Una sola mossa per società e ambiente Opporsi alla gestione del cambiamento condanna a una rapida fine. Lungo questo percorso, innovazione ambientale e sociale devono procedere insieme. 9 Intervista a André-Yves Portnoff Direttore dell’Observatoire de la Révolution de l’Intelligence, Futuribles International A ndré-Yves Portnoff è Direttore dell’Observatoire de la Révolution de l’Intelligence presso Futuribles International. Nel 1983 è stato coautore del primo rapporto francese sulla società immateriale e su questo tema ha concentrato in seguito il suo pensiero. Lavora come consulente in strategie, innovazione e valutazione del capitale globale di imprese e organizzazioni. Portnoff mette a fuoco per sdVision i bisogni attuali dei consumatori e le prospettive future dell’innovazione ambientale e sociale nel contesto urbano. «Cambiamento» è una parola chiave del nostro tempo. Oggi il cambiamento non rappresenta il bisogno di un gruppo di minoranza. Esprime piuttosto una percezione ampia e diffusa a livello mondiale. Il clima sta cambiando e i popoli del Pianeta affrontano la sfida cercando di modificare il paradigma della crescita economica e sociale. La recessione attuale rende lo scenario incerto: nel prossimo futuro dobbiamo aspirare ad essere di nuovo ricchi o dobbiamo cercare di perseguire un modello più sostenibile di crescita a livello mondiale? Fin dai grandi classici della filosofia cinese, da Eraclito di Efeso e Buddha, dovremmo aver imparato che «nulla è costante tranne il cambiamento». Ma non ci piace ammetterlo perché il cambiamento ci porta alla morte e ci impone di assumere responsabilità, di abbandonare le nostre abitudini. La vita in un ambiente in costante cambiamento richiede un adattamento continuo. Questo è il significato vero dell’innovazione. Rifiutare la gestione del cambiamento ci condanna a una rapida fine. Il punto fondamentale per la politica, come per il business e per l’individuo, rimane il tempo: siamo soliti agire sotto la pressione di problemi contingenti? Stiamo guardando avanti per anticipare i problemi di domani e di dopodomani? L’attuale Grande Recessione genera situazioni di urgenza. Ma se non abbiamo il coraggio di considerare le questioni a lungo termine, non solo il futuro ci si rivolterà contro, ma ci saremo limitati a curare sintomi della crisi e saremo destinati a cadere rapidamente in altre crisi anche più serie di quella attuale. Ma non basta: stiamo assistendo al diffon- dersi di un orientamento negazionista sul cambiamento climatico. Questo è semplicemente irresponsabile. Nei Paesi industrializzati sta aumentando la domanda dei consumatori per valori immateriali di prodotti e servizi. Quali sono oggi i valori chiave dei consumatori? Per circa trent’anni il desiderio di una maggiore quantità di beni materiali e l’aspirazione crescente per i valori immateriali hanno convissuto, e ciò non è contraddittorio. L’uomo non è un essere totalmente razionale, contrariamente all’assurdo credo della cultura neo-classica. Le persone vogliono esercitare in modo crescente il proprio libero arbitrio e acquistare ciò che appare coerente con i propri valori. Se la sfiducia per le istituzioni e le imprese – e quindi per le marche – aumenta, i consumatori delusi si orientano verso i prodotti più convenienti. Internet introduce poi un nuovo fattore: riduce l’asimmetria dell’informazione che fino ad ora ha privilegiato l’offerta, gli operatori professionali piuttosto che i cittadini-consumatori. I consumatori hanno oggi a disposizone un numero sempre maggiore di strumenti 10 via computer o telefono per confrontare migliaia di offerte e le opinioni di altri utilizzatori. Il consumerismo continuerà a fiorire e terrà ben ferma la sua corda etica. Una larga minoranza, circa il 40% in Europa, è tuttora convinta che l’impegno professionale sia utile alla società. Rafforzata da Internet, questa minoranza continuerà a esercitare pressione per ottenere dalle istituzioni la considerazione dei problemi a lungo termine. La reazione indignata di parti significative della cittadinanza del mondo all’immoralità degli attori che hanno scatenato la crisi renderà anche più intenso questo orientamento etico. Un numero crescente di persone cercherà soddisfazione ulteriore rispetto al semplice consumare di più, con il