STAGIONE 2008-09 Martedì 10 marzo 2009 ore 20.30 Sala Verdi del Conservatorio Eugene Drucker violino Philip Setzer violino Lawrence Dutton viola del Quartetto Emerson Con la partecipazione straordinaria di Ralph Kirshbaum violoncello 14 Consiglieri di turno Direttore Artistico Mathias Deichmann Clemente Perrone da Zara Paolo Arcà Con il contributo di Con il contributo di Con la partecipazione di Sponsor istituzionali Con il patrocinio e il contributo di Con il patrocinio di È vietato prendere fotografie o fare registrazioni, audio o video, in sala con qualsiasi apparecchio, anche cellulare. Iniziato il concerto, si può entrare in sala solo dopo la fine di ogni composizione, durante gli applausi. Per assicurare agli artisti la migliore accoglienza e concentrazione e al pubblico il clima più favorevole all’ascolto, si invita a: • spegnere i telefoni cellulari e altri apparecchi con dispositivi acustici; • limitare qualsiasi rumore, anche involontario (fruscio di programmi, tosse…); • non lasciare la sala prima del congedo dell’artista. Eugene Drucker violino Philip Setzer violino Lawrence Dutton viola del Quartetto Emerson Con la partecipazione straordinaria di Ralph Kirshbaum violoncello Per gravi motivi di salute David Finckel, il violoncellista del Quartetto Emerson, deve rinunciare alla tournée europea del gruppo. Per mantenere l'impegno preso con la nostra Società gli altri membri del celebre quartetto americano hanno chiesto la collaborazione straordinaria del violoncellista Ralph Kirshbaum. Il nuovo programma non si misura con il tradizionale repertorio quartettistico dell’Emerson ma mantiene in maniera esemplare lo spirito della storica formazione, da sempre saldamente radicata nella tradizione ma allo stesso tempo aperta a presentare l’incredibile varietà stilistica e di organici della musica. Con la partecipazione di Ralph Kirshbaum verrà eseguito uno dei grandi capolavori di Mozart, il Divertimento per violino, viola e violoncello in mi bemolle maggiore KV 563. Bohuslav Martinu (Policka, Boemia 1890 – Liestal, Svizzera 1959) 3 Madrigaly per violino e viola Béla Bartók (Nagyszentmyklós, Ungheria [oggi Romania] 1881 – New York 1945) 6 Duetti dai 44 Duos per due violini Sz 98 Antonin Dvořák (Nelahozeves 1841- Praga 1904) Terzetto per due violini e viola in do maggiore op. 74 Intervallo Wolfgang Amadeus Mozart (Salisburgo 1756 – Vienna 1791) Divertimento in mi bemolle maggiore per violino, viola e violoncello KV 563 Il concerto è registrato da Bohuslav Martinu 3 Madrigaly per violino e viola Philip Setzer violino Lawrence Dutton I. Poco Andante II. Poco allegro III. Allegro viola Bohuslav Martinu appartiene alla vasta schiera di artisti e intellettuali, che hanno ingrossato le fila dell’emigrazione cecoslovacca del Novecento. Dopo aver vissuto a Parigi dagli anni Venti, Martinu scampò fortunosamente alle persecuzioni naziste e si rifugiò negli Stati Uniti nel 1941. Grazie alla facilità di scrittura, Martinu riuscì a mantenere una posizione di primo piano anche nel mondo musicale americano. L’origine dei 3 Madrigali per violino e viola risale all’incontro del compositore con i fratelli Joseph e Lillian Fuchs. Nato a New York nel 1899, Fuchs è stato uno dei maggiori violinisti della sua generazione, allievo del maestro viennese Franz Kneisel. Proveniva da una famiglia di eccellenti musicisti, tra i quali spiccava la sorella Lillian, leggendaria violista. Agli inizi del 1947 Fuchs e William Kroll fondarono a New York la Musicians’ Guild per promuovere la musica da camera classica e moderna. Martinu era presente al concerto inaugurale, nel quale il Quartetto Kroll interpretava il suo Sestetto. Nello stesso