Large Animals Review, Anno 7, n. 4, Agosto 2001 49 BLUE TONGUE: ASPETTI CLINICI E DIAGNOSI DIFFERENZIALE NEI CONFRONTI DELL’ECTIMA CONTAGIOSO V. DI MARCO, G. SALERNO*, I. PRIOLO, E. LA CAVERA, V. IANNOTTA EZIOLOGIA Il virus della BT appartiene al gruppo degli Orbivirus della famiglia Reoviridae14; a questo stesso genere appartengono altri virus di interesse veterinario e trasmessi da artropodi (virus della peste Equina, virus della Malattia Epizootica Emorragica del cervo ed altri) che hanno in comune molti caratteri morfologici, sierologici ed epidemiologici col virus della BT17,23,24. Il virus ha un diametro di circa 55 nm ed è composto da un guscio di proteine (capside) che racchiude il genoma, rappresentato da 10 segmenti separati di RNA a doppia elica. È molto importante che questi ultimi vengano ereditati separatamente, in quanto ognuno di essi codifica per una diversa proteina. È stato dimostrato che nel guscio più interno sono rappresentati gli antigeni di gruppo mentre sul guscio più esterno sono rappresentati antigeni differenti che consentono di riconoscere ben 24 diversi sierotipi del virus Bluetongue. Conducendo uno studio sul genoma dei singoli virus isolati è stata accertata l’esistenza di diverse varianti genotipiche (fino a 6) di uno stesso sierotipo isolato dal sangue. Tali reperti costituiscono una prova secondo la quale questi virus sarebbero altamente eterogenei ed andrebbero incontro ad un processo in continua evoluzione. Ogni sierotipo produce un’immunità sierotipo-specifica e una patogenicità diversa, anche se quest’ultima varia in relazione ad altri fattori come la razza, l’età, l’esposizione degli animali alla luce del sole e lo stress. I sierotipi 2 e 9 (quest’ultimo limitatamente alla Calabria), sono quelli coinvolti nei focolai italiani. La circolazione di virus vaccinale e di virus selvaggio può dare origine, attraverso fenomeni di ricombinazione, ad un virus che è la mescolanza di entrambi. Da ricerche epidemiologiche condotte negli Stati Uniti è stato accertato che in quasi il 30% degli allevamenti i sierotipi isolati erano 2, in altri 3, e addirittura, in particolari occasioni due sierotipi distinti venivano isolati dallo stesso campione di sangue prelevato da un animale. EPIDEMIOLOGIA La BT, data la bassa concentrazione del virus nelle secrezioni ed escrezioni degli animali infetti e la refrattarietà delle pecore all’infezione per via parenterale, non si diffonde per contatto diretto da pecora a pecora22, ma viene trasmessa biologicamente tramite insetti ematofagi del genere Culicoides. Non tutti i Culicoides sono vettori competenti per il virus della BT e solo pochissimi di essi giocano un ruolo nell’ecologia della malattia21. Nelle regioni tropicali, questi insetti rimangono attivi per anni mentre, nelle regioni a clima temperato, essi sono attivi soltanto durante la stagione estiva ed i mesi autunnali. In queste regioni l’attività dei vettori, e quindi, la diffusione della malattia cessano immediatamente in coincidenza del primo gelo che si verifica in autunno. La densità di adulti del genere Culicoides infatti, decresce a partire da temperature minori di +12°C, mentre le larve anche a basse temperature possono sopravvivere nelle feci fino a due mesi. Gli adulti di Culicoides sono attivi nelle ore notturne e dal tramonto all’alba pungono gli animali per cibarsi del loro sangue. I vettori in genere, per riprodursi (OVINI) Con l’approssimarsi della nuova stagione estiva-autunnale si ripropone l’emergenza BT, non solo per le regioni Sardegna, Sicilia e Calabria che sono state coinvolte nel corso del 200021,28,10, ma per l’intero territorio nazionale. Considerato che si sono verificati dei focolai di BTV in Corsica, anche il Nord Italia è a rischio e potrebbe far assumere alla patologia le caratteristiche di un’emergenza continentale. Oggi, di fronte alle numerose variabili che possono influire sull’evoluzione della malattia21,28,10 rendendo il futuro incerto, è