rischio che ciò si traduca in reazioni populistiche e conflittuali, quando non estremiste. Essere o avere? Questo è il nuovo dilemma? Si parla molto di «economia della funzionalità». Scopriamo che la gente compra le funzioni piuttosto che i prodotti che le supportano. Ciò è sempre accaduto. La gente non ha mai comprato tecnologia – se non per snobismo – ma i servizi che essa fornisce. La differenza è che oggi la tecnologia disponibile amplia la gamma delle possibilità. Ma, dal fonografo portatile alla radio, al giradischi, al Walkman Una città è prima di tutto un luogo di scambio tra le persone che vi trascorrono una parte significativa del proprio tempo e tra i residenti, i visitatori e i city user. o all’MP3, gli utilizzatori hanno sempre comprato il piacere di ascoltare musica quando e dove volevano. Per le imprese, la questione vitale è interrogarsi continuamente su che cosa i clienti comprino realmente: un’auto, il piacere di guardarla, di esibirla, di guidarla, o un’esigenza di mobilità? O semplicemente il piacere di possederla? D’altro canto, reti che consentono di agire a distanza, di usare risorse non prossime, incoraggiano oggi lo sviluppo dei servizi, dando accesso a beni che l’utilizzatore non deve gestire in proprio. Cosa devono fare le aziende per affrontare le nuove tendenze del consumo? Qualità o quantità? In un contesto di progresso rapido e di altrettanto rapida obsolescenza di molti prodotti, verranno sicuramente sviluppate soluzioni per garantire prestazioni adeguate. La gente andrà effettivamente alla ricerca della pace dello spirito, ma diventerà cruciale il fattore fiducia: questo, ad esempio, è il fatto che ancora ostacola la diffusione del cloud computing, cioè l’utilizzo di applicazioni e software che non risiedono sui computer degli utenti ma su server remoti. Le aziende che vogliono perseguire uno sviluppo sostenibile dovranno essere in grado di rinnovare velocemente l’offerta ai consumatori, ascoltare attentamente quello che i clienti hanno da dire per offrire soluzioni personalizzate. Compromettere la qualità per la quantità è molto pericoloso. Le criticità di Toyota sono note: erano maestri della qualità e oggi si trovano messi in croce per problemi di mancanza di qualità. Non c’è la possibilità di sacrificare a lungo la qualità in un mercato in cui i concorrenti non aspettano altro per mobilitare in modo antagonista l’opinione pubblica. Questo può accadere ancora in alcuni settori in cui operatori monopolisti hanno enormi risorse finanziarie per distorcere la stampa e l’opinione pubblica. Ma l’innovazione mette periodicamente in discussione le posizioni di monopolio, anche nel settore informatico. Megalopoli e l’ambiente urbano saranno il contesto in cui vivremo nei prossimi anni. L’edilizia sostenibile avrà un ruolo significativo nella creazione della nuova comunità urbana? I due punti di attenzione principali saranno il desiderio di benessere e il prezzo. Gli obiettivi ambientali conducono alla riduzione del consumo di energia, ma anche l’aumento del prezzo del petrolio e del gas e le incertezze sulla disponibilità di idrocarburi a causa dell’instabilità politica delle aree di produzione porteranno a cercare le soluzioni tecniche per costruire edifici capaci di utilizzare energia nel modo più efficiente possibile. I sistemi informatici faciliteranno sempre più l’impiego di «smart grid» e cioè di reti che riducono i picchi di consumo e dunque l’inefficienza economica connessa ai fenomeni di sovraccarico. Contatori «smart» forniranno agli utilizzatori e ai fornitori informazioni in tempo reale per rendere più efficiente il consumo personale e per ottimizzare le produzioni. Le «smart grid» faciliteranno l’integrazione di fonti locali di energia nella rete principale che, a sua volta, consentirà l’inserimento di tecnologia fotovoltaica nei nuovi edifici. L’autonomia energetica potrà quindi derivare sia da una maggiore sensibilità ambientale sia dalla paura, sia dal desiderio di isolamento in «ghetti da ricchi». È anche probabile che i problemi di inquinamento urbano diventino così urgenti da indurre interventi e misure nei trasporti con politiche di gestione del traffico più intelligenti, potenziamento del trasporto pubblico, veicoli elettrici e l’impiego di materiali capaci di assorbire