concerto, Joseph e Lillian Fuchs eseguirono anche il Duo per violino e viola di Mozart, lasciando una profonda impressione su Martinu, lui stesso violinista di formazione. Il musicista decise di scrivere un lavoro analogo per i due artisti, che interpretarono i 3 Madrigali nel successivo concerto dell’associazione il 22 dicembre 1947. Nessun musicista di rilievo, dopo Mozart, aveva tentato di scrivere un lavoro per una combinazione di strumenti analoga e così rischiosa. Il risultato fu estremamente lusinghiero per Martinu, lodato da critici importanti come Virgil Thompson. I Fuchs, entrambi attivi fino a un’età avanzata, tennero in repertorio il lavoro a loro dedicato per il resto della lunghissima carriera. Madrigale è un termine al quale Martinu si sentiva particolarmente legato. Nel suo catalogo esistono parecchi lavori riferiti a questa antica forma musicale. Il compositore però non pensava al genere vocale portato all’eccellenza dai musicisti italiani del Rinascimento, bensì alla versione strumentale sviluppatasi nella musica anglosassone. Per Martinu il madrigale strumentale del consort di viole, con la sua polifonia libera ed espressiva, rappresentava una sorta di antidoto al linguaggio contrappuntistico di Bach. Era in sostanza una maniera di sottrarsi all’egemonia spirituale della musica tedesca, un’aspirazione nazionalista ricorrente all’interno della musica ceca a cavallo del Novecento. La scrittura dei 3 Madrigali raggiunge una ricchezza armonica e sonora degna di un quartetto. Il movimento centrale, “Poco Allegro”, manifesta una padronanza magistrale del linguaggio strumentale, con invenzioni stupende per allar- gare i confini sonori del piccolo ensemble. Il finale ricorre all’inesauribile magazzino di danze della musica ceca per chiudere in maniera brillante, ma contiene anche una citazione da Scarlatti a rendere più saporito questo felice lavoro. Béla Bartók dai 44 Duos per due violini Sz 98 n. 16, Burleszk n. 19, Mese n. 28, Bánkódas n. 33, Aratáskor n. 34, Számláló nóta n. 44, Erdélyi tánz Eugene Drucker e Philip Setzer violini Béla Bartók sapeva per esperienza diretta, grazie alle numerose ricerche etnomusicologiche compiute nei primi decenni del Novecento, come il violino fosse in grado di conferire alla musica contadina un’impareggiabile ricchezza di sfumature ritmiche e melodiche. La serie dei 44 Pezzi per due violini, scritti nel 1931, esprime questo legame con il mondo popolare. L’autore spiegava di aver scritto il ciclo «affinché gli alunni possano, nei primi anni di studio, avere a loro disposizione alcuni pezzi concertistici, nei quali la semplicità senza ricercatezza della musica popolare sia congiunta con le sue particolarità ritmiche e melodiche». Il lavoro fu richiesto dal musicologo e pedagogo di Friburgo Erich Dorflein, che si stava occupando assieme alla moglie Elma Axenfeld di un progetto didattico innovativo per il violino dal titolo Der Geigenschulwerk. Dorflein pubblicò nella serie di fascicoli dedicati ai compositori ungheresi 22 pezzi, mentre l’intero ciclo apparve nel 1933 presso l’editore di Bartók, Universal, a Vienna. Nei Duetti Bartók sviluppa il linguaggio contrappuntistico in maniera più ampia rispetto ai precedenti lavori dedicati all’infanzia, come Gyermekeknek (Per i ragazzi). I pezzi hanno una forma molto semplice, in genere di due strofe, nelle quali i violini si scambiano i ruoli tra melodia e accompagnamento. Nessun’altra composizione di Bartók manifesta in maniera così completa la varietà delle sue ricerche etniche. La Burleszk (n. 16) è una melodia della Rutenia, una regione dell’attuale Ucraina. Mese (Fiaba, n. 19) e Bánkódas (Tristezza, n. 28) provengono dal folklore