GRAMMATICA ITALIANA
Prof.ssa BARBARA CORPINA
Handout Lezioni - 11 e 12/04/11
GRAMMATICA ITALIANA
Si scarichino e si studino le dispense prof. Svolacchia (solo da pag. 1 a pag. 6):
Nonostante la distanza sintattica, le marche morfologiche collegano in modo
inequivocabile l’aggettivo simpatico al nome spettacolo (entrambi maschili), mentre
brava si riferisce senza dubbio alla compagnia.
http://host.uniroma3.it/docenti/svolacchia/Sintassitaliana.pdf
b) Serve a segnalare quali elementi dell’enunciato hanno a che fare l’uno con l’altro, vale a
dire, come meccanismo di identificazione e di coreferenza.
L’accordo verbale1
Con il termine “accordo” ci si riferisce alla relazione tra due o più elementi della frase, per cui
uno di essi “proietta” sull’altro tutte o alcune delle sue proprietà, cioè le informazioni contenute nel
suo pacchetto morfemico.
Il caso di accordo più tipico è quello tra il verbo e il suo soggetto.
Osserviamo due lingue a confronto:
(Francese)
1a) Les
elèves
se
ART.PL
studente.3PL
RIFL.3
“Gli studenti si incontrano.”
Accordo del Participio Passato2.
In italiano il Participio passato concorda con:
- il soggetto di verbi passivi (4), inaccusativi (5), pseudoriflessivi (6) ed ergativi (7):
4a) Rita e Maria sono molto corteggiate
4b) *Rita e Maria sono molto corteggiato
rencontrent
incontarsi.PRES.3PL
5a) Rita e Maria sono tornate
5b) *Rita e Maria sono tornato
(Russo)
1b) Maria pro!itala
Maria.F leggere.PASS.IMPERF.3SG.F
“Maria ha finito di leggere il libro.”
knigu
libro.SG.ACC
6a) Rita e Maria si sono offese
6b) *Rita e Maria si sono offeso
Come possiamo notare, non tutte le informazioni grammaticali vengono trasmesse nello stesso
modo nelle varie lingue. In francese l’informazione che “passa” è solo quella relativa al numero e
alla persona, mentre in russo è presente sul verbo anche il tratto relativo al genere {F} del soggetto.
7a) Le navi sono affondate
7b) *Le navi sono affondato
In altre lingue, come lo swahili, il morfema di accordo (che segnaleremo con la glossa AGR,
dall’inglese agreement), compare in maniera plurima all’interno della frase. Questo meccanismo
viene mostrato nell’esempio seguente, in cui il classificatore ki (di tabu, “libro”) determina
l’accordo in ogni altro elemento della frase:
2)
a-li-ki-soma
ki-le
3SG-PASS-AGR-leggere
AGR-DIM
“Egli leggeva quel grosso libro.”
ki-tabu
CLASS-libro
Il Participio Passato è invariabile con:
- i verbi inergativi (8) e i verbi transitivi (9):
8a) Maria non ha dormito
8b) *Maria non ha dormita
ki-refu
AGR-grosso
9a) Rita e Maria hanno mangiato la pasta
9b) *Rita e Maria hanno mangiate la pasta
9c) *Rita e Maria hanno mangiata la pasta
All’interno della frase, dunque, le marche di accordo svolgono la funzione essenziale di
esplicitare l’organizzazione sintattica dell’enunciato, fornendo vari segnali di collegamento tra le
parole che lo compongono.
Il Participio Passato accorda con il pronome clitico oggetto (terza persona)
10a) Le ho viste lunedì
10b) *Le ho visto lunedì
Come abbiamo visto, questo tipo di collegamento è a volte “sovrabbondante”. In alcuni casi,
infatti, la stessa informazione grammaticale viene ripetuta identica, più volte. L’accordo viene,
infatti, spesso considerato un fenomeno di ridondanza. Tuttavia, a dispetto di questa sua apparente
“antieconomicità”, l’accordo è una risorsa molto importante di cui dispongono le lingue per diversi
motivi:
a) Serve a tenere coeso l’enunciato, soprattutto in caso di costituenti discontinui, quando, cioè,
i due elementi in accordo si trovano a distanza l’uno dall’altro:
11a) Maria l'ho vista ieri
11b) *Maria l'ho visto ieri
Il Participio Passato si accorda con i riflessivi e gli autobenefattivi:
12a) Maria si è lavata
12b) *Maria si è lavato
3) Ho assistito a uno spettacolo, svolto da una brava compagnia, molto simpatico.
