Molte rappresentazioni degli Zanni furono

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Copione Laboratorio teatrale del B.E.Y.
(Banjar
di
luogo d’ incontro
–
delle comunità balinesi
Esoteatro
Ygramul)
metodo teatrale-patafisico
di Vania Castelfranchi
Saltymbanco (Ottobre 2010 – Giugno 2011)
– gruppo di ricerca di
teatro antropologico
* http://saltymbanco.blogspot.com *
VI Percorso laboratoriale dopo…
> I Anno (2005-2006) :
'La Guerra è solo un inutile gioco' (da Bertolt Brecht)
foto di scena al Teatro Verde
> II Anno (2006-2007) :
'Onda è la Parola' (da Canovacci Picareschi)
foto di scena a Granada (Spagna)
> III Anno (2007-2008) :
'Nel bel mezzo di un gelido Inverno' (da K.Brannagh)
foto di scena al Teatro Ygramul
> IV Anno (2008-2009) : '3 Pass(zz)i all'Inferno' (da Dante Alighieri)
Locandina dello Spettacolo
> V Anno (2009-2010) :
‘La Pace’ (da Aristofane)
foto di scena a Vetralla (Viterbo)
Drammaturgia di Vania Castelfranchi tratta dalle opere di:
Teatro YGRAMUL
via Nicola Maria Nicolai 14
www.ygramul.net
[email protected]
cell. 3271974360
I° Parte Copione
William Shakespeare
Carlo Goldoni
La Smorfia (Arena-Decaro-Troisi)
Antonio Petito
Canovacci di Commedia dell’Arte
Documentazioni di Giullarate Medioevali
Ettore Petrolini
Laboratorio Saltymbanco – “Il Sogno di Pulcinella”
1
“Il Sogno di Pulcinella”
Tema Scelto dal Gruppo Saltymbanco:
‘ L’educazione alla Fantasia contro
l’omologazione e la volgarità’
10 Interpreti e Ruoli
:
ALESSANDRO
Zanni Servitore Ciociaro
“Gliu Cappéglie”
FRANCESCA (Franz)
il Magnifico Mercante Veneto
“Pantalun de’ Bezzi”
SERGIO
l’Amante Francese
“Jiramun”
CHIARA
Servitore furbo Napoletano
“
”
ESTER
Zanni Narratrice
“Canta-Bella”
I° Parte Copione
CLOTILDE
Capitano di Ventura
“Gran Ventone”
ANDREA
Servitore Furbo
“Arlecchino”
GIULIA
Colombina Inglese
“Lady Pigeon”
CARMEN
Servitrice bergamasca
“Brighelletta”
ELISABETTA
Dottoressa bolognese
“La Balanza”
Laboratorio Saltymbanco – “Il Sogno di Pulcinella”
2
Struttura del Canovaccio di Commedia dell’Arte e di Giullaria :
(inventata da Vania Castelfranchi seguendo le linee dei Canovacci del 1500-1600
e le poche informazioni sugli spettacoli dei giullari del 1100-1200 con maggiore ispirazione
da ‘Il Sogno di una notte di Mezza Estate’ di W.Shakespeare ‘A Midsummer Night’s Dream’)
da pag. 1 a 14 Schede INFORMATIVE per gli Attori/ci
- Presentazione dei Personaggi e Dinamiche tra i Ruoli (da pag. 15 a pag. 18- circa 6 minuti)
La Zanni Narratrice (Canta-Bella) introduce il suo amico Zanni Servitore (Gliu Cappèglie)
che è preoccupato per il giovane innamorato (Jiramun). Questi difatti vuole sposare la bella
Colombina (Pigeon) ma il Capitano (Gran Ventone), il Mercante (Pantalun) e la
Dottoressa (la Balanza) sono contrari e stanno gettando in ridicolo e nella volgarità
tale amore; l’intera città parla male di questa coppia!
il Servo (Arlecchino) della dama Colombina ha idea di far fuggire i due amanti,
perché l’amore trionfi lontano da tutte quelle falsità.
Ma le malevoli e basse parole dei tre potenti hanno convinto la serva (Brighelletta) che
quest’amore sia solo d’interesse ed ella stessa vuole contrastarlo!
Pulcinella, amico di Jiramun, conoscendo i segreti della foresta, userà la magia in essa racchiusa
per mostrare la verità sull’amore, far vincere la fantasia e portare ogni volgarità alla sincerità.
- Introduzione al Tema centrale dell’Opera
(da pag. 19 a pag. 22- circa 6 minuti)
Jiramun e Pigeon sono innamorati.
I tre potenti della Città ne sparlano.
Arlecchino che organizza la fuga con Pulcinella e i due Zanni servitore e narratore.
Brighelletta vuole inseguire la coppia per provare la falsità del loro amore.
- Scenette ad incastro tra tutti i Personaggi
(da pag. 23 a pag. 30- circa 12 minuti)
Jiramun e Pigeon litigano nella foresta
Brighelletta insegue gli amanti.
lo Zanni e Arlecchino inseguono Brighelletta e si perdono.
I tre potenti si perdono nella foresta e li incontrano.
Brighelletta incontra Jiramun e prova inutilmente a sedurlo.
Pulcinella parla con gli animali e le Fate (Zanni Narratore) e sparge la Magia sul bosco.
La Magia ha effetto su tutti/e.
- Nodo centrale della Trama
(da pag. 31 a pag. 38- circa 12 minuti)
Per effetto del Magico tutti i Ruoli si scambiano in una Carrellata rapida di
scenette ed incontri ad incastro ove vivono tutte le emozioni:
Canzoni, Beffe, Danze, scene di gelosia, scontri, baci e trasformazioni…
- Scioglimento del Nodo
(da pag. 39 a pag. 42- circa 6 minuti)
Pulcinella e lo Zanni Narratore fanno sparire la magia e si riformano le coppie:
Arlecchino fa pace con la moglie Brighelletta.
il Mercante e il Capitano si confessano e si lasciano in un pianto di sincerità.
la Dottoressa si innamora dello Zanni servitore e lo seduce.
I due amanti si ritrovano e appacificano.
- Finale con Festeggiamento
(da pag. 43 a pag. 46- circa 6 minuti) In totale circa 45 minuti
Tutti i Personaggi tornano in città e con un Coro e una Danza festeggiano
i Matrimoni e soprattutto la Fantasia e la Sincerità acquisite.
I° Parte Copione
Laboratorio Saltymbanco – “Il Sogno di Pulcinella”
3
Sintetiche Informazioni sui CARATTERI delle MASCHERE e nostre modifiche
____________________
ALESSANDRO
ZANNI SERVITORE _______________
“Gliu Cappéglie”
Per il nostro Spettacolo è di origine Ciociara, quindi parlerà sia in italiano sia, ogni tanto,
in dialetto della Ciociaria (io ho inserito già qualche termine, poesie, modi di dire…
ma sarebbe buono che Alessandro stesso li aggiungesse mano a mano che lo spettacolo prenderà
forma). Il suo Colore primario (nel vestiario) sarà il ROSSO. Il suo
Elemento Mimesico (metodo Costa) il FANGO e il suo Animale evocativo
(metodo Strasberg) l’AVVOLTOIO. E’ la Mancanza, la Fame, la Povertà,
il Vuoto ma anche l’Ingordigia nella sua banale e lineare semplicità.
