Le rocce della Val Trebbia

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Le rocce della Val Trebbia
Scritto da Marco Gallione
Domenica 18 Gennaio 2009 22:29 -
E' abbastanza facile distinguere, dal punto
di vista geologico, la parte sinistra e
quella destra della
Val Trebbia,
rispetto al suo corso d'acqua
principale.
Alla sinistra della Trebbia, infatti, si osserva un'unica
formazione
rocciosa, di origine sedimentaria, denominata "calcare
del Monte Antola". Tale
formazione affiora in una vasta
parte della Liguria centro-orientale, dalla val
Polcevera
fino, a settentrione, alle province di Alessandria e di Piacenza,
e a levante fino all'altezza di Chiavari.
Il nome di "calcare" è attribuito alle rocce
formatesi per la
precipitazione di carbonato di calcio (CaCO3);
tuttavia, la roccia in esame si è
originata anche per
la deposizione di piccoli frammenti di rocce preesistenti,
sotto forma di sabbia e di argilla, in diverse quantità.
In tal caso, dunque, è
più preciso parlare di
calcare marnoso.
Milioni di anni fa, probabilmente nel momento in cui la Liguria
iniziava
ad assumere il suo attuale assetto, tale materiale,
che si trovava al ciglio della
scarpata continentale, "scivolava"
sul fondo oceanico, con il meccanismo
conosciuto come "corrente
di torbida" o "flysch".
Nel complesso questa formazione rocciosa si presenta ben stratificata,
dove a seconda degli strati prevale la componente calcarea,
oppure sabbiosa,
oppure argillosa. Gli strati più calcarei
mostrano un colore grigio chiaro; quelli più
arenacei,
dove prevale la sabbia, appaiono giallastri o marrone chiaro,
e sono un poco ruvidi al tatto; quelli argillosi, fra tutti
i più sottili, sono grigio scuri
o marroni. Gli strati
arenacei e calcarei sono più resistenti all'erosione,
quelli argillosi sono invece molto più friabili.
Tra uno strato e l'altro si possono trovare talvolta quelle
enigmatiche
tracce fossili dette "elmintoidi". A
lasciarle è stato presumibilmente un animale di
cui
non sappiamo nulla, perché non possedeva nel suo organismo
alcuna parte fossilizzabile, né guscio, né conchiglia,
né scheletro.
Ancora più interessante, anche se molto più
complicata, è la
situazione geologica dei versanti
situati a destra della Trebbia.
Per capirla, dobbiamo immaginare il fondo di un oceano oggi
scomparso, situato tra l'antica Africa e l'antica Europa,
dove una notevole attività
vulcanica effondeva lava
basaltica al di sopra della crosta oceanica e del mantello,
formato da rocce dette peridotiti.
Mentre in seguito la maggior parte del fondo oceanico scompariva,
inghiottito al di sotto dei due continenti, alcune parti dell'antico
oceano venivano
invece spinte verso l'alto, e sono alla fine
emerse affiorando qua e là nel mezzo
delle catene alpine
ed appenniniche: si sono formate in tal modo le "ofioliti",
rocce così chiamate per il tipico colore verde scuro.
Tali rocce, di origine magmatica, si sono poi in parte alterate
e
trasformate, dando luogo a serpentiniti, basalti poco metamorfici,
brecce
ofiolitiche: si osservano soprattutto nelle zone di
Roccabruna, Pietranera, monte
Castello del Fante, Montarlone.
Accanto ad esse prevalgono le rocce sedimentarie, dovute al
deposito di materiali di diversa natura: anch'esse possono
avere subito in seguito
processi di trasformazione e di lieve
metamorfismo.
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Le rocce della Val Trebbia
Scritto da Marco Gallione
Domenica 18 Gennaio 2009 22:29 -
Per semplificare, tra le rocce sedimentarie si possono citare
quelle di
natura silicea (diaspri), o calcarea (calcari a
calpionelle), oppure dovute alla
deposizione di fango (arginiti,
argilloscisti) o di sabbia (arenarie).I diaspri, che
affiorano
insieme alle ofioliti, sono a strati sottili di colore rossastro,
talora alternati a strati grigi o verdastri.
I calcari a calpionelle, a cui si deve il nome della località
Pietre
Bianche, sono tipicamente chiari.
Arginiti e argilloscisti si alternano spesso con le arenarie:
mentre le
prime, dal colore grigio scuro, sono facilmente
erodibili, le arenarie, più chiare, si
presentano molto
più compatte e resistenti all'erosione. Tra le arenarie
più importanti quelle della formazione di Casanova.
(Articolo tratto dalla pubblicazione "Itinerari naturalistici"
Comunità Montana Alta Val Trebbia)
della
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