1
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Parte interamente tratta da P&F (2004).
2
1
Da dispense prof. Svolacchia http://host.uniroma3.it/docenti/svolacchia/Sintassitaliana.pdf
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13a) Rita si è mangiata due gelati.
13b) *Rita si è mangiato due gelati
13c) *Rita si è mangiati due gelati
a)
TRANSITIVI
Ne hanno vinti molti
b)
Appena vinti i premi,
Il Participio Passato si accorda con il clitico oggetto con gli autobenefattivi:
+ OGGETTO
14a) (I due gelati) se li è mangiati Rita
14b) *(I due gelati) se li è mangiata Rita
Il Participio Passato si accorda con il soggetto degli inaccusativi nelle subordinate senza
ausiliare:
16a) Appena uscite, Rita e Maria..
16b) *Appena uscito, Rita e Maria..
TRANSITIVI
SOGG
AGENTE
V
OGG
TEMA
INACCUSATIVI/PASSIVI
Ne sono arrivati molti
Ne sono stati promossi molti
I pacchi appena arrivati
I premi appena vinti
?
INACCUSATIVI/PASSIVI
Ø
V
SOGG
TEMA
Il Participio Passato non si accorda con gli inergativi (17) nelle subordinate senza ausiliare:
17a) Appena telefonato, Rita e Maria..
17b) *Appena telefonate, Rita e Maria..
OGG
TEMA
V
INERGATIVI
*Ne hanno telefonati molti
*Un amico appena telefonato
- OGGETTO
INERGATIVI
SOGG
AGENTE
V
Ø
—
CONCLUSIONE:
Il Participio Passato si accorda con l'oggetto dei verbi transitivi nelle subordinate senza ausiliare (18):
18a) Finiti gli esami, Rita e Maria..
18b) *Finito gli esami, Rita e Maria..
Il Participio Passato concorda con un NP oggetto che è stato sottoposto a movimento, che è
perciò entrato in una particolare configurazione di accordo col Participio Passato.
GENERALIZZAZIONI3:
I Pronomi.
1. IL PARTICIPIO PASSATO ACCORDA SEMPRE CON L’OGGETTO.
L’accordo col soggetto è apparente; il Participio Passato sembra accordare col soggetto
quando:
a. si ha un verbo (passivo/inaccusativo) il cui soggetto, un tema, deriva da un oggetto;
b. si ha un oggetto clitico coreferente col soggetto (riflessivi).
2. IL PARTICIPIO PASSATO ACCORDA CON L’OGGETTO ALLE SEGUENTI CONDIZIONI:
a. l’oggetto è stato sottoposto a movimento (movimento a soggetto: passivi e inaccusativi);
b. l’oggetto è un clitico (anch’esso sottoposto a movimento);
c. l’oggetto è il complemento di un participio non retto da un ausiliare.
IL “SI”
Il “si” impersonale indica, dal punto di vista semantico, un Soggetto indefinito, generico (i.e.,
“tutti”, “chiunque”, “la gente”).
Dal punto di vista sintattico, il si svolge la funzione di Soggetto e quindi determina l’accordo
verbale, che è sempre di III persona singolare.
19a) Si pensa che quel ragazzo sia folle.
19b) Si dice che Luca non verrà alla gita.
19c) Si prega di non toccare la frutta esposta.
Quando il si è presente in una frase con verbo transitivo di cui è realizzato l’Oggetto diretto è
quest’ultimo a determinare l’accordo verbale.
Il si perde dunque la funzione di Soggetto grammaticale (che viene assunta dall’Oggetto) e
viene detto “si passivo”.
Dunque, se l’Oggetto diretto non è realizzato l’accordo verbale è alla III persona singolare:
20a) In questa pizzeria si mangia molto bene.
ma:
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Parte tratta dalle dispense del Prof. Svolacchia, reperibili sul suo sito internet.
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20b) In questa pizzeria si mangiano / *mangia le pizze più buone di Roma.
21a) Qui si vendono /*vende libri antichi.
21b) Non si sentono /*sente rumori in quel palazzo.
