Rapida diffusione di "Tomato spotted wilt virus" (TSWV) in Liguria Lisa V., Vaira A.M., Gallo S., Luisoni E. e Conti M. Istituto di Fitovirologia Applicata del C.N.R. Introduzione In Liguria, la prima infezione da «Tomato spotted wilt virus» (TSWV, virus dell'avvizzimento maculato del pomodoro, detto anche virus della bronzatura del pomodoro) è stata osservata nel dicembre 1989 su anemone coltivato nel Sanremese ( 1 ). In Italia, il virus era stato segnalato alcuni mesi prima in Emilia-Romagna (2) e più recentemente e stato trovato anche in Sicilia (3). In Liguria esso si e rapidamente diffuso a numerose specie ornamentali ed ortive ed e ora presente nelle province di Imperia e di Savona (zona di Albenga), dove costituisce un grave pericolo per tutte le coltivazioni suscettibili. Caratteristiche e classificazione del virus TSWV è costituito da particelle rotondeggianti ma senza una torma regolare e costante, con un diametro di circa 80 nm. (cioè O,O8 μm); e dunque uno dei più grossi virus delle piante ed anche tra i più complessi: e costituito intatti da quattro o cinque proteine e da tre segmenti di acido ribonucleico a singola elica (il "genoma" del virus). TSWV e stato osservato per la prima volta in Australia nel 1915 e successivamente segnalato praticamente in tutto il mondo (4). Esso e trasmesso in modo persistente da diverse specie di tripidi (vedi Trasmissione). In Europa Occidentale TSWV era presente probabilmente già prima della seconda guerra mondiale: venne segnalato in diverse colture negli anni I 950-60, senza che gli si attribuissero danni economicamente rilevanti, presumibilmente perché l'unico vettore allora presente, Thrips Tabaci non è particolarmente attivo (5). La malattia ha avuto un'impennata di virulenza sia in Nord America che in Europa, quando dalla California si e diffusa Frankliniella occidentalis, un vettore ben più efficiente del precedente. Sia Frankliniella spp. che TSWV possono attaccare un gran numero di specie vegetali: ne sono stare segnalate almeno 400 suscettibili al virus, appartenenti a più di cinquanta Famiglie (soprattutto Solanacee e Compositae). Circa la meta di tali specie sono state rinvenute infette in natura (4, 6, 7). Per lungo tempo si e ritenuto che TSWV fosse di un'unica «specie", malgrado se ne conoscessero numerose varianti. Ora sembra die ve ne siano tre specie: oltre a quella più comune, definita «Lettuce» perché tipica della lattuga, ve ne è un'altra, isolata da Impatiens in America, ed una terza, isolata da arachide in India, cui e stato attribuito un nome diverso: “peanut yellow spot virus" cioè virus della maculatura gialla dell'arachide. Queste tre specie o ceppi (noi, per ora, i consideriamo ceppi perché non è ancora certo che si tratti di specie) si differenziano in base ai sintomi indotti sulle piante ospiti ed alle caratteristiche biochimiche e sierologiche (8). In Liguria si sono individuati fin dall'inizio i ceppi Lettuce ed Impatiens, indicati in questo testo rispettivamente come L ed I. Dopo la prima segnalazione, TSWV è stato rinvenuto in diverse altre colture (9) sicché, in base alle ultime segnalazioni, risulta presente in 17 specie ornamentali ed in 6 ortensi (10; Tab. 1 e 2). Il comportamento dei virus in natura, per quanto riguarda diffusione e dannosità, può essere imprevedibile: in Europa, ad esempio, TSWV negli ultimi due decenni non aveva prodotto danni paragonabili a quelli che hanno iniziato a manifestarsi verso la fine degli anni ‘80 a seguito della progressiva diffusione di F. occidentalis. Per studiare e fronteggiare a livello mondiale questo virus, sono state organizzate conferenze internazionali in America, l'ultima delle quali e stata riassunta in una pubblicazione con una ventina di lavori sui vari aspetti di questo virus(S). Sintomi La malattia causata da TSWV e generalmente grave e spesso anche letale. I primi sintomi possono consistere in clorosi delle foglie giovani e degli apici vegetativi, che in pochi giorni si trasforma in bronzatura e necrosi, oppure si manifestano aree tondeggianti clorotiche o traslucide su foglie e fusti, che successivamente diventano necrotiche. In stadi più avanzati dell'infezione le piante possono presentare ingiallimento, mosaico, necrosi localizzata o generalizzata, malformazioni di organi