazionali, con particolare focus a livello italiano ed europeo. Dopo i primi anni di vita, in cui il business principale è stato il trattamento delle Immagine di uno stent autoespandibile in nitinolo ostruzioni coronariche, il 1° gennaio 2011 CID ha iniziato la commercializzazione di dispositivi per il trattamento delle ostruzioni periferiche quali arterie renali, iliache, femoro-poplitee ed infra-poplitee. Tecnologia innovativa in questi ultimi dispositivi è il film di rivestimento ultrasottile, costituito da puro carbonio, in grado di rendere la superficie metallica a cui è applicato particolarmente emocompatibile, minimizzando il rischio di formazione di pericolosi trombi. Nel prossimo futuro l’esclusiva tecnologia a rilascio micro-controllato di farma- co senza l’utilizzo di polimeri (potenzialmente causa di effetti collaterali anche gravi) sarà applicata alla già esistente piattaforma autoespandibile in nitinolo. Tale dispositivo, già in fase di sviluppo nel reparto R&D, permetterà di trasferire in ambito periferico gli eccellenti risultati ottenuti in ambito coronarico con lo stent Cre8 (leggasi “Cri-eit”), fiore all’occhiello della tecnologia CID, che ha riscosso il consenso della comunità medica internazionale sia in ambito europeo che americano. Per maggiori informazioni: www.cidvascular.com Co n u n g r an d e F. O. V. ogni cosa diventa più ch i ar a e s e m p l i ce L’ INTERA ANATOMIA DENTO-MAXILLO-FACCIALE A DISPOSIZIONE PER LE VOSTRE DIAGNOSI. 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La Ccsvi è una condizione clinica caratterizzata da inadeguato deflusso del sangue dal Sistema Nervoso Centrale (SNC) causato da stenosi/malformazioni nelle vene giugulari e nella vena azygos, con aumentata pressione venosa e stasi ematica, cui consegue accumulo di cataboliti tossici e ferro. Nella Sclerosi Multipla, patologia cronica del SNC con aspetti neurodegenerativi e infiammatori demielinizzanti, i depositi cerebrali di ferro sono ritenuti i principali responsabili di danno ossidativo e azione pro-infiammatoria, tipici della patologia. I malati di SM sono circa 1,3 milioni nel mondo, di cui 400.000 in Europa e 57.000 in Italia. I quadri clinici sono estremamente eterogenei: la disabilità può essere minima o devastante. Si evince quindi l’impatto economico e sociale di questa malattia. Nel 2009, suscita clamore la descrizione di Zamboni dell’associazione tra Ccsvi e SM con sensibilità e specificità del 100%, valutata con Eco-Color-Doppler. Il successivo studio pilota del prof. Zamboni sull’efficacia del trattamento endovascolare di Ccsvi mediante Angioplastica Percutanea Transluminale in Perfusione cerebrale TC e RM soggetti con SM, riporta un significativo miglioramento di pressione emodinamica venosa, outcome clinico, carico lesionale e lesioni attive dopo follow-up a 18 mesi, tuttavia con un tasso di re-stenosi non trascurabile. La comunità scientifica internazionale mostra perciò notevole interesse nei confronti di questa innovativa teoria, ma studi sulla prevalenza della C Ccsvi nella SM, perfusione cerebrale, depositi di ferro e dinamica liquorale, danno risultati spesso contrastanti e mai definitivi; gli stessi cri- teri diagnostici di Ccsvi sono lacunosi. Eppure nascono associazioni di malati per rivendicare il ruolo della Ccsvi nella SM e difendere i benefici del trattamento endovascolare mediante PTA, con l’ausilio dei mass media, soprattutto internet e social network. Chiamano il trattamento endovascolare intervento di liberazione, poiché libera i malati di SM dalle malformazioni venose, migliorando la sintomatologia neurologica. La speranza condivisa è liberare in un unico momento terapeutico individuo e società da disabilità, elevati costi pubblici e privati, migliorando la qualità di vita di pazienti spesso molto giovani. In questo scenario sorge la necessità, a livello nazionale e internazionale, di verificare con rigore e su larga scala i dati di Zamboni. Il Dipartimento di Diagnostica per Immagini, Imaging Molecolare, Radiologia Interventistica e Radioterapia del Policlinico Universitario Tor Vergata, in collaborazione con il Dipartimento di Neuroscienze, conduce nel 2009 uno studio prospettico randomizzato a singolo cieco sulla prevalenza della Ccsvi in soggetti affetti da SM e in controlli sani, con Ecd secondo il protocollo stilato da Zamboni stesso e con perfusione-RM. I risultati non mostrano differenze significative nella prevalenza della Ccsvi tra malati e controlli e si evince inoltre che le malformazioni venose considerate Ccsvi da Zamboni non correlano significativamente con la disabilità neurologica associata a SM. Inoltre, lo studio di perfusione conferma le alterazioni emodinamiche tipiche di SM, la cui correlazione con i sintomi non è influenzata da Ccsvi. Una valutazione oggettiva della Ccsvi è ardua, per la va- riabilità inter e intra-individuale del sistema venoso, sia nei rilievi morfologici, sia nei parametri flussimetrici: il limite tra patologico e variante anatomica è mal delineabile. Queste contraddizioni spingono il gruppo e altri autori a cercare conferma nella flebografia, procedura meno soggettiva, ma invasiva. Da un’esperienza preliminare su 44 soggetti ( 29 pazienti con SM e 15 controlli sani) non è stata osservata alcuna correlazione significativa tra la presenza di Ccsvi e SM, evidenziandosi anomalie venose sia nei pazienti che nei soggetti sani senza alcuna prevalenza. Si potrà considerare l’efficacia della PTA solo dopo studi randomizzati che attestino una prevalenza significativa fra Ccsvi e SM su larga scala. Allo stato dell’arte, associazione tra Ccsvi e SM e definizione stessa di Ccsvi sono dibattute. ■ PROTAGONISTI / Bk Medical, sistemi e dispositivi a ultrasuoni Indagini ecografiche senza limiti Intraoperatorie, laparoscopiche o drop-in per chirurgia robotica, le sonde BK Medical rappresentano lo stato dell’arte del settore S empre un passo avanti, per scelta e filosofia di business, con soluzioni uniche nel settore delle apparecchiature ecografiche. È con questa forza che opera la società BK Medical (www.bkmed.com), brand del Gruppo Analogic. La qualità e l’unicità delle soluzioni BK sono frutto di una lunga esperienza produttiva e dei costanti investimenti in ricerca e sviluppo che impegnano annualmente circa il 12% del fatturato aziendale. Le soluzioni BK rappresentano lo “stato dell’arte” della metodica ecografica in diversi ambiti, tra i quali spiccano, oltre alle applicazioni ecografiche standard, l’ecografia interventistica (anche intraoperatoria), l’ecografia intraoperatoria