Inferno greco con tocco artistico

Inferno greco con tocco artistico
- Angela Mayr, ATENE,24.01.2015
Reportage. Parlano i teatranti, i musicisti, gli organizzatori delle mense e del Conservatorio sociale:
nonostante la crisi devastante, l'arte al primo posto e la solidarietà sono la ricchezza del paese
Ti trovi in una città che combatte per sopravvivere, la capitale greca, ma accanto alle attività
costrette a chiudere scopri i teatri grondanti di pubblico. Gli artisti si organizzano per fronteggiare
la crisi interagendo con la vasta rete delle strutture sociali autogestite, mense e cliniche sociali.
Rimaniamo nel quartiere Neos Kosmos, mondo nuovo, dove si trova il teatro che abbiamo appena
visitato (in questo quartiere arrivarono i greci fuggiti dalla Turchia di Ataturk dopo il massacro del
1922. Ma sono stati discriminati anche qui). Ora di pranzo, ci dirigiamo verso la mensa sociale. Una
rampa di scale, ingresso, sala da pranzo e cucina, aria di casa privata. Ai fornelli Giorgios, un utente
e insieme parte attiva del servizio, prepara il pastizio. «È la logica con cui concepiamo tutti i servizi
autogestiti, sono gratuiti, ma gli utenti devono partecipare ad organizzarli, non possono essere
oggetti passivi», ci spiega Makis Pelapanis, uno dei cinque promotori iniziali della rete
«solidarity4all» allinterno di Syriza. «Abbiamo iniziato come doposcuola nel 2011 ma a un certo
punto ci siamo accorti che i ragazzi a cui davamo lezione erano sottonutriti. Così è nata la mensa
sociale». Se ne servono circa 250 persone. 35 mangiando qui ogni giorno, perché a casa non hanno
più la corrente elettrica. Senza luce e riscaldamento come altre 300 mila persone ad Atene metropoli
(con i sobborghi, circa 5 milioni di persone, la metà degli abitanti della Grecia). Altre 200 invece si
portano del cibo a casa e lo cucinano lì. Peggio ancora stanno altri 8, mangiano qui, ma vivono per
strada. «Li aiutiamo con vestiti e cibo. Molti alberghi in città sono chiusi, il governo dovrebbe aprirli
mettendoli a disposizione dei senzatetto che ad Atene sono circa 100 mila» accusa Makis. Mezzi per
comprare cibo non ci sono. «Lo raccogliamo una volta la settimana davanti al supermercato o nei
negozi gestiti da cooperative legate direttamente ai produttori. Il teatro Neos Kosmos ci aiuta a
pagare le bollette e a raccogliere fondi. Molta gente del vicinato collabora ed aiuta perché sa che è
facile trovarsi nella stessa situazione». Il quartiere. 150 mila abitanti, era di classe media, ormai
sparita. La mensa- ne esistono altre 40 simili- non offre solo aiuto materiale, ma anche programmi
per bambini dai 5 ai 12 anni. «Vengono da noi ogni domenica per giocare, andare in un museo o al
teatro. Vorrei che possano avere le stesse cose che avevo io quando ero bambino. Il teatro ci dà
biglietti gratis. Amiamo il teatro, ti apre la mente e ti fa vedere le cose in maniera differente». Infatti
i bambini qui hanno lavorato con un attore producendo due spettacoli. È tu come te la cavi?
chiediamo a Makis prima di congedarci. «Vivo con mia madre. È disoccupata, lavorava in un impresa
di pulizia. Prima vendevo assicurazioni sanitarie private, non li compra più nessuno, i soldi bastano
giusto per un po di cibo e bisogna essere contento quando è così».
Appuntamento musicale. Diviso tra riprese per il suo nuovo cd e il congresso di Syriza Stathis
Drogosis ce lha fatta ad incontrarci. 37 anni cantautore e consigliere al comune di Atene governato
da un sindaco «simile a Renzi» racconta. È in partenza per Nafplio, lex capitale della Grecia, per un
concerto di raccolta fondi per i detenuti. «Anche in prigione cè chi è più povero degli altri. Cè gente
che non dispone neppure di uno spazzolino da denti o di una carta telefonica». Stare in un partito lo
mette in crisi ci racconta. «Io sono un musicista, un anarchico, non volevo far parte di un partito, ma
vivo in un paese che è un inferno, con un 30% di disoccupati. La politica di austerità ci uccide,
uccide la mia generazione, la gente del sud. Dobbiamo mandare a casa questo governo». Cantante
affermato che in passato collaborava con Theodorakis, 4 album propri pubblicati, Drogosis riesce a
vivere dal suo lavoro di musicista, tra concerti, cd, e diritti dautore. «Larte e la musica sono molto
seguiti in Grecia, amiamo andare agli spettacoli e vedere gli artisti, cè un mercato molto grande».
