A tutte le donne.
Continuare a osare con coraggio, fiducia e speranza.
30 ANNI DI COORDINAMENTO DONNE ACLI
Prefazione
Con immensa gioia introduco il pregevole lavoro di questo volume, volto a tratteggiare il
lungo cammino femminile nella nostra associazione.
Ricordare il trentennale del luogo di elaborazione delle donne rende onore e merito alle
Acli. Le Acli non sarebbero la stessa cosa
senza questa presenza. Una presenza tutt’altro
che irrilevante ma significativa e contrassegnata da impegno quotidiano.
La molteplicità delle esperienze, delle sensibilità trovano accoglienza specifica nel Coordinamento, luogo dell’ascolto, del confronto,
della riflessione e motore di conseguenti concrete azioni.
Pur tra mille difficoltà, le donne delle Acli
hanno dato e continuano a dare linfa al nostro
sistema associativo, esprimendo al meglio
quella combinazione di passione, tenacia, capacità di promuovere pensiero e impegno
nella pratica sociale.
Rievocare il passato, ricostruire il valore della
presenza femminile nella nostra associazione
con lo sguardo rivolto al futuro: è ciò che si
farà in queste pagine, dove il racconto delle
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tante vicende serve a testimoniare come le
donne nelle Acli costituiscano un valore imprescindibile per le trasformazioni sociali a cui
vogliono partecipare a pieno titolo.
Così come ogni storia, anche questa evidenzia
come è stato lungo e faticoso il cammino compiuto. Si tratta di una bella storia che vale la
pena conoscere e tramandare non soltanto per
celebrare i decenni passati, ma per “fare memoria”, cioè confrontare idee, impegni e progetti di oggi con quelli di chi ci ha preceduto.
In queste pagine si tenta di ripercorrere il passato facendo riferimento ad alcuni episodi e
personaggi di tale storia particolarmente rappresentativi.
Tantissime donne hanno collaborato attivamente per la crescita e l’affermazione di questo importante luogo, ognuna con le proprie
caratteristiche e specificità ma tutte con una
caratteristica in comune che è tipica delle
donne: la versatilità, o come si dice nel linguaggio tecno sociale, l’essere multitasking:
mettendo in secondo piano le fatiche e il peso
che gli impegni quotidiani richiedono e mantenendo solo il piacere di sapersi reinventare,
cambiare e sorprendere.
A queste donne va il mio più sentito riconoscimento.
Il nostro contributo ancora oggi come donne
impegnate nel sociale deve essere animato
dalla convinzione e dalla speranza che attraverso l’impegno e la partecipazione il cambiamento sarà possibile. Offrire la speranza che
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30 ANNI DI COORDINAMENTO DONNE ACLI
ci potrà essere una risposta sociale e politica
alle difficoltà.
Molto resta da fare, ci attendono nuove sfide e
nuovi traguardi da raggiungere, primo dei quali,
la consacrazione definitiva del Coordinamento
Donne come soggetto politico qualificato e di
rappresentanza nei luoghi decisionali, in grado
di determinare scelte e mutamenti culturali.
Con la concretezza, la lungimiranza e la responsabilità di sempre, rinnoviamo il nostro
impegno.
Con queste convinzioni e con la nostra voglia
di esserci, di partecipare, di dare un contributo
insostituibile alla piena realizzazione del bene
comune, capace di ridare slancio alle forme e
ai luoghi della nostra vita democratica, impedendone derive di disimpegno, sfiducia e demotivazione.
In cammino verso il futuro! È un invito che
rivolgiamo innanzitutto a noi stesse, ma che
vogliamo diffondere ovunque arriva il nostro
desiderio di cambiamento e di rigenerazione.
Agnese Ranghelli
Responsabile Nazionale Coordinamento Donne
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30 ANNI DI COORDINAMENTO DONNE ACLI
Introduzione
Senza l’apporto fondamentale delle donne le
Acli non sarebbero ciò che sono. E questo
vale per l’intera società. Per questo appare ancora più grave la difficoltà che ancora si registra a raggiungere un’equa rappresentanza
delle donne nelle istituzioni. In Europa, l'Italia
è il fanalino di coda per quanto riguarda la
percentuale di donne presenti in posizioni di
responsabilità non solo in campo politico, ma
anche economico e sociale.
D’altra parte in questi ultimi anni abbiamo dovuto assistere anche allo sconfortante fenomeno del velinismo politico, svilente e
mortificante per le donne. La figura della
donna è stata strumentalizzata non solo da chi
l'ha trattata come oggetto, ma anche da chi ha
costruito sopra questo oggetto una campagna
mediatica.
L’obiettivo da perseguire, invece, come ci indica
il Coordinamento Donne Acli nel suo percorso
trentennale, è di agire sul piano culturale e formativo, per ridurre il deficit di presenza femminile nei luoghi della decisione politica, attraverso
un’azione positiva di riequilibrio della rappresentanza intesa a fornire alle donne, non solo
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le conoscenze giuridiche e politiche necessarie
per partecipare attivamente alla vita politica e
sociale del Paese, ma anche la consapevolezza
delle ragioni di una storica assenza e dell’esigenza invece di una responsabile presenza.
Salvo che per un periodo transitorio, appare
come una sconfitta morale e sociale quella di
imporre con una legge la presenza di una percentuale femminile nel mondo della vita pubblica e privata, come se non fosse già un
diritto costituzionalmente garantito e come se
non appartenesse alla normalità nella vita di
una società del terzo millennio.
Se una volta si parlava infatti di quote rosa,
espressione considerata non più politicamente
corretta, oggi si preferisce dire differenze di
genere, e per le Acli, per le donne delle Acli,
due i generi sono. Solo nella famiglia, che contempla la differenza dei due sessi e la differenza tra le generazioni si crea l'uomo e si
forma la persona umana.
Le donne hanno un ruolo primario e fondamentale nel Vangelo, ci insegna papa Francesco. Come lavoratrici e come cristiane esorto
dunque le donne delle Acli per un futuro non
meno importante dei loro primi trent’anni, a
guardare nonostante tutto con fiducia ed ottimismo all’avvenire, non solo delle donne ma
di tutta la società, che speriamo trovi presto
il modo di superare la più grave crisi della storia del mondo moderno.
Non basterà però avere un atteggiamento positivo verso l'ingresso delle donne nel mondo
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30 ANNI DI COORDINAMENTO DONNE ACLI
del lavoro e nella vita pubblica, occorrerà avviare delle misure concrete per ottenere dei
validi e permanenti risultati, creare le condizioni affinché le donne entrino a pieno titolo
nella vita sociale e politica, a cominciare dalle
Acli, senza dover più destare clamore se si inserisce un numero cospicuo di donne in un
organo esecutivo e istituzionale.
Per riequilibrare la rappresentanza e dare un
nuovo impulso alla partecipazione politica
femminile, occorrerà abbandonare lo scetticismo che prevale a volte anche nelle associazioni e nelle stesse organizzazioni femminili
dei partiti e dei sindacati e le italiane a loro
volta, dovranno destarsi per ottenere nuovi
spazi nelle istituzioni, nel lavoro e anche in
politica, per costruire un Paese con più elementi di democraticità ed eguaglianza.
Sarà fondamentale per la crescita dell’Italia e il
superamento della crisi, intensificare la partecipazione femminile alla vita lavorativa, sociale
e politica, compiendo un’attenta riflessione sul
significato stesso della politica, intesa come attiva partecipazione delle donne a tutti gli ambiti
e livelli della società, quale espressione della parità fra i due sessi ed esercizio pieno della cittadinanza sociale. In questi anni non facili in
cui a tentoni il Paese sta cercando di uscire
dall’orlo del baratro, questo sia il compito per
le nuove e promettenti attività del Coordinamento Donne Acli.