in chirurgia laparotomica, laparoscopica e robotica, neurochirurgia, urologia e andrologia, in anestesia, nonché nello studio delle patologie del pavimento pelvico. Il livello di specializzazione di BK è raggiunto grazie a soluzioni uniche. Si possono ricordare l’imaging avanzato (anche con mezzo di contrasto) grazie alle tecnologie proprietarie IQPac e Quantum Sonda per attività ecografica intraoperatoria robotica Technology o l’imaging biplanare simultaneo real-time (anche con sonde intraoperatorie) con doppio repere per punzione ecoguidata. Le apparecchiature garantiscono sterilizzabilità delle sonde per immersione totale (connettore compreso); compatibilità con sistemi di sterilizzazione Steris e Sterrad in conformità alla destinazione applicativa delle varie sonde, disponibilità di guide bioptiche per attività eco-guidata per tutte le sonde (monouso o sterilizzabili). Tutto ciò permette all’ecografista di affrontare l’attività disponendo di strumenti pensati considerando le sue specifiche esigenze, per il massimo livello di qualità esistente. Tra le sonde si ricordano quelle intraoperatorie biplane, le sonde laparoscopiche con lume interventistico e capacità di lettura dei mezzi di contrasto, sino alla recentissima sonda “drop-in” per chirurgia robotica che viene “impugnata” direttamente d al braccio del robot Da Vinci e permette la visualizzazione delle immagini sul visore del robot, garantendo la visione contemporanea del campo operatorio e della corrispondente immagine ecografica, anche colordoppler o con contrasto. La realtà statunitense lavora da 30 anni nel settore dei dispositivi ad ultrasuoni per urologia, chirurgia e anestesia. Eventi Lunedì 28 maggio 2012 Diagnostica per immagini ■ PREVENZIONE / Patologie del seno: le risorse per l’individuazione precoce e specifica Vince la complementarietà delle tecniche Ne parliamo con Pietro Panizza, presidente della sezione di Senologia e direttore della Radiologia 1 della Fondazione Irccs Istituto Nazionale dei Tumori di Milano I n attesa del suo 45° congresso, che si terrà a Torino ai primi di giugno, la Società Italiana di Radiologia Medica – SIRM – presenta le innovazioni in ambito senologico, attraverso le parole del dottor Pietro Panizza, presidente della sezione di Senologia e direttore della Radiologia 1 della Fondazione Irccs Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. La sezione conta circa 1.000 iscritti, e la SIRM è l’unica società scientifica in Italia che si occupa dell’imaging senologico con competenze in tutte le tecniche disponibili. Nell’attività di diagnosi per immagini legata alla senologia, tre sono gli strumenti principe in uso ai radiologi: nell’ordine la mammografia, l’ecografia e la risonanza magnetica. Spiega Panizza: “Il nostro impegno in questi anni è stato quello di creare la cultura della complementarietà tra le varie tecniche di diagnostica per immagini. Solo sapendo gestire e interpretare le tre tecniche è possibile stabilire come procedere Il dottor Pietro Panizza nell’iter diagnostico e, se necessario, optare per un prelievo citologico o istologico con agobiopsia o agoaspirato”. La tecnica di base per la diagnostica senologica resta la mammografia, da eseguirsi periodicamente dopo i 40 anni di età, o comunque a seconda di quanto stabilisce il medico, in base alla presenza o meno di sintomi. La mammografia, spiega Panizza, è una tecnica ormai consolidata – fondamentale, perché l’unica in grado di identificare le microcalcificazioni che possono corrispondere a un’alterazione iniziale in pazienti asintomatiche - che negli ultimi dieci anni è passata da analogica a digitale: “La digitalizzazione ha portato con sé la possibilità di vedere l’immagine su grandi monitor, di archiviare i dati e averli sempre a disposizione, con la stessa qualità garantita dai sistemi analogici e una progressiva diminuzione della dose di radiazioni al paziente. Nell’ambito della mammografia digitale, merita qui ricordare nuove apparecchiature che si stanno rendendo disponibili. Una è di certo la tomosintesi, una tomografia della mammella che permette di ottenere un’immagine in 3D, con una visione più definita delle lesioni”. Le caratteristiche di questo esame consentono di ipotizzare la riduzione dei tassi di richiamo delle pazienti. Sempre con la mammografia digitale si sta iniziando la sperimentazione con mezzo di contrasto in vena: questa metodica dovrebbe consentire di identificare le lesioni in modo più accurato grazie alla loro ipervascolarizzazione. Ampiamente utilizzata, l’ecografia nella diagnostica per immagini della senologia garantisce immagini di sempre maggior qualità e dettaglio. “In tema di ecografia sono da segnalare gli studi in corso per valutare l’elastosonografia, una tecnica in grado ■ PROFESSIONI / La parola alla Federazione Nazionale dei Tecnici Sanitari di Radiologia Medica “Più spazio ai Tsrm, professionisti a fianco dei medici radiologi” Occupandosi di protezione fisica e dosimetria, i tecnici sanitari di radiologia medica (Tsrm) sono garanti della sicurezza e della qualità della prestazione nei confronti della popolazione. Come cambia il loro ruolo I Tsrm, tecnici sanitari di radiologia medica, sono professionisti sempre più preparati e specializzati. Nell’ottica di un ampliamento delle competenze che il ministero della Salute e le Regioni intendono attribuire ai 22 profili sanitari, la valorizzazione dei tecnici di radiologia è un concreto ed efficace contributo alla sostenibilità dei Sistemi sanitari. Tale valorizzazione passa attraverso tre temi fondamentali: radioprotezione, territorializzazione e domiciliarizzazione delle prestazioni radiologiche e rilevazione delle alterazioni alla normale anatomia radiologica. Da più di un decennio i Tsrm devono conseguire un diploma di laurea e la contestuale abilitazione all’esercizio della professione. “La crescita delle professioni sanitarie e alcune esigenze or- ganizzativo-economiche del sistema socio-sanitario - dice Alessandro Beux, presidente della Federazione nazionale Non solo tecnologia e tecnica dei collegi professionali dei tecnici sanitari di radiologia medica - hanno indotto il ministero e le Regioni a va- lorizzare e responsabilizzare le professioni sanitare, all’interno delle loro aree di competenza”. Il tema che più sta a cuore ai tecnici di radiologia è la radioprotezione. “Una parte significativa degli esami radiologici - chiarisce Beux - prevede l’esposizione a radiazioni ionizzanti: esami di radiologia convenzionale, Tc, emodinamica e radiologia interventistica. Gli ultimi