CULTURA COOPERATIVA | libri L’ECONOMIA BUONA di Michele Dorigatti * “L’economia buona” del giovanissimo prof. Emanuele Campiglio è davvero un bel libro. Una delle sue grandi qualità è saper (ri)portare l’economia tra la gente, superando le barriere (im)poste dagli esperti del settore. Parte dall’analisi delle cose che non funzionano (su cui ormai c’è ampia letteratura). Ma cerca soprattutto di osservare, con la curiosità tipica di un giovane scienziato, ciò che si muove all’orizzonte. Alle giovani generazioni è di tutta evidenza che l’economia e la società, che ne è pesantemente condizionata, non hanno futuro, se intendono proseguire sulla strada imboccata dagli anni sessanta in poi del Novecento. Le relazioni fra le persone e nelle comunità si infragiliscono, il pianeta s’incendia. E, udite udite, l’economia a debito (almeno, quella dei Paesi occidentali) non cresce più o cresce dello zero virgola. Panico generale. I professoroni delle business school di Chicago e pure quelli di Milano brancolano nel buio, alla ricerca di una soluzione (che non può essere austerità, austerità, austerità, come il caso italiano sembra dimostrare). Abituati a gestire e cavalcare le fasi di boom economico, in tempi di crisi strutturale sanno usare solo il martello, poiché vedono tutti i problemi come se fossero chiodi. Nei loro modelli, sempre più lontani dalla realtà concreta, sempre più matematizzati, le risorse erano date per infinite, il Pianeta Terra non era nemmeno ammesso nelle loro formule. La società e l’ambiente, territori inferiori, da dare in affitto a sociologi ed ambientalisti. I politici, subalterni all’accademia e disorientati, li seguono e impongono agli elettori improbabili ricette, fatte di tagli di servizi ed aumenti di imposte. Un tandem da brividi alla guida di un Titanic… Emanuele Campiglio, che ora lavora a Londra ma non nella City finanziaria bensì alla NEF- New Economic Foundation, un think tank dove si studiano e si indagano le alternative al paradigma neo-classico dell’economia, teoriche e pratiche, le scuole di pensiero e le iniziative dal basso, spiega, con grande chiarezza ed incisive citazioni, come mai la crisi del 2008 non sia stata un “cigno nero”, “un evento molto improbabile e non prevedibile, ma piuttosto una conseguenza inevitabile del funzionamento del sistema”. C’è ampio spazio nei capitoli a seguire per il consumo critico e quello collaborativo, per il credito cooperativo e le banche di comunità, per il movimento di Occupy Wall Street, per gli attivisti di Attac e la Tobin Tax, per le MAG cooperative, per il Manifesto della finanza mutualistica e solidale, per la “core economy” e per l’”economia del noi”. Quale economia vogliamo? Il professore, che da poco ha presentato il suo nuovo lavoro alla trasmissione di Corrado Augias, non ha dubbi: “un’economia in cui si coniughino prosperità, stabilità economica, giustizia sociale e utilizzo intelligente delle risorse”. Facciamo nostro il motto di NEF: “Economics as if people and the planet mattered”. A distanza di 50 anni dalle teorie del premio Nobel Milton Friedman e dalla pubblicazione di “Capitalismo e libertà” (500 mila copie vendute nel mondo!), bibbia del neo-liberismo, sentiamo il bisogno di aria nuova, di vita reale, di approcci multi-disciplinari. Concludendo: questo secondo lavoro scientifico di Campiglio è un buon libro di buona economia, ben scritto e accessibile a tutti i palati. Con dedica speciale a docenti delle scuole e ai giovani, studenti o lavoratori che siano. Come scriveva Oscar Wilde, “siamo tutti in un fosso, ma alcuni di noi fissano le stelle”. Tempo di lettura: 3’02 * Ufficio studi e intercooperazione Federazione Trentina della Cooperazione 53 C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 7 - L U G L I O A G O S T O 2 0 1 2