Laboratorio di restauro Topografia e rilevamento Dott. Andrea Piccin [email protected] 1) Nozioni generali di topografia e rilevamento 2) Sistemi di riferimento, proiezioni e posizionamento 3) Operazioni topografiche, elaborazione e rappresentazione delle misure 4) Elementi di fotogrammetria 5) Nuove metodologie per il rilevamento e il monitoraggio degli edifici 6) Strumenti topografici per la misura di distanze e angoli e per il posizionamento Laboratorio di restauro Topografia e rilevamento Dott. Andrea Piccin Lezione n.1 : Nozioni generali di topografia e rilevamento Le grandezze (distanze ed angoli) Le unità di misura Richiami di trigonometria piana Le misure e la loro qualità Le caratteristiche di un rilievo Schemi di rilievo Definizioni Topografia: rappresentazione grafica di una regione terrestre Rilevamento: insieme delle osservazioni e delle misure che si eseguono per conoscere, descrivere e rappresentare una realtà La misura delle distanze Relazione tra distanze ed angoli per misurare la terra: l’esperienza di Eratostene (III sec .AC) per la misura della circonferenza meridiana della terra Misura l’angolo tra l’altezza del sole ad Assuan (tropico del Cancro) e ad Alessandria, al mezzodì del solstizio d’estate Eratostene(Cyrene 276 a.C - Alessandria 194 a.C.) Conoscendo la distanza tra le due città (5.000 stadi = circa 800 Km) e l’angolo (7°12’, 1/50 dei 360°) calcola la circonferenza “meridiana” terrestre in 250.000 stadi = circa 40.000 Km. Le unità di misura: distanze (1) Nel 1799 fu introdotto il sistema metrico, per iniziativa di Napoleone che istituì una commissione per mettere ordine nella disastrosa situazione dei pesi e delle misure. Nacquero così il metro e il decimetro cubo; quest’ultimo fu fatto corrispondere al litro. Il sistema metrico doveva sostituire i tradizionali sistemi che si fondavano sul confronto tra parti del corpo e distanze: pollice (inch) = ampiezza del dito; piede (foot, 12 inches) = in origine corrispondeva alla lunghezza dell’arto; iarda (yard, 3 feet) = distanza tra la punta del naso e l’estremità del dito medio; fathom (6 feet)= distanza tra le braccia allargate; cubito (ca. 52 cm) = lunghezza dell’avambraccio miglio romano = circa 1000 passi (da qui pietra miliare) con 1 passo medio prossimo a 1 m. Le unità di misura: distanze (2) Il metro (m), fu inizialmente assunto come la decimilionesima parte della distanza tra l’Equatore e il Polo Nord, calcolata lungo il meridiano passante per Parigi; Successivamente, a causa dell'imperfezione della forma sferica della Terra, il metro fu definito come la distanza tra due linee sottili incise su una sbarra di platino-iridio, che diventò il prototipo del metro internazionale. Per rendersi indipendenti dai campioni standard, il metro fu anche definito come multiplo della lunghezza d'onda della luce rossa emessa dal krypton 86; le esigenze della scienza moderna richiesero tuttavia una precisione ancora maggiore e nel 1983 il metro fu definito come la distanza percorsa dalla luce nel vuoto nell'intervallo di tempo di 1/299.792.458 secondi. N.B.: i simboli delle unità di misura non vanno mai puntati! Metro = m non m. Le unità di misura: angoli (1) In cartografia, le coordinate geografiche dei punti sono espresse nel sistema sessagesimale: il grado sessagesimale (°) è definito come 1/360 dell’angolo giro. Un angolo retto è quindi pari a 90° e un angolo piatto a 180°. I sottomultipli sono il primo (‘), pari a 1/60 del grado (’’) ed il secondo, pari a 1/60 del primo; le frazioni di secondo sono espresse nel sistema decimale. Per trasformare il valore di un angolo sessagesimale in altre unità di misura è necessario prima esprimerlo nel sistema sessadecimale. 12° 34’ 56’’ = 12 gradi, 34 primi, 56 secondi 12’’,5 = 12 secondi virgola 5 Ricordando che 1’ = 60’’ e che 1° = 60’, la trasformazione dell’angolo a da sessagesimale a sessadecimale è: a = 12° 34’ 56’’ sessagesimale a = [(56/60) + 34]/60 + 12 = 12°,5822 sessadecimale. Le unità di misura: angoli (2) Tutte le strumentazioni topografiche moderne impiegano tuttavia il sistema centesimale: il grado centesimale è definito come 1/400 dell’angolo giro ed è chiamato anche gon (g). Un angolo retto è quindi pari a 100 g e un angolo piatto a 200 g . I sottomultipli sono il primo centesimale (c), definito come la centesima parte del gon, ed il secondo centesimale (cc), definito