21c) Non si vedono /*vede ancora i benefici di queste terapie.
I
io
singolare
II
tu
Il “si” riflessivo svolge la funzione sintattica di Oggetto diretto di III persona. Il si riflessivo
significa “se stesso” ed è usato per indicare che l’azione ricade sul Soggetto che la compie.
22a) Luca si trascura troppo, a mio avviso.
22b) Maria si è punta con l'ago.
22c) Luca e Marco si specchiano spesso.
Il “si” reciproco implica sempre un Soggetto plurale (di III persona) e indica che ognuno dei
Soggetti è anche, reciprocamente, l’Oggetto dell’azione espressa dal verbo.
23a) Luigi e Maria si amano.
23b) Luca e i suoi amici si sostengono sempre nei momenti difficili.
23c) Gli imputati si accusavano a vicenda.
Il “si” autobenefattivo indica che il Soggetto grammaticale è anche colui che “beneficia”
dell’azione espressa dal verbo.
Il si autobenefattivo può svolgere la funzione di Oggetto indiretto in un verbo a tre argomenti. In
questo caso, dunque, rappresenta uno degli argomenti del verbo:
24) Maria si è comprata una bella borsa.
(i.e., “Maria ha comprato una borsa a se stessa” = Oggetto indiretto)
Altre volte, invece, indica semplicemente che il Soggetto fa un azione “per/a beneficio di se
stesso”:
25) Luca si è mangiato una pizza enorme tutto da solo!
III
lui/lei
(egli/ella,
esso/essa)
I
noi
plurale
II
voi
III
loro
(essi/esse)
Tabella 1
Come sappiamo, in italiano il soggetto può essere sottinteso, pertanto ne deduciamo che l’uso di
un pronome esplicito in tale funzione risponda generalmente a una specifica esigenza pragmatica
da parte del parlante.
In particolare, l’espressione esplicita del Soggetto si rende necessaria nei seguenti contesti:
a) Quando il soggetto rappresenta l'informazione nuova che si vuole trasmettere.
26a)Hai visto Luca?
No, ma Ø verrà alla riunione.
26b)Chi verrà alla riunione?
Verrà lui (indicando Luca).
26c) Hai avvertito Luca e Maria della riunione?
Sì, e sono certa che lui verrà.
b) Quando il Soggetto è “focalizzato”, cioè messo in rilievo (per motivi di enfasi o contrasto):
27a) Lei ha meritato la punizione (non Franco).
27b) Ero io a non essere d’accordo (al contrario di tutti gli altri).
Si noti che le forme egli/ella, esso/essa, essi/esse non possono dirsi “libere” in senso pieno. Se
infatti applichiamo a questi pronomi le prove di costituenza, noteremo che non rispondono in modo
positivo né al test di enunciabilità in isolamento, né a quello di coordinazione, come mostrato negli
esempi seguenti:
28a) A: Chi verrà alla riunione?
B: *Egli / Lui
L’uso dei pronomi – serie libera e serie clitica4
Pronomi liberi
L’italiano dispone di due serie di elementi pronominali: una serie libera e una serie clitica
(“atona”). I pronomi liberi portano accento indipendente (e sono perciò anche detti “tonici”) e si
distinguono in base al loro ruolo grammaticale.
Nella Tabella 1 sono riportati i pronomi liberi con il ruolo grammaticale di Soggetto:
28b) Lui e Maria non li voglio qui!
28c) *Egli e Maria non li voglio qui!
Tuttavia questi pronomi non possono essere considerati dei clitici, in quanto possono essere
separati dal verbo da altri costituenti:
29a) Egli, credo, non immaginava una cosa simile.
29b) Ella – desiderando ardentemente la libertà – decise di rischiare.
Poiché nelle fasi antiche dell’italiano questi pronomi non avevano le limitazioni viste negli
esempi, possiamo supporre che queste siano una conseguenza del loro progressivo abbandono a
favore delle forme lui, lei e loro.
4
Parte interamente tratta da P&F (2004).
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Osserviamo adesso, nella Tabella 2, i pronomi liberi con ruolo grammaticale Oggetto:
I
me
singolare
II
te
III
lui/lei
I
noi
plurale
II
voi
III
loro
Tabella 2
NE:
Per quanto riguarda il ruolo grammaticale del clitico ne, invece, questo può essere:
!