Gianni Bottalico
Presidente nazionale Acli
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di Federica Volpi
Le origini
La storia delle donne delle Acli proviene da
lontano e vale la pena di essere raccontata. È
fatta di momenti topici e di quotidiano impegno, di eventi significativi e di piccola ma importante consuetudine. Farne memoria è utile,
non per compiacersi o per esserne appagate,
bensì per ricordare con consapevolezza dove
affondano le radici della presenza femminile
nell’associazione e riprendere con slancio il
cammino, perché c’è ancora da fare. Lungo
questo percorso le donne delle Acli trovano,
oggi come ieri, nel cristianesimo la fonte cui
attingere per edificare una società veramente
a misura d’uomo… e di donna!
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Per comprendere come il contributo femminile si trovi saldamente alle radici dell’esperienza democratica e repubblicana dell’Italia di
nuovo unita dopo il secondo conflitto mondiale e, contemporaneamente, all’origine della
storia della nostra associazione, basta ricordare
un nome: quello di Maria Federici Agamben,
che fu a lungo una delegata nazionale delle
Acli. Laureata in lettere ed insegnante, aveva
partecipato alla Resistenza e nel 1946 fu tra le
ventuno donne elette all’Assemblea Costituente. Nel 1948 fu poi eletta alla Camera dei
Deputati, dove si interessò, tra l’altro, di lavoro, disoccupazione e previdenza sociale.
L’elemento femminile nelle Acli fu fin da subito significativo: circa un quarto il numero di
iscritte sul totale negli anni della nascita. Ciò,
peraltro, testimonia di un desiderio di partecipazione femminile (e cattolica) tutt’altro che
fievole o estemporaneo, ma che si stava chiaramente manifestando nella società italiana
dopo la inibizione del ventennio fascista e che
affondava le sue radici negli anni precedenti la
Prima Guerra mondiale. Quando, ad esempio,
nel 1909 viene creata l’Unione fra le donne
cattoliche d’Italia (parallela all’Azione Cattolica) essa conosce una rapida crescita: in pochi
anni conta 750 comitati e circa 35.000 socie.
Al termine della prima guerra mondiale
l’Unione si articolerà in due rami: il movimento per le adulte e la Gioventù femminile.
Quest’ultima in soli 10 anni di vita raggiunge
i 7.560 circoli con oltre mezzo milione di
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30 ANNI DI COORDINAMENTO DONNE ACLI
socie. Il contributo femminile consentirà all’AC di “tenere” sotto il profilo del numero di
soci negli anni del secondo conflitto mondiale.
Alla fine della guerra i gruppi di donne adulte
e quelli della Gioventù femminile superavano
ancora sensibilmente i corrispettivi maschili.
Nel secondo dopoguerra la sola Gioventù
femminile incrementò le proprie dimensioni
di oltre 200 mila socie.
In questo quadro anche le Acli entrano a
pieno titolo. A testimonianza di questa consistente e precoce partecipazione, il primo congresso nazionale femminile delle Acli si tenne
ad Assisi già nel luglio del 1949. Nella mozione predisposta nella circostanza si legge
l’invito delle delegate alle dirigenti al fine di
predisporre un programma per dotare le
donne lavoratrici di maggiori strumenti per affrontare i problemi sindacali e al contempo di
formazione per le donne in ambito rurale. Decisa era anche la richiesta di «diffondere la conoscenza delle leggi tutelanti il lavoro
femminile, onde renderne più efficace e più
generalizzata l’attuazione». All’epoca il settore
femminile aveva una delegata centrale, che
svolgeva funzioni all’incirca corrispondenti a
quelle dell’attuale responsabile. La delegata
centrale dell’epoca era Lucia Lancini, cui seguì
Vittoria Rubbi e Antonietta Ravasio, che rimase in carica per circa un decennio, fino al
1962, quando venne sostituita da Paola Cambazzu. Di alcune di queste donne si è perso il
ricordo, di altre, invece, è possibile delineare
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un breve profilo, utile a comprendere la varietà
delle provenienze, dei contenuti e degli stili
che confluirono nel Movimento femminile
delle Acli. Vittoria Rubbi, ad esempio, era originaria di Bologna ma fu attiva soprattutto a
Vicenza e nel Triveneto. Giovanissima fu fra i
fondatori delle Acli, assumendo responsabilità
dirigenziali e spendendosi nella formazione.
Era moglie di Michelangelo D’Armellina, aclista e deputato democristiano, con cui fu protagonista della scissione delle Acli vicentine
nei primi anni ’70, in opposizione alla presidenza Gabaglio. Fu poi tra coloro che animeranno la rifondazione del Movimento
Cristiano Lavoratori. Antonietta Ravasio, invece, fu, tra l’altro, vicepresidente del Centro
Italiano Femminile (CIF).
Seguendo la traccia dei congressi nazionali
femminili, nel secondo appuntamento del gennaio 1951 a Roma si affidava alla Commissione
nazionale il compito di impegnare tutta l’associazione nell’attuazione della legge a tutela della
lavoratrice madre e nel promuovere l’adozione
di disposizioni legislative in favore del lavoro
femminile. Le dichiarazioni finali mettevano in
evidenza «la necessità, per gli organi direttivi
femminili, della più decisa ed adeguata azione
in vista del più vasto e cosciente inserimento
delle donne in tutte le attività generali del Movimento», ribadendo che quest’ultimo aveva
un’impostazione unitaria dentro la quale donne
e uomini operavano su un piano di parità morale per raggiungerne le finalità.
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30 ANNI DI COORDINAMENTO DONNE ACLI
Nel terzo congresso del 1954 a Roma viene
messo in evidenza che i problemi del lavoro
femminile potevano essere risolti solo nel quadro di un profondo cambiamento del sistema
economico e sociale, cambiamento per il quale
le donne delle Acli si impegnavano. Da parte
loro chiedevano che «la responsabilità e l’accesso ai posti di maggior impegno e di guida
[…] deve venir non solo concessa, ma agevolata, ivi compresa la possibilità di percorrere le
intere carriere professionali».
Risulta evidente come già nei primi dieci anni
di vita del Movimento l’elemento femminile si
mostrasse vivace e pienamente capace di elaborazione e di percezione di sé quale soggetto
responsabile nei confronti dell’associazione e
del contesto sociale.
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5° Congresso Nazionale Lavoratrici Acli “Nuovi orientamenti per l’occupazione femminile”, Roma 27-29/6/1959
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30 ANNI DI COORDINAMENTO DONNE ACLI
Gli anni del consolidamento
Nel quarto congresso, celebrato a Roma nell’aprile del 1957, dal titolo “L’azione sociale
della lavoratrice aclista”, si passò significativamente dalla dicitura “femminile” a “delle lavoratrici”, a testimoniare la vicinanza delle Acli
(anche al femminile) al mondo del lavoro. La
mozione, riconoscendo «il fondamentale valore dell’apporto della donna alla vita civile e
pubblica in tutti i settori, e l’insostituibile funzione della lavoratrice nelle moderne strutture
economiche e per il progresso sociale», richiedeva un’effettiva realizzazione del diritto della
donna al lavoro e la reale attuazione del principio di parità di retribuzione, insieme a maggiori tutele di legge per lavoratrici e casalinghe.
Seguendo l’ordine cronologico nel giugno
1959 si tenne a Roma il quinto congresso delle
Lavoratrici Acli, dal titolo: “Nuovi orientamenti per l’occupazione femminile”, titolo che
sarà poi ripreso anche per appuntamenti successivi; nel marzo 1962 si celebrò a Roma il
sesto congresso, centrato invece sul tema
“Donna, Famiglia, Movimento operaio”.
Oltre l’ufficialità dei congressi nazionali fiorivano
altre iniziative. Nel marzo del 1953 si svolse
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anche la “Giornata della lavoratrice”, dalla quale
scaturì un documento in 10 punti elaborato dalle
lavoratrici cristiane ed offerto all’attenzione di
istituzioni ed opinione pubblica. Intanto alle condizioni delle donne lavoratrici erano dedicati
anche momenti di studio e di approfondimento,
come quello del 1957 a Roma su “Il lavoro della
donna”. Seguirono altri appuntamenti come
quello del 1960 a Torino su “La donna lavoratrice e l’ambiente industriale”, nel 1965 a Roma
il convegno nazionale di studio su “La donna
nella società italiana in trasformazione”, nel 1967
a Roma il convegno nazionale su “Nuovi orientamenti per l’occupazione femminile” e nel 1968
a Firenze sul lavoro negli studi professionali.