come la decimillesima parte del gon. Il milligon (mgon) è definito come millesima parte del gon. 150 g ,3528 = 150 gon, 35 primi, 28 secondi 45 c = 45 primi 34 cc ,5 = 34 secondi virgola 5 0 g ,345 o 345mgon = 345 milligon N.B.: in topografia si assume come positivo il senso di rotazione orario. Le unità di misura: angoli (3) Il sistema ciclometrico o matematico è impiegato dai computer per il calcolo delle funzioni trigonometriche: l’unità di misura è il radiante (rad), definito come l’angolo al centro di una circonferenza che sottende un arco di lunghezza pari al raggio della circonferenza stessa. E’ un sistema di misura a base decimale. L’angolo retto vale p/2 L’angolo piatto vale p L’angolo giro vale 2p Conversione degli angoli La conversione degli angoli da un sistema decimale all’altro si basa sulla proporzione: L’ampiezza dell’angolo a (12°,5822 in gradi sessadecimali), espresso in gradi centesimali sarà: L’ampiezza dell’angolo a espresso in radianti sarà: Per definire il numero di cifre decimali significative nelle conversioni angolari occorre considerare con quale approssimazione l’angolo è espresso nel sistema di partenza. Nell’esempio a era espresso con l’approssimazione del secondo sessagesimale; trasformando tale valore prima nel sistema sessadecimale e quindi in quello matematico si ottiene: Di conseguenza l’ultima cifra significativa del valore di a espresso in radianti (0,219601) è la quarta decimale (6) La misura di angoli e delle distanze (1) Misura con la squadra Misura con il tamburo Misura di altezza con il baculo Misura di distanza con il baculo La Trigonometria piana (1) TRIANGOLI RETTANGOLI relazioni tra cateti: relazioni con l’ipotenusa: relazioni tra i lati: La Trigonometria piana (2) TRIANGOLI QUALSIASI relazioni tra lati e angoli (teorema dei seni - Eulero): teorema di Carnot: teorema di Nepero: La Trigonometria piana (3) APPLICAZIONI IN TOPOGRAFIA Problema 1: dato un triangolo qualunque ABC, noti due lati e l’angolo compreso, calcolare il terzo lato: Procedura: si applica il teorema di Carnot c = a 2 + b 2 - 2ab cos y Problema 2: dato un triangolo qualunque ABC, noti due lati e l’angolo compreso, calcolare la superficie: Le misure: accuratezza e precisione a) 10 m b) 10,2 m c) 10,26 m accuratezza d) 10263 mm 1) 31,26 m 2) 31,25 m 3) 31,27 m 4) 31,26 m precisione Le misure: finalità del rilievo a) 4 m b) 4,2 m c) 4,25 m d) 4255 mm Gli errori nel rilievo (1) Nelle operazioni di misura si ha normalmente a che fare con tre differenti tipologie di errore: · Errori grossolani (operatore) · Errori sistematici (strumento) · Errori accidentali (procedura) Gli errori nel rilievo (2) Gli errori grossolani si possono facilmente individuare e scartare. Per controllare gli errori sistematici si può eseguire una taratura degli strumenti misurando la stessa grandezza con strumenti differenti. In questo modo, una volta eliminati gli errori grossolani e corretti gli errori sistematici, è possibile considerare gli errori accidentali. Questi vanno necessariamente trattati con metodologie statistiche, dato che non è possibile conoscere il “valore vero” di una grandezza, a causa degli errori di misura che inevitabilmente si commettono. Gli errori nel rilievo (3) Se si esegue una serie di misure su una determinata grandezza, si nota che: a) i risultati cambiano in maniera accidentale; b) gli scarti tra i risultati sono “piccoli” e inferiori ad un certo limite, che è tanto più “piccolo” quanto più precisa è la misura; c) ripetendo le operazioni, i valori ottenuti tendono a stabilizzarsi. Applicando la metodologia statistica sui valori ottenuti, è possibile: 1) ottenere un valore di “stima” della grandezza; 2) ottenere un valore di stima della “precisione” con cui la grandezza è stata misurata. Gli errori nel rilievo (4) Elementi caratterizzanti la variabile statistica a 1 dimensione: • Attributo X • Popolazione costituita da N individui • Valore argomentale xi • Intervallo argomentale dx • Frequenza assoluta Fi = fi N • Frequenza relativa fi = Fi / N La tolleranza di un rilievo (1) Si supponga di voler misurare il locale riportato in figura. Si effettua la prima misurazione: d1’= 6,42 m si esegue di nuovo la stessa misura e si ottiene: d1’’= 6,38 m ne segue che d1’ è diverso da d1’’ media d 1 d1ì ºS n d1 '+ d1 ' '+ d1 ' ' ' 3 con n = numero di misure eseguite Operatore A B Misure