GIORNALISMO e la Chiesa in Italia

Associazione Italiana dei Professori di Storia della Chiesa
Dizionario Storico Tematico La Chiesa in Italia
Volume II - Dopo l'Unità Nazionale
Roma 2015
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Voce pubblicata il 16/01/2015 -- Aggiornata al 17/01/2015
GIORNALISMO e la Chiesa in Italia
Autore: Giampaolo Malgeri
Il giornalismo cattolico italiano nacque e acquistò rilievo negli anni successivi all’unificazione nazionale
quando l’emergere di correnti politiche e ideologie ostili alla Chiesa e lo scontro con lo Stato unitario
liberale, determinarono nella Chiesa e in campo cattolico l’esigenza di una vivace e decisa reazione.
Si può dire, per molti aspetti, che il giornalismo cattolico ha maturato proprio negli anni del liberalismo
una nuova e piena coscienza del suo ruolo, cercando di conquistare, nel rispetto delle indicazioni del
magistero ecclesiastico, una dimensione sempre più efficace nel panorama della comunicazione di massa
che andava assumendo un peso e un significato crescenti.
A ben vedere, tuttavia, si è trattato di un processo evolutivo non privo di difficoltà. Soprattutto nella sua
prima fase, infatti, non sempre i vertici della Chiesa riconobbero pienamente il valore e la funzione civile
e pedagogica della libertà di stampa. Gli interventi pontifici appaiono, negli anni aspri della contesa con
lo Stato liberale, caratterizzati da una sorta di condanna o per meglio dire da una profonda diffidenza nei
confronti della libertà di stampa. Il giornalismo viene interpretato da una parte largamente maggioritaria
della Chiesa italiana soltanto come arma di lotta e di intransigente opposizione ai governi dell’Italia unita,
senza riconoscerne la funzione di strumento di riflessione ed elaborazione rivolto alla società.
Tale orientamento conobbe, tuttavia, una lenta ma progressiva evoluzione, alla luce, soprattutto, dei
profondi mutamenti politici, sociali e culturali del Paese e del costante sviluppo e trasformazione degli
strumenti di comunicazione. Gli atteggiamenti critici, diffidenti nei confronti della stampa mutarono
progressivamente in una attenzione nuova che si saldava con l’esigenza di un reinserimento della Chiesa
nella vita pubblica e del superamento dei contrasti con lo Stato italiano. Già con il pontificato di Leone
XIII si coglie l’esigenza di uscire dai limiti della polemica temporalistica e di immergere il giornalismo
cattolico nel vivo dei problemi della società italiana, per orientare l’opinione pubblica e per difendere i
valori e gli interessi cattolici. A determinare questo mutamento valse anche il manifestarsi ed il
diffondersi nel mondo cattolico e all’interno della Chiesa delle preoccupazioni di carattere sociale, cui
contribuì in maniera determinante – con una profonda influenza anche sul piano giornalistico – la
pubblicazione nel 1891 della Rerum Novarum. Non a caso in questi anni si assiste alla diffusione
crescente di giornali, riviste e periodici che superando le antiche chiusure intransigenti si aprivano
all’esigenza di un impegno pieno dei cattolici nella vita sociale e amministrativa del Paese con non poche
istanze che assunsero il carattere di vero e proprio impegno politico. Alla vigilia della prima guerra
mondiale, quindi la stampa cattolica risulta vitale in tutti i settori: dalla informazione alla cultura, dalla
politica al sindacalismo.