sono particolarmente sensibili per le importanti dosi alle quali sono esposti i pazienti. Di conseguenza, su questo tema, la Federazione si fa supportare dall’Associazione italiana dei tecnici di radiologia interventistica (Aitri), presieduta da Diego Catania. Le radiazioni ionizzanti portano sempre con sé un certo grado di rischio e possono avere effetti dannosi, dai problemi cutanei di misurare la durezza della lesione, e potenzialmente di migliorare la capacità di distinguere lesioni benigne e maligne”, spiega Panizza. Infine la risonanza magnetica: caratteristica di questo esame è l’altissima sensibilità. “Da effettuarsi solo su precise indicazioni e in casi definiti, la Rm identifica meglio le lesioni. Oggi i macchinari sono più potenti, con campi magnetici fino a 3 tesla. Grazie a particolari sequenze di acquisizione, la caratterizzazione delle lesioni si fa sempre più precisa”. In tema di imaging della mammella novità assoluta è la Pem, Positron Emission Mammography, che esegue una sorta di Pet della mammella per una valutazione più dettagliata e più accurata della patologia 7 mammaria, che in futuro sarà disponibile presso la Medicina Nucleare dell’Istituto Tumori e in gestione al team del dottor Flavio Crippa, responsabile della SS Pet clinica. In caso di dubbio o sospetto, il percorso diagnostico si conclude con la parte interventistica. Con guida mammostereotassica si può eseguire l’agobiopsia in un’area, per esempio, di microcalcificazioni. Biopsie possono essere guidate anche dalle immagini Rm o ecografiche. “Il lavoro del radiologo è importante anche in fase pre-operatoria: a lui spetta il compito di guidare il chirurgo verso la lesione non palpabile. Ciò avviene attraverso tecniche quali la Roll - Radioguided Occult Lesion Localization - o il filo guida”. Mammografo digitale con tomosintesi alla possibile induzione di patologie tumorali”. Nelle società occidentali si assiste a un aumento esponenziale e acritico degli esami radiologici, benché la maggior parte di questi risulti poi negativo. “Ovviamente, non siamo contro la diagnostica per immagini che utilizza radiazioni ionizzanti - precisa il presidente dei Tsrm - ma vorremmo che questi esami venissero effettuati solo a coloro a cui è appropriato farli. Le normative europee e nazionali sono importanti, ma il garante della radioprotezione è il tecnico di radiologia che, conoscendo e aderendo alle più autorevoli raccomandazioni, ottimizza l’indagine e riduce quanto più possibile l’esposizione”. Il Tsrm è così garante della sicurezza e della qualità della prestazione nei confronti della popolazione. La Federazione ha investito e continuerà a investire su questo tema, sensibilizzando i singoli operatori e dimostrando un forte interesse verso specifici percorsi formativi, affinché i tecnici di radiologia siano sempre più consapevoli e responsabili in ogni esame. Un secondo tema rilevante è la territorializzazione e domiciliarizzazione delle prestazioni radiologiche. “La miniaturizzazione delle tecnologie - spiega Alessandro Beux - consente ai Tsrm di poter uscire dalle radiologie degli ospedali e andare sul territorio (poliambulatori, La Federazione è stata istituita nel 1965 e attualmente conta 21.600 tecnici sanitari case della salute o strutture ospedaliere periferiche). Lo stesso vale per la radiologia presso il domicilio di chi è costretto all’immobilità. Tutto ciò è reso possibile anche dalla teleradiologia, cioè il trasferimento a distanza delle immagini per un consulto o la refertazione, e dall’aumentato livello di competenza della professione tecnica di radiologia”. Terzo tema significativo è la rilevazione delle alterazioni alla normale anatomia radiologica. “Oggi il flusso radiologico - conclude Beux prevede che il paziente arrivi, si sottoponga all’esame e poi questo vada in refertazione. Se al tecnico di radiologia fosse anche richiesto di dare una prima valutazione critica delle immagini e rilevare le eventuali alterazioni alla normale anatomia radiologica, questi esami godrebbero di una più tempestiva attenzione da parte del medico radiologo e sarebbero refertati prima”. Il tutto a vantaggio delle persone. Eventi Lunedì 28 maggio 2012 8 Diagnostica per immagini ■ INTERVENTISTICA / La prevenzione terziaria nei “Quaderni del ministero della Salute” Linee guida per la sanità del terzo millennio In clinica, s’impone sempre di più la diagnostica interventistica come metodologia all’avanguardia: Giovanni Simonetti, direttore del dipartimento dedicato alla Fondazione Policlinico Tor Vergata a Roma ne spiega i criteri I l ministero della Salute ha deciso di inserire, tra gli argomenti delle sue pubblicazioni “Quaderni del ministero della Salute”, anche quello legato ai criteri di appropriatezza nella Radiologia Interventistica. Per capire la portata della decisione, occorre fare un passo indietro e spiegare la genesi dei quaderni, veri e propri contributi monografici. Si tratta, spiega Giovanni Simonetti, direttore del Dipartimento di Diagnostica per Immagini, Imaging Molecolare, Radiologia Interventistica e Radioterapia della Fondazione Policlinico Tor Vegata a Roma: “Sono criteri concordati con il ministro e i capi dipartimento, in merito all’appropriatezza del sistema salute italiano. Mentre prima, senza i criteri, ogni responsabilità veniva demandata alle singole regioni, oggi le problematiche legate ai vari settori possono essere seguite e risolte in maniera coordinata. Non seguire queste indicazioni significa, in ultima istanza, per le re- gioni, procurarsi successivi problemi di budget”. Uno degli argomenti oggetto dei Quaderni è appunto la Radiologia Interventistica, tecnica che proietta la sanità direttamente nel terzo millennio. “Il nostro obiettivo – spiega il professore, che è consigliere del ministro Balduzzi - è quello di preoccuparci della salute delle persone. In questo senso la medicina è sempre più preventiva. Con corretti comportamenti e Giovanni Simonetti della Fondazione Policlinico Tor Vergata abitudini di vita, si previene l’insorgere di alcune patologie: si tratta in questo caso di prevenzione primaria. Con la prevenzione secondaria, invece, si riescono a fare diagnosi anche su pazienti asintomatici, riuscendo a migliorare in questo modo il fattore prognostico”. C’è poi un livello di prevenzione terziario, che unisce la diagnostica, all’interventistica: si pensi al caso della presenza di una stenosi carotidea. Al posto di intervenire con un taglio nel collo, con un cateterismo dall’inguine si giunge alla carotide e si applica uno stent. Questa è