ed arresto di sviluppo. I sintomi più gravi sono la necrosi del fusto e la necrosi apicale che, specie nel caso di infezione su piantine giovani, portano facilmente a morte la pianta. Su pomodoro, peperone o altre piante i sintomi (anulature e chiazze cloro-necrotiche) possono essere presenti anche sui frutti. I sintomi possono variare a seconda del ceppo di virus, della specie di pianta ospite ed anche delle cultivar di una stessa specie, dell'età della pianta al momento dell'infezione, delle condizioni ambientali, della stagione. Le infezioni da TSWV risultano pericolose anche nei casi in cui le piante colpite non presentino malattia grave, in quanto queste fungono da serbatoio di virus, quindi possono costituire fonti di infezione per altre specie suscettibili. Come i sintomi, anche il periodo di tempo che decorre dall'infezione alla comparsa dei sintomi può variare. In semenzai di peperone e pomodoro i sintomi compaiono K-10 giorni dopo l'infezione, in anemone e ranuncolo dopo un paio di settimane. In ciclamino, in esperimenti condotti m Canada, i sintomi sono comparsi a 3-4 mesi dall'inoculazione; inoltre erano ben evidenti a temperature intorno a 13 C° e si attenuavano a temperatura superiore (11). Tab. 1 - Piante ornamentali infettate da TSWV in Liguria, elencate secondo l'ordine cronologico di rilevamento dell'infezione, dal dicembre 1989 al febbraio 1992. Specie Località di rilevamento Ceppo del virus Anemone Prov. Imperia, Albenga Ranuncolo Prov. Imperia Lisianto Prov. Imperia Antirrino Prov. Imperia Bouvardia sp. Prov. Imperia Fatsia ja onica Prov. Imperia Calendula Prov. Imperia Statice Prov. Imperia Statice tatarica Prov. Imperia Trevesia palmata Prov. Imperia Ligularia Prov. Imperia Cineraria Albenga Ciclamino Prov. Imperia Crisantcmo Albenga Moluccella laevis Prov. Imperia Agathea sp. Albenga Geranio edera Albenga I, L I, L L I I I L I, I. I. I I 1. I, L. L I L I. Tab. 2 - Piante ortensi infettate da TSWV in Liguria, elencate secondo l'ordine cronologico di rilevamento dell'infezione, dal maggio 1990 al febbraio 1992. Specie Pomodoro Peperone Lattuga Valerianella Carciofo Basilico Località di rilevamento Sanremo, Albenga Sanremo, Albenga Terzorio Albenga Albenga Albenga Ceppo del virus L L L L L L Nei casi da noi osservati in Liguria, la malattia presente su anemone, ranuncolo (dove i sintomi erano aggravati dalla contemporanea presenza di altri virus), antirrino, cineraria, pomodoro e valerianella era generalmente grave e molte piante non sopravvivevano all'infezione. In Bouvardia e ciclamino, la malattia si presentava con una fase iniziale acuta, seguita da attenuazione dei sintomi che poi si stabilizzavano in forma cronica. In Fatsia japonica il virus risultava localizzato soltanto nelle foglie con sintomi, presumibilmente quelle punte ed inoculate da tripidi infetti. Sintomi di TSWV su piante naturalmente infette da alcune delle specie elencate nelle tabelle 1 e 2 sono raffigurate nella tavola 1. Per quanto riguarda l'incidenza di TSWV nelle coltivazioni liguri, per alcune, quali antirrino, calendula, crisantemo e lattuga, si è finora trattato di focolai isolati in singole coltivazioni; per altre, quali anemone, ranuncolo, peperone, pomodoro e cineraria, il virus ha colpito numerose aziende in località diverse, ed era presente in un'alta percentuale di piante (1. 9, 10). Diagnosi Fino a pochi anni fa, la presenza di TSWV in una coltura era accertata con mezzi piuttosto empirici, sostanzialmente in base ai sintomi osservabili sulle piante colpite in natura e su piante indicatrici inoculate sperimentalmente. Ora il metodo sierologici consente una diagnosi più rapida e precisa: sono in commercio corredi ELISA che in un paio di giorni permettono di sapere se TSWV è presente nei campioni esaminati, individuandone anche il ceppo (10). La procedura è la stessa utilizzata da oltre un decennio nelle aziende produttrici di talee di garofano per il controllo dei virus più dannosi, impiegando sieri forniti dal nostro Istituto. Il metodo è molto sensibile, ma nel caso di TSWV può, essere talora opportuno prima inoculare il virus su piante indicatrici e poi effettuare la prova su queste, dopo la comparsa dei sintomi. In campo scientifico, il metodo ELISA e la microscopia elettronica sono stati anche usati