Il Costume avrà una Base da Zanni del 1600 (con una Mantellina/Sciarpa
Rossa, una casacca semplice bianco-grigia, un Cappello grande – da cui il
suo Nome in dialetto – una spadaccia finta di legno – in realtà un Randello
– uno strumento musicale scordato e stonato – chitarrina –
e la maschera con il naso molto lungo e a punta).
Il nome di Zanni, come Zuan, è una versione veneta del nome Gianni,
un nome molto diffuso nel contado veneto-lombardo da dove venivano
la maggior parte dei servitori dei nobili e dei ricchi mercanti veneziani.
Lo Zanni è un personaggio fra i più antichi della Commedia dell'Arte, ma ben presto lasciò strada a
servitori che divennero più importanti con nomi propri che li distinguessero tra loro nel corso della
storia della commedia dell'arte quindi nacquero i primi zanni (servi astuti) come Frittellino,
Beltrame e Brighella; i secondi zanni (quelli sciocchi) molto più famosi a causa della bravura degli
attori che li rappresentavano e l'impatto che avevano sul pubblico fra questi vanno citati
Arlecchino, Pulcinella, Mezzettino e Truffaldino. Prima di sdoppiarsi nelle due tipologie di servo
furbo e sciocco, Zanni era un personaggio a sè stante e che viveva di vita propria.
Le testimonianze iconografiche lo mostrano come il classico villano, con un costume a falde larghe (cioè una sorta di
canapa non trattata, quindi di un colore beige, tendente al giallo o al grigio), l'abito normalmente indossato dai contadini
durante il lavoro nei campi, un cappello particolare largo intorno alla testa ma soprattutto con una visiera lunga, un po'
come quello dei goliardi universitari di qualche decennio fa.
La sua maschera è rappresentata di cuoio bianco o quantomeno più chiara rispetto alle maschere nere come quelle di
Pantalone o dello stesso Arlecchino.
Nelle più antiche testimonianze iconografiche Zanni è il servo di Pantalone (che nei primi anni della commedia si
chiamerà il Magnifico) nella Raccolta delle incisioni detta Fossard, Zanni viene chiamato Zany Corneto forse a causa
del resto del corno che orna la sua maschera, come anche quella di Arlecchino, residuo dell'origine diabolica degli
zanni. Nella stessa raccolta di incisioni, databili alla metà del XVI secolo con didascalie scritte in francese, appare già
un Arlecchino archetipo dello zanni sciocco (Harlequin nel testo).
Zanni è un vero e proprio deus ex machina delle parti comiche dell'azione.
Nei vari affreschi lo vediamo strimpellare serenate, rubare il vino al padrone
(sempre il solito Pantalone), e riportarlo a casa bastonato caricato su di un
mulo che Zanni fa camminare soffiandogli con un mantice sotto la coda.
Molte rappresentazioni degli Zanni furono composte nei primi anni del 1600,
quindi nel periodo d'oro della Commedia dell'Arte.
I° Parte Copione
Laboratorio Saltymbanco – “Il Sogno di Pulcinella”
4
___________________CAPITANO
CLOTILDE
di VENTURA ___________
“Gran Ventone”
Per il nostro Spettacolo è di origine romana ma parla in un italiano fintamente colto e forbito
(io ho inserito già qualche termine, ma sarebbe buono che Clotilde stessa ne aggiungesse altri
mano a mano che lo spettacolo prenderà forma). Il suo Colore primario (nel vestiario) sarà il BLU.
Il suo Elemento Mimesico (metodo Costa) il FUMO e il suo Animale evocativo (metodo Strasberg)
la GRU o lo STRUZZO. Rappresenta la Sospensione, la Bugia, la Simulazione.
Il Costume avrà una Base da Capitano del 1600 (con un ampio Mantello Blu,
una casacca elegante e sfarzosa, con nappe, bottoni, medaglie e gorgiera di
stoffa. Sbuffi sui polsini e tanta stoffa in eccesso e ‘gonfia’ –da qui in nomesulla parte alta del corpo, mentre una calzamaglia stretta cingerà le gambe.
Una grande e lunga spada di legno, un cappello elegante e la maschera con
baffetti e un naso curvo e snob).
Maschera ligure, detto anche Capitan Spaventa e Capitan Matamoros….si tratta di uno spadaccino
molto particolare, in quanto alla spada preferisce combatte più con la lingua per colpire i nemici.
È un giovane di bella presenza con baffetti e pizzetto castano, con un abito colorato a strisce gialle
e arancioni ed un grosso cappello piumato, ricchi stivali ed un’enorme spada da moschettiere come
i gentiluomini del ‘600 che trascina facendo molto rumore. È un soldato spagnolo di ventura magro e lunatico con voce
tonante e cavernosa, prepotente, codardo e vile, divulgatore di gigantesche frottole di imprese strepitose. È solito
prendere in giro gli ufficiali del suo tempo.
Il Capitano è una delle più antiche maschere della Commedia dell'arte. La sua genesi risale al Pirgopolinice del Miles
gloriosus di Plauto e al Trasone dell'Eunuco di Terenzio. Rinato in altre forme nel teatro italiano del 1500,
impersonificava a volte il soldato di nobili sentimenti ed estroso o il vanaglorioso
spaccone che si vantava di titoli non posseduti e di imprese mai compiute: in entrambi i
casi malcelava in realtà il terrore di dover affrontare una battaglia o un duello,
contrariamente a quanto invece affermava di continuo a parole.
Con la dominazione spagnola dell'Italia e dopo la discesa di Carlo V, il Capitano assunse
sempre più i connotati del soldato spagnolo, acquisendo dizione e modi di dire
prettamente iberici. Viene quindi portato in scena più volte contrapposto ai Mori o come
zimbello di una farneticante vanagloria attribuita al soldato spagnolo, notoriamente
malvisto dagli italiani che ne deprecavano la prepotenza e l'arroganza.
Il vestito ricorda le divise dei soldati spagnoli dell'epoca,
arricchito però da ninnoli e nastri e molto variopinta. Ha un
grosso naso e vistosi baffoni: un elemento comune alle
successive variazioni della maschera rimarrà il grande
spadone che trascina rumorosamente ed in maniera
impacciata al suo fianco. Mentre Capitan Matamoros è
borioso, spaccone e sostanzialmente ridicolo (in ordine
cronologico è successivo alla maschera di Andreini), Capitan
Spaventa è la controparte seria e sognatrice di nobile animo e alti sentimenti, quasi un
sognatore.
Ispirate alla maschera sono numerosi varianti come Capitan Corazza, Capitan Cardone,
Rinoceronte, Terremoto, Spezzaferro, Spaccamonti, Capitan Rodomonte. Sempre al
capitano sono riconducibili poi numerose derivazioni della maschera adottate dal carnevale
napoletano o più in generale dalla letteratura, come Capitan Fracassa.
I° Parte Copione
Laboratorio Saltymbanco – “Il Sogno di Pulcinella”
5
_________il MAGNIFICO
FRANCESCA (Franz)
MERCANTE VENETO _______
“Pantalun de’ Bezzi”
Per il nostro Spettacolo è di origine Veneta, quindi parlerà sia in italiano sia, ogni tanto,
in dialetto (io ho inserito già qualche termine, poesie, modi di dire… ma sarebbe buono
che Franz stessa li aggiungesse mano a mano che lo spettacolo prenderà forma).