la Radiologia Interventistica: esegue azioni sul paziente, sia asintomatico che sintomatico (prevenzione terziaria). Questa disciplina, innovativa e affascinante, permette di perseguire una serie di obiettivi: “Innanzitutto – spiega il professor Simonetti – ci occupiamo dei problemi in ottica di salute, e non di malattia. Riusciamo a intervenire con minor invasività, con tempi di ricoveri strin- I Quaderni sono rivolti ai medici di medicina generale, ai medici radiologi ma anche ai pazienti gati e un costo più contenuto. Stanti le problematiche e i limiti economici che interessano il nostro Paese e il sistema salute, soluzioni di questo genere aiutano davvero a praticare una migliore medicina, meno invasiva e più efficace”. I campi di applicazione della Radiologia Interventistica vanno da quello vascolare a quello extra-vascolare e interessano tutti i distretti corporei (si va dagli aneurismi cerebrali, alle malformazioni arterovenose intracraniche, agli aneurismi dell’aorta, all’arteriopatia diabetica etc.). Inoltre, la Radiologia Interventistica ha un ampio campo di applicazione in ambito oncologico, con finalità sia diagnostiche sia terapeutiche, sia curative sia palliative. I Quaderni aiutano ad affrontare in modo organico l’utilizzo delle tecniche diagnostiche e terapeutiche innovative effettuabili mediante la Radiologia Interventistica, definendo criteri di appropriatezza organizzativa, funzionale e tecnologica come modello e standard per i centri esistenti e in corso di realizzazione. Per come sono strutturati, precisa il professore: “I Quaderni si rivolgono sia all’utenza, sia ai medici esperti nel settore, sia ai politici che desiderano organizzare un problema medicale che agli amministratori. Molto importante è il ruolo che i Quaderni svolgono nei confronti dei medici di medicina generale, che molto spesso non sono a conoscenza delle tecniche di Radiologia Interventistica. La lettura del documento può aiutare il medico a rivolgersi subito alla struttura specializzata e al radiologo, sia per la fase di prevenzione che per la fase terapeutica”. I Quaderni, fornendo criteri, aiutano infine a normalizzare le procedure adottate dai diversi centri. E permettono agli utenti desiderosi di informarsi di verificare se il centro che dichiara di seguire le procedure è affidabile o meno. Mezzi di contrasto: la ricerca avanza ELEKTA L’innovazione di Bracco nelle soluzioni per l’imaging diagnostico NEUROSCIENCE B Monitorare l’attività cerebrale Dove e quando serve Elekta Neuromag® TRIUX Il sistema più avanzato per Magnetoencefalografia racco Imaging, azienda multinazionale leader nel settore dell’imaging e parte del Gruppo Bracco prosegue nell’obiettivo di rinforzare ulteriormente il proprio portafoglio di prodotti e soluzioni tecnologiche per la diagnostica per immagini. Con la recente acquisizione di Swiss Medical Care, società svizzera con sede a Losanna, impegnata nella ricerca, produzione e commercializzazione di sistemi automatici per la somministrazione dei mezzi di contrasto, continua infatti un percorso di investimenti mirati a rispondere alla crescente domanda - da parte degli operatori del settore - di strumenti innovativi, sicuri ed efficienti nella somministrazione di mezzi di contrasto per l’imaging diagnostico. “Siamo molto fiduciosi del fatto che la famiglia innovativa di sistemi per la somministrazione di mezzi di contrasto – portata in dote dall’acquisizione di Swiss Medical Care – possa fornire benefici anche ai servizi di radiologia italiani”, sottolinea Fulvio Renoldi Bracco, che guida la Global Business Unit Imaging del gruppo Bracco. Bracco Imaging sarà presente al 45° Congresso Nazionale della Società Italiana di Radiologia Medica (SIRM) che si terrà a Torino ad inizio giugno, dedicato ai professionisti sani- tari che potranno conoscere da vicino le soluzioni per le principali modalità di Imaging diagnostico: raggi X, compresa la Tomografia Computerizzata, risonanza magnetica e ultrasuoni, ed essere informati sui sistemi per la somministrazione di mezzi di contrasto, tra cui quello sviluppato da Swiss Medical Care, progettati per rispondere alle crescenti esigenze di sicurezza ed efficienza degli operatori del settore. Bracco Imaging sta rinforzando la propria partnership con gli specialisti healthcare grazie alle continue soluzioni innovative integrate. Una sinergia di successo confermata dall’esperienza clinica. Fulvio Renoldi Bracco, responsabile Business Unit Imaging di Bracco Eventi Lunedì 28 maggio 2012 Diagnostica per immagini ■ APPLICAZIONI / Cresce l’interesse per il fitness e parallelamente aumenta il numero d’infortuni Radiodiagnostica e sport: settore in rapido sviluppo Radiologia tradizionale e digitale, ecografia, risonanza magnetica e tac in diagnostica sportiva: ne parliamo con Carlo Masciocchi, professore ordinario di Radiologia N egli ultimi anni, sempre maggiore è il numero di soggetti che praticano attività sportiva sia amatoriale sia agonistica, con contestuale incremento del numero dei traumi da sport. Inoltre, gran parte dei praticanti sono nella cosiddetta “età evolutiva”, età in cui l’apparato locomotore e lo scheletro sono in accrescimento: tipicamente parliamo dei giovani sino a circa 18 anni. In tali soggetti, le cartilagini possono essere considerate l’anello debole della catena. L’incidenza dei vari tipi di lesione, negli adulti come nei ragazzi, e per entrambi i sessi, vede una netta prevalenza di strappi e stiramenti rispetto a fratture e lussazioni. I traumi da sport interessano più frequentemente l’arto inferiore, in particolar modo ginocchio e caviglia, mentre l’arto superiore è la “seconda vittima”, in modo particolare a livello della spalla e del gomito. In tutti questi casi, la diagnosi muscolo-scheletrici necessita della valutazione tramite Imaging, allo scopo di conoscere l’esatta entità ed estensione del danno. La Radiologia Convenzionale costituisce l’indagine diagnostica di primo livello per lo studio della componente ossea del sistema muscolo-scheletrico. Per questo motivo sarà prevalentemente indirizzata alla valutazione delle lesioni traumatiche maggiori (fratture, distacchi epifisari e apofisari, lussazioni), mentre altri campi di applicazione possono essere rappresentati dallo studio dei malallineamenti articolari, della spondilolistesi e delle osteocondriti. L’Ecografia, invece, offre un’ottima rappresentazione dei tessuti molli perischeletrici, per cui costituisce la prima indagine strumentale cui di solito si sottopone l’atleta con patologia muscolo-tendinea. L’ambito