Nel convegno del 1965, i cui atti furono oggetto di un numero dedicato di Quaderni di
Azione Sociale, fu presentata un’inchiesta realizzata dalla Commissione Nazionale delle Lavoratrici acliste in collaborazione con un
gruppo di ricercatori sociali tra le donne che
abitavano nel triangolo industriale Torino-Milano-Genova, e che seguiva una precedente presentata nel 1960.
Nella presentazione al volume si legge che “è
nel costume delle Acli-Lavoratrici come di tutto
il Movimento Aclista, ancorare il proprio lavoro
a serie riflessioni ed attenti esami aventi per oggetto l’incidenza che le rapide trasformazioni
socio-economiche, cui è sottoposta anche la società italiana, hanno sulla donna lavoratrice, affinché tutta la vasta e complessa azione sociale
delle lavoratrici acliste possa essere sempre più
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30 ANNI DI COORDINAMENTO DONNE ACLI
aderente e rispondente ai reali e concreti bisogni
della donna italiana, della sua famiglia e del suo
lavoro”. Una chiara e bella dichiarazione di intenti, che il Coordinamento tenta ancora oggi
di incarnare.
Studiosi e Movimento insieme, dunque, “a testimoniare con il loro comune interesse,
quanto sia preziosa e vivificante la convergenza della cultura e del lavoro nell’esame di
ogni fenomeno o problema”.
L’indagine aveva esplorato una serie di campi
(la sfera valoriale, il lavoro dentro e fuori casa,
il peso della stampa femminile nella formazione dell’opinione e del costume, la gestione
del tempo libero, i rapporti di coppia e familiari, l’amministrazione del denaro, l’uso dei
beni, la cura di sé, la partecipazione socio-politica, ecc.) e aveva considerato tre campioni
distinti di donne tra i 16 e i 50 anni: quelle che
risiedevano in aree urbane, quelle che vivevano
in zone intermedie e quelle residenti in ambiente rurale. Gli interessanti risultati erano riportati e commentati nel volume.
Per le Acli-Lavoratrici si trattava di dare “il loro
contributo serio, pensato, scientificamente provato alla causa di una migliore e più moderna
considerazione per la persona della donna, i
suoi problemi personali di vita e di lavoro, i
suoi impegni familiari, religiosi e sociali, da
parte della società italiana, dei suoi operatori
politici e sociali, di tutti coloro che si interessano ai problemi umani”. E costituiva anche
un invito a tutto il Movimento Aclista per
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“un’azione culturale e sociale a favore della
donna lavoratrice, sempre più incidente, tale
che il suo inserimento nella società si traduca
effettivamente in autentica promozione risultando così determinante fattore di equilibrato
sviluppo della comunità umana”.
All’atto della presentazione di questa importante
ricerca, delegata centrale del Movimento femminile è Maria Fortunato, la cui parabola personale
si intreccerà strettamente con quella delle Acli e
del suo settore femminile. Nata a Napoli nel
1925, in una famiglia democratica ed antifascista,
fin da giovanissima è impegnata nell’Azione cattolica. La sua esperienza associativa più significativa è però nelle Acli dove, nel 1962, viene
eletta delegata centrale delle donne, mentre ancora lavora nel Movimento femminile della Democrazia cristiana. Dal 1966 al 1972 rivestì il
ruolo di vicepresidente nazionale delle Acli.
In questo periodo, oltre alla citata ricerca, altre
attività sono messe in cantiere e realizzate,
come la produzione di materiali di supporto
alla vita della donna aclista. È interessante, ad
esempio, osservare l’attualità di alcuni passaggi
dalla guida della delegata di circolo del 1961,
in cui si legge che la donna, avendo la medesima dignità dell’uomo, deve «farla valere
anche sul piano economico e sociale, nella casa
come nel lavoro», non scimmiottando l’uomo
ma restando se stessa in ogni campo del suo
agire. Queste iniziative stanno a dimostrare la
vitalità dell’elemento femminile nell’associazione già nei primi quindici anni di vita.
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Convegno Nazionale “Nuovi orientamenti per l’occupazione femminile”, Roma 1967
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Convegno Nazionale, Firenze 1968. Parla Maria Fortunato
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7° Congresso Lavoratrici Acli, Roma 20-31/5/1964. Parla Maria Federici Agamben
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30 ANNI DI COORDINAMENTO DONNE ACLI
Nel settimo congresso delle lavoratrici Acli,
dal titolo “Il ruolo della donna nella costruzione della società democratica e nella crescita
del movimento operaio cristiano” e celebrato
a Roma nel 1964, si prende atto di un mondo
del lavoro e sociale in cui una nuova posizione
è occupata dalla donna. Le mete conseguite
dovevano consentire alle lavoratrici di volgere
il proprio impegno verso un’effettiva parità
nella valutazione del lavoro femminile a tutti i
livelli. Per raggiungere tale risultato era ribadita
l’importanza di un’adeguata preparazione di
gruppi di donne sempre più vasti, perché all’elemento femminile era attribuita grande rilevanza nella costruzione di una società meno
materialista e volta esclusivamente alla ricerca
del benessere.
Se si pensa che la prima legge che ha tutelato la
maternità delle donne lavoratrici in modo sistematico è la legge n.1204 del 1971 e che la parità
di trattamento professionale tra uomini e donne
è stata introdotta solennemente nel nostro ordinamento dalla legge n.903 del dicembre 1977,
nota anche come “Legge Anselmi”, si comprende quanto fosse al passo coi tempi e addirittura d’avanguardia l’impegno delle donne delle
Acli, così come emerge dalle istanze rappresentate nei congressi nazionali.
Occorre, inoltre, ricordare che le donne delle
Acli avevano dato intanto vita anche ai
GAD, Gruppi Acli Domestiche, importante
esperienza associativa all’interno del Movimento, che contribuirà ad una maggiore
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considerazione e tutela del lavoro domestico.
I GAD celebrarono i loro congressi nazionali
già a partire dal 1952 con scadenza triennale.
Col tempo questi gruppi si trasformeranno in
Acli COLF, il segmento dell’associazione che
riunisce ed organizza le collaboratrici familiari,
italiane ed immigrate, promuovendo iniziative
che ne migliorino le condizioni di vita e di lavoro. Le Acli COLF tengono anch’esse la propria Assemblea nazionale, attualmente all’incirca ogni cinque anni.
Il consolidarsi della presenza delle donne nelle
Acli fa sì che nei documenti e negli eventi
dell’associazione si senta una chiara eco dei
temi e dell’elaborazione femminile. Il sempre
più qualificato e consapevole impegno e contributo femminile nel Movimento ha un riflesso anche nei congressi nazionali delle Acli.
Le donne nelle Acli rappresentano stabilmente
un quarto dei soci e le loro istanze assumono
progressivamente maggiore rilevanza.
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30 ANNI DI COORDINAMENTO DONNE ACLI
Convegno Nazionale “La donna nella società italiana in trasformazione”, Roma 1965
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L’avvento del Coordinamento Donne
Nell’aprile del 1966 le donne delle Acli Lavoratrici tengono a Roma la Conferenza Nazionale Organizzativa, che elaborerà e presenterà al X Congresso Nazionale una insolita
proposta. Anticipando i tempi, le donne acliste
rivendicarono a pieno titolo la loro partecipazione a tutto il lavoro del Movimento e
pretesero di essere elette non più da un congresso di sole donne, ma dal congresso del
Movimento, sia pure con la garanzia di un
numero di posti riservato a loro, corrispondente alla percentuale delle donne iscritte alle
Acli. Tale scelta coincise con la fine della specializzazione femminile. Il Congresso delle
Lavoratrici, dunque, era abolito e sostituito
da un quorum stabilito in misura del 25% per
le donne nei Consigli locali (regionali, provinciali) e in Consiglio nazionale. Venne conservata, però, una Commissione di studio per
i problemi femminili. In questo passaggio Maria Fortunato diviene Responsabile per Città,
Amministratori locali, Famiglia e Sviluppo integrazione femminile nel Movimento.
