VIVAVERDI 26 Sotto, Enzo Mazza, presidente della Fimi (Federazione Industria Musicale Italiana): “L’idea di una base forfettaria, che consentirebbe agli utenti di scambiare musica, film o software, legalmente tramite p2p richiederebbe la messa a punto di un sistema di ripartizione dei diritti in contrasto con le stesse opportunità offerte dalla tecnologia e non andrebbe a vantaggio delle nuove produzioni musicali” media MUSICA NUOVE TECNOLOGIE E SCENARI DEL FUTURO di Monica Scalamogna In questi ultimi anni sono state operate scelte innovative nelle proposte di nuovi modelli di business e si cerca di riportare in I dati rilevati dal Digital Music Report Ifpi fanno emergere un calo nelle vendite dei supporti tradizionali ed un aumento della diffusione della musica on line, tendenza generale dei grandi mercati internazionali, dagli Stati Uniti al Giappone che spinge grandi e piccole case discografiche ad avviare un progressivo processo di digitalizzazione dei propri cataloghi. Cominciamo il dibattito con il parere delle più importanti organizzazioni dell’universo musicale italiano. ambito legale, con offerte interessanti e diverse, un folto gruppo di downloaders illegali che mettono in ginocchio autori, produttori e artisti di brani musicali. C’è stata una crescita esponenziale di scaricatori di musica e film, contenuti protetti da copyright. Oltre ai necessari interventi di carattere normativo a tutela del diritto d’autore da parte delle autorità competenti, quali sono le iniziative da suggerire e quali le opportunità offerte dai nuovi mercati e dalle nuove tecnologie? FIMI -Rispetto al passato, oggi il consumatore ha un’ampia opportunità di scelta sul modo di fruire musica: grazie ad Internet infatti, è possibile scaricare attraverso le numerose piattaforme legali presenti sul web, un solo brano a costi medi bassissimi, oppure tutto l’album o ancora costruire una propria playlist con le canzoni preferite. Non solo, è possibile accedere a migliaia di videoclip gratuiti e legali su decine di piattaforme per lo streaming video. Sono nate poi decine di opportunità anche nell‘area del social networking. Si tratta quindi di un mercato in continua evoluzione, dove la musica digitale sta crescendo considerevolmente grazie sia ai grandi sfonzi compiuti dalle aziende discografiche, impegnate nella digitalizzazione dei cataloghi e nella diversificazione dei loro business, sia alla consapevolezza sempre più crescente dei consumatori, di voler acquistare musica attraverso la rete. E’ necessario che tali azioni industriali vengano però supportate con opportune misure strutturali in tema di incentivi allo sviluppo del mercato dell’e-content, purtroppo su tale fronte l’Italia è ancora molto indietro. AUDIOCOOP- E’ necessario che gli organismi istituzionali Siae, Imaie, Scf e Governo stanzino dei fondi per la nuova musica italiana per investire nei nuovi mercati, prevedendo sgravi e incentivi fiscali per coloro che si aggregano on line e nella telefonia. In quest’ottica è inoltre importante aiutare le web radio e le web tv nello sforzo di abbattere il muro dell’omologazione dei grandi network. Un altro fattore fondamentale è costituito dalla necessità di creare una cultura unitaria del settore promuovendo nelle diverse realtà associative, cosa rara nel nostro Paese e che stiamo cercando di fare attraverso il Tavolo della Musica, una “cultura di rete e di collaborazione” per realizzare un fronte comune affinché l’intero comparto -come si sta facendo con l’accordo per la promozione della musica italiana all’estero - uscendo da vecchie logiche riesca a trovare una strada nuova per crescere. In questa direzione è indispensabile investire in giovani autori, editori, produttori, artisti e interpreti e verso i più giovani festival da primo palco -che devono essere sgravati dall’ Enpals, visto che si tratta di soldi di esordienti che non torneranno mai più a chi li versa- e così come, in modo ancora più significativo verso i