l’inquinamento. I clienti – e le autorità pubbliche – saranno più sensibili agli aspetti di manutenzione, riparabilità, smaltimento «pulito», da includere nel prezzo di acquisto del prodotto o del servizio in una logica di «costo totale» lungo l’intero ciclo di vita. Per far fronte alle sfide del nostro tempo, devono essere sviluppate competenze multidisciplinari e trasversali ai diversi settori industriali. Che cosa significa edilizia sostenibile? L’eco-innovazione deve procedere di pari passo con l’innovazione sociale e secondo quali priorità? Questi due aspetti sono strettamente connessi. Un edificio sostenibile deve essere integrato all’interno di un modello sostenibile di pianificazione urbana. Ecoinnovazione e innovazione sociale non 11 12 possono essere separate. Già nel sedicesimo secolo, ad esempio, a Venezia avevano progettato lo sviluppo della città nel suo ambiente naturale e avevano capito che ogni cosa era legata, che il flusso della laguna doveva essere rispettato. Gli edifici devono essere sostenibili per le persone nel loro ambiente. Una città è prima di tutto un luogo di scambio tra le persone che vi trascorrono gran parte del proprio tempo, e tra i residenti, i visitatori e i city users in genere. Ogni cosa deve essere immaginata attorno a queste persone, attorno a questi scambi che sono la base della società e dell’economia. Inoltre oggi dobbiamo coniugare due dimensioni, quella dello spazio fisico e quella dello spazio digitale, cioè quella del rapporto di prossimità reso possibile da internet. La città fisica non può essere disegnata in modo disgiunto dalla e-city. Internet è uno strumento che, da un lato, rafforza la comunicazione con il mondo e, dall’altro lato, con l’ambiente prossimo, promuovendo la vita locale con la comunicazione tra residenti e visitatori. Le iniziative del Comune di Venezia per potenziare l’utilizzo di reti a fibra ottica e di punti Wifi è un ottimo esempio di queste diverse potenzialità. Devono essere sviluppate competenze multidiscipli- nari e trasversali rispetto ai diversi settori industriali. Pianificatori, architetti e designer dovrebbero essere più umili e ascoltare più attentamente gli abitanti futuri, guardarli negli occhi. In ogni settore economico, e in particolare in quello delle costruzioni, ascoltare è la migliore fonte di creatività ed evita i passi falsi. Non siamo macchine: abbiamo un bisogno vitale di beni immateriali e di bellezza. Costruire un ambiente di vita esteticamente gradevole è parte integrante dell’innovazione ambientale e sociale. È sempre indispensabile ascoltare altri specialisti per mettere a punto un progetto di pianificazione urbana. Non è tollerabile che brillanti architetti, ingegneri, esperti di ICT, funzionari pubblici e sociologi lavorino in completo isolamento. Buoni esempi del passato sono Francesco di Giorgio Martini, allo stesso tempo pittore, ingegnere e architetto, e Filippo Brunelleschi, che ha definito la prospettiva lineare centrica e ha supportato nella gestione e con l’insegnamento il completamento della costruzione del Duomo di Firenze. Una buona cultura generale è essenziale per consentire agli specialisti di elaborare, attraverso il dialogo, una vera e propria intelligenza collettiva in progetti di pianificazione urbana capaci di creare ambienti di vita che rispettano il contesto circostante e che promuovono lo sviluppo delle persone. Gli ambienti di vita devono vivere, devono essere disegnati per evolvere nei decenni. Non sono «expo» mondiali concepiti per una rapida distruzione. Tutto ciò ci riporta all’economia della funzionalità. Le funzioni «utili» non si riferiscono unicamente ai bisogni razionali e materiali. L’uomo non segue la gerarchia dei bisogni di Maslow secondo cui dobbiamo prima soddisfare i nostri bisogni materiali e solo in seguito quelli immateriali o spirituali. Poiché non siamo macchine, abbiamo in realtà un bisogno vitale di beni immateriali, di amore, amicizia e anche di bellezza. Costruire un ambiente di vita caratterizzato dalla bellezza è parte integrante dell’innovazione ambientale e sociale. Nel lungo periodo è anche vantaggioso dal punto di vista economico, poiché le popolazioni che vivono in contesti ambientali esteticamente gradevoli sono stimolate e diventano più creative in tutti i settori.