Il X congresso nazionale delle Acli (giugno
1966), che aveva ratificato questo passaggio),
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30 ANNI DI COORDINAMENTO DONNE ACLI
nella relazione generale della presidenza citava
esplicitamente la necessità di ridimensionare
il ruolo della donna nella famiglia, senza intaccarne la missione, per renderla veramente
libera di scegliere tra lavoro domestico ed extradomestico, a tal fine chiedendo anche di
armonizzare gli orari e di istituire servizi atti a
collaborare con la famiglia. Si sottolineavano,
altresì, i molteplici problemi irrisolti sul fronte
del lavoro femminile: adeguata formazione
professionale, parità salariale, parità previdenziale, reinserimento della donna madre nelle
attività produttive, ecc. Temi ancora oggi all’ordine del giorno. Anche la partecipazione
sociale delle donne era considerata insufficiente, per pregiudizi degli uomini e inibizioni
delle donne, con grave danno per la comunità
ed il suo progresso.
Nella seconda metà degli anni Sessanta la specificità femminile nelle Acli si intendeva definitivamente integrata e riassunta nell’associazione, tale da non necessitare di dar vita ad
organismi particolari. Tale scelta venne ribadita
dalla seconda Conferenza Nazionale Organizzativa delle Acli Lavoratrici, tenutasi nel novembre 1968 a Roma, e nell’XI Congresso nazionale del 1969.
Si può ipotizzare che a determinare questo
indirizzo concorsero sia i cambiamenti in atto
nella società di quegli anni, sia i mutamenti
che attraversavano l’associazione stessa. Alla
fine degli anni Sessanta tutta la società italiana
(e non solo) è in fermento: in questo quadro
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cominciano ad affermarsi anche i movimenti
femminili, che miravano a portare al centro
dell’attenzione le istanze delle donne quale
gruppo sociale svantaggiato ma deciso ad imporsi sulla scena politica e sociale. Accanto
al protagonismo femminile c’era anche nell’associazione un clima di vivace trasformazione: sono gli ultimi anni della presidenza
Labor, della dichiarata fine del collateralismo
con la DC e, a seguire, della presidenza Gabaglio. La stessa Maria Fortunato sarà uno
dei tre membri della delegazione delle Acli
che tratterà con la Conferenza episcopale italiana, tra il 1969 ed il 1971, per convincere il
Vaticano della giustezza della scelta di dare il
voto libero agli iscritti e di aver lanciato, seppure in chiave cattolica, la cosiddetta ipotesi
socialista. Dopo la “deplorazione” del 1971
da parte di Paolo VI, la Fortunato si dimise
per senso di responsabilità dalla presidenza
nazionale.
Intanto, nel febbraio del 1970, si era insediata
la Commissione Nazionale Acli per lo studio
dei problemi delle Lavoratrici, sotto la presidenza di Giovanna Bitto. Consigliere provinciale Acli-Roma dal 1959, la nuova presidente
fu eletta in Consiglio Nazionale nel 1969. Fece
parte anche del Collegio dei probiviri e fu responsabile della Commissione femminile della
CISL. Due anni dopo sarà nominata e si insedierà la nuova Commissione Nazionale sui
problemi della condizione femminile, presieduta da Maria Pia Spinelli. Tuttavia, proprio a
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partire dai primi anni Settanta si avvertì l’esigenza di un luogo deputato ad approfondire
ed alimentare il pensiero femminile nelle Acli
e a promuovere la presenza femminile nel movimento e al di fuori di esso. Un luogo distinto
e di rappresentanza al femminile, al di là di un
organismo di studio. Questo luogo sarà il Coordinamento Donne.
Nel dicembre del 1981, infatti, il XV Congresso Nazionale delle Acli di Bari approvò la
trasformazione della Commissione Nazionale
di studio in Commissione Nazionale di Coordinamento Donne, sancendo il passaggio da
organismo di studio a vera e propria struttura
di coordinamento e di organizzazione delle
donne delle Acli. Il 5 marzo del 1982 il Comitato Esecutivo Nazionale, su designazione
della Commissione di Coordinamento Donne,
elegge la nuova presidente, Maria Fortunato,
che così torna ad occupare un incarico di
grande responsabilità, carica che manterrà fino
al 1985. Essendosi il Coordinamento costituito formalmente in questa circostanza, essa
potrebbe essere assunta come data di nascita
dell’organismo di cui si festeggiano i trenta
anni di vita.
Il Coordinamento Donne può essere definito
come un’esperienza associativa propria delle
donne delle Acli. Queste ultime esercitano le
proprie responsabilità nel movimento e nei
servizi, ma nel Coordinamento, mosse da bisogni ed interessi comuni, avanzano una visione delle cose che deriva dal loro particolare
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modo di essere nel lavoro, nella famiglia, nel
mondo sociale e politico.
Il Coordinamento, che quest’anno festeggia i
suoi primi trenta anni di vita, ha rappresentato
in questi anni un luogo in cui, a livello nazionale e locale, elaborare e realizzare esperienze
(iniziative di studio, di formazione, di azione
sociale e politica) in sintonia con la mentalità,
i metodi e i tempi delle donne. Esso è uno
strumento attraverso il quale le donne delle
Acli si rendono protagoniste e l’associazione
le riconosce e ne promuove il ruolo secondo
l’ottica delle pari opportunità. Grazie a momenti particolari di riflessione le donne delle
Acli hanno potuto ripensare il proprio ruolo
all’interno dell’organizzazione e hanno contribuito alla sua vitalità politica e programmatica.
Il Coordinamento, in questo senso, costituisce
un canale tramite il quale le donne si sono proposte come risorsa fondamentale per l’organizzazione e per la società, costringendo i
dirigenti aclisti a chiedersi se le Acli siano effettivamente «un luogo accogliente per uomini
e donne», come recita lo Statuto.
Dal punto di vista formale, le donne delle Acli
celebrano ogni quattro/cinque anni l’Assemblea nazionale, mentre il Coordinamento nazionale tiene i propri incontri periodici tre o
quattro volte l’anno. I coordinamenti si articolano nei vari livelli associativi, provinciale, regionale e nazionale. A livello nazionale gli
organi che si occupano dell’attuazione del programma di lavoro e dei rapporti istituzionali
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30 ANNI DI COORDINAMENTO DONNE ACLI
sono il Direttivo e la Responsabile nazionale,
eletta ogni quattro anni. Il Coordinamento è
disciplinato da un proprio regolamento, che
norma la costituzione e l’attività dei Coordinamenti a tutti i livelli territoriali.
Il Coordinamento trova nel confronto tra
donne di diversa provenienza geografica e
professionale, di diversa età, di diverso ruolo
e funzione nelle Acli, di differente sensibilità
ed esperienza, uno dei suoi punti di forza e
delle sue inesauribili ricchezze. Le donne
hanno sempre cercato di dare il proprio qualificato contributo in vista dei momenti caratterizzanti la vita democratica dell’associazione:
Congressi, Conferenze organizzative e programmatiche, eventi e ricorrenze particolari;
ma hanno anche cercato di innervare le Acli
con il proprio pensiero e la propria azione
quotidiani rispettosi della parità di genere.