ungherese, mentre Aratáskor (Canzone della mietitura, n. 33) e Számláló nóta (Canzone dei numeri, n. 34) da quello slovacco. Il pezzo più difficile del ciclo, Erdélyi tánz (Ardeleana, n. 44), è stato il primo a essere composto, benché sia stato posto in chiusura del lavoro. Non si tratta di un canto, bensì dell’arrangiamento di un tema strumentale tipico di una danza romena della Transilvania. Queste trascrizioni di musica popolare nel linguaggio colto risultano più pungenti e fresche sul violino, rispetto a quelle per pianoforte. Bartók riteneva che il ciclo fosse da presentare anche in sala da concerto, ma lasciava agli esecutori la libertà di formare delle suite a loro piacimento, secondo le proprie capacità e inclinazioni. Antonin Dvořák Terzetto per due violini e viola op. 74 Introduzione: Allegro ma non troppo [attacca] Larghetto Scherzo. Vivace Tema con variazioni. Poco Adagio – Molto allegro Eugene Drucker violini e Philip Setzer Lawrence Dutton viola Nel 1877 i coniugi Dvořák si trasferirono nella casa della suocera, in via Zitná 10 (oggi 14), destinata a rimanere per sempre la loro residenza di Praga. Nel 1886, la suocera affittò una stanza a uno studente di chimica, Josef Kruis, che prendeva lezioni di violino da un musicista del Teatro Nazionale, Jan Pelikán. Dvořák conosceva bene Pelikán, avendo suonato la viola per parecchi anni, dal 1862 al 1871, nella stessa orchestra. Sentendo suonare in casa i due violinisti, Dvořák decise di unirsi a loro e di scrivere un lavoro per l’insolita formazione. La stesura del pezzo fu rapida, dal 7 al 14 gennaio del 1887, ma la scrittura si rivelò troppo difficile per le modeste capacità di Kruis. Il giovane amico venne comunque ricompensato da un nuovo lavoro, questa volta molto più facile, intitolato Malickosti (Bagatelle), pubblicato solo nel 1945. Il Terzetto venne eseguito in pubblico a Praga il 30 marzo 1887 da tre eccellenti professionisti guidati da Karel Ondricek. Il Terzetto op. 74 rappresenta un momento di pace e di riposo nella carriera di Dvořák, che in quegli anni aveva raggiunto una posizione preminente a livello internazionale. Gli impegni ufficiali e le tournée erano una fonte di stress per un musicista come Dvořák, che aveva conservato gelosamente un fondo di semplicità ereditato dalle sue origini paesane. Dopo gli onori e le fatiche della grande ribalta internazionale, Dvořák sentiva forse la necessità di ritrovare il piacere del far musica tra amici e della sonorità calda del suo strumento. La scrittura sempre fantasiosa dell’autore riesce a sopperire la mancanza di un autentico strumento basso come il violoncello, trovando ingegnosi espedienti per irrobustire il sostegno armonico della viola. La musica dei vari movimenti si sviluppa in forme semplici, arricchite dal lirismo spontaneo e inesauribile del mondo di Dvořák. L’“Introduzione” è dominata dal tema principale, che trova un contrasto più che altro nella contrapposizione tra modo maggiore e modo minore. L’“Allegro ma non troppo” conduce direttamente al dolce “Larghetto” in mi maggiore, una sorta di romanza strumentale, disturbata solamente nella parte centrale da una figurazione più energica. Lo “Scherzo” appartiene al miglior Dvořák, capace di scrivere come Trio un valzer viennese degno di Johann Strauss. Il Finale, in forma di “Tema con variazioni”, rappresenta forse la parte più consistente del lavoro. La magistrale scrittura, piena di invenzioni e di colori strumentali, conferisce al movimento l’espressione emotiva e la sostanza musicale di un vero quartetto d’archi. Wolfgang Amadeus Mozart Divertimento in mi bemolle maggiore per violino, viola e violoncello KV 563 Philip Setzer violino