La nascita della teoria della relatività di Einstein 28 Alcuni protagonisti velocità della luce: Olaf Römer (1675, astronomo danese), Fizeau [1819-1896] (1849), Foucault (1819-1868), Michelson (1852-1931) ottica dei corpi in movimento e etere: Fizeau (1851), Michelson, Morley (1838-1923) elettromagnetismo, etere e materia: J.J. Thomson, FitzGerald (18511901), Lorentz (1853-1928), Larmor (1857-1942), Abraham (1875-1922), Wien (1864-1928), Poincaré (1854-1912) 29 Relatività Galileiana È il principio di inerzia a fornirci uno strumento di discriminazione tra i vari sistemi di riferimento: dato un sistema di riferimento in cui valgono le leggi della Meccanica (essenzialmente F = ma) in qualunque sistema di riferimento in moto rettilineo uniforme rispetto ad esso valgono le stesse leggi (principio di relatività galileiana). r(t) = r0(t) + vt (1) t = t0 r_ (t) = r_ 0(t) + v (2) (3) r(t) = r0(t) j r1 2 j=j r01 + vt r r0 2 (4) vt = r0 j j 1 r0 2j 30 (5) 0 z 6 z 6 x 0 v 1 suono t n k h ) 0suono - 0 0 v O y O 0 vt x -y [Fizeau] La prima ipotesi è quella che afferma che la stanza trascina nel suo moto, insieme alla sorgente luminosa, anche questa sostanza, l’etere, così come prima l’aria veniva trascinata dalla stanza. In questo caso la legge di trasformazione dovrebbe rimanere quella galileiana. [Michelson-Morley] La seconda ipotesi è quella dell’etere come sistema di riferimento assoluto: la nostra stanza insieme alla sorgente luminosa si sposta senza trascinare l’etere in alcun modo, bensì si muove attraverso l’etere considerato come sistema assoluto di riferimento, fermo rispetto a qualunque sistema inerziale. Per l’osservatore esterno alla stanza, fermo nel sistema di riferimento assoluto, la luce avrebbe velocità c costante in ogni direzione. Per ogni osservatore in moto rispetto all’oceano di etere la velocità della luce sarebbe diversa rispetto a diverse direzioni. 31 (1) La velocità della luce nel vuoto è la stessa in tutti i sistemi di riferimento inerziali (legge fondamentale nel campo dei fenomeni elettromagnetici). (2) Tutte le leggi di natura sono le stesse nei sistemi di riferimento inerziali. Entrambi questi enunciati sono sperimentalmente verificati, il secondo è una estensione a tutti gli eventi della natura del principio di relatività galileiana. Nel campo della Meccanica newtoniana veniva postulato poi che: (T) Posizione e tempo nel passaggio da un sistema inerziale all’altro ubbidiscono alle trasformazioni galileiane. L’aggiunta di questo postulato implica una contraddizione tra (1) e (2), ma nello stesso tempo afferma l’invarianza in forma delle leggi della Meccanica Classica. L’eliminazione di (T) e la sua sostituzione con (T0 ) Posizione e tempo nel passaggio da un sistema inerziale all’altro ubbidiscono alle trasformazioni di Lorentz. porta ad una ricomposizione di (1) e (2) in un unico principio (principio di relatività ristretta), ma nello stesso tempo asserisce che le leggi della Meccanica Classica sono solo un’ottima approssimazione, che è in pratica “tutta la verità” quando v c (cioè nella nostra esperienza di tutti i giorni). 32 Ecco quindi che delle tre possibilità: (a) vale un principio di relatività per la Meccanica ma non per l’Elettrodinamica; esiste per l’Elettrodinamica un riferimento inerziale privilegiato, il riferimento etereo (b) vale un principio di relatività sia per la Meccanica che per l’Elettrodinamica, ma l’Elettrodinamica non è formulata correttamente dalle equazioni di Maxwell (c) vale un principio di relatività sia per la Meccanica che per l’Elettrodinamica, ma non è corretta la formulazione newtoniana delle leggi della Meccanica solo la possibilità (c) è in accordo con i risultati sperimentali e quindi corretta. 33 34 Elettrodinamica dei corpi in movimento principi e teorie alla fine dell’Ottocento Principi di relatività e invarianza: dalla geometria alla fisica (il “programma di Erlangen” di Felix Klein [1849-1925]). L’affermarsi esplicito di una distinzione tra teorie costruttive (Weber e Maxwell in una prima fase) e teorie dei principi (Franz Neumann, Maxwell, von Helmholtz [teorie del potenziale] e gli allievi di prima e seconda generazione di Franz Neumann: Kirchhoff, Voigt [vettori e vettori assiali], Planck, Drude). 