grandi festival pop rock, parte integrante del bagaglio culturale del nostro Paese, cosa che a tutt’oggi non avviene in modo significativo se non in alcuni casi addirittura irrilevante. Infine, gli stessi offrano finalmente gli attesi incentivi per la diffusione della nuova musica italiana ai grandi network radio televisivi. Solo investendo parte dei tanti utili che la Siae realizza a favore dei giovani si dà futuro alla nuova musica e alla stessa Siae. PMI-Per il momento ho paura che le opportunità offerte dai nuovi mercati e dalle nuove tecnologie siano fin troppo evidentemente surclassate dai danni che l’industria della musica sta soffrendo. Siamo convinti che a un certo punto la domanda di musica “professionale” tornerà a prevalere e si ripristineranno corrette condizioni di lavoro e di mercato, ma per il momento prevale il pessimismo. Informazione, serve informazione approfondita e veritiera per disinnescare un meccanismo perverso che nasconde sotto la celebrazione delle “magnifiche sorti e progressive della tecnologia” una deriva dei comportamenti sociali che appare sempre più spesso indifferente alla legalità. Io credo che andrebbero fatte campagne sistematiche di formazione nei luoghi di formazione della illegalità, in primis a scuola e all’università. Non mi dispiacerebbe affatto per esempio che le tematiche legate al diritto degli autori e al ruolo degli editori e di al- tri agenti sociali efficaci nella produzione di cultura fossero inserite nei percorsi di formazione, a partire dalla scuola secondaria superiore. Un ruolo essenziale dovrebbe averlo in questo senso il servizio pubblico radio televisivo sia a livello di servizi di informazione e approfondimento che nella fiction. IMAIE- L’evolversi delle tecnologie, la convergenza dei media e l’aumento di canali distributivi in grado di offrire e diffondere contenuti digitali su scala globale non possono che offrire, in linea di principio, una grande opportunità per gli artisti interpreti ed esecutori. Tuttavia tale opportunità è attualmente frustrata da una serie di ostacoli di natura normativa, economica, tecnologica e sociale. In Italia come nella maggior parte dei paesi europei, accanto al diritto d’autore, esistono i diritti connessi del pro- VIVAVERDI Sotto, Isabella Longo, Responsabile degli Affari Legali dell’Imaie: “Proposte di pagamento forfettario (calcolato sul costo dell’abbonamento alla connessione internet) rischierebbero di diventare oggetto di facili strumentalizzazioni che, anche in fase di negoziazione del forfait, potrebbero danneggiare gli aventi diritto” 27 duttore discografico e degli artisti interpreti ed esecutori ovvero di coloro che, grazie alla propria attività professionale, intervengono sull’opera dell’ingegno rendendone possibile la fruizione e la diffusione. Giova ricordare che il diritto connesso degli interpreti ed esecutori, comporta il loro diritto a percepire un equo compenso quando la prestazione artistica “fissata” su supporto viene diffusa pubblicamente, trasmessa per radio, Tv, via satellite, via cavo, via etere, via internet o comunicata al pubblico con qualsiasi altro mezzo. In tale contesto Imaie svolge, in Italia, il ruolo istituzionale di ente preposto a percepire e ripartire agli artisti i compensi loro spettanti per tali forme di riutilizzazione di opere musicali registrate. E’ evidente che in uno scenario in cui le possibilità di sfruttamento dei file musicali si moltiplicano, la gestione dei diritti connessi e la loro tutela sono aspetti chiave per assicurare che gli artisti beneficino dei compensi loro spettanti per il loro contributo alla cultura e alla creazione artistica. Nonostante ciò, nelle discussioni sul diritto d’autore e i diritti connessi nell’era digitale, che stanno modificando lo scenario legislativo europeo, la disciplina che regola i diritti degli artisti e la loro gestione e tutela è sottovalutata e spesso trascurata dallo stesso legislatore. In primo luogo, quindi, è opportuno