Lawrence Dutton Ralph Kirshbaum violoncello Allegro Adagio Menuetto. Allegretto Andante Menuetto. Allegretto Allegro viola Ai primi di giugno del 1788 Mozart scriveva a Michael Puchberg, commerciante tessile e confratello massone: «Se Lei volesse usarmi la bontà e l’amicizia di sostenermi per 1 o 2 anni con mille o 2 mila fiorini in cambio dei dovuti interessi, mi aiuterebbe a rifiorire! – Lei stesso riconoscerà come cosa certa e vera quanto sia spiacevole, o meglio impossibile, vivere se si deve attendere un’entrata dopo l’altra! – Se non si ha una riserva certa, almeno per l’indispensabile, non è possibile rimettersi in sesto». Puchberg rappresentò una sorta di banchiere privato per Mozart, negli ultimi anni. Il legame con Puchberg in realtà era fondato sulla musica, la garanzia più solida che il musicista potesse offrire. Il Divertimento per violino, viola e violoncello risale al 27 settembre 1788, come riporta il catalogo personale di Mozart. Fu scritto, a quanto pare, per Puchberg, forse in segno di riconoscenza. Il lavoro reca l’impronta indiscutibile della simbologia massonica, basata sul numero tre. Il Divertimento presenta diversi aspetti enigmatici, a partire dalla scelta del titolo. Il divertimento, come la cassazione o la serenata, indicava un genere di musica d’occasione. Era musica per le orecchie, per così dire, senza ambizioni intellettuali, né pretendeva di suscitare forti emozioni. Il Divertimento in mi bemolle, viceversa, richiede sia agli esecutori, sia agli ascoltatori un impegno analogo a quello dei grandi lavori strumentali. I musicisti devono essere dei virtuosi d’alto livello per sostenere la loro parte, che spazia in ogni zona dello strumento e dialoga dall’inizio alla fine alla pari con le altre. L’unico legame con il genere tradizionale consiste nella presenza di un alto numero di movimenti, sei, due dei quali minuetti. Il primo “Allegro” è una forma sonata di ampie proporzioni. La scrittura presenta una straordinaria ricchezza d’invenzione tematica, con una sovrabbondanza d’idee che s’intrecciano in un fitto dialogo. Mozart aveva sfruttato la visione dinamica della forma nelle sue opere, come nel primo duetto tra Figaro e Susanna delle Nozze di Figaro. La fusione dell’opera nelle forme della musica strumentale, e viceversa, rappresenta una delle grandi conquiste del linguaggio maturo di Mozart. Il movimento lento rappresenta per tradizione il punto di contatto con l’opera e l’“Adagio”, il cuore del lavoro, è strutturato come una grande aria solistica. Mozart ha scelto di esprimere le melanconiche emozioni di questo mondo nella tonalità di la bemolle maggiore, rara nella sua musica e sempre foriera di momenti speciali. L’espressione del canto diventa in certi passi così drammatica, da arrivare quasi al punto di strappare le regole del linguaggio armonico. Per equilibrare il peso dell’“Adagio”, Mozart lascia sfogare la tensione in una vasta area di fuga, per così dire, articolata in una forma ad arco divisa in tre parti: Minuetto I – Andante – Minuetto II. La simbologia del rapporto 3 : 2 domina le relazioni interne ed esterne di questa struttura. L’“Andante”, in si bemolle maggiore (2 accidenti in chiave), batte un ritmo di 2/4, mentre i due “Minuetti”, in mi bemolle maggiore (3 accidenti), sono divisi ovviamente in 3/4. Il “Minuetto I” presenta però un espediente antico, l’emiola, vale a dire lo slittamento della pulsazione ritmica in maniera da avere 3 pulsazioni distribuite su 2 battute (uno-due-tre/ uno-due-tre). Il “Minuetto II” invece ha una forma particolare, con due Trio di deliziosa fattura. L’“Andante” centrale consiste in un tema con variazioni, audacemente collegate l’una con