Attraverso l’immagine - La Pietà di Cosmè Tura Il dolore del mondo nel cuore di Maria Il dolore composto di Maria, raffigurata nella Pietà da Cosmé Tura, assume dimensioni universali ed è dolce invocarla nei momenti di sofferenza che accompagnano il nostro cammino. di Paola Curzu l 15 settembre si celebra la memoria dell’Addolorata. Alla Vergine Maria chiamata Madonna, dal latino “mea Domina”, (mia signora) è dovuta la speciale venerazione dell’iperdulia, distinta da quella attribuita ai santi. La particolare devozione a Maria Addolorata ebbe inizio nel XII secolo e nacque dalla riflessione su alcuni passi del Vangelo, in modo particolare su quelli in cui si parla della sua presenza sul Calvario, ai piedi della Croce. Varie furono le composizioni in diverse lingue sul Pianto della Vergine, tra esse ricordiamo il famoso Stabat Mater in latino, attribuito a Jacopone da Todi che scrisse in volgare le celebri “Laudi” dalle quali ebbe inizio la celebrazione dei sette dolori di Maria. Nel corso dei secoli vari musicisti si ispirarono alla figura dolente della Madonna che “stava” ai piedi della croce: ricordiamo le celebri composizioni di Giovanni Pierluigi da Palestrina, Domenico Scarlatti nel periodo barocco, di Joseph Haydn, di Gioacchino Rossini e di Giuseppe Verdi. L’ Addolorata è spesso rappresentata con il cuore trafitto da sette spade che corrispondono ad altrettanti episodi narrati nel Nuovo Testamento che qui ricordiamo. In occasione della Presentazione al Tempio di Gesú, la profezia dell’anziano Simeone che annuncia a Maria le sofferenze che dovrà affrontare: «Ed anche a te una spada trafiggerà l’anima». La fuga in Egitto con il suo fardello di paura e di incertezze: «Giuseppe prese con sé il Bambino e sua madre e nella notte fuggí in Egitto». Il ritrovamento di Gesú al Tempio dopo terribili momenti di angoscia. I L’incontro di Maria con Gesú che porta la croce sulla via del Calvario Maria ai piedi della Croce che partecipa al dolore del figlio, come narra il Vangelo di Giovanni. «Stavano presso la croce di Gesú sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala». Maria accoglie tra le braccia il figlio morto prima che venga sepolto. Maria affida il corpo di Gesú al sepolcro dal quale risorgerà dopo tre giorni. Grandi scultori e pittori hanno raffigurato in modo sublime la “Deposizione” ed in occasione della celebrazione liturgica di questo mese ci soffermeremo ad ammirare la Pietà (1468 circa) di Cosmè Tura, prezioso dipinto ad olio su tavola custodito presso il Museo Correr di Venezia. Cosmè o Cosimo Tura nacque a Ferrara nel 1433 e qui si spense nel 1495. Figlio di Domenico, un umile calzolaio, si formò secondo il Vasari alla scuola di Galasso Ferrarese misterioso pittore legato a Piero della Francesca, che tanta influenza ebbe sul giovane Cosmè. I signori d’Este, dei quali divenne pittore ufficiale, si fecero forse carico dei suoi viaggi a Venezia e a Padova, dove ebbe modo di visitare la bottega di Squarcione, e dal quale assorbí il gusto per un disegno netto e quasi tagliente e per una grande esuberanza decorativa. Nel 2008 nel corso di una grande mostra tenutasi a Ferrara a Palazzo dei Diamanti si è avuto modo di ammirare il piccolo dipinto di Cosmè (48 x 33 centimetri appena) accanto alla grande Deposizione di Van Der Weyden. La presenza di quest’ultimo dipinto nel percorso espositivo ha il duplice significato di attestare la presenza del pittore nordico alla corte estense e di sottolineare al contempo l’influenza della pittura fiamminga sugli artisti ferraresi. Cosmè nella sua Pietà si ispira al tema nordico della Vesperbilder, sculture di forte impatto drammatico che raffigurano Maria piangente mentre tiene in braccio suo figlio appena deposto dalla croce. Qui la Madonna dal volto dolce e rassegnato, è seduta sul sarcofago della sepoltura riccamente decorato con motivi antichizzanti mentre con la mano sinistra solleva il braccio inerte del Cristo e bacia con grande dolcezza le sue dita con la consapevolezza del significato salvifico della sua morte per l’umanità. La tenerezza che trapela dal suo sguardo e dal suo gesto suggerisce che tenga in braccio Gesú ancora bambino. A sinistra su un albero apparentemente secco alcuni frutti e foglie alludono alla morte come evento passeggero ed alla nuova vita portata dal Cristo. A destra due piccole figure maschili sembrano osservare la scena mentre altri personaggi sostano sul Golgota alla cui sommità si stagliano tre altissime croci I colori accesi e quasi irreali sottolineano l’incisività del segno creando un’atmosfera quasi onirica. Il dolore composto e straziante di Maria assume dimensioni universali, ed è dolce invocarla nei momenti di dolore che accompagnano il nostro cammino terreno, dal primo vagito angosciato del neonato fino al momento del distacco l da questo mondo. 9