Quello dei cd è crollato, come ovunque, le case discografiche greche sono fallite. Dal 2011 Drogosis i
suoi cd se li produce e distribuisce da solo. La musica in Grecia ci spiega è nettamente divisa tra chi
fa musica greca e musica di tipo angloamericano. Così anche il pubblico, chi sente un tipo di musica,
non sente laltro». Statis prova strade «strane« dice, i testi ispirati alla poesia greca, senza contenuti
politico sociali. Su quei temi però è un fiume in piena: il budget per la cultura dimezzato, un unico
impiegato per gestire lintero settore.Lincubo, i neonazisti da fronteggiare. «Aggrediscono la gente ai
concerti. Hanno compiuto un sacco di assassini mai perseguiti, di immigrati clandestini di cui si sono
perdute facilmente le tracce. Solo quando è stato ucciso un greco, il giovane rapper Pavlos Fyssas la
polizia ha cominciato ad arrestarli. È nato un movimento antifascista dei musicisti». Lesperienza di
cui va più fiero ci dice Drogosis è la creazione dei «Conservatori sociali».
Ne parliamo con Yioula Ntousikoy, flautista che incontriamo nella sede di Syriza in piazza Elefteria.
La mattina lavora nellufficio stampa, il pomeriggio insegna al Conservatorio sociale. Suonava
nellOrchestra sinfonica della radio che è stato chiuso nel 2013, come anche lOrchestra dei colori e la
maggioranza delle orchestre sinfoniche greche. Yioula insegnava al conservatorio, che alla fine le
pagava solo 90 euro al mese. «Secondo il numero dei bambini presenti, sempre di meno perché non
potevano più permettersi la retta. Leducazione musicale è stata tagliata per prima». Così un
movimento di musicisti ha dato vita ai Conservatori sociali, per offrire una possibilità a bambini con i
genitori disoccupati o ai rifugiati minori non accompagnati. Lezioni gratuite, musica classica, folk e
jazz, teoria, strumenti e canto. Vi insegnano una cinquantina di musicisti disoccupati ma anche
occupati. «Gli studenti sono un centinaio, ma abbiamo 500 domande e non riusciamo ad accoglierle.
Lorganizzazione del conservatorio sociale è collettiva, basata sulla democrazia diretta, come le altre
strutture di «solidarity4all». Decide lassemblea generale a cui partecipano anche i genitori. a loro
viene richiesto un contributo attivo. «Mi sono accorta del cambiamento dei genitori quando
capiscono che il conservatorio non è solo un parcheggio per i figli. Trovando aiuto si assumono delle
responsabilità in prima persona e capiscono che nessuno va lasciato solo nella crisi, cominciando ad
estendere la rete di solidarietà nel loro vicinato».
Monasteraki, un tempo il cuore ottomano di Atene. Piazza gremita, eccoli, aria rock, Domenico
Bonassi, chitarra e voce, antenati italiani, e Dimitris Tzimeas, chitarrista, di Radio Sol, band formata
nel 2008, dopo lunghi giri per lEuropa. Musica tra ska, reggae e indie, si autodefiniscono, «Siamo
davvero oltre la divisione tradizionale nella musica in Grecia». Scrivono musica e testo, in greco.
Concerti nei Cafe e per strada, con la crisi tutto è diventato più difficile: I contributi assistenziali
sono diventati più alti, ai locali costa di più fare suonare i gruppi, non forniscono più attrezzature. Ad
Atene poi cè molto controllo della polizia, spiegano, è il peggior posto possibile per artisti di strada.
Ti mandano via e ti sequestrano gli strumenti, per occupazione di spazio pubblico e accattonaggio.
«È un abuso, cè una legge europea che dice che fare musica per strada non è accattonaggio». In più
cè Alba Dorata. «Ora viene fatto il processo per organizzazione criminale. È una mafia nascosta sotto
la bandiera del patriottismo, la stampella del governo. Quando è stato ammazzato Fyssas la polizia
non è intervenuta, è stata a guardare». Hanno visto scene simili di complicità: «Un negozio
pakistano dove cè troppo rumore? Arriva Alba dorata e lo distrugge, la polizia sta a guardare, o è la
polizia stessa a chiamarli». Partecipano assidui ai concerti antifascisti. Non riecono a vivere della
propria musica, devono fare altre cose: traduttore, informatico, teatro, ingegnere del suono. «Ci
stiamo avvicinando a una specie di africanizzazione della vita, però diciamolo, noi da sempre
abbiamo vissuto così, da precari. Solo che prima il nostro stile di vita era minoritario, invece ora è
diventato maggioranza». Vivono a Metaxourgeio il 45% immigrati e rom, ma negli ultimi anni sono
arrivati a frotte artisti e creativi. Insieme organizzano festival di quartiere multiculturali. Cosa si
aspettano dal voto di domenica? «Speriamo che vinca Syriza, ma non ci aspettiamo niente. Fino al
momento in cui non si vede un cambiamento concreto non speriamo in niente. Facciamo una vita
underground, e sarà così anche dopo».
Psirri, antico quartiere popolare diventato luogo alla moda e perciò a rischio di gentrification.