Partitivo (sostituendo sia l’Oggetto Diretto di un verbo transitivo che il Soggetto di
un verbo inaccusativo:
34) Ne ho presi solo due.
35) Ne sono arrivati molti.
Dal punto di vista sintattico, i pronomi liberi Oggetto si collocano nella stessa posizione in cui si
trovano i nominali pieni, cioè dopo il verbo nel caso dell’Oggetto diretto e dopo la preposizione in
tutti i casi di Oggetto indiretto, come mostrato negli esempi seguenti:
30a) Luca ha incontrato Maria.
30b) Marco ha dato un libro a Luca !
30c) Marco uscirà con i suoi amici
singolare
II
ti
III
lo, la
I
ci
plurale
II
vi
!
Argomento:
!
Locativo (esclusivamente per il moto da luogo):
36) Ne ho parlato per ore e ore.(= di quell’argomento)
!
Luca ha incontrato lei.
Marco ha dato un libro a lui.
!
Marco uscirà con loro.
37) Ne sono fuggito via appena ho potuto.
Pronomi clitici
I pronomi clitici non portano accento proprio (sono cioè “atoni”) e dunque si “appoggiano” al
verbo che li segue o li precede. Come i pronomi liberi, si distinguono in base al loro ruolo
grammaticale. Vi è dunque una serie di pronomi clitici con ruolo grammaticale Oggetto Diretto
(Tabella 3):
I
mi
(= di quei pasticcini)
(= di studenti)
(= da quel luogo)
Caratteristiche strutturali
a) Ordine delle parole
Un pronome clitico non si trova mai nella posizione “non marcata” occupata dai nominali
pieni5:
38) Ho dato un libro a Mario
(S) V
OD
OI
III
li, le
Gliel’ho dato
(S) OI-OD V
Tabella 3
E una serie di pronomi clitici con ruolo grammaticale Oggetto Indiretto (che si differenzia dalla
precedente esclusivamente nelle terze persone)(Tabella 4):
I
mi
singolare
II
ti
III
gli, le
I
ci
Plurale
II
vi
III
gli, loro
Tabella 4
L’italiano dispone, inoltre, di altri due pronomi clitici, ci e ne:
CI:
Al clitico ci possono corrispondere i seguenti ruoli grammaticali:
!
Locativo (che indica cioè un complemento di stato o moto a luogo):
31) Ci sono andato ieri.(= in quel luogo)
!
Comitativo/Strumentale (che indica cioè un complemento di compagnia o di
strumento):
32) Ci devo tagliare il pane.
(= con questo coltello)
33) Ci esco quasi tutti i giorni. (= con i miei amici)
7
b) Adiacenza rispetto al verbo
5
Il concetto di marcatezza:
Abbiamo più volte accennato all’ordine “basico” o “non marcato” dei costituenti. Ma cosa significa precisamente il termine
“marcato” (e, di conseguenza, “non marcato”) in linguistica?
Tale termine fa riferimento a tre diversi livelli di analisi: fonologico, sintattico e pragmatico.
Marcatezza fonologica
Una frase è marcata dal punto di vista fonologico quando la melodia intonativa ad essa associata non può essere
rappresentata come una curva continua, ma presenta invece interruzioni, pause o picchi intonativi.
Marcatezza sintattica
Una frase è “non marcata” dal punto di vista sintattico quando i costituenti si dispongono in base all’ordine determinato
dalla selezione argomentale del verbo. Questo è il caso che si realizza nelle frasi “tutte nuove”, vale a dire quelle frasi che rispondono
a domande quali “cosa è successo?”.
Di conseguenza, una frase si dice “marcata sintatticamente” quando i costituenti che la compongono non occupano le loro
posizioni “canoniche”, ma sono “dislocati” al fine di esprimere dei significati particolari. Ricordiamo infatti che la realizzazione di
un ordine marcato non è mai arbitrario ma risponde a specifiche necessità pragmatiche e discorsive. Una frase marcata
sintatticamente è generalmente caratterizzata da un’intonazione particolare. Dunque marcatezza sintattica e fonologica sono
strettamente correlate.