per rilevare la presenza di TSWV in diversi organi di E occidentalis e, nonostante le difficoltà legate alle piccolissime dimensioni dell'insetto, hanno rafforzato l'ipotesi che il virus si moltiplichi nelle cellule di alcuni organi dell'insetto e che probabilmente l'acquisizione sia limitata agli stadi larvali per problemi legati alla permeabilità di membrane cellulari (12, 13). Un metodo di diagnosi ancora più sensibile consiste nell'impiego di «sonde molecolari» e si basa sull'ibridazione tra l'acido nucleico del virus e quello, complementare, della sonda (8). Si tratta, tuttavia, di un metodo molto costoso e complesso. Trasmissione, epidemiologia e lotta In condizioni sperimentali TSWV è facilmente trasmissibile mediante inoculazione di succo infetto, ma questo mezzo di diffusione non è importante in condizioni naturali. La trasmissione per seme di TSWV è stata segnalata in pomodoro e cineraria già molto tempo addietro, ma restano tuttora alcuni punti non chiariti. La prima segnalazione (14) riportava un'altissima percentuale di trasmissione (96%) in cineraria e questo dato venne ripetutamente citato per lungo tempo, sebbene nel frattempo fosse stata appurata una trasmissione soltanto dell' 1 % sia in questa pianta che in pomodoro; in entrambi i casi il virus risultava localizzato sul tegumento esterno del seme e non nell'embrione ( 15). Di recente è stata nuovamente segnalata la trasmissione per seme di TSWV in pomodoro dal 3 al 14% (16), ma anche questo dato dovrebbe essere verificato e confermato. Sebbene tutte queste segnalazioni non sembrino offrire indicazioni certe, e comunque opportuno utilizzare sempre semi ottenuti da piante sicuramente sane. Come tutti i virus, anche TSWV è trasmissibile attraverso il materiale di propagazione agamica: o dunque indispensabile non utilizzare mai materiale prelevato da piante infette o anche solo sospette di infezione. Come già si e accennato, TSWV si diffonde in natura praticamente solo ad opera di tripidi (Thysanoptera^ TlJripuii.ìc). Le specie vettrici sono: ìrrankliniella occidentalis^ b. flisra, R shititzei, Sc'irtothrips iiorsalis, Thrips setosus e 7; tabaci. La prima (hoc'i'uienti.ilis) e il principale vettore di TSWV in Italia, dove e stata introdotta recentemente ( 17) e si può ritenere ormai diffusa dovunque (IK, 19). La trasmissione e di tipo persistente, probabilmente propagamo (13). Apparentemente il virus può essere acquisito soltanto dalle forme giovanili dei vettori (ncanidi), che possono trasmetterlo prima di trasformarsi in pupe. Da queste, localizzate nel terreno intorno alle piante infestate, emergono adulti ancora infettivi die iffondono il virus più attivamente, essendo dotati di ali atte al volo. Neanidi e adulti hanno apparato boccale pungente-succhiante ed infestano la parte aerea delle piante, nutrendosi a spese di foglie e fiori. Le numerosissime piante spontanee suscettibili al virus (6, 20) sono di particolare importanza epidemiologica come ospiti alternativi di TSWV e dei tripidi vettori, e da esse possono prvenire, nel corso del ciclo vegetativo, ripetute infezioni sulle colture agrarie. Poiché le virosi delle piante non sono curabili con trattamenti chimici ne altri mezzi, la lotta contro TSWV non può che essere di tipo preventivo. Tenendo presente che il virus può essere introdotto nelle colture soltanto con materiale vegetale infetto oppure direttamente da tripidi vettori — sia provenienti dall'esterno sia da pupe infette presenti nel terreno — e che la sua diffusione secondaria è operata in pratica ancora da tripidi, si possono adottare le seguenti misure di prevenzione: 1. Per l'impianto della coltura utilizzare semenzali o altro materiale vegetale sano ed esente da tripidi. 2. Se la coltivazione è sotto serra, evitare di introdurvi piante (ad es. in vaso) che non siano sicuramente sane o che siano infestate da tripidi. 3. Qualora il terreno di coltivazione abbia ospitato in precedenza piante infestate da tripidi, eseguirne la disinfestazione insetticida prima di procedere al nuovo impianto. 4. Combattere lo sviluppo di piante infestanti nel terreno coltivato e nelle sue immediate vicinanze. 