Editoriale n. 2/2013

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Green Economy al lavoro
I
l lettore che leggerà questo numero si accorgerà che gli autori, da diversi punti di osservazione, concordano nel notare che una definizione
concettualmente unitaria della Green Economy non è ancora maturata
in modo convincente e persuasivo. Essi osservano che la sua figura è cosí
ampia, almeno in questo momento di “esplosione verde” che stiamo vivendo a livello planetario, che può perfino risultare riduttivo ricondurla a
una definizione univoca. D’altra parte, tale situazione rischia di spacciare
per Green Economy ciò che non è né Green né, forse, Economy. Tuttavia, gli
stessi autori lasciano intendere che questa “liquidità” della Green Economy,
lungi dall’essere un difetto, può essere effettivamente non solo la sua
specificità, ma anche la sua chance. Di fatto, essa presenta come carattere
unificante il suo essere trasversale, il suo agire in maniera fertilizzante un
po’ per tutti gli àmbiti della vita sociale e professionale.
orse, la sua definizione risiede proprio nel rappresentare un “fatto sociale totale”, ossia una realtà che è in grado di attraversare e fecondare
tutti gli àmbiti della vita. Questa sua fecondità consiste nell’accompagnare il nostro mondo verso una qualità di vita effettivamente capace
di prendersi cura tanto della vita umana quanto delle variegate forme di
vita presenti nel nostro pianeta. In tal modo, non saremo piú in presenza
di una dicotomia non solo all’interno della vita umana (tra Paesi ricchi e
poveri), ma anche tra la vita umana e le altre forme di vita. In
questo momento, è importante guardare alla Green Economy
… investire nella
anzitutto come a una categoria-laboratorio, un concetto-ricerca,
Green Economy,
una parola-guida: essa indica una direzione che se non ci è
ancora del tutto chiara, contiene tuttavia degli orientamenti
creando una rete di
sufficientemente persuasivi per affrontare una serie di situaservizi energetici
zioni che si sono dimostrate nefaste per la nostra vita.
li studi presenti in questo numero sono ricchi di esempi, di esperienze già avviate, di sperimentazioni che sono diventate realtà
fruttuosa, di realizzazioni che hanno arricchito sia il mercato che
la cultura delle professioni, cosí che possiamo dedurre che la Green Economy è ormai qualcosa che siamo chiamati a valutare sulla base dei primi
importanti risultati conseguiti. «Se pensiamo di risolvere i problemi energetici con i tagli e l’austerità non abbiamo futuro. Suggerirei al Presidente
del Consiglio incaricato di investire nella Green Economy, riducendo la
burocrazia, e creando una rete di servizi energetici sul territorio, fatti da
piccole e medie imprese». Questo il suggerimento che il guru della Green
Economy, Jeremy Rifkin, dava a Mario Monti nel 2011. «Ogni volta che
c’è una recessione facciamo la stessa cosa: pompiamo soldi nel mercato e
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diciamo che vogliamo tagliare le spese. Ma la ripresa - afferma Rifkin - si
alimenta spendendo, le nostre spese fanno crescere la domanda, i Paesi
emergenti ne approfittano aumentando la produzione per moltiplicare
l’offerta, e questo fa salire i costi delle materie prime come il petrolio. Di
conseguenza tutti i prezzi aumentano, compresi quelli del cibo, e quindi
ci ritroviamo in breve in una nuova situazione insostenibile, tornando a
fare affidamento sul debito per soddisfare le nostre esigenze. In questo
modo non ne verremo mai fuori».
er uscire da questa crisi, secondo Rifkin, dobbiamo cambiare radicalmente il nostro modo di concepire la società, slegandoci della
nostra dipendenza dal petrolio e soprattutto iniziando a mutare
il nostro paradigma economico. Tutti sappiamo ormai che le risorse e
le ricchezze di cui abbiamo goduto nei decenni scorsi si sono esaurite.
Pensare di ritornare al paradigma di vita precedente è semplice follia.
Partendo dunque dall’innegabile declino dell’economia postcapitalista
e postindustriale, Rifkin teorizza una nuova rivoluzione (da lui definita
“Terza rivoluzione industriale”), che poggia su alcuni assunti di
base per quello che riguarda il settore energetico: il definitivo
… occorre privilegiare:
passaggio all’energia rinnovabile, la microgenerazione, lo
energia rinnovabile,
sviluppo dell’idrogeno per l’accumulo di energia, una grande
rete di distribuzione accessibile a tutti, la mobilità elettrica.
microgenerazione,
Secondo Rifkin l’intera economia sarà destinata a una radicale
piú uso dell’idrogeno,
trasformazione, i cui elementi chiave saranno, oltre al nuovo
mobilità elettrica
paradigma energetico, Internet e le stampanti 3D.
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L
a grande differenza tra la nuova economia verde e quella tradizionale
(che ci ha portato a questa crisi planetaria), risiede proprio nel fatto
che mentre la prima guarda decisamente verso il futuro, la seconda continua a restare arroccata al passato. “Guardare lontano” significa
abbandonare il paradigma culturale del “tutto e subito” e del “qui e ora”.
Un’economia centrata sulla mera soddisfazione del presente, è un’economia distruttiva e soprattutto autodistruttiva. Questo sistema economico si
sta autodistruggendo, cosí come sta distruggendo il nostro pianeta. Forse
vale la pena di riprendere uno degli insegnamenti fondamentali dell’antropologia economica, ossia che l’uomo ha fatto ricorso allo scambio economico (che non era prima di tutto di tipo accumulativo e dissipativo, ma
di sostentamento e di ridistribuzione) anzitutto per far fronte al domani,
per fare in modo che anche domani ci sia vita e sia degna di essere vissuta
per tutti. Di questo spirito, oggi, c’è bisogno piú che mai.
Lorenzo Biagi
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