Marcatezza pragmatica
La marcatezza pragmatica non può essere definita in modo netto come la marcatezza sintattica e quella fonologica, in
quanto coincide con il concetto di appropriatezza: una frase non è marcata pragmaticamente quando si adatta ad un numero molto
alto di contesti e di situazioni linguistiche. Una frase non marcata pragmaticamente è tipicamente una frase in cui l’informazione
data precede l’informazione nuova (in base al Principio della “progressione del nuovo”).
Naturalmente, l’estensione dell’informazione nuova può variare, a seconda del contesto. Così, in una frase come “Mariam
ha dato un libro a Marco.” l’informazione nuova può essere rappresentata sia dall’intero sintagma verbale (ha dato un libro a
Marco), sia solamente dai due Oggetti (un libro a Marco), sia esclusivamente da uno dei due Oggetti, a seconda che la frase risponda,
rispettivamente, a domande diverse. (vedremo nelle prossime lezioni). (P&F, (2004))
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Un pronome clitico non può essere mai separato dal verbo:
39a) *Lo probabilmente vede.
39b) *Lo – diceva – amava.
39c) *Lo non vedo.
e la loro agrammaticalità deriva proprio dal fatto che uno stesso argomento del verbo ( OD,
ecc.) è ripetuto due volte: una volta come nominale pieno e una volta come pronome clitico.
Questo prova che il clitico è di fatto “generato” come argomento del verbo e, in seguito,
incorporato alla testa verbale. Pertanto il suo ruolo non può essere “doppiato” da un altro
elemento nominale. Dunque, un nominale pieno e un clitico coreferenti non possono cooccorrere
in una frase (in un contorno intonativo fonologicamente non marcato, cioè in assenza di pause).
c) Coordinazione
I pronomi clitici non possono essere coordinati:
40) *Maria lo e la vede.
d) Funzione pragmatica
Un pronome clitico non può mai essere focalizzato (i.e., non può essere l’elemento nuovo della
frase, né può essere messo in risalto):
41a) Chi preferisce Gianni?
41b) *Luca LA preferisce. !
OI, LOC,
Un'altra prova che rende conto in modo evidente dello spostamento dei clitici dalla posizione
argomentale ci viene offerta dal “test della domanda”. E’ infatti inaccettabile “doppiare” con un
clitico l’elemento–wh di una domanda (anch’esso parte della selezione del verbo):
45a) *Che cosa la stai scrivendo?
45b) *Chi l’hai visto?
Luca preferisce LEI.
Forme combinate
Quando un clitico Oggetto indiretto si trova in combinazione con un clitico Oggetto diretto,
l’Oggetto indiretto precede sempre l’Oggetto diretto:
42) Ha dato il libro (OD) a me (OI)
!
43) Non voglio dire il mio segreto (OD) a te (OI)
Me (OI) lo (OD) ha dato.
!
Non voglio dirte(OI)lo(OD).
Queste frasi dimostrano che il clitico svolge la stessa funzione dell’elemento–wh (entrambi OD,
negli esempi proposti). La loro co-presenza fa sì che uno stesso argomento del verbo sia realizzato
due volte e questo, naturalmente, è inaccettabile.
E’ importante tenere conto del fatto che l’argomentalità dei clitici non è un fatto interlinguistico.
In alcune lingue infatti (come, ad esempio, in albanese), il clitico non ha ruolo argomentale e
pertanto viene normalmente realizzato insieme a un nominale pieno. Frasi come quelle riportate in
45) sarebbero dunque perfettamente grammaticali per un parlante albanese.
LA ‘SALITA’ DEI PRONOMI CLITICI NELLE FRASI SUBORDINATE7
Il ruolo argomentale dei clitici6
I pronomi clitici non sono indipendenti e formano pertanto un costituente unico con il verbo a
cui si appoggiano. Nonostante ciò, è fondamentale sottolineare che in italiano i clitici hanno ruolo
argomentale: possono infatti sostituire pienamente un NP o un PP e svolgere la funzione
grammaticale definita dalla sottocategorizzazione tematica del verbo.
In italiano i clitici hanno ruolo argomentale: possono rappresentare uno degli elementi richiesti
dal verbo come obbligatori, sostituendo completamente un nominale pieno.
Se si trova in una frase subordinata, il clitico può spostarsi nella frase principale
e andare a collocarsi alla sinistra del verbo.
3. Perché tale spostamento possa avvenire sono necessarie due condizioni:
!
il verbo della frase subordinata deve essere all’infinito;
!
il Soggetto (implicito) del verbo all’infinito deve essere coreferente con il Soggetto
della frase principale.