difficile approntare una strategia d’intervento organica ed efficace che tenga in considerazione gli aspetti sanitari ed economici, a medio e lungo termine, non solo per le isole ma per l’intero territorio nazionale. Gli AA., considerata l’importanza della clinica per fare diagnosi di BT anche senza il supporto di laboratorio, ne approfondiscono i diversi aspetti delineando, nello stesso tempo, le manifestazioni cliniche differenziali nei confronti dell’ectima delle pecore e delle capre. La segnalazione, infatti, da parte di alcuni autori1,9,12,15,18,20 di una forma di ectima grave o maligno negli ovini e nei caprini adulti con un quadro clinico per molti aspetti sovrapponibile alla Blue Tongue e la convinzione di alcuni addetti ai lavori che la BT fosse presente sul territorio regionale da molto tempo, impone oggi una rivisitazione critica delle due patologie. Tale esigenza, nasce innanzitutto dal fatto che la BT era una malattia esotica25 e, quindi, poco familiare sia agli allevatori che ai veterinari; mentre l’ectima, molto diffuso e facilmente diagnosticabile nella sua forma classica13 (lesioni mammarie negli adulti e buccali negli agnelli), a volte si manifesta con sintomi e lesioni sovrapponibili alla BT. Quanto sopra esige ed impone un approccio clinico attento e minuzioso che tenga in debita considerazione alcuni sintomi differenziali delle due patologie. ALTRE SPECIE Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia “A. Mirri”, via Rocco Dicillo 4, Palermo *Veterinario Associazione Regionale Allevatori - Sicilia 50 Blue Tongue: aspetti clinici e diagnosi differenziale nei confronti dell’ectima contagioso hanno bisogno di acqua dolce, le loro uova vengono deposte nelle zone umide di transizione tra la terra e l’acqua, qui, essi, compiendo le loro fasi di crescita (stadio di larva e pupa), si trasformano in adulto. Il virus non sopravvive al di fuori del vettore o dell’ospite recettivo. Sia gli agenti vettori che il virus hanno elevate capacità replicative e ciò rende ancor più efficaci i vettori nel trasmettere l’infezione. Nei paesi dove mancano i vettori, non vi è neanche l’infezione. La temperatura, la direzione dei venti19 e la distanza dalla fonte di infezione sono tutti fattori rilevanti nella diffusione dei Culicoides. L’incidenza e la distribuzione della malattia sono determinate soprattutto dalla distribuzione degli insetti vettori e questa, può variare da un anno all’altro. La percentuale più elevata dell’incidenza dell’infezione viene riscontrata nel bovino seguito dalla pecora, dalla capra e dagli altri ruminanti selvatici. Le epidemie di BT nelle pecore rappresentano solo la “punta dell’iceberg”22 della diffusione del virus; si è infatti osservato che le forme cliniche negli ovini sono invariabilmente precedute da un’intensa attività virale inapparente nella popolazione dei Culicoides e negli ospiti naturali come il bovino, e che le infezioni nella pecora rappresentano solo dei picchi di attività virale completa. Viceversa, l’assenza di BTV in questa specie non implica necessariamente l’assenza del virus in una particolare regione o Paese. Nella capra e nel bovino la malattia si manifesta con forme sub-cliniche o inapparenti, difficilmente si riscontrano sintomi evidenti, anche se esistono segnalazioni di casi clinici in corso di epizoozie naturali5. Le capre, non sono importanti come serbatoi del virus5, in quanto la concentrazione virale in circolo sarebbe 10-100 volte inferiore a quella osservata nei bovini e nelle pecore, mentre il bovino è sicuramente la specie animale più importante per il mantenimento del virus in natura. La fase viremica nel bovino è molto lunga e può durare anche fino a 100 giorni post infezione, con una media di circa 50-60 giorni, sufficienti a superare il periodo di freddo invernale; nella pecora, invece, difficilmente supera la ventunesima giornata dall’infezione. Il virus, quando i maschi sono viremici, può essere escretato con il seme