che in sede normativa, nazionale e comunitaria, siano attuate misure adeguate ed efficaci per potenziare e consolidare i diritti connessi degli artisti e per armonizzare in Europa il disomogeneo sistema di gestione degli stessi con interventi concreti. In assenza di trasparenza e di incertezza giuridica, soltanto pochi importanti artisti o star internazionali potranno trarre benefici dalla rete ed esercitare i propri diritti trattando direttamente con quei “pochi” interlocutori che oggi propongono e sperimentano nuovi modelli di business. Ad oggi quindi per la maggior parte degli artisti la rete rappresenta esclusivamente una occasione, sia pur importante, per dialogare con i propri fans, promuovere i propri concerti e le proprie produzioni discografiche, ma non VIVAVERDI Mario Di Gioia, della Presidenza Nazionale di Assoartisti: “La fruizione gratuita consentita dalla copertura dei costi grazie alle sponsorizzazioni pubblicitarie. Questo è il modello di business sicuramente più promettente” 28 media certamente un’opportunità per ampliare il proprio bacino di mercato. E’ del tutto evidente, però, per chiunque conosca le potenzialità delle tecnologie digitali, che il solo intervento sugli impianti normativi vigenti non basta a raggiungere un adeguato livello di tutela delle opere dell’ingegno e per aumentarne la circolazione e diffusione legale dei contenuti: problemi come l’interoperabilità dei sistemi di DRM, i micro pagamenti, ai quali si aggiunge la necessità di recuperare un rapporto fiduciario tra aventi diritto e consumatori, sono aspetti che richiedono azioni concrete e condivise da tutte le parti coinvolte nel rispetto dei reciproci diritti e interessi. In un contesto in cui la maggioranza relativa degli italiani non è disposta a pagare né per film né per canzoni, mentre il 25% del totale utilizza regolarmente servizi P2P “gratuiti” per ottenere, in modo illegale brani in formato digitale ( Dal Rapporto Einaudi sul filesharing) è fondamentale educare i consumatori alla corretta percezione del valore della “ creatività” e dei diritti dei suoi protagonisti. Fin tanto che i diritti sono visti come una tassa, come un iniqua imposizione anziché come il “giusto” corrispettivo dell’ attività intellettuale e artistica, tanto più le innovazioni tecnologiche continueranno ad essere utilizzate per eludere le norme che li tutelano. DOWNLOAD E PEER TO PEER di M.Sc. Occorre proprio dirlo, farsi una compilation o scaricare file video gratis su Internet, ai nostri giorni è “un gioco da ragazzi”, anzi per essere più precisi, in base ad alcune indagini statistiche avviate dalla FPM (Federazione contro la Pirateria Musicale), emerge che non sono solo i teen agers ad utilizzare le piattaforme P2P illegali, ma anche gli adulti. Il target dei “downloaders illegali” infatti, raccoglie un pubblico vasto e inaspettato che comprende liberi professionisti, impiegati, studenti e consulenti informatici, senza contare il caso della giovane casalinga americana, recentemente condannata dal Tribunale di Duluth nel Minnesota a risarcire sei case discografiche, tra le quali figurano colossi come Sony BMG, Warner Bros Records e Universal Music Recordings, per aver scaricato da Internet dei file musicali. Da un’indagine condotta dalla M:Metrics (Società di ricerca internazionale) e presentata in occasione dell’incontro Mobile Music Forum organizzato dalla Fimi lo scorso ottobre, risulta che il mercato della musica digitale in Italia nel primo semestre 2007 è di 7,6 milioni di euro, pari al 7% dell’intero mercato. Un utente su 100 acquista musica da operatore, uno su dieci ascolta musica sul telefonino e gran parte della musica è trasferita dal pc soprattutto grazie alla diffusione dei musicphone, il cui utilizzo in Italia raggiunge quasi il 40% di penetrazione. I giovani fino ai 25 anni sono grandi utilizzatori del segmento delle suonerie, che è il primo per valore sul mobile, mentre i più adulti si orientano verso il download di