Torniamo a teatro, e quale teatro ci troviamo nellEmbros, simbolo e snodo delle attività culturali
collettive gestite dal basso, il Valle di Atene. Solo che qui a differenza di Roma loccupazione
continua, con programmazione quotidiana. A-privazione, stand up tragedy uno degli spettacoli in
corso, «musical surrealista e delirio dipinti con i colori della rivoluzione». Nellottobre 2011 il
collettivo di artisti ed intellettuali «Kinisi moveli» occupò il teatro riattivando uno spazio negli anni
abbandonato. Da allora ripetuti i tentativi di cacciarli via: prima lo sfratto intimato da Etad, una
nuova società incaricata della vendita dei beni pubblici, poi nel 2013 chiusura con i sigilli voluta
stavolta da un’altra società, la Hellenic Republic Asset Development Fund (Hrade) responsabile per
la privatizzazione dei beni pubblici. Pochi giorni dopo il teatro riapre, due attori vengono arrestati,
tra ottobre e novembre di questanno verrà celebrato il processo. Intorno allEmbros si è formata una
vasta mobilitazione internazionale ma anche del quartiere circostante. «In un periodo di totale
abbandono della cultura da parte dello stato difendere uno spazio culturale ed urbano nato dal basso
era cruciale» commenta Dimitri Cosmidis, storico e antropologo sociale che ha vissuto tutte le fasi
fin dallinizio «le iniziative dal basso creano un campo culturale concepito come bene comune,
commons, vuol dire né pubblico né privato». Circa un migliaio di gruppi greci e esteri hanno
partecipato alle attività dellEmbros, spettacoli, dibattiti, concerti, dallItalia ha tenuto una conferenza
Giorgio Agamben.
L autogestione si basa su un’assemblea settimanale, ogni domenica, aperta a tutti, artisti,
intellettuali, cittadini. Questa elegge un «gruppo di gestione» che rimane in carica per un mese.
«Siamo un luogo di sperimentazione, inventiamo dei modi di gestione spiega Comidis cerchiamo di
usare gli strumenti della recita (performance) per recitare (perform) unassemblea. La nostra è
unoccupazione culturale, che tiene uniti arte e attivismo politico sociale, evitando di confonderlo con
dei partiti specifici». La logica è antiistituzionale: «Le istituzioni pretendono una identità chiara, le
assemblee invece si connotano per fluidità, non esiste un direttore artistico ma una enorme
proliferazione di cose e idee». I conflitti come si affrontano? «Abbiamo un metodo, non votiamo,
prendiamo le nostre decisioni allunanimità». Su di te come ha inciso la crisi? chiediamo. «Ho
lavorato alluniversità, come giornalista, come ricercatore indipendente traducevo libri di teoria
critica dal francese. Fino al 2007 percepivo uno stipendio dal National geographic di cui ero editor e
dal National theater con cui collaboravo. Ora non ho più uno stipendio fisso, vengo pagato per le
singole cose che faccio, in pratica lavoro di più e guadagno di meno. Cosa mi aspetto dalle elezioni?
Un governo di Syriza, ma governo e potere non sono la stessa cosa, abbiamo bisogno di un
movimento molto forte in Grecia ma anche in Europa».
Pireo, fuori città, sulle orme di Pavlos Fyssas, in arte Kyllah P, il giovane rapper ucciso dai nazisti di
Alba dorata nel novembre 2013. Con la splendida metropolitana di Atene è costata tre volte di più
del dovuto ci hanno fatto notare arriviamo velocemente. Con l’autobus raggiungiamo il quartiere
Amfiali zona Keratsini. Siamo al bar, vicino al luogo dove Pavlos fu accoltellato, a sangue freddo.
Trentadue anni, attivista di Antharsia, un gruppo trotzkista. Nikos il gestore lo conosceva molto bene,
fin da quando era bambino. «Era un ragazzo semplice, viveva per un sogno, una società migliore. E
amava la musica. Non aveva molti soldi, ma aiutava molte persone con vestiti e cibo, sempre
disponibile e sorridente, un ragazzo doro». Nikos ha gli occhi umidi. «Piangi lentamente, spaventati
lentamente» è un verso di Pavlos che ricorda. Al bancone conosciamo Patroklos, amico del padre di
Pavlos. Prima della tragedia li univa la comune passione per le dodici divinità greche antiche.
Parliamo della crisi. «Ho sempre pensato che si lavori per vivere, invece ci tocca vivere per
lavorare». Perso il suo lavoro da assicuratore, si è inventato un altro, la vendita online di prodotti
sanitari e cosmetici. «Guadagno ora più di prima» confessa. Come vota? «Syriza, sono convinto che
vince, anche con 7, 8 punti di vantaggio. Spero solo che Tsipras una volta eletto non prenda ordini
da nessuno». Come ha votato prima? «Comunista, Sinaspismos, sono cresciuto in una famiglia
comunista. Mio padre era operaio edile, ha costruito questo palazzo in cui ci troviamo».
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