35 Contrazioni delle lunghezze e dilatazioni dei tempi Tra il 1892 e il 1904 Lorentz elabora la sua teoria dell’elettrone, le cui equazioni e i cui risultati, ma non l’interpretazione, finiranno per coincidere in larga parte con quelli della relatività di Einstein. 1892-1895: espressione della “forza di Lorentz” Ritrovando indipendentemente anche risultati di W. Voigt (1850-1919; 1887), Lorentz introduce nel 1892 l’idea di tempo locale e contrazione delle lunghezze (autonomamente proposta nel 1889 da FitzGerald) per spiegare il risultato negativo degli esperimenti di Michelson e Morley. Da queste ipotesi discendono le “trasformazioni di Lorentz” 1899-1904. Etere stazionario come sistema di riferimento assoluto e elettrone (chiamato “ione” fino al 1899) deformabile. Negli stessi anni i contributi di Larmor (Aether and Matter, 1900) portano a conclusioni simili a quelle di Lorentz ma sulla base di un modello etereo nel quale l’elettrone viene interpretato come singolarità. 36 Altre teorie dell’elettrone Max Abraham [1875-1922] (Berlino, Göttingen, Illinois, Milano, Aachen): dinamica dell’elettrone come sfera rigida (non deformabile). Emil Cohn [1854-1944] (Strasburgo): continua l’approccio di alcuni filoni “maxwelliani” considerando il campo e.m. come l’entità fondamentale e cercando opportuni aggiustamenti delle equazioni che regolano la dinamica dei campi. Non interessato al riduzionismo meccanico considera la nozione di etere come non necessaria (richiamandosi anche al principio di “economia del pensiero” di Mach). Critica la distinzione di Lorenz tra coordinate spaziotemporali vere/generali e misurate/locali, ma non crede nella validità generale del principio di relatività. Alfred Bucherer [1853-1928] (John Hopkins and Cornell University, Strasburgo, Bonn): dinamica dell’elettrone deformabile con la condizione che il volume deve restare costante. Quindi a una contrazione in una direzione corrisponde la dilatazione in un’altra. 37 I contributi di Poincaré La mesure du temps (1898): ‘Non abbiamo alcuna intuizione diretta dell’uguaglianza di due intervalli temporali: coloro che ritengono di avere tale intuizione sono vittime di un’illusione. [...] È difficile separare i problemi di carattere qualitativo della simultaneità dal problema di carattere quantitativo della misura del tempo; [per stabilire la simultaneità] o si usa un cronometro o ci si basa sulla velocità di propagazione di un segnale come la luce, velocità che però non si può determinare senza effettuare una misura di tempo.’ Discutendo i limiti di queste definizioni Poincaré conclude: ‘La simultaneità di due eventi, o l’ordine in cui si succedeono, come pure l’uguaglianza di due intervalli temporali, si devono definire in modo tale che le leggi naturali assumano la forma più semplice possibile. In altre parole, tutte le regole e le definizioni sono semplici conseguenze di un opportunismo inconscio.’ Intervento al Congresso di Parigi (1900): analisi critica della nozione di etere. Intervento al Congresso di St. Louis (1904): Sincronizzazione degli orologi mediante segnali luminosi; analisi critica dei principi di conservazione (il secondo principio della termodinamica, il terzo della meccanica newtoniana, il principio di relatività, il principio di conservazione della massa, il principio di minimo dell’azione). Nelle conclusioni si legge “forse dobbiamo edificare una nuova meccanica, che riusciamo a mala pena a intravedere, [...] in cui la velocità della luce diventi un limite invalicabile’. 38 Il 1905 5 giugno: Poincaré presenta la prima memoria all’accademia delle scienze di Parigi. 30 giugno: il primo articolo di Einstein su “Elettrodinamica dei corpi in movimento”. Luglio 1905 (pubblicata nel 1906): Poincaré presenta completa la seconda memoria (in Rendiconti del circolo matematico di Palermo). 27 settembre: secondo articolo di Einstein “L’inerzia di un corpo dipende dalla sua energia?”. (Una terza memoria intitolata “Sul principio di relatività e le conclusioni da esso ricavate” apparirà nel 1907). 