l’altra. Anche in questo caso il numero massonico ha un rilievo quasi ossessivo nella scrittura, con contrappunti a tre parti, variazioni in terzine, figurazioni di semibiscrome (note con tre tagli nel gambo). Lo spirito del pensiero massonico illuminista è concentrato nell’austera sonorità della variazione in minore, che manifesta la compassione e il distacco della vera saggezza dal dramma. Se Mozart avesse avuto intenzione di rassicurare Puchberg sulla sua abilità di unire una profonda scienza compositiva a uno stile leggero e brillante, il finale non avrebbe potuto concludere il lavoro in maniera più esemplare. La forma del rondò e quella della sonata si fondono in un’architettura di proporzioni perfette, sviluppata in un movimento pieno di grazia e di energia. Gli elementi tematici sono due, una vivace danza all’italiana e un episodio contrastante di vago sapore militaresco. Questo materiale alimenta una forma sempre viva e mutevole, arricchita da nuove idee armoniche e ingegnose transizioni. Oreste Bossini QUARTETTO EMERSON Costituito nel 1976 in occasione del bicentenario degli Stati Uniti, il Quartetto Emerson ha preso il nome del poeta e filosofo americano Ralph Waldo Emerson. Con un repertorio particolarmente vasto, il Quartetto è stato ospite delle maggiori istituzioni musicali e festival del mondo. Particolarmente attento al repertorio contemporaneo e protagonista di numerose prime esecuzioni, nel 2001 ha eseguito in prima mondiale il Concerto di Wolfgang Rihm con la Cleveland Orchestra diretta da Christoph von Dohnányi. Nel 2003 ha partecipato con tre concerti al ciclo “Great Performers” del Lincoln Center di New York. Nella stagione 2004/05 ha realizzato una serie di quattro concerti alla Zankel Hall della Carnegie Hall intitolata “A Vision of Mendelssohn” alternando ai quartetti di Mendelssohn opere di Bach, Beethoven, Schumann e Schubert. Nella stagione 2007/08 il Quartetto è stato ospite dei festival di Gstaad, Salisburgo, Schwarzenberg, Merano, Ascona, Copenhagen, Colonia e Stoccolma e delle maggiori sale da concerto europee (Wigmore Hall e Queen Elizabeth Hall di Londra, Konzerthaus di Vienna, Cité de la Musique di Parigi). È stato inoltre protagonista di una lunga tournée negli Stati Uniti, ha realizzato la sua ventiseiesima stagione allo Smithsonian Institute di Washington e ha suonato a New York per la serie “Great Performers” del Lincoln Center e con il pianista Yefim Bronfman alla Carnegie Hall. L’Emerson è Quartetto “in residence” della Stony Brook University dove, oltre ad insegnare musica da camera tiene impegnativi seminari. Continua inoltre i corsi al Weill Music Institute della Carnegie Hall. Il Quartetto è spesso impegnato in concerti di beneficenza a favore del disarmo nucleare, della lotta contro l’AIDS e la fame nel mondo. Le numerose registrazioni del Quartetto Emerson che comprendono i quartetti di Schumann, Dvořák, Prokof ’ev, Barber, Ives, il Quintetto per violoncello di Schubert con Mstislav Rostropovic, il Quartetto e il Quintetto per pianoforte di Schumann con Menahem Pressler e l’integrale dei quartetti di Beethoven e Šostakovič hanno meritato sei volte il “Grammy Award”, il premio “Record of the Year” della rivista “Gramophone” per l’incisione dell’intera serie dei quartetti di Bartók e l’Avery Fisher Award per il 2004. È stato ospite della nostra Società nel 1985, 1987, 1998, 2002 e 2006. RALPH KIRSHBAUM violoncello Nato negli Stati Uniti, ma residente da molti anni a Londra, Ralph Kirshbaum ha dedicato la sua carriera non soltanto al repertorio solistico, ma anche alla musica da camera e all’insegnamento. Con un repertorio che spazia da Haydn a Dvořák, Prokof ’ev e