Il suo Colore primario (nel vestiario) sarà il VIOLA. Il suo Elemento Mimesico (metodo Costa) il
LATTE e il suo Animale evocativo (metodo Strasberg) il GALLO o il PELLICANO.
E’ il simbolo della Vecchiaia, della Convivenza, dell’Equilibrio tra Eros-Vita e
Dolore-Morte. Il Costume avrà una Base del 1600 (con un Mantello lungo e
strascicato, degli ampi pantaloni cadenti e gonfi, una casacca ricca ed elegante ma
molto abbondante, un Cappellino piccolo a papalina, una scarsella o sacca
capiente alla cintura, un corto bastone per appoggiarsi o dare ordini, e la maschera
con il naso molto corto e aquilino ed una barbetta lunga e bianca).
Pantalone nasce a Venezia intorno alla metà del '500, rappresenta il tipico mercante vecchio, avaro e
lussurioso. Un simile personaggio era già presente nelle commedie erudite rinascimentali, ma la sua
vera origine viene fatta risalire al personaggio del Magnifico che recitava nelle piazze accanto al
servo Zanni, con contrasti comici che man mano conquistarono i primi palcoscenici della Commedia
all'improvviso o dell'arte.
Già nel 1559 il poeta e drammaturgo fiorentino Anton Francesco Grazzini, detto il Lasca,
testimoniava la presenza del Magnifico nelle piazze e poi nei teatri di Firenze con il suo Canto de' Magnifichi e Zanni.
La figura e la tipologia del personaggio di Pantalone derivano direttamente da quella del
mercante veneziano del XVI secolo, una lunga zimarra nera che copre una calzamaglia rossa
come si può vedere in numerose raffigurazioni d'insieme dei pittori veneziani rinascimentali
come Vittore Carpaccio, Jacopo Bellini e il figlio Giovanni, il Veronese ecc. Uno dei primi
attori della Commedia dell'Arte ad indossare i panni del mercante veneziano fu il celebre Giulio
Pasquati da Padova, attore che lavorò nella più famosa compagnia comica dell'inizio del '600: la
compagnia dei Gelosi. In origine anche Pantalone, come Arlecchino, compariva in scena
soltanto con la calzamaglia rossa come si può vedere in una serie di incisioni nella Raccolta
Fossard della metà del '500. In queste rappresentazioni, Pantalone, appare di corporatura
robusta e sgraziata, fasciata dalla calzamaglia dei saltimbanchi di piazza, la maschera nera con il
naso adunco, la barbetta da capra, una cintura a cui sono appese una borsa di denaro e un
piccolo coltello a doppia lama, classico strumento di mercanti e artigiani, chiamato pistolese, da
lui usato negli scontri col pavido Capitano e i servi Zanni, Arlecchino e Pulcinella.
Pantalone, è un vecchio vizioso che insidia le giovani innamorate,
le cortigiane, più spesso le servette della commedia. È una delle
maschere più longeve della Commedia dell'Arte. Nasce
all'improvviso, con la nascita stessa della commedia, e attraversa quasi indenne, tre secoli.
Supera anche la riforma della commedia di Goldoni, perdendo però il suo aspetto più
comico per conformarsi alla più rassicurante figura del padre burbero, avaro, conservatore
dei Rusteghi e del Sior Todero brontolon.
I nomi di Pantalone e Todero, secondo alcuni storici del teatro, hanno una derivazione
simile, infatti sia a San Pantaleone che a San Teodoro i veneziani tributavano una
particolare devozione, San Todaro era stato il primo patrono della città prima dell'arrivo
delle reliquie di San Marco.
Nel passaggio al teatro riformato, Pantalone perse la maschera, ma non il suo carattere e la
figura allampanata che con il passare del tempo diventava sempre più curva, come quella
di chi sta al banco a contare ducati d'oro. Il suo carattere è irascibile e violento come si
vede nelle raccolte dei canovacci delle commedie dell'arte del '600-700.
I° Parte Copione
Laboratorio Saltymbanco – “Il Sogno di Pulcinella”
6
___________________
ANDREA
SERVITORE FURBO
______________
“Arlecchino”
Per il nostro Spettacolo è di origine indefinita, quindi parlerà in italiano sia, anche se
ogni tanto accennerà ad altri dialetti (io ho inserito già qualche termine, modi di dire…
ma sarebbe buono che Andrea stesso li aggiungesse mano a mano che lo spettacolo prenderà
forma). Non ha un Colore primario (nel vestiario) ma un ARCOBALENO caotico di colori. Il suo
Elemento Mimesico (metodo Costa) il FUOCO e il suo Animale evocativo (metodo Strasberg) la
SCIMMIA o il CANE. Rappresenta il Dubbio, la Dualità e la Scelta della Complessità.
Il Costume avrà una Base da Arlecchino del 1600 (con una Mantellina cortissima
bianca, una casacca semplice e piena di toppe e di colori, un Cappello corto e tondo,
un bastone e la maschera con il naso corto, tozzo e schiacciato ed un cornetto/bozzo
sulla fronte).
La maschera di Arlecchino ha origine dalla contaminazione di due tradizioni: lo Zanni bergamasco da
una parte, e "personaggi diabolici farseschi della tradizione popolare francese", dall'altra. La carriera
teatrale di Arlecchino nasce a metà del cinquecento con l'attore di origine bergamasca Alberto Naselli
noto come Zan Ganassa che porta la commedia dell'arte in Spagna e Francia sebbene fino al 1600 - con
la comparsa di Tristano Martinelli - la figura di Arlecchino non si possa legare specificatamente a nessun
attore.
L'origine del personaggio è invece molto più antica, legata com'è alla ritualità
agricola: si sa per certo, infatti, che Arlecchino è anche il nome di un demone
ctonio, cioè sotterraneo. Già nel XII secolo. Orderico Vitale nella sua Historia Ecclesiastica
racconta dell'apparizione di una familia Herlechini, un corteo di anime morte guidato da questo
demone/gigante. E allo charivari sarà associata la figura di Hellequin. Un demone ancora più
noto con un nome che ricorda da vicino quello di Arlecchino è stato l'Alichino dantesco che
appare nell'Inferno come capo di una schiatta diabolica
La stessa maschera seicentesca evoca in maniera abbastanza palese il ghigno nero del demonio
presentando il resto di un corno perso dal diavolo nel suo aspetto più umanizzato.
Quanto alla radice del nome, è di origine germanica Hölle König (re dell'inferno), traslato in
Helleking, poi in Harlequin, con chiara derivazione infernale. Questa interpretazione
"infernale" del nome è di chiara matrice cristiana. In epoca pagana era credenza condivisa in tutto il centro e nord
europa che nel periodo "oscuro" (invernale) dell'anno e in occasione di feste particolari come la notte di Valpurga una
Caccia Selvaggia composta di spiriti dei morti corresse per il cielo e sulla terra, con a capo una divinità a seconda del
pantheon del luogo; questa Caccia Selvaggia pagana è divenuta poi la schiera dei morti inquieti (i "dannati") sotto il
cristianesimo. I nomi sono numerosi per designare questa cavalcata spaventosa. Il francese Hellequin viene forse dal
danese erlkonig. Inizialmente, le Hellequins - o Herlequins - erano le donne che cavalcavano con la dea della morte Hel,
durante le cacce notturne. Ma passando nella cultura francese, Hel divenne un uomo, il re Herla o Herlequin (dall'antico
inglese Herla Cyning poi erlking, tedesco Erlkönig, danese erlkonig, allerkonge, elverkonge, cioè, letteralmente, il "re
degli elfi" ). Hellequin - o Hellkin, Hennequin, Hannequin, Herlequin, Arlequin, uno spirito della natura mascherato che
sarà ereditato dalla commedia dell'arte italiana, conserverà soltanto l'aspetto del travestimento del personaggio.
