7- il servo del signore: l`uomo dei dolori

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7- IL SERVO DEL SIGNORE: L’UOMO DEI DOLORI
Parola di Dio
“Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno
davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. Eppure
egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo
castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le
nostre iniquità. Il castigo che ci dá salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi
siamo stati guariti. Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua
strada; il Signore fece ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e
non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai
suoi tosatori, e non aprì la sua bocca. Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo;
chi si affligge per la sua sorte? Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per l'iniquità del mio
popolo fu percosso a morte. Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo,
sebbene non avesse commesso violenza, né vi fosse inganno nella sua bocca. Ma al Signore è
piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in espiazione, vedrà una discendenza,
vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore. Dopo il suo intimo tormento
vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si
addosserà la loro iniquità. Perciò io gli darò in premio le moltitudini” (Is 53 3-12).
Per la comprensione
- Nel libro del profeta Isaia troviamo quattro brani lirici, detti “i canti del servo di Jahvè”: descrivono la missione di un
servo misterioso, salvatore del suo popolo e luce di tutte le nazioni; egli con le sue sofferenze e la sua morte espia i
peccati del popolo e per questo è glorificato da Dio.
- Tutta l’antica tradizione cristiana vede nel “servo sofferente” Gesù Cristo, descritto drammaticamente nella sua Passione
e glorificazione. Gesù stesso li applica a se stesso (Cf. Lc 22,19-20.37; Mc 10,45; Mt 12,17-21; Gv 1,29). Per noi il carme
di Isaia è la più dettagliata e drammatica profezia della Passione: meditando questo carme, scrive san Girolamo, “non
pare che si scriva una profezia, ma il Vangelo”.
Rifletti
- Gesù è descritto come “l’uomo dei dolori”, uno che ha sperimentato ogni sorta di sofferenze e umiliazioni: disprezzato,
rifiutato, è stato annoverato tra gli empi; è diventato uno che fa ribrezzo.
- Egli si è caricato delle nostre sofferenze, ha sperimentato i nostri dolori. Ha sofferto per noi, è stato trafitto per i nostri
peccati; il Signore fece ricadere su di lui le nostre iniquità, mentre egli intercedeva per i peccatori; per le sue piaghe noi
siamo stati guariti. Ha sofferto volontariamente: si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca, come agnello silenzioso
condotto al macello.
- Ma Dio ha premiato la sua immolazione: si compirà per mezzo suo il progetto di salvezza di Dio, vedrà una
discendenza, vedrà la luce, avrà in premio le moltitudini.
- La meditazione di questo canto di Isaia ha sempre commosso profondamente le anime innamorate di Gesù Crocifisso.
Fanne spesso anche tu oggetto delle tue meditazioni.
Confronta
- Gesù è l’uomo dei dolori. Nelle prove pensa che Gesù ha sofferto più di te. Quando ti capita una umiliazione, ricorda le
umiliazioni del Figlio di Dio. E rifletti che Gesù ha sofferto dolori e umiliazioni volontariamente: poteva evitarli, se
avesse voluto. Ricorda che Gesù ha sofferto per te. Quando sei tentato dal male, pensa quanto è costato al Signore il tuo
peccato.
- Come per Gesù, anche per te dopo la prova ci sarà il premio, la vita, la gloria: il cammino cristiano non finisce sul
Calvario, ma sul monte dell’Ascensione. Il dolore, accettato con amore, è un seme fecondo, che porta frutto abbondante.
Pensiero di san Paolo della Croce: “Paolo «stando in gran raccoglimento vide un angelo andargli avanti con
una croce di oro, ed il Signore internamente gli disse: Ti voglio fare un altro Giobbe» (P. I, 126).
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