patologico d’impiego della metodica ecografica è costituito dalle lesioni traumatiche dei muscoli (distrazioni, contusioni), e dalle molto più rare lesioni dei tendini e dei legamenti. L’Ecografia ha notevole importanza anche nella verifica delle lesioni cosiddette da “sovraccarico funzionale” ove cioè il gesto atletico ripetuto determi- na usura e microlacerazioni, soprattutto a livello delle componenti tendinee. Lo studio della periartrite di spalla, per esempio, oggi meglio definita come sindrome da conflitto, viene infatti fatto mediante ecografia che valuta l’usura e la sofferenza cronica dei tendini della cuffia dei rotatori, strutture queste molto importanti nella stabilità dell’articolazio- ne della spalla e nel suo movimento. Inoltre, l’Ecografia è ottimo strumento diagnostico quando si voglia controllare nel tempo l’evoluzione di un danno tendineo o quando si vogliano eseguire, in casi selezionati, infiltrazioni, mediante la guida ecografica, di farmaci e sostanze specifiche nell’ambito delle componenti tendinee, per ridurre i fenomeni infiam- matori, combattere il dolore o permettere un recupero con una migliore cicatrizzazione del tendine danneggiato. La Tac viene raramente impiegata nella valutazione dei traumi da sport del paziente in età evolutiva ad eccezione dei casi di fratture complesse dello scheletro assile o di specifiche problematiche osteoarticolari (malallineamento femoro-rotuleo, sinostosi astragalo-calcaneare, ecc.). Nel Immagine relativa a rottura del menisco 9 soggetto sportivo adulto la Tac oggi trova un’applicazione solo in casi selezionati ove si voglia fare un miglior bilanciamento di danni artrosici indotti dal sovraccarico funzionale sportivo, o quando sia necessario un intervento chirurgico per una migliore pianificazione della terapia, come nel caso dell’asportazione di corpi liberi ossei o cartilaginei intra-articolari. Un ruolo molto più importante e significativo è stato assunto nell’ultimo decennio dalla Risonanza Magnetica che, grazie alla sua multiplanarietà, alla ottima risoluzione spaziale e di contrasto, e all’assenza di radiazioni ionizzanti, può essere considerata il “gold standard” delle indagini di secondo livello. È, infatti, la tecnica diagnostica di riferimento nella valutazione completa del danno sportivo, perché questa riesce a mostrare alterazioni sia dell’osso sia della cartilagine o dei tendini e muscoli periarticolari. In particolare, nei traumi da sport dell’adolescente rappresenta un presidio diagnostico irrinunciabile per la migliore definizione di lesioni distorsivo-contusive di ginocchio e caviglia, della spalla instabile e di altre condizioni analoghe in cui la valutazione con le metodiche di primo livello sia risultata insufficiente. La Risonanza Magnetica può essere utilizzata anche nel controllo delle varie patologie nel tempo, poiché, non utilizzando radiazioni ionizzanti, non ha di fatto effetti dannosi sul soggetto sportivo. Immagini 3D di qualità eccellente Lo stato dell’arte dell’ecografia Gli strumenti della serie NewTom, fiore all’occhiello di QR Biolive Group presenta E-Cube 9 Alpinion, marchio distribuito in esclusiva per l’Italia I dispositivi NewTom, orgoglio del made in Italy, rappresentano il primo esempio al mondo di tecnologia Cone Beam per radiologia clinica. Grazie a più di vent’anni di esperienza nel campo della ricerca, dello sviluppo e della produzione, NewTom fornisce immagini 3D di altissima qualità, assicurando il meglio ai propri clienti. NewTom 5G e NewTom VGi sono apparecchiature rivoluzionarie perché garantiscono la più completa gamma di informazioni sull’anatomia del paziente, salvaguardando la salute di quest’ultimo grazie al bassissimo tempo di esposizione ai raggi X. L’utilizzo di un sensore digitale dedicato e di algoritmi proprietari annulla il problema della distorsione dell’informazione clinica e riduce al minimo gli artefatti, fornendo così allo specialista immagini estremamente nitide e accurate. La scala di grigi a 16 bit (grazie al sensore flat panel di ultima generazione) e la macchia focale di 0,3 mm (la più piccola della sua categoria, ottenuta mediante l’uso di un tubo radiogeno ad anodo rotante) contribuiscono in maniera sostanziale all’ottenimento di immagini di qua- NewTom 5G I lità superiore. La tecnologia SafeBeam, tipica di tutti i dispositivi NewTom, adatta automaticamente i parametri radiologici al volume da esaminare, permettendo così una riduzione della dose emessa su un bambino di circa il 40% rispetto a quella di un adulto. Inoltre, grazie ai diversi FOV (Campi di Acquisizione) disponibili, lo specialista può selezionare accuratamente la zona interessata evitando inutili esposizioni ai raggi X. Il software proprietario NNT viene sviluppato internamente insieme ai dispositivi NewTom. È un software dedicato all’imaging radiologico che permette l’elaborazione di dati 2D e 3D in tempo reale e la loro facile condivisione. Le immagini NewTom sono tutte in scala 1:1 e consentono la misurazione accurata delle strutture e la pianificazione di trattamenti dedicati e specifici. NewTom è un marchio del gruppo Cefla sc ed è prodotto dalla veronese QR. mmagini nitide, perfette, tridimensionali. L’ecografia 3D offre questa possibilità da diversi anni ed è ormai entrata a far parte della vita di tutti i pazienti, nella prevenzione e sempre più di frequente, in campo ostetrico, nell’iter delle gravidanze. Ma la tecnologia sta avanzando ulteriormente. Oggi si lavora sul movimento. L’ecografia 4D, infatti, ha aggiunto all’immagine tridimensionale, ma statica, la possibilità di monitorare anche il movimento in tempo reale, grazie all’acquisizione da parte delle sonde di 25-30 fotogrammi al secondo senza movimento della sonda. Questo aspetto torna utile per monitorare il feto, in caso di gravidanza, ma anche per l’indagine su qualsiasi organo del corpo umano. Tra gli strumenti più all’avanguardia nel settore c’è E-Cube 9, ideato e prodotto da Alpinion. Si tratta di un innovativo ecografo, dotato delle più alte tecnologie presenti sul mercato, che fornisce tecnologia di ultima generazione con il più grande trasduttore a singolo cristallo mai creato. Il trasduttore a singolo cristallo 4D, primo al mondo, garantisce un’immagine di qualità superiore, dettagliata, di alta risoluzione. E-Cube 9, inoltre, è caratterizzato da un’ergonomica superiore, un gel riscaldante integrato e delle porte coperte che proteggono dal trasduttore. Attraverso l’integrazione delle tecnologie Imaging di Alpinion, E-Cube 9 fornisce una performance straordinaria e costante