Ma il particolare che accomuna tutti gli Zanni della Commedia dell'Arte è lo spirito
villanesco, alle volte arguto (come il seicentesco Bertoldo di Giulio Cesare Croce), ma
più spesso sciocco, ovvero quello del povero diavolo, come nei servi delle commedie
sin dall'epoca di Plauto, attraverso le commedie erudite del Quattro-Cinquecento, sino
alle commedie alla villanesca di Angelo Beolco, che attorno al primo Cinquecento
metterà in scena le sventure del contadino Ruzante. Già durante il Medioevo, del resto,
un certo aspetto di comicità appare con demoni che si aggiravano sulle scene delle
sacre rappresentazioni: questo era da un lato probabilmente un tentativo di esorcizzare
le paure del soprannaturale, ma anche di mettere in burla il potere dei demoni pagani
della terra che erano ancora molto presenti nell'immaginario popolare, soprattutto nelle
campagne.
I° Parte Copione
Laboratorio Saltymbanco – “Il Sogno di Pulcinella”
7
_______________ AMANTE FRANCESE
SERGIO
____________
“Jiramun”
Per il nostro Spettacolo è di origine Parigina, quindi parlerà sia in italiano sia, ogni
tanto, in uno strano e burlesco francese (io ho inserito già qualche termine, poesie,
modi di dire… ma sarebbe buono che Sergio stesso li aggiungesse mano a mano che
lo spettacolo prenderà forma). Il suo Colore primario (nel vestiario) sarà il VERDE
CHIARO. Il suo Elemento Mimesico (metodo Costa) l’ ACQUA e il GHIACCIO suo
Animale evocativo (metodo Strasberg) il PICCIONE. Simbolicamente rappresenta il Desiderio,
nella sua duplice forma di Amore e Possesso, il Tendere ma anche l’Afferrare.
Il Costume avrà una Base da Amante Goffo o da ‘Tartaglia’ del 1600 (con una
Mantellina/Sciarpa bianca ed un fazzolettone blu, un vestito semplice ma un po’
buffo di colore verde chiaro a righe, un cappello tondo e corto ed una maschera tra
il Sognatore e lo Stupido).
Maschera napoletana del ‘600. Il suo nome deriva dal fatto che è balbuziente. Rappresenta un vecchio
notabile presuntuoso invadente, ridicolo nel vestire, goffo e con ventre grasso, grossi occhiali sul naso
adunco, è calvo. Indossa un abito verde variegato di giallo, calze bianche, mantello ed un ampio
cappello grigio. Porta un paio di pantaloni al ginocchio, le scarpe con la fibbia, una camicia con gli
sbuffi e grande colletto tipo gorgiera, la giacca con le punte, non porta la maschera. Spesso è
innamorato od invaghito e cerca disperatamente di sposarsi.
Lotta con la sua goffaggine e con i suoi difetti del
parlare.
Tartaglia è un personaggio minore della commedia dell'arte . E 'miope e
con una terribile balbuzie (da qui il suo nome), lui di solito è classificato
come uno del gruppo di vecchi personaggi (Vecchio) che compare in
molti scenari, come uno degli amanti ( Innamorati ). Il suo status sociale
varia, lui a volte è una, ufficiale giudiziario avvocato, notaio o il
farmacista. Drammaturgo Carlo Gozzi lo ha trasformato in uno statista,
e così rimase in seguito.
Si ritiene che come Maschera sia nata nel 1630 ad opera di un certo
Beltrami di Verona.
Tartaglia ottenne il suo maggior successo a Napoli dove, verso la metà
del Seicento, era interpretato da Carlo Merlino, seguito da Agostino
Fiorilli. In epoca recente da ricordare Gianfranco Mauri in "Arlecchino
servitore di due padroni" di Goldoni, per la regia di Giorgio Strehler.
I° Parte Copione
Laboratorio Saltymbanco – “Il Sogno di Pulcinella”
8
_____________ COLOMBINA INGLESE
____________
“Lady Pigeon”
GIULIA
Per il nostro Spettacolo è di origine londinese, quindi parlerà sia in italiano sia, ogni
tanto, in uno strano e burlesco inglese (io ho inserito già qualche termine, poesie, modi
di dire… ma sarebbe buono che Giulia stessa li aggiungesse mano a mano che lo
spettacolo prenderà forma). Il suo Colore primario (nel vestiario) sarà
l’ AZZURRO. Il suo Elemento Mimesico (metodo Costa) l’ ACQUA e il
suo Animale evocativo (metodo Strasberg) la COLOMBA o il PAVONE.
Simbolicamente rappresenta la Femminilità, nella sua duplice forma di
Mostrarsi e Nascondersi, il Promettere ma mai Regalare.
Il Costume avrà una Base da Colombina di Corte (con un’ampio
panneggio, un vestito elegante e con una bella gonna, tutto di colore
azzurro, un cappellino leggero ed elegante, una maschera piccola ed
ammiccante, con forma felina).
Colombina è il nome di una maschera veneziana della Commedia dell'Arte.
È la scaltra servetta spesso fidanzata di Arlecchino. È molto maliziosa e convince
Arlecchino ad esaudire ogni suo desiderio, soprattutto a comprarle tutto ciò che
desidera.
Nelle rappresentazioni è spesso oggetto di attenzioni da parte del padrone Pantalone, la qual cosa provoca la gelosia in
Arlecchino.
Nelle prime rappresentazioni della Commedia dell'Arte non esiste nessuna attrice con il nome d'arte Colombina, la vera
Colombina (o Colombine alla francese) ha debuttato soltanto alla fine del '600 nel teatro parigino della ComédieItalienne. Il testo più antico dove compare citato il nome di Colombina è: Cicalamento in canzonette ridicolose, o vero
Trattato di matrimonio tra Buffetto, e Colombina comici (1646) scritto dal celebre Buffetto, Carlo Cantù
Marie Catherine Biancolelli (1665 - 1716) debuttò nel 1683 con il nome
di Colombine, la Biancolelli faceva parte di una famiglia di comici
dell'arte che per lungo tempo dominò la compagnia dei comici italiani in
Francia, il più celebre della famiglia fu l'Arlecchino Dominique Biancolelli
uno degli attori più amati e celebrati dai francesi. Il testo drammaturgico
più famoso in cui compare Colombina è la commedia Colombine avocat
pour et contre canovaccio rappresentato nel giugno 1685 e più volte
rimesso in scena sia al Théatre Italienne che in seguito al teatro della Foire.
