Pagine da Settembre italia 2012-7

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Attraverso l’immagine - La Pietà di Cosmè Tura
Il dolore del mondo
nel cuore di Maria
Il dolore composto di Maria, raffigurata nella Pietà da Cosmé
Tura, assume dimensioni universali ed è dolce invocarla nei
momenti di sofferenza che accompagnano il nostro cammino.
di Paola Curzu
l 15 settembre si celebra la memoria
dell’Addolorata. Alla Vergine Maria
chiamata Madonna, dal latino “mea
Domina”, (mia signora) è dovuta la
speciale venerazione dell’iperdulia, distinta da quella attribuita ai santi.
La particolare devozione a Maria
Addolorata ebbe inizio nel XII secolo e
nacque dalla riflessione su alcuni passi
del Vangelo, in modo particolare su
quelli in cui si parla della sua presenza
sul Calvario, ai piedi della Croce. Varie
furono le composizioni in diverse lingue sul Pianto della Vergine, tra esse ricordiamo il famoso Stabat Mater in latino, attribuito a Jacopone da Todi che
scrisse in volgare le celebri “Laudi”
dalle quali ebbe inizio la celebrazione
dei sette dolori di Maria. Nel corso dei
secoli vari musicisti si ispirarono alla
figura dolente della Madonna che “stava” ai piedi della croce: ricordiamo le
celebri composizioni di Giovanni Pierluigi da Palestrina, Domenico Scarlatti
nel periodo barocco, di Joseph Haydn,
di Gioacchino Rossini e di Giuseppe
Verdi.
L’ Addolorata è spesso rappresentata
con il cuore trafitto da sette spade che
corrispondono ad altrettanti episodi
narrati nel Nuovo Testamento che qui
ricordiamo.
In occasione della Presentazione al
Tempio di Gesú, la profezia dell’anziano Simeone che annuncia a Maria le
sofferenze che dovrà affrontare: «Ed
anche a te una spada trafiggerà l’anima».
La fuga in Egitto con il suo fardello
di paura e di incertezze: «Giuseppe prese con sé il Bambino e sua madre e nella notte fuggí in Egitto».
Il ritrovamento di Gesú al Tempio
dopo terribili momenti di angoscia.
I
L’incontro di Maria con Gesú che
porta la croce sulla via del Calvario
Maria ai piedi della Croce che partecipa al dolore del figlio, come narra il
Vangelo di Giovanni. «Stavano presso
la croce di Gesú sua madre, la sorella di
sua madre, Maria di Cleofa e Maria di
Magdala».
Maria accoglie tra le braccia il figlio
morto prima che venga sepolto.
Maria affida il corpo di Gesú al sepolcro dal quale risorgerà dopo tre giorni.
Grandi scultori e pittori hanno raffigurato in modo sublime la “Deposizione” ed in occasione della celebrazione
liturgica di questo mese ci soffermeremo ad ammirare la Pietà (1468 circa)
di Cosmè Tura, prezioso dipinto ad olio
su tavola custodito presso il Museo
Correr di Venezia.
Cosmè o Cosimo Tura nacque a Ferrara nel 1433 e qui si spense nel 1495.
Figlio di Domenico, un umile calzolaio, si formò secondo il Vasari alla
scuola di Galasso Ferrarese misterioso
pittore legato a Piero della Francesca,
che tanta influenza ebbe sul giovane
Cosmè. I signori d’Este, dei quali divenne pittore ufficiale, si fecero forse
carico dei suoi viaggi a Venezia e a Padova, dove ebbe modo di visitare la
bottega di Squarcione, e dal quale assorbí il gusto per un disegno netto e
quasi tagliente e per una grande esuberanza decorativa.
Nel 2008 nel corso di una grande
mostra tenutasi a Ferrara a Palazzo dei
Diamanti si è avuto modo di ammirare
il piccolo dipinto di Cosmè (48 x 33
centimetri appena) accanto alla grande
Deposizione di Van Der Weyden. La
presenza di quest’ultimo dipinto nel
percorso espositivo ha il duplice significato di attestare la presenza del pittore
nordico alla corte estense e di sottolineare al contempo l’influenza della pittura fiamminga sugli artisti ferraresi.
Cosmè nella sua Pietà si ispira al tema
nordico della Vesperbilder, sculture di
forte impatto drammatico che raffigurano Maria piangente mentre tiene in
braccio suo figlio appena deposto dalla
croce. Qui la Madonna dal volto dolce
e rassegnato, è seduta sul sarcofago
della sepoltura riccamente decorato con
motivi antichizzanti mentre con la mano sinistra solleva il braccio inerte del
Cristo e bacia con grande dolcezza le
sue dita con la consapevolezza del significato salvifico della sua morte per
l’umanità. La tenerezza che trapela dal
suo sguardo e dal suo gesto suggerisce
che tenga in braccio Gesú ancora bambino. A sinistra su un albero apparentemente secco alcuni frutti e foglie alludono alla morte come evento passeggero ed alla nuova vita portata dal Cristo.
A destra due piccole figure maschili
sembrano osservare la scena mentre altri personaggi sostano sul Golgota alla
cui sommità si stagliano tre altissime
croci I colori accesi e quasi irreali sottolineano l’incisività del segno creando
un’atmosfera quasi onirica.
Il dolore composto e straziante di
Maria assume dimensioni universali, ed
è dolce invocarla nei momenti di dolore
che accompagnano il nostro cammino
terreno, dal primo vagito angosciato del
neonato fino al momento del distacco
l
da questo mondo.
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