Ia) Luca andrà a comprarlo.
Ib) Luca lo andrà a comprare.
Il clitico può ‘salire’ perché il Soggetto di comprare è lo stesso di andare.
IIa) Luca gli ha ordinato di comprarlo.
IIb) *Luca glielo ha ordinato di comprare.
Dunque, un nome e un clitico coreferenti non possono cooccorrere in una frase:
44a) *Lo vedo Giovanni spesso
(OD)
44b) *Il padre gli ha comprato una macchina a Carlo ieri
44c) *Ci sono stato in questa città di rado (LOC)
44d) *Ci ho fatto affidamento su Marco
(LOC fig.)
44e) *Di norma ci si mangia la minestra col cucchiaio
44f) *Ne ho comprate delle sigarette(PART)
44g) *Carlo ne è fuggito dalla prigione
(LOC)
(OI)
(STRUM)
4. Infine, la salita del clitico è possibile solo se il verbo della frase principale appartiene ad una
delle seguenti classi:
a) verbi modali (potere, dovere, volere)
IIIa) Luca deve farlo da solo.
IIIb) Luca lo deve fare da solo.
Come possiamo notare, le frasi sono tutte inaccettabili (se lette con un’intonazione non marcata)
6
Parte interamente tratta da P&F (2004).
7
9
Parte tratta da dispense prof.ssa Frascarelli (corso di didattica dell'italiano).
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b) verbi aspettuali (cominciare, finire, continuare, ecc.)
Questi elementi ammettono diversi rapporti di coreferenza. Consideriamo in dettaglio il loro
comportamento nelle frasi seguenti:
IVa) Luca comincia a farlo oggi.
IVb) Luca lo comincia a fare oggi.
48a) Lucai dice [che Marcok si *i / k è danneggiato]
48b) Lucai dice [che Marcok loi / *k ha danneggiato]
48c) Lucai dice [che Maria ha incontrato Luca*i / k]
c) verbi di moto
Va) Luca venne a chiamarlo.
Vb) Luca lo venne a chiamare.
d) verbi che esprimono la volontà di raggiungere uno scopo (tentare, cercare, provare, ecc.)
VIa) Luca prova a farlo.
VIb) Luca lo prova a fare.
Attenzione!
In tutti gli altri casi non è possibile realizzare la salita del clitico, neanche se il Soggetto della
frase subordinata è lo stesso della principale:
VIIa) Ho deciso di darlo a Luca.
VIIb) *L’ho deciso di dare a Luca.
solo Marco
solo Luca
solo un altro Luca
Come possiamo notare, non ogni NP può fungere da antecedente per qualsiasi NP. Infatti, in
alcuni casi, la coreferenza è impossibile, in altri è possibile, in altri ancora è obbligatoria.
In particolare:
! il riflessivo (frase 48a)) può riferirsi solo a un nominale che si trovi all’interno della stessa
frase (la subordinata);
! il pronome, al contrario, non può riferirsi a un nominale che si trova all’interno della stessa
frase (e dunque in 48b) ha il suo coreferente nella frase principale);
! un nominale pieno come Luca, infine, non ammette la coreferenza con nessun NP all’interno
del contesto frasale indicato (come mostrato in 48c)).
La teoria del Legamento fornisce dei criteri strutturali al fine di rendere conto di tali diverse
possibilità coreferenziali.
Coreferenza nominale e teoria del Legamento
Il Legamento si occupa della coreferenza nominale, per la quale intende fornire una spiegazione
strutturale, tenendo anche conto dell'interpretazione degli elementi nominali
E’ importante sottolineare che quando si parla di coreferenza si intende sempre la relazione tra
due NP. In particolare, quando uno di due NP è un pronome, il NP cui questo si riferisce è detto
antecedente, sia nel caso che l’antecedente preceda il pronome sia nel caso in cui lo segua (come si
noterà, per indicare la relazione di coreferenza tra due elementi nominali si fa uso di indici
sottoscritti):
a. Relazione anaforica:
NPi ... pronomei
Consideriamo le frasi seguenti:
Anafore:
49a) Lucai sii è danneggiato.
49b) [Luca e Maria]i sii amano.
49c) *Se stesso non capisce cosa è successo.