Qui i personaggi di Arlequin e Colombine recitano in una lingua franca mista
tra il francese, l'italiano e il dialetto veneto-bergamasco, residuo dell'origine
italiana degli attori, ormai francesi a tutti gli effetti. È la più conosciuta tra
le "servette", è briosa e furba. Nata a Siena, sulla scena è spesso moglie
o fidanzata di Arlecchino, ma anche se viene corteggiata dal
padroncino o dai suoi amici, rimane fedele allo sposo o al fidanzato.
Favorisce gli intrighi amorosi della sua padrona Rosaura, raggirando
il padre burbero e severo. Consegna bigliettini segreti e organizza
incontri lontani da occhi indiscreti. Talvolta è bugiarda ma sempre a fin di bene. È civetta,
intelligente, chiacchierona, vivace, maliziosa e pungente, graziosa e parla veneziano. Prende
in giro le persone che le stanno vicino ed è portata a farsi beffe di loro. Con i padroni vecchi
e brontoloni va poco d’accordo e schiaffeggia sempre chi osa importunarla mancandole di
rispetto. Veste un corpetto e un’ampia gonna a balze e ha un grembiulino con qualche toppa provvisto di tasche in cui
infilare i biglietti d’amore. Sul capo porta una "crestina", il fazzolettino tipico delle cameriere, fermato da un nastro.
Non porta la maschera, indossa una cuffia e un vestito a strisce verticali bianche e blu che spiccano sulla gonna blu e
sulle calze rosse. Ha il grembiule a balze e sul lato è arricchito da un fiocco rosa. Sulla fibbia delle scarpe nere c’è un
fiocchetto azzurro.
I° Parte Copione
Laboratorio Saltymbanco – “Il Sogno di Pulcinella”
9
________ SERVITORE FURBO Napoletano
CHIARA
__________
“
”
Per il nostro Spettacolo è di origine napoletana, quindi parlerà sia in italiano sia, ogni
tanto, in dialetto (io ho inserito già qualche termine, poesie, modi di dire… ma sarebbe
buono che Chiara stessa li aggiungesse mano a mano che lo spettacolo prenderà forma). Il suo
Colore primario (nel vestiario) sarà il BIANCO. Il suo Elemento Mimesico (metodo Costa) l’ ARIA
o la NUVOLA e il suo Animale evocativo (metodo Strasberg) il PULCINO. E’ la rappresentazione
degli Spiriti, in un carattere ingenuo e infantile, Alieno e Curioso, il Vagare
come se facesse parte di un’altra realtà.
Il Costume avrà una Base da Pulcinella classico della Commedia dell’Arte (con
un’ampio camicione e pantalone bianchi, con mille sbuffi di stoffa leggeri e
larghi, cintura nera, cappello a punta bianco ed una maschera rotondeggiante e
grinzosa con naso adunco).
È la maschera di Napoli, figura buffa e goffa, è di umore mutevole e pauroso. Ha un carattere
poco affidabile e cerca di uscire dalla situazione in cui si è cacciato con ogni mezzo a
disposizione. L’unico suo affanno è procurarsi il cibo, per il quale è disposto a raccontare bugie,
rubare e farsi prendere a bastonate, l’aspirazione più grande è bere e
mangiare, è un gran goloso di maccheroni. La maschera di Pulcinella
si adatta ad ogni ruolo che spesso cambia, qualsiasi sia il mestiere:
servo, padrone, domestico, capitano, vecchio, magistrato o falegname,
ma in nessun caso atletico. Sobrio e lento nei movimenti ma gesticola
sempre, goffo e di poche parole, ma quando parla, è sempre secco e
mordace. Il suo ideale di vita è il dolce far niente. Il suo carattere ha
sfumature molto contrastanti: furbo, coraggioso oppure vigliacco.
Porta con sé un mandolino, sa cantare dolcemente e prende la vita con allegria, senza
prendersela troppo. Pur essendo spesso fatto oggetto di pesanti bastonate, egli riesce
simpatico anche ai potenti che prende in giro e inganna con amabile furbizia. Porta una
camicia bianca con lunghe maniche che coprono le mani e un cinturone nero alla vita che
mette in evidenza il pancione e pantaloni molto ampi e morbidi anch’essi bianchi. La sua
maschera è nera con le rughe e un grande naso aquilino. Bianco cappello a pan di zucchero e
gobba. Le sue scarpe sono nere e lunghe con i calzini rosa scuro. Questa maschera può
considerarsi la più antica del nostro Paese. Già conosciuta ai tempi dei romani e sparita con
l’arrivo del Cristianesimo, la maschera è risorta nel ‘500 con la Commedia dell’Arte. Da
allora personifica virtù e vizi del borghese napoletano, ma accolto in tutt’Europa ha assorbito le
caratteristiche dei luoghi: in Inghilterra è Punch, corsaro e donnaiolo, in Germania è Hanswurst cioè
Giovanni Salsiccia, in Olanda è Tonelgeek, ed in Spagna è Don Christoval Polichinela. Derivazioni
locali della figura di Pulcinella possono essere considerati: il trasteverino Meo Patacca e il bravaccio
popolare napoletano Sitonno.
Pulcinella è una delle maschere più note della tradizione italiana meridionale. La sua origine risale al
Seicento, essendo la sua presenza documentata da diverse raffigurazioni dell'epoca. Alcuni tuttavia
rintracciano le sue origini nei personaggi delle "fabulae atellanae" come Macco e Dosseno, di cui
conserva alcuni caratteri esteriori e interiori, come la gobba e il ventre sporgente, unite ad una certa
malizia. L'abito di scena richiama quello dello Zanni, con l'ampio camicione bianco serrato dalla
cintura nera tenuta bassa sopra i calzoni cadenti. La sua maschera è nera, glabra, con gli occhi piccoli
e il naso adunco, che dava alla voce degli attori una caratteristica tonalità stridula e chioccia. Alcuni
attori e burattinai utilizzavano un particolare strumento detto "sgherlo" o "pivetta", per accentuare
questa caratteristica della voce. Alla voce e al naso a becco sembra essere legato anche il nome
pulcinella, da "pulcino". Il carattere del personaggio richiama quello dello Zanni, pur essendo più
complesso e articolato. Servo sciocco e insensato, non manca spesso di arguzia e buon senso
popolare. In lui si mescolano un'intensa vitalità ed un'indole inquieta, triste e sempre pronta a stupirsi delle cose del
mondo. Secondo la tradizione primo interprete e principale inventore del personaggio di Pulcinella fu l'attore Silvio
Fiorillo, vissuto nella seconda metà del Cinquecento, che lo condusse alla notorietà insieme alla Compagnia degli
Accesi. In seguito il più grande e noto Pulcinella fu l'attore Antonio Petito (1822-76), che lo slegò da un ruolo
particolare, conferendogli maggiore spessore psicologico.
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____________ SERVITRICE
CARMEN
BERGAMASCA _________
“Brighelletta”
Per il nostro Spettacolo è donna ed è di origine bergamasca, quindi parlerà sia in
italiano sia, ogni tanto, in dialetto (io ho inserito già qualche termine, poesie, modi
di dire… ma sarebbe buono che Carmen stessa li aggiungesse mano a mano che lo
spettacolo prenderà forma). Il suo Colore primario (nel vestiario) sarà il VERDE
SCURO. Il suo Elemento Mimesico (metodo Costa) il LEGNO e il suo Animale
evocativo (metodo Strasberg) la CIVETTA. E’ l’immagine della Fragilità, la sua
Ingenuità, la Semplicità che non ammette il dubbio e cerca sempre un appoggio, una
Certezza. Il Costume avrà una Base da Zanni-Brighella del 1600 (con un vestito a
bottoni o cinghie bianco e verde, semplice e dritto, con cintura e scarsella, un cappello
quadrato ed una maschera espressiva, popolare e tozza).