soprattutto se il tratto genitale è infiammato o se l’animale è vecchio8. Il seme contaminato può infettare il bovino ricevente, ma non inizierà un ciclo di trasmissione a meno che gli insetti competenti non siano abbondanti. Il lavaggio degli embrioni rappresenta un’operazione di fondamentale importanza ai fini di impedire o di ridurre il rischio di trasmettere l’infezione agli animali recipienti. Alcuni strumenti, come gli aghi, rappresentano invece mezzi molto efficaci nella trasmissione del virus, in quanto questi sono strettamente associati alle emazie degli animali infetti. Tale via di trasmissione diventa reale qualora gli animali siano viremici e lo stesso ago venisse usato, come nel caso di trattamenti vaccinali, per un certo numero di animali. Clinica della Blue Tongue Mentre in Sardegna21,28 ed in Calabria21, la malattia è esplosa in maniera fulminea e tumultuosa coinvolgendo migliaia di allevamenti, in Sicilia10, invece, ufficialmente sono stati rilevati solo pochi focolai. La distribuzione dei focolai sul territorio è sovrapponibile alla diffusione del C. imicola, vettore principale della malattia. Quanto verificatosi trova spiegazione nei dati ottenuti dalla sorveglianza entomologi- ca che ha rilevato, in Sardegna ed in Calabria, una elevata diffusione di C. imicola ed una densità di popolazione del vettore nei focolai di infezione di molte migliaia, mentre in Sicilia la pressione parassitaria è molto bassa (853 il massimo numero di C. imicola isolate in una notte)10. La malattia ha generalmente un periodo di incubazione di 4-8 giorni, ed è possibile osservarla in varie forme cliniche: acuta, subacuta e lieve, a seconda della virulenza del ceppo virale, della razza, dell’età e dell’esposizione ai raggi solari. La maggiore esposizione ai raggi solari determina una maggiore gravità dei sintomi; infatti, quando le pecore vengono tenute al riparo dalle radiazioni solari le alterazioni risultano meno evidenti. Nelle aree enzootiche i soggetti più sensibili sono i giovani, dallo svezzamento ai 2 anni di età, in quanto, l’immunità colostrale protegge sino a 2-6 mesi circa e dopo i due anni l’esposizione ripetuta all’infezione naturale conferisce una solida immunità. Nelle zone indenni, invece, l’età degli animali coinvolti è più varia. Normalmente, quando la malattia si presenta in un allevamento ovino si notano diversi animali che stanno appartati, presentano inappetenza, letargia e febbre (40-41°C); in alcuni casi, a causa dell’enterite emorragica, il termometro rimane imbrattato di feci emorragiche. All’esame esterno l’animale presenta iperemia ed edema della regione orale, oculare e, occasionalmente, della regione auricolare. L’edema, talvolta così imponente da fargli assumere un aspetto da ippopotamo (Fig. 1), interessa anche la regione mandibolare e sottomandibolare e della gola fino alla punta del petto e, a volte, anche gli arti. Gli animali presentano, inoltre, un’intensa salivazione schiumosa che diviene densa e filante, scolo congiuntivale e nasale; quest’ultimo, dapprima sierosomucoso, diventa mucopurulento ed infine emorragico (Fig. 2), successivamente si essicca formando croste ai lati delle narici che, se asportate, evidenziano una superfice erosa a margini irregolari (Fig. 3). Più frequentemente tali lesioni crostose assumono una forma lineare, sembrano appena accennate, quasi pennellate, sia lateralmente alle narici, che lungo i margini esterni delle labbra (Fig. 2). Normalmente le labbra sono nettamente edematose e sovrapposte (Fig. 4), mentre, a volte, il labbro superiore, raggiunge uno spessore di diversi centimetri, tale da farlo protrudere rispetto al labbro inferiore (Fig. 5). La mucosa orale si presenta prima arrossata, poi iperemica ed infine, dopo 5-7 giorni, iniziano i processi erosivi ed ulcerativi con disepitelizzazione della mucosa, soprattutto a livello di labbra, gengive, lingua e palato duro (Figg. 6, 7, 8) con accumulo di materiale necrotico, che emana un