39 Le trasformazioni di Lorentz-Poincarè-Einstein 8 x vt 0= > x > > < 0 (1 v 2 =c2 )1=2 y =y z0 = z > > t (v=c2)x > : 0 t = (1 (6) v2=c2)1=2 relative a due sistemi K e K0 (che si muove di moto uniforme rispetto a K con velocità v diretta lungo l’asse x). Da queste discende la regola di composizione delle velocità: v0 + vref v= 1 + (v0vref )=c2 1 + 2 , = 1+ (7) 1 2 40 41 42 43 44 a I @ @ t6 @@ @ altrove d c futuro @@ ' O@ @@ -altrove x @@ @ @@ @ passato @@ b ab ! x = ct e sulla retta cd ! x = ct; nelle regioni aOc (t > 0) e bOd (t < 0) si ha c2 t2 x2 > 0 (intervalli di “tipo tempo”: si può sulla retta sempre trovare un sistema di riferimento nel quale due eventi hanno luogo nello stesso punto dello spazio a t diversi); nelle regioni aOd e bOc si ha c2t2 x2 < 0 (intervalli di “tipo spazio”, nei quali l’intervallo spazio temporale è immaginario: si può sempre trovare un sistema di riferimento nel quale due eventi sono simultanei, ma anche uno in cui un evento precede l’altro e viceversa, cioè non è definita la concatenazione causale degli eventi in modo invariante). 45 Il gruppo delle rotazioni non è abeliano in spazi a dim > 2 Una rotazione B di K in K 0 x0k = 3 X j =1 bkj xj k = 1; 2; 3 (8) aik x0k i = 1; 2; 3 (9) Una rotazione A di K 0 in K 00 x00i = 3 X k=1 La loro composizione C=AB è ancora una rotazione: x00i = 3 X k=1 aik 3 X j =1 bkj xj = 3 3 X X ( j =1 k=1 aik bkj )xj = 3 X cij xj (10) j =1 6= Ovviamente AB BA, poiché gli elementi di D=BA sono: dij = 3 X bik akj (11) k=1 Nel caso dello spaziotempo di Minkowski la condizione di ortogonalità tiene conto del fatto che gli elementi di matrice non sono tutti reali (come per le trasformazioni spaziali euclidee): al posto della delta c’è il tensore g . 46 47 Relatività Ristretta e esperimenti - I Fresnel aveva previsto che se un liquido (o altro oggetto trasparente) si muove dentro un tubo (o lungo una traiettoria rettilinea) con velocità v rispetto all’etere e un raggio di luce percorre il tubo (o l’oggetto trasparente) nella stessa direzione, allora la velocità C della luce nel riferimento di laboratorio non è data dalla legge di composizione galileiana c v) ma da: delle velocità (C n = + c C = +v 1 n 1 (12) n2 con n indice di rifrazione del mezzo. Fresnel (e con lui Fizeau che verificò sperimentalmente l’equazione nel 1851) ipotizzava che la luce trasmettesse vibrazioni elastiche all’etere attraversato: la presenza del 1 fattore n2 esprime il fatto che la luce non può acquistare una velocità addizionale pari a v perché è parzialmente rallentata dall’etere presente nel mezzo. Le relazioni puramente cinematiche di addizione delle velocità ricavate da Einstein danno pienamente conto del risultato di Fresnel-Fizeau senza ricorrere a considerazioni sull’etere: c v c v n v C (13) c v n n nc c2 1 = + ' 1+ v2 da cui si riottiene (trascurando nc + 1 1) l’espressione di Fresnel-Fizeau. 48 Relatività Ristretta e esperimenti - II L’aberrazione stellare (Bradley, 1728): A causa del moto con velocità V della Terra una stella che apparirebbe allo zenith se la Terra fosse in quiete appare in realtà spostata di un angolo dalla verticale con V=c. Il concetto di etere in quiete assoluta, introdotto da Fresnel nella famosa lettera ad Arago del 1818, aveva proprio il fine di spiegare l’effetto di aberrazione che sarebbe nullo se la Terra trascinasse l’etere nel suo moto. Consideriamo il sistema K (per semplicità bidimensionale con assi y verticale e x orizzontale) solidale con la stella: la velocità dell’impulso luminoso da essa proveniente sarà in componenti vx ; vy c . Secondo la legge di composizione delle velocità di Einstein (supponendo la velocità V di traslazione del sistema solidale alla terra, K 0 , rispetto a K diretta lungo x parallelo a x0) si ha: tan = ( =0 = ) +V (14) 1 + (vx V )=c vy (1 ) = vy = (15) 1 + (vx V )=c siccome vx = 0 dalla prima si ricava vx = V , mentre tenendo conto che vy = c e vx = V dalla seconda si ottiene: vy (1 ) = c= (16) 1 V =c da cui vy = c(1 ) = . Infine: tan = vvxy = Vc (17) vx vx = 0 2 0 2 1 2 0 2 0 0 0 2 1 2 0 2 2 2 1 2 0 0 0 = (1 ) Sviluppando 2 1=2 in serie si ritrova, trascurando termini al secondo ordine in V=c, l’espressione di Fresnel, ma senza ricorrere al riferimento etereo assoluto. 