Pronomi:
50a) Luca i ha danneggiato lui *i / k.
50b) Lucai lo *i, / k ha danneggiato.
50c) Lo vedrò domani.
46) Marioi è uscito ora, loi rivedrai più tardi.
b.
I principi del Legamento
Relazione cataforica:
pronomei
... NPi
47) Quando loi vedi, dì a Marioi cosa è successo.
Espressioni-R:
51a) Luca ha danneggiato Luca *i / k.
51b) Ho incontrato Luca.
Sulla base delle loro proprietà semantiche e strutturali, si distinguono tre classi di elementi
nominali:
1) anafore (riflessivi e reciproci);
2) pronomi (sia liberi che clitici);
3) NP referenziali “pieni” (detti anche “Espressioni-R”)
Ciascun elemento nominale ammette relazioni di coreferenza all’interno di contesti sintattici
diversi.
11
12
Le anafore: sembra che non possano avere referenza autonoma e che, dunque, abbiano sempre
bisogno di un antecedente all’interno di un dominio sintattico abbastanza ristretto.
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Consideriamo qualche esempio:
I pronomi: sembra possano fare a meno di un antecedente all’interno del contesto linguistico in
cui non viene affatto fornito il NP corefente con il pronome lo. I pronomi possono dunque avere un
uso deittico che manca alle anafore.
52) Luca i parla a Marco k di se stesso i / *k
In una frase come quella in 52), il riflessivo può essere coreferente solo con il NP Luca e non con
Marco, sebbene entrambi i NP si trovino all’interno della stessa frase semplice9.
Le espressioni-R, invece, oltre ad avere capacità deittica, sembrano escludere del tutto la
coreferenza testuale.
IP
52)
Queste generalizzazioni possono essere riassunte mediante i tre principi del Legamento, che
formuliamo nel modo seguente:
NP
! Principi del Legamento
Principio A: un’anafora è legata all’interno del Complesso Funzionale Completo (CFC).
Principio B: un pronome è libero (= non legato) nel CFC.
Principio C: un’espressione-R è libera (= non legata) in ogni CFC.
Luca
I'
VP
parla
VP
PP
t
V'
SOGG
t
VERBO
Ma che cos’è un Complesso Funzionale Completo?
Qui possiamo generalizzare che tale complesso è definito dalla frase semplice, vale a dire,
da tutti i costituenti compresi all’interno del dominio stabilito dal nodo CP.
Cosa si intende con il termine legato (o libero come suo opposto), presente nella definizione
dei tre principi del Legamento?
Condizioni strutturali per il Legamento.
di se stesso
PP
a Marco
La struttura in 52) evidenzia che solo il NP Luca c-comanda il riflessivo se stesso. Il NP Marco,
infatti, sebbene si trovi nella stessa frase, è contenuto in un PP dominato dal VP e dunque in nessun
modo può c-comandare il PP di se stesso.
La relazione del c-comando fornisce dunque una spiegazione immediata del fatto che il riflessivo
non può essere coreferente con il NP Marco: infatti quest’ultimo non lo lega.
- Le anafore.
Il termine legato, presente nei principi del Legamento, fa riferimento alla relazione strutturale di
c-comando.8
Dunque, quando si dice che un elemento è “legato” vuol dire che tale elemento è c-comandato
dal suo antecedente. Quando, viceversa, un costituente è “libero”, vuol dire che non è c-comandato.
In altre parole, affinché si possa stabilire un rapporto di coreferenza strutturale è necessario che
un elemento nominale sia c-comandato dal NP antecedente. Qualora tale requisito non sia
soddisfatto, la coreferenza sarà esclusa.
In conclusione, perché due elementi possano dirsi “legati” è necessaria:
- I pronomi
Per il Principio B del Legamento, i pronomi devono essere liberi all’interno della frase semplice
che li contiene. Per questa ragione, in una frase come Luca lo ha visto, il pronome clitico lo non può
riferirsi in nessun modo al soggetto della frase (Luca) che lo c-comanda.
Ma se le condizioni di c-comando non sono soddisfatte, la coreferenza all’interno della stessa
frase è possibile.
Consideriamo la frase 53) e la sua rappresentazione strutturale:
53) La madrei di Mariak la *i / k / z ama.