odore nauseabondo (Fig. 9). Negli animali che superano la malattia le lesioni localizzate nel palato superiore e nella gengiva assumono un aspetto lardaceo di colore bianco porcellana (Fig. 10). La lingua spesso si presenta leggermente edematosa e coperta di numerose emorragie papillari su tutta la sua superficie (Fig. 11), ma raramente e solo nei casi più gravi diviene cianotica “lingua blu”(Fig. 12). Nelle fasi più avanzate presenta, inoltre, delle aree di disepetilizzazione di diametro variabile, a volte ricoperte da essudato necrotico-purulento, sia sulla superficie dorsale che ventrale (Fig. 13). A causa della fragilità capillare, strofinando con le dita la regione inguinale o la punta del petto si provocano con facilità delle ecchimosi (Fig. 14). Nelle pecore in lattazione viene rilevato con una certa frequenza un arrossamento intenso della cute della mammella e dei capezzoli (Figg. 15, 16), che assume una colora- FIGURA 2 FIGURA 3 FIGURA 4 FIGURA 5 FIGURA 6 ALTRE SPECIE FIGURA 1 51 zione rosso-violacea nei casi più gravi. Negli animali in cui si ha una remissione dei sintomi, l’epitelio della cute mammaria si stacca a brandelli (Fig. 17). Dopo circa due settimane compaiono, talvolta in concomitanza con la remissione delle lesioni al cavo orale, lesioni anche a carico del cercine coronario, che presenta delle striature emorragiche (Fig. 18) o, più raramente, emorragie massive. Le lesioni podali, più frequenti agli arti posteriori, creano per il forte dolore difficoltà a deambulare, costringendo l’animale a camminare sulle ginocchia. Le lesioni emorragiche rimangono visibili per 2 o 3 settimane. La situazione peggiora rapidamente per fenomeni degenerativi a carico dei muscoli scheletrici che comportano rigidità, debolezza, stato di sofferenza, dorso inarcato e a volte rigidità nucale (torcicollo) (Figg. 19, 20). Nello stadio terminale l’animale appare debole, emaciato e fortemente depresso. Importante eviden- (OVINI) Large Animals Review, Anno 7, n. 4, Agosto 2001 52 Blue Tongue: aspetti clinici e diagnosi differenziale nei confronti dell’ectima contagioso FIGURA 7 FIGURA 8 FIGURA 9 FIGURA 10 FIGURA 11 FIGURA 12 ziare come gli animali anche dopo la visita clinica, rimangono immobili e distesi a terra per diversi minuti (Fig. 21). Nelle femmine gravide si ha aborto, natimortalità o malformazioni fetali (Fig. 22). La malattia evolve in 1-2 settimane ed esita nella morte per inanizione nel 2-50% dei casi. Negli animali che superano la malattia si evidenzia un’estrema fragilità della lana che si distacca facilmente, lasciando ampie aree alopeciche, ed inoltre un caratteristico corruccia- mento, simil cartapecora, della cute del musello e degli arti. Nella forma sub-acuta si ha emaciazione, debolezza e rigidità nucale (Fig. 20), cui segue un lunghissimo periodo di convalescenza. Nelle forme lievi si assiste solo ad un transitorio rialzo febbrile. A volte, la presenza concomitante di altre patologie, nel caso specifico un’infezione da Anaplasma marginale, può modificare, per il sovrapporsi di altri sintomi, il quadro clinico della BT (Fig. 23). FIGURA 14 FIGURA 15 FIGURA 16 FIGURA 17 FIGURA 18 ALTRE SPECIE FIGURA 13 53 LESIONI Nella pecora il quadro anatomico varia in funzione della gravità della malattia oppure del momento nel quale si verifica la morte. In questo animale il virus dimostra affinità per le cellule endoteliali inducendo la formazione di microtrombi, lesioni, queste, che sono alla base dei focolai necrotici presenti sulle mucose e sui muscoli striati scheletrici e car- diaci che, a loro volta, provocano insufficienza cardiaca e debolezza muscolare. Si osserva iperemia, edema e cianosi della mucosa del cavo orale, associate talvolta ad emorragie puntiformi ed ecchimosi. Uno stato di iperemia è presente nel rumine, particolarmente in corrispondenza, delle papille e dei pilastri, nelle pliche del reticolo e nel terzo prossimale della mucosa dell’omaso (Fig. 24). Il polmone può essere sede