Nasce nei quartieri ricchi di Bergamo (alta) nel sec. XVI. Il suo nome deriva dal verbo brigare, che
definisce un comportamento dispettoso. Sulla scena è spesso in contrasto con Arlecchino (di Bergamo
bassa) ma si rivela però più furbo, pronto a beffare il padrone, solitamente impersonato da Pantalone. È
molto abile nel suonare, ballare, cantare e indossa una casacca su ampi pantaloni decorati con nastri
verdi. Ha una maschera a mezzo volto che può essere di colore
verde oliva, bordeaux o nera. I fori per gli occhi sono ampi, per
permettere di cogliere il suo sguardo malizioso. Brighella è il
primo zanni o servo della Commedia dell’Arte, lo zanni di
prima importanza in tutte le rappresentazioni. Come le altre maschere, egli è
finito nel paniere del burattinaio, che l’afferra e l’agita alla finestra del suo
teatrino, mentre udiamo la sua voce che, in un dialetto tra il veneto e il
bergamasco, ci dice: “Sì io sono Brighella cavicchio e gambone, protettore
degli innamorati e sempre pronto in qualunque momento dall’alba al tramonto,
d’estate e d’inverno, ad aprire lo scatolino delle furberie per servire chi meglio
mi paga!”. All’inizio veste con la larga camicia, calzoni e mantello bianchi,
cappello biforcuto con penna, calza pantofole ed ha una borsa ed il «batocio»;
la sua faccia mascherata si incornicia di una barbaccia nera, che perderà ai
primi del ‘700. Il suo vestito non cambierà di molto anche in seguito, ad
eccezione del cappello, che sarà sostituito da un berretto come usano i nostri
cuochi, ma orlato con una guarnizione colorata di verde, e simile guarnizione
orlerà i galloni anche della giacca e pantaloni, ha le scarpe nere con pompon
verdi; il mantello è bianco con due strisce verdi. A tale proposito, Brighella
afferma che è bianco, perché ha carta bianca in tutte le azioni, ed è verde
perché con la sua astuzia tiene sempre verdi le speranze dei suoi clienti.
Brighella è il compare di Arlecchino. Entrambi sono i servi della commedia
dell'arte, ed entrambi sono nati a Bergamo. Brighella non fa solo il servo come
Arlecchino, ma un'infinità di altri mestieri, più o meno leciti ed onesti. Così si
ritrova sempre in mezzo a svariati intrighi. Elementi caratteristici del personaggio sono la prontezza e l'agilità della sua
mente, per escogitare inganni e preparare trappole in cui far cadere il prossimo, tutto questo solo per il gusto stesso di
imbrogliare gli altri. È intrigante, molto furbo e senza scrupoli. Brighella inoltre è un tipo bugiardo, racconta
frottole con sicurezza e convinzione che è quasi impossibile distinguerle dalla verità. Inoltre è molto abile nel
cantare, suonare e ballare. Viene raffigurato con giacca e pantaloni decorati con galloni verdi; ha scarpe nere
con i pon pon verdi. Il mantello è bianco con due strisce verdi, la maschera e il cappello sono neri. La più
antica notizia storica della maschera è il testamento di Sivello del 1601, che assegnò questo nome ad un
villano bergamasco. Intorno alla metà del XVII secolo la fama di Brighella fu documentata anche il
Francia. Nello stesso periodo venne messa a punto la tenuta di Brighella, parodiante quella di un
maggiordomo, mentre il suo carattere venne definito in modo chiaro da Goldoni. Con la diffusione del
nome, per merito di Carlo Cantù e Francesco Gabrielli anche il ruolo della maschera si espanse fino ad
assumere parti di protagonista. Oltre alle definizioni impartite da Goldoni, si ricordano le antologie di atti
scherzosi e buffi brighelleschi ideati da Atanasio Zannoni alla fine del Settecento.
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_____________ ZANNI NARRATRICE
ESTER
____________
“Canta-Bella”
Per il nostro Spettacolo è donna, parla come l’autore usando una lingua semplice e
narrativa e citando o copiando le inflessioni dei vari personaggi, quindi parlerà sia in
italiano sia, ogni tanto, nei vari dialetti e lingue dello spettacolo (io ho inserito già
qualche termine e citazione… ma sarebbe buono che Ester stessa li aggiungesse mano a mano che
lo spettacolo prenderà forma). Il suo Colore primario (nel vestiario) sarà l’ ARANCIONE. Il suo
Elemento Mimesico (metodo Costa) la TERRA MORBIDA e il suo Animale evocativo (metodo
Strasberg) il GUFO o il BARBAGIANNI. Simbolicamente rappresenta la Trama, lo svolgersi e
l’intrecciarsi della storia e delle vicende, il Labirinto e contemporaneamente il Filo d’Arianna del
pensiero che trova l’uscita.
Il Costume avrà una Base da Zanni del 1600 ma più colta e formale (con
una Mantellina/Sciarpa Arancione, una casacca semplice bianca, un
Cappello grande arancione, un flauto con il quale accompagna i suoi
racconti e la maschera con il naso molto lungo e a punta ma più gentile di
un normale Zanni).
Nella Commedia dell'Arte assume questo nome il personaggio del servo, furbo e
imbroglione o sciocco e pasticcione. Nel corso del Cinquecento, da personaggio
funzionale allo svolgersi dell'intreccio, andò via via arricchendosi, divenendo una
maschera indipendente, caratterizzata da un costume bianco e ampio. Il suo ruolo si
sdoppiò dando vita al primo Zanni (o zani), il servo astuto e spesso autore di intrighi, e il
secondo Zanni, sciocco o apparentemente tale, al quale era spesso affidato il compito di
divertire il pubblico interrompendo l'azione con lazzi e giochi mimici, che spesso
richiedevano una notevole abilità acrobatica. Tra le maschere che ricoprirono il ruolo di
primo Zanni si ricordano Truffaldino e Brighella, mentre nel secondo ruolo Arlecchino e
Pulcinella.
L'evoluzione del personaggio di Zanni, che per sua natura
comprendeva due tipologie distinte di recitazione, quella dello
sciocco e quella del furbo, queste due componenti, nel corso della
storia della Commedia dell'Arte, si divisero e gli attori si
specializzarono in una delle due tipologie di Zanni che furono chiamati: Primi e Secondi Zanni.
Due fra i Primi Zanni più famosi furono certamente: Nicolò Barbieri in arte Beltrame e Piermaria
Cecchini in arte Frittellino, attori celebri e celebrati (a Frittellino fu pure concesso un quarto di
nobiltà dall'Imperatore Mattia in persona) oltre che per le loro opere, a dire il vero poco
numerose: una commedia pubblicata da Beltrame e due commedie pubblicate da Frittellino,
soprattutto per i loro saggi teorici con i quali cominciarono a fissare quelle che saranno le regole
della Commedia dell'Arte.