Lutoslawski, si è esibito con le maggiori orchestre negli Stati Uniti, in Europa, Asia e Australia sotto la guida di direttori di primo piano quali Semyon Bychkov, Sir Colin Davis, Christoph Eschenbach, Zubin Mehta, Kent Nagano, Simon Rattle e Sir George Solti. Collabora assiduamente con musicisti quali Leif Ove Andsnes, Joshua Bell, Yefim Bronfman, Peter Frankl, Ida Kavafian, Lang Lang, György Pauk, Vadim Repin, Dimitry Sitkovetsky e Pinchas Zukerman, ospite di festival internazionali quali Edimburgo, BBC Proms di Londra, Bath, Verbier, Lucerna, Aspen, La Jolla, Santa Fe, Ravinia e Mostly Mozart a New York. È fondatore e direttore artistico del RNCM Manchester International Cello Festival. L’ultima edizione del festival, “From Britten to Britain”, ha avuto come protagonisti 36 violoncellisti provenienti da 20 paesi diversi e ha meritato il Royal Philharmonic Society Award. Ralph Kirshbaum è inoltre presidente onorario Violoncello Society di Londra. Tra le sue numerose incisioni ricordiamo la prima registrazione assoluta del Triplo Concerto di Tippett che è stato nel 1983 “Record of the Year” della rivista Gramophone, le Suites per violoncello solo di Bach e i Concerti di Elgar, Barber e Walton. Recente è la registrazione delle Sonate di Šostakovič e Prokof ’ev con il pianista Peter Jablonski. Ralph Kirshbaum è docente di violoncello al Royal Northern College of Music di Manchester e alla University of Southern California di Los Angeles. Tiene inoltre master class ai seminari di internazionali di Prussia Cove e alle London Masterclasses. Negli ultimi 4 anni ha fatto parte del “Committee on the Arts and Humanities” del Presidente degli Stati Uniti. Suona un prezioso violoncello Montagnana appartenuto al virtuoso Alfredo Piatti. È per la prima volta ospite della nostra Società. Prossimi concerti: martedì 17 marzo 2009, ore 19 (2 intervalli) Sala Verdi del Conservatorio Quartetto di Tokyo Haydn – I Quartetti op. 76 Nel 1809 moriva Franz Joseph Haydn e con lui scompariva un mondo musicale quale l’Europa non avrebbe mai più conosciuto. Se gli anniversari servissero a qualcosa, ricordare la figura di Haydn dovrebbe far pensare ai vantaggi culturali di un’arte capace di inventare il futuro governando il presente. Il Quartetto vuole rendere onore a questo musicista unico con una grande festa musicale. Il Quartetto di Tokyo, già protagonista qualche anno fa di una memorabile integrale di Beethoven, presenta in un concerto maratona, con inizio alle 19, i sei meravigliosi Quartetti dell’op. 76, il compimento del lungo lavoro di Haydn per dare alla forma del quartetto d’archi la perfezione linguistica e l’autonomia artistica che senza di lui non sarebbero mai esistite. Programma (Discografia minima) F.J. Haydn Quartetti op. 76 (Quartetto di Tokyo, Sony Essential Classics) sabato 28 marzo 2009, ore 20.30 Sala Verdi del Conservatorio Radu Lupu pianoforte Filarmonica George Enescu Cristian Mandeal direttore Beethoven, Berlioz SCONTO PER I SOCI AL MASCAGNI PARKING La Società del Quartetto ha definito un accordo con l’APCOA, titolare della gestione del Mascagni Parking, per riservare ai nostri Soci, nelle sere di concerto, una consistente agevolazione: tre ore di parcheggio (da utilizzare tra le 19.30 e le 23.30) al prezzo di cinque anziché nove Euro. I buoni sono già acquistabili questa sera, sino ad esaurimento dei primi 50 buoni già disponibili, nel foyer durante l'intervallo o comunque presso la sede di via Durini, previa prenotazione telefonica (02 795393) o via e-mail ([email protected]). Società del Quartetto di Milano via Durini 24 - 20122 Milano tel. 02.795.393 – fax 02.7601.4281 www.quartettomilano.it e-mail: [email protected]