di edema alveolare e interstiziale mentre un liquido (OVINI) Large Animals Review, Anno 7, n. 4, Agosto 2001 54 Blue Tongue: aspetti clinici e diagnosi differenziale nei confronti dell’ectima contagioso FIGURA 19 FIGURA 20 FIGURA 21 FIGURA 22 FIGURA 23 FIGURA 24 schiumoso riempie l’intero albero bronchiale; si può anche osservare iperemia grave e generalizzata associata a estese emorragie sottopleuriche. Il complesso delle lesioni all’apparato respiratorio è probabilmente responsabile dei casi di morte improvvisa. Nel sacco pericardico si rileva la presenza di abbondante liquido essudatizio associato a numerose petecchie. In corrispondenza della base dell’arteria polmonare sono presenti evidenti emorragie della tunica media che, in chiave diagnostica, possono essere considerate patognomoniche (Fig. 25). A carico del ventricolo sinistro si evidenziano emorragie subepicardiche e subendocardiche, talora associate a necrosi e/o calcificazione del muscolo papillare dello stesso ventricolo sinistro. Emorragie sottocapsulari sono presenti nella milza, che può anche presentarsi ingrossata, analogamente a quanto avviene per i linfonodi, che appaiono anche di colore pallido. Qualora la malattia si Large Animals Review, Anno 7, n. 4, Agosto 2001 Elementi diagnostici Collettivi - Negli ovini assume significato la comparsa di malattia ad alta morbilità e a mortalità variabile, caratterizzata da sintomi respiratori ed enterici, che insorge nelle stagioni caldo-umide. Altri elementi da considerare sono la presenza di aborti o la nascita di agnelli malformati. Maggiori difficoltà nell’emettere un sospetto di BT si hanno, invece, quando la morbilità è bassa (1-2%) e gli animali presentano un quadro clinico incompleto o complicato da altre patologie (Fig. 23). Individuali - Negli animali colpiti si nota intensa salivazione accompagnata da infiammazione della mucosa orale e nasale, edema della testa e laminite con zoppia. La diagnosi non presenta difficoltà nelle aree endemiche, mentre può essere difficoltosa nelle regioni dove si presenta per la prima volta e nei bovini e nei caprini, ciò a causa dell’andamento sub-clinico della malattia. Sul piano della diagnosi differenziale, le malattie da prendere in considerazione sono l’ectima contagioso, il vaiolo, l’afta epizootica, la dermatite ulcerativa e l’estriasi. Tra queste, la malattia che crea maggiori difficoltà nella diagnosi differenziale è sicuramente l’ectima contagioso di cui sono note due forme distinte: la forma classica o benigna e una forma grave o maligna, sicuramente più rara e di conseguenza meno conosciuta. Al primo insorgere dell’ectima contagioso tutti gli animali del gregge, giovani o vecchi, sono coinvolti; in seguito, una solida immunità insorge e dura 1 o 2 anni. Al ripresentarsi della malattia, poiché gli adulti sono immuni per un’antecedente esposizione, si ammalano solo gli animali di età inferiore ad un anno tanto che la patologia nelle aree enzootiche evolve in forma ciclica con due picchi annuali in coincidenza delle nascite. Nella forma classica, più facile da diagnosticare, non si instaurano sintomi generali ma si distinguono tre localizzazioni: quella labiale con papule, pustole e croste alla commessura e a volte al musello, all’orecchio e alle palpebre (Fig. 26). Le croste sanguinano facilmente se si cerca di staccarle per l’abbondante tessuto di granulazione sottostante, soprattutto a livello del labbro, dove sono tra l’altro più frequenti e gravi le infezioni batteriche secondarie; particolarmente importane fra queste è quella sostenuta da sphaerophorus necrophorus (cheilite necrobacillare) che può portare a morte l’agnello per inanizione (Fig. 26). Localizzazione podale che può evolvere in associazione o meno con la precedente e che si identifica con congestione del margine coronario e dello spazio interdigitale con zoppia e decubito. Le manifestazioni si aggravano al comparire di infezioni secondarie. La localizzazione genitale