Il Cecchini ci da uno spaccato di quelle che erano le compagnie e fissò i ruoli in Frutti delle moderne commedie,
Barbieri nel suo saggio sull'arte teatrale intitolato La Supplica fissò invece la differenza che ormai aveva spaccato la
categoria dell'attore professionista dal saltimbanco o l'attore di strada.
Fra i secondi Zanni i nomi da fare sarebbero moltissimi, dal primo Arlecchino del 1600 Tristano
Martinelli fino al Truffaldino settecentesco di Antonio Sacco. Da non scordare il suo corrispondente
napoletano Pulcinella, interpretato per primo da Silvio Fiorillo, in Arte Capitan Matamoros, a cui si
attribuisce (erroneamente) la nascita dello Zanni napoletano. Il Pulcinella più longevo e conosciuto è
stato, invece, Antonio Petito, il più ammirato ed amato, in assoluto, dal pubblico napoletano dell'800.
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__________ DOTTORESSA BOLOGNESE
ELISABETTA
____________
“La Balanza”
Per il nostro Spettacolo è donna ed è di origine bolognese, quindi parlerà sia in italiano sia, ogni
tanto, in uno strano e burlesco dialetto (io ho inserito già qualche termine, poesie, modi di dire…
ma sarebbe buono che Elisabetta stessa li aggiungesse mano a mano che lo spettacolo prenderà
forma). Il suo Colore primario (nel vestiario) sarà il MARRONE-VINACCIA.
Il suo Elemento Mimesico (metodo Costa) la LAVA e il suo Animale evocativo
(metodo Strasberg) il DODO o le ANATRE. Simbolicamente rappresenta
l’Ampollosità, l’Abbondanza inutile, l’eccesso di elementi e di complicazioni,
la Complicazione immotivata e stupida.
Il Costume avrà una Base classica da Dottore di Commedia dell’arte del 1600
(con vestito marrone scuro pieno di bottoni e tasche, una gorgiera larga e
bianca, un cappellone a falde grandi, panciotto e maniche enormi, ed una
maschera tondeggiante e tronfia).
Balanzone (da balanza, bilancia, allegoria della Giustizia), conosciuto anche con il nome di
Dottor Balanzone, è una maschera di origine bolognese. Appartiene alla schiera dei "vecchi"
della Commedia dell'Arte, talvolta è chiamato Dottor Graziano o semplicemente il Dottore.
Nativo dell'Emilia, dove ha compiuto gli studi, è il classico personaggio "serio", sapientone e
presuntuoso che si lascia andare spesso in verbosi discorsi infarciti di citazioni colte in latino
maccheronico. Uomo dalle guance rubizze, veste sempre di nero ed ha una grossa pancia; è
solito gesticolare molto, ma i suoi gesti sono sempre pacchianamente autorevoli ed eloquenti.
Calza una piccola maschera che ricopre solo le sopracciglia e il naso, appoggiandosi su due
grandi baffi. Indossa la divisa dei professori dello Studio di Bologna: toga nera, colletto e
polsini bianchi, gran cappello, giubba e mantello. Pignolo, cavilloso, prodigo di inutili
insegnamenti e di consigli inappropriati, è sempre pronto a trovare ogni minima scusa per
iniziare uno dei suoi infiniti sproloqui "dotti" a suon di parole storpiate e discorsi ampollosi
ma senza senso. Sempre pronto a vantarsi dei suoi titoli, dice di conoscere ogni campo della scienza umana: legge,
medicina, astrologia, filosofia; di esse parla in maniera noiosa, mescolandole in un groviglio inestricabile. Gode di
molta stima tra le altre maschere che spesso si rivolgono a lui per un parere medico, e lui non nega il suo aiuto e coglie
l'occasione per fare la cosa che più gli piace: parlare ed elargire pareri di nessun valore.
Avvocato bolognese, fa della parola la sua arte, espone le sue idee e i suoi consigli, ricorrendo a parole
piene di sentenze latine a proposito ed a sproposito, di proverbi sgangherati nella grammatica e nella
sintassi, ma pomposi, imponenti, tali da far restare a bocca aperta. Rappresenta il simpatico dottore che
usa un linguaggio apparentemente colto, ma in realtà insensato
procedendo imperterrito nei suoi discorsi senza spaventarsi delle
colossali baggianate che dice. Crede di essere filosofo, scienziato,
medico, astronomo ed avvocato e di tutto e su tutto parla a vanvera
e confonde personaggi storici. Ha sempre la testa fra le nuvole,
come stesse pensando a cose importantissime. È molto sensibile al
fascino femminile, ma non è mai ricambiato. È burbero ma bonario,
apprezza moltissimo la succulenta cucina bolognese. Indossa pantaloni e camicia
nera, con polsini e gorgiera bianchi. Sulle spalle porta un’ampia toga. In testa porta
un grande feltro a larghe tese, nero. Porta gli occhiali. La giubba è serrata alla cintola da
cui pende una borsa di cuoio nero, un fazzoletto e qualche volta un piccolo pugnale, e
sottobraccio un librone o manoscritti. La maschera è nera e copre soltanto la fronte e il
naso scoprendo i grossi baffi neri, mentre i capelli sono coperti da una calotta nera,
quasi a sottolineare la sua grande intelligenza e cultura. Porta calze bianche e scarpe
con grosse fibbie e con tanto di tacco perché la sua statura è un po’ traccagnotta.
Nelle prime recitazioni della Commedia dell’Arte era anche definito con altri
nomi: Gerolamo Chiesa lo chiama il Dottore dei Violoni, Pietro Bugliani il
Dottore Forbizone, altri Bombarda, Campanari, Spaccastrummolo, fino al
definitivo Dottor Balanzone. Quando è rappresentato sposato: è autoritario,
bizzarro ma sempre facilmente raggirato dalla moglie e dalle figlie.
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Brevissimi cenni sulla Commedia dell’Arte (1500-1700) e la Giullaria Medioevale (1000-1300).