brani full-track. Tuttavia i dati relativi alla diffusione della pirateria musicale nel nostro Paese indicano che le attività di filesharing e download illegali coprono il 26% del mercato, generando perdite per l’industria discografica per centinaia di milioni di euro e causando per il 2006, un calo nelle vendite di musica registrata del 30% con una perdita pari a circa 70 milioni di euro. Ma che cos’è il Peer to Peer? Occorre prima di tutto distinguere tra le attività di File-Sharing e il Peer to Peer. Il File Sharing è la condivisione di file all’interno di una rete comune; può avvenire attraverso una rete con struttura clientserver oppure peer to peer. Programmi di file-sharing sono utilizzati direttamente o indirettamente per trasferire file da un computer ad un altro su Internet. Il termine Peer to Peer descrive invece la condivisione di una ricerca tra pari, indicando con questo la comunicazione tra due utenti che avviene senza alcun tipo di filtro (per questo è chiamato appunto “da pari a pari”) e senza server che disciplinino le modalità di accesso al network. I file oggetto di scambio risiedono infatti all’interno dei dischi fissi dei pc degli utenti, e i server svolgono un mero ruolo di instradamento delle informazioni di contorno: in sintesi agevolano l’ingresso degli utenti alla Rete, gestiscono i relativi canali chat e distribuiscono informazioni per utilizzare al meglio il servizio. Nel linguaggio comune il termine P2P identifica sia le reti sia i programmi dedicati alla condivisione di qualsiasi genere di file. Alcuni tra i programmi più utilizzati e considerati all’avanguardia per la condivisione di file sono: eMule, Kaza Media Desktop, Morpheus, Lime Wire. Ma come orientare una richiesta crescente di contenuti digitali da parte di un pubblico di downloaders vario ed esigente rispetto alla qualità ed alle modalità di fruizione delle opere verso scelte che, mantenendo i principi di legalità previsti dalle norme sul copyright proteggendo il lavoro di chi crea ed investe in quelle opere, tutelino anche gli interessi degli utilizzatori? E’ una domanda alla quale coloro che operano nel settore stanno cercando di rispondere attraverso scelte normative mirate e tecnologie dirette ad impedire o colpire le attività illegali, proponendo nuovi modelli di business appetibili per un pubblico disponibile ad aiutare l’universo musicale a vivere e continuare a produrre straordinari successi. E’ indispensabile promuovere una cultura dell’informazione e dell’educazione che, accanto ad un moderno sistema di diffusione on line delle opere sviluppi un mercato regolamentato delle opere digitali. In questa direzione sono ormai numerosi i siti che forniscono servizi di download ed utilizzo della musica a pagamento anche in Italia, tra questi: www.imusic.libero.it che mette a disposizione un catalogo di musica italiana e internazionale (un brano a 0,99 euro e un album a 9,99 euro) utilizzando vari sistemi di pagamento come l’addebito sulla bolletta Adsl o su cellulare Wind; il sito www.deejay.it/store del Gruppo Elemedia (Espresso) e il Music Store di Mondadori, www.messaggeriedigitali.it. Tra i grandi megastore accessibili anche in Europa c’è iTunes, che consente di acquistare brani singoli o interi album in formato AAC (Advanced Audio Coding) di alta qualità (0,99 euro per canzone o 9,99 euro per album) e di masterizzarli su cd per uso personale e per quanti iPod si vuole. Oppure “Napster to go” che, agli utenti già abbonati a Napster, offre la possibilità di scaricare una quantità illimitata di tracce musicali al costo di 11,40 euro. O anche AmazonMp3, negozio di musica digitale che propone oltre due milioni di canzoni, sperimentando un’offerta di brani musicali privi della tecnologia DRM a partire dal costo di 89 centesimi e consente di masterizzare le canzoni su cd e ascoltarle attraverso diversi player musicali, compreso l’IPod. Anche Nokia, colosso mondiale per la telefonia mobile, sta cercando di avvicinarsi