nel tempo, con uniformità d’immagine e un’eccellente penetrazione, anche quando la diagnostica riguarda pazienti difficili da trattare, indipendentemente dal caso clinico. Il trasduttore a cristallo singolo garantisce non solo una copertura della frequenza broadband, ma anche una maggiore efficienza di conversione di energia rispetto ai convenzionali materiali di trasduttori in piezo-ceramica. Il materiale utilizzato riduce la dispersione (spreco) di calore, attraverso la riduzione dell’impedenza acustica mismatica all’interno del traduttore ultrasuoni. E-Cube 9 Alpinion è distribuito in esclusiva per l’Italia da Biolive Group http:// www.biolivegroup.com Le tecnologie integrate in E-Cube 9 FleXcan Architecture: La piattaforma Alpinion di immagini ultrasuono permette un processo dell’informazione acustica avanzato che favorisce l’acquisizione di immagini di alta qualità in maniera accurata e duratura. Optimal Imaging Suite: La tecnologia software integrata Alpinion ottimizza le immagini ottenute in base agli ambito specifici di specializzazione, rimuovendo artefatti e aumentando il contrasto tra tessuti e strutture. Trasduttori Premium Class: Alpinion ha dedicato tanta ricerca e studio per lo sviluppo di un trasduttore a singolo cristallo che sia efficiente per un’ottima penetrazione a banda larga. Il trasduttore a singolo cristallo è fornito di un cavo flessibile con un’ottima impugnatura leggera adatta per una facile manipolazione. Eventi Lunedì 28 maggio 2012 10 Diagnostica per immagini ■ DISTRETTO FACCIALE / Si sta diffondendo anche in Italia l’apparecchio radiografico digitale cone beam Ct Nuove possibilità diagnostiche anche in odontoiatria Il nuovo strumento emette quantità inferiori di radiazioni e consente di valutare anche la densità del’osso e la sua capacità di contenere calcio . Ce ne parla Salvatore Cappabianca, professore di Diagnostica per immagini a Napoli C onsiderata, da sempre, cenerentola della Radiologia, la Radiologia Odontoiatrica è invece una realtà consolidata e complessa, che non fa più solo riferimento alle cosiddette “panoramiche dentali”, nelle quali era unicamente possibile ottenere una visione globale dell’osso e dei denti, ma nulla relativamente ai tessuti molli della bocca. La visione si limitava ai denti e ai rapporti tra loro, e alle strutture sottostanti. Nel tempo la tecnologia si è però evoluta e, come spiega Salvatore Cappabianca, professore di Diagnostica per immagini e Radioterapia presso la facoltà di Medicina e Chirurgia della Seconda Università degli Studi di Napoli: “È stato possibile utilizzare il dental scan, ossia acquisire immagini attraverso una Tac, di bocca e denti, sopra e sotto. Questi macchinari, dotati di programmi per la rielaborazione delle immagini, ci hanno permesso di fruire di foto dente per dente, e anche della situazione e del rapporto con le ossa e le parti molli, lingua, gengive, labbra. Sempre con la Tac era – ed è – possibile valutare la densità dell’osso, e la sua capacità di contenere calcio”. Informazione, questa, Salvatore Cappabianca professore di Diagnostica per immagini e Radioterapia presso la facoltà di Medicina e Chirurgia della Seconda Università degli Studi di Napoli Alta tecnologia made in Italy Gli strumenti Acteon de GÖtzen si rivolgono all’odontoiatria L’ azienda de GÖtzen, recentemente entrata a far parte del gruppo internazionale Acteon, rappresenta da oltre 30 anni una realtà storica importante del made In Italy nel settore dei dispositivi medicali odontoiatrici. de GÖtzen, situata ad Olgiate Olona (Va) occupa una superficie di 10mila metri quadri, all’interno dei quali si trovano dislocati un sito produttivo, i dipartimenti di ricerca e sviluppo, di design, e quelli di controllo qualità ed amministrazione. L’azienda controllando l’intero ciclo essenziale, nel momento in cui è necessario per esempio programmare e posizionare un impianto: sapere lo stato di salute dei denti aiuta ad eseguire meglio il trattamento o a valutare se ci sono controindicazioni. L’uso della Tac, però, porta con sé una serie di problemi, afferenti alla quantità di radiazioni cui vengono esposti i pazienti. La criticità è stata risolta, da qualche anno a questa parte, con l’introduzione di un nuovo strumento, l’apparecchio radiografico digitale cone beam Ct, che lavora come una Tac, ma solo sul distretto facciale. Spiega il professor Cappabianca: “A differenza della classica Tac, questa macchina non emette raggi in continuo, ma fasci a cono, a emissioni pulsate. Ciò consente di aumentare il panorama giustificativo d’uso dello strumento, e certamente per la radiologia implantare e altri tipi di patologie del distretto facciale, grazie alle minori emissioni radianti”. Fino a cinque anni fa, questo apparecchio era ritenuto idoneo per la valutazione della produttivo al suo interno, progetta e produce dispositivi dentali X ray ad elevato contenuto tecnologico, come l’ormai storico radiografico intra orale X-Genus, che nel corso del tempo ha ottenuto svariati riconoscimenti e apprezzamento a livello internazionale. Nel 2010, l’azienda ha realizzato WhiteFox, un innovativo ConeBeam, richiesto Il primo cone beam Ct è stato installato nel Dipartimento di Diagnostica per immagini e Radioterapia a Napoli morfologia del dente, ma non per valutare la densità dell’osso. Le nuove generazioni di apparecchi, invece, consentono anche questo tipo di valutazione. “Da un punto di vista economico-gestionale, la macchina è perfetta anche per lo studio di pazienti giovani, con una maggiore serenità. Oltre a ciò, la cone beam Ct permette anche la valutazione delle patologie dell’asse aereo del collo”. Si pensi per esempio ai pazienti che soffrono di apnea notturna: il gruppo di lavoro del professor Cappabianca ha mostrato che il macchinario visualizza con precisione il punto di maggior riduzione e venduto in tutto il mondo. WhiteFox consente una diagnosi completa 3D, ad elevata risoluzione, dell’intero apparato stomatognatico, comprendente l’analisi anatomica pre-intervento odontostomatologico, ortodontico e di chirurgia maxillo-facciale delle strutture splancocraniche e la rapida pianificazione implantare in caso di procedure di chirurgia guidata. Grazie al pannello ricettore di grandi dimensioni (195mm x 244mm), l’operatore ha la possibilità di scegliere tra cinque FOV diversi (da 60x60 a 200x170 mm) e fra tre diversi gradi di qualità dell’immagine; tutto ciò, unito all’acquisizione in modalità pulsata, garantisce una protezione del paziente circa la dose ricevuta durante la scansione che risulta