Nel 1982 ha, dunque, inizio la sua vita ufficiale:
dopo la nomina della presidente, la Commissione Nazionale Coordinamento Donne, come
allora si chiamava, si riunisce poi nell’ottobre
successivo per il terzo incontro annuale, dove,
a partire dai risultati emersi nel seminario sulla
condizione femminile che si era svolto in
estate, venne proposto il piano di lavoro per
gli anni 1982-1983 nell’ottica di una ripresa
delle iniziative delle donne acliste. Fin da allora
uno strumento usato dalla Commissione per
intervenire nel dibattito sulle questioni di attualità che interessavano le donne fu quello di
redigere documenti e comunicati stampa: con
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tale mezzo ci si schierava e si dichiarava la
propria adesione ad iniziative e manifestazioni,
spesso congiuntamente ad altri gruppi femminili; così si intervenne, per esempio, contro
le discriminazioni e in difesa dei diritti delle
lavoratrici, spesso minacciati dai tagli per i
deficit nella spesa pubblica, che colpivano soprattutto i settori sociali e sanitario, finendo
per mettere a rischio perfino la tutela della
maternità. Alla luce di questi criteri misero in
discussione anche le leggi finanziarie che in
quel decennio furono varate mettendone in
rilievo le discriminazioni per le donne sul
fronte del diritto all’occupazione, alla salute,
allo studio, mentre i tagli al sociale le colpivano
sotto il profilo di coloro che prevalentemente
sostenevano le responsabilità familiari, costringendole ad un ruolo di supplenza dei servizi
sociali non (più) disponibili e accrescendone
il disagio.
In quegli anni appassionato fu anche l’impegno
che le donne profusero per la cultura della
pace: fondando l’approccio su una nuova qualità dei rapporti interpersonali, strutturali e di
organizzazione, e sulla reale accettazione delle
diversità che dà luogo ad uguaglianza delle opportunità e a pari dignità sociale, le donne
delle Acli consideravano la pace una scelta di
fondo, un processo educativo da tradurre anche in termini politici. L’analisi della violenza
fatta a partire dalla condizione femminile e
dai propri vissuti escludeva scelte diverse. In
coerenza, infatti, sostennero il dibattito sulla
36
30 ANNI DI COORDINAMENTO DONNE ACLI
legge contro la violenza sulle donne, che finalmente collocava tali reati nel titolo del Codice Civile che concerne i reati contro la persona. In particolare le donne delle Acli
evidenziarono la carenza della legge nel cogliere l’importante e trascurato ruolo di associazioni e movimenti a fianco dei soggetti lesi,
ma non mancarono di sottolineare quale passo
in avanti essa rappresentasse per la democrazia
e la civiltà dell’intera società italiana.
Nel corso degli anni Ottanta, inoltre, la Commissione realizzò, in collaborazione con l’allora Gioventù Aclista, un percorso formativo
per giovani donne dell’associazione. Nel 1985
si ripeté il seminario estivo a Lariano: in questa
occasione venne adottato un diverso metodo
di lavoro e il seminario servì a progettare le
linee di studio e di intervento per il triennio e
a definire il programma 1985-1986. Le donne
delle Acli, che sempre più volevano essere
protagoniste dentro e fuori l’organizzazione,
si proponevano di promuovere uno specifico
“progetto donna” e di elaborare linee che divenissero parte integrante del programma
dell’associazione.
37
Gli anni della maturazione
Nella primavera del 1986 Maria Filippi, già
consigliere nazionale Acli, sostituì Maria Fortunato alla guida del Coordinamento nazionale
(di cui era stata vicepresidente), ove rimarrà
fino all’inizio degli anni Novanta. Nella stessa
circostanza la Commissione elaborò le linee del
programma per gli anni 1986-1987, che mettevano al centro i problemi dell’occupazione e
dei servizi sociali, con l’intenzione di riportare
all’attenzione delle forze sociali e politiche contenuti e valori legati alla centralità della persona-donna. Nel corso dell’anno le donne delle
Acli tornarono a farsi sentire soprattutto per
ribadire la loro determinazione ad essere soggetti politici attivi, esercitando il proprio diritto
alla verifica e alla vigilanza democratica anche
e specialmente nei momenti di crisi politica e
di governo. Proseguì l’impegno per l’approvazione della legge contro la violenza sulle
donne, a fianco della quale si chiedeva di dare
impulso ad una corretta e diffusa informazione
ed educazione sessuale, di costituire una rete di
solidarietà tramite strutture di accoglienza,
consulenza e sostegno per le donne vittime di
maltrattamenti. In questa luce era considerata
38
Maria Filippi
30 ANNI DI COORDINAMENTO DONNE ACLI
Coordinamento Donne Acli, Roma1988
1982
2012
2013
Responsabili del Coordinamento Donne:
Maria Fortunato, Maria Filippi,
Maria Teresa Formenti, Mariaraffaella Ferri,
Maria Grazia Fasoli, Agnese Ranghelli...
2014
2015
2016
39
anche la polemica sull’applicazione della legge
194: al di là delle strumentalizzazioni e degli
schieramenti preconcetti, le donne delle Acli
richiamavano l’attenzione sulle parti disattese
della legge che riguardavano la prevenzione.
Educazione e prevenzione erano i due aspetti
fondamentali da implementare a vantaggio
delle donne.
Per i lavori del XVII Congresso delle Acli le
donne del Coordinamento predisposero un documento allo scopo di offrire un contributo per
il dibattito associativo dentro ed oltre il congresso stesso. Le donne delle Acli si proponevano in tal modo di non essere più intese come
“problema” ma come valore e risorsa per una
nuova speranza civile. Per questo motivo veniva
proposta a tutto il movimento l’elaborazione e
la realizzazione di un vero e proprio “Progetto
Donna”: esso doveva rappresentare un riferimento essenziale per verificare e ridefinire l’insieme delle linee progettuali, delle strategie, degli
strumenti e delle forme di aggregazione e di presenza del Movimento. In altri termini, si trattava
di assumere un’attenzione privilegiata al femminile e un’iniziativa che divenisse per tutte le articolazioni delle Acli un elemento costitutivo nella
stessa costruzione dei programmi. Le donne volevano essere protagoniste di un cambiamento
e ritenevano il momento propizio per l’assunzione di iniziativa e responsabilità.
Far divenire le donne soggetto politico reale
fuori e dentro il Movimento era uno degli
obiettivi prioritari, per rendere effettivo quanto
40
30 ANNI DI COORDINAMENTO DONNE ACLI
contenuto nella stessa Piattaforma elaborata
per il Congresso, nella quale si affermava che
esso “è chiamato ad assumere le donne come
soggetto di importanza strategica nella ridefinizione della propria linea culturale, politica ed
organizzativa, indirizzando a questo impegno
ricerca culturale e risorse organizzative, progettuali
e formative”. Nella convinzione che assumere
la dimensione donna come priorità, lasciarsi
attraversare ed interrogare da questa, potesse
dare un contributo decisivo per rinnovare profondamente la qualità dell’essere e del fare Acli
e per alimentare una loro nuova stagione.
Del resto – si argomentava nel documento –
come le Acli avrebbero potuto essere una
grande organizzazione popolare senza la presenza delle donne? Le donne erano, all’epoca,
il 26% delle iscritte e la loro presenza attiva
nelle Acli non poteva darsi senza ripensare l’organizzazione anche dal loro punto di vista.
Pertanto, se si voleva qualificare al femminile la
riforma organizzativa si dovevano verificare – si
legge nel documento – due condizioni di partenza:
«la prima è che un Movimento, oggi pensato ed
agito al maschile, accetti di rimettersi in discussione
culturalmente e politicamente per aprirsi all’interlocuzione permanente delle donne, alla novità
di una loro presenza forte e differente; la seconda
condizione (coerente con la prima) è che le Acli
accettino anzitutto per se stesse la logica e la
strategia delle pari opportunità».
L’analisi e le proposte avanzate riguardavano
tutte le sfere in cui le donne delle Acli (e non
41
solo) erano coinvolte: la famiglia, la vita personale,
la Chiesa, il lavoro, la sfera dell’impegno sociale,
politico e associativo, con l’obiettivo di garantire
in ciascuna di esse una maggiore visibilità delle
donne ed una presenza femminile qualificata.
Vivace fu, nel corso del decennio, l’impegno
per l’occupazione femminile e per una società
senza violenza. Ad una nuova cultura del lavoro e alla costruzione di pari opportunità nel
lavoro come nella vita politica e sociale, si cominciava ad affiancare una riflessione più articolata su una diversa qualità dello sviluppo e
sulla pienezza dei diritti di cittadinanza.