è la meno frequente ma anche la più grave, le pustole e le croste si rilevano sulla faccia interna delle cosce, mammella e genitali (Figg. 27, 28, 29). Nel caso in cui gli animali ammalati non siano tenuti in maniera adeguata, ad esempio costretti a soggiornare in ovili troppo affollati, l’infezione potrebbe generalizzare, interessando altre aree della cute scarsamente coperte dal vello. È la forma grave o maligna comunque che, presentando un quadro clinico per molti aspetti sovrapponibile alla BT, crea notevole difficoltà nella diagnosi differenziale di queste due patologie9,12. La diagnosi diventa ancora più complicata quando l’ectima maligno compare nel periodo in cui all’interno dell’allevamento non sono presenti agnelli o in quest’ultimi le manifestazioni cliniche compaiono solo successivamente rispetto agli adulti12. Infatti in corso di ectima maligno gli animali colpiti stanno appartati, mostrando letargia, inappetenza e all’esame esterno presentano edema della testa, delle labbra, del canale intermandibolare (Fig. 31) ed ipertrofia dei linfonodi regionali (Fig. 32); non sono, comunque, mai coinvolti il petto o gli arti. Dopo un periodo d’incubazione di durata variabile da 3 a 8 giorni, si osserva un arrossamento delle labbra, seguito dalla comparsa di ponfi e pustole e l’epitelio risulta interessato da un processo proliferativo, come se si trattasse di una lesione papillomatosa. Solo in questo stadio si ha, a causa dell’irruzione batterica secondaria, la febbre (41-42°C), al contrario di quanto si verifica in corso di BT, dove la febbre precede di qualche giorno la comparsa delle manifestazioni cliniche. Inizialmente, risultano interessati soltanto l’epitelio delle labbra e, con minore intensità, la mucosa di una narice; successivamente e con una certa frequenza, l’infezione si estende alla mucosa orale e al palato. Sono presenti inoltre salivazione schiumosa, densa e filante (Fig. 33) e scolo nasale; quest’ultimo più abbondante si essicca, formando lesioni crostose, più produttive, meno (OVINI) protraesse oltre due settimane si potrebbe osservare una massiva degenerazione della muscolatura scheletrica, una depigmentazione dei fasci muscolari e la presenza tra le fasce intermuscolari, di un essudato chiaro che potrebbe assumere consistenza gelatinosa. L’esame istologico non evidenzia alcuna lesione da ritenere patognomonica. FIGURA 26 ALTRE SPECIE FIGURA 25 55 56 Blue Tongue: aspetti clinici e diagnosi differenziale nei confronti dell’ectima contagioso FIGURA 27 FIGURA 28 FIGURA 29 FIGURA 30 FIGURA 31 FIGURA 32 lineari e solo eccezionalmente emorragiche (Fig. 34). La lingua, si presenta coperta di numerose emorragie papillari su tutta la sua superficie e, a volte, a causa dell’edema imponente, presenta delle circonvoluzioni o protrude all’esterno (Fig. 35), assumendo nei casi più gravi una colorazione cianotica sovrapponibile a quanto si verifica in corso di BT (Fig. 36). Caratteristica e differenziale costante, a favore di una for- ma di ectima maligno, la presenza di noduli a diverso stadio evolutivo (da emorragico a lardaceo), localizzati a livello nasale, gengivale e linguale (Figg. 37, 38, 39). Una complicanza importante dell’ectima contagioso è la miasi provocata dalle larve della mosca Cochliomya hominivorax, ovviamente nelle aree da queste infestate11 (Fig. 40). Gli animali, infine, terminata la visita clinica, non rimangono a terra immobili come nella BT, ma scappano subito via. FIGURA 34 FIGURA 35 FIGURA 36 FIGURA 37 FIGURA 38 ALTRE SPECIE FIGURA 33 57 CONCLUSIONI La bassa pressione parassitaria e la bassa positività sierologica mentre da un lato spiegano il diverso andamento epizoologico della BT in Sicilia rispetto alle altre due regioni, dall’altro fanno supporre che, se la malattia fosse giunta in Sicilia solo nel tardo autunno del 2000, sarebbe in atto da noi la fase pre-epidemica. Pertanto, è probabile che la ma- lattia assuma quest’anno i connotati di una vera e propria