essere minima ed inferiore rispetto alla media del mercato. Caratteristica unica del WhiteFox è la calibrazione in unità hounsfield, tipica dei sistemi più sofisticati di Ct medicali ma raramente riscontrabile nel panorama dei Ccct dentali. Le unità hounsfield forniscono un indice della radiodensità rilevata esprimendola su una scala standardizzata. I dati pre e post analisi chirurgica possono essere comparati perché si basano sullo stesso metodo di calibrazione. Con il software WhiteFox Imaging, l’operatore avrà la possibilità di accedere a tutte le richieste nel panorama radio- del calibro della via aerea. La cone beam Ct fornisce anche una valutazione volumetrica delle patologie funzionali delle articolazioni temporomandibolari. Queste macchine di nuova generazione hanno un costo molto più esiguo – pari a un terzo – delle classiche Tac, ma ovviamente possono essere usate solo per il distretto della testa. “È necessario che a utilizzarle siano i medici radiologi, previa indicazione dell’odontoiatra. È bene che i pazienti siano a conoscenza del fatto che la procedura richiede una certificazione dell’esame costituita dal referto, che diventa di proprietà del paziente stesso; il suggerimento del medico radiologo sarà il punto di partenza per le successive valutazioni dell’odontoiatria. I colloqui tra specialisti è fondamentale per la definizione della migliore strategia possibile. Va tenuto presente che anche un intervento di protesizzazione con impianti ha implicazioni, sia estetiche che funzionali. Una buona programmazione richiede che l’osso sia previamente valutato in struttura, morfologia, densità”. La tecnologia cone beam Ct si sta pian piano diffondendo in Italia: in Campania la prima macchina a essere stata installata è quella del Dipartimento di Diagnostica per immagini e Radioterapia del professor Cappabianca, che sarà operativa prima dell’estate. Il WhiteFox logico dentale, senza dover acquistare opzioni addizionali: evidenziazione del canale mandibolare, pianificazione implantologica, controllo della densità ossea, calcolo del volume di biomateriale per il rialzo del seno mascellare, ricostruzione panoramica, analisi Atm, analisi cefalometriche, esportazione di file per la realizzazione di guide chirurgiche. Sia l’algoritmo di prima ricostruzione Fdk che il software di visualizzazione sono stati sviluppati all’interno dell’azienda e quindi perfettamente calibrati sulla workstation WhiteFox. Ogni utilizzatore WhiteFox potrà fornire ai propri pazienti il caso clinico acquisito in modalità condivisibile con altri clinici, grazie ad un Cd contenente tutti i tools necessari per la visualizzazione e l’analisi dell’esame strumentale. Per maggiori informazioni visita il sito internet www.whitefox-conebeam.com Eventi Lunedì 28 maggio 2012 Diagnostica per immagini ■ MANAGEMENT / I nuovi strumenti a supporto dei soci SIRM Risorse ed economia sanitaria in radiologia: novità in ambito gestionale Unità Territoriali di Diagnostica per Immagini (Udit) e linee guida online per l’organizzazione dei servizi in outsourcing sono tra i temi di grande attualità. L’intervento di Antonio Orlacchio, presidente della Sezione dedicata “C ontribuire al progresso delle scienze radiologiche e di formazione dell’immagine, nelle loro basi fisiche, biologiche, radioprotezionistiche mediche e informatiche, favorire l’aggiornamento culturale e scientifico dei soci promuovendo iniziative didattiche e congressuali e promuovere iniziative intese a garantire la professionalità dei soci”: è lo scopo del SIRM, Società Italiana di Radiologia Medica, che, con i suoi 9mila iscritti, è di fatto l’organizzazione rappresentativa di tutti i radiologi sul territorio nazionale. La Società il prossimo anno festeggerà i 100 anni dalla sua fondazione. Per realizzare questi obiettivi all’interno del SIRM sono state create delle “Sezioni di studio” organizzate per diffondere, approfondire e condividere le conoscenze scientifiche nell’ambito della Diagnosti- ca per Immagini e della Radiologia Interventistica. Tra queste, la Sezione Gestione delle Risorse ed Economia Sanitaria in Radiologia riveste un ruolo trasversale e utile a tutti i Soci della SIRM, dal momento che si occupa degli aspetti tipicamente gestionali e comuni a tutti i settori della Diagnostica per Immagini: dalla gestione delle apparecchiature alle linee guida per l’utilizzo delle stesse da parte del personale dedicato, con particolare attenzione al tema del cosiddetto Risk Management. Presidente della sezione è il professore Antonio Orlacchio, che tiene a precisare come “l’obiettivo che l’attuale Comitato direttivo della sezione ritiene principale è quello di dare indicazioni pratiche ai soci SIRM per la loro attività professionale mediante l’approfondimento delle tematiche di attuale interesse in ambito congressuale, e con la realizzazione e diffusione di linee guida”. Tra gli aspetti d’interesse attuale legati al mondo della Radiologia, quelli di cui si discute maggiormente negli ultimi mesi riguardano il rafforzamento sul territorio della Diagnostica per Immagini e l’esternalizzazione dei servizi di radiologia (Outsourcing). È noto a tutti, anche ai non addetti ai lavori, che l’accesso alle strutture ospedaliere e ai servizi da esse erogati è sempre più difficile. Le conseguenze sono pagate dai pazienti e si traducono in tempi e liste di attesa lunghissime che spesso inducono (impongono) la scelta di rivolgersi al privato o di passare per il reparto di Pronto Soccorso. Quest’ultima scelta è alla base dei molti problemi che ci sono nelle strutture ospedaliere, non ultimi i problemi di na- tura economica legata ai costi di un’organizzazione difficile e che spesso “collassa”, e che di conseguenza non è più in grado di mantenere alta la qualità del servizio erogato. In questo scenario, la Diagnostica per Immagini riveste un ruolo importantissimo, dal momento che oggi entra a far parte dell’iter diagnostico, dei controlli e della terapia, mediante la Radiologia Interventistica, in tutte le branche della Medicina. Questo è il motivo per cui la Sezione di Studio di gestione delle risorse della SIRM, guidata dal professore Orlacchio, anche nell’intento di dare un aiuto concreto alla gestione della Sanità Pubblica e favorirne la uniformità sul territorio nazionale, ha realizzato di recente delle linee guida (disponibili sul sito della Sezione http://www.sirm.org/ sottositi/management/ ) per la creazione e l’organizzazione delle Unità di Diagnostica per Immagini Territoriali (Udit), centri di radiologia che dovranno essere in