Sul finire degli anni Ottanta fu portata a maturazione la riflessione sulla scarsa presenza nei
luoghi decisionali come problema democratico,
sulla partecipazione e sulla rappresentanza. Le
donne, quale soggetto sociale, si ponevano la
questione di come governare le trasformazioni
sociali e garantire per tutti la qualità della cittadinanza. Le donne delle Acli percepivano l’elemento femminile come risorsa per il rinnovamento della politica, per dare compimento al
processo di emancipazione e non cedere alla
tentazione di ritirarsi dallo spazio pubblico. In
questa analisi l’assenza delle donne dalla politica
e la non valorizzazione delle differenze aveva
contribuito al decadimento della democrazia
degli ultimi decenni. Andava allora costruita
tale presenza insieme agli uomini, per meglio
rappresentare la ricchezza della società civile.
Progetti operativi furono formulati su lavoro,
pari opportunità e gestione dei tempi.
42
30 ANNI DI COORDINAMENTO DONNE ACLI
1° Assemblea Nazionale Donne “Donna: democrazia in progetto”, Orvieto 30-9/1-10/1989
43
Il protagonismo femminile
in anni più recenti
Alla vigilia dell’8 marzo 1990, quando l’Italia
era sull’orlo del terremoto politico di “Tangentopoli”, il Coordinamento Donne emise un
comunicato per sottolineare il proprio disagio
nei confronti di una politica sempre più gioco
di poteri e di schieramenti, intreccio di affari
e clientele, collusione con poteri extrademocratici e criminali. Proprio per l’interesse nei
confronti della politica le donne delle Acli ne
evidenziavano le derive, lamentando di non
sentirsi rappresentate da una simile politica e
ricordando l’importanza della presenza delle
donne per poterla riformare.
Tra le iniziative di rilievo che hanno caratterizzato la vita del Coordinamento nei primi
anni ’90 fu promossa l’ideazione e la realizzazione di un percorso di ricerca, noto come
“Ricerca R.O.S.A.” (Risorsa Organizzativa per
lo Sviluppo delle Acli). Si trattava di un’iniziativa
insieme conoscitiva e formativa per meglio
comprendere l’organizzazione e il ruolo che
la differenza di genere aveva in essa, in un
momento di crescita e di passaggio dell’associazione e della società italiana. Come le diverse
44
Maria Teresa Formenti
30 ANNI DI COORDINAMENTO DONNE ACLI
Mariaraffaella Ferri
soggettività operavano e davano il proprio
contributo nelle Acli? Il sistema era in grado
di valorizzare il lavoro organizzativo e l’integrazione che le donne dell’associazione mettevano in campo? E le donne stesse erano
consapevoli di poter divenire una risorsa per
l’organizzazione? Come promuoverne la cittadinanza nell’associazione? Gli interessanti
risultati della ricerca furono poi presentati e
pubblicati in Quaderni di Azione Sociale. Il
portato di questo percorso fu la consapevolezza
che nel Paese, come nelle Acli, il nuovo non
sarebbe nato senza le donne, senza il loro
pensiero, il loro punto di vista, il loro agire.
Nel frattempo, nel 1992, Maria Teresa Formenti
era divenuta responsabile del Coordinamento
Donne. Già Segretaria nazionale delle Acli,
diverrà vicepresidente nazionale con il Congresso
di Napoli del 1996. Al volgere del decennio
sarà sostituita da Mariaraffaella Ferri, che resterà
in carica fino al 2002. Già componente del Direttivo del Coordinamento, era anche Direttrice
regionale dell’Enaip dell’Emilia Romagna. A
partire dal 2002 assumerà l’incarico Maria
Grazia Fasoli, che guiderà il Coordinamento
fino al termine del 2010. Nata a Roma e docente
di letteratura italiana e di storia, Maria Grazia
Fasoli è stata anche responsabile della Funzione
Studi della Presidenza Nazionale delle Acli. È
esperta del pensiero femminile, con particolare
riferimento alle tematiche delle pari opportunità.
Collabora attivamente in ambito ecclesiale in
attività di studio; in particolare si occupa del
45
rapporto tra discipline di area umanisticoletteraria e ricerca teologica, in qualità di docente
incaricata ad annum presso il “Marianum”, collaborando in particolare nell’ambito della cattedra
“Donne e cristianesimo”.
Nel 1998, in occasione dell’Assemblea Nazionale
delle Donne delle Acli di Senigallia, fu realizzato
uno studio che dava conto della partecipazione
femminile nel Movimento tramite i dati relativi
alle percentuali delle iscritte alle Acli e delle
donne elette negli organi provinciali (consigli e
presidenze). Attraverso i dati si tentava di ricostruire la presenza femminile nell’associazione,
ricavandone indicazioni e linee di tendenza utili
a riaffermare finalità e percorsi delle donne nel
Movimento. In totale le donne risultavano
essere il 28,2% delle iscritte e solo in 6 province
sulle 84 censite si registrava una presenza femminile compresa tra il 40% e il 50%. Per quanto
concerneva la presenza negli organi provinciali,
pur in presenza di una sensibile crescita negli
ultimi anni, il dato sia arrestava al 22,5% nei
consigli e al 17,2% nelle presidenze.
Al principio del nuovo millennio appartiene
anche l’iniziativa di “Sirena”, la newsletter del
Coordinamento Donne Acli (supplemento ad
AcliOggi), in cui trovava eco il dibattito sui
temi di attualità, l’approfondimento su alcune
questioni, le notizie sulle attività dei coordinamenti locali, le iniziative nazionali, le informazioni e gli appuntamenti interessanti. Su
“Sirena” venivano segnalati, ad esempio, i seminari di studio del Coordinamento, come
46
Maria Grazia Fasoli
30 ANNI DI COORDINAMENTO DONNE ACLI
Presentazione progetto “Ricerca R.O.S.A. Risorsa organizzativa per lo sviluppo delle Acli”, Roma 1992
47
quello – particolarmente importante – che si
tenne a Roma nel settembre 2001, sul tema
“Lavoro e Rappresentanza: percorsi intrecciati”,
in cui furono restituiti i più significativi esiti
del percorso compiuto: le donne delle Acli
avevano assunto la prospettiva privilegiata dell’appartenenza ad un’associazione democratica
e radicata territorialmente per interrogarsi sull’apparente scarto tra l’inarrestabile ingresso
delle donne nel mercato del lavoro e le trasformazioni sociali indotte dalla modificazione
dei comportamenti femminili, da un lato, e
l’avanzamento ridotto nelle carriere professionali
e nei ruoli apicali delle organizzazioni politiche
dall’altro lato. Il percorso aveva previsto il
lancio di campagne, per coinvolgere progressivamente sempre più donne e strutture dei
territori nella ricerca e nell’elaborazione, e si
era avvalso del metodo narrativo, considerato
il più adatto per una ricerca che voleva indagare
prioritariamente il senso ed il valore dell’impegno lavorativo e politico. L’esame delle
storie raccolte aveva fatto emergere le motivazioni e le aspettative delle donne, le competenze, i saperi e le emozioni messi in campo,
gli ostacoli e gli elementi di facilitazione, il
senso di soddisfazione, la valorizzazione e il
riconoscimento cercati e/o ottenuti.
Nel 2001 fu realizzata anche una mostra fotografica e documentaria, dal titolo “Produrre
senso. Storie e immagini di donne al lavoro”,
che circolò nei territori, avendo la possibilità
di essere itinerante.
48
30 ANNI DI COORDINAMENTO DONNE ACLI
Intensa fu la collaborazione con Enaip in termini di progettualità condivisa e fu avviata
anche una mappatura dei coordinamenti donne.
Nell’Assemblea del 2002 si valutavano positivamente le attività condotte e i risultati raggiunti
ma si riconosceva che non c’era stata integrazione dell’approccio di genere nell’associazione,
che restava un nodo critico anche nella società.
Occorreva interrogarsi sui luoghi, le forme,
gli stili, i valori della partecipazione democratica
e dell’agire politico: ciò era stato fatto anche
oggetto di una pubblicazione, in cui le donne
delle Acli avevano contribuito al dibattito
esprimendo la propria preferenza per una politica delle piccole cose (ma non “minore”), in
cui i valori si coniugassero con prassi coerenti
e queste ultime fossero volte ad alimentare legami sociali e benessere collettivo.