ai propri clienti lanciandosi nel mondo dei contenuti, vendendo musica e giochi attraverso due negozi virtuali accessibili da varie parti del mondo e proponendo modelli di cellulari dedicati a musica giochi e intrattenimento. Attraverso il Music Store Nokia saranno disponibili per gli appassionati, milioni di canzoni provenienti dai repertori di grandi case discografiche ed etichette indipendenti al costo di 1 euro per ciascun brano e 10 euro per un intero album. Si potrà accedere al negozio virtuale Nokia tramite cellulari compatibili o attraverso un unico account, dal computer collegato a Internet. In aperta competizione con la Apple (iTunes e iPpod), la qualità audio dei file musicali è superiore a quella dei brani proposti da iTunes (per i quali è necessario comunque prima l’acquisto via computer e poi il trasferimento sul cellulare). VIVAVERDI 29 Giordano Sangiorgi, presidente Audiocoop: “Il pagamento forfettario (dai canoni di abbonamento alla banda larga) è una nostra proposta già avanzata nel 2003 al Mei. Siamo assolutamente concordi” L’ IMAIE, Istituto preposto in Italia per legge a tutelare e gestire i diritti connessi degli artisti interpreti ed esecutori, è impegnato, in Italia e in Europa, a promuovere politiche e iniziative legislative che affrontino in modo coerente e globale i numerosi aspetti critici e controversi che penalizzano gli artisti e il mondo creativo ed è altresì impegnato nell’attuazione di campagne di sensibilizzazione sul rispetto della creatività destinate alle scuole secondarie di primo grado, attraverso il progetto europeo EMCA, condiviso, in Italia con Siae e Afi. AFI- sempre nel massimo rispetto della L.dda, si potrebbe seguire l’esempio USA, costituendo, con il consenso dei produttori italiani, una società che gestisca una piattaforma gratuita per il download di brani dei predetti produttori, totalmente finanziata dalla pubblicità e dalle sponsorizzazioni. Cosa pensa l’industria discografica in particolare della possibilità di liberalizzare le attività di download attraverso il pagamento di una somma forfettaria prelevata dai canoni di abbonamento alla banda larga? FIMI- L’idea di una base forfettaria, che consentirebbe agli utenti di scambiare musica, film o software, legalmente tramite le reti Foto R. Tassinari ASSOARTISTI- Sono sicuramente da rafforzare le attività di controllo sulle Utilizzazioni dei Repertori. I servizi di accertamento manuale hanno però costi (e fallibilità) che li rendono inadatti alle esigenze industriali del Mercato. Oggi sono però disponibili soluzioni di rendicontazione semiautomatica, grazie allo sviluppo di tecnologie digitali di riconoscimento musicale. Tra le varie tecnologie quella che si è ormai dimostrata più solida ai fini della tutela dei diritti sulle opere e sulle registrazioni musicali è quella di Audio Fingerprinting. Ne esistono di numerose sul mercato (Audible Magic Sound, Grace Notes, Tunatic ed altre provenienti dall’estero; sul mercato italiano vi è Rendi della Società LA COSA di Milano). p2p richiederebbe la messa a punto di un sistema di ripartizione dei diritti di titolari del copyright che è in contrasto con le stesse opportunità offerte dalla tecnologia da un lato e dall’altro non andrebbe assolutamente a vantaggio delle nuove produzioni musicali perché non farebbe altro che cristallizzare posizioni dominanti nel mercato tra- dizionale. Diverso sarebbe il caso nel quale, come peraltro già avviene con progetti in fase di sviluppo e alcuni già sul mercato, la rete di file sharing fosse una rete centralizzata con un sistema di condivisione di contenuti tra utilizzatori che aderiscono al servizio e che pagano un abbonamento, tipo una flat mensile. AUDIOCOOP- Il pagamento forfettario è una nostra proposta già avanzata nel 2003 al MEI. Siamo assolutamente concordi, è ora che le grandi multinazionali del settore tecnologico e i grandi marchi multinazionali della telefonia, dei pc e dell’on line, diano alle produzioni