L`EDITORIALE a cura di Guido Brunetti Scienza, religione e Dio

EDITORIALE
Scienza, religione e Dio
Gli straordinari, inarrestabili, progressi della scienza stanno allontanando
l’uomo, come sostengono molti studiosi, da ogni riferimento alla visione
spirituale del mondo, lasciando cadere qualsiasi richiamo all’idea metafisica e
morale.
Il pensiero contemporaneo tende sempre più a rifiutare l’assoluto,
oscillando tra visioni prometeiche di grandezza e tragiche negazioni della
propria identità. L’uomo vuole sostituirsi a Dio. Ma un mondo senza Dio, per
Dostoevskij, è un mondo senza finalità e progettualità, senza speranza, dove
“tutto è possibile”.
Autori, come Dawkins, Krauss, Harris e Dennett, sono uniti dall’obiettivo
comune di confutare l’esistenza di Dio. Essi cercano di dimostrare che la
religione è “falsa” e che Dio “non esiste”, sostituendo Dio con l’evoluzione di
Darwin, la quale conduce alla complessità del mondo e pertanto non ha bisogno
di un “creatore”. L’universo – afferma Dawkins nel suo libro L’illusione di Dio
– si è “autogovernato dal nulla”. E’ l’universo, non Dio, a “essere infinito”.
Autorevoli scienziati e filosofi ritengono che gli argomenti esposti dai
Neoatei non sono “scienza pura”, si tratta di “scienza con uno scopo”
(A.Aczel): quello di negare l’esistenza di Dio. I loro argomenti risultano
“tendenziosi”. “Piegano e distorcono” la scienza secondo i propri fini. La forte
ostilità verso ogni forma religiosa è un atteggiamento dogmatico dei Neoatei,
che accentua il conflitto tra scienza e fede e li conduce a “screditare” la
dimensione del sacro e del trascendente. E’ una contrapposizione – dichiara
Numbers – “stantia, superata” e largamente “confutata”, in quanto non sostenuta
dal “peso dell’evidenza”.
Un importante contributo alla conoscenza e alla comprensione del
rapporto fra scienza, religione e Dio è recato dal libro di Alister McGrath, La
grande domanda. Perché non si può fare a meno di parlare di scienza, di fede e
di Dio, (Bollati Boringhieri, Torino 2016, pagine 261, € 23).
Ci troviamo di fronte ad alcuni dei maggiori misteri irrisolti della storia
del pensiero umano: dare un senso alla vita e al mondo; trovare il significato
dell’esistenza; rintracciare la nascita della mente e della coscienza; l’origine del
linguaggio e del pensiero simbolico; la dimensione del sacro e del trascendente.
Nell’ambito delle neuroscienze, c’è un interesse sempre crescente a
indagare la dimensione della religione, come possibilità di rispondere – rileva
McGrath – a queste grandi domande poste dall’umanità. La religione “non può
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Formazione Psichiatrica n.1 Gennaio-Giugno 2016
dirci” quanto dista la stella più vicina, così come la scienza “non può spiegarci”
la percezione e il mistero del creato, Scienza e fede costituiscono due delle più
grandi conquiste della civiltà umana e possono fornirci prospettive diverse, ma
“complementari” dell’uomo e del mondo, attraverso un fecondo dialogo che ci
può arricchire ed elevare.
La scienza da sola non può fornirci risposte sul “significato” della realtà
né è in grado di produrre principi morali. Che vanno cercati oltre l’ambito
scientifico. Per cogliere la profondità della realtà esistenziale occorre
esaminarla attraverso molte “mappe”, tante finestre e narrazioni, e trovare il
modo in cui esse possano intrecciarsi e connettersi.
La scienza non è né atea né teista (Gould), cioè non è né pro né contro la
religione. La scienza - ha scritto E. Scott - non nega né avversa il
soprannaturale, bensì lo “ignora” per motivi metodologici, in quanto essa è
“legata” al metodo definito “naturalismo metodologico” necessario per
investigare la realtà. La scienza è scienza. La verità scientifica è una verità
“esatta”, ma “incompleta” e non definitiva. Esistono questioni esistenziali più
profonde, quelle che Popper ha chiamato “questioni ultime” alle quali la scienza
non è in grado di dare una spiegazione.
Lo stesso Einstein appare preoccupato e rassegnato di fronte
all’incapacità della scienza di cogliere il significato ultimo del mondo ed è
portato a concludere che esiste qualcosa di “essenziale” al di là del dominio
della scienza, oltre l’orizzonte dell’esperienza, al di fuori dei confini
dell’esistenza fisica, materiale, dell’uomo. Il significato ultimo del mondo, le
nostre esistenze sono “toccate”- spiega Einstein - dalla trascendenza. E la
scienza non può né dimostrare l’esistenza di Dio né confutarla.
Oggi, contrariamente all’idea del razionalismo, che sosteneva che la
religione nasce dal “sonno della ragione”, si rafforza sempre più il concetto che
la fede sia un “fenomeno naturale”, un’attività cognitiva “innata” dell’essere
umano (Bloom). Di qui, la nozione di “scienza cognitiva della religione”
introdotta da J. Barrett per definire gli approcci allo studio della religione
derivati dalle neuroscienze. Le ricerche neuroscientifiche infatti mostrano che il
sentimento religioso nasce dai “processi cognitivi consci e inconsci della
mente”.
Sia la narrazione religiosa sia la narrazione scientifica dunque ci dicono –
precisa con forza McGrath - la medesima cosa: il desiderio di Dio è “naturale”
La visione scientifica e la visione religiosa sono due grandi visioni del mondo,
le quali dovrebbero “convivere”, perché ci aiutano a “capire” chi siamo, perché
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Guido Brunetti. Editoriale
esistiamo e come dovremmo agire. Per questi motivi, l’essere umano - afferma
con forza McGrath – “non può fare a meno di parlare di scienza, di fede, di
Dio”.
Recenti ricerche hanno mostrato che la spiritualità è una “strategia
evolutiva”, una tendenza fondamentale, una predisposizione di tipo
evoluzionistico, espressione del bisogno “innato” dell’homo religiosus a
ricercare la trascendenza. Come l’arte, la musica, il linguaggio, il sacro (in
latino sacer da cui il concetto di religio), per Rudolph Otto, presenta
caratteristiche “universali”, fra le quali il senso del mysterium tremendum , ciò
che sta al di là del comprensibile, una dimensione innata della mente umana.
Le ricerche indicano poi che nel cervello vi sono aree e sistemi neurali
coinvolti nelle esperienze spirituali, le quali sono implicate nella produzione di
sostanze, come dopamina, noradrenalina, serotonina. Autorevoli scienziati
parlano di “un’area del divino” nel cervello.
L’insieme di tutte queste considerazioni portano alle seguenti conclusioni:
tutte le teorie, come precisa lo scienziato Aczel, dimostrano che la scienza non
ha fornito “alcuna prova” che Dio non esiste. Nessuno può quindi dimostrare o
confutare l’esistenza di Dio.
Scienza e religione sono due straordinari saperi, che devono agire in una
condizione di collaborazione, comprensione e di mutuo rispetto, poiché
entrambe sono parte complementare della ricerca della realtà e del senso
dell’esistenza.
Guido Brunetti
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