Gli anni del fascismo rappresentano un passaggio di notevole importanza nel rapporto tra Chiesa e
giornalismo. Di fronte all’affermarsi della dittatura, la Chiesa assegna alla stampa un ruolo di primo
piano, affidandole il compito di promuovere la difesa di una presenza e di un pensiero che veniva a
scontrarsi con l’ideologia dominante. È in questo clima che acquista un rilievo senza precedenti – in un
quadro segnato, peraltro, dalla quasi totale eliminazione di un giornalismo cattolico libero – il ruolo
dell’Osservatore Romano ed il contributo delle personalità che lo animavano: Giuseppe Dalla Torre,
Federico Alessandrini, Guido Gonella. Soprattutto negli anni Trenta e nel corso della guerra l’Osservatore
divenne uno dei pochi punti di riferimento credibile nel quadro generale di una stampa italiana asservita
al regime, tanto da rappresentare, anche per molti esponenti della tradizione laica e antifascista una
fonte sicura, una voce autonoma ed entro certi limiti libera. L’organo vaticano riuscì a richiamare gli
italiani, superando il frastuono dei miti imperialisti e bellicisti, ai valori essenziali della convivenza civile,
respingendo la politica dell’odio e offrendo l’immagine di una Chiesa aperta e disponibile per tutti.
Alla conclusione della seconda guerra mondiale, nella nuova situazione sorta con la caduta del fascismo,
la Chiesa ed il giornalismo cattolico hanno dovuto misurarsi con una realtà politica nuova e confrontarsi
con altre proposte politiche e altre ideologie in una situazione molto diversa dal passato. I cattolici, non
più all’opposizione dello Stato unitario, sono stati invece partecipi della costruzione e della gestione della
nuova democrazia, ispirata nei suoi fondamenti costituzionali a molti valori cattolici. Nella prospettiva
della Chiesa, quindi il giornalismo è stato chiamato al compito delicato di guidare le coscienze svolgendo
un ruolo complesso di richiamo ai valori di fondo e alla denuncia dei pericoli che li minacciano,
promuovendo un confronto aperto anche con le posizioni non cattoliche. Del resto, con l’adesione piena
della Chiesa alla democrazia e al principio che la libertà di espressione, sia pur vincolata alla legge
morale e divina, costituisce un elemento irrinunciabile di essa, il giornalismo viene interpretato non più
come una semplice arma usata da contendenti politici, ma come strumento per formare ed indirizzare
l’opinione pubblica. È proprio in questi anni, peraltro, che la Chiesa ha preso sempre più coscienza del
ruolo e dell’importanza della comunicazione sociale. Tale svolta è maturata e si è concretizzata negli anni
del pontificato giovanneo, nel fervore del Concilio e nel clima vivace del periodo post-conciliare e del
pontificato di Paolo VI.
Il Concilio Vaticano II, nel documento Inter Mirifica (1963) ha definito i mezzi di comunicazione, tra i
quali anche la stampa, “le meravigliose invenzioni tecniche (…) che l’ingegno umano con l’aiuto di Dio, ha
tratto dal creato” e che “offrono al genere umano validi sostegni a consolidare il Regno di Dio”. Un altro
documento, Communio et Progressio, pubblicato nel 1971, ha riconosciuto questi mezzi “necessari per le
attività e i profondi e sempre più complessi rapporti della nostra società”.
Fonti e Bibl. essenziale
M. Bocci (a cura di), Giuseppe Dalla Torre. Dal movimento cattolico al servizio della Santa, Milano, Vita e
Pensiero, 2010; Sede Documenti pontifici sulla stampa (1878-1963), Città del Vaticano, Edizioni della
Radio Vaticana, Tipografia poliglotta vaticana, 1964; G. Licata, Giornalismo cattolico italiano, Roma,
Studium, 1964; F. Malgeri, La stampa quotidiana e periodica e l’editoria, in Dizionario storico del
movimento cattolico in Italia, vol. I, tomo I, I fatti e le idee, Torino, Marietti, 1981; A. Majo, Storia della
stampa cattolica in Italia, Milano, NED, 1987; M. Marazziti, I papi di carta. Nascita e svolta
dell’informazione religiosa da Pio XII a Giovanni XXIII, Genova, Marietti, 1990.
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A cura della Redazione
Cantiere Storico: “La Chiesa in Italia”
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Immagine: Roma, veduta dell’abside della Chiesa di San Pancrazio nel giugno del 1849. Metà del XIX
secolo. Olio su tela – Roma, Museo Centrale del Risorgimento