discografiche e musicali quanto gli è dovuto ormai da anni. Proprio come già avviene per il pagamento forfettario di un piccolo corrispettivo sui Cd vergini, la copia privata, incassata dalla Siae e da questa ripartita agli aventi diritto, cioè una quota riservata, per legge, alla promozione della musica (e in proporzione cinema ed altri settori cui va la copia privata) italiana all’estero. E’ inoltre necessario attivare anche in Italia il circuito delle licenze Creative Commons per i giovani emergenti sconosciuti in modo da tutelarli, ma senza aggravi sui costi che non sanno se mai gli torneranno indietro. PMI- Il peggio possibile. Senza esagerare con le parole è tuttavia una forma di esproprio legalizzato. Fra l’altro non gestibile in maniera equa. Sono idee vecchie già proposte nell’ottocento quando si voleva mettere a carico della fiscalità generale il finanziamento della creatività dell’innovazione. Non funzionano nemmeno in termini economici, perché facendo pagare anche chi non ascolta musica creano una ingiusta sperequazione nonché una inefficiente allocazione delle risorse. L’attuale mix fra tecnologia e costumi ha creato problemi così complessi che non si possono risolvere in maniera semplice, e quindi è bene che si formulino tante diverse ipotesi. Ma la soluzione va trovata nel solco di una tradizione, quella delle Società di Amministrazione e Raccolta dei diritti di autore e di editore, che rappresenta da centocinquanta anni il miglior punto di equilibro possibile fra rispetto dei diritti di proprietà e sviluppo dei mercati delle utilizzazioni. IMAIE- Dal nostro punto di vista, se in linea di principio tale ipotesi potrebbe offrire una soluzione per fare decollare il mercato legale di contenuti digitali, tuttavia essa comporta una serie di considerazioni negative soprattutto per l’impatto ideologico che ne consegue. Si andrebbe infatti a diffondere e accettare in via definitiva il principio per il quale l’uso o l’acquisizione di opere tutelate non debba comportare un costo in quanto tale per il consumatore, il qua- VIVAVERDI 30 Luigi Barion, presidente Afi (Associazione Fonografici Italiani): “Una somma forfettaria sarebbe accettabile solo se il forfait fosse poi ripartito, come il forfait del Pdm corrisposto dalle emittenti radiotelevisive in modo analitico, secondo dei rapporti di download” media le non avrebbe quindi più alcuna percezione del valore delle stesse. Proposte di tal genere rischiano quindi di diventare oggetto di facili strumentalizzazioni che, anche in sede di negoziazione del forfait, potrebbero danneggiare gli aventi diritto. Inoltre, laddove la suddetta logica dovesse prevalere, il pagamento forfetario dovrebbe comunque garantire l’individuazione analitica degli aventi diritto in proporzione ai dati di fruizione oltre a modalità di gestione e ripartizione dei compensi eque e trasparenti. Infine non si capisce se si intende riferire il forfait al download dei files musicali da music stores o al download da reti di condivisione P2P, cosa che sarebbe più logica. ASSOARTISTI- Tra le varie formule di remunerazione oggi tenute in considerazione per la fruizione di musica “liquida” (in downloading o streaming) vi sono: Il tradizionale pagamento di un prezzo per ogni singola fruizione. Il preferito dai discografici, ma il meno apprezzato dagli utenti del web. Il pagamento di un canone che consente di fruire più o meno liberamente dei files di un archivio per un certo periodo. E’ il sistema di pagamento diretto che più si sta imponendo. La fruizione “gratuita”, ovvero inclusa nel pagamento del canone per la connessione a banda larga. E’ un sistema che si sta sviluppando in seguito alla concorrenza tra gli operatori telefonici che si trovano costretti ad aggiungere funzionalità e servizi alle loro offerte per competere. La fruizione gratuita consentita dalla copertura dei costi grazie alle sponsorizzazioni pubblicitarie. Questo è il modello di business sicuramente più promettente che