effettuate di d1 6,42m 6,38m 6,40m Valore medio = 6,40m 6,50m 6,30m 6,40m Valore medio = 6,40m varianza : 2 S ( d ' d ) 1 1 s2 = n -1 sommatoria degli scarti al quadrato / (numero di misure effettuate – 1) Scarto quadratico medio S(d 1 '- d 1 ) 2 = s 2 =s n -1 Più è piccolo lo SQM più le misure sono precise (meno sono disperse) La tolleranza di un rilievo (2) ±1s = incertezza = percentuale di probabilità 68,3% ± 2s = affidabilità= percentuale di probabilità 95% ± 3s = tolleranza= percentuale di probabilità 99,7% m ± 3s rappresenta la massima variazione possibile dei valori, per cui si può affermare che la misura che non ricade in questo intervallo è affetta da errore grossolano, e quindi va scartata. La tolleranza di un rilievo (3) All’intervallo m ± 2s è associato il concetto di affidabilità, mentre all’intervallo m ± 3s è associato il concetto di tolleranza, che coincide con il massimo errore ammissibile. Un rilievo, soprattutto in ambito cartografico, ha generalmente una tolleranza predefinita, “da capitolato”, pari a 2s o 3s: questo significa che occorre progettare la strumentazione di rilievo, le procedure di misura e l’elaborazione dei dati in modo da rispettare questa tolleranza. Al livello di precisione di un rilievo è collegato per logica l’errore di graficismo: questo è pari a 2 volte lo spessore del tratto grafico (0.2 mm) e cioè 0.4 mm. Se si disegna una carta alla scala 1:100 si ha un graficismo che corrisponde a 4 cm nella realtà; che diventano 8 cm alla scala 1:200. E’ inutile rilevare con precisione decisamente superiore al graficismo della scala di rappresentazione; al contrario, non è corretto rappresentare ad una certa scala oggetti rilevati con precisione inferiore al graficismo perché la rappresentazione che ne deriverebbe non sarebbe metrica. Schemi di rilievo Rilievo di un locale: mai presumere di trovarsi in un ambiente con geometria regolare, ad esempio rettangolare. Procedura: misura delle lunghezze tra gli spigoli del locale: AB, BC, AD, DC, e della diagonale AC. Lo schema di rilievo è costituito da due triangoli, ACD e ABC, di cui sono stati misurati tutti i lati (con il lato AC in comune). La misura della diagonale BD è “ridondante”, ma permette di eseguire un controllo dei dati rilevati. Schemi di trilaterazione (1) Rilievo esterno di un edificio ABCD Procedura: non potendo supporre che i lati AB, BC e CD siano ortogonali, occorre definire almeno 2 punti ausiliari esterni (1 e 2) con cui costruire i triangoli necessari alla risoluzione del rilievo. Dopo aver misurato tutti i lati dei quattro triangoli A1B, 1B2, B2D e BCD, misurando anche A2, 1D, 2C si ottengono tre misure di ridondanza. N.B.: negli schemi di trilaterazione i lati comuni a più triangoli devono essere tagliati da almeno una delle misure di controllo . Schemi di trilaterazione (2) I° triangolo: 1A; 1B; BA II° triangolo: 12; 2B III° triangolo: 3B; BC; 3C IV° triangolo: 23 La forma da rilevare richiede l’introduzione di un 3° punto esterno Introducendo un ulteriore punto esterno si genera un altro triangolo con quattro misure di controllo. La sequenza di punti ausiliari 1, 2, 3, e 4 è autoconsistente quando, oltre ad avere misurato 12, 23 e 34, si misurano anche 13 e 24. Lo stesso risultato si ottiene misurando gli angoli in 2 e in 3. Rilievo di interni Si misurano i lati del locale (AB, AF, FE) e mentre si misura BE si rilevano le posizioni di C e D, non come misure parziali sommate ma come progressive della misura BE. Bisogna poi necessariamente misurare le due diagonali AE e FB ed è bene misurare anche AC e FD. Il locale adiacente richiede analogo criterio di rilievo. L’unione dei due locali è però impostata sul supposto parallelismo dei lati BE e GN. Rilevando CDOP è evidente che piccoli errori di misura potrebbero avere effetti rilevanti sulla posizione relativa dei due locali e quindi nella definizione degli spessori dei muri. Rilievo collegato di locali adiacenti Per collegare i differenti locali occorre generare una sequenza di punti allineati così da misurare le distanze progressive e quella totale fra i punti dell'allineamento. Sulla base di questo schema possiamo misurare tutti i locali contigui. I muri divisori vengono definiti per differenza. Ogni locale, oltre alle misure descritte precedentemente, deve prevedere la determinazione dei due punti dell'allineamento in esso presenti.