Nel primo decennio del 2000 il Coordinamento
continua ad essere luogo di incontro e di confronto sul pensiero e sulle pratiche, nonché di
lavoro affinché il pensiero femminile venisse
espresso e rappresentato.
A tal fine le donne conducono una seria analisi
sullo stato dell’arte, ovvero sulla reale situazione
delle donne all’interno non solo dell’associazione,
ma anche nel mondo civile, politico e religioso,
cercando di evidenziare le opportunità offerte
sia nel contesto nazionale che europeo. Senza
trascurare i grandi temi che attraversavano il
Paese, come, ad esempio, la rigenerazione della
politica e delle sue forme, letta in un’ottica femminile. Il confronto ed il dialogo con l’elemento
49
maschile dell’associazione, con le diverse responsabilità in essa presenti e con i differenti
segmenti del sistema è stato continuo e proficuo,
nella consapevolezza, peraltro, che l’elaborazione
femminile è un frutto offerto a tutti per il
comune progresso. Una speciale attenzione fu
riservata al sostegno di progetti nazionali ed europei che furono sviluppati in ambito Acli sulla
promozione delle donne e della parità di genere.
L’impegno come donne si coniugava con la
presenza attiva nel contesto associativo, considerando fondamentale il ruolo della società
civile per la crescita democratica del Paese.
C’era, dunque, il proposito di allargare lo
sguardo al di là dell’orizzonte femminile, per
volgerlo alle Acli, all’Europa e al mondo, con
la volontà di abitare a pieno titolo i luoghi
della democrazia associativa e della politica.
Secondo il Coordinamento si trattava di colmare
uno scarto tra presenza sociale e incidenza
politica delle donne, divario che danneggia la
politica perché la priva di uno sguardo femminile
sul mondo, caratterizzato dalla cura e dall’attenzione per l’altro, dal senso di responsabilità,
dalla capacità di parola sul futuro in un periodo
di crisi di progettualità, privandosi, in tal modo,
della capacità di rigenerarsi.
Il cammino di riflessione del Coordinamento
in questi anni si è spesso avvalso di esperti/e
esterni/e, che hanno offerto contributi importanti per la crescita della consapevolezza
femminile delle donne delle Acli, utile a contrastare l’involuzione culturale sulla differenza
50
30 ANNI DI COORDINAMENTO DONNE ACLI
Manifesto 8 Marzo 2006
51
di genere cui si è assistito in quegli anni. In
questa ottica sono state sviluppate sinergie
anche con altre associazioni e movimenti, per
dare respiro ad un rinnovato protagonismo
femminile.
Secondo la riflessione delle donne delle Acli
solo la presenza del “doppio sguardo”, ovvero
di una rinnovata alleanza tra uomini e donne,
poteva garantire un autentico sviluppo, che
metta al centro la persona e la sua dignità, garantendo la maturazione di relazioni buone,
le sole che possano consentire vera democrazia
e bene comune. Su questa linea, in anni più
recenti, il Coordinamento ha messo al centro
della propria riflessione il rapporto tra le
donne e l’economia: alla luce della crisi appena
apparsa tale relazione veniva posta sotto i riflettori, per verificare se la presunta estraneità
di molte donne fosse frutto di uno stereotipo
infondato e non fosse in realtà piuttosto una
distanza critica dai modelli dominanti, di produzione e di consumo, basati su stili di vita
impraticabili, non solo sul piano valoriale ma
anche in una prospettiva di sensatezza e sostenibilità economica, sociale e ambientale.
Anche in questo caso si trattava di riportare
alla luce in un ambito fondamentale per il
bene comune il protagonismo femminile e il
primato della persona, vedendo nella crisi
un’opportunità di ripensamento critico. L’attenzione dedicata al tema ha avuto alcuni
passaggi chiave: un articolato percorso di
ricerca e due importanti momenti seminariali
52
30 ANNI DI COORDINAMENTO DONNE ACLI
(sviluppatisi nell’arco di circa due anni), che
hanno visto il coinvolgimento di qualificati
esperti provenienti dalle università e dalle
istituzioni e di attori di nuovi modelli di consumo. Al termine del percorso il lavoro svolto
è confluito in un volume pubblicato nel 2010.
Accanto a queste iniziative ci sono state le
azioni ormai diventate una costante del Coordinamento, come il manifesto dell’8 marzo,
che ogni anno richiama l’attenzione su un
aspetto rilevante per la dimensione di genere,
dentro e fuori l’associazione. Per un certo periodo è stata una interessante consuetudine
anche quella di svolgere le riunioni periodiche
del Coordinamento presso le province che
potevano ospitarle: un modo per far sentire
più vicino il livello nazionale alle donne impegnate nei territori in una logica di apprendimento
e confronto reciproco.
Attraverso queste molteplici attività il Coordinamento nazionale e i coordinamenti locali
hanno cercato di accompagnare la crescita,
l’attività e l’impegno delle tante donne del
movimento.
53
Il presente e il futuro
Molta strada è stata fatta dalle donne dentro
e fuori il Movimento, ma molta ne resta da
fare. I dati offrono una chiara riprova di questo: nel 2011 i tesserati Acli sono per il 59%
uomini e per il 41% donne, a dimostrazione
di una parità numerica quasi raggiunta. Ma
ancora non equilibrata appare la presenza
femminile nei consigli e nelle presidenze
provinciali, e nei ruoli apicali in genere. In
altri termini l’associazione, come la società
italiana, si mostra ancora restia a promuovere e ad utilizzare appieno le risorse femminili a tutti i livelli, specie dirigenziali. Le
donne delle Acli, che ogni giorno si impegnano sul territorio e nelle comunità, nelle
unità di base come nei livelli di maggiore responsabilità, vorrebbero veder meglio riconosciuto il contributo fondamentale che in
tal modo portano alla vitalità dell’associazione, alla quale chiedono di proseguire con
vigore il percorso che conduce ad una società veramente paritaria.
Lungo la strada compiuta dalle donne fuori e
dentro le Acli è possibile scorgere quel protagonismo femminile che è tratto distintivo
54
30 ANNI DI COORDINAMENTO DONNE ACLI
dell’epoca e che garantisce all’associazione capacità di proposta politica e di azione sociale
in termini di (parità di) genere. Per quanto
concerne i processi evolutivi dell’organizzazione occorre un mutamento radicale di visuale, grazie al quale le donne siano in grado
di gestire la trasformazione anziché subirla,
per conformarla ad un diverso senso della politica, che meglio tuteli i diritti di tutti. Rispetto
al contesto più generale, il Coordinamento
Donne intende continuare la sua attività culturale per non disperdere le conquiste realizzate e proseguire sulla strada intrapresa, in
collaborazione con le donne presenti nelle istituzioni e nei movimenti.
Ancora oggi, come in passato, l’obiettivo che
le donne delle Acli mostrano di voler perseguire e raggiungere è quello di essere persone
a tutto tondo, cittadine in senso pieno.
Anche per il futuro il Coordinamento intende
procedere nella propria azione per l’affermazione delle pari opportunità e della valorizzazione della differenza di genere. Si constata,
infatti, che, malgrado anni di impegno e di battaglie da parte dei movimenti femminili, in Italia esiste ancora una situazione di mancata
parità di genere: il problema sta soprattutto nel
forte scollamento tra le dichiarazioni di principio e le politiche concrete che effettivamente
si realizzano.
Il Coordinamento è convinto che gli interventi
e le politiche di pari opportunità scaturiscano
anche dalla promozione di un cambiamento
55
culturale, in grado di sviluppare un contesto
più favorevole ed accogliente per le donne e
che deve coinvolgere le donne stesse rispetto
all’evoluzione dei ruoli, al superamento degli
stereotipi e alla condivisione delle responsabilità genitoriali.