49 Relatività Ristretta e esperimenti - III Effetto Doppler: 0 = 1 vcos c (18) dove è l’angolo formato da un raggio di luce monocomatica di frequenza con la direzione x. Einstein in tal modo scopre l’effetto Doppler anche se il moto della sorgente luminosa è perpentrasverso: 0 dicolare alla direzione di osservazione (sulla possibilità di rivelare sperimentalmente l’effetto Doppler trasverso Einstein pubblica una breve nota nel 1907). 6= Legge di trasformazione dell’energia E di un raggio di luce: E 0 = E 1 vcos c (19) L’analogia tra questa espressione e l’espressione (18) viene così commentata da Einstein nel suo lavoro del 1905: “È degno di rilievo che l’energia e la frequenza di un complesso luminoso varino con la stessa legge al variare dello stato di moto dell’osservatore.” 50 La controversia sulla massa elettromagnetica v piccole rispetto a c la massa è mo e2 ). biando unità di misura mo = 32ac 2 Nel limite per velocità Abraham: = e2 (o cam6ac2 3 1 1 + 1 + 2 9 m = mo 4 2 ln 1 1 = mo 1 + 5 + 35 ::: 2 2 2 4 (20) Bucherer: m = mo 1 2 1 2 1 =3 1 =2 = mo Lorentz (Einstein): m = mo = mo 1 2 1 + 3 + 9 ::: (21) 3 1 1 + 2 + 8 ::: (22) 2 2 4 4 51 Gli esperimenti di Kaufmann tra il 1901 e il 1906 lo portavano a concludere: “I risultati delle misure sono incompatibili con il postulato di Lorentz-Einstein. L’equazione di Abraham e quella di Bucherer si accordano ugualmente bene con le osservazioni ”. Planck nel 1906 analizzava i dati di Kaufmann (ottenendo tra l’altro per la prima volta l’espressione covariante della forza di Newton per una particella carica) senza trovare errori ma, come Lorentz, assumeva un atteggiamento di prudente attesa di risultati più precisi. Einstein nel 1907 scriveva: “Kaufmann ha determinato, con ammirevole precisione, la relazione fra [la deflessione elettrica e quella magnetica] dei raggi beta... Usando un metodo indipendente, Planck ha ottenuto risultati che concordano pienamente con Kaufmann... Si deve inoltre notare che le teorie di Abraham e Bucherer forniscono curve che si adattano alla curva empirica considerevolmente meglio della curva derivata dalla teoria della relatività. Tuttavia, a mio giudizio, queste teorie sono alquanto improbabili poiché le loro ipotesi di base sulla massa dell’elettrone in moto non sono avvalorate da sistemi teorici che comprendano classi più vaste di fenomeni”. I risultati del 1908-9 di Bucherer davano ragione a Einstein (anche se il verdetto finale doveva arrivare solo nel 1914 da Neumann e nel 1915 da Guye e Lavanchy). Minkowski ne fu entusiasta: “Introdurre un elettrone rigido nella teoria di Maxwell è come andare a un concerto con il cotone nelle orecchie”. 52 53 Relatività Ristretta dopo il 1905 Nella breve nota del settembre del 1905 Einstein analizza la relazione E mc2. L’articolo termina con l’osservazione che: “i corpi il cui contenuto di energia è variabile in grado elevato, per esempio i sali di uranio” avrebbero potuto essere usati per controllare questa previsione. La perdita di peso derivante da trasmutazioni radioattive viene per la prima volta messa in relazione all’energia di legame da Planck nel 1907, ma solo negli anni trenta si arriverà, in un contesto teorico profondamente mutato, alle prime chiare indicazioni in questo senso. = Nel 1908 Minkowski arriva all’identificazioni delle trasformazioni di Lorentz con pseudorotazioni per le quali l’invariante fondamentale è: x21 + x22 + x23 + x24; dove x4 = ict (23) Presentazione delle equazioni della meccanica e di quelle di MaxwellLorentz nella moderna forma tensoriale, introduzione dei termini “vettorespazio”, “vettore-tempo”, “cono luce”, “linea universo”. La seplificazione formale venne abbracciata da Einstein solo in seguito nell’ambito dell’elaborazione della teoria della relatività generale. Minkowski affermava in una conferenza a Colonia del 1908 su Spazio e Tempo: “Le concezioni dello spazio e del tempo che intendo presentarvi hanno le loro radici nella fisica sperimentale, e qui sta la loro forza. Sono concezioni drastiche: d’ora innanzi lo spazio in sé e il tempo in sé sono condannati a dissolversi in nulla più che ombre, e solo una particolare congiunzione dei due conserverà una realtà indipendente”. 54