5. Qualora si notassero piante con sospetti sintomi di TSWV, rivolgersi subito ad esperti fitopatologi degli Osservatori per le Malattie delle Piante o di altre Istituzioni competenti richiedendo un'analisi diagnostica. Nel caso in cui i risultati delle analisi confermassero la presenza di TSWV è necessario: • estirpare quanto prima le piante infette. In caso di infezione ormai estesa, il tecnico potrà suggerire l'eradicazione totale della coltura e la sua eventuale sostituzione con specie non suscettibili al virus; sono in preparazione elenchi di piante coltivate che dall'esame della letteratura internazionale appaiano non suscettibili al virus; • interpellare il tecnico stesso circa l'opportunità di trattare con insetticidi la zona colpita dall'infezione. Precedenti esperienze suggeriscono di eseguire, se del caso, 3-4 trattamenti ravvicinati a intervalli di 3-5 giorni, alternando principi attivi diversi per evitare che i tripidi sviluppino resistenza ad un prodotto. Negli Srati Uniti i prodotti insetticidi più efficaci sono risultati: metilazinphos, cipermetrina, fluovalinato, methomil e mevinphos (21 ); • dopo l'individuazione e l'estirpazione delle prime piante infette, proseguire il controllo visivo delle piante, eliminando quelle che sviluppassero ancora i sintomi di TSWV. È di basilare importanza che la raccolta delle piante infette sia eseguita in modo da evitare che i tripidi eventualmente presenti sulla vegetazione siano dispersi nell'ambiente circostante. Ciò è realizzabile, ad es., raccogliendo le piante direttamente in sacchi di plastica che devono essere mantenuti ermeticamente chiusi ed esposti in pieno sole fino a quando gli insetti contenuti all'interno siano sicuramente soppressi. Gli interventi con insetticidi, per quanto deprecabili sotto diversi punti di vista, risultano spesso necessari. Essi sono diretti, infatti, a contenere i danni causati da tripidi come vettori di TSWV, non già come insetti fitomizi. In Italia sono in corso ricerche di lotta biologica contro F. ocddentalis che prevedono l'impiego di specie predatrici di questo insetto, quali Rincoti antocoridi del genere Orius e Acari fitoseidi dei generi Amblyseius e Neoseiulus (22, 23, 24). Questa pratica offre ottime prospettive per contenere lo sviluppo delle popolazioni di tripidi al di sotto della soglia di danno diretto economicamente importante; è inadeguata, purtroppo, per limitare con pari efficienza la diffusione di TSWV, che può essere operata con estrema rapidità anche da popolazioni di tripidi relativamente modeste. L'Istituto di Fitovirologia Applicata ha stipulato un accordo con la Regione Liguria al fine di combattere la diffusione di TSWV. Esso prevede: la divulgazione tra i coltivatori di notizie utili al contenimento del virus; la diagnosi del virus e dei suoi ceppi nei campioni sottoposti a controllo; la collaborazione a prove di lotta; la segnalazione di specie alternative coltivabili in Liguria e non suscettibili al virus; l'aggiornamento a livello internazionale circa i risultati di ricerche su TSWV. Indubbiamente il metodo più valido e meno inquinante di lotta sarebbe quello di reperire piante resistenti, tali cioè da non essere infettate dal virus o quantomeno da non esserne danneggiate gravemente. Purtroppo al momento attuale non si conoscono cultivar con queste caratteristiche che offrano rendimento paragonabile a quello delle cultivar suscettibili al virus. È però da segnalare un tentativo che sarà effettuato da ricercatori del nostro e di altri Istituti, nell'ambito di un progetto del Ministero dell'Agricoltura e delle Foreste, per inserire in piante di varie specie elementi di resistenza a TSWV con metodi di ingegneria genetica. Il metodo è molto complesso, richiede tempi lunghi ed è di esito incerto, però l'importanza del problema e la mancanza di soluzioni semplici, affidabili ed economicamente sopportabili, impongono di non trascurare alcun mezzo di lotta. Bibliografia 1) Lisa V, Vaira A.M., Milne R.G., Luisoni E. e Rapetti S., 1990. Tomato spotted wilt virus in cinque specie coltivate in Liguria. ìnf. toro Fitopat. 40 (12), 34-41. 2) Bertaccmi A. & Bellardi M.G., 1990. Tomato spotted wilt virus infecting Gloxinia in Italy. Phytopath. Medit. 29, 205-208. 3) Davino M., Areddia R., Durso F. e Grimaldi V, 1992. Indagini sul virus dell'avvizzimento maculato del pomodoro (TSWV) in Sicilia. 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