Quello delle donne è un problema culturale e
sociale. Le asimmetrie di genere dipendono
da modelli culturali penalizzanti, che impongono difficoltà aggiuntive sulle spalle delle
donne sul fronte familiare, lavorativo, sociale
ed economico. È, quindi, utile ragionare nei
termini di un mutamento culturale di ampio
respiro, un programma di intervento complessivo e durevole, che abbia come fine un
cambiamento delle relazioni tra i sessi. Un’opinione pubblica sensibilizzata, una pressione
forte e congiunta, l’ingresso nel dibattito generale delle questioni di genere, un diverso
approccio dei media possono contribuire ad
invertire la tendenza in atto.
Nel clima di nuova, grande, generosa mobilitazione delle energie civili, sociali, imprenditoriali degli italiani, cui le Acli vogliono
partecipare per “rifondare” la società ponendola al servizio del bene comune, come donne
impegnate nel sociale, le acliste intendono
adoperarsi affinché la donna assuma compiutamente il proprio ruolo sia nella sfera pubblica sia in quella privata, in piena e vera libertà
ed autonomia.
In questa prospettiva gli ambiti privilegiati di
interesse sono antichi ed insieme nuovi, per
56
30 ANNI DI COORDINAMENTO DONNE ACLI
57
l’intensità con cui tornano a manifestarsi con
inedita problematicità: l’impegno contro la
violenza sulle donne, fenomeno che sta assumendo dimensioni e forme inquietanti in Italia
e non solo; l’attenzione alla dimensione europea, imprescindibile anche in un’ottica di genere, come testimonia la partecipazione delle
donne del Coordinamento ai seminari EZA
degli ultimi anni; infine, ma non per ultima, la
priorità costituita dall’ingresso e dalla permanenza delle donne nel mondo del lavoro. Quest’ultima si profila come una vera emergenza,
amplificata dallo stato di crisi, che genera mutate ma sempre penalizzanti condizioni per il
genere femminile.
Nel contesto attuale è fondamentale rendere
più accessibile il mercato da parte delle
donne e mettere in campo un maggior impegno per la conciliazione tra tempi di vita
e tempi di lavoro come strategia prioritaria
del fare associazione.
Le traiettorie prioritarie che il Coordinamento
intende seguire nei prossimi anni sono, dunque, le seguenti:
•
•
•
•
58
sviluppare un clima culturale che riporti al
centro dell’attenzione il lavoro femminile;
elaborare proposte sul lavoro femminile da
presentare agli organi direttivi delle Acli;
partecipare a progetti tramite bandi pubblici sui
temi del lavoro, formazione, ecc.;
rinnovare la consapevolezza femminile attraverso la cultura di genere nelle Acli mediante
30 ANNI DI COORDINAMENTO DONNE ACLI
•
l’attenzione a temi concreti (lavoro, conciliazione, consumo);
fare rete con altri movimenti a favore dell’occupazione femminile.
Per perseguirle il Coordinamento si propone
il seguente programma di lavoro:
accompagnamento delle donne in percorsi di
crescita nell’ottica dello sviluppo associativo;
crescita delle relazioni con i coordinamenti
territoriali, con le loro esperienze e le loro
vocazioni;
maggiore presenza e partecipazione delle
donne alla vita associativa non solo sul
piano della visibilità, della rappresentanza
e dell’esercizio della responsabilità ma anche
su quello di una elaborazione del pensiero
dal punto di vista femminile in grado di interloquire con la politica aclista;
incremento del dialogo con gli uomini fondato
su un mutuo riconoscimento, rispetto delle differenze e un’autentica cultura della parità;
intensificazione del dialogo con altri soggetti
del sistema.
•
•
•
•
•
Come è noto, le donne sono ancora molto penalizzate nel mondo del lavoro, sia per livello
di occupazione, sia per retribuzione e percorsi
di carriera, e la crisi economico-finanziaria non
ha influito positivamente sul quadro già esistente. Tuttavia, il lavoro rappresenta spesso
per le donne un mezzo di emancipazione e di
59
realizzazione personale, fondamentale per definire la propria identità. È, dunque, importante indagare il rapporto tra donne e lavoro,
per trarre, alla luce di quanto accaduto negli
ultimi anni, elementi di conoscenza ed indicazioni utili.
Su questi temi si sta particolarmente spendendo il Coordinamento Donne attuale, sotto
la guida della nuova responsabile, Agnese
Ranghelli. Laureata in sociologia con una tesi
sull’evoluzione dei diritti delle donne dal Risorgimento ad oggi, Agnese Ranghelli proviene dal territorio, essendo entrata nelle Acli
nel 1984 mediante l’adesione ad un circolo.
Dal 1996 ha fatto parte del Coordinamento
provinciale donne della sede di Pescara, città in
cui è poi stata anche Presidente provinciale delle
Acli. Dal 1999 al 2003 è stata componente della
Commissione Pari Opportunità della città
abruzzese e attualmente collabora anche con
Enti locali e Pubblica Amministrazione.
Al principio del suo mandato ha varato la realizzazione di un’indagine da realizzare all’interno del bacino delle donne delle Acli. Con
l’ausilio delle informazioni così acquisite, il
Coordinamento ha intrapreso un percorso di
riflessione e di approfondimento sul lavoro.
Quella realizzata, infatti, è stata una ricognizione sui temi del lavoro che consente di dotare l’organismo degli strumenti necessari per
sviluppare una visione ed una strategia aggiornate e condivise. I dati e le informazioni – raccolti con lo scopo di sondare le percezioni, le
60
30 ANNI DI COORDINAMENTO DONNE ACLI
61
opinioni ed il vissuto delle donne nel mondo
del lavoro, ma anche di portare alla luce le conoscenze e l’esperienza di quanto accade nel
territorio di appartenenza, dentro e fuori la
realtà associativa, nonché le priorità da affrontare – hanno fornito spunti interessanti, utili
anche per attivare e promuovere un’azione
politica incisiva.
Da questa breve panoramica sulla storia della
presenza femminile nelle Acli, sui trenta anni
di vita del Coordinamento Donne e sulle sue
prospettive future, si deduce che questo organismo ha operato in continuità malgrado le
particolari sensibilità ed attenzioni espresse
negli anni, in linea anche con quanto si muoveva nella società italiana.
Alcuni aspetti meritano di essere sottolineati.
Innanzitutto è evidente nel tempo la capacità
di analisi, di riflessione, di elaborazione culturale e di proposta che ha sempre accompagnato e contraddistinto l’attività del settore
femminile delle Acli, e la maturità espressa
nel confronto con l’elemento maschile e
nell’assumere iniziative e responsabilità. Va,
inoltre, sottolineata la perspicacia di porre fin
da subito la questione femminile all’interno
di un quadro più generale, non trattandola
come problema marginale e settoriale, che riguarda pochi.
Ciò che sconforta è solo constatare come,
malgrado il trascorrere degli anni, i problemi
rimangano sempre gli stessi, essendo questioni insolute, quasi che la società italiana (e
62
30 ANNI DI COORDINAMENTO DONNE ACLI
l’associazione?) non sappiano pienamente e
stabilmente accogliere e far propria la cultura
di genere. Di conseguenza, la lotta contro le
discriminazioni e le disparità che impediscono
la piena espressione dei diritti e doveri di cittadinanza è ancora attuale ed è sempre condotta dalle donne (anche delle Acli) per tutto
il genere umano, nella consapevolezza dell’inestimabile ricchezza che la differenza ed
ogni differenza danno al vivere comune.
Tuttavia, come anche la storia del movimento
femminile nelle Acli mostra, non si parte da
zero e ci sono segnali positivi. Certo, molta
strada è stata fatta ma per rendere effettive le
conquiste realizzate occorre continuare ad essere non solo vigili “sentinelle della notte” ma
anche operose promotrici di parità. È l’augurio
rivolto al Coordinamento Donne e a tutte le
donne delle Acli.
63
Un grazie a Federica Volpi
che con la sua consueta attenzione
ha ricostruito, descritto e curato il lavoro
per realizzare la pubblicazione.
Unr ingraziamento
per l’impegno e la collaborazione
ad Antonella Melai,
Rita Di Domenico e Simone Cittadini.
Progetto grafico