si sta affacciando sul mercato, dato che sposa le usuali aspettative del comune utente Internet. AFI- Una somma forfetaria sarebbe accettabile soltanto se il forfait fosse poi ripartito, come il forfait del Pdm corrisposto dalle emittenti radiotelevisive, in modo analitico, secondo dei rapporti di download. Le sfide lanciate da gruppi musicali famosi come i Radiohead, che con il sistema “up to you”, i primi di ottobre hanno proposto di acquistare il loro ultimo album “In Rainbows” scaricandolo dalla Rete ad un prezzo liberamente scelto dal pubblico dei fans, costituiscono realmente una possibilità di utilizzo commerciale delle opere e di orientamento del mercato? FIMI- Il fenomeno Radiohead ha avuto un grande eco mediatico ma di fatto è stata un’operazione che ha mostrato dei grossi limiti, tant’è vero che gli stessi artisti hanno poi firmato con una casa discografica. Oggi le aziende del disco stanno diventando sempre più Music Entertainment Company, questo per rispondere alle esigenze sempre più crescenti del mercato ed offrire all’artista un supporto globale, fatto di promozione attraverso canali digitali, cura della loro immagine, gestione dei loro diritti e delle politiche relative al merchandising, supporto nelle loro esibizioni live. Tutte queste funzioni rendono oggi la casa discografica ancora fondamentale nella vita di un’artista, soprattutto di quelli emergenti e che non possono sfruttare la notorietà dei Radiohead. AUDIOCOOP-Sì è un’operazione straordinaria perché ha abbinato un’offerta libera on line con l’uscita del CD a gennaio, realizzando così un’ intelligente operazione di promozione della musica . Il 38% ha pagato la musica che ha scaricato, dimostrando che esiste una volontà di scaricare in modo legale. Se tale tendenza si fosse coltivata fin dalla nascita dei primi siti di diffusione di musica legale oggi avremmo un tasso altissimo di consumatori di musica legale gettati invece nella “clandestinità musicale” dal comportamento di chi, come le major straniere, ha visto nei siti di musica legale che si affacciavano verso la fine degli anni ‘90 dei nemici invece che degli alleati ed era ben lieto che venissero tassati in modo enorme -cosa che avviene ancora oggi- così da obbligarli a chiudere i battenti. Ci auguriamo che tale atteggiamento cambi e che non si applichi con le web radio e tv, altra grande boccata di ossigeno e di libertà per le nuove produzioni musicali del nostro paese, incentivando invece la loro crescita e sviluppo a favore della diffusione nostra musica. I Radiohead sono stati così più bravi dei loro manager, che invece hanno affondato il settore musicale e allontanato i consumatori con una politica contro i siti e la musica on line e con una politica veramente suicida nei confronti del prodotto cd (cartello dei prezzi sempre piu’ alti, compilation truffaldine con un solo hit, continui the best Mario Limongelli, presidente PMI (Produttori Musicali Indipendenti): Il pagamento forfettario che permetterebbe lo scaricamento gratuito di musica sarebbe “una forma di esproprio legalizzato. Tra l’altro, non gestibile in maniera equa” pre più presenti sui mercati esteri. PMI- Il marketing non ha confini. I RadioHead si inseriscono in un filone che ha avuto il suo fondatore in Prince sei o sette anni fa. Anche lui decise di investire su Internet contro il parere della sua casa discografica. Non si può dire che ne abbia tratto giovamento ! E le recenti polemiche con i siti dei suoi fans mettono abbastanza bene in evidenza i rischi che si corrono a inseguire certe modalità di consumo. I RadioHead inoltre operano fuori da contratti discografici di esclusiva, sono proprietari dei loro repertori e delle loro matrici. Possono quindi fare quello che vogliono perché sono responsabili solo di fronte a sé stessi dei rischi che assumono investendo nella produzione. Diverso è il caso quando i capitali ce li mettono altri (l’industria) che ha un ciclo di investimento obbligato dove il