(a) una relazione di c-comando,
(b) una loro coindicizzazione (vale a dire, una condivisione di tratti indicata mediante indici
sottoscritti).
8
Si vedano handout precedenti per la definizione di c-comando.
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9
Questa coreferenza “obbligata si verifica anche in altre lingue, e non solo in italiano (francese, inglese, ecc).
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GRAMMATICA ITALIANA
Prof.ssa BARBARA CORPINA
Handout Lezioni - 11 e 12/04/11
GRAMMATICA ITALIANA
Prof.ssa BARBARA CORPINA
Handout Lezioni - 11 e 12/04/11
IP
53)
DP
I'
la madre di Maria
la ama
Il NP Luca oggetto può dunque riferirsi solo a un Luca che si trovi al di fuori del contesto
linguistico.
Tuttavia, se noi poniamo come soggetto della frase un NP complesso quale [il padre di Luca],
vedremo che le condizioni di coreferenza cambiano completamente:
VP
t
t
55) Il padre di Lucak chiama (proprio) Luca k / z !
V'
SOGG
IP
t
VERBO
OGG
DP
Nella frase 53) il DP la madre non può riferirsi al pronome la, mentre il NP Maria e il clitico la
possono essere coreferenti, sebbene siano anch’essi contenuti all’interno della stessa frase.
Questo avviene perché, come mostrato dall’albero in 53), la relazione strutturale che si instaura
tra ciascuno dei due NP (i.e., madre e Maria) e il pronome clitico la è molto differente.
Nello specifico, il pronome la non può riferirsi al NP madre perché questo NP c-comanda tutti i
costituenti all’interno di I'. Al contrario, la può essere legato dal NP Maria perché questo è
dominato dal nodo PP e dunque non c-comanda nessun costituente nominale all’interno della frase.
Naturalmente, come ci aspettiamo per il Principio B, il pronome la può riferirsi anche un
elemento nominale non presente all’interno della frase, vale a dire, può avere la sua coreferenza al
di fuori del contesto linguistico.
- Le espressioni-R
In una frase come quella in 54), il NP oggetto Luca, non può riferirsi al NP Luca soggetto della
frase, in quanto quest’ultimo c-comanda tutti i costituenti dominati da I':
Il padre di Luca
I'
chiama
VP
proprio
VP
tSOGG
V'
t
VERBO
NP
Luca
Come possiamo notare, l’espressione-R Luca (oggetto) può essere legata dal NP Luca compreso
nel NP soggetto. Eppure anche in questo caso i due NP si trovano all’interno della stessa frase.
La possibilità della coreferenza è però immediatamente spiegata dal punto di vista strutturale: il
NP Luca posto all’interno di [il giornale di Luca] non c-comanda nessun costituente nominale della
frase.
Naturalmente, il NP Luca può anche riferirsi a un Luca al di fuori del contesto linguistico.
54) Lucak chiama (proprio) Luca *k / z
IP
54)
BIBLIOGRAFIA
NP
Luca
I'
chiama
Cecchetto C. (2002), Introduzione alla Sintassi. La teoria dei principi e dei parametri, I Manuali
LED (Edizioni Universitarie di Lettere Economia Diritto), Milano.
VP
Donati, Caterina (2008), La sintassi. Regole e strutture, Il Mulino, Bologna.
(proprio)
VP
tSOGG
Puglielli A., Frascarelli M. (2004), Tipologia Linguistica: riflessione sulle lingue e loro
comparazione, Università degli Studi Roma Tre, Roma. (P&F, 2004).
V'
tverbo
NP
Luca
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Puglielli A., Frascarelli M. (2008), L’Analisi Linguistica: dai dati alla teoria, Caissa Italia,
Cesena/ Roma. (P&F, 2008).
Salvi G., Vanelli L. (2008), Nuova Grammatica Italiana, Il Mulino, Bologna.
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GRAMMATICA ITALIANA
Prof.ssa BARBARA CORPINA
Handout Lezioni - 11 e 12/04/11
Svolacchia M. (2004), Appunti di Sintassi dell’Italiano. Dai parametri ai fenomeni.Università
degli Studi Roma Tre, Roma.
NB: Alcune parti del presente handout sono interamente tratte da P&F, 2004, da P&F, 2008,
da un handout della Prof. Mara Frascarelli e dalle dispense del Prof. Marco Svolacchia.
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