grado di decongestionare gli ospedali, fornendo tipologie di esami quali la radiologia tradizionale, la Mammografia, la Moc, la risonanza magnetica osteoarticolare, la TC, l’ecografia e molti altri. Anche il tema dell’outsourcing è ritenuto dal SIRM di grande attualità, e di recente la Sezione Gestione delle Risorse ed Economia Sanitaria in Radiologia vi ha dedicato diversi incontri. In questo ambito citiamo l’opinione del professor Orlacchio, che nella sua introduzione al documento di sintesi sulla Tavola Rotonda “Esternalizzazione : Opportunità o Rischio?” esprime il suo pa- ■ OUTSOURCING / I servizi di Ims, Imaging Medical Service Con la teleradiologia specialisti sempre presenti La società si fa carico di refertare gli esami e di organizzare il personale specializzato nelle strutture in cui opera © anna - Fotolia.com N el 2001, alcuni medici radiologi con alle spalle anni di esperienza nel proprio settore e attività in differenti strutture pubbliche e private decidono di unirsi per proporre una modalità di professione radiologica non ancora molto diffusa in Italia ma ben nota, ad esempio, negli Stati Uniti. Nasce così la Imaging Medical Service Srl (Ims), società che si propone di fornire servizi di outsourcing sanitario, terziarizzazione in radiologia e teleradiologia a enti privati, pubblici, poliambulatori e a strutture convenzionate e non con il servizio sanitario nazionale. “Sostanzialmente la nostra è un’attività di outsourcing, ma a livello di attività professionale e non di attrezzature” afferma Claudio Bonfioli, uno dei soci. “Non abbiamo voluto entrare anche nel discorso della fornitura delle apparecchiature perché ci tenevamo a differenziarci sull’offerta di un servizio altamente professionale, un po’ come fanno i grossi studi legali o di commercialisti”. Ims ha dunque in atto con- tratti con numerose strutture ospedaliere all’interno delle quali gestisce il servizio di radiologia, sia nei confronti dei pazienti ricoverati che di quelli esterni. “Noi forniamo una equipe di professionisti e stipuliamo con la struttura un contratto di servizio – che può essere a tempo determinato o a tempo indeterminato rinnovabile - nel quale sono declinate le specifiche inerenti ai volumi di lavoro e agli elementi qualitativi - spiega Bonfioli -. La responsabilità del servizio, invece, dal punto di vista medico, è nostra. Siamo noi che nominiamo un responsabile, un facente funzioni di primario”. Se da molti anni l’outsourcing di servizi no core è entrato nella logica gestionale degli ospedali, l’esternalizzazione dei servizi specialistici avanza più lentamente. Il modello però funziona e ha molti vantaggi, in primis quello di liberare le strutture di tutto ciò che è inerente alle problematiche della gestione del servizio. “Di fatto, siamo noi ad occuparci del coordinamento di tecnici e infermieri presenti nelle strutture in cui operiamo - commenta Bonfioli -. Non da meno, la struttura ha un costo definito che spesso è competitivo rispetto a costi di gestione di personale interno, e non deve preoccuparsi di tematiche quali la fluttuazione della quantità del personale. Con ciò, ci troviamo ad operare in un contesto ancora piuttosto arretrato e la fatica maggiore che incontriamo è relativa a una certa rigidità culturale nell’accettare modelli nuovi”. Un modello nuovo è rappresentato anche dalla teleradiologia, che è uno dei campi d’applicazione su cui Ims intende focalizzarsi. “La nostra è la specialità che maggiormente può beneficiare del progresso tecnologico e della possibilità di trasferimento delle immagini, ma il punto centrale è riuscire a garantire che il lavoro svolto in teleradiologia sia caratterizzato dagli stessi elementi qualitativi del lavoro svolto sul posto”. Con teleradiologia si intende la possibilità di trasferire in Rete le immagini diagno- 11 rere con chiarezza spiegando come “I motivi che hanno portato alla scelta di tale argomento - che certamente in futuro sarà ancora oggetto di ulteriori approfondimenti e discussioni in ambito scientifico - sono legati soprattutto all’evoluzione economica, tecnologica ed organizzativa nell’ambito della Medicina”. E aggiungendo che “non meno rilevante è l’interesse che gli imprenditori privati mostrano nel settore della Diagnostica per Immagini, e che di conseguenza sarà essenziale, per un consesso scientifico, poter conciliare, in un settore che si occupa della Salute dei cittadini, le necessità, le aspettative, la garanzia di qualità degli uni con gli interessi degli altri”. stiche che vengono prodotte dalle attuali attrezzature radiologiche – siano esse provenienti da radiografie, Tac, risonanze ed esami di medicina nucleare – e renderle visualizzabili in tempo reale da un radiologo che non sia necessariamente sul posto. “Il nostro servizio dovrebbe essere modulato, da un lato, in una gestione dell’urgenza della radiologia e offrire quindi la possibilità di eliminare il tempo morto che intercorre tra la chiamata del radiologo e il suo arrivo in ospedale, dall’altro, in una gestione in tempo reale dei referti che consenta di avere ovunque le immagini del paziente che in quel momento sta facendo l’esame in urgenza” afferma Bonfioli. Allo stesso modo, il servizio di teleradiologia permette di far afferire a un centro di refertazione gli esami di competenza di diverse strutture posizionate ovunque sul territorio e di renderli disponibili a differenti specialisti riuniti telematicamente. È così possibile garantire che la lettura dell’esame venga eseguita sempre dal professionista di maggior esperienza indipendentemente dal fatto di averlo in loco. Non da ultimo, il servizio può essere utilizzato, di fronte a casi complessi, come seconda opinione, con la possibilità, per l’ospedale, di inviare le immagini a un professionista particolarmente esperto per un consulto. 12 Diagnostica per immagini La qualità delle immagini TC che volete, con i bassi dosaggi che ciascun paziente richiede, grazie a Philips Imaging 2.0 Philips Ingenuity CT: la tecnologia TC che non richiede compromessi. Grazie a Philips Imaging 2.0, che rappresenta un approccio innovativo alla tecnologia di imaging, Ingenuity CT è in grado di produrre immagini di alta qualità con tempi di scansione ridotti e basso dosaggio di radiazioni. L’estrema nitidezza delle immagini consente una maggiore confidenza diagnostica e, soprattutto, è possibile sottoporre i pazienti a scansioni TC adeguate alle loro esigenze. Scoprite la tecnologia TC che vi offre tutti questi vantaggi sul sito www.philips.com/IngenuityCT. Eventi Lunedì 28 maggio 2012