La casa in fondo al mare Anteprima

Testi: Lucia Tumiati
Illustrazioni: Alessandra Roberti
Progetto grafico e art direction: Lorenzo Pacini
Impaginazione: Simonetta Zuddas
www.giunti.it
© 2001, 2010 Giunti Editore S.p.A.
Via Bolognese, 165 - 50139 Firenze - Italia
Via Dante, 4 - 20121 Milano - Italia
ISBN 9788809765689
Edizione digitale realizzata da Simplicissimus Book Farm srl
Prima edizione digitale 2010
Lucia TumiaTi
LA CASA
IN FONDO AL MARE
Illustrazioni di Alessandra Roberti
Capitolo 1
La mia casa è in fondo al mare. È una casa moderna con le grandi finestre che guardano il passaggio dei pesci. Io sono Stella e credo di avere otto
anni. Credo, perché la vita nel mare è molto diversa
che sulla terra, dove sono nata. E il tempo, nell’acqua, sembra non passare mai. Tutto è uguale,
silenzioso, in una penombra azzurra.
È proprio il colore del mare che mi ha fatto scegliere di vivere qui. Ma la mia scelta non è stata definitiva, perché ogni tanto ritorno sulla terra. Lo so
che sono una bambina fortunata ed è per questo
che voglio raccontare la mia storia. Forse un giorno
altri ragazzi sceglieranno di vivere con me, o altre
creature del mare sceglieranno la terra per correre
sui prati invece che nelle grotte, dove i colori azzurri si mescolano al bianco, all’arancione, al verde
dei muschi, all’oro della sabbia.
Conosco quasi tutte le grotte per miglia e miglia,
qui attorno. Quella azzurra, quella bianca, quella
verde. Ma ci sono grotte nere, profonde, dove la
luce è solo il guizzo di qualche pesce d’argento. Bellissime e paurose dove qualche volta mi sono persa.
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Capitolo 2
La mamma mi aveva detto “Vai a prendere un
po’ di frutta nella grotta arancione”. Ci sono frutti
squisiti, lì sotto, che nascono da certi cespugli a
pelo sull’acqua. Io mi avvio, da sola, perché non
ho visto intorno nessuno dei miei amici. Mi avvio
con un cesto di vimini dove l’acqua entra e esce
senza fare resistenza.
Lo so che ci sono i cestini fatti con le reti, ma a
me non piacciono. Puzzano di pesce. Non so
perché i pesci devono lasciare quell’odore quando
toccano qualche cosa, mentre loro, quando giocano con me, non puzzano affatto. E neppure io so
di pesce, dopo che li ho toccati.
Misteri.
Be’, sono andata nella grotta arancione e ho trovato un pesce mio amico. Si chiama Billi. Gli uomini della terra lo chiamano polipo. Che stupidi.
Si chiama Billi, e ha otto braccine pronte a giocare
con me, mi prende, mi tira, mi molla, mi fa i dispetti, ma ridiamo tanto.
Quel giorno, quando sono entrata nella grotta,
mi ha visto subito e mi dice:
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«Lo sai che c’è un buco, in fondo alla grotta?».
«Davvero? E dove va?»
«Va in un’altra grotta».
«Non la conosco. È bella?»
«Secondo me, sì».
«Mi ci porti?»
«Hai paura?»
«Paura io? E di che cosa?»
«Del buio».
«Con uno scemo come te non ho paura. Dammi una mano».
Siamo passati da una fessura e dopo aver nuotato stretti fra due pareti siamo sbucati in un antro
nero, ma nero, che se non c’era Billi mi perdevo di
sicuro.
«Billi non mi lasciare».
«Vedi che hai paura!»
«Vorrei vedere te in un posto che non conosci».
Gli occhi piano piano si sono abituati al buio.
Da nero tutto è diventato blu grigio e qua e là guizzavano i pesciolini d’argento con una riga gialla
sulla pancia. Mi venivano attorno e Billi faceva il
verso di prenderne uno. E allora tutti via di corsa.
Poi tornavano e mi guardavano stupiti.
Billi a un certo punto si è stufato e ha gridato:
«Ma non avete mai visto Stella prima di oggi?».
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E loro bisbigliavano, correvano, mi toccavano
di soppiatto e poi via di corsa.
«Bella la grotta» ho detto a Billi «ma ora devo
tornare».
«Vai , vai pure» mi dice lui, e mi trovo sola, nel
buio, in cerca della fessura fra le rocce.
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Capitolo 3
Quando son tornata a casa la mamma mi ha sgridato, naturalmente.
«Dov’eri, che è un’ora che ti aspetto?»
«Nella grotta sotto a quella arancione».
«Lo sai che è pericoloso».
«Ma c’era Billi».
«Lo sai che non è un tipo sicuro».
«Mamma! I miei amici sono tutti fidati».
«Sarà. Ma stai attenta».
Penso a Billi e al suo scherzetto di lasciarmi sola
nella grotta. Be’, per questa volta lo perdono, e
non dico niente.
Dalla finestra però vedo Billi che balla, a braccia
aperte e quando mi scopre si sdraia rapido sul fondo
e sembra un sasso. È il suo scherzo preferito. Allora
mi affaccio e gli dico che la prossima volta gli tiro il
collo, se mi fa altri scherzi simili. Lui si acquatta di
nuovo e gli spuntano perfino i puntini neri dei sassi.
Il massimo dei suoi trucchi, e poi se ne va ballando
con tutte le braccia aperte che si dimenano.
«Ectapus, ectapus» gli grido dietro. «Attento,
che se non stai buono qualcuno ti mangia».
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«Stella, al telefono» grida la mamma. (Certo che
c’è il telefono a casa mia. Tutti i subacquei ne
hanno uno. È un apparecchio speciale: sfrutta la
corrente del mare, come del resto tutto quanto c’è
nelle nostre case. Ovvio).
«Pronto, Stella, sei sempre lì?»
«Certo, chi sei, il pescecane?»
«Ma va, sono Mirco, quel bambino che hai conosciuto sulla spiaggia».
«Mirco? Quello presuntuoso che voleva farmi
credere che nuotava bene?»
«Sì quello. Ma io ho il brevetto di nuoto, per
davvero».
«Figuriamoci. E cosa vuoi?»
«Vederti. Vieni? Ti offro un gelato».
«Un gelato di alghe?»
«Di alghe? Ma no. Cosa dici. Un gelato gelato».
«Va bene. Vedo se posso salire e vengo fra dieci
minuti».
«Salire da dove?»
«Da casa mia alla spiaggia».
«Ma casa tua dov’è? Qui è tutto piatto».
«Non ti preoccupare. Se posso salire, vengo».
«Mamma posso andare a mangiare un gelato
sulla spiaggia?»
«Certo, ma non fare tardi: col buio ti puoi perdere».
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Fine dell'anteprima
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