La commedia dell'arte è nata in Italia nel XVI secolo e rimasta popolare sino al XVIII secolo. Non si trattava di un genere di
rappresentazione teatrale, bensì di una diversa modalità di produzione degli spettacoli. Le rappresentazioni non erano basate su testi
scritti ma dei canovacci detti anche scenari, i primi tempi erano tenute all'aperto con una scenografia fatta di pochi oggetti. Le
compagnie erano composte da dieci persone: otto uomini e due donne. All'estero era conosciuta come "Commedia italiana". La
definizione di "arte", che significava "mestiere", veniva identificata anche con altri nomi: commedia all'improvviso, commedia a braccio
o commedia degli Zanni. La prima volta che s'incontra la definizione di commedia dell'arte è nel 1750 nella commedia Il teatro comico
di Carlo Goldoni. L'autore veneziano parla di quegli attori che recitano "le commedie dell'arte" usando delle maschere e improvvisano le
loro parti, riferendosi al coinvolgimento di attori professionisti (per la prima volta nel Teatro Occidentale abbiamo compagnie di attori
professionisti, non più dunque dilettanti), ed usa la parola "arte" nell'accezione di professione, mestiere, ovvero l'insieme di quanti
esercitano tale professione. Commedia dell'arte dunque come "commedia della professione" o "dei professionisti". In effetti in italiano il
termine "arte" aveva due significati: quello di opera dell'ingegno ma anche quello di mestiere, lavoro, professione (le Corporazioni delle
arti e mestieri). Il trapasso dalla commedia rinascimentale, umanistica ed erudita recitata da attori dilettanti a quella dell'arte avviene tra
la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo grazie ad una serie di contingenze fortunate che si susseguono intorno a quegli anni, non ultime
le condizioni politiche e sociali che sconsigliavano una produzione teatrale incentrata sui contenuti, sull'impegno politico e sulla
polemica sociale. Forma di rappresentazione teatrale nata e sviluppatasi in Italia nel corso del Cinquecento. Diffusa in tutta Europa,
divenne molto popolare in Francia, dove veniva recitata dagli attori della Comédie-Italienne, nome assunto dal teatro dell'Hôtel de
Bourgogne quando, a partire dal 1680, vi si installarono i comici italiani. La definizione Commedia dell'Arte (il termine "arte" qui ha il
significato medievale di "mestiere") venne appositamente creata per distinguere il teatro rappresentato da attori di professione da quello
praticato nelle corti da letterati e cortigiani e sui sagrati delle chiese da chierici e diaconi. La popolarità della Commedia dell'Arte, sia in
Italia sia all'estero, fu straordinaria. Nel XVII secolo, i governi di Spagna e Francia cercarono di censurare e regolamentare questa forma
teatrale, anche a causa della trivialità degli argomenti trattati. In Inghilterra, gli influssi della commedia assunsero i
caratteri delle maschere di Punch, un Arlecchino più prepotente, e di sua moglie Judy. Ma fu in Francia che la commedia
ebbe la maggiore influenza, arrivando a costituire fonte e ispirazione di gran parte delle opere teatrali dei maggiori
commediografi francesi, come ad esempio Molière e Marivaux. Nel XVIII secolo, in Italia, drammaturghi come Carlo
Goldoni e Carlo Gozzi trasformarono e diedero nuova linfa alla commedia. Goldoni sentì l'esigenza di fornire regole
precise alla rappresentazione scenica, impose alle maschere di recitare servendosi di un testo scritto, rinunciò alle facili
buffonerie e inserì l'azione nel concreto tessuto sociale di una Venezia dominata da una classe borghese mercantile. Carlo
Gozzi ricorse ad argomenti fiabeschi ed esotici con note patetiche e satirici riferimenti a personaggi e costumi
contemporanei.
GIULLARIA : « Un giullare è un essere multiplo; è un musico, un poeta, un attore, un saltimbanco; è una sorta di addetto
ai piaceri alla corte del re e principi; è un vagabondo che vaga per le strade e dà spettacolo nei villaggi; è il suonatore di
ghironda che, a ogni tappa, canta le canzoni di gesta alle persone; è il ciarlatano che diverte la folla agli incroci delle
strade; è l'autore e l'attore degli spettacoli che si danno i giorni di festa all'uscita dalla chiesa; è il conduttore delle danze
che fa ballare la gioventù; è il cantimpanca [cantastorie]; è il suonatore di tromba che scandisce la marcia delle processioni; è
l'affabulatore, il cantore che rallegra festini, nozze, veglie; è il cavallerizzo che volteggia sui cavalli; l'acrobata che danza sulle mani, che
fa giochi coi coltelli, che attraversa i cerchi di corsa, che mangia il fuoco, che fa il contorsionista; il saltimbanco sbruffone e imitatore; il
buffone che fa lo scemo e che dice scempiaggini; il giullare è tutto ciò e altro ancora. » Il termine giullare (dal provenzale (occitano)
joglar a sua volta derivante dal lemma latino iocularis) designa tutti quegli artisti che, tra la fine della tarda antichità e l'avvento dell'età
moderna, si guadagnavano da vivere esibendosi davanti ad un pubblico: attori, mimi, musicisti, ciarlatani, addestratori di animali,
ballerini, acrobati. Nel Duecento e nel Trecento i giullari, uomini di media cultura (molto spesso chierici vaganti per le corti o per le
piazze) che vivevano alla giornata facendo i cantastorie, i buffoni e i giocolieri, divennero il maggior elemento di unione tra la letteratura
colta e quella popolare. Costoro erano guardati con sospetto dalla Chiesa cattolica che ne condannava il modello di vita e i canti, che
consideravano obscaena et turpia. I giullari, considerati i primi veri professionisti delle lettere perché vivevano della loro arte, ebbero
una funzione molto importante nella diffusione di notizie, idee, forme di spettacolo e di intrattenimento vario. Essi svolgevano la loro
attività in diversi modi e utilizzavano le tecniche più disparate, dalla parola alla musica, alla mimica. Utilizzavano diverse forme
metriche come l'ottava, lo strambotto e le ballate, e si applicavano in generi letterari e temi diversi. Tra i più ricorrenti vi era il contrasto,
l'alba (cioè l'addio degli amanti al sorgere del sole), la serenata alla donna amata, il lamento della malmaritata. È quella dei giullari una
letteratura quasi sempre anonima sia sul piano anagrafico (non si conoscono infatti gli autori di molti componimenti), sia sul piano
culturale. Manca infatti un rilievo stilistico distintivo, le forme utilizzate sono convenzionali e ripetitive perché l'autore si basava
soprattutto sull'invenzione, sulla battuta ad effetto, sulla brillante e improvvisa trovata. I documenti più antichi dell'arte dei giullari sono
abbastanza rari: il più antico è la cantilena toscana Salv'a lo vescovo senato, che fu composta poco dopo la metà del XII secolo in lasse
monorime composte da ottonari, nella quale un giullare, con enfatiche parole, esalta Villano, arcivescovo di Pisa, per ottenere in cambio
il dono di un cavallo. Il Lamento della sposa padovana è un frammento del secolo XII proveniente da un poemetto di genere cortigiano,
probabilmente imitato dal francese, che canta l'amore di una donna per il marito che combatte lontano, in Terrasanta. Spicca la
personalità di Ruggieri Apugliese (o "Apulliese"), giullare di Siena vissuto nella prima metà del Duecento, che scrive una tenzone di
argomento politico costruita sullo schema di quelle dei trovatori, una canzone che imita i virtuosismi stilistici dei provenzali, un Vanto
che è una specie di frottola (particolare forma metrica) nella quale viene esaltata la sua poliedrica bravura in tutti i mestieri e una strana
parodia della Passione. Ma il più interessante documento di questa letteratura è il contrasto, metro di origine popolare, intitolato Rosa
fresca aulentissima scritto in dialetto meridionale nella prima metà del XIII secolo da un certo Cielo d'Alcamo, il quale è un vero
esempio di mimo giullaresco. Il rapporto dei giullari con i trovatori consiste spesso in rapporto di collaborazione nella realizzazione di
spettacoli di intrattenimento presso corti e banchetti. Il trovatore, che è spesso un nobile fuggiasco delle terre francesi del sud, si
guadagna l'appoggio delle corti e di nobili fornendo la sua prestazione artistica di poeta. Il giullare spesso accompagna questa attività e la
completa eseguendo canzoni di cui i testi sono proprio i componimenti del trovatore. A tal proposito bisogna distinguere almeno due
categorie di giullari, in base alla loro funzione e alla location della loro performance.
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