epidemia, similarmente a quanto verificatosi in Sardegna e in Calabria nel corso del 2000; non si può comunque escludere che l’infezione trovi sul territorio regionale condizioni climatiche, orografiche-pedologiche poco favorevoli all’ecologia dei Culicoides, rendendo, come già successo in altre nazioni, la malattia autolimitante. La possibilità non remota, che la Blue Tongue si presenti (OVINI) Large Animals Review, Anno 7, n. 4, Agosto 2001 58 Blue Tongue: aspetti clinici e diagnosi differenziale nei confronti dell’ectima contagioso FIGURA 39 in una regione indenne e con un quadro clinico non sempre sovrapponibile alle manifestazioni classiche della malattia, richiama l’importanza della visita clinica quale strumento determinante, al fine di individuare con certezza la presenza e la circolazione della BT ed effettuare un’eventuale diagnosi differenziale nei confronti, soprattutto, della forma maligna di ectima contagioso. Vero è comunque, che mentre è possibile confondere l’ectima maligno con la BT, è molto più difficile, che la BT venga confusa con l’ectima maligno. Molto alto è il rischio che la malattia possa ulteriormente estendersi e non va trascurato, inoltre, che la presenza del C. obsoletus, molto diffuso nel Nord dell’Italia e responsabile di BT in Bulgaria, possa avere un ruolo importante per la diffusione della malattia, attraverso il trasporto di animali viremici, che costituiscono la fonte di infezione per i vettori. Diverse e contrastanti sono le strategie da mettere in campo per bloccare l’evoluzione della patologia nelle regioni interessate e la diffusione nel rimanente territorio nazionale. Mentre il Sud Africa e gli altri paesi dove la BT è endemica, sono costretti a convivere con la malattia per la presenza di migliaia di animali selvatici che fungono da reservoirs, l’Italia, di contro, potrebbe tentare l’eradicazione prima che il virus possa trovare ospiti reservoirs selvatici. L’obiettivo principale, anche se allo stato attuale nessun paese lo abbia tentato, deve essere non il controllo della malattia, ma l’eradicazione. Il sistema migliore per la prevenzione del contagio è rappresentato dal controllo degli insetti. La vaccinazione deve essere considerata come l’estrema risorsa e, comunque, è essenziale che il vaccino sia costituito dal sierotipo appropriato. Una delle maggiori preoccupazioni relative alla presenza della Blue Tongue in un Paese, riguarda l’impatto che questo virus ha sul piano degli scambi internazionali. I paesi indenni dall’infezione, non volendo correre rischi, impongono restrizioni sull’importazione di ruminanti e seme da paesi ove è presente la BT. In un mondo in cui i cambiamenti climatici e la globalizzazione dei mercati con abbattimento delle frontiere, favoriscono la circolazione di malattie esotiche e/o emergenti, risalta all’attenzione l’importanza strategica delle Sezioni Diagnostiche territoriali degli Istituti Zooprofilattici. L’ulteriore potenziamento di quest’ultime e la presenza al loro interno di Veterinari con una professionalità multidisciplinare, per- FIGURA 40 metteranno di fornire alle ASL un supporto tecnico scientifico adeguato ed idoneo a rilevare tempestivamente l’eventuale circolazione di malattie esotiche e a mettere in atto tutti quegli interventi di sanità pubblica necessari in caso di emergenza. RINGRAZIAMENTI Si ringrazia per la preziosa collaborazione nella raccolta dei dati clinici il Dr. L’Abbate L., Scudieri F., Vicari D. e per la parte tecnica la Sig.ra Rubino G., Macaluso G., Failla G. e Failla N. Bibliografia 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. Acciarri C. - “Su di una interessante forma di ectima contagioso degli ovini” estratto da : “Veterinaria Italiana”. Rivista di igiene, profilassi e terapia, XIX, 567-572, 1968. Alloworth M B, Hughes K L, Studdert M J - Contagious pustular dermatitis (orf) of sheep affecting the ear following ear tagging. 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