raggiungimento di un profitto in tempi abbastanza brevi è conditio sine-qua-non per continuare a investire sul nuovo. con un solo inedito, una sempre maggiore diminuzione del valore artistico dei cd togliendo foto e testi per risparmiare etc riducendo l’oggetto cd a una sorta di saponetta usa-e-getta). Le nuove strade da percorrere sono costituite quindi da un mix tra tradizione e innovazione anche se va mantenuto un alto tasso di attenzione all’innovazione in un mercato ad alta flessibilità come la musica che -in fondo- come diceva Mario De Luigi, direttore di Musica & Dischi, in un suo editoriale- deve avere alla base dei suoi progetti la qualità, sia essa riversata su un progetto di un vinile a tiratura limitata, di un cd per i mercati di nicchia stranieri e di un nuovo brano per la telefonia o i portali on line. La musica di qualità, legata alle nostre tipicità, come in una sorta di produzione alla “slow food” di musica italiana, abbinata alla forza di My Space, ci permetterà così di emergere anche nei nuovi mercati. Come sta accandendo a tante giovani band italiane presenti al MEI 2007 sem- IMAIE - Premesso che ad un mese dalla notizia, ci risulta che il 60% circa degli utenti ha scaricato l’album Radiohead senza offrire un centesimo, tali iniziative restano comunque appannaggio di artisti e gruppi musicali “famosi” che possono sperimentare forme alternative di offerta della loro musica proprio perché scarsamente danneggiati in caso di insuccesso. Altra iniziativa nota è quella promossa da Peter Gabriel che con il suo We7 offre il download gratuito di video e brani musicali dove il compenso per gli artisti è pagato tramite la pubblicità inserita all’inizio dei singoli pezzi prelevati. Uno dei modelli di business che sembra infatti riscuotere maggiori consensi è proprio quello di siti che offrono contenuti digitali gratuiti dove la pubblicità è la fonte dei compensi per i detentori dei diritti. A parte il fatto che ci sfugge il dato circa le modalità di ripartizione di tale compenso tra gli aventi diritto, è chiaro che di simili iniziative possono beneficiare repertori di artisti già affermati e ampiamente ricercati, tali da assicurare un ritorno economico per l’inserzionista pubblicitario. Difficilmente uno sponsor potrà sostenere la distribuzione del repertorio di artisti emergenti o sconosciuti. Si tratti quindi di forme di offerta dei contenuti che hanno una loro valenza e che possono orientare il mercato ma delle quali al momento traggono vantaggio, peraltro indiretto, solo una minoranza di artisti noti e grandi star. IMAIE, fortemente attenta all’evolversi del mercato musicale, è impegnata in tutte quelle azioni e attività volte a promuovere il dialogo e il confronto con gli operatori del mondo digitale, con le istituzioni politiche nazionali ed europee e con le altre società di gestione dei diritti, al fine di garantire il giusto equilibrio tra diffusione dei contenuti e tutela dei diritti e per promuovere l’adozione e lo sviluppo di modelli di business che permettano la diffusione e l’offerta di contenuti a vantaggio di tutto il comparto creativo e nel rispetto dei principi della diversità culturale. ASSOARTISTI- No. E’ più plausibile ritenere che la formula sia un semplice e temporaneo modello di diversificazione delle azioni promozionali di una produzione artistica. L’affermazione attuale è infatti connessa al successo delle performance Live e dalle attività collaterali che con tale soluzione vengono favorite. Inoltre solitamente la soluzione è applicata solo su alcune tracce e non sull’intero repertorio di un artista. Una sorta di esca, non certo un modello di business. Non credo che la proposta dei Radiohead costituisca una vera possibilità di utilizzo commerciale, semmai un sondaggio provocatorio, ma nella realtà ci dovrebbe essere, per chi volesse seguire questa via, un compenso minimo pre-definito, perché non sempre (o almeno non per tutti) la quantità può coprire le spese di produzione.